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venerdì 15 marzo 2024

Storia della loso a

Eraclito
- È il mutamento la costante.
- Il con itto è il padre di tutte le cose, trova sempre una risoluzione, questo
continuo mutamento tra opposti (funzione degli opposti, ) il fuoco diventa il
simbolo, realtà e ettiva.
- Se noi pensiamo e parliamo in maniera strutturata siamo in grado di cogliere la
realtà come essa è, siamo in grado di cogliere i primi loso , il principio. Logos,
ordine, struttura, argomento, parola, discorso, raggio… tutti questi termini sono
correlati.
- Qualora noi pensiamo, logos, correttamente, quando noi usiamo la nostra ragione
e quindi ci esprimiamo correttamente attraverso i logoi, apparteniamo ad un
mondo comune perché la capacità di usare il logos è qualcosa che accomuna
tutti gli esseri umani. Ciò che è comune, viene chiamato universale, ovvero
comune a tutti. Eraclito propone una metafora, esempio, analogia, che quando
siamo svegli/desti, e quindi siamo in grado di usare consapevolmente il logos,
allora testimoniamo quello che ci accomuna, mentre quando dormiamo ciascuno
di noi vive nel suo mondo particolare. Scambia la realtà del sogno la e ettiva
realtà, ciò che è e ciò che sembra essere. Questo permette di porre il tema tra
l’ambito del logos e dei sensi, sensazioni. Perché chi si ferma ai sensi può
ingannarsi perché i sensi ingannano mentre il corretto ragionamento non inganna
mai. Realtà coglibile tramite il ragionamento e tramite le sensazioni. Ecco perché
quando il con itto è padre, se noi ci fermassimo al con itto non riusciremo a
cogliere l’armonia di fondo, la risoluzione del con itto, questo duplice aspetto del
mutamento che porta sempre una perenne armonia è un tema ricorrente
nell’ambito del pensiero greco antico. Conosci te stesso; nulla di troppo; fanno si
che si assumano signi cato che siano correlati.
- Quello che sappiamo deriva da Aristotele con la storia della
- L’obiettibo della ri essione loso ca non è semplicemente quello di conoscere
ma è quello di realizzare un determinato tipo di vita, il pensiero, l’indagine è
qualcosa che investe la vita e ettiva di ciascuno, questo lo si nota nella scuola
pitagorica, perché l’indagine viene intesa come un mezzo per vivere al meglio,
mezzo di puri cazione per un obiettivo superiore, perché la scuola nasce come
una confraternita, regolata da canoni ben precisi di convivenza, aderiscono ad

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una prospettiva religiosa, or smo, sostengono la trasmigrazione delle anime, la
reincarnazione che diventa un processo di puri cazione. La ricerca è un mezzo
per vivere un certo modo, un modo ottimale per quanto riguarda l’anima,
carattere, la coscienza, aspetti che fanno si che ciascuno di noi sia se stesso e
non sia altro. I pitagorici sono i primi cultori della matematica nel senso che i
principi di tutte le cose sono ricondotti ai numeri, struttura della realtà è una
struttura matematica e qui possiamo ricordare con il tema dell’armonia, la musica
è traducibile in numeri che era usata per la puri cazione dell’anima, i numeri e gli
accodi musicali si spiegano attraverso … archè , principio, sono i numeri.
Rapporto UNO MOLTI, rapporto numerico, che allo stesso tempo esplica,
esprime, il rapporto tra limite e non limite, illimitato: sono due grandezze, principi
da qui derivano tutti gli opposti. L’uno rappresenta un limite ma allo stesso tempo
contribuisce all’illimitato. Sono elementi di tutte le cose, il numero ci permette di
comprendere l’ordine della realtà, siamo in grado di comprendere i rapporti
matematici che sono propri della realtà, la struttura, in questo modo la nostra
anima si avvia ad un processo di puri cazione che signi ca di riuscire a cogliere
attraverso il logos aldilà delle apparenze. Cosmo, mondo ordinato. Conoscenza
alitaria, solo in pochi attraverso un esercizio sono in grado di conoscere la realtà e
di puri carsi, di distinguere una parte mortale e immortale. La conoscenza tra i
rapporti delle cose porta alla conoscenza della realtà.
- Parmenide,
- Questa opposizione tra ciò che è. E ciò che appare essere, la vediamo
sottolineata in paemenide, fondatore della scuola eleatica, nato ad elea.
- Ci sono pervenuti solo alcuni frammenti.
- Il principio di Parmenide, l’essere è e non può non essere, il non essere non è e
non può essere. L’essere è e non può non essere equivale al vero, la verità. Dire
che l’essere è e può non essere equivale alla falsità. Cos’è l’essere per
Parmenide? Potremmo cogliere cosa signi ca se poniamo attenzione . Pensare
ed essere è la stessa medesima cosa. Vediamo all’opera il logos come pensiero.
Ogni qual volta noi pensiamo, pensiamo l’essere, qual è l’opposto, il nulla. Che
cosa Parmenide intende, siamo capaci di pensare nulla? No perché il nostro atto
stesso di pensiero è e pensare è uguale ad essere e quindi dato che non siamo in
grado di pensare il non essere. Qualcosa è determinato, signi ca che ha un
termine rispetto ad altro, qualcosa è determinato perché ha una sua sionomia
che lo distingue da qualcosa altro, ma distinguere signi ca non essere altro. Qual
è la conseguenza che essere e pensare sono la stessa cosa, non c’è la diversità,
mutamento, perché qualcosa che non c’era adesso c’è, e quindi porta ad un a
dimensione di non essere ma nel momento in cui cerchiamo di cogliere questo
pensiero a ermiamo l’essere. La realtà come essa ci appare ecco cosa cogliamo

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e non come è. L’essere è ingenerato, perché se fosse generato prima non c’era e
allo stesso tempo è impossibile che si disgrega, non ha un passato ovvero che
non era e non ha un futuro perché non ha cosa avrà, non ha inizio e ne, è
qualcosa di immutabile, rimane identico a se stesso, non è divisibile in parti
perché signi ca distinguere delle parti dall’altra, quindi in questo senso se noi
vorremmo fare una rappresentazione qual è la rappresentazione gra ca che
rappresenta ne inizio e ne, la sfera, non ha inizio e ne è un tutt’uno, l’essere è
sempre identico a se, potrebbe comportare di qualcosa che è identico a se e
quindi sono due cose, ma è un nostro modo di esprimerci ed è un modo errato
per comprendere la realtà. L’essere non è un principio, perché se fosse un
principio. Parmenide rappresenta la s da di cogliere la realtà che è molto diversa
da come ci appare, tutto è eterno.
- 01.21.
- Il termine essere ha più signi cato, i signi cati dell’essere, l’essere si dice in molti
sensi, Aristotele.
- Uno dei dialoghi di Platone, il Parmenide, più di cile della storia di loso a.

Socrate
Il potere e la capacità della parola e del linguaggio. Parola e linguaggio sono
espressione della nostra anima, psiche ha diversi signi cati tra loro collegati,
coscienza, mente, anche nella dimensione del carattere, personalità di ciascuno, il
termine anima è usato nella religione tuttavia se noi quando si legge psyche
densiamo alla psiche è un pezzo dell’anima, l’anima ci costituisce in quanto
persone perché anima signi ca vita e ciò animato, quindi curare la nostra rispettiva
anima vuol dire prendersi cura della nostra vita ovvero prendersi cura della vita in
quanto esseri umani e ciascuno di noi nell’espressione della sua anima/personalità
dovrebbe esempio che cosa signi ca vivere da essere umani. Cara del corpo,
ginnastica e musica ovvero espressione di equilibrio. Che cos’è l’uomo? L’uomo e
la sua anima, si tratta di concentrarsi su che cosa signi ca vivere da essere umani.
L’anima è la nostra coscienza pensante e di agire. Anima è il proprio sé da parte di
ciascuno, il proprio sé consapevole. Curare l’anima signi ca curare, formare, come
io è in grado di comportarsi nel confronto negli altri. Ritroviamo conosci te stesso, e
quindi curati di te, prenditi cura di te, prendersi cura della propria anima, è il
compito che Socrate si è proposto. Curare se stessi, imparare ad esercitare la virtù
(eccellenza), chi l’essere umano virtuoso, chi riesce a vivere al meglio ad
rappresentare al meglio la vita dell’essere umano. La virtù è fondamentalmente
possibile attraverso la conoscenza, mentre l’ignoranza il contrario della virtù,
conosci te stesso, conoscenza della propria anima, cosa ci rende pienamente
umani, ognuno di noi esempli ca bene o male di tutti gli esseri umani.

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Zoon politicon, chiamato a vivere con gli altri.

Preaoccuparsi di curare la conoscenza per curare la propria anima, che cos’è che
cosa facciamo quando non sappiamo qualcosa, quando desideriamo conoscere,
poniamo delle domande, il conoscere e il sapere inizia con la domanda, con socrate
inizia il PRIMATO DELLA DOMANDA, chi domanda? Colui che non sa. Colui che è
consapevole di non saper la risposta, SAPERE DI NON SAPERE, esprime il primato
della domanda. Pongo le domande a chi ritengo sappia, porre una domanda ad altri
e quindi interloquire, dialogo, interloquire tra, mediante, attraverso, il primato della
domanda si associa al dialogo, consiste in passare attraverso logoi (argomenti).
Fondamentale la conoscenza per vivere al meglio, per essere persone virtuose,
compiere ciò che è bene, con lui l’essere virtuosi sottolinea il signi cato etico. Il
dialogo socratico ha delle caratteristiche precise,

Dialettica, un discorso breve. Discorso lungo è un discorso che non è un dialogo, un


monologo. Nel senso che si fa un discorso lungo per chi sa da chi sa. Breve, chi
non sa interroga l’interlocutore. Che cos’è X? Ciò che serve per la cura dell’anima,
che cosa signi ca essere giusti? la giustizia? Allora l’interlocutore fornisce una
risposta, socrate per esercitare il primato della domanda a sua volta ,.

Dato che non vuole convincere, signi ca che l’obiettivo è far emergere dalle risposte
le risposte che a loro volta permettono di conoscere se stessi. Allevatrice che aiuta
a nascere, funzione maietica della loso a secondo socrate, cercando di interrogare
l’interlocutore, cercando di dimostrare se in quello che vi è risposto c’è coerenza,
far emergere dall’interlocutore la soluzione. Rendere consapevole di che cosa
signi ca vivere al meglio la vita umana e quindi di formarsi la propria personalità e
questo vuol dire curare la propria anima e quindi essere giusti.

Salute, riesce ad esplicarsi al meglio. Malattia, contrario, perché giustizia? La


giustizia è una virtù sociale, rapporto nostro e degli altri oltre che noi stessi, la
dimensione dell’anima si esplica in diversi ambiti, quindi ciascuno può essere
espresso attraverso l’agire al meglio o al peggio, la temperanza, la generosità, il
coraggio… sono diverse, modi di agire al meglio in base agli aspetti del rapporto
nostro con glia ltri e con noi stessi. Giustizia, maniera ottimale di esercitare le
diverse virtù, trovando l’armonia tra DI LORO. L’esercitare la giustizia signi ca
promuovere la salute dell’anima. Corrompere, disgregare, scomporre, qualcosa che
sta insieme si corrompe quando si disgrega e quindi si dice corrompere l’anima, se
compio ingiustizia spezzo l’armonia dei vari aspetti della personalità e di vivere al
meglio.

Realizzare se stessi signi ca pervenire alla felicità. Felicità-eudaimonìa, avere un


buon demone. Signi ca realizzare se stessi al meglio in quanto esseri umani, vivere
al meglio la vita propria al senso virtuoso degli esseri umani, esprimere, attuare, le
potenzialità il tuo esercizio permette di vivere al meglio.

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Realizzare qualcosa di potenziale, il orire.

Fortuna, la sorte. Avere una buona sorte, parte da noi e no. Il termine non viene
esaurito da una nozione di felicità come stato mentale, è successo … sono
contento, la contentezza è una condizione mentale, rientra nel termine di
eudemonia ma non esaurisce perché vi sono situazioni di povertà in cui trovo
qualcosa da mettere sotto i denti sono soddisfatto ma non rappresenta la
realizzazione al meglio le facoltà, possibilità degli esseri umani. Aspetto della
fortuna, sorte, provare contentezza come stato mentale, sono componenti di questo
termine che riassume questi vari aspetti in cui rientra che nemmeno esaurisce uno
stato di grazie, momentaneo, mentre l’eudemonia dovrebbe essere continuativo.
Rendere esplicito cosa è implicito. Nel momento in cui siamo arte ci di qualcosa,
mentre quando qualcosa ci viene detto da altri ma non ne abbiamo esperienza non
ha molto e etto su di noi.

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