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LETTERATURA POST UNITARIA

Ci troviamo nella metà del 1800, a Parigi, in cui sono avvenute molte trasformazioni sia dal punto di vista:
- economico = mol paesi abbracciano la 2ª rivoluzione industriale, che accelera la produzione dei beni; e
perciò qualsiasi ogge o viene prodo o in serie a scapito dell’ar gianato del piccolo produ ore
autonomo;
- sociale = la dis nzione tra la classe ricca (vivono nel lusso) e quella povera (vivono in periferia in
condizioni di miseria) si accentua ancora di più, si “allarga la forbice sociale”;
- culturale = Charles Baudelaire dice che “l’ar sta ha perso l'aureola”, ovvero che l’ar sta non è più
considerato come una persona capace di guidare le masse, con capacità speciali come un vate (persona
in grado di prevedere il futuro), perciò l’ar sta perde carisma, perde ciò che prima lo contraddis ngueva.

Questo viene spiegato con un'immagine allegorica: all’ar sta cade l’aureola nel fango proprio quando
passano le carrozze che la spingono dovunque non perme endo di ritrovarla; questo perme erebbe a
chiunque di ritrovarla ed indossarla.

L’arte è divenuta una merce di scambio (qualunque persona anche la meno dotata potrebbe scrivere e
vendere) e ha quindi perso valore e ra natezza, addiri ura l’ar sta stesso considera più importante
accontentare il pubblico pagante.

L’arte è associata ad immagini poco lusinghiere, l’ar sta viene infa paragonato:
- ad una pros tuta che, per guadagnare dei soldi, vende il suo corpo al miglior o erente;
- ad una ballerina che ripete movimen stereo pa per accontentare il pubblico.

Davan a questa situazione vengono a crearsi vari movimen che tentano di comba ere o di acce are la
cosa:
- naturalismo francese = il maggior esponente è Émile Zola; l’obie vo è quello di rappresentare la realtà e
fare una denuncia sociale (si cerca di portare la verità agli occhi dei le ori); in questo modo l’ar sta
riprenderebbe il suo ruolo, c’è un intento civico; sono borghesi.
- verismo italiano = ra gurano la realtà come i francesi ma non per lo stesso mo vo (opposto): gli
appartenen a questo movimento presentano il conce o di darwinismo sociale (applicano le leggi di
Darwin al mondo sociale), secondo cui le persone più deboli non devono ribellarsi o cercare di scalare la
catena sociale perché verrebbero distru e; sono aristocra ci dell’italia meridionale, la fondis .
- scapigliatura = movimento presente sopra u o a Milano e Torino (dove vi era industrializzazione), ques
scapiglia intraprendono una strada di ribellione: erano molto violen , non acce ano questa realtà e
ri utano i vecchi modelli del passato come Manzoni (de nito “vegliardo che l’Italia adora” ovvero
“vecchiaccio” da Emilio Praga), di cui ci sono mol imitatori ipocri e anacronis ci; a ermano che l’arte
non è che una merce di scambio e non vogliono che lo diven , non seguono il successo a tu i cos ,
rappresentano la realtà che ha perso i valori morali;
- classicismo = puntare in alto, viene seguita da Giosuè Carducci, si prende come modello l’arte classica, si
tra a dei neoclassicis .
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IL NATURALISMO FRANCESE
Il naturalismo francese è una corrente ar s co-le eraria nata in Francia, il cui maggior esponente è Émile
Zola; il loro obie vo è quello di imitare la realtà, ritraendola fedelmente, come una macchina fotogra ca.
Descrivere la realtà è sogge vo (dal mio punto di vista), se la fotografo viene rappresentata in modo
ogge vo senza l’in uenza della persona stessa.

Vediamo come ci sia una di erenza tra “descrivere la realtà” e “fotografare la realtà”:
- nel primo la realtà viene ltrata a raverso il proprio punto di vista, rendendola sogge va (Manzoni nei
Promessi Sposi è un narratore onnisciente e il suo realismo è mutato dalla sua visione da uomo
cris ano);
- nella seconda si rappresenta la realtà per ciò che è, la narrazione è ogge va e il narratore si eclissa (vi è
un “eclissi del narratore”), lasciando che la storia venga raccontata dai personaggi stessi a raverso il
canone dell’impersonalità, un canone imprescindibile (l’opera deve essere impersonale).

Il genere predile o dai naturalis è quello della novella e del racconto.

Le cara eris che del naturalismo sono quindi:


● intento di fare denuncia sociale
● narratore eclissato
● impersonalità
● ogge vità
● u lizzo di novelle
● a enzione per la scienza

Zola raccoglie una cerchia di scri ori/ar s che periodicamente si incontrano presso la sua casa di
campagna, non molto distante da Parigi (si allontanano poiché se una foto viene sca ata troppo da vicino
essa risulta sfocata, distacco/impersonalità); da ques incontri nasce una sorta di antologia in tolata “Le
serate di Medan” (la casa era a Medan), una raccolta di novelle.

Tra ques autori vi era anche Karl Huysmans, autore di “A Rebours” (“Contro corrente/A ritroso”), si
discosta poi dalla corrente le eraria del naturalismo perché abbraccia l’este smo: ciò che è bello per un
esteta non è bello per le altre persone.

Gli autori naturalis scrissero anche dei romanzi e Zola è il primo che scrisse una serie di romanzi
concatena cercando di descrivere ogni classe sociale, con le proprie cara eris che.

Il primo romanzo naturalista venne scri o dai fratelli Goncourt‚ era “Germinie Lacerteux”, la storia
riguardava una serva che di giorno conduceva una vita rigida ma di no e cambia completamente e si dava
alla bella vita (era chiaramente a e a da una patologia mentale). In questo romanzo sono presen tu i
canoni del naturalismo: l’eclissi, l’ogge vità, la rappresentazione di una classe sociale e l’interesse per la
scienza; c’è anche un interesse per il contenuto.

Zola parla invece della famiglia Rougon-Macquart a e a da una mala a ereditaria.


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IL VERISMO ITALIANO
Alcuni dei principi del naturalismo sono ripresi dai veris .
Colui che è considerato il “teorico del verismo” è Luigi Capuana, scri ore di origine siciliana, che, a Milano,
scrive delle abe; egli comincia a leggere opere naturaliste e cerca di portare questa le eratura in Italia.
Porta questa corrente in Italia e le dà un’altro nome: verismo, che ha delle cara eris che simili al
naturalismo:
- intento a fotografare la realtà
- ogge vità
- rappresentazione di tu e le classi sociali
- eclissi del narratore
- impersonalità
- novella e romanzo

A di erenza delle opere naturaliste, le opere veriste non tra ano l’argomento scien co e non cercano di
fare una denuncia sociale delle situazioni. La realtà che interessa a Capuana è quella meridionale (con la
“ques one meridionale”: un’inchiesta condo a da Franche e Sonnino che individuano le cause, anche
poli che, del degrado del sud), dove era ancona presente il la fondo e, di conseguenza, lo sfru amento
della plebe.

GIOVANNI VERGA

Amico di Capuana è Giovanni Verga, di origine siciliana (Catania) e che in seguito si trasferisce a Milano.
Giovanni Verga a raversa varie fasi s lis che principali legate a diverse opere ovvero:
● roman cismo: Storie di una capinera
● scapigliatura: Eva, Tigre Reale
● approccio al verismo: Nedda
● verismo: Rosso Malpelo, Il ciclo dei vin

Pubblica “Storia di una capinera”, un romanzo picamente roman co in forma epistolare; la storia riguarda
Maria, una ragazza costre a alla monacazione coa a nonostante sia innamorata di Nino, la giovane decide
di lasciarsi morire proprio come una capinera (uccellino) in gabbia; racconta tu o ciò in queste le ere
indirizzate all’amica Marianna.

Verga si discosta poi dal roman cismo per aderire alla corrente della Scapigliatura per la quale scrive 2
romanzi ribelli: “Eva” e “Tigre reale” in cui ricalca il metodo degli scapiglia .

In ne l’autore si avvicina gradualmente al verismo; cerca di rappresentare la campagna siciliana con la


novella “Nedda”, la cui storia narra di una ragazza, raccoglitrice di olive, che si innamora del giovane ragazzo
di campagna, Janu. Lei rimane incinta fuori dal matrimonio (per quella società era un disonore) e le viene
consigliato di lasciare la creatura alla “ruota degli orfani”, lei ri uta e sceglie di tenere la bambina che però,
sfortunatamente, muore poco dopo; viene a mancare anche Janu. Questa storia tra a della
rappresentazione della realtà siciliana contadina dove nessuno si preoccupa della situazione degli umili.
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ROSSO MALPELO
Il suo 1° racconto verista è quello di “Rosso Malpelo”: una novella del 1878 dove vediamo come Verga
aderisce e e vamente al verismo italiano.
Il tolo è an fras co e fru o di un e che amento: si tra a di un bambino che nisce per comportarsi
come tu si aspe ano che egli faccia.

Infa il piccolo ha i capelli rossi (nelle vecchie credenze signi cava essere ca vi a prescindere) e viene
maltra ato da tu , solo suo padre, un minatore, gli mostra un po’ di a e o, rimane però ucciso in quella
stessa cava; la mamma e la sorella di Malpelo lo sfru ano e lo bastonano perché ciò che portava a casa non
bastava mai.
Il piccolo diventa sempre più scontroso alla morte del padre e inizia a ri utare il cibo, ma chi lo circonda
non lo comprende (straniamento).

Ad un certo punto alla cava giunge un ragazzino (con una salute poco forte), chiamato “Ranocchio”,
costantemente torturato da Malpelo con l’intento di for carlo; Ranocchio però si ammala e Malpelo va a
trovarlo a casa e assiste a come la sua mamma se ne prenda cura (con lui nessuno l’aveva mai fa o), per il
suo amico spende addiri ura la sua paga per portargli delle medicine.
Alla ne della novella Ranocchio muore e Malpelo acce a di visitare un tra o inesplorato nella cava e se ne
perdono le tracce (muore lì proprio come il papà, di cui indossava le scarpe e i pantaloni).

Per scrivere questa novella Verga ado a due tecniche, che cara erizzano i suoi romanzi:
- “regressione”, si cala nella società che rappresenta e si “dimen ca” di essere Giovanni Verga quando
scrive, questo rende possibile l’ogge vità;
- vediamo come Malpelo, dopo la morte del padre, sia scontroso e non voglia mangiare, un gesto che la
società reputa scortese quando in verità è normale, chi lo circonda invece di apprendere il suo stato
d’animo lo sminuisce ancora di più; avviene uno “straniamento”: Malpelo, invece di essere compa to,
viene estraniato dalla società.

Non solo Verga scrive di lavoro minorile, anche Dickens con Oliver Twist e altri scri ori a rontano questo
argomento.

CICLO DI ROMANZI
Come Zola Verga dà vita ad un ciclo di romanzi: inizialmente voleva in tolarlo “Ciclo della marea” (come
scrive in una le era all’amico Salvatore Paolo Verdura) poiché la marea rappresenta il progresso (se non sei
pronto divora; le classi meno abbien qualora provano la scalata sociale vengono scon , segue il
conce o di darwinismo sociale), ma cambia poi in “Ciclo dei vin ” poiché tu i protagonis sono vin
(scon ) dal progresso.

Il ciclo dei Vin avrebbe dovuto comprendere 5 romanzi concatena tra loro con l’intento dell’ascesa
sociale, ma vengono pubblica solo i primi due:
- “I Malavoglia” (1881)
- “Mastro don Gesualdo” (1888)
- “La contessa di Leyra”
- “L’onorevole Scipioni”
- “L’uomo di lusso”

Lo scri ore raccoglie le sue novelle in 2 raccolte: “Vita dei campi” e “Novelle rus cane”.
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FANTASTICHERIA
Nella novella “Fantas cheria” sono presen gli argomen sviluppa nei Malavoglia (è la novella che
an cipa il romanzo): emerge quella che è la “morale dell’ostrica” (ricollegata al darwinismo sociale).

Vediamo una dama durante un viaggio in treno, in Sicilia, passa davan al paese di Aci Trezza (dove sono
ambienta i Malavoglia) e domanda ad un interlocutore, passeggero seduto di fronte a lei, di non capire
come sia possibile trascorrere tu a la vita in quel paesino che non o re nulla; l’uomo in sua compagnia le
fa notare come le persone che sono nate lì e cresciute lì siano abitua a quella vita.

Inoltre spiega che ciò che per lei è assurdo per loro è la normalità so ermandosi su diversi ci adini:
- una signora con un banco di arance la quale non aspira ad altro se non a quello che già fa
- un ragazzo che è chiamato alla leva militare darebbe di tu o per restare lì
- un vecchie o che viene portato in ospedale, quando però vorrebbe morire nel suo paese

L’interlocutore le dice di “immaginare di distruggere un formicaio con il suo ombrellino, dopo un po’ le
formiche torneranno”, un’immagine simbolica da cui deriva anche la morale dell’ostrica: gli abitan di Aci
Trezza sono come le ostriche le quali nché restano a accate allo scoglio in cui sono nate con nuano a
vivere, se una di queste ostriche di staccasse le onde del mare la travolgerebbero, non potrebbe
sopravvivere; questo sta a signi care che gli umili devono rimanere aggrappa alle loro radici se vogliono
sopravvivere o verrebbero travol dal progresso.

In questo modo applica il darwinismo sociale alle persone umili.


Questo vale solo per le classi sociali più basse, infa anche se lui stesso abitava in Sicilia, è riuscito
comunque a sopravvivere una volta trasferitosi a Milano, poiché faceva parte di una famiglia di proprietari
terrieri benestante, perciò ha potuto studiare.
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MALAVOGLIA
Il romanzo “I Malavoglia” viene scri o a Milano, per a ngere al metodo scien co e avere maggior
obie vità nei confron dell’ambiente, tenendosi a distanza come un osservatore esterno. Viene pubblicato
nel 1881, è il primo romanzo del “ciclo dei Vin ” di Verga, an cipato dalla novella “Fantas cheria”.

Ha una trama complessa: la famiglia Toscano (il cui soprannome è Malavoglia perché nessun Toscano aveva
avuto fortuna negli a ari ed quindi vengono e che a come “svoglia ”) risiedeva ad Aci Trezza, possedeva
la “Provvidenza”, nave, ed abitava nella “casa del nespolo”; il capos pite della famiglia era il vecchio padron
’Ntoni, suo glio Bas anazzo (Bas ano) era sposato con la “Longa” (Maruzza) e i due avevano 5 gli: il
giovane ’Ntoni, Luca, Mena (diminu vo di Filomena), Lia e Alessi (Alessio).

Mena necessita di una dote poiché è in età da marito, padron ’Ntoni allora chiede un pres to all’usuraio del
paese, Campana di Legno: con ques soldi vengono acquista dei lupini e carica sulla Provvidenza.

La nave fa sfortunatamente naufragio e Bas anazzo perde la vita; questa tragedia lascia la famiglia in gravi
di coltà economiche e Mena è costre a a rinunciare alle nozze promosse con Brasi Cipolla, un rampollo
benestante, ma per lei non era un problema perché era innamorata di un altro giovane, chiamato Al o.

A questo punto ’Ntoni, che aveva nito il servizio militare, aveva sen to a proposito della possibilità di fare
fortuna al sud lasciando il paese natale.

In seguito la Longa muore di colera e Luca perde la vita nella ba aglia di Lissa.

Quando il giovane ’Ntoni ritorna al paese (perché non era riuscito ad arricchirsi), in un’osteria, sente che un
carabiniere, don Michele, ha insidiato sua sorella Lia (le aveva fa o delle avance), cercando di difendere
l’onore di sua sorella a ronta il carabiniere, arrivando anche alle armi, ferendolo.

’Ntoni nisce in prigione e si di ondono maldicenze su Lia che, in ne, si reca a Catania, entrando nel giro
della pros tuzione. ’Ntoni esce dal carcere ma si guarda intorno, non si ritrova più in Aci Trezza e decide di
abbandonarla de ni vamente.

Alessi è l’unico che persegue la morale dell’ostrica e riesce anche a risca are la casa del nespolo (prima
impegnata per i debi ) e a comprare una nuova imbarcazione sempre chiamata Provvidenza; si sposa e ha
dei gli. Mena non si sposa ma rimane vicino ad Alessi.

Il sistema dei personaggi è un sistema binario, infa i personaggi seguono morali diverse:
- morale dell’ostrica = rimanere ancora alle radici per non perdersi;
- morale o religione della roba = dei beni materiali, per la quale sono dispos a qualsiasi cosa.

Vi sono 2 registri contrappos e 2 toni:


- uno lirico-sen mentale = con la morale dell’ostrica, ad esempio Mena e Al o che la sera si guardano da
lontano osservando il cielo stellato e scambiandosi dolci parole
- uno comico-caricaturale = con la morale della roba, ad esempio quando le donne del paese si lamentano
perché i governan hanno imposto un dazio (tassa) sulla pece, collante nero usato per riparare le
imbarcazioni, me endo in grande di coltà i pescatori
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Il romanzo è:
- romanzo verista = rappresentazione della società;
- romanzo corale = vi è un coro di personaggi che fanno la storia: ci sono più voci, il narratore si eclissa e la
storia si narra da sé.

Il cronotopo, l’insieme degli indicatori temporali e spaziali (da crono: tempo e topos: spazio) è idillico
(mi co) perché, nonostante il romanzo sia verista, il le ore percepisce comunque un grande
sen mentalismo.
L’idillio fa sì che questo romanzo possa essere ambientato in qualsiasi altro luogo o epoca, come se il tempo
e lo spazio si fossero cristallizza .
Ques non hanno più troppa importanza, perché sono sopra a dal sen mentalismo.

Verga, essendo un autore post unitario, non può usare il diale o siciliano, altrimen l’opera non avrebbe
potuto essere divulgata.
Egli quindi decide di u lizzare come base l’italiano, ma comunque decide di tenere conto delle esigenze del
verismo, ovvero il fa o che la società sia ancora arcaica.
Per fare questo u lizza:
● sgramma cature piche del diale o siciliano
● termini diale ali
● proverbi, locuzioni e modi di dire picamente siciliani: presi dalla raccolta di proverbi di Pitré.
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LA ROBA
Come per “I Malavoglia”, Verga introduce il seguente romanzo scrivendo prima una novella, in questo caso
“La roba”: il protagonista è un arrampicatore sociale di nome Mazzarò, egli è un contadino che si arricchisce
perché non fa altro che lavorare incessantemente e con nua ad accumulare ricchezze.
Egli infa non spende nulla di ciò che guadagna e diventa padrone di proprietà di terreno e di animali.
Questo conduce una vita molto semplice, l’unico lusso che si concede è un cappello nuovo di velluto che
indossa solo in occasioni speciali e mangia ciò che mangiava quando era povero.

Un giorno gli viene comunicato che è a e o da una mala a mortale e che gli resta poco da vivere.
Allora Mazzarò furioso prende a andare in giro per i campi per tu a la sua proprietà e ammazza gli animali
e distrugge tu o quello che trova e urla: “Roba mia vienitene con me” (se voglio morire allora voglio
portare nella mia tomba tu e le cose materiali che sono riuscito ad acquisire).
La religione della roba suggerisce che non esiste altro che le cose materiali, che le giornate sono scandite
dai ritmi di lavoro, il tuo spazio è la terra dove lavori e l’unico interesse sono gli aspe materiali
dell’esistenza.

MASTRO DON GESUALDO


Questo romanzo viene pubblicato 7 anni dopo quello dei malavoglia, nel 1888.

Mastro Don Gesualdo è un arrampicatore sociale come Mazzarò.


Questo romanzo ha un incipit in medias res, ovvero inizia quando Gesualdo è già ricco, che possiede una
bellissima tenuta ed è già benestante, ma è un uomo qualunque.
Accanto a lui abita una famiglia Trao, famiglia aristocra ca decaduta dal punto di vista economico
(situazione opposta a Gesualdo).

L’esordio del romanzo è un incendio che scoppia nella tenuta dei Trao.
Tra quelli che vanno immediatamente in soccorso ai Trao c’è anche Gesualdo.
Il le ore potrebbe pensare che Gesualdo sia generoso, invece l’unico mo vo per cui lui interviene, è che
essendo la tenuta vicino a casa sua l’incendio possa estendersi anche alla sua proprietà (animato da
egoismo, non da altruismo).

In questo incendio i fratelli Trao sorprendono la sorella Bianca in una situazione comprome ente, ovvero
nella sua stanza con suo cugino Ninì.
Una ragazza di buona famiglia che si intra ene nella sua stanza da sola con un uomo è compromessa
nell’o ca di questa società.
I fratelli sono preoccupa ssimi perché diminuiscono le possibilità per lei di sposarsi, quindi individuano nel
vicino Gesualdo un’opportunità per la loro famiglia e per Bianca e decidono di combinare un matrimonio.
Questo è un matrimonio di convenienza, dal momento che Bianca ha il tolo, ma non il denaro e Gesualdo
ha il denaro ma non il tolo.

Gesualdo però ha già una relazione con Diodata, una contadina del suo podere, che gli ha dato dei gli che
lui non ha riconosciuto.
Gesualdo quindi acce a il matrimonio, ma quando dà la no zia a Diodata avverte disagio, ma va avan per
la sua strada, sposando Bianca.
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Bianca non perde la sua arroganza, guarda Gesualdo dall’alto verso il basso e lo ri uta per no la prima
no e di nozze.
“Il pesco non s’innesta con l’ulivo” è una frase che dice Bianca per esprimere il suo disprezzo verso
Gesualdo.
La pesca infa è un fru o dolce, con fru profuma , mentre l’ulivo è una pianta più comune, ma
comunque produ va come Gesualdo.

Dopo meno 9 mesi Bianca dà alla luce una bambina di nome Isabella, che Gesualdo riconosce, ma ci sono
dei dubbi che sia sua glia perché i tempi non combaciano (probabilmente era glia di Ninì).
Gesualdo la cresce come sua glia, dandogli tu e le a enzioni possibili in ambito materiale, non
certamente a e vo (religione della roba).

Questa ragazza ha tu o ciò che desiderava (studio, ves ), ma crescendo diventa molto viziata.
A un certo punto scoppia un’epidemia di colera, dove Bianca muore e Gesualdo che aveva una tenuta di
campagna chiamata “Manga la vite” decide di trasferirsi lì con Isabella.

Qui Isabella conosce un giovane, un ragazzo semplice che lavora per vivere e se ne invaghisce anche perché
condivide con lei la passione per la le ura.
Gesualdo però non le perme e di avere una relazione con lui perché secondo lui non può sposarsi con uno
qualunque (lui è l’eroe della roba).

Isabella, proprio come sua mamma, viene costre a a sposare un uomo di buon par to, il duca il Leyra, che
possiede un bellissimo palazzo a Palermo (matrimonio di convenienza).
Isabella si sposa e va a vivere a Palermo, ma a Gesualdo viene diagnos cata una mala a, un cancro allo
stomaco (speci cato).
Luperini a erma che questo è un contrappasso per Gesualdo perché lo stomaco esprime la voracità.
A lui viene dato poco tempo da vivere nché il genero e la glia insistono per farlo trasferire a Palermo,
ovviamente non per altruismo, ma per avere la sua eredità.

Gesualdo sta male ed è isolato, non ha il calore di una famiglia, ma solo di infermieri e serven , quindi
muore in solitudine.
Questo perché egli ha sempre col vato la religione della roba, non i sen men .
Questo epilogo è doppiamente dramma co perché è fallimentare, infa il personaggio è un vinto.
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Analisi

Il tolo comprende due diverse parole:


● mastro: “magister”, qualcuno che è abile in un mes ere manuale (mani callose)
● don: “dominus” padrone, non u lizza le mani, in Sicilia ci sono ancora i la fondi, dove i padroni sfru ano
i contadini

Gesualdo è al contempo tu e le due cose, ma nessuna delle due.


Il tolo è fras co, cioè dice che Gesualdo è un personaggio ambiguo tra due mondi, non è più mastro, ma
nemmeno un don.

Personaggi

Il sistema dei personaggi è un sistema monoli co (non binario), dove esiste un unico solo grande
personaggio (Gesualdo), a orno al qualche ruotano tu gli altri personaggi.
C’è una sola categoria di personaggi secondari, quelli femminili (Diodata, Bianca, Isabella), al cospe o dei
quali il protagonista si sente più a disagio.
Gli altri uomini sono poco più delle comparse.

Toni

Qui prevale il tono comico-caricaturale, dal momento che è presente esclusivamente la religione della roba,
non più quella dell’ostrica.

Cara eris che

Questo romanzo è più verista rispe o ai malavoglia, perché c’è meno spazio per i sen men , quindi si
percepisce più ogge vità, è freddo e impersonale.
Il cronotopo, ovvero l’insieme degli indicatori temporali e spaziali, coincidono e corrispondono alle giornate
di lavoro, infa :
● tempo: giornata di 24h
● spazio: giornata come unità di misura con cui si calcolava un appezzamento di terreno (tu o è da
ricondurre alla roba)
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“LA LUPA” Vita dei Campi
La lupa è ambientata in un piccolo paese in Sicilia. La protagonista è Gnà Pina, che viene soprannominata
dalla comunità “la Lupa” a causa del suo comportamento e del suo sico molto sensuale. Le altre donne del
paese osservano la lupa con un misto di invidia e paura tanto che, quando la vedono camminare da sola,
arrivano a farsi il segno della croce.

La glia della Lupa, Maricchia, ha invece un cara ere dolce e sensibile e so re di solitudine poiché, a causa
del comportamento della madre, è anche lei un’esclusa.

Un giorno La Lupa si imba e in un giovane appena tornato dal servizio militare, Nanni. Il ragazzo lavora
come bracciante nei campi vicino alla sua abitazione e, in realtà, è innamorato della glia della Lupa,
Maricchia.

Gnà Pina, follemente innamorata del giovane, decide di dargli in sposa la glia a una condizione: i ragazzi,
dopo il matrimonio, si sarebbero dovu trasferire a vivere a casa della Lupa. Il piano diabolico della Lupa si
compie e, una volta trasferi si a casa di Gnà Pina, questa proverà in tu i modi a sedurre il marito della
glia.

Maricchia denuncia la madre alle forze dell’ordine che chiamano Nanni per interrogarlo: il ragazzo confessa
l'adulterio e si gius ca dicendo che la donna era per lui come una tentazione dell'inferno. Le forze
dell'ordine chiedono alla Lupa di lasciare la casa che condivide con la glia e il genero ma questa non vuol
sen re ragioni.

Durante il lavoro Nanni viene ferito da un mulo e rischia la morte. Il prete, chiamato a dare l'estrema
unzione al ragazzo, si ri uta di farlo poiché Gnà Pina è ancora all'interno dell'abitazione. La Lupa decide così
di allontanarsi per un periodo ma, al suo ritorno a casa, con nua a provare a sedurre Nanni che, disperato,
la uccide con un gesto brutale ed estremo che chiude rapidamente la novella di Giovanni Verga.

Abbiamo un altro esempio di e che amento: quando una persona viene e che ata in un certo modo
nisce per comportarsi in quel modo.
La protagonista è una donna, e che ata con “la lupa”, simbolo di:
● cupidigia e insaziabilità: la era dantesca non lascia passare nessuno nché giungerà il veglio che la farà
morir con doglia
● promiscuità
● aggressività

Questa donna è considerata una femme fatale (le eralmente “donna fatale”, nella quale il piacere è il
trionfo della morte).

D’Annunzio trae ispirazione dalle novelle di Verga (anche se poi se ne discosta), infa il suo esordio
narra vo non avviene subito nell’este smo, ma in ambito novellis co.

Nella novella prevalgono i colori del rosso e del nero come a preannunciare il deli o.
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LA SCAPIGLIATURA
Gli autori della scapigliatura

La scapigliatura è un movimento di preavanguardia, chiamato in questo modo per il suo cara ere di
aggressività.
Questo termine deriva dal romanzo dello scri ore Cle o Arrighi, chiamato “La scapigliatura e il 6 febbraio”,
che dà il nome all’intero movimento.
Questo romanzo ha come protagonis dei giovani che si ribellano rispe o alla società in cui vivono,
cara erizzata dal prevalere delle leggi di mercato, dall’ipocrisia e dalla falsità.
La scapigliatura si potrebbe tradurre con un termine francese “bohémien“, che so olinea l’indole
aggressiva e ribelle degli scapiglia .

La provenienza degli autori cambia, infa :


● autori del verismo: provengono tu dall’Italia meridionale
● autori della scapigliatura: provengono dall’Italia se entrionale, in par colare da Torino e Milano, che nel
secondo 800 diventano due metropoli cara erizzate dall’industrializzazione, dove si sentono le pressioni
della legge della produzione e del mercato.
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EMILIO PRAGA
Emilio Praga proviene da area lombarda.
Questo si dedica a più forme d’arte contemporaneamente, non solo alla le eratura, ma anche alla pi ura,
ma senza poi eccedere in nessuna.

“Preludio”

Praga è autore di un testo manifesto dei poemi della scapigliatura, ovvero una lirica in tolata “Preludio”.

I temi sono cara eris ci di tu a la scapigliatura, infa parla di una generazione di poe “mala ”, che
vengono paragona alle aquile nel momento della muta (cambio del piumaggio), dove sono più vulnerabili.
L’aquila è quindi simbolo di forza, ma viene rappresentato in un momento di vulnerabilità.
Ques poe hanno quindi un’indole aggressiva, ma allo stesso tempo sono molto fragili e vulnerabili.

Praga ci parla inoltre di un’epoca in cui sono spari gli ideali (gli ideali annegano nel fango), che viene
paragonata alle aquile nel momento della muta.
In questo periodo infa muoiono gli ideali:
● religiosi: che hanno ispirato tante generazioni (la teca che custodiva i 10 comandamen è persa per
sempre)
● laici: e ca e moralità

In questo contesto così cri co, dove i valori sono tramonta , risulta anacronis co (assurdo) fare come i
poetastri (le era di scarso valore) che, pur di o enere il successo, si os nano a voler riproporre il modello
le erario di quel vegliardo che l’Italia adora (Alessandro Manzoni).
Praga inoltre contesta anche l’ipocrisia, infa l’obie vo degli scapiglia è quello di rappresentare la verità
e rappresentare la realtà per ciò che è.
Ques non indossano la maschera di Minio, non usano maschere, non sono ipocri , ma sono dispos a
cantare il bru o e la noia.

Il le ore quindi per gli scapiglia è concepito come:


● fratello: è indifeso e fragile e ha bisogno di essere istruito, quindi dove conoscere la verità
● nemico: mol le ori rispondono alle leggi di mercato, infa si sentono conforta a leggere sempre le
stesse cose, dal momento che vedono nella le eratura un luogo sicuro dove rifugiarsi

“Preludio” quindi ci o re una visione molto forte, dal momento che i poe scapiglia vengono concepi
come “an -cris ”, perché si scagliano contro il modello manzoniano, che con nua a proporre i valori
cris ani che non sempre ripaga.
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ARRIGO BOITO
Arrigo Boito proviene da area lombarda e si dedica a più forme d’arte contemporaneamente, non solo alla
le eratura, ma anche alla musica, ma senza poi eccedere in nessuna.
Egli è libre sta e compositore, infa dal punto di vista le erario questo si ri e e sull’opera, che ha un
senso di ritmo e musicalità più accentuato rispe o a Praga.

“Dualismo”
L’opera più importante di Boito è “Dualismo”, un’opera manifesto della scapigliatura tra a da una raccolta
di poesie in tolata “Il libro dei versi”, che tra a della dualità dell’uomo, ovvero della duplice natura umana.
Il tema del doppio infa , a par re dal roman cismo (inizio 1800), è un tema molto ricorrente.
Il poeta a erma che dentro di sé, come uomo, convivono due nature an te che contrapposte:
● angelica farfalla
● verme immondo
Ques animali rappresentano l’ambiguità tra dell’essere umano, che è sogge a a un processo di
metamorfosi.

Inoltre a erma che in lui ci siano:


● caduto cherubo: l’angelo che è stato cacciato dal paradiso da dio, ma che è desideroso di tornare in cielo
● angelo ribelle a Dio: l’angelo che è stato cacciato dal paradiso da dio, ma che scende verso il basso
L’uomo è quindi sia bene che male, perché è una creatura fragile.

Boito inoltre non riserva parole speciali per Dio, infa viene paragonato a un chimico demente, cioè uno
scienziato pazzo che ha creato gli esseri umani nel suo laboratorio per scon ggere la noia, ge andoli
nell’arida gleba (fango).
L’uomo è quindi dipinto come l’esperimento di laboratorio di uno scienziato pazzo che ha creato
l’homunculus e l’ha ge ato sulla terra e che un giorno per scon ggere la noia questo potrebbe annientarci
tu schiacciandoci con i suoi piedi.

In una strofa prevale l’alli erazione della consonante liquida L (ritmo e musicalità).
Il signi cante quindi rimanda al signi cato, ovvero alla parola “illusione”, perché l’uomo ogni tanto si illude
di poter vivere e di avere in mano la propria esistenza.
L’illusione è paragonata a una libellula che vola sui orellini, quindi qualcosa di estremamente e mero.

Un’altra strofa signi ca va è quella in cui il poeta fa capire la reale condizione dell’uomo su questa terra.
Egli a erma che non si può dis nguere tra la natura buona e quella ca va dell’uomo, perché negli uomini
esiste sia l’indole buona sia quella ca va.

L’uomo viene paragonato a un funambolo (equilibrista) che si esibisce davan a un pubblico avido di
spe acoli rischiosi e cerca di tenersi in equilibrio tra:
● tentazione di peccato: tentazione di fare del male
● sogno di virtù: desiderio di dis nguersi per aver fa o il bene (virtù)

Gli scapiglia quindi ritengono ipocrita chi opera queste dis nzioni così ne e, chi si comporta da fariseo e
chi vuole dis nguere l’umanità tra buoni e ca vi (come Manzoni).
L’uomo inoltre deve prendere coscienza di questa natura, perché non può illudersi di essere immune dalle
tentazioni.
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GIOSUÈ CARDUCCI
La vita

Giosuè Carducci nasce in Toscana nel 1835, ma in seguito si trasferisce a Bologna, dove ricopre la ca edra
di le eratura italiana e di eloquenza presso l’università di Bologna, che qualche anno più tardi sarà
ricoperta dal suo allievo Giovanni Pascoli.

Egli si sposa con Elvira Menicucci, ma ha anche una relazione con l’amante Carolina Cristoforo Pive, a cui
dedica versi con lo pseudonimo di Lina o Lidia.
Purtroppo viene colpito dalla morte del glio Dante.
Verso la ne della sua vita diventa senatore, o ene il premio Nobel per la le eratura muore nell’anno
seguente, il 1907.

Reazione alla perdita dell’aureola

Anche Carducci reagisce alla perdita dell’aureola dell’ar sta, ovvero al fa o che l’arte abbia iniziato ad
essere considerata come una merce (le eratura di consumo), infa quando l’ar sta vuole solo vendere la
propria arte, questa degenera e non può più essere chiamata arte.
Egli propone quindi un ritorno al classicismo, ovvero un ideale di perfezione a cui tendere per risca are
l’arte, che è degenerata, infa parleremo di classicismo carducciano, dichiarandosi come “scudiero dei
classici”.

Carducci è una gura molto a va dal punto di vista le erario e poli co che, pur cambiando spesso
opinione, rimane un personaggio importante nei salo degli intelle uali e degli aristocra ci. Prima si
schiera contro la monarchia, poi, dopo aver conosciuto la regina Margherita di Savoia, diventa lo
monarchico, per poi tornare ad altre idee.
In giovinezza Carducci accoglie con entusiasmo tu e le novità scien che e tecnologiche della sua epoca,
ma durante la maturità assume toni più cri ci nei confron del progresso.
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Opere

La vita di Carducci è divisibile in un momento della giovinezza e in un momento della maturità. Tra le
raccolte della giovinezza troviamo:
● Juvenilia: giovinezza
● Levia gravia: cose più leggere, cose più pesan
● Giambi ed epodi: metri della metrica classica cara erizza da un ritmo incalzante e aggressivo, cioè da vis
polemica e toni aggressivi

In seguito a tragedie famigliari, come la morte di un glio e di un fratello piccolo, Carducci durante l’età
della maturità inizia ad avere un tono più dimesso e pacato, meno aggressivo.

Tra le raccolte della maturità troviamo:


● Rime nuove: il poeta informa i le ori di un cambiamento in toni e contenu
● Odi barbare
● Rime e Ritmi

Odi barbare è l’esempio più esaus vo della rappresentazione del suo classicismo estremo, sia per quanto
riguarda il contenuto, sia per la forma, infa egli vuole riproporre la metrica della poesia classica (greci e
la ni) nella poesia italiana:
● metrica classica: quan ta va, basata sulla quan tà delle sillabe (i metri e i versi sono cos tui
dall’alternanza sillabe lunghe e sillabe brevi)
● metrica italiana: accentua va, basata sull’alterna va di sillabe toniche e atone e fa corrispondere alla
sillaba lunga una sillaba tonica (accentata) e alla sillaba breve una sillaba atona (non accentata)

Alla ne però egli è molto cri co verso il suo lavoro e lo de nisce “barbaro” perché se un greco e un la no
avessero analizzato i suoi versi non li avrebbero riconosciu come classici, ma come barbari (stranieri ma
con tono dispregia vo).

Il contrasto tra presente e passato

In tu a la poesia di Carducci troviamo un aspe o, ovvero il contrasto tra presente e passato.


Da un punto di vista storico emerge il contrasto tra:
● epoca passata: passato
● epoca contemporanea: presente

Carducci privilegia cer periodi della storia che considera periodi modello:
● Roma repubblicana
● medioevo comunale

Anche da un punto di vista personale emerge un con i o perché confronta:


● periodo della giovinezza
● periodo della maturità

In conclusione Carducci pensa che il passato è sempre vi orioso rispe o al presente e il presente esce
sempre scon o.
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Il poeta vate

Carducci si propone come poeta vate, che signi ca:


● nel nord europa: poeta con abilità profe che
● in Italia: poeta con ideali quali il patrio smo
Nel periodo in cui è vissuto Carducci era appena stata acquistata l’unità d’Italia.

In questo momento il termine “vate” ha cambiato il suo signi cato in quanto:


● prima dell’unità: indica ideali di patrio smo e unità, quindi prevale l’intento pedagogico e istru vo
● dopo l’unità: celebrare la conquistata di unità e indipendenza, quindi prevale l’intento religioso

La visione del progresso

Durante l’età della giovinezza Carducci scrive “Inno a Satana”, dove saluta il treno che viene descri o con
entusiasmo, dal momento che deriva da un progresso tecnologico e scien co.
Nelle opere della maturità, però, il treno e il progresso vengono vis da Carducci con occhi diversi.

Carducci scrive due tes che si discostano dalla posizione giovanile:


● “Davan a San Guido”: appartenente alle Rime nuove
● “Alla stazione una ma na d’autunno”: appartenente alle Odi barbare
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“DAVANTI A SAN GUIDO”
Si tra a di lunga lirica per conoscere de agli sulla biogra a di Carducci e sulla sua maturazione come poeta.
In questo testo Carducci, già avan negli anni e formato professionalmente, sta tornando in Maremma
(Toscana), nel suo paese d’origine.

Egli trascorre un periodo in Maremma e passa con la vaporiera davan al paesino di Bolgheri, uno dei paesi
che segnano gli anni della sua infanzia.
Questo è riconoscibile grazie a un viale alberato di cipressi, che è come se prendessero vita e gli parlassero,
vedendo in lui il bambino che era stato, invitandolo a fermarsi (personi cazione).
Ques cercano di essere persuasivi, dicendo al poeta che non serbano rancore per le sassate che da
bambino lui aveva rato contro di loro.

Il poeta quindi si lascia andare a uno sfogo e instaura un dialogo zio con ques cipresse di Bolgheri,
a raverso una dimensione a e va e sen mentale.

Lui però non può fermarsi, perché ormai non è più quel birichino come una volta, ma un adulto che ha
delle responsabilità a livello:
● famigliare: a casa oltre l’Appennino lo a ende la Ti , ovvero sua glia che è come una passere a, ma che
a di erenza dei passeri non ha penne per ves rsi e mangia ben altro che bacche di cipresso. Questo fa
intendere le esigenze della famiglia e i suoi doveri come padre.
● professionale: “non fo per dire ma son diventato una celebrità”, il poeta dice di essere diventato famoso
perché quello che scrive è apprezzato dal pubblico e dalla cri ca, quindi anche in questo caso è chiamato
al dovere.

Dopo questo dialogo sente un mormorio, come se i cipressi stessero borbo ando qualcosa, contraria per
il fa o che non abbia tempo di visitare i luoghi della sua infanzia.
Questo mormorio si trasforma in parole, infa i cipressi dicono al poeta che in fondo è solo un
pover’uomo, perché gravano su di lui troppe responsabilità e occupazioni.
La verità dei fa viene sussurrata alle orecchie cipressi dal vento, che rapisce i sospiri degli esseri umani e li
porta via.

Il poeta rimane perplesso, ma poi distoglie l’a enzione dei cipressi perché vede all’orizzonte, dove ci sono
alture e colline, una gura che prima è indis nta, ma che poi piano piano assume un’iden tà. Questa è alta,
solenne, ves ta di nero (climax del riconoscimento).
Si tra a della nonna di Carducci, che inizialmente viene chiamata a e uosamente “nonna Lucia”, per far
capire il legame speciale che aveva con la lei, che ormai si trova nel cimitero di Bolgheri. In seguito però
Carducci ribadisce il nome dicendo “signora Lucia”.

Il poeta rimane estasiato nel vedere questo spirito e chiede di raccontargli ancora una volta quella favola di
colei che aveva perso il suo amore e andava alla ricerca di questo.
Ciò che fa piacere al poeta non è tanto il contenuto della storia, ma il modo con cui la nonna racconta,
u lizzando la vera favella toscana.

La nonna così inizia a raccontare questa storia, che fa parte della tradizione popolare toscana, u lizzando
quel mesto accento della Versilia (zona della toscana).
Questa, sen ta dalla bocca di un toscano verace suona armoniosa, mentre quando viene u lizzata come
lingua le eraria dai seguaci di Manzoni suona snaturata e artefa a (si sciocca nel manzonismo degli
stenterelli).
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Inoltre Manzoni sceglie il toscano nonostante fosse lombardo nello scrivere i Promessi Sposi.
Dopo l’unità poli ca è importante che ci sia anche un’uniformità linguis ca, anche se nelle regioni si
con nuano a parlare i diale .
La le eratura e in seguito i mass media (radio, tv) contribuiscono alla di usione dell’italiano.
Il poeta però è sul treno, quindi pian piano vede il paesaggio sempre più indis nto.

Mentre si allontana riesce ancora a vedere:


● gruppo di cavalli: rincorrono il treno
● asino grigio: rimane fermo immobile a rosicchiare un cardo rosso e turchino

Questa immagine è carica di valore simbolico perché rappresenta l’an tesi tra la giovinezza (puledri
scalpitan ) e la maturità (asino che rimane imperturbabile).
Metaforicamente il poeta dice che il progresso (treno) viene seguito con entusiasmo dalle nuove
generazioni, ma non dagli anziani e dalle persone mature che lo guardano con tristezza e rassegnazione
perché avanza senza fermarsi.
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“ALLA STAZIONE UNA MATTINA D’AUTUNNO”
Questo testo fa parte delle Odi barbare.
Una ma na di novembre Carducci accompagna l’amante Carolina Cristofori (viene chiamata con lo
pseudonimo di Lidia) alla stazione, dopo aver trascorso tu a l’estate insieme al mare in Maremma.
Questa situazione malinconica viene descri a dal poeta dal punto di vista:
● croma co: la stazione viene descri a con toni plumbei (color piombo), il nero è il colore della veste delle
guardie
● udi vo:
la donna sta per salire sul convoglio, porge il biglie o alla guardia che oblitera il biglie o con un
taglio secco
la vaporiera è ebile, acuta e stridula (climax)
schio dei freni del treno che si deve fermare alla stazione
pioggia scroscia (verbo onomatopeico)

Lidia sale sul treno e un mido raggio di luce colpisce la chioma castana di Lidia (crin castano), che è l’unica
nota di colore caldo in una fredda giornata autunnale.
Questo trasporta il poeta nella dimensione del passato, ovvero l’estate appena trascorsa insieme. Questo
però solo un a mo perché immediatamente si torna al presente, il treno parte e il poeta saluta la donna
amata con malinconica rassegnazione.
Il treno è de nito come un mostro dall’anima metallica insensibile ai sen men umani perché porterà via
Lidia dal poeta.

Nella prima volta nella le eratura italiana in ambito poe co il poeta fa una similitudine tra il treno e un
ippopotamo:
● treno arriva in lontananza alla ci à di Bolgheri: come un ippopotamo che passa in un canneto
● fanali del treno: occhi dell’ippopotamo
● scoppio e lo sbu o del vapore della vaporiera: sbu are del mostro

I momen del testo sono:


● presente
● breve ritorno al passato
● presente
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“PIANTO ANTICO”
Quest’opera è tra a dalla raccolta Rime nuove.
Il tolo fa riferimento a un testo di Mosco, un lirico greco che amava a rontare temi di cara ere
sen mentale e dedicava i suoi componimen a giovani vite spezzate improvvisamente.
Il poeta a erma che il dolore an co più profondo di un essere umano è quello di veder morire
prematuramente il proprio glio.

Anche Carducci è colpito da mol lu negli anni della maturità:


● fratello Dante: a cui dedica un componimento chiamato “Funere mersit acerbo”, ovvero “la morte lo
colse in tenere età”
● glio Dante: con lo stesso nome del fratello, nel componimento precedente lo a da allo spirito del
fratello a nché non rimanga da solo nel mondo dei mor

Carducci parla della morte del glio in par colare nel testo “Pianto an co”.
Nella prima parte del testo Carducci rievoca l’immagine del bambino quando era ancora vivo, solito
trascorrere molto tempo nel giardino di casa Carducci, dove oriva e fru cava un melograno al quale il
bambino era solito appoggiare le sue manine.

Questa parte è cara erizzata da nte vivaci che riconducono alla sfera della vita:
● rosso vivo: vermigli ori dei melograni (sen men )
● verde: pianta (speranza)

Nella seconda parte del testo Carducci guarda lo stesso orto muto e solitario perché non c’è più il suo
bambino che lo allieta con le sue risate.
Questa parte è cara erizzata dalla nota croma ca del nero, infa il bambino ormai è sepolto so o la terra
negra, un la nismo per indicare la strada del classicismo intrapresa dal poeta.

Il poeta contrappone due piante:


● reale: melograno, che cresce nel giardino di casa Carducci
● metaforica: pianta della vita, che rimane inaridita a seguito di questo lu o

Queste piante rappresentano l’an tesi tra passato e presente, dove il presente viene sempre scon o dal
passato.
Viene anche a rontata la sfera delle sensazioni visive legate a:
● luce e buio
● calore (vita, seconda strofa) e freddo (della terra, quarta strofa)

Nella stru ura il poeta con lo sperimentalismo metrico tenta di riprodurre componimento pico del mondo
an co, infa abbiamo un contrasto tra i verbi:
● imperfe o (prima parte)
● presente (seconda parte)
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Nel testo troviamo diverse gure retoriche:
● anafora: ne ne (ripe zione)
● ripe zione: tu tu (terza strofa), per dare un tono dramma co e ossessivo, infa fanno capire come un
padre non possa rassegnarsi alla morte del proprio glio
● ripe zione del sintagma or: or, amor, or, che rappresenta il prendere a o che il presente è doloroso, in
contrasto col passato che rappresenta i ricordi
● metafora: la pianta non è solo una pianta sica, ma anche metaforica, cioè la pianta della vita. Il ore
della pianta è il glio, che quando viene strappato dalla pianta, questa rimane inaridita e privata della sua
linfa vitale
● personi cazione: orto muto e solitario
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