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Pasolini è un lm di Abel Ferrara del 2014, interpretato da Willem Dafoe,

Ninetto Davoli, Maria de Medeiros, Riccardo Scamarcio e Valerio


Mastandrea.
Il regista si discosta dal classico lm autobiogra co e ci introduce nel
mondo personale di Pasolini, provando a raccontare la sua profonda
intimità durante i suoi ultimi giorni di vita.
La pellicola si apre nella realtà italiana degli anni 70, dove la quotidianità
è ben stilata.
Tutte le gure dalla madre Susanna a Pino Pelosi sono gure essenziali
nella vita del poeta e in qualche modo anche nel lm di Ferrara, perché
è attraverso queste gure che Pasolini si mostra e riesce a farsi
percepire. Come il profondo legame con la madre, che possiamo notare
n dalla prima scena dove il poeta appena sveglio le sorride, e anche
nella scena nale con l’inconsolabile dolore materno dopo aver
scoperto della morte del glio.
Il lm scorre tra interviste, ri essioni personali del poeta e su due
lunghe sequenze dove Ferrara tenta di rappresentare visivamente il
romanzo incompiuto Petrolio e il lm Porno-Teo-Kolossal, quest’ultimo
è sicuramente molto vivo durante tutto il lm, dove troviamo Ninetto
Davoli e Riccardo Scamarcio che interpretano Eduardo De Filippo e
Ninetto Davoli, in un corto Circuit erotico e psichedelico. Ma queste
scene non bastano.
Probabilmente il lm di Ferrara possiamo paragonarlo all’incompiuto
romanzo di Pasolini, che emerge anche nel lm, ovvero ‘’Petrolio’’. Lo
possiamo paragonare perché questa pellicola sembra incompiuta. Non
accade niente. E’ una sorta di impossibilità di narrazione che appartiene
al regista, Ferrara ha ammesso di non poter restituire il vissuto del
poeta, perché alcune cose come diceva lo stesso Pasolini si possono
vivere solo attraverso il corpo. Questa sembra quasi una giusti cazione
per non aver provato a costruire niente. Niente di quello che è stato
Pasolini. Delle immagini, della forza delle parole, delle idee e della
personalità dannatamente forte del poeta non si trova nulla in questa
pellicola. Sono d’accordo che a rontare la vita di un artista così geniale
sia molto di cile, però il regista avrebbe potuto provare a creare
qualcosa di forse più personale, per rendere il lm più godibile. E invece
no. Le scene appaiono così piatte, e questo si discosta molto dalla
personalità rivoluzionaria di Pasolini.
All’inizio del lm vediamo il poeta che monta delle scene di Le 120
giornate di Sodoma: un lm testamento che Pier Paolo Pasolini ha
lasciato come critica al fascismo e alla borghesia, mentre credo che di
questo lm di Ferrara non resterà proprio niente.
Spezzo una lancia a favore di Dafoe sicamente somigliantissimo a
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Pasolini, anche nei gesti ma abissalmente distante dalla quotidianità e a
quella tradizionalista di cui parlava tanto il poeta, è assurdo che nel lm
il suo Pasolini parli in inglese anche con i familiari.
C’è troppo distanziamento tra il vero Pasolini, la sua vita e quello che è
stato provato a raccontare in questo lm.

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