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SONETTO 62
Padre del ciel, dopo i perduti giorni,dopo le notti vaneggiando spese,
con quel fero desio ch’al cor s’accese,mirando gli atti per mio mal sì adorni,
piacciati omai col tuo lume ch’io torniad altra vita et a più belle imprese,sì
ch’avendo le reti indarno tese,il mio duro adversario se ne scorni.
Miserere del mio non degno affanno;reduci i pensier’ vaghi a miglior luogo;ramenta
lor come oggi fusti in croce.
CANZONIERE 90
SONETTO 189
Passa la nave mia colma d’oblio
per aspro mare, a mezza notte il verno,
enfra Scilla et Caribdi; et al governo
siede ’l signore, anzi ’l nimico mio.
A ciascun remo un penser pronto et rio
che la tempesta e ’l fin par ch’abbi a scherno;
la vela rompe un vento humido eterno
di sospir’, di speranze, et di desio.
Pioggia di lagrimar, nebbia di sdegni
10 bagna et rallenta le già stanche sarte,
che son d’error con ignorantia attorto.
Celansi i duo mei dolci usati segni;
morta fra l’onde è la ragion et l’arte,
tal ch’incomincio a desperar del porto.
CANZONIERE 315
Tutta la mia fiorita et verde etade
passava, e ’ntepidir sentia già ’l foco
ch’arse il mio core, et era giunto al loco
ove scende la vita ch’al fin cade.
CANZONIERE 1
Voi ch’ascoltate in rime sparse il suonodi quei sospiri ond’io nudriva ’l corein
sul mio primo giovenile errorequand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono,
del vario stile in ch’io piango et ragionofra le vane speranze e ’l van dolore,ove
sia chi per prova intenda amore,spero trovar pietà, nonché perdono.
Ma ben veggio or sì come al popol tuttofavola fui gran tempo, onde soventedi me
medesmo meco mi vergogno;
CANZONIERE 126
Chiare, fresche et dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo ove piacque
(con sospir’ mi rimembra)
a lei di fare al bel fiancho colonna;
herba et fior’ che la gonna
leggiadra ricoverse
co l’angelico seno;
aere sacro, sereno,
ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:
date udïenzia insieme
a le dolenti mie parole extreme.
CANZONIERE 61
Benedetto sia ’l giorno, e ’l mese, e l’anno,e la stagione, e ’l tempo, e l’ora, e
’l punto,e ’l bel paese, e ’l loco ov’io fui giuntoda’ duo begli occhi che legato
m’hanno;
e benedetto il primo dolce affannoch’i’ebbi ad esser con Amor congiunto,e l’arco, e
le saette ond’i' fui punto,e le piaghe che ’nfin al cor mi vanno.Benedette le voci
tante ch’io
chiamando il nome de mia donna ho sparte,e i sospiri, e le lagrime, e ’l desio;e
benedette sian tutte le carteov’io fama l’acquisto, e ’l pensier mio,ch’è sol di
lei, sì ch’altra non v’ha parte.
CANZONIERE 22
Giovene donna sotto un verde lauro
vidi piú biancha et piú fredda che neve
non percossa dal sol molti et molt'anni;
e 1 suo parlare, e '1 bel viso, et le chiome
5mi piacquen sí ch'i' Fò dinanzi agli occhi,
ed avrò sempre, ov'io sia, in poggio o 'n riva.
CANZONIERE 11
Lassare il velo o per sole o per ombra,donna, non vi vid’iopoi che in me conosceste
il gran desioch’ogni altra voglia d’entr’al cor mi sgombra.Mentr’io portava i be’
pensier’ celati,ch’ànno la mente desïando morta,vidivi di pietate ornare il volto;
ma poi ch’Amor di me vi fece accorta,fuor i biondi capelli allor velati,et
l’amoroso sguardo in sé raccolto.
Quel ch’i’ piú desïava in voi m’è tolto:sí mi governa il veloche per mia morte, et
al caldo et al gielo,de’ be’ vostr’occhi il dolce lume adombra.