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Immagini contraddittorie:
La famiglia costituisce il materiale privilegiato di cui sono costruiti di miti, non sempre positivi:
a. “Sacra famiglia” di tradizione cristiana vs “futuro felice senza famiglia” Platone, Fourier
b. Famiglia - rifugio vs famiglia che uccide, opprime, luogo di inautenticità
Spazio e differenze:
La varietà di esperienze familiari del passato, indica l’impossibilità di costruire una vicenda unitaria delle
trasformazioni della famiglia. La storia umana presenta un esauribile repertorio di modi di costruire la famiglia.
Studi comparativi di GOODE e THERBORN: dimostrano come culture e modelli organizzativi familiari in partenza
diversi, elaborino il cambiamento in modo specifico. Sostengono che la famiglia sia uno degli attori sociali che
contribuiscono a definire modi e tempi del mutamento sociale.
Nel libro è adottata una prospettiva storica e comparativa, che aiuta a collocare la vicenda familiare nel tempo e ad
individuarne i nessi, ricorrendo a interpretazione e confronti antropologici ed etnologici.
Lo spazio geografico è limitato all’Occidente europeo e nordamericano con particolare attenzione all’UE. La famiglia è
considerata come un attore sociale complesso, non un sistema chiuso in se stesso, in interazione con la società.
CAP. 1 - CHI VIVE CON CHI: FAMIGLIA COME UNITA’ DI CONVIVENZA.
I componenti e i rapporti di una famiglia mutano con l’andar del tempo, quindi si può parlare di struttura della famiglia
solo nel senso di regole lungo tutto il ciclo di vita, non solo in un particolare momento.
CASO FRANCESE nelle regioni centrali e meridionali dell’Ancien regime era molto diffusa la famiglia a ceppo.
Corrisponde a una particolare forma di accesso alla proprietà agricola.
Gli interessi di coloro che erano fuori dall’asse ereditario erano tendenzialmente divergenti.
Man mano che le famiglie dei fratelli conviventi si fanno più n° e i figli crescono è facile che qualcuno si stacchi per
dare inizio a un nuovo gruppo familiare e a un nuovo ciclo generazionale.
- Fenomeni migratori
Coinvolgevano soprattutto le famiglie contadine che mantenevano in equilibrio risorse e bisogni facendo emigrare
alcuni dei propri membri. Coinvolgevano i figli eccedenti, non destinati ad ereditare.
La diminuzione della mortalità, aumento e diversificazione delle risorse disponibili nel XX sec, favorirono una maggiore
stabilità della famiglia nel ciclo di vita, un omogeneizzazione delle strutture familiare, cui segue una nuova instabilità
moderna.
La creazione di un nuovo mercato del lavoro favorisce la stabilizzazione e l’allargamento della famiglia, consentendo
ai figli di rimanere più a lungo in famiglia senza emigrare e un uso strategico della parentela.
Definizione anagrafica ampia e flessibile, secondo cui i caratteri della famiglia sono:
a) La relazione di parentela o affinità o affettività tra più persone
b) La coabitazione
c) L’unicità del bilancio (scomparso dagli anni 80).
Le Definizione di famiglia usate dagli organi di rilevazione sono variate nel tempo. Queste disomogeneità segnalano
una difficoltà a tracciare in modo netto i confini della famiglia e la definizione dei criteri.
1987 l’ONU ha proposto una definizione a fini statistici, adottata dall’EUROSTAT ma non da tutti i paesi:
Le persone entro un aggregato domestico che sono tra loro legate come moglie e marito, o genitore e figlio/i (di
sangue o adozione ma non in affidamento) celibe o nubile)
Le definizioni possono essere solo di tipo operativo, legate ai problemi di indagine, politica sociale, che ci si pone di
vota in volta.
La famiglia nucleare coniugale: una fase della vita familiare sempre più ridotta
In tutti i paesi sviluppati le indagini statistiche segnalano una costante diminuzione della quota delle famiglie
coniugali nucleari, specie di quelle con figli. La coppia coniugata rappresenta una fase della vicenda familiare, ma
nell’Europa a 25, meno del 50% delle famiglie in un dato momento contiene figli.
Emerge la diminuzione delle famiglie estese e multiple e l’aumento dei solitari.
Strutture familiari e corsi di vita individuali
Al variare dei modi di formazione della famiglia corrisponde una modificazione del tipo di famiglia in cui ci si
trova a seconda dell’età e fase della vita.
In Italia ad es negli ultimi 20 anni è aumentata la quota di figli 25-34 che vivono ancora coi genitori.
Tendenza che si è verificata in tutti i paesi europei, in connessione con l’aumento della scolarità che con le
difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro, l’aumento dell’età al matrimonio.
I paesi mediterranei hanno tassi di permanenza più elevati e lunghi, e motivazioni diverse per uscire: qui coincide
con il matrimonio, negli latri è per vivere soli o in coppia.
Queste lunghe convivenze nascondono però spesso fenomeni di pendolarismo familiare: i figli hanno la
residenza dai genitori, ma vivono stabilmente altrove.
Uomini e donne vivono da soli in età diverse: le donne nell’età anziana (longevità), gli uomini nelle età centrali e
giovanili (modelli culturali che sostengono l’uscita di casa e separazione).
Le nuove famiglie
Nuovi modi di fare famiglia dal punto di vista delle regole e dei valori (convivenze, convivenze omosessuali,
risposarsi…).
Aumento delle famiglie uni personali, coppie non coniugate, famiglie monogenitoriali.
Le famiglie con un solo genitore sono in crescita in tutti i paesi sviluppati, cause diverse: vedovanza (più nel
passato), procreazione al di fuori del matrimonio, instabilità coniugale (più oggi).
In relazione all’instabilità coniugale e al mutamento nei criteri di affidamento (miglior interesse del figlio) vi è una
prevalenza di madri sole.
Le famiglie ricostituite o ricomposte quando almeno uno dei due coniugi proviene da un matrimonio
precedente.
Se ci sono figli dal rapporto precedente coppia genitoriale e coppia parentale non coincidono e anzi
costituiscono due diversi nuclei.
Se l’altro genitore è ancora in vita e mantiene rapporti col figlio, i due nuclei transitano tra le due famiglie.
Se entrambi i coniugi hanno figli da un rapporto precedente complicazioni ulteriori.
In tutti i casi problema di confini; sono permeabili e complessi.
Convivenze giovanili e convivenze tra adulti, entrambe in aumento. Costituiscono il primo modo in cui una
coppia va a vivere insieme. Solo nei paesi scandinavi sono consistenti, configurando un vero e proprio modello di
famiglia alternativa.
In Italia sono esigue ma in aumento. Si tratta spesso di convivenze di necessità in cui uno o entrambi i partner
sono in attesa di divorzio per potersi risposare o non intendono risposarsi perché vedovi o separati con figli.
Le famiglie di migranti o famiglie miste, in cui uno dei coniugi è straniero, rendono visibili modi diversi di
intendere la famiglia e i rapporti inerenti.
In Italia sono più diffuse nelle regioni settentrionali.
Nelle miste il coniuge straniero è più spesso la moglie (77% del tot matrimoni stranieri).
La Comune che negli anni ’70 sembrava dovesse prefigurare il nuovo modello del futuro, rapporto dove non ci
sono rapporti di sesso né di generazione e si distingue dalla semplice condivisione di uno spazio abitativo e di un
progetto di vita comune.
Ce ne sono stati tanti tipi.
Continua ad essere un fenomeno diffuso, anche se minoritario in Danimarca e Olanda specie in alcune fasi del
ciclo di vita.
I PACS, forme familiari basate sul mutuo aiuto, originariamente pensate per riconoscere le coppie omosessuali è
stato poi allargato a tutti i rapporti.
Quindi un’eterogeneità dei modi di fare famiglia che caratterizza il panorama mondiale
CAPITOLO 3 – IL MATRIMONIO E LA COPPIA
MATRIMONIO: unione fra uomo e donna realizzata in modo tale che i figli partoriti dalla donna siano riconosciuti
come figli legittimi dei coniugi (1955).
Definizione che ricalca il senso comune delle culture occidentali. Altri esempi:
MAYAR: donna si sposa,può avere amanti e fornisce figli al lignaggio del marito
NUER: donna sterile abbiente può sposare come marito una donna per eredi
MATRIMONIO: principale istituto per l'attribuzione della posizione entro una struttura sociale di genere, inoltre
essendo la paternità incerta il matrimonio ha anche la funzione di controllo sociale e legale della fecondità della
donna.
Il matrimonio a livello semantico vede la donna come passiva (matrimonium come assunzione dello status di mater)
mentre l'uomo come attivo (colui che si sposa e conduce la donna al matrimonium).
Goode: nella cultura giapponese come nelle tribù africane, il matrimonio è compiuto quando la donna diventa madre,
la donna se sterile può essere ripudiata o come nelle tribù africane in cui vengono comprate, il pagamento avviene
dopo la nascita dei figli.
Lévi-Strauss: accanto alla produzione di una filiazione legittima vede il matrimonio come istituzione sociale che
mantiene l'asimmetria di genere e crea alleanze tra gruppi attraverso il tabù dell'incesto, egli vede il matrimonio come
scambio delle donne che crea legami di interdipendenza tra gruppi.
Gli uomini scambiavano e le donne circolavano: strategie matrimoniali; la coppia ha rilevanza strumentale a livello di
alleanze.
Per le famiglie di artigiani e contadini che non avevano bisogno di alleanze esso rispondeva a necessità di ricambio di
forza lavoro.
Tesi di Héritier: il matrimonio crea sistemi di interdipendenza tra i due sessi, non solo a livello riproduttivo, ma
soprattutto di sostegno reciproco dovuto a ruoli e identità di genere create artificialmente.
Tesi di Simmel: in questo modo il matrimonio si sviluppa e già nel XIX-XX sec i matrimoni si creano da soli, per scelte
individuali di attrazione esterna alla sopravvivenza del gruppo sociale, inoltre la divisione del lavoro ha forzato
ulteriormente le specializzazioni di genere, che portavano a cercare compensazioni nel matrimonio, mantenendo la
subalternità tra uomo e donna.
Il matrimonio può far accrescere o decadere le persone, per questo è soggetto a intensa regolamentazione.
Dal XIIsec il controllo normativo extrafamiliare passa dall'impero alla chiesa, da qui si inizia a dibattere sulla
sacramentalità del matrimonio.
La chiesa riprende i principi del diritto romano affermando la sufficienza del consenso degli sposi perché il matrimonio
possa avvenire, valorizzando il consenso dei singoli, da qui si deve stabilire a che età un individuo possa disporre
liberamente di sé(concilio di Trento: donne 25; maschi 30), i matrimoni mediamente avvenivano molto prima, in
questo modo si lasciò spazio alle famiglie di combinare i matrimoni prima.
Segalen: il concilio di Trento segna uno spartiacque poiché dà importanza al sacerdote nell'effettuare il matrimonio,
prima ne esistevano anche fuori dalla chiesa, così il matrimonio diventa indissolubile, il rito assume rilevanza
diventando un atto pubblico in questo modo anche i ceti subalterni entrano i un quadro istituzionale.
Gli stati nazionali in seguito cercano di sostituirsi alla chiesa, facendo prevalere la contrattualità e la rilevanza civile del
matrimonio.
CODICE CIVILE NAPOLEONICO: l'istituto fondamentale dello stato e della società borghese, il matrimonio diventa un
contratto patrimoniale, che fonda una gerarchia di sessi imponendo con la nuova famiglia un nuovo maschio
possidente, la società borghese diventa una società di capifamiglia.
Dove prevale la necessità di stabilire alleanze e di garantire una discendenza il matrimonio avviene in età giovane,
soprattutto nelle grandi famiglie allargate (soprattutto orientali) in cui le spose venivano socializzate nella famiglia del
marito molto giovani in modo dal farle sottomettere all'autorità di famiglia.
L'eredità incideva sulla capacità di sposarsi maschile, mentre la dote per quella femminile, avere figli cadetti o ragazze
senza dote era un rischio di impoverimento per la famiglia, in questi casi la chiesa apriva canili extra coniugali
(es:monaca di Monza collocata in monastero per risparmiare la dote).
MODELLO MATRIMONIALE EUROPEO: caratterizzato fino a XIXsec da matrimonio in età elevate e alto tasso di non
sposati, poiché era richiesta, trattandosi soprattutto di ceti rurali, l'autosufficienza economica, succedeva meno in
Europa meridionale per la presenza di famiglie multiple.
Laslett: le età elevate degli sposi e la ridotta differenza d'età facilitavano rapporti più paritari.
Problema per l'elevata età di matrimonio: molti giovani dovevano aspettare per entrare nello status di adulto e per
esprimere la loro sessualità, vi era uno scarto di 10 anni tra pubertà e età adulta, il tasso di nascite illegittime è
indicatore di disobbedienza giovanile, ad esempio dal XVII al XVIII calano tantissimo in Francia per l'opera di
moralizzazione della Chiesa.
ENDOGAMIA: scelta di uno simile socialmente come coniuge, usata ieri e oggi, nei ceti rurali per la poca
comunicazione portava a incesti.
ESOGAMIA: impone di uscire dal gruppo sociale per allearsi con altri.
Il matrimonio era una strategia di alleanze familiari, ma con i mutamenti le strategie familiari si aprono a agli altri ceti.
La mobilità da metà '800 modificherà i modi di endogamia matrimoniale: aprirà i mercati matrimoniali con mobilità
geografica e sociale, non si parla più di ceti ascritti ma acquisiti.
IL MATRIMONIO OGGI
Oggi ci si incontra per caso, ci si sposa per amore, per amore si rimane sposati.
Nelle società tradizionali l'amore era percepito come pericoloso anche per il matrimonio stesso, nelle società
contemporanee occidentali invece è la mancanza di amore che è aberrante.
Gli individui vengono socializzati ad innamorarsi, Goode fa l'esempio del sistema DATING: il formarsi di coppie in età
adolescenziale attraverso una vera e propria forma di socializzazione ai ruoli sessuali e di coppia.
Francia e USA dimostrano la presenza di endogamia sociali e esogamia geografica, comunque l'amore romantico
eliminerebbe la razionalità costi benefici.
In occidente l'amore ha avuto diverse forme a partire dalle classi sociali, la creazione della coppia ha portato alla
creazione del “posto della donna”.
FASI
MODELLO FAMIGLIA VITTORIANA: sposa come madre con restrizioni sessuali dovute a questo ruolo
AMORE FUSIONALE: permangono la separazione della sfera sociale e domestica, ma la donna entra
nell'ambito affettivo, essa diviene il sostegno, la molla dell'uomo (precursori ceti medi)
AMORE NEGOZIALE: la coppia ora è legata al perdurare dell'amore, la fusionalità è la base dell'intimità ma
prevede anche l'autonomia
Industrializzazione ha aumentato il numero di matrimoni e abbassato l'età di matrimonio, primi del '900 età d'oro
della nuzialità, solo 5% donne nubili, e le sposate tra i 22 e 24 anni, in Italia minore intensità dovuto alla più lenta
industrializzazione.
Dagli anni '70 ovunque si rallenta la propensione al matrimonio e si alza l'età del primo matrimonio, inversione di
tendenza.
Non è più il matrimonio ad autorizzare la sessualità nella coppia, come non basta la procreazione per generare il
matrimonio.
Il matrimonio ha perso il suo ruolo di passaggio obbligato per l'esercizio della sessualità, novità:
f) convivenza
Si hanno motivazioni differenti per sposarsi: Italia uscita da casa dei genitori; sud-europa autonomia abitativa; nord-
europa rapporto serio.
LE COPPIE DI FATTO
Diminuzione matrimoni, aumento convivenze more-uxorio, che non è più vista come una devianza sociale ma come
una cosa socialmente normale, il matrimonio da rito di passaggio è divenuto rito di conferma (Trost).
Nella maggior parte dei casi sono convivenze pre-matrimoniali, la convivenza è una nuova fase dell'età giovanile, non
una fase dell'età adulta, una voglia di non impegnarsi a lungo temine, dovuta all'incertezza lavorativa.
E' una tendenza partita dal nord-europa, in Italia siamo una fase di mutamento con un netto aumento delle
convivenze pre-matrimoniali.
Barbagli: scelta della convivenza per la sua negoziabilità, soprattutto da donne con alta istruzione e occupazione
professionale, inoltre i matrimoni con convivenza precedente durano di più.
In società con alta mortalità in tutte le età la dissoluzione è lasciata alla morte.
Il lutto aveva comunque importanza sociale poiché faceva rimanere il morto nella realtà anche dopo.
Possibilità di divorziare: Francia con il code civil nel 1792, italia nel '70.
In parecchi paesi era impossibile la reversibilità dello stato coniugale ma era possibile separarsi.
E' con gli anni '70 che i matrimoni iniziano a finire per rottura e non per vedovanza, ad esempio negli USA si passa dal
9 per mille del 1960 al 46% del 1997, e in Svezia ad esempio si è passati da un tasso di divorzialità di 4-5 anni a 2-3, e
questo accade a prescindere dalla coorte matrimoniale.
Naturalmente c'è un nesso tra aumento della divorzialità e legislazioni più permissive in materia di divorzio, anche se
quest'ultima può essere un effetto.
L'Italia è un paese a parte, instabilità coniugale contenuta ma in aumento, comunque in Italia si separano i ceti più
istruiti e al centro-nord (Barbagli).
Il divorzio ora è consensuale e non per colpa, con una visione egualitaria, anche se molte donne continuano ad avere
una situazione di debolezza.
Comunque dove la donna è autonoma è più facile che si cerchi un rapporto negoziale, per questo sono le donne a
chiedere il divorzio in maggioranza (Barbagli), perché mettono in discussione modelli di genere e norme.
I coniugi comunque ora sono eguali per la divisione patrimoniale e il mantenimento dei figli, il divorzio però è
diventato una delle cause di povertà per donne e bambini di ceto medio nei paesi in cui le donne non sono occupate
LE SECONDE NOZZE
Spesso il divorzio è il passaggio a un nuovo matrimonio, il divorzio reimmette sul mercato matrimoniale una
popolazione doppia, già negli anni '80 in USA il 40% dei matrimoni proveniva da un divorzio.
Questa importanza della presenza dei servi è rimasta dentro la famiglia borghese per molto tempo , poi col mutare
della cultura familiare e delle immagini di famiglia, la delega alla servitù si iscrive sempre più entro un programma
educativo, con una redistribuzione delle aree di competenza tra genitori e servitori.
All’interno dei servitori vengono quindi progressivamente segnate precise gerarchie relative ai compiti, sfere di
influenza, e prese di distanza.
Questo progetto educativo su madri e figli delle classi lavoratrici diverrò interiorizzato dalle classi stesse sono quando
ci saranno risorse per una vita domestica vera e propria (sviluppo dell’edilizia, delle infrastrutture igienco-urbane ) e
quando ci sarà la possibilità di garantire ai figli una vita migliore (una formazione più lunga per un lavoro meglio
remunerato).
Ciò si traduce innanzitutto come un costo per le famiglie di classe lavoratrice. Si diffonde quindi il calcolo dei
costi/benefici e insieme il controllo della fecondità.
Questo mutamento, chiamato dai demografi prima transizione demografica, modifica l’ampiezza della famiglia e la
composizione per età della popolazione.
Per molti governi (es. fascisti) ciò appare problematico e dà luogo a politiche repressive e alle prime politiche familiari.
La diminuzione della fecondità in tutti i paesi non segnala solo una difficoltà economica e organizzativa alla presenza
dei figli, ma in primo luogo un mutato posto della filiazione nel ciclo di vita.
Il ridimensionamento del modello ideale di famiglia (dai 4 figli ai 2 figli) porta gli studiosi a parlare di una seconda
rivoluzione contraccettiva e di una seconda transazione demografica: una situazione in cui lo stato normale della
coppia è quello della non procreazione.
All’origine di questa svolta ci sarebbe lo sviluppo delle tecnologie contraccettive chimiche e meccaniche, tipicamente
femminile sessualità e procreazione si scindono completamente (VEDI LEZIONE 8 APRILE)
Ma i motivi per cui i vari gruppi sociali intervengano sulla fecondità sono molto complessi: scelte, motivazioni, vincoli
individuali si combinano con strategie procreative di coppia, a loro volta influenzate da situazione esterne e cultura.
In Italia il calo della fecondità è avvenuto nonostante l’assenza di conoscenza e uso di strumenti contraccettivi e la
presenza di una cultura a lungo pronatalista.
I metodi contraccettivi si sono spostati da strumenti di contenimento a strumenti di non procreazione contrattati
diversamente all’interno della coppia.
u) Equilibri in bilico
Dal contenimento all’intenzionalità della procreazione
Dal controllo della sessualità alla sua liberazione dai rischi di conseguenze
Dalla contraccezione maschile a quella femminile
Si tratta di spostamenti che disegnano nuovi modelli sia di generazione che di coppia.
Conseguenze:
- Alla procreazione responsabile si affianca la cultura della scelta: un figlio deve essere procreato solo se voluto. Il
figlio è percepito come un bene in sé, deve dare piacere e corrispondere al desiderio dei genitori.
- La morte di un bambino o di un giovane appare oggi ingiusta e insostenibile, non perché siamo pià sensibili, ma
perché siamo meno preparati alla morte fuori dall’età anziana e consideriamo il figlio come un progetto di vita per sé e
per i genitori.
- La sterilità non appare più accettabile, non solo perché non consente la piena realizzazione dell’identità sociale
adulta o la continuità familiare, ma perché non consente di dar corso a un desiderio.
STERILI PER SCELTA e GENITORI AD OGNI COSTO sono le due nuove figure sociali estreme di questo processo di
ridefinizione.
Da altri come reazione all’aumento di complessità e incertezza dei rapporti familiari: è sempre più difficile che un
genitore possa trasmettere direttamente il proprio mestiere o posizione sociale al figlio, senza la mediazione di altre
agenzie (Chiesa in primis). La trasmissione della cultura non avviene in modo lineare, ma richiede una rielaborazione e
selezione col passaggio delle generazioni.
La diffusione capillare dei modelli pedagogici nell’ultimo dopoguerra (diffusione delle comunicazioni di massa) è un
indicatore di quest’affannosa ricerca di strumenti per affrontare una situazione che si percepisce come priva di
tradizioni.
Le interpretazioni sono forzate: sembrano avere come referente una famiglia ideale con autorità paterna ben definita
e figura materna sulla stessa direzione. Sembrano ispirate a una visione lineare della storia, dove la famiglia è
coinvolta in una progressiva deprivazione di senso e valore, non colgono elementi di continuità, né di innovazione.
In realtà le culture familiari e di ceto tendono a riprodursi, seppur con variazione imposte dalle modifiche del
contesto (ogni famiglia che nasce è il frutto di almeno due tradizioni familiari).
z) Calendari di crescita non lineari
Le diverse forme di ridefinizione e riconoscimento degli statuti di età e delle classi di età intervenuti in particolare dal
dopoguerra ad oggi, hanno ridefinito i rapporti tra le diverse generazioni entro la famiglia.
Non è la stessa cosa essere figli da adolescenti, giovani adulti o da persone di mezza età.
La situazione è nuova e mancano studi per esprimerla.
Sono stati effettuati studi circa il ruolo dei nonni nella rete parentale e nell’esperienza dei nipoti.
Si è visto come sono una risorsa di cura non indifferente e che rapporti di affetto e confidenza maturano man mano
che il nipote cresce il nonno invecchia.
La separazione coniugare può rappresentare una discontinuità nella genealogia affettiva: i legami tra padre e figlio si
allentano, la madre non si preoccupa di mantenerli e si rompe anche il legame con i nonni i minori rischiano di
perdere il senso della propria appartenenza multipla.
La lunga durata della vita fa si che l’attesa della malattia e della morte si concentrino sulle generazioni anziane,
associandole con idee di illegittimità qualora colpiscano un membro più giovane.
Anche le coorti nelle età centrali sono le prime a sperimentare l’essere figli adulti ed essere genitori di figli adulti: sono
al centro del flusso di comunicazione e scambio tra le diverse generazioni aiutano i più giovani e i più vecchi.
Alcuni parlano in fatti della generazione di mezzo come fase di compressione tra i bisogni della generazione più
giovani e di quella più vecchia, soprattutto per le donne.
CAPITOLO 6 FAMIGLIA E LAVORO
WORK FAMILY SYSTEM: intreccio tra dimensioni lavorative e organizzative della vita familiare.
Si parla di interdipendenza tra lavoro e matrimonio, è dagli anni '90 che emergono i problemi di conciliazione tra
famiglia e lavoro, le donne sono nel mercato del lavoro e c'è la necessità di comprendere le nuove problematiche.
Dagli anni '70 la condizione femminile è diventata oggetto di ricerca specifica su 2 fronti: partecipazione al lavoro
retribuito e al lavoro domestico.
Ricerca di May 1973: uomini nel fiore degli anni sono nel mercato del lavoro; le donne nel fiore degli anni sono
impiegate nella famiglia.
Ricerca di Del Boca e Turvani: la pienezza dell'uomo nel mercato del lavoro richiedeva la pienezza della donna nel
lavoro familiare, e l'assenza di servizi non aiutava.
Negli stessi anni in USA questo assumeva una forma diversa: il Part Time durante le fasi più intense della vita familiare
e poi il ritorno al lavoro Full Time, è da questo che dagli anni '50 si inizia a parlare di donne con due ruoli.
Ricerca di Paci anni '70: emerge la duttilità della forza lavoro familiare attraverso 3 tipi di lavoro: lavoro
domestico(donne adulte); lavoro per autoconsumo (anziani:orto,allevamento); lavoro nero(giovani, donne, secondo
lavoro maschile).
Ricerca Gallino anni '80: doppi lavori in nero in nord Italia; mentre si tende ad avere tanti lavori non stabili nel
mezzogiorno.
Le diverse condizioni socio-economiche disegnano diverse strategie familiari, sia di genere che di lavoro.
Negli ultimi decenni l’occupazione femminile è aumentata in tutti i paesi industrializzati. Con gli anni ’70 diventa un
vero e proprio fenomeno di massa,Italia cresce solo alla fine dei ’70.
Fattori di variazione:
Il tipo di welfare riveste un ruolo cruciale in relazione al modo in cui promuove un particolare modello di ddl
tra genere
Negli ultimi quarant’anni un aumento ovunque, ma con gradi di integrazione differenziati: Tassi in Italia sono più bassi
che negli altri paesi ma in aumento.
Nella maggior parte dei paesi permangono forti differenze di genere (gap chiuso solo nei paesi scandinavi). differenze
fra donne in rel al tipo di occupazione, di contratto.
L’occupazione femminile è condizionata da: famiglia, cultura di genere, figli
Con il progressivo aumento della scolarità, e perdita di sicurezza del lavoro, il gruppo di donne che ha aumentato i
proprio tassi di partecipazione è proprio quello delle madri di figli piccoli. Importante analizzare interdipendenza tra
organizz famiglia e organizz lavoro, ma anche i modelli di partecipazione nel mercato nelle varie fasi del corso di vita.
Ricerca Bernard '70:modi di combinare lavoro remunerato e lavoro familiare tra donne usa:
lavorare prima di avere figli; posporre l’entrata dopo fasi più esigenti, entrate e uscite in connessione alle fasi del ciclo
familiare;compresenza delle due sfere con diverse combinazioni.
Coorti più giovani: continuità; donne adulte: interferenza tra lavoro e famiglia.
Rilevanza del titolo di studio per la continuità all’occupazione delle donne con famiglia.
elevato gap di genere, ma anche tra donne con alto/ basso titolo di studio(polarizzazione), donne nel mercato del
lavoro essenziali per la lotta alla povertà.
PART-TIME:Le differenze: tra occupate e non, ma anche tra occupate full time o part time.
33,3% delle donne occupate lavora part time, uomini 6,2%,modalità di lavoro prettamente femminile (in Italia:
17%part time)
PART TIME: modalità di lavoro che dovrebbe consentire di conciliare attività professionale e responsabilità familiare
L'utilizzo di lavori femminili gratuiti influenza l'occupazione: i tassi di disoccupazione più alti si trovano nei paesi a più
basso tasso di attività e occupazione femminile.
ANZIANI: pensionamento ha effetti diversi sulla capacità di uomini e donne di organizzare la propria vita quotidiana.
MODELLI DI COPPIA, TEMPI DI VITA E TEMPI DI LAVORO: VERSO LA FAMIGLIA A DUE LAVORATORI?
Sistema male bread-winner: vede il lavoro diviso tra uomo(retribuito) e donna(familiare), veniva visto da Parsons e dai
funzionalisti come un modo di evitare conflitti di status.
A questa rigida divisione ne fanno le spese le donne che non possono entrare a pieno titolo nel mercato del lavoro
come gli uomini nella scena familiare.
PARTECIPAZIONE FEMMINILE AL LAVORO: crollo del male bread-winner, sempre meno donne escono dal mercato del
lavoro con il matrimonio, anni '90 va per la maggiore il modello DUAL EARNER inteso nella maggior parte dei casi
come 1 e ½.
ITALIA: diffuso nei giovani il modello dual-earner soprattutto a nord-est ma nella veste di doppio full time per la bassa
diffusione del part-time.
RISCHI: sovraccarico di ruoli e conflitti sui tempi, e sono più facilmente le donne a rivedere le proprie priorità mentre i
mariti antepongono il lavoro.
Il tempo di lavoro remunerato è un interferenza per il lavoro familiare degli uomini e il tempo di lavoro familiare è un
interferenza per il lavoro remunerato delle donne(Balbo).
Effetti del lavoro delle madri sui figli: positivi, madri soddisfatte, figli stimolati
Gestione tempo lavoro/famiglia dei padri, 2 modelli: separazione costosa dalla famiglia per la carriera; sistema dei
turni per poter conciliare i tempi lavorativi e familiari.
Uomo procacciatore di Uomo procacciatore; donna 2 lavoratori che 2 lavoratori dediti entrambi
reddito; donna dedita alla lavoratrice part time e usufruiscono di servizi di alla cura
cura dedita alla cura cura pubblici
2 lavoratori che
usufruiscono di servizi di
cura di mercato
Il lavoro domestico familiare è perlopiù effettuato da donne, lo sviluppo della tecnologia domestica ha alleggerito
fatica e tempi, cambiando anche gli standard (es: si lava di più, Balbo: sembra che l'obiettivo di una donna debba
essere potersi specchiare nelle piastrelle).
Secondo dopoguerra: miglioramento condizioni delle famiglie; Anni '70: impiego femminile maggiore: casalinga che
integra col suo lavoro non retribuito quello del marito.
Non si usa più lavoro domestico, ma LAVORO FAMILIARE(Balbo) che comprende: cura, lavoro domestico, consumo,
rapporto e negoziazione;che nonostante i cambiamenti è svolto da donne
I figli hanno effetti opposti: donne tolgono tempo al lavoro retribuito, uomini lo aumentano, segnale di permanenza di
certe strutture di genere.
L'aumento della partecipazione femminile al lavoro non ha avuto come contropartita la partecipazione maschile al
lavoro familiare, le donne lavorano più degli uomini.
Ricerca Sabbatini: il contributo maschile è ancora molto limitato e selettivo, infatti alle cure fisiche prediligono
attività ludiche o di socializzazione con i figli. Nel 78,3% dei casi il lavoro è svolto dalla donna, pur avendo
anch'essa un lavoro retribuito.
CAPITOLO 7 – LA FAMIGLIA E IL DIRITTO
INTRODUZIONE
Il rapporto famiglia-stato nasce nel momento in cui lo stato afferma il suo ruolo e potere come monopolio legittimo
della forza ed elaboratore di norme, si è andato così sviluppando il diritto di famiglia.
s. coppia
t. genitori-figli
u. rete parentale
Nel XIX fino a metà XX sec lo status di figli era dipendente da un legame giuridico da i genitori, il matrimonio più che
istituire il rapporto coniugale produceva la filiazione legittima, il code Napoleon del 1792 ha guidato i sistemi di civil
law.
Idee del codice napoleonico: comando su potestà paterna su figli e maritale sulla moglie, filiazione legittima,
introduzione del divorzio fondato sulla colpa.
Invece il diritto anglosassone di common law intendeva la cura della famiglia come compito morale, ma dalle sue
norme traspariva la gerarchia di genere.
Il primo diritto di famiglia si occupava delle classi medie, è con l'industrializzazione che si occupa anche dei ceti
popolari, ma la vera svolta di welfare si dagli anni '50 ai '70 del '900.
Nell'Italia preunitaria vigevano diverse forme di diritto ma il comune denominatore era il privilegio per il primogenito
maschio.
La prima codificazione postunitaria è il “codice pisanelli” 1865: di stampo napoleonico, limitava la patria potestas sulla
prole adulta; riconosce uguali diritti a figli e figlie nella successione; no necessità del rito civile; no divorzio, solo la
separazione in caso di adulterio; potere illimitato del padre su moglie e figli.
Con il codice penale del 1930 e il codice civile fascista 1942 la famiglia diviene “un istituto sociale e politico”, durante il
ventennio ci si occupò della famiglia: incoraggiamento alla fecondità; divieto di aborto; scoraggiamento lavoro
extradomestico delle donne sposate; politiche familiari a sostegno del modello patriarcale; divisione di genere; uomo
come male bread-winner; donna come madre e moglie.
Famiglia come “istituzione sociale fondamentale”, maggior parte delle costituzione però tendono a proteggere
l'istituzione matrimoniale, non la fam.
Comunque fino al 1968 l'adulterio veniva punito in modo differente, il marito veniva punito solo quando si trattava di
concubinaggio visibile.
Spinta dei movimenti sociali: 1970 divorzio;1975 riforma del diritto di famiglia:
Rimangono due disparità: il cognome del padre ai figli e alla moglie; la scelta del padre in caso di contrasto tra genitori
in situazioni di pericolo.
Le riforme in tutti i paesi occidentali tendono a regolare i conflitti tra coniugi e non i comportamenti da tenere, c'è più
attenzione per quanto riguarda la regolazione dei rapporti genitori-figli.
il matrimonio
In tutti i paesi, tranne l'Italia, l'unica forma legale consentita è quella civile per il concordato del 1929; inoltre in tutti i
paesi è obbligatorio essere maggiorenni tranne che in Francia a 15 anni; con la comunione dei beni del 1975 i beni
acquistati dopo il matrimonio tranne il denaro liquido sono in comune.
il divorzio
E' stato introdotto tardivamente: Italia'70; Spagna '75; ma nella maggior parte degli altri stati risale al code napoleon
come: divorzio sanzione, per colpa.
Dagli anni '70 si passa al divorzio rimedio per cui bastavano differenze inconciliabili e non colpe.
Italia: servivano le seguenti condizioni: matrimonio non consumato; condanna per detenzione; separazione legale da
almeno 5 anni o di fatto da 7.
Comunque la svolta fondamentale fu che venne introdotta la possibilità di divorziare dal momento in cui saltano i
presupposti della convivenza civile, anche se rimane l'impostazione giudiziaria di colpa in quanto il magistrato può
decidere di addebitare la separazione a uno dei due coniugi.
La separazione rimane la strada da percorrere per il divorzio, dal 1987 è stata ridotta a 3 anni.
Dopo le trasformazioni degli anni '70 l'oggetto del diritto non è più la famiglia in sé ma la tutela dei singoli componenti,
infatti l'interesse dei figli a differenza di prima è preminente a quello dei genitori.
Anche se il “principio dell'interesse del minore” è tuttora troppo indeterminato, e dipende dai valori e dalla cultura dei
giudici.
E' proprio in base a il “principio dell'interesse del minore” che i minori nati fuori dal matrimonio sono equiparati,
anche se in Belgio ad esempio la discriminazione legittimi-illegittimi è stata eliminata solo nel 1987.
In Italia dal 1975, c'è eguale trattamento, tra figli “naturali” e “legittimi”, anche se ai figli naturali non è riconosciuta
l'appartenenza a una vera famiglia.
Il riconoscimento legale del rapporto di filiazione è il primo passo per stabilire i diritti dei figli, ma soprattutto le
responsabilità dei genitori.
In scandinavia la madre è obbligata a dichiarare il nome del padre perché è obbligato a provvedere alle spese di
mantenimento.
In Francia, Lussemburgo, Italia, Spagna, la madre può partorire in anonimato, mentre in Inghilterra è vietato per il
diritto di poter conoscere le sue origini.
In tutti i paesi una volta stabilito il vincolo di filiazione i genitori sono ibbligati al mantenimento e alle spese di
educazione dei figli fino alla maggiore età, in Europa meridionale può essere esteso anche agli ascendenti e talvolta
(Italia) anche a zii e fratelli e sorelle(per i beni di prima necessità), e dura fin quando il figlio non è economicamente
autonomo.
Dagli anni '90 tranne in lussemburgo, la patria potestà va esercitata da entrambi i genitori, e si richiede in caso di
divorzio un mantenimento di stabili e continuativi rapporti, questo si è espresso con la possibilità dell'affidamento
congiunto, condivisione di responsabilità anche dopo la separazione.
Legge 54/2006: possibilità del figlio di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori e
affido condiviso, ma non prevedendo lo stato aiuti consultoriali ciò dipende dalle capacità negoziali dei genitori.
L'intervento dello stato nei rapporti di filiazione: l'adozione e l'affidamento familiare in Italia
L'interesse del minore coinciderebbe con quello di vivere in famiglia, l'affidamento familiare(allontanamento
provvisorio) e l'adozione(definitivo) sono pronunciati dall'autorità giudiziaria che interviene in situazioni di disagio
talmente gravi da deciderne l'allontanamento.
Le famiglie affidatarie ricevono contributi solo nei comuni che prevedono assistenza economica.
In Italia a differenza di altri paesi le coppie di fatto non possono adottare, è necessario che siano sposati da almeno 3
anni, i genitori adottanti hanno l'obbligo di informare il figlio della sua condizione entro i 25 anni, che avrà il diritto di
accedere alle informazioni che riguardano la sua origine e i suoi genitori biologici.
I confini della famiglia variano da un paese all'altro, nord e sud europa hanno forme diverse di accudimento, es sud
“parenti tenuti agli alimenti”.
Il codice civile italiano prevede che i parenti siano tenuti agli alimenti in caso di gravi disagi in relazione non al grado di
parentela ma alla disponibilità.
Il principio di sussidiarietà prevede che un anziano potrà avere servizi socio-assistenziali dal momento in cui verrà
accertato che non ha parenti in grado di provvedervi, in questo si è evitato di occuparsi di un reddito minimo garantito
e di risposte pubbliche alla cura degli anziani non autosufficienti.
ITALIA >famiglia di fatto: forma di vita familiare non basata sul matrimonio, ora si sta prendendo atto della convivenza
more uxorio.
Le tendenze odierne del diritto di famiglia vanno incontro alla deistituzionalizzazione del matrimonio o la
degiuridificazione della relazione di coppia, le norme sul matrimonio stanno diventando sempre più flessibili.
Il riconoscimento legale delle coppie di fatto ha soluzioni differenti a seconda del paese, in relazione alle diverse idee
di famiglia e in relazione a come è stata interpretata l'idea di unirsi con persone anche dello stesso sesso come una
scelta privata o una cosa d'interesse pubblico.
I diritti dello coppie di fatto etero sono state riconosciute dagli anni '70 in Svezia e Danimarca, ampliandosi poi con una
serie di diritti tra cui l'adozione, in Svezia coppie sposate e di fatto col tempo hanno conseguito uguali diritti a
prescindere appunto dallo status coniugale.
Il riconoscimento delle coppie omosessuali è avvenuto in seguito a quelle di fatto(tranne che in Inghilterra), le coppie
etero hanno l'opzione matrimonio, quelle gay no, per questo sono più bisognose di essere riconosciute.
NORD EUROPA CONVIVENZA REGISTRATA: la prima forma di riconoscimento specifica dello stesso sesso, per primi:
Danimarca 1989, Norvegia 1993, Svezia 1995 ecc., un quasi matrimonio, poiché riconosce diritti poco differenti a quelli
del matrimonio come: patrimonialità, fisco, successione, diritti sociali.
FRANCIA MODELLO PACS: sono rivolti a tutte le coppie indipendentemente dal sesso, è un patto di mutuo aiuto,
unione assistenziale di solidarietà reciproca, senza caratterizzazione sessuale perché non è alla base del rapporto, no
adozione o diritti sociali come successione.
ITALIA RITARDI: le convivenze registrate sono istituti estranei, eccezione occidentale, non riconosciuti dal codice civile,
diritto di successione solo con testamento. C'è stato il progetto DICO accolto con ostilità dai cattolici.
PROBLEMA IMMIGRAZIONE: ci sono immigrati con cultura poligamica che hanno creato problemi con i
ricongiungimenti famgliari rispetto alle norme monogamiche.
CONCLUSIONI
b) divorzio
Si è andati verso una degiuridicazione dei rapporti di coppia, reistituzionalizzazione dei diritti dei figli e
un'espansione di risorse di welfare che hanno assunto le funzioni precedentemente assolte dalla famiglia.