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Diritti della persona in rapporto con altre persone

ART. 17
“I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi.”

“Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.”

“Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto
per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.”

La libertà di riunione

La libertà di riunione è riconosciuta a tutti i cittadini, i quali possono incontrarsi tra loro, per qualunque
motivo (es. concerto, corteo, ecc.)

La Costituzione (art. 17) richiede che le riunioni si svolgano “pacificamente e senz’armi”. In caso contrario
possono essere sciolte dalle forze della pubblica sicurezza.

Per potersi riunire, non occorre alcuna autorizzazione. Tuttavia, per le riunioni in luogo pubblico (in strada,
in piazza, ecc.), gli organizzatori della riunione devono dare il preavviso all’autorità di pubblica sicurezza,
almeno tre giorni prima.

Le riunioni in luogo pubblico possono essere vietate soltanto “per comprovati motivi di incolumità e
sicurezza pubblica “.

Le altre riunioni in luogo privato (come l’abitazione), o in luogo aperto al pubblico (es. cinema, stadio, ecc.)
alle quali tutti possono partecipare avendo un titolo d’accesso come il biglietto d’ingresso, non richiedono
neppure il preavviso.
ART. 18
“I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai
singoli dalla legge penale.”

“Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici
mediante organizzazioni di carattere militare.”

La libertà di associazione

Le associazioni sono organizzazioni stabili di più individui (i soci), che si accordano tra di loro per perseguire
stabilmente fini comuni.
La vita dell’associazione è regolata dallo Statuto, che prevede gli organi sociali (il presidente, gli
amministratori, ecc.), i fini, i diritti e i doveri dei soci.
L’articolo 18 della Costituzione riconosce a tutti i cittadini il diritto di associarsi liberamente.
Quanto ai fini delle associazioni, l’art. 18, comma 1, stabilisce il diritto di associarsi per tutti i fini che “non
siano vietati ai singoli dalla legge penale”. Quindi:
- Tutto ciò che è lecito fare da soli può essere fatto associandosi con altri;
- Sono vietate le associazioni per delinquere

Sono previsti, inoltre, due divieti generali (art. 18, comma 2) che riguardano: le associazioni segrete e le
associazioni che perseguono, scopi politici mediante organizzazioni militari.

- Le associazioni segrete sono quelle che occultano qualcuno dei propri elementi costitutivi: lo
Statuto, i fini, le attività o il nome degli iscritti. Esse sono vietate per due ragioni: innanzitutto,
perché si presume che il segreto di cui si ammantano nasconda qualcosa d’illecito.
In secondo luogo, perché i legami segreti fra persone che hanno dei poteri (politici, militari,
economici, ecc.) possono alterare il funzionamento delle istituzioni democratiche.
L’obbligo di pubblicità, tuttavia, può essere circoscritto quando esistono esigenze di riservatezza: si
pensi, ad esempio, ad associazioni di persone affette da determinate malattie che è giusto non
siano messe in pubblico.
- Il divieto delle associazioni che operano in politica mediante organizzazione di tipo militare si
spiega perché la Costituzione vuole che l’attività politica si svolga secondo metodi e procedimenti
democratici.

ART.29
“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.”

“Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a
garanzia dell'unità familiare.”

ART. 30
“E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.”

“Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.”

“La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti
dei membri della famiglia legittima.”

“La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.”

Il diritto di costituire una famiglia

La famiglia non è un’associazione, come quelle regolate dall’articolo 18 della Costituzione che si formano e
si sciolgono liberamente in vista degli scopi e dei loro soci. La famiglia è piuttosto un’unione che ha alla
base esigenze vitali fondamentali che uniscono l’esistenza di più persone.

L’articolo 29 della Costituzione usa l’espressione società naturale.

Sebbene la gran parte delle norme in tema di famiglia siano contenute nel Codice civile, che è il codice
dell’autonomia dei privati, la famiglia è oggetto di norme inderogabili di interesse pubblico.

Mentre le associazioni possono essere sciolte dalla libera volontà dei soci, i vincoli tra i coniugi possono
cessare solo quando vi siano certe condizioni stabilite per legge; i diritti e i doveri reciproci non possono
essere modellati liberamente; i vincoli tra genitori e figli sono imperativi e permangono fino alla maggiore
età.

Nelle associazioni, le cariche direttive possono essere assunte dai soci, indifferentemente; nella famiglia, i
coniugi hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, i figli sono soggetti alla loro “potestà”, cui corrispondono
precisi diritti e doveri di “mantenimento, istruzione ed educazione” (art. 30, comma 1, Cost.)

Matrimonio e famiglia legittima. La famiglia è fondata sul matrimonio (art. 29, comma 1). Esso può essere:

- Il matrimonio civile, che si celebra davanti al sindaco o a un suo delegato;


- Il matrimonio religioso, che è celebrato davanti a un ministro di culto (es. cattolico), avente effetti
sia rispetto alla Chiesa che rispetto allo Stato, una volta “trascritto” nei registri dello “stato civile”.

Dal matrimonio nasce la cosiddetta “famiglia legittima”.


L’uguaglianza dei coniugi. Il principio che regge il rapporto matrimoniale è innanzitutto quello
dell’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, nell’ambito dell’unità della famiglia (art. 29, comma 2, Cost.)

Con la “Riforma del diritto di famiglia” del 1975, una serie di previsioni ha apportato sostanziali modifiche al
Codice civile, dando attuazione al principio di parità tra i coniugi. In tal senso si è stabilito che, con il
matrimonio, il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono gli stessi doveri; dal matrimonio
derivano l’obbligo reciproco di fedeltà, dell’assistenza morale e materiale e della coabitazione; entrambi i
coniugi sono tenuti, in relazione alle proprie possibilità, a contribuire ai bisogni della famiglia.

Separazione e divorzio. Il matrimonio può essere, per così dire, sospeso con la separazione personale dei
coniugi.

La separazione può essere consensuale, se raggiunta di comune accordo, oppure giudiziale, quando il
conflitto tra i coniugi deve essere risolto con l’intervento del giudice. La separazione non elimina il vincolo
matrimoniale (es. non si può contrarre un nuovo matrimonio), ma fa cessare la convivenza tra i coniugi e
l’obbligo reciproco di fedeltà.

La separazione può concludersi con la riconciliazione o, più spesso, con il divorzio, cioè con lo scioglimento
del vincolo matrimoniale.

La legge ammette il divorzio dopo tre anni di separazione legale.

La famiglia di fatto o naturale. I rapporti familiari senza matrimonio danno luogo alla famiglia di fatto o
naturale, che rientra nella categoria delle “formazioni sociali” previste dall’art. 2 della Costituzione.

Anch’essa ha un riconoscimento costituzionale specifico, perché in ogni caso i genitori hanno il diritto e il
dovere di educare i figli (art. 30, comma 1, Cost.) e questi hanno il diritto a una tutela giuridica compatibile
con i diritti della famiglia legittima (art. 30, comma 3).

Esiste anche una consistente tendenza giurisprudenziale, basata sul principio di uguaglianza, a estendere ai
coniugi di fatto certe garanzie proprie di coniugi legittimi.

Nonostante l’estensione di singole garanzie, la Corte Costituzionale ha sempre ribadito la necessità di


distinguere la famiglia legittima da quelle di fatto: le due formazioni sociali presentano infatti una differenza
essenziale, dal punto di vista della stabilità e dell’affidabilità.

La filiazione. Il rapporto tra genitori e figli si denomina rapporto di filiazione.

Esso consiste essenzialmente nel diritto-dovere dei genitori di “mantenere, istruire ed educare i figli, anche
se nati fuori dal matrimonio” (art. 30, comma 1). Tale diritto-dovere rimane intatto, per entrambi i genitori,
anche in caso di separazione o divorzio.

La filiazione può essere legittima, naturale (a seconda che i figli siano nati entro o fuori un rapporto
matrimoniale) e adottiva.

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