Sei sulla pagina 1di 1

Canto I (paradiso)

Il primo canto del paradiso prende vita nel mercoledì 13 aprile del 1300 a mezzogiorno.
Come nell’inferno e nel purgatorio anche il primo canto del paradiso ha una funzione di proemio e
come tutti i proemi anche questo ha la sua invocazione. Ad essere invocato è il Dio Apollo, Dio
delle arti e della poesia. Dante in un primo momento ostenta umiltà dichiarando di aver bisogno
del Dio Apollo per descrivere l’ultima parte del suo viaggio, dall’altra fa trasparire di essere
consapevole della grandezza della sua opera.
Dante si accorge che Beatrice ssa intensamente il sole così decide di imitarla. Allo sguardo di
Beatrice corrisponde il primo raggio ovvero quello dell'incidenza mentre allo sguardo di Dante il
secondo quello della rifrazione tutto ciò esprime dunque il desiderio metaforico della luce che
vuole tornare verso il sole sua sede originaria così come Dante e Beatrice vogliono tornare al cielo
(anche per loro luogo d'origine).

Dante e Beatrice iniziano l’ascesa ed è qui che inizia la transumanazione di Dante, ovvero il poeta
non sa più se sia solo corpo o solo spirito. Inoltre Dante viene rapito dalla luce dei cieli e dalla loro
rotazione che produce una musica meravigliosa. Questa nuova situazione disorienta Dante e
Beatrice gli spiega cosa sta accadendo. Il disorientamento è dovuto dal fatto che si stanno
avvicinando in un luogo dove le leggi terrestri non valgono più infatti i due stanno risalendo al
cielo in modo molto veloce. Beatrice infatti proprio come una mamma fa con suo glio guarda
Dante con con aria di ingenuità e inconsapevolezza benigna e spiega a Dante tramite spiegazioni
meta siche l'ordine sico dell'universo che è l'espressione della potenza divina che si ri ette in
tutte le cose. Ogni essere naturale è infatti spinto dall'impulso che lo porta nel luogo destinatogli
ovvero il cielo. A tutto ciò nella vita può opporsi il libero arbitrio che può portare l'uomo a
sbagliare e ad allontanarsi da Dio. Non é però il caso di Dante che puri cato da ogni peccato
tende necessariamente verso Dio, verso il suo creatore. La spiegazione di Beatrice ricorre quindi
a leggi siche ma non le nega anzi a anca a queste, leggi meno evidenti ma più vincolanti.

Il paradiso rappresenta la parte più di cile del poema proprio grazie alla lingua e lo stile. Dante
utilizza infatti termini tecnici della teologia e delle scienze dell'epoca.
La grandezza di Dante sarà nel non rinunciare mai ad esprimere questa nuova dimensione
spirituale celeste pur essendo consapevole della sua sostanziale di coltà nel farlo. Egli cercherà
infatti di rincorrere la de nizione di in nito stesso. Nella tappa dell'inferno o del Purgatorio c'erano
passioni forti nelle quali ci possiamo identi care qui sembra tutto appianato una dimensione
appunto incantevole o come dice Dante trasumanar. Con questo termine Dante esprimerà
appieno le condizioni del paradiso qui infatti vigono delle leggi del tutto diverse lontane da quelle
umane e quindi da quelle terrene. Questo termine ispirerà molti altri poeti come per esempio
Pierpaolo Pasolini che intitola la sua opera trasumanar e organizzar oppure Giosuè Carducci che
nella sua opera intitolata Omero utilizza il termine trasumanar nato per de nire uno stato di
esaltazione della furia o lo stesso Gabriele D'Annunzio lo utilizzerà per indicare uno stato di
altissima spiritualità.
fi
fi
fi
fi
fi
ffi
fi
ffi
fi
ffi
fi
fi
fi
fl

Potrebbero piacerti anche