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FAMIGLIA: SOSTANTIVO PLURALE

CAP. 1 “la famiglia in Italia: le tendenze di cambiamento nel lungo periodo”


I NUOVI PROFILI DELLA FAMIGLIA TRA INCERTEZZA E VULNERABILITA’
C’è stato un cambiamento delle strutture famigliari (per struttura si intende la componente relativamente
stabile di un sistema) e delle relazioni famigliari. Dal punto di vista strutturale le famiglie italiane diventano
sempre più numerose, ma anche sempre più piccole.
In italia ci si sposa sempre di meno e sempre più tardi, si generano meno figli e sempre più tardi, i figli
tendono a rimanere in casa ben oltre l’avvenuta emancipazione sociale, gli anziani anche se soli tendono a
costituire un nucleo famigliare a se stante. Dal punto di vista strutturale la realtà famigliare tende a
polarizzarsi su base generazionale (segmentazione per classi di età): da una parte gli anziani soli, dall’altra
adulti e giovani. Tutte e due queste forme tendono ad occupare archi temporali sempre più lunghi, come se
i tempi della famiglia si fossero dilatati e rallentati. Tuttavia ci sono elementi di discontinuità, fratture,
interruzioni che fanno pensare a mutamenti sociali, quindi a un cambio nelle relazioni famigliari. Sono
cambiate le motivazioni, le aspettative, i valori che sono alla base delle scelte famigliari, come sposarsi,
uscire di casa o generare figli.
La pluralizzazione delle famiglie riguarda più che altro le relazioni che le strutture, infatti anche in passato
c’erano famiglie ricostituite o monogenitoriali, vedovi, matrigne, fratellastri ecc, ma nel senso comune la
famiglia era una. C’era un sistema, un organizzazione di vita retta da regole e norme condivise e sancite-
legittimate dall’esterno, che si imponevano sugli individui che poco avevano da scegliere. Si richiedeva il
sacrificio della libertà in cambio della sicurezza, data dal fatto che a nessuno si chiedeva di costruire le
regole del vivere sotto lo stesso tetto.
La famiglia come istituzione era un contenitore che accoglieva al suo interno uomini e donne, generazioni
diverse scandendo i ritmi e le fasi delle biografie individuali. Ora sono le biografie individuali che
scandiscono i ritmi e le fasi del ciclo di vita delle famiglie.
Le espressioni che caratterizzano le famiglie di oggi sono: semplificazione delle strutture, riduzione
dell’ampiezza media dell’unità di coabitazione, complessità crescente. Si caratterizzano per un basso
numero di componenti, per una struttura sempre più frequentemente giocata sull’interazione di pochi ruoli
(single, genitori soli) e per la crescita di nuove forme famigliari (convivenze, nuclei monogenitoriali, famiglie
ricostituite).
Partendo dai dati ISTAT è possibile enumerare almeno 16 tipi di famiglia.
 L’ampiezza media è di 2,6 componenti = dal momento che i single e le famiglie di coppia raccolgono
il 50%
 Le coppie con 3 figli sono l’11,3% ; quelle con 2 il 42,9 % e quelle con 1 sono 45, 8 % ; le famiglie con
più di 5 componenti sono il 6,5 %
 Le famiglie monogenitoriali sono il 12, 3%
 Quelle ricostituite o conviventi senza figli sono il 6,8 %
 Quelle con 2 o più nuclei famigliari sono il 5,1%
Si assiste ad un processo di “esplosione” delle diverse modalità del vivere sotto lo stesso tetto, al quale fa
da contraltare il processo di “implosione” delle famiglie sempre più piccole.
Privatizzazione, de-istituzionalizzazione, individualizzazione sono espressioni che descrivono il processo di
cambiamento della famiglia da istituzione a gruppo privato. Viste sempre più come unità di affetti,
piuttosto che come agenzie impegnate all’assolvimento dei compiti e funzioni di forte rilevanza sociale.
Famiglie che si muovono prevalentemente nell’area del consumo.
Oggi il fare famiglia richiede elevati investimenti, dal momento che quella che una volta era considerata
finte di sicurezza è diventata per molti versi fonte di stress, incertezza e vulnerabilità, e questi sensi
riguardano sia la relazione coniugale che quella filiale, il matrimonio non è più per la vita e generare figli è
causa di povertà.
I fattori che alimentano i processi di de-istituzionalizzazione sono molteplici: invecchiamento della
popolazione, riduzione dei tassi di fecondità e di nuzialità, cambiamento del ruolo sociale della donna,
sviluppo di nuove agenzie extra famigliari che coprono ambiti che un tempo erano di appartenenza della
famiglia, diffusione di pensieri che considerano la famiglia come un affare privato, ecc. l’immagine che ne
esce è di una famiglia privata produttrice di gratificazioni affettive, più che di risorse.
La diminuzione dei tassi di fecondità e la crescita del numero di famiglie con i figli conviventi nonostante
l’indipendenza economica dimostra che oggi il fare famiglia non è visto come una tappa per l’ingresso nella
vita adulta. E l’aumento delle convivenze, dei divorzi, delle famiglie monogenitoriali ecc dimostra come oggi
i percorsi siano diventati discontinui e non prevedibili. Si toglie alla famiglia la funzione di marcatore del
passaggio da una fase all’altra del ciclo di vita.

IL MATRIMONIO SOLIDALE, LA CENTRALITA’ DEL BAMBINO: COME CAMBIANO GLI ASSETTI RELAZIONALI
TRA I SESSI E LE GENERAZIONI
I cambiamenti della famiglia hanno accompagnato i mutamenti delle realtà sociale a partire dalla fine degli
anni ’60.
PICCOLA GRANDE RIVOLUZIONE DEGLI ANNI ’70
Se alla fine della seconda guerra mondiale la famiglia era ancora di tipo rurale e tradizionale, fondata sulla
solidarietà e gerarchicamente ordinata, quella che si affaccia agli inizi degli anni ’70 mostra di aver
compiuto una prima rivoluzione copernicana. Televisione, frigorifero, lavatrice, telefono dimostrano
simbolicamente l’esistenza di un nucleo: la famiglia nucleare che svolge funzione riproduttiva senza più
legami di dipendenza con la parentela, il vicinato, la comunità.
La famiglia non è più vista come la sistemazione per eccellenza di uomini e donne, ma diventa una scelta
che ognuno fa quando ritiene sia arrivato il momento più giusto ed opportuno, il matrimonio non è più
l’unico canale di mobilità sociale per le donne, i livelli più elevati di benessere, la crescita della
scolarizzazione, la durata della formazione, l’aumento dei tassi di occupazione delle donne sposate, il
consolidamento della protezione sociale del cittadino e la rivoluzione sessuale ci portano a vedere una
famiglia come unità solidale tra due adulti che possono permettersi il “lusso” di curare le relazioni affettive
interne.
Il matrimonio è visto come l’unione affettiva e sessuale di due soggetti di pari dignità e valore, con regole
che devono essere quotidianamente costruite, corrette e riconfermate; due adulti che investono sui figli,
che sempre più spesso sono voluti e programmati. Il figlio diventa un valore, un bene che si sceglie in sé,
non per una sua utilità futura (bastone della vecchiaia). C’è un forte orientamento puerocentrico nella
coppia, che si impegna a curare ed allevare la prole nel rispetto delle inclinazioni, attitudini e vocazioni.
Questo è sostenuto da una rosa di servizi che nascono (nidi) o si rinnovano (scuola materna, elementare)
negli anni ’70, con l’obiettivo di creare un sistema di opportunità.
La famiglia quindi è ormai un’unita di soggetti che si scelgono per affetto e non per interesse materiale.
Questi lunghi processi di mutamento trovano legittimazione nelle leggi del 1970 sul divorzio e del 1975 sul
diritto di famiglia. Nella legge 151/1975 è bene ricordare:
 Innalzamento ai 18 anni di età per contrarre il matrimonio ( conferma l’importanza di una scelta
che deve essere compiuta senza la mediazione di altri)
 Trasferimento dal padre al magistrato la facoltà di concedere o meno l’autorizzazione a contrarre
matrimonio ai figli minori. (conferma del fatto che la tutela dei minori non può essere confinata
all’interno dell’ambito privato)
 Attribuzione della patria potestà sui figli da ambedue i genitori
 Possibilità per la coppia di scegliere tra il regime patrimoniale di unione o quello di separazione
 Riconoscimento della centralità del lavoro casalingo
 Riconoscimento del coniuge sulla linea di successione, posto prima dei figli
 Allineamento dei figli naturali ai figli dentro il matrimonio nella linea successoria
 Obbligo dei genitori di educare i figli nel rispetto delle loro inclinazioni
Queste norme sono state varate anche grazie ai movimenti degli ultimi anni 60 che hanno portati anche a
rendere libera la diffusione dei contraccettivi, il diritto della donna a mantenere il suo cognome dopo il
matrimonio ecc.
Il diritto di famiglia non prefigura ne impone un unico modello di famiglia, ma consente ai coniugi di
impostare con libertà la relazione ed il rapporto educativo dei figli.
L’ONDA LUNGA DEGLI ANNI ’90: SFIDA DELL’INCERTEZZA
L’uso del plurale – famiglie vs famiglia – sembra rimandare ad un’esperienza di vita quotidiana che sfugge
alle norme sociali. All’interno dei progetti di vita il “fare famiglia” diventa sempre più una scelta
procrastinata nel tempo. Bassissimi sono i tassi di nuzialità, l’età del matrimonio cresce, la percentuale di
giovani celibi che rimane in casa dei genitori aumenta.
Le relazioni di coppia diventano sempre più frequentemente instabili e anche per quanto riguarda la
relazione genitori-figli, gli adulti non sono in grado di fronteggiare la sfida della crescita delle nuove
generazioni. Queste difficoltà trovano il loro terreno di coltura in un affievolimento dell’etica della
responsabilità, in un’accentuazione delle spinte individualiste e narcisiste. Poi c’è stata un’esplosione del
privato, dei processi di individualizzazione, dell’indebolimento dei legami sociali. C’è il rischio però di
etichettare come crisi della famiglia quella che altro non è che trasformazione.
In questo tipo di società non si fanno più scelte dettate dalla tradizione, ma l’attore sociale è un attore che
deve divenire un esperto e quindi ogni sua scelta, anche quella che riguarda legami affettivi, deve essere
una scelta “consapevole” che richiede un elevato impegno personale. Un mancato quadro di riferimento
chiaro e condiviso crea delle relazioni fragili. Fragilità e debolezza diventano punti negativi per la famiglia
quando è difficile creare una biografia della famiglia, perché si creano biografie extra famigliari. I tempi
della famiglia sono tempi lunghi, almeno di 30 anni per prendersi cura del figlio, ma spesso il ciclo della
relazione non dura così a lungo, inoltre il lavoro nella nostra realtà è essenziale per costruirsi una famiglia,
ma diventa un punto di certezza solo in età avanzata.
I legami di famiglia sembrano inopportuni per un attore sociale che vive nel presente al quale viene sempre
chiesto di partire da zero.

LA FAMIGLIA TRA INCERTEZZA, VULNERABILITA’ E NUOVE ISTANZE DI ISTITUZIONALIZZAZIONE


Per conoscere meglio questo senso di incertezza è necessario iscrivere le famiglie in un contesto sociale più
ampio, che si definisce “società del rischio” e della scelta. Infatti non si può pensare alla famiglia come ad
una cellula isolata con pochi scambi verso l’esterno.
Mentre nel passato si nasceva avendo già dei vantaggi di ceto o di religione, nel presente per ottenere
nuovi vantaggi bisogna impegnarsi attivamente ogni giorno. E questa necessità di impegnarsi diventa la
regola anche delle relazioni affettive. Dal momento che nel matrimonio uomini e donne non sono legati da
vincoli di dipendenza reciproca, bisogna lavorare attivamente ogni giorno, in quanto nulla tiene più unita la
coppia se non il desiderio di stare insieme. Le regole si “soggettivizzano”, quindi la relazione affettiva
diventa anche fonte di stress, perché richiede un intenso e quotidiano lavoro di manutenzione.
CAP. 9 “famiglia/famiglie: così è se vi pare”
I CONFINI FAMIGLIARI: DARE SENSO A FRATTURE E RICOMPOSIZIONI
La diatriba tra famiglia e famiglie ha origini diverse e si gioca su altri livelli.
Per quanto riguarda l’origine, gli storici ci riassumono il problema arrivando all’interrogativo: perché oggi si
sottolinea la necessità di parlare al plurale di un’istituzione che lo è sempre stata? Tutti i cambiamenti della
famiglia nell’europa occidentale possono essere ricondotti alle 2 fasi sinteticamente delineate da Flandrin:
- Individualizzazione delle relazioni famigliari: esordi e modernità
- Individualizzazione nelle relazioni famigliari: tardo-modernità e/o post modernità
Inizia un lento processo di soggettivazione delle norme, dei valori, dei modelli di riferimento, in virtù del
quale è l’attore sociale nella sua individualità che diviene la misura di tutte le cose: cambia il modo in cui
l’attore sociale si rapporta alla famiglia come istituzione e come esperienza di vita quotidiana. In quanto
esperienza di vita quotidiana l’attore sociale ritiene che si possa definire famiglia solo quelle relazioni
sociali, che attraverso atti di significazione ripetuti nel tempo e stabili, possano considerarsi “famigliari”,
così la famiglia perde la sua consistenza istituzionale e diviene esperienza di vita privata.
La diatriba in questione che nasce con la modernità si gioca dunque sul livello culturale, politico ed
ideologico.
Dal punto di vista cultura si definisce la famiglia come pura unità di affetti, ambito esclusivamente
espressivo e svincolato da mandati istituzionali.
Dal punto di vista politico alla ribadimento che la famiglia è una e fondata sul matrimonio si contrappone la
richiesta di equiparare tutte le forme di coabitazione a famiglia.
È importante ricordare che la famiglia è una relazione sociale complessa, che presenta sempre dimensioni
giuridiche, economiche, sessuali, psicologiche, solidaristiche, culturali, affettive. Sono tali dimensioni che
fanno di un gruppo in interazione una famiglia. (la richiesta di estendere alle convivenze parte o tutta la
normativa applicata alla famiglia, significa riconoscere implicitamente che non basta l’affetto per vedersi
tutelati alcuni diritti)

LA COLLOCAZIONE DEL SE’ NELLA TRAMA DELLE RELAZIONI FAMIGLIARI


Se si leggono le caratteristiche relazionali di alcune delle forme famigliari statisticamente più diffuse alla
luce dei processi di individualizzazione e privatizzazione, le differenze tra oggi e il passato sono evidenti.
-Coppie con o senza figli: oggi la relazione di coppia, quella coniugale è posta sullo stesso piano di quella
con i figli. Questo perchè oggi giorno il matrimonio è visto come progetto di vita comune tra due adulti non
più necessariamente dipendenti economicamente l’uno dall’altro. Inoltre la possibilità di avere una vita
affettiva e sessuale prima del matrimonio fa si che le attese di soddisfazione dentro il matrimonio siano
elevate. Il tradimento non è più accettato e la coppia deve stare in piede da sola, anche senza figli e soldi.
Nella vita del soggetto la fase del vivere in coppia si sta allungando: per la convivenza prematrimoniale e
per l’innalzamento degli anni di vita.
La centralità della coppia si unisce ad un radicale cambiamento nelle relazioni con i figli. Si è passati da una
famiglia adultocentrica ad una puerocentrica, i genitori esercitano congiuntamente la pater potestà.
In generale le identità adulte di uomini e donne sono sempre più indipendenti dall’assunzione di ruoli
famigliari,
-Single: il cambiamento della percezione del single esemplifica meglio il processo di emancipazione della
costruzione del sé dalle dinamiche famigliari. Mentre in passato chi costituiva un nucleo famigliare da solo
era una persona che si ritrovava esclusa da qualsiasi gruppo parentale senza aver scelto necessariamente
di vivere da solo. Oggi vivere da soli può essere una scelta e una condizione che non è percepita come fonte
di deprivazione. Per i maschi vivere da soli vuol dire sapersi prendere cura di se e si consolida un’immagine
di maschio che oggi è ancora un po’ pallida. Per le donne significa aver eliminato il modello secondo il quale
dovevano essere sotto la tutela di qualcuno. Per gli anziani significa spesso aver perso il partner e non voler
rinunciare ai propri spazi che la convivenza con i figli avrebbe costretto.
La famiglia non è più il marcatore istituzionale che scandiva tempi e fasi della costruzione del sé. Ma
costituisce un ambito di vita costruito dal soggetto.

RIDEFINIRE I CONFINI: NUOVI PROCESSI DI INCLUSIONE ED ESCLUSIONE SIMBOLICA


Per altre forme famigliari la pluralizzazione acquista un significato diverso: non riguarda la
personalizzazione delle norme e dei modelli di comportamento, quanto la necessità di inventarsi nuove
norme e modelli per definire le nuove forme di famiglia: quelle monogenitoriali, famiglie ricostituite, di
fatto, coppie omossessuali.
-Famiglie monoparentali: la maggior parte sono vedovi, ma aumentano le famiglie separate che danno vita
ad un nucleo di coabitazione con i rispettivi figli. Quasi sempre sono composte da donne con figli perché
dopo un divorzio la maggior parte dei casi i figli sono affidati alla madre e inoltre i mariti hanno maggiori
probabilità di morire prima delle mogli.
La condizione della donna può costituire una buona lente per analizzare quella quota di famiglie
monogenitoriali dovute a separazione o divorzio. Solitamente sono considerate famiglie a rischio di povertà
e relazionale, per l’incapacità a saper gestire relazioni famigliari perturbate spesso dal fatto che il partner
che va via fisicamente di casa continua a far parte del tessuto famigliare. Sia l’uomo che la donna subiscono
una riduzione delle risorse. Inoltre la peculiarità di queste relazioni famigliari è dovuta a due elementi: a)
l’esercizio della funzione genitoriale di almeno uno dei due partner non poggia più sulla convivenza
quotidiana e sulla ripetizione di quei rituali che sono alla base della costruzione di quel tessuto relazionale
della famiglia; b) gli adulti sono chiamati ad affrontare il problema della loro eventuale vita affettiva e
sessuale con nuovi partner.
Si rinsalda la linea materna e femminile, non solo perché i figli sono affidati alla madre, ma anche perché i
percorsi di vita maschile e femminile tendono a divaricarsi di molto dopo una separazione. L’uomo tende a
tornare nella famiglia di origine e a risposarsi, mentre la donna, quasi sempre per l’onere dei figli, tende a
rimanere single, anche perché il suo mercato matrimoniale è più ristretto: non giovanissima, con figli e a
volte non autosufficiente economicamente. La separazione non pregiudica l’uomo, mentre limita
maggiormente la donna.
-Famiglie ricostituite: oggi sono composte prevalentemente da divorziati, seguiti dai vedovi. È più
conveniente per l’uomo risposarsi, mentre diminuisce l’interesse della donna. Questa famiglia suscita
interesse soprattutto quando ci sono anche i figli che generano una serie di relazioni complicate con il resto
della famiglia: con matrigne, patrigni, fratellastri, parenti del nuovo partner ecc. in queste famiglie uomini e
donne sono chiamate a nuove responsabilità e a nuove sfide. A entrambi spetta la decisione circa il livello e
la natura del coinvolgimento che desiderano o si sentono di mettere in campo in riferimento ai figli di
primo letto dei rispettivi partner, decisione che dipende anche da quanto spazio cedono i genitori naturali.
Questa famiglia dimostra oggi quanto sia debole e insufficiente la parentela, perché oggi la mappa
relazionale delle appartenenze non è più identificabile con il solo sistema di parentela.
-Famiglie di fatto: nel passato incorporavano un ideale libertario, che si è affievolito negli ultimi anni. Oggi
rappresentano per molti la fase di passaggio dalla famiglia di origine a quella di procreazione. Fase che può
durare tutta la vita, ma che per molti è la prova del matrimonio. Inoltre separazioni e divorzi alimentano la
crescita delle unioni di fatto; chi ha alle spalle un matrimonio preferisce non risposarsi, oppure dovendo
aspettare dai 3 ai 5 anni per il divorzio era una scelta forzata. È una scelta anche delle coppie miste. I
processi di de-isitituzionalizzazione sono tanto spinti che non si percepiscono più le differenze tra le unioni
di fatto e il matrimonio, ma ciò che l’unione di fatto non possiede è lo stauts giuridico. Sono sempre più
impellenti le richieste di estendere ai conviventi le stesse norme del matrimonio, rendendo irrilevante
allora il matrimonio come contratto che regola le relazioni tra due adulti.
- coppie dello stesso sesso (gay e lesbiche): il dibattito sulle coppie di fatto ha avuto una ripresa anche per il
fenomeno delle coppie omosessuali. C’è stata l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione, centralità
dei diritti individuali, tendenza a definire la famiglia come pura unità degli affetti e quindi queste coppie
chiedono le stesse o analoghe tutele del matrimonio.

IL NUOVO CAMPO SEMANTICO DELLA PAROLA “FAMIGLIA”


L’elemento di rottura tra le relazioni famigliari del passato e quelle del presente si può rinvenire nel nuovo
campo semantico della parola “famiglia”. Questo termine rinviava sia alla parentela in senso ampio sia
all’unità coresidenziale; in tempi più recenti essa ha indicato la coppia coniugale sposata con i figli, che vive
sotto lo stesso tetto, e che dopo la seconda guerra mondiale ha rappresentato la forma famigliare più
diffusa. Attualmente presenta un campo semantico ancora più ampio e diverso: per i figli di divorziati e
risposati è molto ampio, per altri si restringe solo a chi convive. In entrambi i sensi spesso il sistema
giuridico non offre punti di riferimento, per questo c’è la richiesta di nuove regolamentazioni, nuove
disposizioni e regole.
Il primo passo da compiere è creare una netta separazione tra famiglia e nucleo famigliare:
 per nucleo la coppia di coniugi con o senza figli e i nuclei monogenitoriali.
 per famiglia si intende l’unità coresidenziale
Questa distinzione permette di regolamentare e di introdurre nuove forme di tutela per le coppie
coresidenziali: lavoro di cura e assistenza, garanzia di una quota di eredità, possibilità di poter amministrare
congiuntamente i patrimonio. Questa distinzione farebbe rientrare le coppie omossessuali nelle famiglie e
non nel nucleo famigliare.
All’interno dei nuclei famigliari è necessario adoperare un’altra distinzione tra coppie coniugate e coppie
non coniugate. Equipararle totalmente in senso giuridico è un non senso, si potrebbero prevedere dei
contratti matrimoniali “deboli” che si possono sciogliere più facilmente.
Ancora si deve fare una terza distinzione tra coppie eterosessuali e quelle omosessuali .
Oggi meno del 50% sono famiglie nucleari con figli, quindi è essenziale rispondere alle richieste di
regolamentazione, normalizzazione e istituzionalizzazione di quanti non rientrano in nessuna delle
categorie previste.

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