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* cu ra di ETTORE LO G A T T O
TEODORO I TJUTCEV
POESIE
t r a d u z io n e e in t r o d u z io n e
di
V IR G IL IO N A RD U C C I
------------------------------------- V I I --------------------------------------
T E O D O R O I. T JU T C E V
POESIE
t r a d u z io n e e in t r o d u z io n e
DI
V IR G IL IO N A RD U CCI
IL TRADUTTORE
(Cenno biografico)
T eodoro Ivanovic T jutcev, va considerato se non
fra i m aggiori, senza d ubbio fra i più eletti poeti
della vecchia R ussia. N acque il 23 novem bre 1803,
in una terra che su o padre p o ssed ev a nel governa
torato di Orel, circondario di Brjansk- A pparten eva
a nobile fam iglia m oscovita e suo padre, Ivan Ni-
kolajevic, uomo di carattere mite e bonario, non
ebbe grande influenza sul figlio. Non così la m adre
Caterina che apparteneva alla fam iglia T olstoj,
donna di sufficiente coltura e di energico carattere.
A n cora giovinetto, T eodoro Ivanovii, ebbe la
fortuna di essere affidato alle cure di un istitutore
di gran merito, Sim eone R a ii, il cui vero cognom e
era Amfiteatrov, letterato di fam a, p o eta egli stes
so, studioso ed amm iratore dei grandi poeti stra
nieri, dei quali fu traduttore fedele ed efficace (1).
Insegnò al suo allievo, letteratura antica e m oder
na, sviluppando in lui l’ amore del bello, il gusto e
la com prensione vasta e illuminata dei capolavori
dei più grandi scrittori antichi e moderni.
A ll’età di quindici anni il giovinetto T ju tie v en
trò all’Università di M osca, nella facoltà di belle
lettere D a tem po egli aveva dato prova m anifesta
di singolare attitudine al bello scrivere, specialm en-
* 3 *
te in poesia. L ’anno stesso della sua amm issione
all’ Università, egli presentò alla « Società dei cul
tori di letteratura russa », che già godeva di m eri
tata fam a, una sua traduzione in versi, della epi
stola di O razio a M ecenate, che fu giudicata opera
di intrinseco valore, pubblicata negli atti della S o
cietà, la quale conferì al giovinetto, il titolo di suo
collaboratore
A quanto asseriscono i suoi biografi, non sem bra
che il giovine attendesse con soverchio entu
siasm o agli studi universitari e a fatica riuscì a lau
rearsi nel 1821- Vero è che aveva appen a 18 anni.
Sua m adre era im parentata col conte Osterman
Tolstoj, l’eroe della battaglia di Kiiml. Su racco
mandazione di q uest’ultimo, ai primi del 1822, il
giovine laureato fu chiam ato al Ministero (allora
detto « G>llegio ») degli Affari Esteri. L ’estate dello
stesso anno, il conte Osterman lo condusse con sè
all’esteTo e io fece amm ettere fra i funzionari della
Legazione di R ussia a M onaco di Baviera.
A ll’estero, il T ju tiev visse circa ventidue anni,
di cui i primi sedici a M onaco. Di questo periodo
della sua vita si hanno scarse notizie. Si s a che,
essendo di carattere vivace, piacevole, pieno di
brio, fu subito accolto nella migliore società, ne
divenne, si può dire, l'idolo fin dai primi giorni e,
dotato di fervida fantasia, im pressionabile, senti
mentale, fu l'eroe di num erose avventure rom an
tiche che menarono qualche scalpore. L a farfalla
però non seppe evitare la fiamma, ed eccolo a ven
titré anni (1826), innam orato di una bella e nobile
signora di M onaco, la contessa Botmer. L 'aw e n -
* 4 *
tu ia fu tanto seria che d op o poco, il giovine poeta
sposò questa dam a del suo cuore. Con questo m a
trimonio, il nostro giovine diplom atico venne a
m aggiore e più intimo contatto con l’aristocrazia
tedesca, che continuò a frequentare con grande a s
siduità. Ciò non gli fu ostacolo a coltivare assidua
mente la società dei più insigni scienziati, letterati
ed artisti tedeschi di queH’ep oca, e fu, fra altri, in
timo am ico ed ammiratore di H eine, di cui tradus
se, con rara perfezione, non pochi componimenti
poetici.
Seb ben e quel periodo dell'attività letteraria di
T jutcev, fosse specialm ente fecondo in traduzioni,
egli scrisse anche poesie originali che furono p u b
blicate, m a in num ero m olto esiguo. Soltanto nel
1829, il nom e dell’autore cominciò ad acquistare
una certa notorietà- Ma, sebben e reale fosse il suo
merito, e per tale riconosciuto dai critici più severi
del suo tem po, la fam a vera tardò a venire, poiché
egli non la cercava. Nel periodo tra il 1820 ed il
1830, poche sue com posizioni poetiche videro la
luce, q u a e là, saltuariam ente, in varie riviste di
quell’ep oca, le quali, lette da pochi, non valsero a
dar lustro al giovine poeta. A vverso, com e si è
detto, ad ogni specie di pubblicità, m odesto per
natura, egli stesso non attribuiva soverchia impor
tanza ai suoi scritti, e soltanto, grazie all’iniziativa
di un suo grande amico, il principe Ivan Sergejevic
G agarin, più tardi gesuita, uom o di gusto e di solida
cultura, appassionato ammiratore del giovane p oe
ta, i versi dei Tjutcev com inciarono ad essere p u b
blicati con m aggiore frequenza, m eglio conosciuti
* 5#
e, naturalmente, apprezzati al loro giusto valore,
d a un maggior numero di persone.
Fu in quell'epoca che una piccola raccolta di
poesie, venuta casualm ente per le mani al principe
Vjazemsk.j, anch’esso amatore appassionai»', di
belle lettere, fu da questi mostrata a Zukovskij e
a PuSkin. Quest’ultimo, che aveva allora l’alta
mano in una rivista molto stim ata, che s ’intitolava
(i So%remennik » (Il contemporaneo), fece pubbli
care, nel !836, sedici poesie del Tjutcev, col sem
plice titolo di « Poesie m andate dalla Germ ania ».
Ebbero bensì lieta accoglienza, m a il nom e del
giovane poeta seguitò, com e prim a, a restar quasi
sconosciuto.
E così fu per parecchi anni ancora.
Nel 1837 T . T ju tiev fu traslocato da M onaco a
Torino, col grado di Primo Segretario di L e g a
zione.
Vi rimase per brevissimo tem po.
Per essersi perm esso un viaggio di pochi giorni
in Svizzera, penza l’ assenso dei superiori, nel 1839,
fu revocato dal grado e dall’im piego. L a p o ca gra
vità della colpa e l’eccessiva punizione fanno sup
porre che la revoca fosse dovuta a ragioni estranee
al servizio e. forse, di carattere politico. Di fatto,
benché giovine, dotato com ’era di grande spirito
d'osservazione, patriota fervente, egli si rese conto,
ben presto, della situazione anorm ale in cui si tro
vava la R ustia, in quest’ultimo periodo del regno di
A lessandro I Nel 1825, durante uno dei suoi viag
gi di licenza, incontrantosi a Pietroburgo col cele
bre storico Pogodin, ebbe ad intrattenersi con lui
* 6 *
dello stato delle cose in patria e, di questa inter
vista, Pogodin così lasciò scritto nel suo d iario ;
« H o parlato con Tjutcev, il quale mi ha detto
che disgraziatam ente, in R ussia tutto è « Cancel
leria » e » C aserm a », « Knut » e « Burocrazia ».
11 giovine diplom atico era, insom m a, un p o ’ pessi
m ista e con la sua franchezza, a dir vero poco di
plom atica, pur adorando il suo p aese, si lasciava
andare ad apprezzam enti che avrebbero potuto fai
supporre in lui sentimenti poco ortodossi. M a doi-
p o gli avvenimenti del dicem bre 1825 (I), il Tjutéev
cam biò del tutto d ’opinione; divenne fervente sla
vofilo; non aderì alla reazione ufficiale; fu, e rim ase
finche visse, il prototipo del conservatore culturale
di carattere prettam ente europeo.
Poco prim a di perdere l’im piego, il Tjutòev aveva
perduto la moglie. Si deve supporre che questa
perdita non lo addolorasse di soverchio, perchè in
quello stesso anno, (1839) si sposò di nuovo, e, di
nuovo con una ted esca, la vedova del barone
Dernheim, nata Pfeffe!.
Perduto l’im piego, il p o eta tornò a M onaco di
Baviera ove rim ase per ben cinque anni. L a scar
sezza di mezzi di fortuna gli rendeva difficile l’esi
stenza, e, sebbene a malincuore, gli fu giocoforza
intraprendere serie pratiche per ottenere la riam
m issione in servizio. Nel 1843 non avendo queste
pratiche dato ancora nessun risultato, (per ren
derle p iù efficaci, nel 1844 il poeta si trasferì a
Pietroburgo, vi si stabilì definitivamente e vi passò
gli ultimi 29 anni della sua esistenza.
* 7 *
Questo periodo della sua vita può essere consi
derato com e il periodo di più intensa attività let
teraria. Mentre cresceva la sua fam a di letterato,
andava sempre crescendo, nella società pietrobur-
ghese, anche il successo dell’uom o di inondo. A
quarantun’anno si m anteneva ancora giovanissimo
di spirito. Intelligente, pieno di talento com ’era,
prese in quella società un posto di prim issim o or
dine Non senza aver dovuto superare gravissime
difficoltà, fu riassunto finalmente in servizio e coprì,
nel seguito, presso il Ministero degli Affari Esteri,
cariche d i grande responsabilità ed im portanza;
fra altro, quella di Presidente del « Comitato per
la censura estera ». Sebben e il regim e di quell’e
poca esigesse m olta severità dai censori, il Tjutèev
non prese mai parte attiva a repressioni che non
fossero giustificate ed ispirate al più alto sentimento
di giustizia.
A giudicare dall’attività svolta in servizio presso
il Ministero degli Affari Esteri, si deve supporre
che il Tjutéev pren desse scarso interesse alla sua
carriera. Che si occupasse di politica lo si può ar
gomentare soltanto da alcuni suoi articoli, fra cui
meritano, forse, di essere letti, quello che tratta
delle relazioni russo-germaniche d ’ allora, un opu
scolo sulla rivoluzione francese ed un articolo sul
pap ato (considerato naturalmente, dal punto di vi
sta dell’antagonismo, allora m olto sensibile, fra la
Ch>esa cattolica e la Chiesa greco-ortodossa). Si dice
che questi scritti avessero in quell’ep oca una certa
voga, m a non certo tale, da tram andare ai posteri
il nome dell’autore, nè com e letterato, nè come
diplom atico.
Questo periodo della sua esistenza fu pieno di ir
requietezze, turbato d a una serie di passioni e di
amori che sem brava dovessero incatenarlo per la
vita, e dai quali, invece, riuscì facilm ente a liberarsi
senza danno. Non fu però così dell’ultimo suo ro
manzo am oroso : questa volta il dio folletto fece
sul serio davvero. Bisogna tener presente che il
Tjutcev aveva allora cinquan tan n i e a questa età,
come è noto, le passioni am orose sono piuttosto
pericolose. 11 romanzo durò giusto quattordici anni
e prese fine soltanto con la morte della donna
am ata. Fu un amore esclusivo, tirannico, cieco,
com e si può facilmente argom entare dai versi inti
tolati « L ’ultimo amore », che si trovano tradotti
in questa raccolta.
Questo am ore, oltre a creargli una situazione
falsa in società e in fam iglia, gli fu anche som m a
mente nocevole per la sua carriera, e causa di sof
ferenze e dolori senza numero-
M a il suo m aggior tormento fu la persuasione
che questa sua passione senile era, per la donna
am ata, una tortura che la uccideva poco a poco.
E anche questo suo tormento, egli esprim e mira
bilmente nelle poesie « Ah, no, non dire » e « Ahi,
m icidiale quanto ».
Questo gran soffrire cessò soltanto nel 1894.
quando la povera martire, sopraffatta dal dolore,
m iseram ente morì! E. per la perdita della sua don
na, pian se am arissim o pianto il poeta che, pur ado
randola, ne età stato involontariamente il carnefice.
* 9 *
Il tempo, logicamente, venne a mitigare quel suo
gran dolore e meno am are rese quelle lacrime, seb
bene, in fondo, un gran cam biam ento sopraggiun
gesse nella sua vita e nelle sue abitudini-
Egli continuava a frequentare la società, che lo
riceveva sem pre con vivo piacere e speci elle riguar
do: ma pareva stanco, m alaticcio, sebbene la sua
conversazione fosse, com e prim a, vivace e fiorita
così, che — dice di lui il pensatore e poeta Aksa-
kov, suo grande amico e biografo — « senza ve
ti derlo, udendolo soltanto parlare, non si sarebbe
« potuto dire che il dicitore brillante, pieno di ar
ci guzia e di opportunità, fosse un uom o afflitto da
« cento malanni, debole, sem pre freddoloso e feb-
« bricitante. Ciò avveniva perchè, in lui, il pensie-
« ro dom inava interamente la carne »• Seguitava a
scrivere com e prim a, e sebbene nelle sue ultime
poesie si riscontri una certa stanchezza, sintomo di
prossim a fine, sono esse pur sem pre di una grande
bellezza, sia pel concetto che per la forma.
Nel 1870, una serie di grandi sventure venne a
colpire il vecchio poeta. Morì il suo unico fratello
Nicola, ch'egli adorava; suo figlio ed una sua figlia
maritata morirono anch’essi a breve distanza l’uno
dall’altro. Il poeta canta ancora, m a il suo canto è
triste come la morte, che sente prossim a a venire.
Egli esprim e con dolorosa, m a rassegnata passione,
lo sconforto da cui si sente sopraffatto, nei versi ;
« In morte del fratello ».
Di fatto, la morte stava in agguato.
Il 1° gennaio 1873, il T jutcev fu colto da apoples
sia che gli paralizzò tutto il lato sinistro. Sebbene
* IO *
assai rude fosse stata la scossa, la fibra, in fondo
robusta del m alato, non concesse che il m ale lo ab
battesse d un tratto e sopravvisse il poeta per circa
sei m esi, al primo attacco; m a restò quasi privo di
moto. Non voleva, pertanto, darsi per vinto e cer-
cora di lavorare, <i m a — com e scrive l’Aksakov,
più sopra m enzionato — « la mente non secondava
la volontà e, dettando, (che non poteva più tener
la penna), ora gli m ancava la rima, ora il metro e,
sp esse volte, si addorm entava, preso da invincibile
stanchezza ».
G rc a sei mesi dopo, sopravvenne un secondo at
tacco del male ed il 15 di giugno dello stesso anno
1873, il p oeta p assò a miglior vita.
Turgenev, che fu grande ammiratore del Tjutèev.
ed al quale si deve in gran parte, se le opere del
nostro poeta videro la luce, dice di lui : » L ’ope-
« ra del T ju tie v non è alla portata del volgo. Il suo
« talento non cerca la folla, nè d a e ssa aspetta giu-
« dizio ed approvazione. Pei poter apprezzare il
« T jutcev, al suo giusto valore, occorre che il let-
« tore ab b ia gusto delicato e fine com prensione. L a
a viola non span de il suo profum o a grande distan-
« za; bisogna avvicinarsi ad essa per poterne per
ii cepire il tenue, delizioso arom a ». Di fatto si di
ceva, e si dice tuttora in R ussia, che il conoscere
e l’apprezzare l’opera del T ju tiev, costituisce un
vero diplom a di intellettualità.
Il noto poeta russo Nekrasov, nella rivista 11 So-
vremennik » fece un esam e approfondito di tutta
l’opera del poeta.
« T I. Tjutèev — egli disse — ha scritto poco; ma
* Il *
« tutto ciò che ha scritto, reca l’impronta di un vero,
« amm irabile talento. L e sue composizioni poetiche
h sono, il più delle volte, originalissime, sem pre
(( graziose, ricche di pensieri profondi e di sincero
« sentimento ».
A d iniziativa della sopra citata rivista, fu pubbli
cata nel 1854, una raccolta di 110 poesie che ebbe
l’onore di un poderoso articolo di Turgenev, il
quale scrisse fra l'altro : « 1!, 1 jutcev è, senza dubbio.
« uno dei migliori nostri poeti e di lui si può dire,
che, sebbene appartenga alla p a ssa ta generazione,
<i egli è, senza dubbio, superiore a tutti i suoi attuali
« confiatelli in Apollo, per quanto spiacevole debba
« riuscire questo giusto apprezzam ento all’ amor
« proprio dei contemporanei ».
Teodoro T jutiev am ò di appassionato amore la
natura. Egli ebbe !a visione viva di una natura p ie
na d ’anima e di vita. M oltissime sue com posizioni
poetiche hanno precisam ente la natura per tem a e
nella descrizione di essa, per vigore e limpidità,
nessun p oeta russo ha potuto superarlo. Egli si
esprime, talvolta, con incredibile ardire : per lui
« gli alberi cantano » - « il mal tem po respira » - la
« notte è im bronciata » - « tace la luce » e « i raggi
del sole costituiscono un'arm onia che si diffonde
per l’universo », e cento altre immagini che potreb
bero sem brare assurde, se non si considerasse che
egli sente la natura vivere di vita spirituale propria,
non dissimile dalla vita dell’uomo, degli animali e
degli elementi e quindi le attribuisce coraggiosa
mente le estrinsecazioni, le espressioni che al mon
do animato si appartengono. Egli dice : « L a natura
* 12 *
« non è ciò che voi supponete; non è una effigie ina
li nim ata e cieca. V 'h a un’anim a in essa : v'ha in
essa libertà, favella, ancore-.• » .
Q uando poi esprim e um ane passioni, egli am a
stabilire un parallelo fra le estrinsecazioni della n a
tura fisica e i sentimenti che agitano l ’uom o. L e
estrinsecazioni della natura le descrive e le carat
terizza, com e se questa avesse anim a um ana. Egli
sente vivam ente la prim avera; la chiam a « amore
della terra », ne osserva con am orosa curiosità
la letta vittoriosa contro l’inverno che fugge : la
considera sotto tanti e tanti punti di vista, e ne parla
sem pre con infinita dolcezza, anzi con vera pas
sione.
Questo sentimento d'am ore pieno d ’infinita te
nerezza, m a pur sem pre potente e luminoso, con
grande efficacia e bellezza esprim e il poeta nei ver
si il L a m ia p assion e per te ».
R icorre assai sp esso il p oeta anche all’idea del
la notte, e profondam ente ne subisce l’im pressione,
quasi sentisse che il m ondo m irabile in cui viviamo,
non è sem pre stato, nè mirabile è stato sem pre; e
che, sotto di esso si nasconde q ualcosa di total
m ente diverso e terribile : « il cao s del prim a e del
dopo m ondo ». Di questo caos im perscrutabile, la
notte gli fornisce un’im m agine quasi viva, destando
in lui sentimenti di tristezza e di sconforto
T utt'altra im pressione, invece, produce il giorno
sul poeta, il quale dice : «L a notte, l’uom o sta fac-
« eia a faccia col caos; il baratro gli sta dinanzi coi
« suoi terrori, con le sue caligini e nessun riparo è
« posto fra loro. A lla luce del giorno, invece, il
* 13 *
« caos è invisibile : sop ra di esso è distesa una eol
ie tre tutta d ’oro contesta ».
L ’eredità lasciata d a T eodoro Tjutcev, non è di
gran mole, ma tutta di squisita bellezza. Nei suoi
scritti si riscontra sem pre, caratteristica costante,
un gusto assai fine, frutto della su a grande coltura,
acquisita, in gran parte, con la lettura di cui era
appassionatissim o, rafforzata da una grande e sp e
rienza della vita.
Egli non ha scritto com posizioni lunghe; i suoi
versi non rappresentano certo' l’effusione dei grandi
poeti romantici dell’ep oca sua, m a sono chiari nel
l'immagine e nel pensiero, perfetti nella forma,
originali, efficaci sem pre. L e idee che egli esprim e
sono raram ente luoghi comuni del lirismo; sono
piuttosto pensieri di un essere pieno di delicatezza,
più uso alla sofferenza che alla gioia, che non e sa
gera mai nell’esprim ere sentimenti, di per sè stessi
profondi. Si direbbe anzi che talvolta si studi di
moderare l’emozione sincera che lo stringe, per ti
more di cadere nell’esagerazione.
V a notato un fatto curioso ; salvo rare eccezioni,
questo eletto poeta non ha m ai trattato leggende
popolari, tèm a così caro a tanti poeti russi. Sol
tanto di p assaggio egli descrive il suo p aese natìo,
e nelle sue descrizioni non si trovano mai patenti
tracce di folklorismo. Bisogna conoscere intima
m ente la R ussia e la sua nordica natura, per ren
dersi conto del folklore che in talune delle sue de
scrizioni, senza alcun dubbio, si riscontra.
Queste mie m odeste traduzioni vogliono essere,
innanzi tutto, un om aggio al poeta il cui valore
* 14 *
incontestabile, merita di esulare dal sem plice ac
cenno di un nome, nelle antologie straniere.
Dirò per T eodoro Tjutcev, ciò che io ebbi a dire
per altri poeti russi, che in precedenti pubblicazio
ni, ho cercato del m io meglio, e per quanto1 le mie
forze m e lo hanno concesso, di far conoscere in
traduzione italiana. L a bellezza del verso non può
essere resa dal traduttore; m a il concetto filosofico
e umano dei versi di T eodbro T ju tiev s ’im pone
così, che, anche in prosa, può riuscire vivace, p o
deroso e facilm ente com prensibile, se il traduttore
non ha tradito la su a m odesta missione che deve
essere tutta di amore pei grandi, con intero oblio
di sè stesso.
V lR C lL lO N a r d u c c i .
* 15 *
IL M E Z Z O E L O SC O P O (I)
2
P R IM A V E R A
(dedicata agli am ici)
* 18 *
così trabocchi la dolcezza della vita,
o cantori,... e segua le vostre orm e!
Così voli in letizia, amici, la vostra giovinezza,
sopra i fiori mirabili della felicità!....
* 19 *
L E L A C R IM E
O ìa c r im a r u m f o n s - G rai
* 20 *
Divino raggio in e sse scintilla,
che, frangendosi in quelle goccie di fuoco,
getta i vivaci colori dell’iride
sulle nubi procellose della vita;
* 21 *
S P R A Z Z O DI L U C E
* 22 *
M a il cielo non è nostro retaggio!
Ben presto esso ci viene a tedio,
perchè non è dato a poco meschino fango,
di respirar divino ardore!
e, neghittosa la mente,
da un solo raggio accecati,
non in questo sopore noi ricadiam o,
m a nella sm ania di sfibranti sogni!...
* 23 *
* * *
* 24 *
C R E P U SC O L O
* 25 *
P R IM A V E R A
* 26 *
* * *
* 27 *
IL C A V A L L O M A R IN O (Il cavallone)
* 28 *
* * *
N o, la m ia passione per te
io non p o sso nascondere, o terra m adre!
Gli sterili effluvi della voluttà,
io, tuo figlio fedele, non bram o
• 29 *
* * *
* 30 *
T E M P O R A L E DI P R IM A V E R A
* 3, *
MIO P O V E R O F IO R E L L IN O
* 32 *
Di nuovo tornerà ad esser ciò che adesso è
e di nuovo fioriranno le rose,
e con esse torneranno le spin e!...
* 34 *
Com e danzano gli atomi nei raggi meridiani,
quasi scintille vive, nel fuoco che le ha suscitate!
Q uella fiamma io l’ho già veduta in certi occhi a me
¡rioti
e l’ebbrezza che suscita, io la conosco!
* 35 *
L E F O G L IE
* 36 *
Perchè m ai, senza scopo, dobbiam o noi
restar sui rami ad ingiallire?
Non sarebbe m eglio seguir le aurette
e volar via anche noi ?
O venti procellosi :
più presto, più presto!
Staccateci più presto
dagli uggiosi rami!
Strappateci, travolgeteci, p resto...
che indugi più non vogliam o!
V olate, volate v ia!...
Noi volerem o via con vo i!...
* 37 *
/
N APO LEO N E
II
* 38 *
e a lui non fu vicina, mai!
Ei fu fiam m a terrena, non divina!
Superbo navigò, sprezzatore deU 'onda...
m a... sull'invisibile scoglio della fede,
si frantumò la fragile navicella-..
Ili
* 39 *
A C Q U E DI P R IM A V E R A (I)
* 40 *
L ’U LT IM O C A T A C LISM A
* 42 *
Inutile rievocare fantasm i!
Già tanto triste è t’ora presente!
L ’im m agine dei morti è tanto più spaven tosa
quanto più ci fu cara quand’era viva!...
* 43 •
9
mSILE N T IU M ..
* 44 *
i
LA NATURA
* 45 *
EX notte, con essi, non s ’intrattiene
in amichevole colloquio, la tem pesta
mentre, con voci che della nostra terra non sono,
va sconvolgendo fiumi e foreste!
* 46 *
S A L IC E
* 47 *
GIORNO E N O TTE
* 48 *
* **
* 49 *
4
GEM ELLI
* 50 *
L A C R IM E U M A N E
* 51 *
*9 $
* 52 *
L U G L IO 1850 (I)
* 53 *
ed il rorido pulviscolo della fontana
non viene a confortarne la fronte, con la sua
¡.frescura-
* 54 *
V ESPR O
* 55 *
L E PR IM E F O G L IE
* 56 *
Il sole splende, scintillano le acque;
tutto sorride, tutto è pieno di vita.
Gli alberi fremono di gioia
tuffando le cime nel cielo azzurro.
* 57 *
N O T T U R N I B A G LIO R I
* 58 *
NON MI T U R B A R E
* 59 *
A H NO, N O N D IR E..-. (I)
(i) Per ben -omprendere questi versi, nei quali chi parla è
una donna, bisogna ricordare quel che si è detto nei cenni
biografici che servono di prefazione a questa raccolta, circa
l ’ultimo, infelicissimo amore del poeta. Egli si rendeva conto
di essere il tormentatore della donna amata ed esprime, in
questa poesia, quel che egli sentiva di farle soffrire, come se
ella stessa lo esprimesse, in risposta a qualcuno che tentava
di recarle conforto.
Questa nota serve anche a spiegare il senso della poesia
che segue «Ah, micidiale quanto » nella quale il poeta parla a se
stesso.
* 60 *
E gli mi concede il respiro con la parsim onia
che usar potrebbe col peggior suo nem ico.
A him è! R espiro ancora, sì!-. S a pure con disagio,
[con dolore
riesco pur sem pre a respirare; m a vivere, oram ai...
[non p o sso più!.
* 61 *
A H I, M IC ID IA LE Q U A N T O ..
* 62 *
Ed ora? Tutto ciò. d ov’è ?
E-., durò forse a lungo quel sogno?
Ahim è! Come in settentrione l’estate,
ospite p asseggiero fu soltanto!
* 63 *
* * *
S e il sole invernale
lancia su di e ssa l’obliquo suo raggio,
nulla in essa si m uove;
soltanto e ssa s ’infiam m a e risplende
di tanta bellezza che l’occhio um ano non la può
'sopportare!
* 64 *
IL N O ST R O S E C O L O
* 65 *
5
L ’U L T IM O A M O R E
* 66 *
Q U EST I V IL L A G G I M ISERI.
* 67 *
IN O C C A SIO N E D E L L 'A R R IV O A P IE T R O
BURGO, DI U N A R C ID U C A D ’A U S T R IA
P E R I F U N E R A L I D E L L ’ IM P E R A T O R E NI
C O L A I.
* 68 *
AUTUNNO
* 69 *
* * *
* 70 *
N O T T U R N O M A R E ..
* 71 *
SO LE N A SC EN TE
* 72 *
IN M O R T E D E L F R A T E L L O
* 73 *
IM P R O V V ISO (1)
74
A lia signora E . O. TjutZeo, sua prossim a parente,
l’anno stesso della sua morte ( 1873)
II
* 75 *
INDICE
* 77 *
Gem elli . .............................Pag- 50
Lacrim e u m a n e ....................................... ...............» 51
Non ragionare . .......................» 52
Luglio 1850 ........................................................ » 53
V espro . • .........................................................» 55
L e prime f o g l i e ..............................................» 56
Il sole s p le n d e ................................................... » 57
Notturni b a g li o r i..............................................» 58
Non mi t u r b a r e ..............................................» 59
A h no, non dire • .................................. » 60
Ahi, m icidiale quan to... ............................. » 62
D'ai m ago inverno'...........................................» 64
Il nostro s e c o l o ........................................ .........» 65
L'ultim o a m o r e .............................................. » 66
Questi villaggi miseri . ....................... » 67
In occasione d e ll’arrivo a Pietroburgo, di
un arciduca d ’Austria, p e r i funerali
dell’ im peratore Nicola 1° . . . » 68
A u t u n n o ...............................................................» 69
G iuoca ...................................... ............................ » 70
Notturno m a r e .................................................. » 71
Sole n a s c e n t e ............................................. . )> 72
In morte del f r a t e l l o ....................... • . » 73
I m p r o v v is o ........................................ .................... » 74
A lla signora E. O . TjutSev . . . . . . 75
I n d i c e ....................................................................» 77
* 78 *
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Piccoli BIBLIOTECA SLAVA
VOLUMI PU BBLICATI:
1. E . L o G a t t o - Spirito
e forme della poesia
b u lg a r a ...................... L . j.oo
2. E . L o G a t t o - Lettera
tura soviettista . . . » Jf.oo
3. E . D a m ia n i - I narra
tori della Polonia d’oggi » 10.00
4. G . M avE R - Leopardi
presso i Croati e i Serbi » 8.00
5. G . M a v e r - A lle fonti
del romanticismo Polacco » 2 jo
6. G . M a v e r - « M edita
zione » di Lermontov . » 2./0
7. T. T ju t c E V - P o e s i e
(Trad. di V Narducci). » 8.00