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Schopenhauer

Il mondo come volontà e rappresentazione è l'opera principale del nostro autore, sulla quale ha
lavorato a più riprese durante il corso della sua vita arrivando persino a pubblicare dei Supplementi.
Per rappresentazione si intende il rapporto necessario tra soggetto e oggetto, inscindibili, non si da
l'uno senza l'altro. Il soggetto rappresentante e l'oggetto rappresentato esistono soltanto all'interno
della rappresentazione.

S. fa riferimento a radici culturali eterogenee:


Platone con la teoria delle idee;
Kant con la distinzione tra fenomeno e cosa in sé;
L'illuminismo nei suoi aspetti materialistici e nella sua verve demistificatrice;
Il romanticismo da cui desume il principio dell'infinito e l'interesse per l'arte e per la musica;
L'idealismo invece, nella fattispecie quello hegeliano, viene concepito come il bersaglio polemico;
Il pensiero orientale, in particolare la religione indiana da cui desume diverse immagini.

Il punto di partenza della filosofia di S. è la distinzione kantiana tra fenomeno e cosa in sé.
Se per Kant il fenomeno equivale all'unica realtà accessibile alla mente umana mentre il noumeno è
un concetto limite, per S. il fenomeno è invece parvenza, illusione, sogno, "velo di Maya" mentre il
noumeno è una realtà che si nasconde dietro l'apparenza.
Vedi e leggere par.3 Mondo
S. a differenza di Kant ammette solo tre forme a priori: spazio, tempo e causalità (quest'ultima viene
ritenuta l'unica categoria).

S. presenta la sua filosofia come l'integrazione necessaria di quella di Kant in quanto ritiene di aver
individuato quella via di accesso al noumeno.
Argomenta S., se noi fossimo soltanto conoscenza e rappresentazione o una "testa d'angelo alata
senza corpo" non potremmo mai uscire dal mondo fenomenico, ossia dalla rappresentazione
puramente esteriore di noi e delle cose. Grazie al CORPO, ci viviamo dal di dentro, godendo e
soffrendo. Ripiegandoci su noi stessi, ci rendiamo conto che l'essenza profonda del nostro io, o
meglio la cosa in sé del nostro essere globalmente considerato, è la brama o la volontà di vivere
(Wille zum leben) ovvero un impulso prepotente e irresistibile che ci spinge ad esistere e ad agire.
Più che intelletto o conoscenza noi siamo vita e volontà di vivere.
L'intero mondo fenomenico non è che la maniera attraverso cui la volontà si manifesta o si rende
visibile a se stessa nella rappresentazione spazio-temporale.
Ved. Par 21 Mondo.
La Volontà presenta tutta una serie di caratteristiche:
Innanzitutto si contrappone alla rappresentazione e si sottrae allo spazio, al tempo e alla causalità.
La volontà è inconscia ed è paragonabile ad un impulso o ad un'energia.
La volontà è unica ed eterna. Incausata e senza scopo.
Miliardi di esseri (vegetali, animali, umani)non vivono che per vivere e continuano a vivere. Non
esiste uno scopo ne tanto meno un dio con un suo piano ordinato. Questa visione mette capo al
pessimismo di fondo che permea la filosofia di Schopenhauer.
La volontà si oggettiva a due livelli: uno generale in forme aspaziali, atemporali, immutabili che lui
chiama idee paragonabili ad archetipi del mondo.
Il secondo livello è quello delle cose individuali calate nello spazio e nel tempo, disposte secondo
una piramide che va dalle piante e gli animali sino al vertice costituito dall'uomo in cui la Volontà è
più consapevole.
Il pessimismo. Volere è soffrire, infatti volere significa desiderare e desiderare significa trovarsi in
uno stato di tensione per la mancanza di qualcosa che non si ha e che si vorrebbe avere. Il desiderio
risulta quindi per definizione assenza, vuoto, indigenza ossia dolore. Sehnsucht (desiderio
inappagato) cosmica che mette capo ad un pessimismo universale. Lotta crudele di tutte le creature.
Accanto al dolore, che è una realtà durevole, e al piacere, che è qualcosa di fugace, S. pone come
terza situazione esistenziale di base la noia, la quale subentra quando viene meno l'aculeo del
desiderio.
La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra il dolore e la noia, passando
attraverso l'intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia.

S. perviene ad una delle più radicali forme di pessimismo cosmico di tutta la storia del pensiero,
ritenendo che il male non sia solo nel mondo ma nel principio stesso da cui esso dipende.
Espressione di tale dolore non è solo l'anelito frustrato della Volontà ma anche la lotta di tutte le
creature. Es. delle formiche giganti dell'Australia
E in questa vicenda irrazionale della vita cosmica l'individuo appare solo come uno strumento per la
specie., fuori dalla quale non ha valore. Di conseguenza al di là del breve sogno dell'esistenza
individuale, l'unico fine della natura sembra essere quello di perpetuare la vita, e, con la vita, il
dolore. L'amore è uno strumento per perpetuare la specie. Dietro le lusinghe sta il genio della
Specie. Dietro c'è la sessualità. Anticipatore di Freud.
Per S. L'amore vero non è l'eros ma la pietà, agape.
Testo di fondamentale importanza è il capitolo 44 dei Supplementi al Mondo come Volontà e
rappresentazione, la metafisica dell'amore sessuale. Una perla.

1) Rifiuto dell'ottimismo cosmico par. 59 del Mondo


Leggere

2) Rifiuto dell'ottimismo sociale, contro la bontà e la socievolezza dell'uomo. In realtà vige il


conflitto e il tentativo di sopraffazione reciproca. La vita è come un inferno di egoismi. Gli uomini
non vivrebbero insieme per simpatia o per innata socievolezza ma soprattutto per bisogno. Lo Stato
nascerebbe per difesa e regolamentazione degli istinti aggressivi degli individui.
Immagine dei Porcospini dai Parerga e Paralipomena.

3) Rifiuto dell'ottimismo storico. S. Ridimensiona la portata conoscitiva della storia e individua


l'immutabilità sostanziale della vita umana. La storia viene concepita come ripetersi fatale di uno
stesso dramma.

Le vie di liberazione dal dolore

Si potrebbe ragionevolmente ritenere che la filosofia di S. metta capo ad "una filosofia del suicidio
universale" invece S. rifiuta e condanna il suicidio per due motivi di fondo:
1) perché il suicidio lungi dall'essere negazione della volontà, è negazione delle condizioni della
vita che gli sarebbero toccate in sorte; par.69
2) perché il suicidio sopprime unicamente l'individuo, ossia una manifestazione fenomenica della
Volontà di vivere, lasciando intatta la cosa in sé, che pur morendo in un individuo rinasce in mille
altri, simile al sole che, appena tramontato da un lato, risorge dall'altro.
La vera risposta al dolore del mondo consisterebbe quindi nella liberazione dalla stessa volontà di
vivere.
S. articola l'iter salvifico dell'uomo in tre momenti essenziali: l'arte, la morale e l'ascesi.

a)L'arte è conoscenza libera e disinteressata che si rivolge alle idee, ossia a forme pure o modelli
eterni delle cose. L'arte ha una funziona catartica, l'uomo contempla la vita e si eleva al di sopra
della volontà, del dolore e del tempo. Le varie arti corrispondono ai gradi diversi di manifestazione
della volontà. Tuttavia la funzione liberatrice dell'arte è soltanto temporanea e parziale.
Posto a sé occupa la musica che non riproduce mimeticamente le idee come le altre arti ma si pone
come immediata rivelazione della volontà stessa. La musica si configura come l'arte più profonda
ed universale, una vera e propria metafisica dei suoni, capace di metterci a contatto, al di là dei
limiti della ragione, con le radici stesse della vita e dell'essere.
b) L'etica della pietà.
Se la contemplazione estetica è un estraniarsi trasognato dalla realtà, la morale implica un impegno
nel mondo a favore del prossimo. L'etica è un tentativo di superare l'egoismo e di vincere quella
lotta incessante tra gli uomini che costituisce l'ingiustizia fonte di dolore. Secondo S. l'etica non
sgorga da un imperativo categorico dettato dalla ragione, ma da un sentimento di pietà attraverso
cui avvertiamo come nostre le sofferenze degli altri. Importanza dell'esperienza vissuta di contro al
ragionamento astratto. Non basta il sapere, occorre il sentire, il com-patire=sentire insieme.
La moralità produce la conoscenza e non viceversa.
Wagner "attraverso la compassione conosciamo" (Parsifal, I, V, v.70)
Le Upanishad esprimono ciò con la sacra formula Tam Twam asi ( questo vivente sei tu ).
Il tormentatore e il tormentato, fenomenicamente distinti, sono noumenicamente la stessa cosa.

La morale si concretizza in due virtù cardinali: la giustizia e la carità (o àgape).


La giustizia che è un primo freno all'egoismo, ha un carattere negativo, poiché consiste nel non fare
il male e nell'essere disposti a riconoscere agli altri ciò che siamo pronti a riconoscere a noi stessi.

La carità si identifica invece con la volontà positiva e attiva di fare del bene al prossimo.
Differenza tra eros, egoistico ed interessato, ed àgape, disinteressato, vero amore. Par.67.
Ai suoi massimi livelli la pietà consiste nel far propria la sofferenza di tutti gli esseri passati e
presenti, assumere su di sé il dolore cosmico. Nonostante questo sforzo disumano, la pietà rimane
all'interno della vita e mantiene un legame con essa.

c) L'ascesi
L'ascesi è l'esperienza per la quale l'individuo, cessando di volere la vita ed il volere stesso, si
propone di estirpare il proprio desiderio di esistere, di godere e di volere.
Il primo passo dell'ascesi è la volontà perfetta, seguono la rinuncia ai piaceri, l'umiltà, il digiuno, la
povertà, il sacrificio e l'automacerazione.
La coscienza del dolore è un quietivo del volere che pone l'uomo in una sorta di stato di grazia.
Nei mistici del cristianesimo si ha l'unione ineffabile con dio, nel misticismo ateo di S. si raggiunge
il nirvana buddista che è l'esperienza del nulla.
Leggere ultima parte.
Non è un niente ma un nulla relativo al mondo, la negazione del mondo.
Per l'asceta schopenhaueriano il nirvana diviene un tutto, un oceano di pace o uno spazio luminoso
di serenità in cui si dissolvono le nozioni stesse di io e di soggetto.

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