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RINASCIMENTO E NATURA
-L’interesse per il mondo naturale:
La rinascita dell’uomo è la rinascita dell’uomo nel mondo. L’uomo è parte del mondo
ed è parte della natura media, che è a metà strada tra creature inferiori e superiori.
Questa concezione accomuna i pensatori rinascimentali ed espone la consapevolezza
di esistere nel mondo in modo essenziale e di poter usare la propria posizione
privilegiata per fare del mondo il proprio regno. Nel Rinascimento l’indagine naturale
è considerata uno strumento necessario per il raggiungimento ni umani e non più
una fuga dell’uomo dalla propria interiorità. Nell’indagine naturale si dis nguono la
magia e la loso a della natura. La magia rinascimentale è cara erizzata da due
presuppos :
1) La consapevolezza dell’animazione della natura, mossa da forze simili a quelle
che cara erizzano l’uomo;
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2) La convinzione che l’uomo possa dominare tali forze con lusinghe e
incantesimi.
Da ciò la magia va in cerca di formule e procedimen miracolosi. La loso a naturale
invece abbandona il secondo presupposto della magia, ma con nua a vedere la
natura come totalità vivente, re a da princìpi propri che la loso a deve scoprire. Si
rinuncia alla pretesa di penetrare d’assalto nei misteri naturali, anzi si nega
l’esistenza di tali misteri e c’è un distacco dalla magia e dalla loso a aristotelica.
-TELESIO:
La spiegazione della natura: Telesio considera la natura un mondo re o da princìpi
propri e che può essere spiegato solo grazie a tali princìpi, escludendo qualsiasi
intervento meta sico. L’uomo è egli stesso parte della natura, quindi la sensibilità è
autorivelazione della natura a quella parte di sé che è l’uomo. Telesio ri ene che la
natura debba essere spiegata mediante le due forze principali che agiscono in essa:
1) Il caldo che ha sede nel Sole, dilata le cose, le rende leggere e ada e al
movimento;
2) Il freddo che ha sede nella Terra, condensa le cose, le rende pesan e
immobili.
Queste due forze incorporee hanno bisogno di massa corporea, provvista di inerzia e
questa massa è il terzo principio naturale, che può subire l’azione dei primi due.
A nché caldo e freddo interagiscano tra di loro, dando vita agli en , è necessario
che abbiano sensibilità, ossia che possano sen re la loro azione e quella dell’altro
principio, e ciò vuol dire che tu o il mondo naturale è vivo e sensibile. Telesio ri ene
che solo il Sole e la Terra siano elemen originari, mentre acqua e aria derivano dalla
composizione dei primi due. La sica di Telesio è di po qualita vo, ma egli avverte
l’esigenza di un’analisi quan ta va per determinare la quan tà di calore necessaria
per produrre i singoli e e naturali; solo con questa conoscenza l’uomo potrà
essere sapiente e potente e potrà avere il controllo delle forze naturali. Alla sica
aristotelica, Telesio cri ca il ruolo di primo motore immobile dato a Dio; egli ri ene
che l’azione di Dio non può essere rido a solo a spiegare l’origine del movimento:
Dio è principio della conservazione di tu gli esseri naturali e garante dell’ordine e
dell’autonomia della natura. Telesio quindi riprende il primo principio della magia,
secondo cui la natura è animata, ma ne a erma l’ogge vità e l’autonomia, ge ando
la base per scienza moderna.
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La concezione dell’uomo: Per Telesio l’intera conoscenza umana è riconducibile alla
sensibilità; l’anima è un prodo o naturale, a raverso il quale l’uomo si riconne e
alla natura. Ogni sensazione è prodo a da un conta o tra l’anima e le cose esterne e
consiste nella percezione che se ne ha, cioè la coscienza. Alla sensibilità si ricollega
anche l’intelligenza, che consiste nell’estendere a cose non ancora percepite le
qualità che l’anima ha già percepito nelle cose di cui ha già fa o esperienza. Anche la
vita morale dell’uomo è riconducibile a principi mutevoli; si prova piacere per tu o
ciò che aiuta a conservare e dolore per tu o ciò che danneggia. Telesio riesce a
ricondurre la vita naturale e morale dell’uomo a princìpi naturali, ma non riesce a
fare altre anto per la vita religiosa, che aspira a un bene che non è conosciuto dai
sensi. Il sogge o della vita religiosa è un’anima infusa dire amente da Dio che non
condiziona la vita intelle uale e morale dell’uomo, ma ne in uenza la libertà: la
scelta tra il bene materiale e il bene soprannaturale.
-BRUNO:
Si ricollega a elemen del neoplatonismo e della magia, il suo naturalismo è una
religione della natura. Nacque in Campania e crebbe come ragazzo prodigio. A 18
anni i primi dubbi sulla religione cris ana lo contrapposero all’ambiente
ecclesias co, visse a Ginevra, Tolosa, Parigi e insegnò in Inghilterra, ritornò a Parigi e
poi andò in Germania. Acce ò l’invito da un patrizio veneziano, dal quale venne
denunciato per eresia, e ricorse alla do rina della doppia verità, venne trasferito a
Roma per essere giudicato, ma non rinnegando le sue idee venne tenuto prigioniero
per 7 anni. Nel 1600 venne arso vivo.
L’amore per la vita e la religione della natura: L’amore per la vita gli rese
insopportabile il chiostro e gli fece nutrire odio per tu coloro che facevano della
cultura un’esercitazione libresca, gli fece nascere l’amore per la natura, che per
Bruno si esaltò in un impeto libero e religioso, che trova espressione nella poesia.
Dalla concezione della natura come viva e animata deriva la predisposizione per la
magia, fondandola sul panpsichismo universale e deriva l’uso della mnemotecnica
per prendere d’assalto i princìpi naturali al contrario dell’indagine lenta di Telesio.
Rapporto con la religione: Bruno considera la religione un insieme di credenze
ripugnante e assurdo, contrario alla ragione e alla natura. Nemmeno il cris anesimo
riformato si salva, perché favorisce la discordia tra i popoli. La forma di religiosità che
apprezza è quella dei teologi, il losofare che egli stesso pra ca. Bruno fa sua l’idea
di una sapienza originaria, tramandata da Mosè no ai loso contemporanei. Egli
amme e la possibilità di rivedere quel sapere in alcuni pun . Egli si rifà ai
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presocra ci. Bruno parla di Dio in due modi, come mente al di sopra di tu o (mens
super omnia) e come mente presente in tu e le cose (mens insita omnibus):
1) Dio come mens super omina è fuori dal cosmo e dalla portata delle capacità
razionali dell’uomo. Riferendosi al conce o neoplatonico dell’inconoscibilità di
Dio, questo non può che essere ogge o di fede e di lui ci parla solo la
rivelazione;
2) Dio come mens insita omnibus è immanente e accessibile alla ragione umana
in quanto presente in tu e le cose, dio è anima del mondo, che opera tramite
l’intelle o universale (insieme di tu e le idee), che plasma la materia
speci candola negli esseri del mondo. Dio è causa e principio dell’essere, in
quanto è energia produ rice del cosmo e elemento cos tu vo delle cose.
L’universo è un organismo dotato di un’unica forma e di un’unica materia:
l’unica forma è Dio, l’unica materia è la massa corporea del mondo, plasmata
dalla forma.
Per Bruno la materia:
1) Non è pura potenza o possibilità, perché non riceve le forme dall’esterno, ma
le ha già in sé;
2) Non è separata dalla forma, ma è un tu ’uno con questa.
Nel conce o di mens super omnia alcuni hanno individuato un residuo medievale,
altri hanno invece visto una sorta di doppia verità e altri ancora una convinzione
sincera, derivante dallo schema neoplatonico per cui l’Uno pur essendo presente nel
mondo è allo stesso tempo superiore a esso, nonostante ciò questo schema assume
cara eris che panteis che.
L’universo: Riprendendo la tesi di Cusano a erma che in Dio coincidono gli oppos .
L’a ributo fondamentale dell’universo è l’in nità, tema che avvicina Bruno alla
rivoluzione astronomica moderna, andando contro la concezione aristotelica.
L’e ca eroica: La natura è il tema e lo scopo della speculazione di Bruno. Simbolo di
questa prospe va è il mito di A eone esposto negli Eroici Furori: durante una
ba uta di caccia A eone sorprese Artemide nuda mentre faceva il bagno, la dea
dopo averlo scoperto lo trasformò in cervo costringendolo a fuggire dai suoi stessi
cani che poi lo uccisero. A eone è metafora dell’anima umana che andando in cerca
della natura diventa essa stessa natura. Per Bruno l’uomo può raggiungere Dio solo
a raverso l’eros, l’eroico furore è per Bruno ciò che è l’amore per Platone, poiché
l’uomo va in cerca dell’in nito che può innalzarlo al di sopra dei bassi furori e unirlo
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alla natura di cui egli stesso fa parte. L’iden carsi dell’uomo con la natura riguarda
anche il campo morale, Bruno è a favore di una morale a vis ca che esalta la fa ca,
l’ingegnosità e il lavoro e di conseguenza cri ca il mito dell’età dell’oro. Per Bruno la
contemplazione di Dio non è ne a sé stessa, ma rappresenta un incen vo a fare
come Dio. Il losofare di Bruno è aristocra co, infa divide l’umanità in due schiere:
coloro che possono accedere alla loso a e i rozzi popoli.
LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA
La rivoluzione scien ca è la nascita della Scienza moderna, cronologicamente posta
tra la data di pubblicazione di “Le rivoluzioni dei corpi celes ” di Copernico e quello
de “I principi matema ci di loso a naturale” di Newton.
In questo contesto si assiste a un processo di laicizzazione della cultura, e di
formazione del pensiero scien co. Nasce un nuovo modo di concepire la natura e
di intendere lo studio. In questo periodo nascono due principali concezioni:
1) La natura viene vista come ordine ogge vo di relazioni governate da leggi;
2) La scienza viene vista come sapere sperimentale matema co è
ogge vamente valido.
La natura viene vista come ordine causale perché tu o è il risultato di cause ben
precise; delle qua ro cause di Aristotele è scien camente ammissibile solo la causa
e ciente, cioè l'insieme delle forze che producono un fa o. La
scienza è concepita come un sapere sperimentale perché si basa sull'osservazione
dei fa Quindi “esperienza=esperimento”. La scienza è un sapere matema co
fondato sul calcolo è la misura, quindi la quan cazione è una delle condizioni
imprescindibili dello studio della natura. la scienza deve essere un sapere pubblico è
universale quindi accessibile a tu . Quindi lo scopo della scienza è la conoscenza
ogge va della natura e delle sue leggi.
-Premesse storiche sociali e culturali:
Alcune condizioni storiche, economiche, sociali e culturali, hanno fornito l'avvento
della rivoluzione scien ca.
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Scienza e società: la cos tuzione degli Sta ci adini e nazionali produce un sistema
di vita più complesso e dinamico. L'unione tra scienza e società moderna passa
a raverso le nuove esigenze tecniche, che fungono da s molo per la creazione e la
di usione di un sapere ogge vo. Gli ar giani iniziano ad appellarsi a studiosi in
possesso di nozioni matema co- siche, e viceversa. quindi si crea un’alleanza tra
tecnici e scienzia che porta al superamento della distanza tra scienza pura e
applicazione tecnica.
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-La vita:
Nacque a Pisa, a Firenze compì i primi studi di le eratura e di logica, approfondì la
matema ca è la sica. Scoprì l’isocronismo delle oscillazioni pendolari, e proge ò la
bilance a per determinare il peso speci co dei corpi. O enne la ca edra di
matema ca all'Università di Pisa dove rimase tre anni, poi all'Università di Padova,
dove rimase 18 anni.
La costruzione del cannocchiale (1609), gli fece fare una serie di scoperte
astronomiche, che spinsero il granduca di Toscana Cosimo II ad assumerlo come
matema co primario nell'università di Pisa e losofo e matema co di corte.
Proprio le sue scoperte lo fecero entrare in con i o con le gerarchie ecclesias che.
Galilei con nuò però i suoi studi, ma venne invitato dal Papa a comparire davan al
Tribunale del Sant'U zio, che lo obbligò all’abiura. Nel 1642 morì.
- La ba aglia per l’autonomia e la libertà della scienza:
Galilei intuisce che La ba aglia per la libertà della scienza è una necessità di prima
importanza, da ciò la sua lo a contro la chiesa e gli aristotelici.
La polemica contro la chiesa e i teologi = Galilei pensava che la veridicità
ina accabile della Bibbia, ostacolasse il libero sviluppo della scienza, e danneggiasse
la religione che avrebbe perso credibilità agli occhi dei fedeli; nelle le ere
copernicane egli a erma il rapporto tra scienza e fede, arrivando alla conclusione
che la natura e la Bibbia, derivando entrambi da Dio, non possono essere
contrastan , ed eventuali contras sono solo apparen e vanno risol rivedendo
l’interpretazione della Bibbia, operazione legi ma dal momento che, le scri ure per
essere comprese dal popolo vennero scri e con un linguaggio antropomor co e la
Bibbia con ene verità riguardan il des no ul mo dell'uomo e non verità riguardan
le leggi di natura. La Bibbia è arbitra sul campo e co-religioso, la scienza in quello
naturale, in relazione al quale sono le Scri ure che devono ada arsi alla scienza;
questa convinzione nirà per imporsi non solo alla cultura laica ma alla Chiesa
stessa.
La polemica contro gli aristotelici= Galilei mostra molta s ma per Aristotele, il suo
disprezzo è per i discepoli infedeli, gli aristotelici del suo tempo, che si limitano a
constatare i tes delle biblioteche senza osservare la natura; gli aristotelici
con nuano ad o rire un dogma smo an -scien co che ostacola l’avanzamento del
sapere.
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- Le scoperte siche e astronomiche:
La distribuzione della cosmologia aristotelica-tolemaica: Il riconoscimento
dell’esistenza di un’unica scienza del moto e la negazione della diversità di natura tra
mo re linei e circolari portano al ri uto della diversità di stru ura tra cielo e terra.
Le scoperte astronomiche: Galilei, andando contro l’idea dei corpi celes come
perfe , dimostrò con il cannocchiale come le macchie presen sulla luna fossero
ombre proie ate dalle montagne lunari, e come la sua super cie fosse rugosa.
Aristotele riteneva che intorno a un corpo in movimento nello spazio non potessero
girare altri corpi, quindi la terra, avendo la luna come satellite, doveva essere
immobile; ma Galilei scoprì i qua ro satelli di Giove e quindi nulla restava di
pensare che anche la terra con il suo satellite ruotasse intorno al sole.
La cosmologia tolemaica, ritenendo i corpi celes perfe , li pensava non sogge al
divenire, ciò era già stato messo in dubbio da mol studiosi, ma Galilei lo dimostro:
infa con il cannocchiale notò delle macchie scure sul sole, che comparivano e
sparivano. rappresentan della si opposero e alcuni promossero l’idea che le
macchie fossero causate dal passaggio dei corpi celes davan al sole, ed è smontata
da Galilei in quanto le macchie erano intermi en di ormi tra loro.
Si era sempre pensato che la terra fosse l’unico corpo privo di luce propria.Galilei
scoprendo le fasi di Venere, intuì che anche questo ricevesse la luce dal sole
girandogli a orno.
Egli scoprì che esistono innumerevoli stelle non visibili a occhio nudo, che si a ollano
a gruppi nel cosmo formando le galassie.
Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo: So o il pon cato di urbano o avo
pubblica questo dialogo in cui espone argomen a favore del copernicanesimo.
Nell'opera, il personaggio di Simplicio, dalla mentalità conservatrice espone il
modello geocentrico, mentre Salvia difende la teoria copernicana. Sagredo invece è
un personaggio imparziale e moderatore.
Il dialogo è diviso in qua ro giornate. Nella prima Galilei cri ca la dis nzione
aristotelica tra mondo celeste e terrestre. La seconda giornata è dedicata alla
confutazione degli argomen contro il moto della terra: Petrarca a erma che se la
terra ruotasse, creerebbe vento tale da far volare tu gli ogge , Galilei risponde
che l’aria partecipa del moto della terra e quindi è ferma.
Contro chi a erma che se la terra ruotasse le nuvole e gli uccelli parrebbero in
movimento, Galilei risponde che l’aria partecipa del moto della terra.
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Contro chi a erma che se la terra ruotasse, i pesi dovrebbero cadere obliquamente,
Galilei risponde che i pesi, partecipando del moto terrestre, cadono
perpendicolarmente.
Queste contro argomentazioni di Galilei si rifanno al principio di rela vità galileiana,
è impossibile decidere sulla base di esperienze meccaniche, compiute all’interno di
un sistema chiuso, se tale sistema sia in quiete o in movimento. Nella terza giornata
dimostra il moto di rotazione della terra, nella quarta espone la sua do rina sulle
maree.
Il valore scien co del cannocchiale: Senza il cannocchiale Galilei non avrebbe
potuto rivoluzionare l’astronomia, ciò è la manifestazione dell’importanza degli
strumen di osservazione, e una prova dell’unione tra scienza pura e tecnica. La
tecnica si rivelò decisiva per la possibilità di riprodurre il fenomeno studiato nelle
condizioni volute, ciò a ribuì grande valore conosci vo agli strumen tecnici.
Nel “Saggiatore” Galilei scrive che, venuto a conoscenza che un olandese aveva
costruito un occhiale in grado di far vedere le cose lontane, ne costruì uno proprio.
Lo scienziato italiano Ronchi a erma che la grandezza di Galilei non consiste
nell’invenzione del cannocchiale, ma nell’uso che egli gli a ribuisce; no a quel
momento il cannocchiale era stato usato solo come ogge o di diver mento. Egli fu il
primo a puntarlo verso il cielo e trasformarlo in uno strumento primario di
osservazione astronomica.
-Metodo della scienza:
Galilei individua il metodo della ricerca sica; egli più che teorizzare loso camente
applica il metodo scien co; anche se nelle sue opere si trovano alcune indicazioni.
Infa nel “Saggiatore”, nel “Dialogo” e nei “Discorsi” divide il metodo in due par
fondamentali:
1) Momento risolu vo, anali co, scomposizione di un fenomeno complesso nei
suoi elemen semplici formando un’ipotesi matema ca;
2) Momento composi vo o sinte co: veri ca dell’ipotesi con un esperimento ed
eventuale formula in termini di legge.
Però questa schema zzazione è troppo generica e bisogna approfondire.
Tra sensata esperienza e necessarie dimostrazioni:
Galilei ri ene che ciò che la sensata esperienza si pone dinanzi agli occhi o ciò che le
necessarie dimostrazioni ci conducono deve essere messo in discussione. Con
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l’espressione sensata esperienza, esperienza condo a con i sensi, Galilei ha voluto
indicare il momento osserva vo- indu vo della scienza, infa a volte la scienza
galileiana, dal par colare induce una legge universale. Con l’espressione “necessarie
dimostrazioni”, che sono i ragionamen logici su base matema ca, a raverso i quali
il ricercatore indica il momento ipote co dedu vo della scienza. Quindi procedendo
teoricamente e gius cando tramite un esperimento ideale una propria intuizione,
Galilei perviene ad una scoperta sica, come avviene nell’intuizione teorica del
principio di inerzia, riportata nel “saggiatore”.
Induzione e deduzione:
Nel passato Galilei è stato visto come un “indu vista” o un “dedu vista”. In realtà
Galilei è tu e e due le cose insieme, in lui induzione e deduzione trovano la loro
implicanza di fa o. Le “sensate esperienze” presuppongono sempre “necessarie
dimostrazioni”, essendo assunte e rielaborate in un contesto matema co-razionale
ed essendo cariche di teoria. Anche le dimostrazioni presuppongono sempre la
sensata esperienza, che sono la base delle ipotesi e nascono a conta o con
l’osservazione e lo studio dei fenomeni concre . Intuizioni e ipotesi, inoltre,
acquistano validità solo con la conferma sperimentale.
Bacone (Londra)
-Il profeta della tecnica:
Bacone ha concepito la scienza nalizzata al dominio umano sulla natura, e può
essere considerato il profeta della tecnica. Francesco Bacone studiò a Cambridge,
trascorse alcuni anni a Parigi e di ritorno in patria volle intraprendere la carriera
poli ca, nel 1621 fu accusato di corruzione. Le sue opere illustrano il proge o di una
ricerca scien ca, che applichi il metodo sperimentale in ogni ambito della realtà e
miri a sviluppare applicazioni tecniche che garan scano il dominio umano sulla
natura. Nella “Nuova Atlan de” egli diede l'immagine di una ci à ideale ricorrendo
alla descrizione di un'isola sconosciuta, un paradiso della tecnica e un laboratorio
sperimentale, in cui erano portate a compimento le invenzioni tecniche di tu o il
mondo. Bacone scrisse anche “I Saggi” contenen analisi di vita morale e poli ca.
Ma la sua maggiore a vità fu dedicata al proge o di un'enciclopedia delle scienze il
cui piano è contenuto nello scri o "Sulla dignità e l'accrescimento delle scienze” e
comprende le scienze che si fondano sulla ragione.
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-Come interpretare la natura per dominarla:
La nuova logica: Nel "Nuovo Organo” viene esposta una logica del procedimento
tecnico, contrapposta a quella aristotelica, ada a a prevalere solo nelle dispute
verbali. Con la nuova logica si espugna la natura, il che è il ne della scienza. La
scienza è posta al servizio dell'uomo, che è ministro e interprete della natura che
opera e intende. "Sapere è potere” è l'a ermazione più nota di Bacone, in base alla
quale l'uomo, con il sapere può estendere il proprio potere sul mondo. Ma
l'intelligenza umana ha bisogno di mezzi per dominare la natura, ques sono gli
esperimen , infa i sensi da soli non bastano, ma gli esperimen sono interpre di
ciò che i sensi tes moniano. Un esperimento è un connubio tra mente e universo,
connubio che non si può celebrare nché la mente rimane nell'errore, quindi Bacone
oppone l'interpretazione all’an cipazione della natura. L’an cipazione della natura,
proposta dalla logica tradizionale, prescinde dall'esperimento, mentre
l'interpretazione della natura si addentra nell’esperienza, ascende dai casi par colari
alle leggi generali.
I pregiudizi della mente: il compito di Bacone è quindi quello di eliminare le
an cipazioni, che sono idoli e pre-giudizi, cioè giudizi che an cipano l'esperienza.
Ne dis ngue 4 pi:
1) Idola tribus, che dipendono dalla natura umana, la loro fonte principale è
l'insu cienza dei sensi, ai quali sfuggono le forze nascoste della natura;
2) Idola specus, lega ai singoli Individui e alla natura speci ca dell'anima e del
corpo, all'educazione ricevuta, alle abitudini acquisite nella vita e ai casi fortui ;
3) Idola fori, derivano dal linguaggio e dalle conversazioni con altri esseri umani;
4) Idola theatri, che derivano da do rine loso che erronee o dimostrazioni fallaci.
Bacone divide le false loso e in tre specie: la so s ca (Aristotele), l’empirica
(alchimis ), e la supers ziosa (Pitagora e Platone).
Tra le cause che impediscono agli uomini di liberarsi dei falsi idoli è la sapienza
an ca. La verità è glia del tempo e non dell'autorità, per liberarsi degli idoli bisogna
intraprendere la ricerca tecnico-scien ca e basarsi sugli esperimen , mentre
l’esperienza non basta.
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