Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
CAP.2 LO STATO
Lo stato moderno è caratterizzato da due elementi importanti:
POLITICITÀ: l'ordinamento statale assume fra le proprie finalità la cura di tutti gli interessi
generali che riguardano una determinata collettività stanziata su un determinato territorio. In
forza di questo lo stato tende a sottoporre alle proprie regole tutti i diversi ordinamenti preposti
alla cura di interessi particolari.
SOVRANITÀ: è la supremazia dello stato rispetto a ogni altro potere costituito al suo interno e
la sua indipendenza rispetto a quelli esterni.
Altri enti posso essere definiti politici (comuni e le regioni) ma non sovrani. Definizione di Stato “
si ha uno stato quando una popolazione sottomettendosi a un potere politico da vita a un
ordinamento in grado si soddisfare i suoi interessi generali ” in questo modo una popolazione
diviene un popolo ovvero un insieme di persone legate dal fatto di condividere una uguale
cittadinanza (intesa come uguaglianza di diritti e doveri di fronte al governo sovrano). Per avere uno
stato naturalmente ci vogliono 3 elementi base: un popolo, un territorio un governo sovrano. Solo
gli stati sovrani possono darsi una costituzione. Il modo in cui si atteggiano gli elmenti della
politicità e della sovranità stanno alla base delle diverse dottrine dello stato che hanno influenzato le
varie forme di stato. Secondo il costituzionalismo di matrice liberale gli uomini per natura
possiedono 3 diritti: alla vita, alla libertà e alla proprietà privata, allo scopo di salvaguardare tali
diritti hanno anche il diritto a difendersi e a offendere. Per farlo in modo più efficace essi
trasferiscono per contratto tali diritti ad un autorità sovrana: queste sono DOTTRINE
CONTRATTUALISTICHE. Tale trasferimento può essere sempre revocato. Lo stato ha una
funzione strumentale in questo caso. Hegel ha una visione opposta a quella delle dottrine
contrattualistiche e vede lo stato come una realtà spirituale. Per lui sono gli individui che ricevono
identità dallo stato e senza stato il popolo è solo una moltitudine informe. Da Hegel hanno preso
campo le cosiddette DOTTRINE STATOLATRE.
FORME DI STATO MODERNE
Le forme di governo riguardano il modo in cui si distribuisce il potere politico fra i vari organi dello
stato, le forme di stato riguardano invece “il modo in cui si atteggia il rapporto fra cittadini e potere
politico nonché i fini che si pone l'ordinamento”.
STATO ASSOLUTO: la legittimazione del sovrano viene direttamente da Dio, il potere è tutto
concentrato nelle mani del sovrano, c'è una rigida divisione in classi sociali e il riconoscimento
dell'aristocrazia.
STATO LIBERALE: è il frutto della vittoria della borghesia contro l'aristocrazia e il clero. Ha una
base sociale ristretta perchè il diritto di voto è riservato solo a cloro che posseggono un determinato
censo ma riconosce a tutti i cittadini il diritto di proprietà e libertà.
STATO LIBERALDEMOCRATICO: i diritti politici vengono riconosciuti a tutti i cittadini, sono
rappresentati e tutelati tutti i ceti grazie ai partiti e ai sindacati quindi diventa uno stato
PLURICLASSE. E' uno stato sociale in quanto sono garantite importanti prestazioni sociali. Tale
forma di stato viene anche chiamata STATO COSTITUZIONALE perchè si supera il mero stato di
diritto ma si fissa in costituzioni rigide la tutela dei diritti civili e sociali.
Infine vi sono gli stati fascisti (desta hegeliana) quelli socialisti (sinistra hegeliana) e lo stato
confessionale in cui la sfera religiosa non è disgiunta da quella politica.
CAP.3 LO STATO E GLI ALTRI ORDINAMENTI. L'ORDINAMENTOINTERNAZIONALE
Il diritto intenrazionale è l'ordinamento della “comunità degli stati”. Il trattato di Vestfalia del 1648
è tradizionalmente considerato la data di nascita del diritto internazionale. L'oridnamento
internazionale è diverso da quelli giuridici statuali:
non c'è un ente che si ponga in posizione sovraordinata
non ci è un organo legislativo che produca norme
le norme di diritto internazionale sono prodotti di FONTI FATTO sono cioè di formazione
consuetudinaria o spontanea
manca un meccanismo di risoluzione delle controversie che insorgano fra i soggetti
dell'ordinamento
Riguardo ai rapporti fra ordinamento internazionale e ordinamento statale secondo le
CONCEZIONI MONISTE vi è unità fra ordinamento statale e internazionale indicando quale dei
due si considera derivato rispetto all'altro. Quello che si considera originario gode del primato e
dunque dell'ultima parola. Per le CONCEZIONI DUALISTE O PLURALISTE invece siamo di
fronte ad ordinamenti indipendenti e separati ciascuno dei quali compie autonomamente le proprie
valutazioni giuridiche. Attualmente il diritto interno si adatta a quello internazionale con obblighi
che possono essere di natura pattizia o consuetudinaria. Nel d.i. la RATIFICA è “l'istituto giuridico
mediante il quale un soggetto fa propri gli effetti di un negozio concluso con terzi dal proprio
rappresentante”. Nell'ordinamento italiano la ratifica è un atto presidenziale che in lacuni casi deve
essere autorizzato con legge dal Parlamento. Lo stato dunque opera su due piani di natura separata e
distinta, come soggetto di diritto internazionale esso si obbliga nei confronti degli altri stati a
introdurre una certa normativa interna, come soggetto di diritto pubblico resta padrone all'interno
del proprio ordinamento e resta anche padrone di introdurre le disposizioni necessarie per
conformarsi ala regolamento oppure no.
ADATTAMENTO AL DIRITTO INTERNAZIONALE
Avviene secondo 3 modalità:
PROCEDIMENTI ORDINARI DI PRODUZIONE GIURIDICA: sono fatte LEGGI contenenti
le disposizioni volte a realizzare l'adattamento
LEGGE AD HOC: la legge autorizza la ratifica del trattato e ordina il consequenziale
adattamento dell'ordinamento interno. Il testo del trattato è allegato alla legge.
NON VI È NECESSITÀ DI NESSUN APPOSITO ATTO STATALE: l'adattamento viene
disposto in forma automatica.
Si sono istituite procedure destinate ad assicurare l'osservanza da parte degli stati dei precetti
riguardanti la tutela dei diritti umani che sono universalmente riconosciuti anche a quegli stati che
non sono firmatari di accordi o trattati. Questa è una tendenza innovativa perchè fa emergere la
soggettività dei cittadini e dei popoli. Gli accordi di Parigi del 1945 portarono all'istituzione dei
tribunali di Norimberga e di Tokyo. Nel 1993 e 1994 due tribunali internazionali penali per la ex
Jugoslavia e per il Ruanda. Queste esperienze hanno condotto all'istituzione della Corte Penale
Internazionale prevista dallo Statuto di Roma. Essa è un tribunale permanente che esercita la sua
giurisdizione sulle persone fisiche che si siano macchiate dei più gravi crimini di portata
internazionale. La sua giurisdizione è complementare alle giurisdizioni nazionali, agisce solo
quando queste ultime non possono o non vogliono procedere.
CAP.4
L'UNIONE EUROPEA nasce il 1° Novembre 1993 a seguito dell'entrata in vigore del
TRATTATO DI MAASTRICHT. Il processo di formazione della UE è durato oltre 40 anni.
1951: col TRATTATO DI PARIGI si forma la CECA (Comunità Europea Carbone e Acciaio) fra i
6 paesi fondatori (Italia, Belgio, Pesi Bassi, Lussemburgo, Francia e Germania).
1957: col TRATTATO DI ROMA si forma L'EURATOM (per costruire insieme l'industria
nucleare come risorsa strategica). Col TRATTATO DELLA COMUNITÀ EUROPEA (TCE) si
forma la CEE (Comunità Economica Europea) che puntava alla costruzione di un'area di libero
scambio con tariffe doganali comuni, la creazione di un Fondo Sociale Europeo e di un Banca
d'Europa, una Corte di Giustizia e e un Assemblea Parlamentare. Queste erano vere e proprie
istituzioni dotate di potere legislativo.
1965: gli organi istituzionali delle 3 comunità si fondono e nascerà un vero e proprio organo di
indirizzo politico: il Consiglio Europeo.
1986: viene firmato l'ATTO UNICO EUROPEO che detta l'obiettivo di un mercato unico interno
entro il 1993 e rafforza il ruolo del Parlamento Europeo.
1993: con il TUE (quello di Maastricht) fonda una struttura organizzativa a 3 pilastri: 1)quello
costituito dalle preesistenti 3 comunità 2)politica estera e di sicurezza comune 3)cooperazione di
polizia e giudiziaria in materia penale. Pone inoltre le basi per la moneta unica europea. Dato che
molti paesi non erano daccordo sul 2 e 3 pilastro si decise che essi sarebbero stati gestiti secondo il
METODO INTERGOVERNATIVO (diritto internazionale) mentre tutto ciò che atteneva il vecchio
TCE sarebbe stato gestito secondo le norme del diritto comunitario.
ORGANIZZAZIONE UE
CONSIGLIO EUROPEO: è un organo intergovernativo (non comunitario e decide al'unanimità)
formato dai rispettivi capi di stato o di governo assistiti dai ministri degli esteri e dal presidente
della Commissione. Si riunisce 2 volte l'anno sotto la presidenza del capo di Stato dello stato
membro che ha la presidenza ed è il vero ORGANO DI INDIRIZZO POLITICO DELLA UE, ne
fornisce gli orientamenti generali.
CONSIGLIO: composto da un rappresentante per ogni stato membro a livello di ministro
autorizzato a impegnare il proprio governo. Attua le politiche di relazioni esterne, sicurezza,
economia e sviluppo. Opera come istituzione comunitaria e può decidere: all'unanimità, a
maggioranza semplice , a maggioranza qualificata. Si riunisce ogni mese in composizione diversa a
seconda dei temi che deve affrontare (ministri dell'ambiente se il tema è l'ambiente).
PARLAMENTO EUROPEO: 732 componenti che rappresentano i popoli degli stati membri e sono
direttamente eletti per 5 anni. I suoi membri come nelle moderne assemblee rappresentative si
riuniscono in gruppi parlamentari che corrispondono alle grandi famiglie politiche e lavorano
suddivisi in 20 commissioni. Esso approva i trattati di adesione dei nuovi stati, gli accordi
internazionali che comportano spese, gli atti che portano a sanzioni contro stati membri, ha il potere
di funzione legislativa sia come iniziativa che come decisione. Partecipa al bilancio e ha il potere di
controllo sulla Commisione approvando la designazione del Presidente e su proposta di questi dei
membri, può approvare la sfiducia (detta mozione di censura)., svolge interrogazioni
COMMISSIONE: composta da 25 commissari (uno per stato), è l'rogano esecutivo che agisce in
indipendenza. Dura 5 anni salvo sfiducia da parte del Parlamento a maggioranza di 2/3. I governi
designano il presidente della Commissione che deve essere approvato dal Parlamento. Essa è un
organo comunitario e vigila sulla applicazione del TCE. Ha il potere di iniziativa, di vigilanza
sull'attuazione del diritto comunitario, gestisce il bilancio.
CORTE DI GIUSTIZIA e TRIBUNALE DI PRIMO GRADO: la prima è formata da 25 giudici
assititi da 8 avvocati generali. Essa giudica le controversie fra stati membru, fra comunità e stati
membri, fra istituzioni comunitarie tra persone fisiche e la Comunità. Ha anche la funzione di
RINVIO IN VIA PREGIUDIZIALE: un tribunale nazionale se è giudice in ultima istanza DEVE
rivolgersi alla Corte. Il tribunale di 1° grado invece regola le controversie fra la Comunità e i propri
funzionari. Il suo ruolo è più limitato
BANCA CENTRALE EUROPEA: ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote
all'interno della comunità.
COMITATO REGIONI: composto dai rappresentanti di enti regionali e locali
ORDINAMENTO UE
Questo si fonda prima di tutto sui trattati (TUE E TCE) che hanno durata illimitata e costituiscono
le FONTI ORIGINARIE o primarie del diritto comunitario. Ci sono poi le fonti DERIVATE che
sono le norme adottate in base ai trattati. Per quanto riguarda le prime i principi sono la trasparenza
nelle decisioni collettive, la sussidiarietà , l'individuazione di alcuni obiettivi generali come uno
sviluppo equilibrato e sostenibile, eliminazione di ostacoli alla circolazione merci e persone,
politica estera comune, mantenimento acquis comunitario, mantenimento della pace,, rispetto dei
diritti umani. Questi sono garantiti anche a coloro che non fanno parte della UE. La cittadinanza
europea non sostituisce ma integra quella nazionale La CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI
(NIZZA 2000) è una sorta di costituzione europea che unifica i principi dei trattati e tende ad
orientare la Corte di Giustizia.
Per le fonti derivate ci sono i REGOLAMENTI che sono vere e proprie leggi direttamente
applicabili in tutti gli stati membri. Le DIRETTIVE che sono atti che vincolano uno o più stati
membri in vista del raggiungimento di un risultato. Le DECISIONI sono atti obbligatori solo per i
destinatari (persone fisiche o giuridiche) indicati e servono a disciplinare fatti concreti. Infine le
RACCOMANDAZIONI O PARERI sono atti non vincolanti che non fanno sorgere nei destinatari
obblighi. Per la formazione del diritto comunitario derivato ci sono 3 tipi di procedure.
CODECISIONE: la proposta parte dalla Commissione e devono concorrere al testo si a il
Parlamento sia il Consiglio.
COOPERAZIONE: gli attori principali sono il Consiglio e la Commisione ed è limitata a pochi
ambiti
CONSULTAZIONE: applicata agli ambiti più delicati che toccano interessi sensibili degli stati
membri, il Consiglio sente il Parlamento il cui parere non è vincolante.
ELEZIONI REGIONALI
La competenza in materia di sistema elettorale spetta alla legge regionale si pure nei limiti posti
dallo stato. La vigente legislazione regionale transitoria si basa sull'elezione diretta del presidente
della regione cui per legge consegue l'attribuzione della maggioranza consiliare alle forze politiche
che lo hanno candidato. La lista regionale è costituita dal capolista che è il candidato alla presidenza
della regione e da un numero di candidati pari a 1/5 dei componenti del consiglio e ad essa si fa
ricorso per attribuire alle forze che esprimono il presidente della regione un premio di maggioranza.
Caratteri essenziali della formula:
si vota su una scheda sola e in un unico turno
i candidati a presidente sono necessariamente collegati ad una o più liste provinciali oltre a
capeggiare la propria lista regionale
l'elettore può votare: IL CANDIDATO PRESIDENTE DA SOLO – IL CANDIDATO E UNA
DELLE LISTE PROVINCIALI a cui è collegato – IL CANDIDATO E UNA DELLE LISTE A
CUI NON È COLLEGATO (voto disgiunto) – UNA LISTA PROVINCIALE DA SOLA (con
implicito voto per il candidato cui è collegata)
il candidato presidente che ottiene più voti è eletto e con lui NON MENO DEL 55% dei
consiglieri delle liste a lui collegate. Nel caso in cui le liste collegate abbiano ottenuto meno
della metà dei seggi l'intera lista regionale viene eletta.
Caratteristica di questa formula è che combinando l'elezione del presidente e la composizione del
consiglio dovrebbe garantirne la governabilità.
ELEZIONI COMUNALI
La legislazione elettorale degli enti locali, comuni e provincie è materia di competenza statale
esclusiva. Ci sono 3 formule diverse per i COMUNI MAGGIORI (oltre 15.000 abitanti) COMUNI
MINORI (fino a 15.000 abitanti) PROVINCE. Per i comuni maggiori gli elementi esenziali sono:
scheda unica per eleggere sindaco e consiglio; è divisa in 2 parti a sinistra i candidati a sindaco e
a destra le liste cui ogni candidato è obbligatoriamente collegato
l'elettore può votare solo per il sindaco, solo per la lista (il voto ricade sul candidato ad essa
collegato), per un sindaco e una lista non collegata ad esso.
se la maggioranza assoluta dei voti validi non viene raggiunta si ricorre ad un SECONDO
TURNO DI BALLOTTAGGIO fra i due candidati più votati al primo
il candidato garantisce alle liste a lui collegate una sicura maggioranza del 60% mentre il resto
dei seggi va alle minoranze.
ELEZIONI EUROPEE
La legge elettorale italiana per il parlamento europeo si può definire come PROPORZIONALE
PURA, essa infatti premia comparativamente le liste minori assai più di quelle che raccolgono più
voti. Non c'è sogli di sbarramento. I seggi sono ripartiti in 5 grandi circoscrizioni pluriregionali, si
applica la formula del quoziente naturale e più alti resti, la formula non è applicata per
circoscrizione ma al complesso dei voti ottenuti dalle varie liste, sono previste le preferenze plurime
(3 e non 1 sola).
REFERENDUM COSTITUZIONALE: può essere promosso entro 3 mesi dalla pubblicazione (a
fini notiziali) di una legge costituzionale, nel caso in cui essa non sia stata approvata nella seconda
votazione dalla maggioranza di 2/3 dei componenti di ciascuna camera. Lo possono richiedere:
500000 elettori
5 consigli regionali
1/5 dei componenti di ciascuna delle 2 camere
Quando ciò accade entra in gioco L'UFFICIO CENTRALE PER IL REFERENDUM costituito
presso la Corte di Cassazione che decide sulla legittimità della richiesta. Successivamente il
presidente della repubblica indice il referendum in una data fra il 50° e il 70° giorno dal decreto di
indizione. NON E' PREVISTO UN QUORUM strutturale perchè qui si tratta di prendere una
decisione e non di incidere su una normativa vigente. Se ci è la maggioranza assoluta dei si, il
presidente della repubblica promulga, se prevalgono i no la legge è come se non fosse mai stata
approvata.
REFERENDUM ABROGATIVO: consiste nel sottoporre al corpo elettorale la domanda “volete che
sia abrogata la legge ovvero anche parti di essa?”. Lo possono richiedere:
500000 elettori
5 consigli regionali
C'è un meccanismo di verifica dell'ammissibilità dei quesiti presentati che è affidato alla Corte
Costituzionale. Non sono ammesse leggi al referendum aventi oggetto materie: tributarie, di
bilancio, di amnistia e indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Vi sono anche
limiti ulteriori come quelli impliciti che non intacchino lo spirito della costituzione. Quindi non
posso essere sottoposte a referendum anche:
la costituzione e le leggi formalmente costituzionalismo
leggi a contenuto costituzionalmente vincolato, ovvero le leggi per le quali la costituzione detta
l'unica disciplina possibile senza margini di scelta al legislatore
leggi a contenuto “comunitariamente” vincolato, vincolate dal diritto comunitario
atti legislativi ordinari aventi forza passiva rinforzata: ossia quelle che hanno una particolare
competena
leggi obbligatorie o necessarie
La formulazione del quesito referendario deve essere chiara e ammissibile al fine di garantire la
libera e consapevole espressione del voto da parte del cittadino elettore. La richiesta deve essere
OMOGENEA, CHIARA E UNIVOCA. Perchè prevalga il si devono aver votato la metà più uno
degli aventi diritto. Il risultato viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e dal giorno dopo della
pubblicazione l'abrogazione ha effetto. Se vincono i no non si può proporre un referendum sulle
medesime disposizioni prima che siano passati 5 anni.
I PARTITI
L'art. 49 della costituzione ha come destinatari i cittadini e riconosce ad essi il diritto di associarsi
liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Dunque secondo la carta non sono i partiti a determinare la politica nazionale ma i cittadini e deve
avvenire con metodo democratico. Tutti erano d'accordo sul ruolo del partito ma non sul sottoporlo
a vincoli e verifiche al suo interno. Il “metodo democratico” a cui ci si riferisce nella carta è legato
alla competizione fra partiti e non alla loro struttura interna. Gli inerna corporis sono stati sempre
tutelati e con esse anche le forme DI FINANZIAMENTO DELL'ATTIVITÀ DEI PARTITI.
CAP.9 IL PARLAMENTO
L'evento che trasformò le riunioni di notabili in qualcosa di simili ai nostri parlamenti fu la Gloriosa
rivoluzione inglese. Quando il parlamento inglese conquistò il potere di ordine di successione al
trono allora nacque il parlamentarismo moderno. Esso era diviso in 2 camere quella dei LORDS
(conti, vescovi, baroni) e quella dei COMMONS (la borghesia). Con l'allargamento del suffragio
universale alla nazione si ebbe l'aumento della capacità rappresentativa della camera bassa
(commons) che ridimensionò il ruolo della camera alta (lords). Il parlamento italiano è erede diretto
del Parlamento dell'Italia monarchica che era quello concesso dal sovrano con lo Statuto albertino.
Esso era bicamerale con una camera sede della rappresentanza nazionale (suffragio particolarmente
ristretto equivalente al 2% della popolazione) e di una camera tutta di nomina regia. Fino alla prima
guerra mondiale i parlamenti furono tutti bicamerali. Quello statutario era un BICAMERALISMO
DIFFERENZIATO nel quale i due rami avessero funzioni diversificate ma era anche PARITARIO
cioè nessuno prevaleva sull'altro ramo. Però era sempre alla camera dei deputati che il governo si
rivolgeva per guadagnarsi appoggio e sostegno politico e fu dunque con essa sola che si instaurò un
rapporto fiduciario e si applicò la regola secondo la quale “il senato non fa crisi”. Nei fatti quello
statutario fini per essere DISEGUALE E NON PARITARIO. Alla costituente si era incerti se
scegliere un parlamento monocamerale o bicamerale. Nel bicamerale c'erano alcuni che volevano
una forma di rappresentanza simili a quella delle corporazioni e altri sulla base del territorio
regionale. Il compromesso fu raggiunto dando ragione ai bicameralisti ma tacitando i timori dei
monocameralisti rendendole tutte e 2 espressione della sovranità popolare dandogli identità di
attribuzioni. Questo spiega la natura paritaria e indifferenziata del nostro parlamento.
Ciascuna delle 2 camere dura 5 anni quella dei DEPUTATI è composta da 630 componenti, quella
del SENATO è composta da 315 senatori eletti dai cittadini che abbiano compiuto 25 anni. Piu i
senatori a vita. L'elezione avviene a suffragio universale e diretto. Possono essere eletti tutti i
cittadini che abbiano compiuto piu di 25 anni e i 40 per il senato e che siano elettori. Per quanto
riguarda i senatori a vita è stato interpretato che devono essere in tutto 5 e non che ciascun
presidente ne può eleggere 5. 12 deputati e 6 senatori sono eletti dalle circoscrizioni estero e
rappresentano i cittadini che non risiedono in italia. Le camere durano 5 anni e non possono essere
prorogate se non in caso di stato di guerra (esso deve essere stato dichiarato dalle camere, quindi per
ottenere la proroga non è necessario un semplice intervento armato come quelle nel quandro delle
Nazioni Unite). I poteri delle camere sono prorogati fino al momento in cui non si riuniscono le
nuove camere (ciò deve avvenire entro 20 giorni dal voto) questo per far si che sia garantita la
continuità nell'esercizio delle funzioni parlamentari (si chiama PROROGATIO).
Il parlamento in seduta comune si riunisce per tradizione nell'aula della Camera dei deputati. In
seduta comune i suoi scopi sono unicamente elettivi. In seduta comune:
elegge il presidente della repubblica, assiste al suo giuramento, lo può mettere in stato d'accusa
elegge un terzo dei componenti del consiglio superiore della magistratura
elegge un terzo dei componenti della Corte costituzionale
In seduta comune è presieduto dal presidente della Camera, il supplente del Presidente della
Repubblica è il presidente del Senato.
L'organizzazione e il funzionamento delle due camere sono disciplinate dal DIRITTO
PARLAMENTARE. Le assemblee rappresentative hanno il potere di darsi in autonomia le regole
del proprio funzionamento ma devono dettarne le norme fondamentali che sono:
ciascuna camera elegge fra i suoi componenti PRESIDENTE e UFFICIO DI PRESIDENZA
ciascuna camera adotta il proprio regolamento e lo fa a maggioranza assoluta
le sedute sono sempre pubbliche a meno che non sia deliberata la seduta segreta che è rarissima,
per ogni seduta vengono redatti resoconti in forma integrale e sintetica
le decisioni sono accolte con il QUORUM FUNZIONALE cioè la maggioranza dei presenti
purchè sia presente la maggioranza dei componenti di ciascuna assemblea (QUORUM
STRUTTURALE). Alla camera gli astenuti vengono considerati solo nel quorum strutturale ma
non in quello funzionale, mentre al senato in tutti e 2, con il risultato che astenersi è come votare
contro. Quindi i senatori che volendosi astenere non vogliono influenzare il voto devono
necessariamente assentarsi dall'aula.
non si può appartenere ad entrambe le camere
i parlamentari rappresentano l'intera nazione e non ci devono essere vincoli di mandato
i parlmentari godono di una serie di immunità volte a garantire il libero esercizio delle funzioni:
INSINDACABILITA': non possono essere chiamati a rispondere per ciò che dicono
nell'esercizio delle proprie funzioni INVIOLABILITA': non possono subire alcuna forma di
limitazione della libertà personale a meno che la camera di appartenenza non la autorizzi
ORGANIZZAZIONE DELLE CAMERE: il PRESIDENTE dell'assemblea ha il compito di
rappresentare all'esterno la camera e di assicurare il buon andamento dei lavori sia
l'amministrazione interna, fa osservare il regolamento e dirige le sedute. La presidenza è stata
interpretata come magistratura imparziale (Crispi fece cancellare il proprio nome dall'elenco dei
deputati per la chiama delle votazioni). L'UFFICIO DI PRESIDENZA ha compiti attinenti alla
disciplina interna e compiti organizzativi. La CONFERENZA DEI CAPIGRUPPO assite il
presidente per tutto ciò che riguarda lo svolgimento dei lavori in aula. Decide in ordine al
PROGRAMMA, ORDINE DEL GIORNO E CALENDARIO. La GIUNTA del REGOLAMENTO
da pareri al presidente quando si tratta di interpretare il regolamento, la GIUNTA DELLE
ELEZIONI svolge lavoro in seguito a contestazioni sulla regolarità delle elezioni. Vi sono poi 14
COMMISSIONI PERMANENTI suddivise in base all'oggetto della loro competenza. La
composizione di esser rispecchia la proporzione dei gruppi. Ciascuna camera può sempre istituire
commissioni ad hoc, ci sono anche commissioni bicamerali cioè miste
I GRUPPI PARLAMENTARI: nascono nel parlamento italiano nel 1920 in seguito all'introduzione
della legge proporzionale e sono espressamente richiamati in Costituzione. Costituiscono lo
strumento tipico di organizzazione della presenza dei partiti politici all'interno delle camere. Gli
eletti dopo la prima seduta della camera di appartenenza devono dichiarare a quale gruppo
appartengono se non lo fanno o se non sono accettati in nessun gruppo confluiscono nel gruppo
misto. Fino all'inizio degli anni 90 ognuno dei partiti aveva in corrispondenza un gruppo
parlamentare. Dalla riforma elettorale del 93 si sono formati gruppi composti da eletti di partiti
diversi ma sempre della stessa coalizione.
Il Parlamento ha FUNZIONE DI INDIRIZZO, DI CONTROLLO, DI INFORMAZIONE e
FUNZIONE LEGISLATIVA.
IL PROCEDIMENTO LEGISLATIVO: esso consta di 3 fasi:
INIZIATIVA: titolari di questo potere sono il governo, i consigli regionali, 500000 elettori, il
Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e ciascun membro del parlamento.
ISTRUTTORIA (o preparatoria) ogni progetto di legge viene affidato dal presidente ad una
delle commissioni a seconda delle rispettive competenze in materia (altre commissioni possono
essere chiamate ad esprimere pareri che fungono da filtro)
DELIBERATIVA che si svolge in 3 procedure diverse: PROCEDIMENTO ORDINARIO IN
SEDE REFERENTE: attribuisce alla commissione un compito esclusivamente istruttorio, in
vista del seguito in aula. La commissione discute il progetto in via generale, poi lo esamina
articolo per articolo e poi da compito al relatore di riferire sulla base di una relazione in
assemblea. PROCEDIMENTO MISTO IN SEDE REDIGENTE: alla commissione viene
chiesto di formulare un testo semidefinitivo che l'aula voterà come tale senza possibilità di
proporre o discutere o votare modifiche (prendere o lasciare). PROCEDIMENTO IN SEDE
LEGISLATIVA O DELIBERANTE: se non vi si oppongono il governo, oppure 1/10 dei
componenti della camera o 1/5 della commissione competente progetti di legge che non
riguardino materie particolari possono essere approvati in commissione seguendo le stesse
modalità dell'esame in assemblea.
PROMULGAZIONE affidata al presidente della repubblica
PUBBLICAZIONE
Le prime 3 fasi sono quelle propriamente parlamentari. Una volta votato in aula il testo di legge
viene trasmesso con apposito messaggio all'altra camera che dovrà approvare il testo nella stessa
identica formulazione, qualsiasi modificazione comporta il ritorno nell'altra camera, questo su e giù
non può essere interrotto e si chiama dal francese NAVETTE.
Le camere concorrono a determinare la funzione di indirizzo politico in forme svariate, questa
funzione consiste nell'indicare sopratutto alla pubblica amministrazione cosa si deve fare e
sopratutto a quale fine e nel rispetto di quali valori privilegiando quali interessi. Ogni decisione
parlamentare corrisponde a un certo indirizzo. Gli strumenti utilizzati dalle camere per integrare
all'indirizzo politico generale sono:
MOZIONI: sono strumenti che servono a provocare una deliberazione su un qualsiasi argomento.
Sono esaminate con procedimenti del tutto simili a quelli dei processi di legge. Va da sé che quando
due camere approvano due mozioni uguali o dal contenuto analogo queste assumono una forza
politica particolarmente forte. L'inottemperanza del governo nei confronti di una mozione si traduce
nell'occasione politica per attivare altri e più stringenti strumenti paralmentari (come la mozione di
sfiducia)
RISOLUZIONE: ha le stesse finalità della mozione ma cambiano le circostanze in cui può essere
presentata. Può essere presentata come atto di indirizzo che conclude un dibattito.
ORDINI DEL GIORNO DI ISTRUZIONE AL GOVERNO: sono presentati nel corso dell'esame di
un progetto di legge o anche di una mozione e costituiscono l'atto di indirizzo più blando.
BILANCIO: anche esso è considerato strumento di indirizzo politico perchè è la decisione
fondamentale riguardo l'allocazione delle risorse pubbliche in base ai diversi fini da perseguire.
Viene approvato sotto forma di LEGGE (formale). Per questo si ricorre alla legge FINANZIARIA
che ha invece contenuto sostanziale (aumento o riduzioni di spesa o di entrata) nel rispetto degli
obiettivi fissati.
PROCEDURE DI CONTROLLO E DI INFORMAZIONE:
INTERROGAZIONI e INTERPELLANZE: entrambe rivolte al governo. Le interrogazioni
consistono in una domanda rivolta al governo per chiedere informazioni o conferma di
informazioni già note. Il governo risponde subito (interrogazioni a risposta immediata).
L'interrogante deve limitarsi a dire o no se è soddisfatto della risposta e il perchè in pochi minuti.
Non si apre dibattito. Le interpellanze invece sono domande per sapere perchè il governo s è
comportato in un certo modo e cosa intende fare rispetto a un determinato problema. Qui si può
aprire un dibattito
PROGRAMMAZIONE DEI LAVORI: sina dal 1971 i lavori parlamentari sono improntati al
metodo della programmazione nel senso che si cerca di cadenzarli secondo criteri concordati dalla
conferenza dei capigruppo. Di recente è stato inserito il CONTINGENTAMENTO DEI TEMPI
secondo il quale tutti i procedimenti in assemblea devono concludersi entro una data prefissata, la
modalità di votazione avviene a scrutinio palese dal 1988, ciò ha ridimensionato sia la Camera che
il Senato. Ciò rende impossibili improvvisi attacchi al governo da parte di componenti della sua
stessa maggioranza e obbliga i singoli gruppi ad assumersi la loro responsabilità. Bisogna poi dire
che chi è all'opposizione tende a fare spesso ricorso all'OSTRUZIONISMO, cioè all'utilizzo
esasperato di tutte le facoltà previste dal regolamento allo scopo di ritardare o impedire che
l'assemblea deliberi.
QUESTIONE DI FIDUCIA: “consiste nell'annuncio formale fatto dal governo nell'imminenza di
una qualsiasi votazione parlamentare, che esso la considera tanto rilevante ai fini del proprio
indirizzo che si dimetterà nel caso in cui l'assemblea si pronunci in modo difforme rispetto alle
proprie indicazioni”.
CAP.11 IL GOVERNO
IL governo rappresenta il potere esecutivo. La funzione esecutiva si chiama così perchè consiste nel
porre in essere attività concrete ed effettive in attuazione di scelte più generali e di indirizzo. Potere
esecutivo vuol dire anche amministrazione del vertice dello stato. La funzione esecutiva dunque
comprende una serie di attività riconducibili alle scelte di fondo espresse sia in forma legislativa che
non legislativa. Il governo è composto da un organo collegiale e da una pluralità di organi
individuali: presidente del consiglio dei ministri, ministri, consiglio dei ministri. La costituzione
dedica al governo solo 5 articoli che lo riguardano e costituiscono una delle parti meno felici della
nostra carta fondamentale. Il presidente del consiglio ha il compito di DIREZIONE della politica
generale del governo della quale porta la personale responsabilità politica. In particolare ha il
compito di :
mantenere l'unità dell'indirizzo politico ed amministrativo, può promuovere e coordinare
l'attività dei ministri (manca come si vede una qualsiasi forma di supremazia), il suo potere
giuridico chiave è la proposta al Presidente dei nomi dei ministri, è l'unico a poter porre la
questione di fiducia al consiglio, presenta alle camere i disegni di legge di iniziativa
governativa. Coordina l'azione del governo in materia di rapporti con il sistema delle autonomie
La PRESIDENZA DEL CONSIGLIO è presso palazzo Chigi dopo essersi trasferita dal Viminale e
gode di atunomia di bilancio e contabile. Il consiglio dei ministri del quale nulla si dice nella
costituzione assume tutte le deliberazioni relative alla funzione di indirizzo politico, determina la
politica generale del governo. Decide su proposta del presidente del consiglio di porre la questione
di fiducia, delibera sulla presentazione dei disegni di legge e su tutti gli atti normativi, decide sulle
nomine al vertice di enti, istituti e aziende di carattere nazionale o di amminstrazione dello stato. I
singoli ministri costituiscono il vertice delle singole amministrazioni a cui sono preposti. I ministeri
sono 14. tuttavia all'atto della formazione del governo possono essere nominati in numero non
limitato ministri i quali NON SIANO A CAPO DI ALCUN DICASTERO ma esercito funzioni
delegate dal presidente del consiglio che ne resta il titolare. Questi sono i ministri “senza
portafoglio” i quali siedono a pieno titolo nel consiglio dei ministri. La legislazione vigente prevede
una serie di altri organi NON COSTITUZIONALMENTE NECESSARI che integrano il governo.
Fra questi vi sono “comitati di mistri” che è facolta del presidente del consiglio istituire con compiti
istruttori, fra questi il CONSIGLIO DI GABINETTO (organo di supporto politico al presidente del
consiglio). Vi sono poi i VICEPRESIDENTI DEL CONSIGLIO che esercita la supplenza in caso
di assenza, i SOTTOSEGRETARI DI STATO che coaudiuvano il ministro. Infine vi sono i
viceministri che possono partecipare al consiglio ma senza diritto di voto per riferire su argomenti
di loro competenza. Vi sono anche i COMMISSARI STRAORDINARI DI GOVERNO ai quali
sono affidati specifici progetti o particolari funzioni di coordinamento.
Il governo si costituisce per NOMINA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, su questo la
costituzione è stringata e infatti questo costituisce uno dei maggiori poteri del presidente della
repubblica. Il governo deve disporre della fiducia di entrambe le camere, questa fiducia non è
presunta ma deve essere ottenuta dal governo nominato che si deve presentare alle camere entro 10
giorni dal giuramento. CIO CARATTERIZZA IL NOSTRO MODELLO PARLAMENTARE E
OBBLIGA IL PRESIDENTE A NOMINARE UNA PERSONALITÀ POLITICA IN GRADO DI
CONSEGUIRE LA FIDUCIA ALLA CAMERE. Le CONSULTAZIONI PRESIDENZIALI
precedenti la formazione del governo servono al capo dello stato per consultare le forze politiche e i
presidenti dei gruppi paralmentari al fine di trarne gli orientamenti. La prassi è che il presidente
della repubblia finite le consultazioni non nomini subito il presidente del consiglio ma affidi
l'incarico a formare il governo alla personalità prescerlta. Il capo dello stato procede alla nomina
formale solo alal presentazione della lista dei ministri. Il governo è il vertice del potere esecutivo e
per questo realizza le POLITICHE PUBBLICHE che sono “i programmi di azione che un'autorità
pubblica progetta e cerca di realizzare per perseguire i fini che essa stessa o altra autorità ha
selzionato”. Il governo è anche l'organo che detiene la facoltà in ultima analisi di far ricorso alla
forza coercitiva legale. Per quanto riguarda la responsabilità il govenro risponde del suo operato a
vario titolo, prima di tutto esso è legato ovviamente da un rapporto di RESPONSABILITà
POLITICA con il parlamento. Inoltre ciò che viene fatto viene sottoposta anche alla
RESPONSABILITA' POLITICA DIFFUSA ovvero è sottoposto a giudizio del'opinione pubblica.
Per la RESPONSABILITÀ PENALE ci sono i reati commessi nell'esercizio delle proprie funzioni
( i reati commessi in quanto ministri avvalendosi dei poteri di ministri) e tutti gli altri reati: per i
primi è prevista una disicplina diversa da quella ordinaria e per i secondi il ministro è giudicato
come ogni altro cittadino. Il governo cessa le sue funzioni nel momento in cui un nuovo governo
giura nelle mani del capo dello stato. Tuttavia nel momento in cui esso entra in crisi si deve limitare
all cosidetta ORDINARIA AMMINISTRAZIONE cioè quel complesso di attività che devono
comquneu essere garantite giorno per giorno per evitare un irreparabile pregiudizio degli interessi
collettivi. La crisi di governo è conseguenza delle dimissioni del governo e in particolare del
presidente del consiglio. Il governo può porre la QUESTIONE DI FIDUCIA in occasione di una
qualsiasi deliberazione parlamentare, il voto contrario in questo caso equivale ad approvare una
Mozione di sfiducia e dunque determina l'obbligo delle dimissioni. I governi in genere presentano le
dimissioni per ragioni di natura politica o perchè inizia una nuova legislatura. I governi in carica
hanno sempre presentato le loro dimissioni all'indomani del voto: ciò è un dovere di correttezza
istituzionale nel caso in cui NON sia mutata la maggioranza, un vero e proprio OBBLIGO
GIURIDICO nel caso in cui questo sia accaduto.