Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
pas
tori
di
D'A
nnu
nzi
oè
la
poe
sia
mer
itata
me
nte
più
conosciuta. In essa troviamo l’amore per la terra d’origine; ammirazione di un’esistenza semplice e primitiva, nella
cornice di una natura incontaminata; consenso alle tradizioni antiche. Con questi elementi la lirica costruisce una
contemplazione ampia e silenziosa, fatta di gesti assorti e di una musica lenta e suggestiva.
ANALISI DEL TESTO - Si descrive la vita primitiva degli umili, uomini e bestie. La migrazione autunnale delle greggi
dai monti all’Adriatico selvaggio diviene, con naturalezza, un simbolo di continuità: la vita della natura si ripete
immutabile, di stagione in stagione. Il poeta D'Annunzio è consapevole di doversi inserire in questo ciclo, per
disperdere quel rischio della decadenza.
COMMENTO - Si va da un primo verso scandito su due tempi, a due vasti periodi di 4 versi ciascuna; dopo una nuova
pausa enunciativa, si riprende con periodi via via più brevi, fino all’impressionistico finale.
4) I pastori: la poesia
La lirica I pastori d’Abruzzo appartiene proprio alla parte conclusiva dell’opera e descrive quindi l’arrivo dell’autunno.
L’estate è ormai giunta al termine: settembre porta con sé tanta malinconia, che spinge l’autore a desiderare di
ritornare nei luoghi della sua infanzia e nel mondo arcaico della regione Abruzzo, che viene descritto in questa poesia.
I pastori, nel mese di settembre, ricominciano l’antica usanza della transumanza e portano i greggi a pascolare verso
la Puglia. L’autore celebra questi gesti antichi come se fossero sacri e li riconduce ad un’unione con la natura che si
ripete ogni anno
4,1) Analisi del testo
Il testo è formato da quattro strofe di cinque endecasillabi ciascuno, più un endecasillabo finale. L’ultimo verso di ogni
strofa rima con il primo della successiva.
La struttura della lirica è circolare: all’inizio e alla fine di ogni strofa, il poeta esprime direttamente le sue emozioni. Nel
primo verso, infatti, dà voce al suo desiderio di migrare ma, nella domanda finale, si rammarica perché è ormai troppo
distante dalla sua terra.
Nelle prime due strofe il poeta rievoca i preparativi dei pastori per organizzare la transumanza: le greggi hanno
bevuto alle fonti d’acqua dei luoghi natali per non avere sete durante il viaggio, i pastori hanno costruito un nuovo
bastone fatto di verga di nocciolo (v. 10: d’avellano) e hanno aperto i recinti.
Nelle due strofe successive si racconta l’arrivo al mare: i pastori procedono attraverso il sentiero, come se fosse un
fiume d’erba, seguendo le orme dei padri (il cammino è ormai una tradizione, un rituale antico e immutabile).
La quarta strofa descrive l’arrivo del gregge al mare, il sole che tocca il vello, il rumore delle onde.
L’ultimo verso è una domanda retorica che esprime la nostalgia del poeta verso la sua terra.