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CAPITOLO 2 FAMIGLIE E SOCIALIZZAZIONE

1.Premessa
Gli studi sociali hanno sempre dato importanza alla famiglia,grazie agli studi di storia della famiglia
e di demografia, oggi possiamo notare i cambiamenti avvenuti nelle strutture e nelle relazioni
familiari. Con i diversi mutamenti si arriva a tante esperienze familiari possibili. Con questi
mutamenti ad essere cambiato è anche il ciclo di vita della famiglia: ovvero quando e come si
costruisce, la nascita dei figli, la loro uscita di casa, l'invecchiamento della coppia e la morte dei
partner. In famiglia, generalmente inizia la socializzazione dei membri più giovani della società.
Con l'espressione socializzazione si intende il processo attraverso il quale impariamo a stare in
società e a ricoprire diversi ruoli sociali, acquisendo valori e criteri di orientamento necessari per
stare in relazione con gli altri. La socializzazione contribuisce a definire l'identità personale di
ognuno, e ci accompagna per tutta la vita. Gli attori che intervengono nel processo di
socializzazione sono diversi: abbiamo la famiglia che è l'agente principale nei primi anni di vita e
viene considerata socializzazione primaria, poi vi è la scuola, i pari che accompagnano l'esperienza
scolastica e quella lavorativa, e poi ci sono i media. Possiamo dire che vi è una pluralizzazione
delle agenzie di socializzazione e per questo nelle società complesse aumenta lo spazio di azione
di ogni individuo.
2. La famiglia,com’era e com’è cambiata
Frédéric Le Play sosteneva che l'industrializzazione e l'urbanizzazione avrebbero contribuito
all’assottigliamento della struttura familiare, passando da una famiglia patriarcale caratterizzata
dalla permanenza di tutti i figli, dopo il matrimonio, nella casa paterna, e assicurava una
socializzazione molto rigida delle generazioni più giovani, attraverso la vita in comune con i
genitori, gli zii e con i nonni, ad una famiglia instabile dove i figli lasciano la casa paterna appena
hanno la possibilità di mantenersi da soli, si fonda quindi sull'interruzione delle relazioni tra
generazioni. Durkheim sostiene l’idea di un nuovo tipo di famiglia che sostituisce la famiglia
patriarcale e il comunismo familiare, fondato sulla vita comunitaria e la proprietà in comune.
Durkheim ci parla di famiglia nucleare, una famiglia costituita da moglie, marito e figli minorenni e
non sposati. In essa c'è la solidarietà domestica,che resta fino a quando c'è legame familiare. Il
rischio di questa famiglia è che ci sia poca socializzazione, e che la morale non venga trasmessa e
con il tempo vada persa.
2.1 Le famiglie,come si presentano oggi
In Europa possono essere individuati almeno tre modelli familiari: nordico,mediterraneo e
continentale,in base alla tenuta del matrimonio e alle scelte di convivenza. La pluralizzazione della
famiglia è un presupposto che si rende necessario a causa della crisi del matrimonio. Il tasso di
nuzialità è diminuito tra il 2007 e il 2012, più frequente è diventata anche la rottura del
matrimonio dove si ricorre al divorzio, in Italia ogni 10 matrimoni quasi 3 si chiudono con una
separazione, anche la durata del matrimonio quindi è ridotta, il tasso di coppie che si separano
entro 10 anni dal matrimonio è triplicato. A questo cambiamento si affianca la semplificazione
della struttura familiare: le famiglie sono di più ma con meno componenti.
2.2 Alcune forme familiari
Alcune forme di famiglia sono:
 Famiglia nucleare coniugale, composta da una coppia eterosessuale che vive
esclusivamente con i figli nati dalla sua Unione o adottati, rappresenta la famiglia più
diffusa in Europa. Questi sono legati al vincolo del matrimonio.
 Famiglie di fatto, sono quelle alternative alla famiglia basata sul vincolo matrimoniale.
Negli anni 70 sono diventate rilevanti nei paesi scandinavi e poi diffuse in Europa.Queste
famiglie sono la prova che non è in crisi il legame di coppia ma che vi è un cambiamento
culturale in atto già da tempo ed interessa i più giovani che sperimentano più
frequentemente la vita di coppia fuori dal matrimonio, e gli adulti accettano questa scelta
dei figli e la sostengono materialmente. Tra le famiglie di fatto si possono distinguere
quelle eterosessuali e omosessuali, in quelle eterosessuali viene fatta una scelta ovvero
l'assenza del vincolo matrimoniale, nelle seconde quelle omosessuali sono vincolate dal
tipo di sessualità su cui esse si fondano e la legge presente. Le famiglie di fatto hanno
proprie motivazioni ideologiche e culturali, possono avere un carattere transitorio
(convivenza pre matrimonio) o permanente. Da un punto di vista giuridico non vi è ancora
un riconoscimento dell'unione, queste quindi non hanno gli stessi diritti delle famiglie
legate dal vincolo matrimoniale, e soprattutto non vi è tutela del partner più debole in caso
di scioglimento della convivenza.
 Famiglie monogenitoriali sono quelle dove un solo genitore vive con figli minori di 18 anni
la maggior parte di queste famiglie sono composte da genitori che hanno interrotto un
legame coniugale da cui erano nati dei figli oppure da madri nubili, 85 su 100 si tratta di
madri non vedove. Le famiglie monogenitoriali sono deboli, infatti c'è un alto rischio di
povertà anche se queste persone sono introdotte nel mercato del lavoro.
2.3 Anticipi di futuro
Le famiglie non si modificano da un giorno all'altro, ma questo avviene grazie alla capacità di
rispondere al cambiamento adottando la strategia di coping , ossia di adattamento attivo.
L'incremento delle separazioni dei divorzi e delle famiglie ricostruite rappresentano una realtà in
aumento. Altre figure familiari sviluppatesi sono:
 famiglia ricostruita ricomposizione di una coppia adulta che ha alle spalle un matrimonio
interrotto, questa può richiamare l'immagine di un arcipelago di isole, poichè si staurino
altre relazioni sia dentro il nuovo nucleo familiare sia all'esterno.
 famiglie migranti sono quelle che si ricompongono anche a distanza di tanto tempo nel
paese di arrivo del componente adulto, che ha lasciato il paese di origine per cercare
migliori condizioni di vita.
 famiglie miste sono quelle unioni con o senza vincolo matrimoniale, tra individui diversi
per cittadinanza, lingua, religione ed etnia.
 Famiglie globali multilocali alcuni membri della famiglia vivono per periodi più o meno
lunghi, o addirittura stabilmente in città, regioni o paesi diversi riuscendo a intrattenere
comunque dei rapporti significativi con la propria famiglia. Spesso l'adulto che vive a
distanza è anche la madre fenomeno che viene chiamato transnational motherhood.
3. In famiglia si diventa grandi
Il tempo che si trascorre in famiglia e quello in cui si apprendono le cose che non si dimenticano, le
cose che ci consentono di stare bene in casa, prima, e nel mondo,poi. Anche per questa ragione la
sociologia e altre scienze sociali si sono da sempre interessate alla famiglia e al contributo che essa
dà al mantenimento della coesione sociale, attraverso la socializzazione dei più giovani. Il processo
di socializzazione può essere inteso in senso deterministico quando si attribuisce alla società il
potere di appropriarsi del bambino, facendolo diventare un suo componente: molto famoso e
l'esempio di Talcott Prsons che afferma “come un sasso gettato in uno stagno, così l'arrivo di un
bambino nella società genera instabilità e deve essere accompagnato a partire dal suo punto
d'ingresso ossia la famiglia”. Per il modello costruttivista, la socializzazione consente al bambino di
appropriarsi della società attraverso l'acquisizione di stati di abilità cognitive,(come sostenuto da
Piage), o mediante l'interazione con gli altri all'interno della vita sociale (come sostenuto da
Vygotskij). Erich Fromm, nella scuola di Francoforte si interessa agli studi sulla famiglia e sulla
formazione della personalità, prendendo in esame il processo educativo che si realizza in famiglia
che è considerata l’agente psicologico della società. Gli studiosi spiegano la diffusione del
carattere autoritario, che sarebbe proprio di chi reprimendo in se stesso la tensione a soddisfare i
propri impulsi libidici, scarica aggressivamente sugli altri la frustazione che accumula. La diffusione
di questo carattere spiegherebbe a livello non solo individuale, la propensione ad affidarsi ad altri,
capi o leader, che prometto o di soddisfare bisogni e benefici. Durante la socializzazione primaria
attraverso la mediazione dei genitori i più piccoli interiorizzano la realtà della vita quotidiana come
unico modo possibile. In questo processo è indispensabile l'attaccamento emotivo del bambino
agli adulti di riferimento. Solo passando attraverso questa appropriazione delle persone
importanti,il bambino potrà essere capace di identificare se stesso. Il sostegno essenziale è offerto
dal linguaggio. Con la socializzazione primaria si acquisisce la capacità di pensare al ruolo e alle
norme che regolano la convivenza. Si arriva così alla formazione della coscienza dell'altro
generalizzato, di entrare in rapporto con le altre persone. il passaggio definitivo al mondo esterno
a quello familiare avviene generalmente con l'ingresso a scuola che segna l'inizio della
socializzazione secondaria è il momento della scoperta di altri mondi possibili. Ai diversi
mutamenti della famiglia si aggiunge anche quello della crisi della funzione adulta e al
riconoscimento dell’agency dei più piccoli. La la crisi della funzione adulta è un elemento di
debolezza del processo di socializzazione. Il limite segnato dalle regole imposte dell’adulto
consente ai piccoli di acquisire il principio di realtà, e di esercitare un controllo sulle proprie
pulsioni. Il contenimento (holding ) che consiste nella cura del bambino e alla protezione di
eventuali rischi, rappresenta una funzione essenziale per il superamento dei compiti evolutivi. I
cambiamenti degli stili educativi derivano dall'indebolimento di questa competenza, i genitori
appaiono sempre più smarriti e non potendo riferirsi all' esperienza ormai superata dai propri
genitori , cercano soluzioni in libri, trasmissioni.tv, scuole ecc.. La funzione materna e quella che
costruisce la sicurezza della casa, che offre la certezza dell'essere accolti, la funzione paterna
invece sostiene la necessità di esplorare il mondo. Queste funzioni non si incarnano
necessariamente nel padre maschio reale e nella madre femmina reale, ma vengono messe in atto
dagli adulti di riferimento che hanno cura del bambino. È però necessario che nell'ambiente di
crescita siano presenti entrambe le figure in modo chiaro ed equilibrato per consentire al bambino
di strutturare un Sè che a sua volta integra i modi maschili e femminili di stare al mondo. Deve
esserci una responsabilità genitoriale che chiama entrambe le figure a valere come esempi positivi
e di identificazione per i propri figli. Si passa dall'autorità (pater familias) esercitata su tutti i
componenti del nucleo, all'autorevolezza, che si raggiunge non imponendo un modello di
comportamento ma restando credibili,raggiungibili ed affidabili agli occhi dei figli, questo serve ai
bambini come guida per la loro crescita e i genitori per completare la loro capacità generativa.
3.2 I bambini al centro ma in che senso?
Durante questi processi di cambiamento, cambia anche il modo in cui gli adulti si prendono cura
dei più piccoli, sostenendone il processo di crescita ed educativo. La nuova sociologia dell'infanzia
offre approfondimenti sul rapporto bambino-adulti e consente di mettere in discussione le culture
adulte, ossia quell'insieme di significati,di valori, di pratiche condivise dagli adulti rispetto
all'infanzia. Gli studi sociali sull'infanzia propongono di partire dai bambini, osservandoli nelle
relazioni che sperimentano con gli adulti e con i pari, riconoscendoli come attori sociali al pari degli
adulti di stare in società. Cogliere l’agency dei bambini modifica la prospettiva degli adulti,
offrendo loro la possibilità di ridefinirsi come adulti, educatori e genitori: i bambini non sono più
solo coloro che assorbono o registrano, senza dimenticare la posizione che occupano i bambini
nell'ordine generazionale della società che li vede appunto in una posizione inferiore rispetto a
quella dell'adulto, quindi senza lasciarli soli in quelle circostanze in cui loro diritti e il loro sano
sviluppo psicofisico sia a rischio. Viene messa in discussione la posizione adultocentrica che porta
guardare i bambini per quello che sono, per quello che sanno fare e dire nel loro presente.

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