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SPINOZA

Spinoza nasce nel 1632 ad Amsterdam da una famiglia


ebraica e segue la scuola israelita ma viene
successivamente espulso e scomunicato. Così qualche
anno dopo abbandona Amsterdam e si stabilisce a L’Aia,
dove passa li resto della sua vita. Qui secondo
l'insegnamento della sua religione che riteneva che ogni
uomo dovesse apprendere un lavoro, egli inizia a
fabbricare e a pulire le lenti, con questo lavoro guadagna
abbastanza da poter soddisfare tutti i suoi bisogni e
condurre una vita modesta e tranquilla, dedicata al sapere.
Però egli rifiuta il sapere universitario per timore di
perdere la libertà nel filosofare.
Le sue opere più importanti furono due, la prima scritta in
età giovanile si intitola ‘’trattato sull’emendazione
dell'intelletto’’, egli qui esplicita l'oggetto e il senso della
sua ricerca proponendo una sorta di metodo, lavoro
corrispondente al discorso sul metodo di Cartesio, nello
scritto illustra il metodo con cui procedere proponendo
una ricerca libera di tipo esistenziale (il senso della vita
umana). Quindi dovrebbe fornire risposte, indicare il
modello di vita da seguire, indicare il giusto
comportamento, al fine di dare una risposta al senso
dell'esistenza. Secondo Spinoza, infatti, la filosofia ricerca
la verità ma tali verità devono essere e rappresentare il
senso della vita. Perciò egli analizza ciò che è bene per
l'uomo e individua le tre cause di bene riconosciute dagli
uomini esprimendo una propria critica, l’uomo ricerca:
-la ricchezza: secondo Spinoza mette in pericolo l'uomo
che vive male pur di perseguirla.
-il prestigio sociale: la ricerca di una posizione rilevante
nella società porta l'uomo a privarsi della propria
autonomia e della dignità.
La libidine: cioè il sesso, secondo Spinoza è fugace ed è
solo un'illusione che potrebbe causare un senso di
depressione e delusione.
Quindi si tratta di pseudo beni che sono falsi.
E poi la seconda opera più importante fu l’Etica del
1677.L’Etica parla delle passioni e quindi di come l’uomo
possa educare se stesso e riconoscere che il vero egoismo,
dal quale tutti siamo affetti, è l’altruismo, perché gli
uomini per vivere bene hanno bisogno di tante cose utili,
ma non esiste nessuna cosa che possa essere più utile
all’uomo che l’uomo stesso. 
Inoltre egli scrisse i pensieri metafisici, dove espone le sue
critiche a Cartesio questo è un trattato teologico-politico
dove sostiene la necessità per uno stato di garantire ai suoi
cittadini libertà di pensiero di espressione e di religione
attraverso una politica di tolleranza di tutte le confessioni e
di tutti i credi.
LA SOSTANZA
La metafisica di Spinoza comprende il concetto di sostanza,
ovvero ciò il cui concetto non ha bisogno di qualcos'altro
per essere formato, ‘’ ciò che è in sé e per sé si
concepisce’’(è in sé: significa che l'esistenza della sostanza
è dovuta a se stessa, per se si concepisce: significa che la
sostanza non ha bisogno di essere definita da altri
concetti). La sostanza viene definita come increata (causa
della sua esistenza), eterna (poiché increata), unica (se si
suppone per assurdo l'esistenza di due sostanze della
stessa natura si differenzierebbero comunque per i loro
attributi) e infinita (se fosse finita sarebbe limitata da
un'altra sostanza), difatti Spinoza identifica la sostanza con
Dio stesso(ci ricorda il dio Bruniano perché Giordano Bruno
parla di Dio in duplice modo: come "Mens super omnia"
(Mente al di sopra di tutto) e come "Mens
insita in omnibus" (Mente presente in ogni cosa)).
, la cui esistenza si dimostra con la
Prova a priori: Dio esiste perché coincide con la sostanza,
che esiste.
Prova a posteriori: Dio esiste perché ci deve essere un
individuo superiore a noi che abbia causato la nostra
esistenza.
Dio e mondo sono la stessa sostanza e questo è forma di
panteismo (concezione secondo cui Dio è la sostanza
unica, infinita e onnicomprensiva). Il Dio di Spinoza è un
essere razionale che causa il mondo e non ha nulla in
comune con il Dio cattolico, egli è immanente alla natura
da lui stesso creata. Egli è: deus sive natura (dio ossia
natura, si ha una visione materialista, motivo per cui viene
espulso), volendo indicare che tra Dio e la natura vi è
assoluta coincidenza. Con questa teoria il filosofo delinea
una spiegazione originale del rapporto Dio-mondo. La
sostanza divina è al tempo stesso causa ed effetto, quindi,
è l’insieme tra natura naturans e natura naturata:
Natura naturans, naturante o generatrice è la natura
considerata dal punto di vista attivo, come insieme delle
cause dei fenomeni, quindi la natura che crea.
Natura naturata o causata è considerata dal punto di vista
passivo, come insieme dei fenomeni visti come effetti della
natura naturans.
L’insieme dei due punti di vista costituisce la totalità della
sostanza divina.
La sostanza ha infiniti attributi e si manifesta in modi finiti.
Questi sono considerati come singole sostanze, i corpi
sono modi finiti della sostanza secondo l’attributo
estensione, le idee sono modi finiti della sostanza secondo
l’attributo del pensiero (i modi sono le articolazioni della
sostanza secondo i suoi attributi, i modi finiti
dell’estensione sono le singole cose fisiche, i modi finiti del
pensiero sono i singoli pensieri).
LA CONOSCENZA
Ci sono tre livelli di conoscenza:
Primo genere di conoscenza:
1) La conoscenza sensibile delle cose materiali, che si
fonda sulla sensazione, questa è l'immaginazione. Tutto ciò
che accade nel corpo viene infatti percepito dalla mente
umana in essa se ne forma un'idea; e se il corpo umano è
modificato da un oggetto esterno la mente percepirà
indirettamente anche quell'oggetto ma lo farà in modo
confuso, non riconoscendo il legame profondo tra le cose e
tra le idee. Da questo punto di vista l'immaginazione è una
forma di conoscenza inadeguata perché coglie i modi delle
sostanze isolatamente come realtà accidentali e
contingenti.
Secondo genere di conoscenza:
2) La conoscenza razionale, questa è una conoscenza
adeguata, non pienamente, che fa ricorso alla ragione.
Questa inquadra i dati delle sensazioni in concetti generali
o nozioni comuni, cogliendo i nessi causali tra i differenti
aspetti della realtà, in questo modo essa contempla le cose
non come contingenti ma come necessarie; questa è la
modalità propria della scienza (matematica geometria e
fisica) che riconduce gruppi di fenomeni a una legge o
regola.
Terzo genere di conoscenza:
3) La conoscenza intuitiva è fondata sull'intelletto, questa
è la più alta attività della mente, infatti è in grado di
cogliere immediatamente l'autentica natura dell'unica
sostanza, con la stessa certezza con cui si comprende la
verità di relazioni aritmetiche elementari come 2+2 = 4.
L'intelletto consente all'uomo di intuire che tutto è Dio e
che tutto è in Dio. Una volta preso possesso della nozione
vera di sostanza sarà quindi possibile procedere
deduttivamente, conseguendo quindi a una conoscenza
pienamente adeguata dell'intera realtà.
Il terzo genere di conoscenza rappresenta il più alto
appagamento possibile della mente umana e conduce
secondo Spinoza all'amore intellettuale di Dio. L'amore
intellettuale di cui parla Spinoza non consiste nel diventare
Dio, bensì nel rendersi conto di essere già da sempre
tutt'uno con la divinità, in quanto la mente umana non è
altro che una parte della mente infinita di Dio, quindi in
definitiva: l'amore intellettuale della mente verso Dio è una
parte dell'amore infinito con cui Dio ama se stesso.
Per conseguire l'amore intellettuale di Dio è necessario
osservare la realtà non dal punto di vista limitato e parziale
dei singoli modi ma da quello dell'unica infinita sostanza.
Secondo Spinoza bisogna concepire il mondo ‘’sotto
l'aspetto dell'eternità’’ (sub specie aeternitatis) Secondo
Spinoza l'eternità è assenza di tempo, poiché è immobile.
Essa caratterizza la divina sostanza che è in
contrapposizione al mondo degli enti finiti, che si
muovono, si trasformano continuamente nel tempo.
Quindi comprendere le cose sotto l'aspetto dell’eternità
significa vederle dal punto di vista di Dio.
Tuttavia non si deve dimenticare che il Dio di Spinoza è al
tempo stesso l'universo fisico, se lo si considera sotto
l'attributo dell'estensione, quindi non si può conciliare
l'eternità di Dio con la temporalità degli eventi del mondo
se entrambi sono la stessa realtà. La ragione e l'intelletto ci
consentono di comprendere correttamente l'intera realtà
come una rete di relazioni causali deterministiche e come
una derivazione necessaria dei modi dall'unica sostanza; in
un processo concepito come rigidamente necessario, il
tempo propriamente non esiste, poiché il presente era già
totalmente implicito nel passato e ha già in sé, a sua volta,
tutto quanto si verrà sviluppando nel futuro.
L’ETICA E LIBERTà
L'etica di Spinoza non è un invito alla ricerca del bene:
nella sua concezione nozioni come quelle di bene e di male
non trovano alcuno spazio, perché la sostanza è sempre
esattamente come deve essere, è perfetta, quindi per
Spinoza realtà e perfezione si identificano. Egli inoltre
aggiunge che bene e male non esistono ma sono
solamente un modo soggettivo di concepire la realtà. In
realtà l'insegnamento etico di Spinoza non vuole essere
un'esortazione al bene o una serie di indicazioni su come
conseguirlo ma, bensì egli mira a rendere l'uomo libero.
Per il filosofo si è liberi quando si dipende soltanto dalla
propria natura mentre si è schiavi quando si è costretti ad
agire da fattori esterni. L'essere umano è schiavo in primo
luogo quando è asservito alle passioni cioè subire
un'azione anziché agire. Le passioni nascono da una
conoscenza imperfetta della realtà, la nostra mente agisce
quando hai idee adeguate ed è consapevole di ciò che
compie e di ciò che le accade, mentre, patisce quando ha
idee inadeguate, confuse che le impediscono di possedere
quella consapevolezza.
Spinoza dice che per diventare padroni della propria vita
bisogna superare questa ignoranza, infatti, delinea un
catalogo degli affetti, distinti in primari e secondari:
la cupidità: che coincide con lo sforzo di
autoconservazione, essenza dell’uomo.
La letizia: è il passaggio dell'uomo da una minore a una
maggiore perfezione, gioia e soddisfazione.
la tristezza: il passaggio dell'uomo da una maggiore a una
minore perfezione, depotenziamento della propria vitalità.
Alla domanda come ci si può liberare dalla schiavitù
delle passioni e dallo stato di turbamento e quindi
diventare liberi?
Spinoza risponde che è solamente la conoscenza adeguata
della necessità del tutto e della nostra collocazione in esso
può farlo. La libertà infatti non consiste nella scelta poiché
la mente viene determinata da una causa che è
determinata da un'altra causa fino all'infinito, infatti dice
che il libero arbitrio è soltanto un'illusione dovuta
all’inadeguatezza che caratterizza il proprio genere di
conoscenza. Essi diventano veramente liberi quando
comprendono la propria identità con l'unica sostanza
divina, libertà e necessità coincidono non soltanto in Dio
ma, anche in colui che diventa conscio di essere una cosa
sola con Dio. Ovviamente Spinoza non dice di eliminare le
passioni ma insegna a individuarne l'autentica natura,
quindi, si arriverà a un depotenziamento della loro carica
distruttiva per la serenità dell'individuo. Quanto più
conosciamo i nostri affetti, tanto più riusciamo a gestirli
mirando a ciò che è davvero utile, in questo senso la virtù
è definita ‘’l’agire secondo le leggi della propria natura’’, la
virtù è ragione e chi assume un comportamento virtuoso è
saggio, poiché ha compreso di essere parte della sostanza,
in cui tutto avviene necessariamente, e questa
consapevolezza è per lui fonte di vera felicità.
A differenza di Hobbes, Spinoza afferma che lo stato
ideale non è quello assoluto autoritario, quindi con un
monarca con potere inscindibile e irrevocabile. ... Un
vero Stato deve essere retto da un monarca assoluto, ma
non dispotico.

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