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LA CIVILTA’ UMANISTICO-RINASCIMENTALE

-Le coordinate storiche:


La nascita e lo sviluppo della civiltà rinascimentale del 400-500 si accompagnano a
determina avvenimen storici: il ra orzamento delle monarchie europee, le
scoperte geogra che, l’invenzione della stampa e della polvere da sparo, e il
protestantesimo. Tu o ciò porta all’a ermazione degli sta sul piano poli co e
all’ascesa della borghesia mercan le. Tramontano le grandi potenze del papato e
dell’impero e si crea una forte frammentazione geo-poli ca, in Europa con i regni e
in Italia con gli sta regionali, inizia un duello epocale tra Francia e Spagna. In Italia le
signorie diventano principa , ostacolando il processo di uni cazione poli ca della
penisola, rendendo però l’Italia più indifesa davan alle mire espansionis che di
Francia e Spagna; tanto che dopo la pace di Cateau-Cambresis (1559) l’Italia è quasi
completamente dominio spagnolo e conosce un forte periodo di decadenza. Sul
piano sociale ed economico si a ermano una civiltà urbana e una economica aperta.
L’espansione dell'economia è incarnata da una borghesia industriosa. Questa
borghesia è forte sopra u o in Italia dove le banche nanziano, principi di tu a
l’Europa. Nella seconda metà del 400 e in tu o il 300 l'economia italiana però
subisce un arresto, causato dalla caduta di Costan nopoli e dalle scoperte
geogra che, che spostano l'asse del commercio dal Mediterraneo all' Atlan co.
-Il rapporto con il Medioevo:
La cultura umanis co-rinascimentale è nata grazie a nuove condizioni mentali e
sociali favorevoli, derivan dalla nascita della civiltà urbano-borghese. Questo
legame ha spinto alcuni studiosi ad a ermare la con nuità tra Medioevo e
Rinascimento, annullando la speci cità culturale e loso ca di quest'ul mo rispe o
al primo. Sebbene nei comuni si formino nuove scale di valori, ques sono
subordina alla mentalità loso co-religiosa, pertanto non promuovono una cultura
an te ca a quella delle scuole. C’è uno sfasamento tra il piano pra co della vita
vissuta e quello ideale e e co; che portano alcune personalità ad un forte dissidio
interiore che sfocia nella loso a del Limbo, a metà strada tra i valori medievali e la
nuova dignità dell’uomo. L'Umanesimo rinascimentale è elaborazione di una nuova
cultura che si ada a al mutato a eggiamento dell’uomo davan alla vita e al mondo
Questa cultura cerca di interpretare loso camente i propri cambiamen stru urali,
in virtù di una visione globale dell’uomo. Si ha un abbandono della cultura delle
scuole, incapace di ada arsi alla speculazione sull’aldiquà e come modelli principali
vengono scel quelli dell’an ca classicità.
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-L’intelle uale laico e i nuovi luoghi della cultura:
La chiesa perde e predominio della cultura che passa nelle mani dei laici. In un primo
momento gli umanis erano membri della classe dirigente, poi divennero specialis
della penna di varia estrazione sociale al servizio di signori e mercan , che
promuovevano il fenomeno del mecena smo, non solo per l’amore della cultura ma
anche per mo vi di pres gio, perciò luoghi come Firenze, Napoli, Roma, Ferrara,
Mantova e Rimini divennero centri intelle uali. I principali luoghi della cultura sono
le scuole private delle ar liberali e l’accademia, sul modello di quella Ateniese di
Platone e di altre ellenis che: *esempio* l’Accademia Platonica di Firenze guidata da
Ficino. Ques centri di incontro diventano fondamentali nell’elaborazione e
di usione della cultura e si oppongono alle università pre amente scolas che.
-Il pubblico:
Mol studiosi hanno ritenuto la cultura rinascimentale elitaria e ciò fu accentuato
dall’uso del la no come lingua della cultura. Questa deve pero essere interpretata
come una scelta progressista che si allontana sa dal volgare sia dal la no medievale
per avvicinarsi alla lingua dei classici; inoltre l'uso del la no favoriva lo scambio della
cultura a livello internazionale. La nuova civiltà borghese aumenta la cerchia di
des natari della cultura; la stampa favorisce una grande di usione di dee; pur
rimanendo un privilegio dei benestan , rispe o al Medioevo la cultura coinvolge un
maggior numero di persone.
-Ritorno al principio:
Studi avvenu nel 900 hanno dimostrato l’origine religiosa del conce o di rinascita.
Se nel medioevo questo alludeva a un rinnovamento spirituale dell'uomo, citato nel
Vangelo di Giovanni e nelle le ere Paoline, nel Rinascimento questo assume il più
ampio signi cato di rinnovamento dell'uomo nei suoi rappor con sé stesso, il
mondo e Dio. Il mezzo per tale rinnovamento era il ritorno al principio che nel
Medioevo aveva connota religiosi e veniva inteso come ritorno a Dio e
adempimento del des no dell'uomo. Alcuni studiosi rinascimentali, come
neoplatonici e Lutero, mantengono questa interpretazione. Nel Rinascimento però il
ritorno al principio assume connota più laici, e viene inteso come ritorno a una
speci ca situazione del passato della civiltà. Machiavelli ad esempio lo intende come
ritorno alle comunità an che. Un'altra interpretazione del ritorno al principio è
quella del ritorno alla natura, forza vivi catrice delle cose, che sarà il centro della
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speculazione dei loso naturalis del 300. Comunque inteso, il principio è ciò che
garan sce la riforma dell'uomo e del suo mondo, res tuendoli alla loro dimensione
o male.
-L’Umanesimo come aspe o essenziale del Rinascimento:
I conce storiogra ci di Umanesimo e Rinascimento = Per lungo tempo i termini
Umanesimo e Rinascimento sono sta u lizza come sinonimi. Nella metà dell'800
Georg Voigt e Jacob Burckhardt li dis nsero ne amente: individuarono
nell’Umanesimo un momento lologico-le erario incentrato sugli studi umanis ci e
classici, e nel Rinascimento un momento loso co-scien co incentrato su una
nuova concezione dell'uomo, della natura e di Dio. Nel 900 il lologo Burdach,
riavvicinò i due termini individuando l'Umanesimo come una prima fase del
Rinascimento. Mentre Voigt e Burckhardt consideravano l'Umanesimo una causa del
Rinascimento, Burdach vedeva l'Umanesimo come un e e o del Rinascimento, e ciò
portò anche a mutarne la concezione storica, poiché il Rinascimento non venne più
relegato al solo 500, ma a tu o il 400 e 500.
-La concezione rinascimentale dell’uomo:
L’uomo come arte ce di sé stesso = L’a ermazione emblema ca della cultura
rinascimentale è “homo Faber Ipsus sfortune”, l’uomo è fabbro della propria fortuna:
si intende dire che la preroga va dell’essere umano risiede nella possibilità di
forgiare se stesso e il proprio des no. Nell’orazione “de hominis dignitate” Pico
della Mirandola presenta l’uomo come un essere che è in grado di proge are se
stesso. La fra ura con il medioevo è evidente, ora l’uomo deve costruire e
conquistare da sé il proprio posto nel mondo.
L’uomo Dio e la libertà = La concezione dell’uomo come sogge o del proprio des no
nel Rinascimento coesiste con la concezione religiosa dell’uomo plasmatore a
immagine del Dio-creatore, quindi non c’è l’alterna va, c’è uno spirito maggiormente
antropocentrico rispe o allo spirito teocentrico del medioevo. Analogamente la
celebrazione della libertà umana non esclude la consapevolezza dei propri limi : i
rinascimentali pur ritenendo che l’uomo è arte ce del proprio des no, erano
consapevoli di essere sogge a forze esterne, Pur non annullando la libertà umana,
la circoscrivono.
Il ri uto dell’asce smo medievale = La celebrazione del valore dell’uomo si
concre zza nella visione dell’uomo come microcosmo, cioè come sintesi vivente del
tu o e centro del mondo, cioè la creatura in cui si concentrano le varie
cara eris che degli en del mondo. La difesa della dignità dell’uomo si collega al
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ri uto della vita asce ca e contempla va, in favore della vita a va perché i
rinascimentali non vedono l’uomo come pellegrino di passaggio nel mondo verso
l’aldilà, ma come essere profondamente radicato nella terra e da qui deriva la
tendenza a so olineare sopra u o l’Aldiqua. Dall’elogio alla vita a va deriva la
celebrazione della gioia e del piacere e il ritorno all’ eudamonia, cioè la felicità come
realizzazione armonica e completa delle possibilità umane. in ne si riconosce il
valore del denaro visto come elemento indispensabile.
La concezione rinascimentale della storia= Nell’Umanesimo si dà molta più
importanza alla prospe va storica, totalmente ignorata nel Medioevo che si
con gura come un ripris namento della sapienza degli an chi. Nel Medioevo, infa ,
il mondo an co veniva assimilato a sé e interpretato secondo i propri paradigmi
conce uali, non dando importanza alla dimensione spazio-temporale delle gure e
delle do rine che, quindi, apparivano in una sfera senza tempo. L’Umanesimo,
invece, vuole ritornare alle auten che do rine del “vero” Aristotele e del “vero”
Platone, liberandole da tu e le interpretazioni dei “barbari” medievali. Da qui:
- La difesa dell’auten cità originaria della lingua classica;
- La lo a contro le falsi cazioni;
- Il tenta vo di comprendere le era , loso , ecc. in riferimento al proprio
mondo di appartenenza.
Quindi l’Umanesimo, a raverso la prospe va storica, dà importanza all’individualità
degli ogge e vede la civiltà come la “linea della con nuità”. Da qui deriva l’idea di
una supremazia dei moderni sugli an chi e della verità come “ glia del tempo”: i
moderni, per esperienza e capacità, sono superiori agli an chi e quindi ci sarà un
con nuo progresso della specie umana.
Il naturalismo rinascimentale= Il naturalismo rinascimentale non implica il fa o che
non ci sia nulla al di là della natura ma, piu osto vuole so olineare che per i
rinascimentali:
- L’uomo è un essere naturale e non un “ospite” provvisorio della natura;
- La natura stessa non è l’ombra sbiadita di un mondo ideale ma una realtà
piena, cos tuita da forze vitali di cui è partecipe anche l’uomo e nel quale si
incarna la potenza di Dio;
- L’uomo, in quanto essere naturale, ha interesse e capacità di studiare la
natura.
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Il naturalismo rinascimentale si concre zzerà poi con la magia e la loso a della
natura in Telesio e Bruno.

-Il Rinascimento tra medioevo e età moderna:


Il problema del rapporto tra Rinascimento e medioevo è ancora un punto
fondamentale nel diba to storiogra co. Ci sono però diverse teorie:
1) teoria classica propria dei rinascimentali stessi: è l’idea di una fra ura tra le due
età, teoria portata avan da illuminis a favore del Rinascimento e dai roman ci a
favore del medioevo. Burekhardt nella seconda metà dell’o ocento riteneva che il
medioevo (trascendente, più centrico e universalità) fosse diametralmente opposto
al Rinascimento (immanente auto policentrico, individualista).
2) teoria della con nuità;
-Laicizzazione e autonomizzazione del potere:
Nel Rinascimento abbiamo una nuova concezione del sapere e delle discipline che lo
accompagnano. Nel medioevo l’universalismo fu fondamentale: la lingua era unitaria
E sovranazionali così come l’impero e la chiesa. L’Unità era un’illusione contro i
par colarismi delle lo e feudali e delle diverse do rine loso che e cris ane.
Questa universalità si ri e eva anche nel sapere tu o incentrato intorno alla
teologia della quale le altre discipline erano ancelle, per dimostrare la verità della
fede, quindi il medioevo aveva un potere gerarchico con la teologia in cima. Invece,
nel Rinascimento dopo la ro ura dell’unità poli ca si ha una ro ura della cultura
enciclopedica e teologica e un processo di laicizzazione del sapere che parla a una
maggiore autonomia e libertà opera va delle singole discipline. Ciò però non implica
un cara ere autocris ano della cultura rinascimentale non solo perché gli uomini del
Rinascimento non potevano cancellare i secoli di cultura europea ma anche perché
erano conquiste religiose e in ne a so olineare il divino presente nell’uomo e nel
mondo.
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MONTAIGNE
I saggi (essais) del losofo francese Montaigne cos tuiscono lezione compiuta del
moto di rinnovamento rinascimentale. Il tolo Essais vuol dire esperienze; infa il
ne dell’opera di Montaigne è di me ere alla prova le esperienze rintracciate nei
tes dei loso an chi e moderni in relazione alle proprie esperienze. Dunque
Montaigne vuole raggiungere la conoscenza della natura umana me endo a
confronto le proprie esperienze con quelle altrui. Per Montaigne conoscere la natura
umana è un compito che non si conclude mai, la vita è un esperimento con nuo e
inesauribile. A di erenza degli umanis che credevano di essere del tu o arte ci del
proprio des no, non c’è non riconosce L’incertezza e la stabilità dell’esistenza
umana. Montaigne cri ca ogni tenta vo da parte dell’uomo di evasione dai propri
limi e di lamento circa la propria condizione; l’uomo deve acce are serenamente la
propria miserabile condizione e non deve pretendere di essere più che uomo.
La morte è un elemento cos tu vo della condizione umana e si mescola con la
nostra vita, perché la sua necessità si impone sul nostro spirito, quindi colui che
insegna agli uomini a morire, insegna loro a vivere, ma questo insegnamento
escluderà la paura della morte, poiché l’uomo sa che la sua vita è des nata a
terminare e non pochi discorsi a perderla senza rimpianto.
Per Montaigne lo stoicismo e lo sce cismo perme ono all’uomo di realizzare la
propria libertà spirituale; dallo stoicismo si a nge la consapevolezza della propria
dipendenza dalle cose, dallo sce cismo si ricava il misto per liberarsi dalla
presunzione di sapere. Lo sce cismo porta montagne a soppesare tu o ciò che è
auten co possesso dell’uomo a par re dalla conoscenza sensibile, base fondamento
di ogni nostro sapere. Ma la conoscenza sensibile per dis nguere le apparenze vere
da quelle false, non esiste nessun modo per confutare le nostre percezioni sensibili
con le cose che le producono e quindi nessun modo di acce arne la verità, e poiché
sensibile e alla base di ogni altra conoscenza, il sapere umano è des nato
all’inconcludenza.
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PLATONISMO E ARISTOTELISMO RINASCIMENTALI
-Platonismo:
Nell'Umanesimo si ha una riscoperta del platonismo che si concre zza nel
platonismo rinascimentale che si sviluppa nell'accademia, sopra u o quella
oren na di Ficino. I mo vi di tale ritorno a Platone furono vari, egli era considerato:
1) La gura più a ascinante di tu a la classicità;
2) L'antagonista di Aristotele e conseguenzialmente della loso a socra ca;
3) Il Pensatore che con un losofare aperto era riuscito a esprimere
l'inquietudine dell'uomo;
4) Il Pensatore più vicino allo spirito religioso del Cris anesimo.
La di usione dei primi tes trado di Platone ad opera di Leonardo Bruni e Marsilio
Ficino, l'a usso di do orientali e e di cultura e lingua greca, a causa della caduta
di Costan nopoli, e l’unione della chiesa greca e la na con il Concilio di Firenze,
contribuirono alla di usione del platonismo.
Il Rinascimento, pur avendo a disposizione i tes , fu ben lontano dal conoscere il
volto auten co di Platone, il platonismo rinascimentale fu una forma rielaborata e
Cris aneggiante del neoplatonismo.
-Aristotelismo:
Lo sviluppo delle Accademie non determinò la ne delle università, all'interno delle
quali andò a svilupparsi l'aristotelismo cara erizzato da una tendenza an scolas ca.
Il centro geogra co dell'aristotelismo era Padova. Gli aristotelici del Rinascimento si
divisero in Alessandris e Averrois :
1) Gli Alessandris rifacendosi ad Alessandro di Afrodisia collocavano l'intelle o
passivo teorizzato da Aristotele nel singolo uomo e lo ritenevano mortale,
essendo l'anima una fusione dell’organismo, e non sopravvivendo niente alla
morte del corpo; mentre l'intelle o a vo iden cato con Dio è immortale;
2) Gli Averrois individuarono Un unico intelle o (a vo e passivo) separato dai
singoli individui e immortale.
Entrambe le corren arrivarono a me ere in discussione l'immortalità dell'anima,
presentavano la stessa mentalità naturalista-razionalista, si occuparono entrambe di
gnoseologia del problema dell'anima e della dignità dell’uomo. In entrambe c'è una
forte separazione tra fede e verità, collegata alla do rina della doppia verità, che
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suggerisce che un'idea può essere più probabile secondo la ragione, nonostante per
la fede sia più a endibile quello opposta.
Quindi l'aristotelismo rinascimentale contribuì a indirizzare la ricerca loso ca sulla
natura, e difese i diri della ragione. Tu avia l'aristotelismo rinascimentale ha dei
limi : dando per certa la do rina di Aristotele, gli studiosi rinascimentali tendevano
a spiegare la realtà mediante nozioni meta siche restando lega a una concezione
qualita va del mondo. In secondo luogo a causa dell’appello Ipse Dixit di Aristotele,
l'aristotelismo nì per so ome ere l'indagine stessa all'autorità culturale del
maestro.
-La disputa tra platonici e aristotelici:
Mentre i platonici aspiravano a una rinascita religiosa, gli aristotelici aspiravano alla
rinascita della ricerca razionale.
Pensatori platonici (Cusano, Ficino):
Esponente del pensiero platonico fu Cusano punto dato accusa, studio in Germania
e a Padova e morì a Todi. La sua opera più importante e la “Do a Ignoranza”.
La Do a ignoranza tra a della conoscenza, possibile solo quando c'è proporzione tra
ciò che si vuole conoscere e ciò che già si conosce; quando tale proporzione non c'è
virgola Non resta che dichiarare la propria ignoranza, che sarà do a perché
consapevole. La conoscenza umana non coinciderà mai con la verità assoluta e con
Dio perché non c'è proporzione tra L'in nito di Dio e il nito della nostra conoscenza.
Dio è concepito come una “coinciden a oppositorum”, cioè unità di tu e le
determinazioni opposte della realtà.
Dalla do rina della do a ignoranza Cusano ricava anche una nuova concezione sica
del mondo:
1) Nega la divisione aristotelica tra sostanza celeste e sostanza terrestre, tu e le
par del mondo hanno lo stesso valore Ma nessuno raggiunge la perfezione,
propria solo di Dio;
2) Il mondo ha il centro dappertu o e circonferenza in nessun luogo, quindi non
ha con ni, ma non ha l'in nità propria solo di Dio. La terra non è il centro del
mondo. La terra, come il sole, è una stella, anche nelle altre stelle ci
potrebbero essere esseri viven . I nuovi even che si veri cano nel mondo
fanno sì che i corpi pesan tendono verso la Terra i colpi leggeri verso l'alto.
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Cusano in ne riprende la teoria dell’impetus che nega l'idea aristotelica secondo la
quale il motore deve accompagnare il mobile nella traie oria, riconoscendo il
principio di inerzia: per Cusano un corpo preserva il proprio movimento nché non
incontra un ostacolo.
Il maggiore pensatore platonico e Marsilio Ficino: nasce a Firenze, traduce tes
platonici in la no, commenta le “Enneadi” di Plo no e scrive le “Epistole” e una
“Teologia Platonica”.
Ficino fondò l'accademia platonica oren na della quale si accentua l'aspe o
religioso e mis co del platonismo; i seguaci dell'accademia ritenevano che il sapere
platonico derivasse da Mosè se non da prima, quindi individuavano il ritorno al
platonismo come il ritorno alla Sapienza religiosa più an ca del genere umano.
Ficino individua quindi un’unione profonda tra loso a e religione.
Ficino nella realtà dis ngue 5 categorie decrescen di perfezione: Dio, gli angeli,
l’anima, le qualità e il corpo.
L'anima si trova nel mezzo del processo di ascesa dal corpo a Dio e viceversa, quindi
essa è il modo vivente della creazione.
La mediazione dell'anima si esprime con l'essere, la forza che armoniosamente
unisce le diverse par della creazione, grazie alla quale l'universo lentamente esce
dal caos e tende verso Dio, e Dio si prende cura del mondo.
Il platonismo rinascimentale ripete lo schema neoplatonico per so olineare la
fusione centrale dell'uomo come mediatore.
Pensatori aristotelici (Pomponazzi):
Pomponazzi, fondatore degli Alessandris , fu il più famoso aristotelico del
Rinascimento, il suo scri o più importante è “sull'immortalità dell'anima”.
Il suo obie vo era quello di mostrare che il mondo è re o da un ordine razionale è
necessario, rifacendosi al pensiero di Aristotele, escludendo l'intervento di dire o
Dio e di altri poteri soprannaturali. Nell'opera “gli incantamen ” egli non nega la
realtà di fa straordinari o miracolosi, ma li ri ene tali non perché vadano contro
natura, ma perché avvengono raramente, si riconducono all'ordine del creato e
all’azione degli astri, che mediano l’ azione di Dio sul mondo. In quest'ordine deve
essere compresa la storia degli uomini.
Il sorgere di una religione è cara erizzato da oracoli, miracoli e profezie, e quando
ques diminuiscono è il segnale che questa religione sta nendo; è questo il caso
del Cris anesimo per Pomponazzi.
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Lo scri o “Sull'immortalità dell'anima” vuole porre l’a vità spirituale umana in
quell'ordine necessario del mondo. Inoltre Pomponazzi a erma che l'anima umana
non può esistere senza il corpo: l'anima intelle va ha bisogno del corpo solo come
ogge o; mentre l'intelligenza angelica, che non sarà mai proprio dell'uomo, non ha
bisogno del corpo né come sogge o è come ogge o. E se l'anima umana è
inseparabile dal corpo, la sua immortalità diventa dubbia e indimostrabile.
*La vita morale dell'uomo non si annulla, perché è garan ta dalla natura dell'anima
stessa. Il fa o che non ci siano premi o cas ghi nell'oltretomba, non vuol dire che la
virtù non abbia un premio è che il vizio non abbia un cas go. Il premio della virtù è la
virtù stessa, che rende l'uomo felice; il cas go del Vizio è il vizio stesso che rende
l'uomo misero e infelice: così la vita morale rientra nell'ordine naturale delle cose.
Queste conclusioni loso che vanno contro il dogma religioso dell'immortalità
dell'anima, ma a lungo la do rina di Pomponazzi è stata interpretata come una
do rina della doppia verità. In un'altra opera egli a ronta il problema della
Conciliazione tra la libertà umana da una parte, e la predes nazione e
predeterminazione divina dall’altra. Egli a erma che la libertà umana è coinciliabile
con la prescienza ma non con l'onnipotenza Divina. Egli a erma che la do rina più
a endibile è quella storica che amme e il fato, e che il bene il male concorrono
insieme alla compiutezza dell'universo.

RINASCIMENTO E NATURA
-L’interesse per il mondo naturale:
La rinascita dell’uomo è la rinascita dell’uomo nel mondo. L’uomo è parte del mondo
ed è parte della natura media, che è a metà strada tra creature inferiori e superiori.
Questa concezione accomuna i pensatori rinascimentali ed espone la consapevolezza
di esistere nel mondo in modo essenziale e di poter usare la propria posizione
privilegiata per fare del mondo il proprio regno. Nel Rinascimento l’indagine naturale
è considerata uno strumento necessario per il raggiungimento ni umani e non più
una fuga dell’uomo dalla propria interiorità. Nell’indagine naturale si dis nguono la
magia e la loso a della natura. La magia rinascimentale è cara erizzata da due
presuppos :
1) La consapevolezza dell’animazione della natura, mossa da forze simili a quelle
che cara erizzano l’uomo;
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2) La convinzione che l’uomo possa dominare tali forze con lusinghe e
incantesimi.
Da ciò la magia va in cerca di formule e procedimen miracolosi. La loso a naturale
invece abbandona il secondo presupposto della magia, ma con nua a vedere la
natura come totalità vivente, re a da princìpi propri che la loso a deve scoprire. Si
rinuncia alla pretesa di penetrare d’assalto nei misteri naturali, anzi si nega
l’esistenza di tali misteri e c’è un distacco dalla magia e dalla loso a aristotelica.
-TELESIO:
La spiegazione della natura: Telesio considera la natura un mondo re o da princìpi
propri e che può essere spiegato solo grazie a tali princìpi, escludendo qualsiasi
intervento meta sico. L’uomo è egli stesso parte della natura, quindi la sensibilità è
autorivelazione della natura a quella parte di sé che è l’uomo. Telesio ri ene che la
natura debba essere spiegata mediante le due forze principali che agiscono in essa:
1) Il caldo che ha sede nel Sole, dilata le cose, le rende leggere e ada e al
movimento;
2) Il freddo che ha sede nella Terra, condensa le cose, le rende pesan e
immobili.
Queste due forze incorporee hanno bisogno di massa corporea, provvista di inerzia e
questa massa è il terzo principio naturale, che può subire l’azione dei primi due.
A nché caldo e freddo interagiscano tra di loro, dando vita agli en , è necessario
che abbiano sensibilità, ossia che possano sen re la loro azione e quella dell’altro
principio, e ciò vuol dire che tu o il mondo naturale è vivo e sensibile. Telesio ri ene
che solo il Sole e la Terra siano elemen originari, mentre acqua e aria derivano dalla
composizione dei primi due. La sica di Telesio è di po qualita vo, ma egli avverte
l’esigenza di un’analisi quan ta va per determinare la quan tà di calore necessaria
per produrre i singoli e e naturali; solo con questa conoscenza l’uomo potrà
essere sapiente e potente e potrà avere il controllo delle forze naturali. Alla sica
aristotelica, Telesio cri ca il ruolo di primo motore immobile dato a Dio; egli ri ene
che l’azione di Dio non può essere rido a solo a spiegare l’origine del movimento:
Dio è principio della conservazione di tu gli esseri naturali e garante dell’ordine e
dell’autonomia della natura. Telesio quindi riprende il primo principio della magia,
secondo cui la natura è animata, ma ne a erma l’ogge vità e l’autonomia, ge ando
la base per scienza moderna.
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La concezione dell’uomo: Per Telesio l’intera conoscenza umana è riconducibile alla
sensibilità; l’anima è un prodo o naturale, a raverso il quale l’uomo si riconne e
alla natura. Ogni sensazione è prodo a da un conta o tra l’anima e le cose esterne e
consiste nella percezione che se ne ha, cioè la coscienza. Alla sensibilità si ricollega
anche l’intelligenza, che consiste nell’estendere a cose non ancora percepite le
qualità che l’anima ha già percepito nelle cose di cui ha già fa o esperienza. Anche la
vita morale dell’uomo è riconducibile a principi mutevoli; si prova piacere per tu o
ciò che aiuta a conservare e dolore per tu o ciò che danneggia. Telesio riesce a
ricondurre la vita naturale e morale dell’uomo a princìpi naturali, ma non riesce a
fare altre anto per la vita religiosa, che aspira a un bene che non è conosciuto dai
sensi. Il sogge o della vita religiosa è un’anima infusa dire amente da Dio che non
condiziona la vita intelle uale e morale dell’uomo, ma ne in uenza la libertà: la
scelta tra il bene materiale e il bene soprannaturale.
-BRUNO:
Si ricollega a elemen del neoplatonismo e della magia, il suo naturalismo è una
religione della natura. Nacque in Campania e crebbe come ragazzo prodigio. A 18
anni i primi dubbi sulla religione cris ana lo contrapposero all’ambiente
ecclesias co, visse a Ginevra, Tolosa, Parigi e insegnò in Inghilterra, ritornò a Parigi e
poi andò in Germania. Acce ò l’invito da un patrizio veneziano, dal quale venne
denunciato per eresia, e ricorse alla do rina della doppia verità, venne trasferito a
Roma per essere giudicato, ma non rinnegando le sue idee venne tenuto prigioniero
per 7 anni. Nel 1600 venne arso vivo.
L’amore per la vita e la religione della natura: L’amore per la vita gli rese
insopportabile il chiostro e gli fece nutrire odio per tu coloro che facevano della
cultura un’esercitazione libresca, gli fece nascere l’amore per la natura, che per
Bruno si esaltò in un impeto libero e religioso, che trova espressione nella poesia.
Dalla concezione della natura come viva e animata deriva la predisposizione per la
magia, fondandola sul panpsichismo universale e deriva l’uso della mnemotecnica
per prendere d’assalto i princìpi naturali al contrario dell’indagine lenta di Telesio.
Rapporto con la religione: Bruno considera la religione un insieme di credenze
ripugnante e assurdo, contrario alla ragione e alla natura. Nemmeno il cris anesimo
riformato si salva, perché favorisce la discordia tra i popoli. La forma di religiosità che
apprezza è quella dei teologi, il losofare che egli stesso pra ca. Bruno fa sua l’idea
di una sapienza originaria, tramandata da Mosè no ai loso contemporanei. Egli
amme e la possibilità di rivedere quel sapere in alcuni pun . Egli si rifà ai
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presocra ci. Bruno parla di Dio in due modi, come mente al di sopra di tu o (mens
super omnia) e come mente presente in tu e le cose (mens insita omnibus):
1) Dio come mens super omina è fuori dal cosmo e dalla portata delle capacità
razionali dell’uomo. Riferendosi al conce o neoplatonico dell’inconoscibilità di
Dio, questo non può che essere ogge o di fede e di lui ci parla solo la
rivelazione;
2) Dio come mens insita omnibus è immanente e accessibile alla ragione umana
in quanto presente in tu e le cose, dio è anima del mondo, che opera tramite
l’intelle o universale (insieme di tu e le idee), che plasma la materia
speci candola negli esseri del mondo. Dio è causa e principio dell’essere, in
quanto è energia produ rice del cosmo e elemento cos tu vo delle cose.
L’universo è un organismo dotato di un’unica forma e di un’unica materia:
l’unica forma è Dio, l’unica materia è la massa corporea del mondo, plasmata
dalla forma.
Per Bruno la materia:
1) Non è pura potenza o possibilità, perché non riceve le forme dall’esterno, ma
le ha già in sé;
2) Non è separata dalla forma, ma è un tu ’uno con questa.
Nel conce o di mens super omnia alcuni hanno individuato un residuo medievale,
altri hanno invece visto una sorta di doppia verità e altri ancora una convinzione
sincera, derivante dallo schema neoplatonico per cui l’Uno pur essendo presente nel
mondo è allo stesso tempo superiore a esso, nonostante ciò questo schema assume
cara eris che panteis che.
L’universo: Riprendendo la tesi di Cusano a erma che in Dio coincidono gli oppos .
L’a ributo fondamentale dell’universo è l’in nità, tema che avvicina Bruno alla
rivoluzione astronomica moderna, andando contro la concezione aristotelica.
L’e ca eroica: La natura è il tema e lo scopo della speculazione di Bruno. Simbolo di
questa prospe va è il mito di A eone esposto negli Eroici Furori: durante una
ba uta di caccia A eone sorprese Artemide nuda mentre faceva il bagno, la dea
dopo averlo scoperto lo trasformò in cervo costringendolo a fuggire dai suoi stessi
cani che poi lo uccisero. A eone è metafora dell’anima umana che andando in cerca
della natura diventa essa stessa natura. Per Bruno l’uomo può raggiungere Dio solo
a raverso l’eros, l’eroico furore è per Bruno ciò che è l’amore per Platone, poiché
l’uomo va in cerca dell’in nito che può innalzarlo al di sopra dei bassi furori e unirlo
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alla natura di cui egli stesso fa parte. L’iden carsi dell’uomo con la natura riguarda
anche il campo morale, Bruno è a favore di una morale a vis ca che esalta la fa ca,
l’ingegnosità e il lavoro e di conseguenza cri ca il mito dell’età dell’oro. Per Bruno la
contemplazione di Dio non è ne a sé stessa, ma rappresenta un incen vo a fare
come Dio. Il losofare di Bruno è aristocra co, infa divide l’umanità in due schiere:
coloro che possono accedere alla loso a e i rozzi popoli.

LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA
La rivoluzione scien ca è la nascita della Scienza moderna, cronologicamente posta
tra la data di pubblicazione di “Le rivoluzioni dei corpi celes ” di Copernico e quello
de “I principi matema ci di loso a naturale” di Newton.
In questo contesto si assiste a un processo di laicizzazione della cultura, e di
formazione del pensiero scien co. Nasce un nuovo modo di concepire la natura e
di intendere lo studio. In questo periodo nascono due principali concezioni:
1) La natura viene vista come ordine ogge vo di relazioni governate da leggi;
2) La scienza viene vista come sapere sperimentale matema co è
ogge vamente valido.
La natura viene vista come ordine causale perché tu o è il risultato di cause ben
precise; delle qua ro cause di Aristotele è scien camente ammissibile solo la causa
e ciente, cioè l'insieme delle forze che producono un fa o. La
scienza è concepita come un sapere sperimentale perché si basa sull'osservazione
dei fa Quindi “esperienza=esperimento”. La scienza è un sapere matema co
fondato sul calcolo è la misura, quindi la quan cazione è una delle condizioni
imprescindibili dello studio della natura. la scienza deve essere un sapere pubblico è
universale quindi accessibile a tu . Quindi lo scopo della scienza è la conoscenza
ogge va della natura e delle sue leggi.
-Premesse storiche sociali e culturali:
Alcune condizioni storiche, economiche, sociali e culturali, hanno fornito l'avvento
della rivoluzione scien ca.
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Scienza e società: la cos tuzione degli Sta ci adini e nazionali produce un sistema
di vita più complesso e dinamico. L'unione tra scienza e società moderna passa
a raverso le nuove esigenze tecniche, che fungono da s molo per la creazione e la
di usione di un sapere ogge vo. Gli ar giani iniziano ad appellarsi a studiosi in
possesso di nozioni matema co- siche, e viceversa. quindi si crea un’alleanza tra
tecnici e scienzia che porta al superamento della distanza tra scienza pura e
applicazione tecnica.

Scienza e rinascimento: la cultura tardo-scolas ca e quella rinascimentale


rappresentano le basi della rivoluzione scien ca. Guglielmo di Ockham aveva
cri cato la sica aristotelica, e promosso una mentalità indirizzata all'indagine
naturalis ca. E alcuni studiosi l'hanno addiri ura guardato come il fondatore della
Scienza moderna che in verità è nata nel rinascimento grazie alla laicizzazione della
cultura, alla libertà della ricerca intelle uale, e sopra u o grazie al ritorno
dell'An co, le traduzioni di opere dell'auten cità che rivelarono do rine trascurate
per secoli come l'atomismo di Democrito, l’eliocentrismo di Pitagora e gli studi di
Archimede. Il Rinascimento aveva posto le condizioni mentali di fondo per lo
sviluppo dell'indagine naturalis ca:
1. l'aristotelismo rinascimentale aveva promosso l'uso della ragione è elaborato
il conce o di ordine naturale e immutabile;
2. Telesio aveva chiarito che i principi del mondo sico sono principi sensibili,
arrivando a una spiegazione della natura per mezzo della natura;
3. la magia aveva an cipato il conce o del cara ere a ve opera vo del sapere.
IL Rinascimento ritornando al platonismo e al pitagorismo o rì la convinzione che la
natura è scri a in termini geometrici.
Scienza e scienzia : è necessario riconoscere all'origine della Scienza moderna il
lavoro di Scienzia operan all'interno di speci che circostanze storico- culturali. Ad
eccezione di astronomi e matema ci di corte, gli scienzia non sono tali di mes ere,
ma individui che conducono ricerche scien che, accanto alla loro occupazione
professionale; o benestan che non avendo limitazioni economiche possono
dedicarsi alle ricerche; gli scienzia si riunivano nelle accademie scien che.

Le forze os li alla scienza moderna: La scienza moderna si è dovuta opporre alla


tradizione culturale, alle autorità ecclesias che e ai sostenitori delle Scienze occulte.
La cultura u ciale si sen va minacciata dalla nuova scienza perché essa me eva in
discussione teorie cosmologiche siche no ad allora certe; proponeva uno schema
teorico an nalis co e an essenzialis co punto e, e svuotava di senso ogni dogma
intelle uale del passato. I teologi e i prela della Chiesa vedevano cadere la visione
cosmologica la base della propria do rina; vedevano messe in discussione non solo
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l'autorità di Aristotele ma anche le parole della Bibbia; i teologi erano messi in crisi
anche dal nuovo metodo, che appariva ere co. I maghi andavano contro l'ideale di
un sapere pubblico e non più occulto; mentre gli astrologi si vedevano contestate le
credenze cosmologiche pre-copernicane punto però la nuova scienza nì per
imporsi.

-La rivoluzione astronomica e la nuova loso a dell’in nito:


La rivoluzione astronomica ha contribuito al passaggio dall'età an co-medievale a
quella moderna. Si crede che questa sia iniziata con Copernico, quando in verità
risale perlopiù a Giordano Bruno. È anche un appassionante avvenimento loso co.
L’universo degli an chi e dei medievali:
La rivoluzione astronomica ha contribuito ad abbandonare la visione del mondo
aristotelica tolemaica che aveva come cara eri principali:
1) Era unico;
2) Era chiuso, e immaginato come una sfera limitata dal cielo delle stelle sse;
3) Era nito, era fa o di sfere concentriche ed era geocentrico;
4) Era di erenziato qualita vamente in due zone cosmiche: quella perfe a dei cieli,
de a mondo sopralunare, e quelle perfe a, de o mondo sublunare.
Questo sistema del mondo era quello descri o anche all'interno della Bibbia.
Dal mondo chiuso all’universo aperto:
Il secondo momento della rivoluzione astronomica è opera di Giordano Bruno;
l'universo di Copernico era ancora considerato nito.
L’in nità dell’universo: l'idea dell'in nità dei mondi nata con i Greci, propugnata da
Democrito e difesa da Lucrezio, fu spinta dalla corrente u ciale della scienza greca.
Il Medioevo aveva eliminato ogni immagine astronomica contraria a quella della
chiesa. La prima a ermazione dell'in nità del mondo è di Cusano, però il suo Cosmo
è “interminato” e anche lontano dalla concezione moderna. Ma il vero e proprio
a ermatore di questa idea è Giordano Bruno che enunciò anche i mo vi che la
resero acce abile per il grande pubblico.
Astronomia e loso a in Bruno: Bruno arriva a una nuova visione dell’universo,
alimentata dal copernicanesimo, “se la Terra è un pianeta che gira intorno al sole, le
stelle potrebbero essere immobili soli circonda dai rispe vi piane ”, quindi
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l'universo potrebbe ospitare un numero illimitato di stelle dei rispe vi mondi. Per
Bruno immaginazione, astronomia e Filoso a formano un tu 'uno, da cui nasce
l'idea dell'in nità dell'universo.
Le tesi di Bruno: le sue tesi più rivoluzionarie sono tre:
1) L'abba mento delle Mura esterne del cosmo, in quanto l'universo è aperto in
ogni direzione;
2) L’ammissione della pluralità dei mondi e la loro ospitalità, ciò implica la
mol plicazione all'in nito dei corpi;
3) L’ iden tà di stru ura tra cielo e terra; implica il superamento del dualismo
astronomico tolemaico, che divide il mondo in una parte più mobile e una meno
mobile;
4) La geometrizzazione dello spazio cosmico, che è omogeneo, in nito e a-centrico;
5) L'in nità dell'universo; questa tesi in realtà è la prima e sta alla base di tu e le
altre.
La fredda accoglienza delle tesi Bruniane: Bruno parte da intuizioni extra
scien che per approdare a risulta nuovi e radicali. Gli astronomi del tempo
acce arono freddamente le tesi di Bruno che risultavano troppo rivoluzionario
anche per i padri della scienza moderna. Ben più ne a fu la reazione degli ambien
religiosi.
Dal ri uto all’acce azione: le tesi promosse da bruno che procurarono disprezzo, si
a ermarono grazie agli argomen teologici promossi da Bruno. L’universo in nito
risulta più ada o a rispecchiare l’in nita potenza di Dio. Nonostante ciò la chiesa
con nua per circa due secoli a ri utare il copernicanesimo.
Le tesi cosmologiche di Bruno la scienza contemporanea:
Le cinque tesi cronologiche di Bruno sono state fa e proprie sia dalla loso a, sia
dalla scienza successiva. Il modello di Bruno è stato messo in discussione solo nel
900 da Einstein Che parla di un universo illuminato ma nito. La scienza
contemporanea sul problema dell’in nità Del mondo è tornata ad amme ere un
modello più vicino a quello di Aristotele, che non a quello di Bruno.

GALILEI
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-La vita:
Nacque a Pisa, a Firenze compì i primi studi di le eratura e di logica, approfondì la
matema ca è la sica. Scoprì l’isocronismo delle oscillazioni pendolari, e proge ò la
bilance a per determinare il peso speci co dei corpi. O enne la ca edra di
matema ca all'Università di Pisa dove rimase tre anni, poi all'Università di Padova,
dove rimase 18 anni.
La costruzione del cannocchiale (1609), gli fece fare una serie di scoperte
astronomiche, che spinsero il granduca di Toscana Cosimo II ad assumerlo come
matema co primario nell'università di Pisa e losofo e matema co di corte.
Proprio le sue scoperte lo fecero entrare in con i o con le gerarchie ecclesias che.
Galilei con nuò però i suoi studi, ma venne invitato dal Papa a comparire davan al
Tribunale del Sant'U zio, che lo obbligò all’abiura. Nel 1642 morì.
- La ba aglia per l’autonomia e la libertà della scienza:
Galilei intuisce che La ba aglia per la libertà della scienza è una necessità di prima
importanza, da ciò la sua lo a contro la chiesa e gli aristotelici.
La polemica contro la chiesa e i teologi = Galilei pensava che la veridicità
ina accabile della Bibbia, ostacolasse il libero sviluppo della scienza, e danneggiasse
la religione che avrebbe perso credibilità agli occhi dei fedeli; nelle le ere
copernicane egli a erma il rapporto tra scienza e fede, arrivando alla conclusione
che la natura e la Bibbia, derivando entrambi da Dio, non possono essere
contrastan , ed eventuali contras sono solo apparen e vanno risol rivedendo
l’interpretazione della Bibbia, operazione legi ma dal momento che, le scri ure per
essere comprese dal popolo vennero scri e con un linguaggio antropomor co e la
Bibbia con ene verità riguardan il des no ul mo dell'uomo e non verità riguardan
le leggi di natura. La Bibbia è arbitra sul campo e co-religioso, la scienza in quello
naturale, in relazione al quale sono le Scri ure che devono ada arsi alla scienza;
questa convinzione nirà per imporsi non solo alla cultura laica ma alla Chiesa
stessa.
La polemica contro gli aristotelici= Galilei mostra molta s ma per Aristotele, il suo
disprezzo è per i discepoli infedeli, gli aristotelici del suo tempo, che si limitano a
constatare i tes delle biblioteche senza osservare la natura; gli aristotelici
con nuano ad o rire un dogma smo an -scien co che ostacola l’avanzamento del
sapere.
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- Le scoperte siche e astronomiche:
La distribuzione della cosmologia aristotelica-tolemaica: Il riconoscimento
dell’esistenza di un’unica scienza del moto e la negazione della diversità di natura tra
mo re linei e circolari portano al ri uto della diversità di stru ura tra cielo e terra.
Le scoperte astronomiche: Galilei, andando contro l’idea dei corpi celes come
perfe , dimostrò con il cannocchiale come le macchie presen sulla luna fossero
ombre proie ate dalle montagne lunari, e come la sua super cie fosse rugosa.
Aristotele riteneva che intorno a un corpo in movimento nello spazio non potessero
girare altri corpi, quindi la terra, avendo la luna come satellite, doveva essere
immobile; ma Galilei scoprì i qua ro satelli di Giove e quindi nulla restava di
pensare che anche la terra con il suo satellite ruotasse intorno al sole.
La cosmologia tolemaica, ritenendo i corpi celes perfe , li pensava non sogge al
divenire, ciò era già stato messo in dubbio da mol studiosi, ma Galilei lo dimostro:
infa con il cannocchiale notò delle macchie scure sul sole, che comparivano e
sparivano. rappresentan della si opposero e alcuni promossero l’idea che le
macchie fossero causate dal passaggio dei corpi celes davan al sole, ed è smontata
da Galilei in quanto le macchie erano intermi en di ormi tra loro.
Si era sempre pensato che la terra fosse l’unico corpo privo di luce propria.Galilei
scoprendo le fasi di Venere, intuì che anche questo ricevesse la luce dal sole
girandogli a orno.
Egli scoprì che esistono innumerevoli stelle non visibili a occhio nudo, che si a ollano
a gruppi nel cosmo formando le galassie.
Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo: So o il pon cato di urbano o avo
pubblica questo dialogo in cui espone argomen a favore del copernicanesimo.
Nell'opera, il personaggio di Simplicio, dalla mentalità conservatrice espone il
modello geocentrico, mentre Salvia difende la teoria copernicana. Sagredo invece è
un personaggio imparziale e moderatore.
Il dialogo è diviso in qua ro giornate. Nella prima Galilei cri ca la dis nzione
aristotelica tra mondo celeste e terrestre. La seconda giornata è dedicata alla
confutazione degli argomen contro il moto della terra: Petrarca a erma che se la
terra ruotasse, creerebbe vento tale da far volare tu gli ogge , Galilei risponde
che l’aria partecipa del moto della terra e quindi è ferma.
Contro chi a erma che se la terra ruotasse le nuvole e gli uccelli parrebbero in
movimento, Galilei risponde che l’aria partecipa del moto della terra.
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Contro chi a erma che se la terra ruotasse, i pesi dovrebbero cadere obliquamente,
Galilei risponde che i pesi, partecipando del moto terrestre, cadono
perpendicolarmente.
Queste contro argomentazioni di Galilei si rifanno al principio di rela vità galileiana,
è impossibile decidere sulla base di esperienze meccaniche, compiute all’interno di
un sistema chiuso, se tale sistema sia in quiete o in movimento. Nella terza giornata
dimostra il moto di rotazione della terra, nella quarta espone la sua do rina sulle
maree.
Il valore scien co del cannocchiale: Senza il cannocchiale Galilei non avrebbe
potuto rivoluzionare l’astronomia, ciò è la manifestazione dell’importanza degli
strumen di osservazione, e una prova dell’unione tra scienza pura e tecnica. La
tecnica si rivelò decisiva per la possibilità di riprodurre il fenomeno studiato nelle
condizioni volute, ciò a ribuì grande valore conosci vo agli strumen tecnici.
Nel “Saggiatore” Galilei scrive che, venuto a conoscenza che un olandese aveva
costruito un occhiale in grado di far vedere le cose lontane, ne costruì uno proprio.
Lo scienziato italiano Ronchi a erma che la grandezza di Galilei non consiste
nell’invenzione del cannocchiale, ma nell’uso che egli gli a ribuisce; no a quel
momento il cannocchiale era stato usato solo come ogge o di diver mento. Egli fu il
primo a puntarlo verso il cielo e trasformarlo in uno strumento primario di
osservazione astronomica.
-Metodo della scienza:
Galilei individua il metodo della ricerca sica; egli più che teorizzare loso camente
applica il metodo scien co; anche se nelle sue opere si trovano alcune indicazioni.
Infa nel “Saggiatore”, nel “Dialogo” e nei “Discorsi” divide il metodo in due par
fondamentali:
1) Momento risolu vo, anali co, scomposizione di un fenomeno complesso nei
suoi elemen semplici formando un’ipotesi matema ca;
2) Momento composi vo o sinte co: veri ca dell’ipotesi con un esperimento ed
eventuale formula in termini di legge.
Però questa schema zzazione è troppo generica e bisogna approfondire.
Tra sensata esperienza e necessarie dimostrazioni:
Galilei ri ene che ciò che la sensata esperienza si pone dinanzi agli occhi o ciò che le
necessarie dimostrazioni ci conducono deve essere messo in discussione. Con
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l’espressione sensata esperienza, esperienza condo a con i sensi, Galilei ha voluto
indicare il momento osserva vo- indu vo della scienza, infa a volte la scienza
galileiana, dal par colare induce una legge universale. Con l’espressione “necessarie
dimostrazioni”, che sono i ragionamen logici su base matema ca, a raverso i quali
il ricercatore indica il momento ipote co dedu vo della scienza. Quindi procedendo
teoricamente e gius cando tramite un esperimento ideale una propria intuizione,
Galilei perviene ad una scoperta sica, come avviene nell’intuizione teorica del
principio di inerzia, riportata nel “saggiatore”.
Induzione e deduzione:
Nel passato Galilei è stato visto come un “indu vista” o un “dedu vista”. In realtà
Galilei è tu e e due le cose insieme, in lui induzione e deduzione trovano la loro
implicanza di fa o. Le “sensate esperienze” presuppongono sempre “necessarie
dimostrazioni”, essendo assunte e rielaborate in un contesto matema co-razionale
ed essendo cariche di teoria. Anche le dimostrazioni presuppongono sempre la
sensata esperienza, che sono la base delle ipotesi e nascono a conta o con
l’osservazione e lo studio dei fenomeni concre . Intuizioni e ipotesi, inoltre,
acquistano validità solo con la conferma sperimentale.

Esperienza e veri ca:


In Galilei i conce di esperienza e veri ca, assumono connota diversi rispe o al
passato. L'esperienza è il fru o di un'elaborazione teorico-matema ca dei da , che
si conclude con la veri ca; l'esperienza ordinaria è lontana da quella scien ca di
Galilei; in quanto la prima può essere ingannevole, mentre la seconda coincide con
l'esperimento. La veri ca è una procedura complessa, nalizzata a creare le
condizioni necessarie a nché un certo evento possa prodursi, condizioni che
talvolta non possono che essere ideali, per questo mo vo Galilei talvolta ricorre a
esperimen mentali.
-Metodo e loso a:
Con il suo metodo Galilei arriva allo schema teorico della scienza moderna, in cui la
natura è regolata da un ordine ogge vo e casuale di relazioni governate da leggi, e
la scienza è un sapere matema co-sperimentale e intersogge vamente valido. C’è
un ri uto del nalismo, in quanto non dobbiamo cercare il perché la natura operi in
un certo modo, ma solo il come. Insieme c'è anche il ri uto dell'essenzialismo, in
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quanto lo scienziato si deve occupare solo delle leggi che regolano i fa . Il primato
degli aspe quan ta vi del reale, e la riduzione dell'ogge o della scienza a una
stru ura tra abile matema camente, vengono ra orza dal ritorno alla dis nzione
tra proprietà ogge ve, che cara erizzano i corpi in quanto tali, e proprietà
sogge ve, che esistono solo in relazione ai nostri sensi. C'è l'idea dell'uniformità
dell'ordine naturale, necessario e immutabile. La ducia nella verità della scienza
viene ra orzata dalla teoria secondo cui la conoscenza umana e quella divina sono
simili in grado di certezza. Infa , Dio conosce tu e le in nite verità, intui vamente,
l’uomo solo alcune di esse e le conquista a raverso il ragionamento, ma per le
dimostrazioni matema che la qualità della certezza è la stessa.
Il realismo di Galilei:
Galilei riteneva ci fosse una corrispondenza tra pensiero ed essere, che lo porta a
interpretare il rapporto tra scienza e realtà in termini di riproduzione o
rispecchiamento.

Bacone (Londra)
-Il profeta della tecnica:
Bacone ha concepito la scienza nalizzata al dominio umano sulla natura, e può
essere considerato il profeta della tecnica. Francesco Bacone studiò a Cambridge,
trascorse alcuni anni a Parigi e di ritorno in patria volle intraprendere la carriera
poli ca, nel 1621 fu accusato di corruzione. Le sue opere illustrano il proge o di una
ricerca scien ca, che applichi il metodo sperimentale in ogni ambito della realtà e
miri a sviluppare applicazioni tecniche che garan scano il dominio umano sulla
natura. Nella “Nuova Atlan de” egli diede l'immagine di una ci à ideale ricorrendo
alla descrizione di un'isola sconosciuta, un paradiso della tecnica e un laboratorio
sperimentale, in cui erano portate a compimento le invenzioni tecniche di tu o il
mondo. Bacone scrisse anche “I Saggi” contenen analisi di vita morale e poli ca.
Ma la sua maggiore a vità fu dedicata al proge o di un'enciclopedia delle scienze il
cui piano è contenuto nello scri o "Sulla dignità e l'accrescimento delle scienze” e
comprende le scienze che si fondano sulla ragione.
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-Come interpretare la natura per dominarla:
La nuova logica: Nel "Nuovo Organo” viene esposta una logica del procedimento
tecnico, contrapposta a quella aristotelica, ada a a prevalere solo nelle dispute
verbali. Con la nuova logica si espugna la natura, il che è il ne della scienza. La
scienza è posta al servizio dell'uomo, che è ministro e interprete della natura che
opera e intende. "Sapere è potere” è l'a ermazione più nota di Bacone, in base alla
quale l'uomo, con il sapere può estendere il proprio potere sul mondo. Ma
l'intelligenza umana ha bisogno di mezzi per dominare la natura, ques sono gli
esperimen , infa i sensi da soli non bastano, ma gli esperimen sono interpre di
ciò che i sensi tes moniano. Un esperimento è un connubio tra mente e universo,
connubio che non si può celebrare nché la mente rimane nell'errore, quindi Bacone
oppone l'interpretazione all’an cipazione della natura. L’an cipazione della natura,
proposta dalla logica tradizionale, prescinde dall'esperimento, mentre
l'interpretazione della natura si addentra nell’esperienza, ascende dai casi par colari
alle leggi generali.
I pregiudizi della mente: il compito di Bacone è quindi quello di eliminare le
an cipazioni, che sono idoli e pre-giudizi, cioè giudizi che an cipano l'esperienza.
Ne dis ngue 4 pi:
1) Idola tribus, che dipendono dalla natura umana, la loro fonte principale è
l'insu cienza dei sensi, ai quali sfuggono le forze nascoste della natura;
2) Idola specus, lega ai singoli Individui e alla natura speci ca dell'anima e del
corpo, all'educazione ricevuta, alle abitudini acquisite nella vita e ai casi fortui ;
3) Idola fori, derivano dal linguaggio e dalle conversazioni con altri esseri umani;
4) Idola theatri, che derivano da do rine loso che erronee o dimostrazioni fallaci.
Bacone divide le false loso e in tre specie: la so s ca (Aristotele), l’empirica
(alchimis ), e la supers ziosa (Pitagora e Platone).
Tra le cause che impediscono agli uomini di liberarsi dei falsi idoli è la sapienza
an ca. La verità è glia del tempo e non dell'autorità, per liberarsi degli idoli bisogna
intraprendere la ricerca tecnico-scien ca e basarsi sugli esperimen , mentre
l’esperienza non basta.
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