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Parte prima: i fondamenti:

Capitolo 1: Fare famiglia: nella galleria del tempo:

1.1: Introduzione:

La famiglia è un soggetto sociale vivente di alta complessità che interagisce


attivamente con il contesto sociale e la cultura nei quali è immerso.

1.2: Mitologie familiari:

- Grecia: il matrimonio è un contratto pubblico e solenne posto sotto la


protezione di Zeus ed Era, la coppia divina; il suo fine è la perpetuazione della
stirpe paterna attraverso l’unione tra due famiglie: la seduzione erotica è
considerata necessaria solo a tal scopo, altrimenti è considerata grave pericolo.
La cultura greca distingue tra cortigiane (il piacere) e spose (che garantiscono
la discendenza legittima e sono custodi del focolare). Il matrimonio comporta il
sacrificio della seduzione erotica ed è considerato puro. La vita familiare è
guidata da Ermes ed Estia. Il padre ara il solco-donna e riconosce il seme-frutto
che egli stesso ha seminato. Lo fa elevando al cielo il figlio, riconoscendolo
così come discendente familiare. La donna è l’elemento mobile che passa da
una famiglia all’altra sotto forma di dono.
- La funzione del femminile e del maschile così come quella della discendenza
da un capostipite/antenato risulta centrale nella cultura greca. La famiglia è
posta in una cornice di sacralità i cui principi di funzionamento vengono
espressi attraverso la relazione di divinità Ermes ed Estia.
- Cristianesimo: il pellegrino che può bussare alla porta ed a cui è riservato un
posto a tavola è un’immagine di Cristo che chiede ospitalità. Entra sulla scena
familiare la relazione con l’altro.
- La sacralità della famiglia romana comprende la presenza di un antenato mitico
di forze benefiche e protettrici e l’attesa del soddisfacimento dei bisogni.
Centrale è la figura del pater familias: i figli legittimi sono solo quelli da lui
riconosciuti e ci si può candidare a cariche politiche solo se si è pater familias.
Figli legittimi non sono solo i discendenti biologici, ma anche quelli adottivi.
Persino gli schiavi affrancati possono inserirsi a pieno titolo nella genealogia
familiare a patto che si assumano l’obbligo di venerare gli antenati della casa.
Tutti coloro che appartengono alla gens condividono le attività di culto, le
feste, gli obblighi verso ciascun membro in caso di bisogno
- Dopo la caduta dell’impero: la gens governa le città, il patriziato romano si
disputerà per secoli l’elezione del Papa.
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- La dote: il pater familias la attribuis7ce alla figlia. Sposarsi è prima di tutto un
dovere del cittadino, ma la donna può divenire sposa solo se ha una dote, che
garantisce alla donna la parità con l’uomo per quanto riguarda il diritto di
successione, nominare eredi e poter disporre dei propri beni. L’amore
coniugale si manifesta attraverso il rispetto, l’aiuto reciproco e la tenera
amicizia. Il desiderio sessuale è sconveniente.
- Passaggio da una morale centrata sul dovere del cittadino ad una morale
della relazione di coppia: la donna ha anche il diritto di divorziare.

1.3: Ideali di famiglia e vita di famiglia:

La nostra idea di famiglia come entità distinta e costituita fondamentalmente dalla


coppia e dai suoi figli è frutto di un progressivo distacco dell’aggregato domestico
dalla comunità sociale che avviene a partire dall’XI secolo circa. In particolare,
l’emergere sull’asse maschile-femminile del valore della coppia coniugale e
genitoriale: è questo l’elemento cardine attorno al quale ruota il moderno concetto di
famiglia.

Per lungo tempo l’idea di famiglia ha combinato in sé i due concetti di “vivere in una
stessa casa” e “sotto uno stesso capo”.

Alto medioevo: sia le famiglie ricche sia quelle povere seguono le medesime regole
sessuali e di condotta domestica anche se le prime sono più ampie e complesse.

Riferimenti all’Antico e Nuovo Testamento e morale cattolica: fine della servitù,


monogamia, esogamia, doveri del marito nei confronti della moglie ha la precedenza
sui doveri verso i genitori, obbligo di rispettare i genitori ed aiutarli, il patrimonio
rimane al padre fino alla sua morte, sessualità come dovere connesso alla
riproduzione, matrimonio monogamo ed esterno, divorzio proibito con l’eccezione
dell’infedeltà della sposa.

Modello paolino: rapporto uomo-donna come forma sacrale, la guida della


relazione è un principio d’amore.

Pittura di famiglia dal XV al XX secolo (Cigoli): il pittore occupa la posizione del


medium tra le rappresentazioni sociali ed il mondo interiore.

Umanesimo e Rinascimento: temi della discendenza e del rapporto tra maschile e


femminile. La passione è rappresentata dal casato con il bisogno di tramandare tutto
ciò che è utile alla continuità della famiglia fin a partire dal ricordo dell’antenato
comune. Vengono condotte ricerche sulle origini e si ricostruiscono le genealogie. Il
passato viene ricostruito e persino inventato. Il cambiamento non va nel senso di un
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passaggio dal mondo degli interessi economici a quello degli affetti, ma da un mondo
chiuso di interessi ed affetti ad uno aperto ai diritti ed alle aspettative degli individui.
Le donne si collocano ai margini, la loro stirpe conta poco o nulla, non sono degne
di memoria perché l’anima della casa è maschile.

Dobbiamo tener conto della differenza tra modelli ideali di famiglia e vita di
famiglia e delle differenze tra le organizzazioni familiari.

La dimensione della famiglia muta in rapporto ad una serie di fattori economici,


ideali e di contingenze vitali.

1.4: Dalle trasformazioni al modello:

Visione trinitaria: rapporti tra generi, generazioni e stirpi, tra doni e doveri paterni,
materni e fraterni, rapporti simbolici tra fiducia, speranza e giustizia.

Oggigiorno il matrimonio è diventato una questione di autorealizzazione espressiva


individuale. La famiglia basata su legami di sangue ha perduto valore mentre ne ha
acquisito il legame affettivo di coppia a partire dagli individui che la compongono.
L’influenza delle famiglie di origine è scivolata sullo sfondo.

La coppia ha una chiara preminenza sulla coniugalità; l’aspetto sociale del vincolo va
sullo sfondo della relazione ed i partner tendono a viversi in uno spazio privato,
svincolati sia da appartenenze generazionali, sia socioculturali.

Sposarsi significa spesso convivere con un’altra persona vista come colui o colei che
soddisfa i propri bisogni sentimentali ed affettivi, piuttosto che costruire un “noi”
impegnato a realizzare un progetto comune. Il clima culturale enfatizza i diritti
dell’individuo e la realizzazione dei suoi bisogni a scapito dei valori della
responsabilità nei confronti del legame.

Da una parte c’è un alto investimento affettivo nel rapporto di coppia con l’attesa di
una condivisione che potenzialmente coinvolge tutti gli aspetti della vita, dall’altra si
affievolisce l’aspetto sociale ed istituzionale del vincolo. La coppia così si fa norma
a se stessa, si autoriferisce. La sua fragilità è il frutto dello sbilanciamento della
relazione sul versante affettivo/espressivo a scapito di quello etico/normativo e
d’impegno nel patto.

L’indebolimento degli aspetti di vincolo è pagato dai membri della coppia con il
sentimento di una precarietà sempre incombente. La possibilità di scelta immette
nella vita dei partner una quota di incertezza che incrementa la paura di legarsi. Il
legame con l’altro è spesso rappresentato come non necessariamente duraturo e già
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nel momento di formazione della coppia essi si pongono l’interrogativo sulla durata
del legame.

Le alte aspettative reciproche dei coniugi, il contemporaneo calo del controllo


sociale, la ricerca della felicità individuale fanno sì che oggi la coppia non riesca
a dare continuità al legame.

Entro il reticolo delle famiglie ricostituite, la figura materna è stabile e continuativa,


mentre vi è una scomposizione della funzione paterna suddivisa in più figure maschili
con le quali il figlio si deve destreggiare. Nei nuclei monogenitoriali a guida materna,
la donna-madre è ancor più dominante, mentre la figura maschile è debole o
addirittura assente. Le donne tendono ad appoggiarsi alle loro famiglie d’origine ed a
vivere in una condizione di precarietà sia economica sia relazionale. Il divorzio è
causa di nuove forme di povertà ma è anche un effetto dell’impoverimento di risorse
materiali e relazionali. I padri separati si fanno nel corso degli anni sempre più
latitanti sia per il sostentamento economico sia per l’assunzione di responsabilità nei
confronti dei figli. Una parte di essi incrementa la sua presenza come genitore.

La madre e la linea materna sono dominanti, mentre pallida è la presenza del


padre e della sua genealogia un tempo invece prevalente. Tale spostamento di
genealogia a sfondo matrifocale non riguarda solo la famiglia separata; è
piuttosto un tratto distintivo della famiglia contemporanea come tale ed è
collegabile al grande rilievo assunto dalla dimensione sentimentale ed affettiva
nella famiglia contemporanea. Sentimenti ed affetti nella cultura occidentale
sono stati prevalentemente se non esclusivamente riferiti alla figura femminile-
materna. Potremmo dire che la cultura familiare ha via via incrementato il
valore degli affetti e ha ridotto il valore dell’impegno e del vincolo. Trovare
l’armonia tra i valori è la sfida di sempre.

Con l’allungamento della vita media si è dilatato anche il tempo di vita di coppia
soprattutto nella fase anziana. La coppia inoltre è lo snodo inevitabile di compiti che
prima venivano distribuiti ed attribuiti alle famiglie allargate, come la trasmissione
dei valori fondamentali della vita. Nei giovani il matrimonio rimane una meta
altamente desiderabile e la vita adulta delle persone è rappresentata entro una
relazione di coppia/famiglia.

Per quanto riguarda la genitorialità, a partire dalla metà del secolo scorso assistiamo
ad un significativo calo demografico, tuttavia gli europei danno molto valore ai figli,
coi quali si instaura un rapporto stretto e durevole: il vincolo di filiazione resta
l’unico su cui investire in modo certo e continuativo, che sostituisce la debolezza del
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legame di coppia. La stabilità è trasferita nella relazione tra il singolo genitore ed il
figlio. La “logica del bambino” prevale sulla logica della coppia e del “fare famiglia”
ed il neonato rappresenta il desiderio di maternità e paternità nel senso di
un’esperienza da fare che la concezione di una nuova generazione che si affaccia alla
storia e frutto di un legame di coppia a sua volta collegata alle generazioni precedenti.
Si ha un indebolimento del valore della genealogia familiare a favore della
realizzazione personale dei partner.

Rispetto alla procreazione siamo passati da una situazione di impotenza (infertilità) e


di destino (la donna se non si sposa e non ha figli manca il suo destino) ad una
situazione di controllo e di sfida al destino medesimo.

Emerge un tipo di famiglia definita famiglia multigenerazionale adulta specchio di


una società multigenerazionale. Questo tipo di organizzazione familiare caratterizza
nuclei in cui sono presenti fino a 4 generazioni, di cui in genere tre adulte o quasi
adulte.

Assistiamo ad un percorso, tipico dell’Occidente, in cui al prevalere della logica


di scambio tra famiglie (il matrimonio è fatto di parentela da istituire dove le
famiglie di origine hanno una forte voce in capitolo nella scelta del partner e
nella vita della nuova famiglia) subentra la logica della coppia (il matrimonio è
un fatto di coppia e così è anche per la convivenza) a cui, a sua volta, subentra la
logica del bambino (il vincolo è legato alla sua nascita ed all’impegno di cura che
richiede). Nel contesto culturale attuale sono soprattutto le due ultime “logiche”
ad imporsi. Nella società degli individui e del mito diffuso dell’autorealizzazione
è allora cruciare ripensare le caratteristiche del legame familiare e la sua
importanza nella comunità. L’etica della relazione che caratterizza il nostro
modello ha un obiettivo ben più elevato di un mero adattamento a forme non
violente di convivenza sia tra generazioni, sia tra etnie e culture: nella famiglia si
tratta infatti di recuperare e rivitalizzare quella linfa simbolica che unisce
generi, generazioni e stirpi e che costituisce l’humus delle civiltà.

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Capitolo 2: Il modello relazionale-simbolico ed il suo idioma: radici, pilastri,
principi, metodo:

2.1: Introduzione:

Le trasformazioni possono essere lette come un cambio di natura delle relazioni


oppure come agenti entro una matrice invariante.

2.2: Il modello: dall’unitas multiplex all’idioma:

Il modello dell’unitas multiplex comporta il riconoscimento di una doppia natura:


“unità, molteplicità”.

Aristotele (poetica): il mythos abbisogna di agenti dell’azione ma li trascende, va al


di là delle intenzioni e dei sentimenti dei singoli membri pur servendosene.

Teoria del campo (Lewin): carattere organizzativo/gruppale dello scambio, esso dà


tanto opportunità di crescita quanto può costituire un vincolo della stessa.

Considerare il sistema come unitas multiplex ci permette di cogliere sia la


presenza di una “doppia natura” sia la presenza della “biforcazione”. Ne deriva
che applicandolo alle relazioni familiari dovremo tenerne conto.

Stiamo cercando “l’anima del famigliare” o il suo idioma, cioè la lingua originaria e
specifica: si tratta di un orizzonte di ricerca diverso da quello di coloro che partono da
una prospettiva di relativismo culturale.

2.3: I pilastri del modello relazionale, transizione e generatività:

I pilastri su cui si appoggia il modello ispirato alla famiglia come unitas multiplex
sono quelli di:

- Relazione: intesa sia come legame reciproco (che si forma con lo scambio), sia
come riferimento di senso (ricerca di significati che guidano l’azione della
famiglia). È il principale strumento di conoscenza della famiglia fin dagli anni
Sessanta del Novecento.
o Posizione interattiva: consente di misurare e classificare le interazioni
o Individuare le dimensioni fondamentali dell’interazione familiare:
funzionalismo familiare adeguato a quello disfunzionale
o Descrivere i pattern ricorrenti di interazione entro una logica di
processo di scambio: per predire l’accadere del divorzio nella relazione
di coppia.

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o Posizione costruttivista e postpositivista (anni ’90): sfiducia di riuscire
a reperire tipologie e schemi che consentano di classificare le interazioni
familiari. Concezione descrittiva della vita familiare in chiave di
comunicazione intesa come conversazione, narrazione, script e routine.
Attenzione al significato che i membri familiari attribuiscono agli
accadimenti ed ai comportamenti della vita quotidiana
o Approccio narrativo: focus sulla costruzione che i singoli membri
fanno della storia familiare e sul confronto tra le varie storie. La storia
narrata dà una struttura organizzativa della famiglia. Limiti: non rileva i
vincoli e le opportunità della struttura culturale e sociale con la quale la
famiglia interagisce e della storia familiare che si deposita nelle persone
e che emerge attraverso le relazioni.
o Prospettiva interazionista: utile ed indispensabile punto di rilevazione
per aprirsi ad un livello sovraordinato e relazionale.
- L’analisi dell’interazione ci permette di accedere alla conoscenza circa lo
scambio familiare a proposito di confini, alleanze, coalizioni, esclusioni,
stili di comunicazione, affetti prevalenti e processo di negoziazione.
L’analisi della relazione ci permette di accedere alla conoscenza dei legami
familiari e dei valori che li attraversano; si tratta della matrice
antropologico-storica della vicenda familiare che incide sullo scambio
interattivo

Livello interattivo Livello relazionale


Proprium Lo scambio tra coniugi, tra I legami come prodotto della
fratelli, tra genitori e figli così storia familiare, dei rapporti tra le
come si rivela nelle interazioni generazioni
Ambito di Routine quotidiane, sequenze Le crisi e le transizioni familiari (il
rilevazione di situazioni tipiche in vari legame si rivela nelle situazioni
contesti critiche e nei passaggi)
Dominanza Orizzontalità e circolarità Verticalità (connessione tra
spazio- (forme e modi della passato, presente e futuro)
temporale comunicazione, sequenze)
Obiettivo Analisi dei tipi di scambio e Analisi dei valori e delle qualità
delle posizioni occupate dai simboliche dei legami; gestione
singoli membri; ricerca di delle crisi e delle transizioni
regole e pattern transattivi
Modello Descrittivo-valutativo Valutativo-comprensivo
- Transizione: è il luogo elettivo nel quale è possibile cogliere e far emergere la
dinamica della relazione. Alcuni sintomi a carico di un membro della famiglia
possono essere collegati alle crisi che accompagnano i passaggi familiari, che
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sono un segnale della difficoltà della famiglia nell’affrontare il cambiamento e
per la trasformazione relazionale. Nelle transizioni viene alla luce qual è il tipo
di legame che connette i membri della famiglia tra loro e guida i tentativi che
essi mettono in atto per affrontare le sfide che la vita comporta. Le transizioni
sono innescate da eventi specifici, cioè da eventi che espongono i familiari alla
crisi. Gli eventi critici sono dei punti di non ritorno: si chiude un capitolo di
storia e se ne apre un altro. Le modalità di funzionamento precedenti non
risultano più adeguate allo scopo. Il gruppo familiare è chiamato ad attingere
alle sue risorse interne o esterne per ristrutturare il proprio funzionamento. La
difficoltà del transito risiede nel fatto che esso ci mette in una condizione
incerta, ambigua e rischiosa. Le transizioni sono di solito accompagnate da riti
di passaggio ma oggi si assiste ad una perdita di ritualità: le transizioni sono
vissute come individuali e poco definite. Tre periodi:
o Disorganizzazione
o Ricerca di soluzione
o Riorganizzazione
La transizione può provocare lo stallo, una situazione nella quale i familiari
non trovano una via d’uscita per affrontare il passaggio: blocco emotivo,
violenza, perversione, indifferenza.
o Effetti generazionali: le transizioni familiari includono sempre effetti
generazionali; possono essere fatti emergere tramite congegni di ricerca
a carattere longitudinale o cross-scrional o attraverso lo studio di casi
singoli.
- La transizione non va pensata in termini meramente fattuali in relazione
ad un accadimento. L’accadimento mobilita ed “agita” le menti dei
membri familiari così come le relazioni tra loro; esso prefigura nuovi
scenari e rimanda a scenari antichi. Così non abbiamo mai a che fare con
un singolo accadimento, ma con una trama in cui l’evento accade. Le
transizioni richiedono alle generazioni di operare un processo di
separazione dai modelli precedenti di legame, con le loro caratteristiche
affettive e cognitive, e di rinnovare l’ethos che fonda i legami.
- Generatività: significa dare spazio a ciò che accade nello scambio tra generi,
generazioni e stirpi. Generare mette a rischio la relazione.

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2.4: I principi del modello:

2.4.1: Il principio organizzativo: la struttura della relazione familiare:

Levi-Strauss: la famiglia è l’unione più o meno durevole, socialmente approvata, di


un uomo e di una donna e dei loro figli. Si tratta di una forma sociale primaria perché
è alle origini della stessa civilizzazione e garantisce il processo generativo da un
punto di vista biologico, psicologico, sociale e culturale.

Approccio struttural-funzionalista (Parsons, Shils, 1959): la famiglia è un sistema


sociale vivente che svolge funzioni essenziali come quella di socializzazione primaria
dei figli e quella di stabilizzazione della vita degli adulti.

Alan Sroufe e June Fleeson: le funzioni basilari della famiglia sono l’allevamento
dei figli ed il soddisfacimento dei bisogni di intimità e di support reciproco degli
adulti.

Nella società occidentale i rapporti sono su base affettiva e si configurano in modo


paritetico, la relazione tra padri e figli è pure su base affettiva e prevalentemente
matrifocale. Solo poche generazioni fa la famiglia si basava sull’ineguaglianza dei
generi, sullo stretto legame tra sessualità-coniugalità-fecondità e sulla soggezione dei
figli al potere paterno e i bambini erano considerati come degli adulti in nuce,
mancanti, imperfetti e difettosi.

Possiamo considerare la famiglia come un’organizzazione di relazioni primarie


fondata su tre differenze: quella tra gender, tra generazioni e tra stirpi, e che ha come
obiettivo e progetto intrinseco la generatività, generare menti, generare legami.

- Organizzazione: la capacità organizzativa è propria dei sistemi socioculturali;


la famiglia è infatti un sistema organizzato attraverso una struttura interna ed
una gerarchia che interagisce in maniera non casuale col contesto
socioculturale
- Relazioni: la famiglia organizza relazioni primarie che connettono e legano le
differenze cruciali della natura umana: la differenza di genere, di generazione e
di stirpe. Danno luogo ad un bene relazionale, la nuova generazione, essenziale
per la comunità umana
- Persone: i membri familiari sono legati tra loro in quanto persone, nella
totalità ed unicità del loro essere-esistere al di là dei ruoli e dei compiti che
devono svolgere. La persona, in quanto “essere in relazione” ha valore in sé,
non è cioè soggetta a valore d’uso e non è negoziabile

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- Relazione coniugale: si basa sulla differenza di gender, di identità
socioculturale del sesso maschile e femminile. Il soggetto umano istituisce la
sua identità maschile e femminile fin dalla nascita in quanto è riconosciuto
dall’altro nella sua differenza di genere. Secondo altri autori i bambini nascono
bisessuali in modo che possano identificarsi successivamente con il genere
maschile o femminile. La delineazione di genere implica il riconoscimento del
limite personale ed il bisogno dell’altro. La relazione coniugale si struttura e si
esplica nel matrimonio. Il matrimonio nella nostra cultura vive ai confini tra
contratto e patto, giuridicamente sancito. Nella cultura occidentale la relazione
è sempre più di coppia ed assai meno coniugale.
- Relazione intergenerazionale: implica la differenza di generazione e la
responsabilità di quella che precede nei confronti di quella che segue.
Comprende sia i genitori che la rete di parentela costituita dai rapporti con le
famiglie d’origine dei coniugi, sia le differenze tra genitori e figli, sia la
differenza tra famiglie-stirpi che si perde col tempo. Anche queste si connotano
maggiormente sul versante affettivo che su quello normativo. Il
riconoscimento è un aspetto chiave delle relazioni familiari, definisce chi
appartiene alla famiglia e chi no. Oggigiorno vi sono nuove forme del pericolo
di disconoscimento connesse al diffondersi di tecniche di riproduzione assistita
eterologa in quanto rendono difficile se non impossibile identificare la linea di
ascendenza-discendenza.
- Relazione di stirpe: molto attuale a causa dei matrimoni misti.

Le relazioni familiari trattano dunque una triplice differenza e hanno come fulcro la
procreazione che assume il carattere di fatto generativo. Il familiare è costituito dalle
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modalità con cui tali differenze vengono affrontate, “curate” e significate. La
generatività infine lega indissolubilmente i due generi che non potranno più uscire
dalla relazione genitoriale ed attraverso di loro lega le famiglie di origine producendo
una differenza di generazione ed un legame tra le stirpi che si perde nel tempo.

Il principio organizzativo della relazione familiare parte dalla differenza,


introducendo la possibilità del conflitto e della sua gestione e perviene al suo scopo
che è quello della generatività, sia essa delle menti individuali che dei legami, e la
cui altra faccia sono la mancanza, il difetto, la perversione della generatività o
antigeneratività o degeneratività familiare.

2.4.2: Il principio simbolico: la matrice di senso della relazione familiare:

Occorre definire la matrice simbolica del legame tra i sessi, le generazioni e le stirpi
che dà sostanza al familiare e che consente la ricerca di senso complessiva delle
singole vicende familiari. La matrice simbolica è formata da qualità basilari sia sul
versante affettivo, sia su quello etico.

Fiducia, speranza e giustizia sono i cardini della famiglia:

- Fiducia e fedeltà sono strettamente connesse tra di loro. Due condizioni che
caratterizzano la relazione fiduciaria:
o Condizione incerta, rischiosa, entro cui la fiducia opera
o Condizione di interdipendenza: fondamento relazionale con codice
prevalentemente affettivo ma con anche una componente etica: chi
riceve fiducia ha un certo livello di discrezionalità e di autonomia, ma è
comunque impegnato a non tradire la fiducia dell’altro (trust
responsiveness)
- Fiducia e giustizia hanno solo un aspetto fattuale, ma anche entrambe un
aspetto valoriale/ideale legato alla speranza, che permette di affrontare e
superare le crisi che la relazione con l’altro propone con regolarità. Senza
speranza la vita è un indifferente ed angosciante presente, le manca la roccia a
cui appigliarsi di fronte al male
- Giustizia è un principio dello scambio con l’altro, si traduce in norme culturali
e leggi, ma è ben più della norma, essendo connessa al principio etico
o Giustizia distribuita: prefissata, legata al destino ed a ciò che si eredita
dalle generazioni precedenti
o Giustizia retributiva: bilancia tra il dare ed il ricevere nello scambio
generazionale. Ogni atto che salda gli obblighi contratti a livello
generazionale aumenta il livello di lealtà nel rapporto, intesa come
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qualità relazionale che attraversa le generazioni e costituisce il tessuto
connettivo delle famiglie
- Lealtà: ciò che lega e che fa riferimento alla presenza della legge. È un
impegno preferenziale nei confronti delle persone alle quali si è legati da un
vincolo primario. Ha una configurazione triangolare: la persona che stabilisce
la preferenza, la persona oggetto di tale preferenza e chi è escluso dalla
relazione preferenziale. Il sistema di lealtà interpersonale è intrinsecamente
conflittuale
- Speranza: tensione ideale sia della fiducia che della giustizia, ciò che dà senso
ad entrambe. È ciò che consente alla fiducia di andare oltre lo scacco, di
riproporsi continuamente. Muove anche la giustizia, cardine della
responsabilità, in particolare la giustizia riparativa, tesa a ristabilire l’atto equo
quando è violato, affrontando la dura verità ma anche promuovendo
riconciliazione attraverso processi di perdono e di riparazione.

Il principio simbolico che attraversa la relazione familiare vive di un rapporto


trinitario di mutua influenza tra fiducia, speranza e giustizia. Possiamo parlare
di polo affettivo (fiducia) e di polo etico (giustizia) che si incontrano e si
influenzano reciprocamente. La giustizia non si basa solo sulla lealtà ma anche
sulla presenza dell’atto equo. La fiducia e la giustizia sono concepite come
originarie e non derivate. La matrice dei legami è latente, qualcosa che si cela
per un verso e che dà senso alla relazione familiare per l’altro.

La triangolarità simbolica si trova a combattere ed a contrastare i poli opposti


della disperazione, sfiducia ed ingiustizia, e nel conflitto non è detto che essa
abbia la meglio, nelle prove della vita.

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2.4.3: Il principio dinamico: la relazione familiare tra dono ed obbligo:

Se esaminiamo le relazioni familiari dal punto di vista della dinamica dello scambio
dobbiamo prendere in considerazione un altro triangolo formato dalle azioni di dare-
ricevere-ricambiare. Ci sono tre tradizioni al riguardo:

- Sociologica e psicosociale: vede lo scambio tra dare e ricevere in termini


utilitaristici. La teoria dello scambio applica alle relazioni umane la logica
mercantile dello scambio dei beni e del rapporto costi-benefici: si muove
secondo una logica di equivalenza di valore. Nella famiglia i membri si
muovono alla ricerca di ricompense e le relazioni familiari sono basate su un
contratto in vista di una gratificazione reciproca, sia essa di tipo affettivo o
economico. La norma che guida lo scambio è la reciprocità a breve termine, il
rapporto tra costi e benefici deve tornare entro un certo tempo a favore dei
secondi altrimenti i familiari vanno incontro a vari tipi di stress. Spiega la
funzionalità/disfunzionalità del rapporto di coppia e la stabilità/instabilità del
matrimonio.
- Psicodinamica transgenerazionale (Nagy e Spark): concepisce lo scambio
come avente base etica. Anche quando lo scambio è asimmetrico, esso è
motivato da un principio di giustizia che si fonda sul diritto del bambino a
ricevere cure per la sua stessa condizione di dipendenza che nel piccolo
dell’uomo è molto prolungata. Lo scambio tra genitori e figli va compreso
entro un arco di tempo multigenerazionale, si deve tener conto di ciò che
proviene dalle generazioni passate e delle conseguenze che possono
coinvolgere le generazioni future. I genitori, dando cure ai figli, ripagano
almeno in parte i loro genitori per quello che a suo tempo hanno ricevuto, si
restituisce in avanti più che indietro. Mettere al mondo una nuova generazione
assumendosi la responsabilità genitoriale è il fondamento del codice etico che
lega tra loro le generazioni. Una genitorialità carente e fallimentare è intesa
come una risposta a mancanze e ad ingiustizie subite a loro volta dagli adulti-
genitori che non è stato loro possibile affrontare.
- Antropologico-etnologico e psicologia storico-culturale: il dono è la
categoria centrale di questo approccio. Per suo tramite viene messa in luce la
formazione del legame sociale, la sua fisiologia, e ci si oppone decisamente ad
una visione utilitaristica dello scambio. Il dono è inteso come l’espressione di
un atto fiduciario che è all’origine del levame, sia interpersonale che sociale. Il
legame familiare o sociale si alimenta di azioni che prestano fiducia all’altro e
ha alla sua origine un quid di gratuito. La fiducia e la speranza rientrano a
pieno titolo come elementi costitutivi dello scambio. Le azioni cooperative
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sono rischiose, ma sono anche quelle che producono gli esiti positivi attraverso
il dono di fiducia. L’incapacità di donare e la perversione del dono
costituiscono le forme della patologia relazionale.

Dare: richiede un’apertura gratuita nei confronti dell’altro (dono) e l’assunzione di


compiti specie-specifici (dovere, obbligo da compiere).

Ricevere: richiede l’apertura nei confronti dell’altro ed il riconoscimento di quanto


l’altro ha fatto e fa per me e quanto per questo gli devo (debito).

Ricambiare: richiede di saper donare ed attuare compiti a propria volta. Si apre


anche alle generazioni successive ed alla partecipazione al mondo sociale e
comunitario. Il dono ha quindi natura espansiva. Da un lato c’è il doversi sdebitare e
dall’altro c’è il desiderio di restituire identificandosi con la fonte del dono, cioè
donando a propria volta.

Principio di asimmetria: nella relazione viene inserita una differenza che è la quota
di libertà personale che può far desiderare e decidere per l’altro. Ciò la distingue dal
modello del bilanciamento che è invece centrato sull’equivalenza nello scambio e sul
pareggiare i conti generazionali come esercizio di lealtà.

Lo scambio tipico delle relazioni familiari consiste nel dare-offrire all’altro ciò di cui
ha bisogno.

Il principio dinamico dello scambio tra generi, generazioni e stirpi fa riferimento


alla compresenza della logica del dono e del debito e si basa sulle azioni del dare
(offrire), ricevere (accogliere), ricambiare (offrire a propria volta). Tra le varie

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modalità di concettualizzare l’azione, di fatto privilegiamo una visione dinamica
coerente con il tema dello scambio generazionale e con le su fonti simboliche.
Tale dinamica non può essere scissa dal principio simbolico (speranza, fiducia,
giustizia). I tre principi, con le loro rispettive caratteristiche triadiche, sono tra
loro intersecati.

Proprio la doppia natura che fonda la dinamica generazionale ed il suo carattere


asimmetrico fanno sì che facilmente il triangolo dare-ricevere-ricambiare si
blocchi in varie forme di stasi (cioè di ripetizione della violenza e
dell’indifferenza) dando così luogo a forme degenerative della relazione
familiare.

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Capitolo 3: I contesti della relazione familiare: legame coniugale, fraterno,
generazionale e comunitario:

3.1: Introduzione:

Cercheremo di specificare i contesti e cogliere il compito fondamentale della


famiglia.

Modello prototipico: definire un modello creativo di funzionamento familiare che ha


una sua realtà e che si differenzia da altre forme di funzionamento. Utilizzato per lo
studio della personalità. Le caratteristiche del prototipo sono desumibili da 3 principi:

- Principio organizzativo: rapporto tra generi, generazioni e stipi


- Principio simbolico: rapporto tra fiducia, speranza e giustizia
- Principio dinamico: rapporto tra dare, ricevere e ricambiare

Riconoscere la differenza molteplice, attivare e sostenere le qualità simboliche della


relazione, vivificare la dinamica dono-debito costituiscono il core del prototipo.

3.2: Il legame coniugale ed il patto fiduciario:

Il contratto coniugale si può vedere come:

- Contratto: scambio tra famiglie che a seguito di negoziazione più o meno


elaborata stabiliscono i termini del medesimo. Può essere anche inteso come
accordo segreto, cioè ciò che inconsciamente lega la coppia in quanto a
bisogni, paure, attese
- Patto: fa riferimento ad una differenza originale e cruciale che si esprime
nell’appartenenza di genere e ad una tensione verso la pace: stringere un patto
è un percorso da fare e non uno stato in se stesso garantito. Due ingredienti
psichici, molto influenzati dallo scambio generazionale:
o Riconoscimento della differenza dell’altro: il partner-coniuge ha un
suo genere, una sua storia familiare e sue caratteristiche di personalità
o Riconoscimento di una somiglianza di origine: una comune
condizione umana, l’uomo è tanto maschio quanto femmina
- Norma di reciprocità: fa riferimento alla teoria dell’equità e sottolinea la
necessità di una risposta simmetrica del partner.
- Principio del dono: comprende l’uguaglianza tra i soggetti ma anche le
trascende, nel senso che ciascun membro della coppia si dona all’altro e si
affida all’altro, ciascuno fa dono di sé all’altro e si mette nelle mani e nelle
braccia dell’altro. La grande sfida del coniugale è quella di saper mantenere nel

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tempo l’apertura fiduciosa nei confronti del partner che fa leva sugli aspetti
emotivo-affettivi e passionali dell’attrattiva.
- Nella cultura attuale il polo affettivo-relazionale tende a sovrastare il polo
etico, ciò comporta una più facile esposizione dei partner alla delusione nei
confronti del legame e predispone anche le nuove generazioni ad una
particolare cautela, timore ed angoscia nei confronti del legame di coppia.

Il perdono è un atto di dono fiducioso che attinge al serbatoio della speranza e fa leva
sugli aspetti incondizionati della relazione. È in grado di interrompere la catena
dell’ingiustizia e di ristabilire l’ordine nello scambio tra le persone. Il perdonare
rappresenta l’accettazione e la tolleranza verso l’errore dell’altro, così come verso il
proprio. In assenza di perdono, tutti gli errori ed i limiti sia propri che dell’altro
vengono catalogati e conservati, logorando lentamente il legame, sino ad arrivare al
momento della resa dei conti, in cui la dissoluzione del legame appare come
soluzione inevitabile. È uno dei processi cruciali per il mantenimento ed il benessere
della relazione coniugale, tanto da poter essere considerato un fattore protettivo del
legame stesso. Implica processi che richiedono sia al coniuge che ha subito il torto
che a quello che lo ha provocato di muoversi attingendo al serbatoio simbolico della
speranza, che rende possibile sia rinnovare la fiducia, sia rilanciare l’impegno.

3.3: Il legame generazionale e la sua duplice natura: cura responsabile e cura


delle eredità:

Il famigliare è centrato sulla procreazione biologica o adottiva che assume i caratteri


della generatività. Per occuparsi del legame generazionale occorre considerare sia la
relazione tra genitori-figli, sia la relazione con le stirpi di appartenenza e presenta una
duplice natura. È la coppia in quanto generante e generata al centro di questo
movimento in avanti verso la generazione successiva ed indietro verso la generazione
precedente.

3.3.1: Cura responsabile:

La componente simbolica della genitorialità si può riassumere con l’espressione cura


responsabile. Essa è inscritta nel fatto che la relazione genitori-figli è di tipo
gerarchico; tocca alle generazioni precedenti rispondere delle condizioni mentali e
materiali entro cui crescono quelle successive. La cura responsabile è un compito
congiunto della coppia; ciò non toglie che possiamo simbolicamente connettere il
polo affettivo alla funzione materna ed il polo etico a quella paterna. Il simbolico è
assunto nel senso di ciò che connette tra loro parti distinte e che fa l’intero. Si tratta

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proprio dell’unione tra poli o funzioni, quella materna e quella paterna, che
costituiscono il core del principio simbolico.

Fiducia e speranza: sono l’elemento cardine della funzione materna. Sono il


corrispettivo psichico del dare e trasmettere la vita. Non si tratta solo dell’ingrediente
affettivo delle cure rivolte al neonato, ma anche di una risorsa inestinguibile cui
attingere nel corso della vita per contrastare l’angoscia. La fiducia esprime l’aspetto
incondizionato (il dono) della relazione familiare, soprattutto nella relazione madre-
figlio. L’angoscia si manifesta attraverso la disperazione e la sfiducia profonda che a
volte generano la trascuratezza, la violenza, l’umiliazione, il rifiuto e l’abbandono.

Il polo etico è l’elemento cardine della funzione paterna. Ne fanno parte la giustizia e
la lealtà, nel senso di sentirsi connessi ed appartenenti alla storia familiare con le sue
risorse ed i suoi dolori.

Il lasciar andare, opposto sia al possesso iperprotettivo che al dominio/controllo è una


componente essenziale della cura responsabile. Curare senza lasciar andare è tradire
la generatività che vive di una spinta anti-narcisistica e di un progetto che supera che
l’ha messo in moto. La dinamica della cura è una dinamica propulsiva, generativa di
un essere umano che nutre il legame non per trattenerlo ma per spingerlo in avanti, di
generazione in generazione.

3.3.2: Cura delle eredità:

Il legame generazionale ha una duplice natura: se da un lato si tratta di considerare il


legame di coppia genitoriale e le sue qualità per quanto riguarda il rapporto con i
figli, dall’altro si tratta di considerare il rapporto tra stirpi (paterna e materna) e le
eredità che esse trasmettono, poiché la cura della nuova generazione si inserisce e si
alimenta di un patrimonio culturale che collega, attraverso i genitori, i figli agli
antenati. La coppia genitoriale ha il compito di tenere viva la memoria familiare e la
sua duplice eredità. L’eredità comprende tanto la fondazione genetica della persona
quanto quella culturale; la realtà umana non si lascia ridurre alla biologia anche se la
presuppone. Comprende i beni, la filosofia di vita, i legami con la terra di origine. Il
legame tra le stirpi e la terra in cui esse si insediano è un aspetto importante della
relazione generazionale. Ogni coppia genitoriale deve potersi riconoscere in una terra
di origine che sia vivibile e che accolga i ricordi, siano essi piacevoli o dolorosi.

Tensione endogamica ed esogamica del familiare: la famiglia nasce attraverso


l’incontro tra estranei, persone appartenenti a gruppi o clan diversi che si legano tra
loro. Si considera quindi la compresenza di spinte verso la chiusura e verso l’apertura
nei confronti dell’altro. Ci sono dunque nella relazione familiare forze antagoniste
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che si fronteggiano: una spinge a privilegiare e difendere i legami interni ed una
spinge all’apertura, cioè verso nuovi incontri. Occorre riconoscere la potenza della
spinta endogamica che può arrivare fino al punto di annullare quella esogamica.

Mito di autogenesi: insinua che non c’è bisogno dell’altro per generare; elimina una
linea e la sua stirpe. Si fonda sulla scissione, che è un modo per risolvere il conflitto
tra endogamia ed esogamia a favore del proprio, assicurandosi così la continuità
generazionale.

La coppia genitoriale si trova nella posizione di chi riceve dalla propria stirpe e dalla
propria cultura e di chi è responsabile del passaggio alla generazione successiva. Tale
passaggio è tanto più fruttuoso quanto più ai figli è concesso di accedere ad entrambe
le stirpi e ciò è vero anche nel caso di separazione e divorzio. La cura delle eredità
consiste perciò nel mantenere viva la memoria delle origini e nella lealtà verso
l’appartenenza alla stirpe materna e paterna, sapendo riconoscere valori e traumi,
risorse e deficit.

Il passaggio del patrimonio nei suoi aspetti simbolico-culturali è per lo più


inconsapevole.

È l’incontro attraverso la coppia genitoriale di aspetti negativi e positivi del transfert


generazionale che agita, turba e rimescola le carte del passaggio tra le generazioni.

Il transfert generazionale non opera nel vuoto ma nella specificità delle situazioni ed
è a sua volta vincolato e mobilita certe tematiche relazionali piuttosto che altre.

È indispensabile tener presenti almeno tre generazioni per comprendere il campo


emozionale familiare e lo scambio di debiti e crediti nella famiglia.

Il transfert generazionale non opera né in senso lineare né a livello della


consapevolezza. Esso, piuttosto, vive agli incroci, produce incastri ed attende il
momento propizio per uscire in superficie, attraverso credenze, fantasie, azioni. È qui
dunque che esso va atteso per essere interrogato, riconosciuto, rielaborato e spinto in
avanti.

3.4: La coppia genitoriale ed il processo di distinzione correlata:

La coppia coniugale-genitoriale è un dispositivo vivo ed un sottosistema con i suoi


gradi di libertà. È il punto d’incontro e di mediazione di storie e culture familiari che
presenta uno scarto di imprevedibilità: è una nuova nascita del legame familiare.

Principio di non sommatività: ognuno dei partner ha proprie caratteristiche di


personalità e prende dalla propria famiglia di origine in ostacoli ed in risorse
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relazionali e le proprietà del nuovo legame di coppia sono altro rispetto alla somma
delle risorse e dei deficit che costituisce il bagaglio dei partner. La nuova coppia
genitoriale può essere capace o incapace di far fruttare le risorse e di riparare gli
aspetti deficitari di cura che ciascun partner porta inevitabilmente con sé e che sono
collegabili alla sua storia familiare. Lo scambio tra le generazioni passa così
attraverso le diverse modalità di incontro coniugale-genitoriale.

Quando la coppia non riesce a funzionare come dispositivo di mediazione


generazionale diventa uno spazio caotico o uno spazio cieco ed indifferente. Il
processo di trasmissione tra le generazioni si traduce in una vera e propria inibizione
della generatività. In queste situazioni fallisce anche la mediazione nei confronti del
sociale, vissuto come origine di ogni male: la colpa è della società.

La coppia deve acquisire un’identità come nuova coppia, definendo propri confini:
questo avviene quando lo schema di sé incorpora sia il partner che la relazione. Una
espressione di questa inclusione è la presenza del sentimento del noi che va distinto
dagli altri noi.

Il passaggio alla genitorialità spinge la coppia ad acquisire anche l’identità genitoriale


oltre a quella coniugale. Ciò ha a che fare con l’esercizio della funzione genitoriale.

Distinzione correlata: la coppia genitoriale acquista la sua identità differenziandosi-


distinguendosi dalle rispettive famiglie d’origine.

Teoria della distintività ottimale (Marilynn Brewer): l’identità sociale è frutto di


una tensione tra bisogno di appartenenza e somiglianza e bisogno di unicità e
distintività.

Coesione: percezione dei legami emotivi e di lealtà tra i membri della famiglia.
Indica la forza dei legami

Invischiamento: indica la chiarezza dei confini

L’alta differenziazione è tipica delle famiglie con forte legame e confini chiari, la
bassa differenziazione è tipica delle famiglie con legami deboli e confini diffusi.

Mediazione generazionale: si deve collegare l’asse orizzontale-spaziale con quello


temporale-verticale: la coppia deve saper trasformare ciò che ha ricevuto e che riceve
dagli altri significativi in quanto a funzioni genitoriali. La coppia genitoriale si
distingue attraverso un processo che avviene entro e non fuori l’appartenenza alle
rispettive famiglie d’origine.

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Capacità di rispondere in quanto coppia all’esercizio delle funzioni genitoriali:
nasce dal processo di distinzione. Percepire i propri confini, assumere decisioni e
prendersi responsabilità sono il frutto di una trattativa tra le generazioni necessaria
per rigenerare i legami e per risignificare quelli antichi. Fasi del processo di
distinzione di coppia:

- Per molti anni si confronta con le famiglie di origine per identificazione o


per opposizione al tipo di rapporto di coppia che ha vissuto ed
interiorizzato dalla propria famiglia
- Se la coppia riesce a mantenere saldo il legame e riesce ad affrontare le
crisi in cui si imbatte, diminuisce il tema del confronto con le altre coppie:
la coppia è unita da esperienze comuni e si fa viva la coscienza che una
specifica ed unica storia di vita accomuna i due coniugi

Il processo di distinzione correlata quando funziona efficacemente dà luogo ad


una trasformazione innovativa, soluzione che consente di mantenere somiglianza
e differenza tra le generazioni. I pericoli che il processo incontra stanno nella
controdipendenza di coppia e nella passività di coppia. Nel primo caso la coppia
genitoriale deve imporsi come distante e diversa dalle famiglie di origine, quasi
che fosse un inizio assoluto, senza radici e senza origini. Nel secondo caso la
coppia genitoriale si lascia inglobare nelle dinamiche di possesso di una o
dell’altra famiglia di origine e non esercita così il suo spazio di mediazione.
Mentre nel primo caso i figli sono portati a vivere legami isolati e rancorosi, nel
secondo caso sono portati a vivere legami confusi ed indistinti.

3.5: Il legame fraterno: tra differenza e condivisione:

Anche i fratelli vanno considerati un sottosistema con specifiche proprietà ed


interrelazioni con il più ampio sistema familiare.

Il legame fraterno ha nuovi aspetti: da una parte, il calo della natalità comporta un
restringimento di tale legame, dall’altra, i divorzi e le famiglie ricomposte creano
nuovi tipi di legami.

Le relazioni fraterne sono caratterizzate da polarità: da un lato vi sono i rapporti di


collaborazione, solidarietà e sostegno reciproco, dall’altro vi sono l’opposizione, la
competitività e la sfida tra fratelli che innescano la violenza, il rifiuto reciproco e
l’odio.

Potenziale differenziante della famiglia: consiste nella capacità dei genitori e delle
loro famiglie di origine di creare legami unici con ciascun nuovo nato e così di dar
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vita ad identità differenziate. Questa capacità relazionale permette ai fratelli di sentire
l’appartenenza alla famiglia sia negli aspetti che li accomunano, sia in quelli che li
rendono unici. L’attribuzione di valore a ciascun figlio da parte dei genitori e della
parentela costituisce la matrice ideale di un legame fraterno positivo basato su
sostegno psichico e supporto materiale. L’ordine di genitura porta a differenze su
come i genitori trattano i figli: in genere il primogenito porta ansia ai genitori
inesperti, mentre il secondo no in quanto hanno già esperienza. Il potenziale
differenziale è rilevabile nelle situazioni di crisi, che provocano facilmente il formarsi
di fazioni contrapposte e permettono di considerare se e come i figli vengano
totalmente coinvolti nella disputa oppure salvaguardati.

Sensibilità all’appartenenza alla famiglia: modalità attraverso cui i fratelli


gestiscono i rapporti tra di loro e con la famiglia, in particolare i genitori. Si possono
osservare relazioni fraterne positive anche in situazioni familiari in cui è stata diffusa
ben poca speranza nel legame.

Destino della relazione fraterna nel tempo: i fratelli sono i testimoni del legame
familiare, un legame che incontra una serie di prove da affrontare.

Effetto clessidra (Vicroria Bedford): il coinvolgimento nella relazione tra fratelli


decresce nella fase di crescita dei figli e si incrementa nella fase di nido vuoto.

Di fronte ad eventi critici come divorzio, vedovanza, problemi finanziari ed educativi


aumenta la frequenza di contatto tra fratelli e l’aiuto concreto che essi si prestano.

Un tema importante di ricerca è quello della cura dei genitori anziani da parte dei
fratelli. Anche nel caso in cui il sistema dei fratelli sia ampio non assistiamo ad
un’equa distribuzione del carico ma c’è un “patto tacito” che delega la cura ad uno
dei fratelli.

Il legame fraterno si costruisce a partire dal potenziale differenziante della


famiglia, vale a dire dalla sua competenza a costruire con ciascun figlio un
legame specifico. ciò comprende anche i “mandati” che non vanno intesi in senso
immediatamente patologico; diversa infatti è la loro “natura”. Se tale potenziale
si traduce in rigida diversità, sia essa di genere, di ordine di genitura, di
mandato familiare o in indifferenza sistematica nei confronti della specificità dei
figli-fratelli, il legame fraterno subisce un grave attacco. Sappiamo che occorre
connettere le variabili generazionali come le variabili personali definite
“sensibilità all’appartenenza”, ma va sottolineata la relazione gerarchica
presente tra tali variabili. Infatti il tipo di legame tra genitori e fratelli, a suo
tempo costituito nella famiglia, pare segnare la relazione fraterna anche molto in
22
là nella vita. Si parla di “complesso fraterno” per affermare l’importanza di tale
relazione per l’identità personale. Essa riceve dallo scambio generazionale sia
risorse, sia ostacoli: si parla di “lotta fratricida” in questo caso.

Se tocca alle generazioni precedenti prendersi cura della differenza di ciascun figlio,
tocca ai figli-fratelli prendersi cura della loro appartenenza familiare. La condivisione
riguarda la possibilità di “spartire” tra loro dolori e risorse e l’equità riguarda la
possibilità dei fratelli di vivere relazioni in cui ciascuno ha uguale valore e di riparare
all’ingiustizia distributiva, ristabilendo l’ordine relazionale.

3.6: Il legame con la comunità: intermediazione o influenza reciproca?

Alcuni autori hanno rilevato una stretta connessione tra la modalità di funzionamento
della famiglia e la sua modalità di rapporto con il mondo sociale. Tre dimensioni che
costituiscono il paradigma, cioè il modo con cui la famiglia si atteggia verso
l’ambiente:

- Configurazione
- Coordinazione
- Chiusura

Beavers: le famiglie con funzionamento invischiato, che hanno difficoltà a favorire la


differenziazione dei membri, si rapportano con l’esterno in modo centripeto; le
famiglie con funzionamento disimpegnato, che hanno difficoltà a stabilire e
mantenere un legame affidabile, si rapportano con l’esterno in modo centrifugo.
Entrambe le modalità producono sofferenza: nel primo caso si esprime attraverso la
malattia psichica di un membri familiare, nell’altro la sofferenza viene rivolta contro
la società. Un funzionamento familiare connesso favorirebbe uno scambio bilanciato
verso l’esterno.

Olson: contestualizza gli stili di funzionamento delle famiglie entro le fasi del ciclo
di vita basandosi sul diverso peso delle variabili “coesione” e “adattabilità”. Un
evento critico può spostare temporaneamente il tipo di funzionamento interno alla
famiglia e tra la famiglia e l’ambiente da bilanciato ad estremo. Le conseguenze sono
anche nel rapporto tra la famiglia e la società. La famiglia è quindi vista come un
sistema a confini variabili e semiaperto, quindi non troppo aperto perché perderebbe
la possibilità di scambio con l’esterno.

Il movimento dalla famiglia alla comunità è all’insegna di un processo


generativo quando il sentimento del legame tra le generazioni appreso in
famiglia diventa interesse e cura del futuro della società. In questi casi parliamo
23
di generatività sociale. Al contrario, esperienze confuse e rapporti perversi tra le
generazioni familiari incidono sulla patologia sociale; in questo caso il
movimento dalla famiglia alla comunità è infatti all’insegna di un processo
degenerativo.

Il sociale, sia nelle sue istituzioni, sia nelle sue organizzazioni comunitarie, non è
indifferenziato, ma un corpo organizzato frutto dello scambio tra varie generazioni
sociali. Il corpo organizzato del sociale si propone alla famiglia in senso plurale,
strutturato in luoghi più o meno vicini con i quali è possibile attuare scambi.
Anch’essi possono funzionare in senso generativo e produrre capitale sociale, o
degenerativo, cioè impedirlo o renderlo debole.

Sampson: ruolo dei confini nel custodire il capitale familiare, nel senso che una
permeabilità totale non favorisce uno scambio produttivo tra famiglia e comunità.
Una certa quota di chiusura è essenziale per utilizzare al meglio il capitale generativo
di ciascuna delle due realtà e rivolgerlo verso chi più necessita.

Anche nella società sono all’opera processi generativi e/o degenerativi: i primi
producono benessere relazionale ed incrementano la storia familiare e sociale; i
secondi producono malessere, minano la storia familiare e provocano il deperimento
e la scomparsa di tradizioni sociali, persino di civiltà. I due processi sono
interdipendenti: quello che avviene tra le generazioni nelle famiglie influenza quello
che avviene tra le generazioni nella società e viceversa. La generatività sociale è però
facilmente rimossa.

Se osserviamo la relazione dal punto di vista familiare possiamo affermare che


esiste un transfert di generatività-degeneratività sul sociale correlato
all’impegno delle generazioni precedenti di investire l’ambiente (il sociale), a
partire dalla comunità più prossima, di significati e di azioni positive. Se
osserviamo la relazione dal punto di vista del sociale potremmo dire una cosa
analoga, nel senso che c’è un “capitale generativo” che proviene dalle relazioni
comunitarie e che può trasferirsi sulle relazioni familiari. Sostenere ed
alimentare una società generativa significa considerare il futuro della società e
delle nuove generazioni non solo un problema familiare che riguarda la
relazione tra genitori e figli, ma un’importante questione sociale. Proprio perché
i valori fondativi del familiare sono oggi in crisi nelle relazioni familiari, essi
devono essere ripresi e diffusi nelle relazioni sociali a partire dalla vita
comunitaria.

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Cura della pluralità: i familiari sentono di far parte di legami che vanno al di là di
quelli biologici e di storia familiare. Si tratta dell’apertura alla dimensione
comunitaria e di specie, al sentimento della comune appartenenza al genere umano
che si esprime attraverso la prosocialità e l’empatia. Il polo affettivo del legame è
proprio rappresentato dall’apertura prosociale nei confronti dell’altro, quello etico
della solidarietà dal sentirsi cioè accomunati all’altro nel vivere la vita sulla madre
Terra, da cui si genera la possibilità di una responsabilità condivisa.

3.7: I contesti della relazione:

Non è possibile cogliere il familiare una volta per tutte, cioè totalmente; ci è dato
invece penetrarlo e comprenderlo attraverso i legami con cui si manifesta. Essi si
mettono in mostra nella loro qualità affettiva ed etica specie allorché vi sono
situazioni di crisi o passaggi cruciali.

C’è però un compito fondamentale e comune che attraversa i contesti della relazione
familiare: si tratta della cura.

Per considerare lo scambio generazionale occorre rifarsi alla “duplice natura” che lo
contraddistingue: il legame di coppia genitoriale ha infatti la duplice funzione di
mediare tra le generazioni e di prendersi cura dell’eredità familiare. La relazione di
coppia è il punto di snodo cruciale del passaggio generazionale; in essa si articolano e
si connettono tra loro la coniugalità, la genitorialità e la cura dell’eredità che proviene
dalle stirpi di appartenenza. Questo aiuta a distinguere tra l’intergenerazionale, cioè
ciò che le generazioni si scambiano tra loro, ed il transgenerazionale, cioè ciò che
attraversa le generazioni in quanto a fantasie inconsce, miti di origine, norme
ereditarie e valori.

Vi sono valori che vengono continuamente negoziati e ridefiniti tra le generazioni e


valori di fondo che caratterizzano in ogni caso l’azione familiare. Si tratta
dell’ancoraggio della relazione familiare al simbolico, cioè ai valori affettivi ed etici
della fiducia-speranza e della giustizia ed ai loro correlati.

La relazione familiare in sé ha valore: le attribuiamo l’insostituibile funzione di


mediazione generativa relativamente alla mente della persona. Il “valore famiglia”
attraversa i tempi e le culture e si ripropone attraverso le azioni dei suoi membri.

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Parte seconda: Le ricerche:

Capitolo 4: Il modello e la sua metodologia di ricerca:

4.1: Introduzione:

Tra le principali opzioni che si presentano al ricercatore ci interessa sottolineare la


definizione dell’unità di analisi (individuale, diadica, gruppale), la scelta
dell’approccio più idoneo (quantitativo, qualitativo, integrato), l’individuazione
degli strumenti d’indagine da applicare (self-report, osservativi, grafico-simbolici)
e la modalità di trattamento dei dati (punteggi di coppia, di discrepanza,
costruzione di tipologie).

Famiglia come unitas multiplex: intesa come organizzazione relazionale che eccede
le parti e l’interazione tra le parti.

Deal: individua due differenti prospettive di studio:

- Prospettiva convergente: la famiglia è ciò che i membri hanno in comune ed


è tale comunanza che va ad influenzare le percezioni individuali che risultano
così composte da elementi familiari e specificità individuali
- Prospettiva divergente: la famiglia come totalità può emergere solo
accostando le percezioni parziali dei singoli membri, ciascun membro esprime
il suo punto di vista che corrisponde ad una parte della famiglia “vista” e
l’oggetto famiglia è dato dall’insieme delle singole percezioni

La scelta migliore è quella di integrare la prospettiva convergente e quella divergente:


la famiglia allo stesso tempo influenza le prospettive di ciascun membro ed è data dai
punti di vista individuali, i membri della famiglia però mantengono sempre una
propria unicità/specificità. C’è la necessità di cogliere informazioni sia su ciò che è
condiviso tra i membri, ciò che li accomuna e che è il prodotto della loro storia, sia su
ciò che ciascuno sente e pensa in particolare.

4.2: Unità di analisi, approccio, strumenti di indagine e trattamento dei dati:

La relazione familiare, nella sua declinazione interpersonale e gruppale, fa da


riferimento per la definizione dell’unità di analisi nello studio della famiglia.

Fisher: il livello di valutazione “transazionale” delle relazioni familiari consente di


cogliere l’azione familiare intesa come lo “scambio interattivo tra i membri del
sistema che indica l’unità transattiva degli elementi in un tutto che deriva dal
funzionamento dell’intera unità e non riflette semplicemente i contributi dei singoli
membri”.
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La produzione di dialogo e la realizzazione di attività di compiti congiunti rendono
disponibili informazioni di natura diversa, ma che condividono la medesima origine
interattiva e puntano al medesimo obiettivo. Tali informazioni riguardano due
registri:

- Registro verbale: considerato nella sua dimensione semantica o di contenuto


rappresentazionale e nella sua dimensione pragmatico-performativa, riferita a
scopi ed intenzioni
- Fare insieme: azione congiunta dei membri familiari che “si rivelano” e si
mettono in comunicazione con il ricercatore mentre “fanno”.

La ricerca consente di cogliere contemporaneamente sia le dimensioni complessive


del gruppo familiare, sia le modalità rappresentazionali e di azione proprie di ciascun
membri familiare.

Approccio multimetodologico: si indagano gli stessi costrutti applicando strumenti


diversi così da integrare informazioni relative ad aspetti percettivo-rappresentazionali
con quelle riferite ad aspetti interattivi, e si moltiplicano i punti di vista (fonti
informative) in modo da ricostruire un intreccio significativo.

Posizione triangolare del ricercatore: è come se il ricercatore si ponesse in una


posizione triangolare rispetto alle informazioni provenienti dagli aspetti percettivo-
rappresentativi ed a quella provenienti dagli aspetti interattivi.

I dati prodotti attraverso i self-report sono da leggersi come il risultato di due fattori:

- Rappresentazione che il singolo membro ha delle relazioni familiari indagate


dal ricercatore
- Vicinanza che intende instaurare con lui ed immagine che desidera dargli.

La desiderabilità sociale è un elemento ineliminabile degli strumenti self-report,


anche se può essere misurata e controllata.

I dati prodotti non sono indipendenti dal contesto che il ricercatore struttura. Le
differenze tra i risultati dovrebbero spingere il ricercatore ad affinare ed a
precisare il suo quadro inferenziale interpretativo rendendolo più articolato. La
divergenza dei risultati è anche un utile antidoto al riduzionismo, cioè alla
ricerca di uno o due fattori (o cause) in grado di spiegare tutta una serie di
fenomeni, che è sempre in agguato. Di ciò è indispensabile tener conto anche nel
trattamento dei dati.

Kenny e Judd: tre fattori che danno origine alla non indipendenza dei dati:
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- Composizione del gruppo: le persone non sono state assegnate in modo
casualeal gruppo ma i ruoli non sono né casuali né intercambiabili
- Destino comune: i membri della famiglia hanno un destino comune
individuabile nella condivisione dell’ambiente di vita e di aspettative comuni
rispetto al futuro
- Influenza reciproca: le relazioni tra i membri familiari sono caratterizzate da
reciproca e duratura influenza.

Effetto stereotipico: posizione tipica (su un determinato oggetto) che permea il


sociale e che, più o meno mediata, rientra in famiglia.

La metodologia del modello è connessa ai pilastri ed ai principi del modello


stesso. Quando parliamo di misura e di evidenze empiriche e cliniche dobbiamo
tenere conto dei vincoli e delle opportunità che il modello offre.

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Capitolo 5: Il legame di coppia nella ricerca psicosociale e clinica:

5.1: Introduzione:

È proprio nella coppia che il modello relazionale-simbolico individua il dispositivo di


trasmissione intergenerazionale per eccellenza, punto di snodo che connette la storia
dei due partner e che permette di ridefinire lo scambio tra corpo familiare e corpo
sociale.

5.2: La ricerca psicosociale: le tradizioni di ricerca su conflitto, coping diadico e


perdono nella coppia:

I comportamenti conflittuali negatici che un partner manifesta vengono percepiti in


maniera più chiara ed accurata rispetto a quelli positivi ed i coniugi tendono in genere
a percepirsi più simili nella gestione del conflitto di quanto non lo siano in realtà,
mettendo in vampo un bias percettivo nella direzione di una presunzione di
somiglianza. Pare che per i coniugi sia importante, oltre al comportamento durante un
conflitto, anche la percezione del comportamento stesso.

Coping diadico: consente una visione relazionale dello scambio di coppia; la


relazione si fa corpo per affrontare gli stress quotidiani. È importante la capacità di
gestione del legame ai fini di promuovere il benessere e la soddisfazione coniugale.

Somiglianza stereotipica: ciò che accomuna i membri della diade al resto del
campione, in termini di background culturale condiviso. La dimensione stereotipica,
cioè la parte di somiglianza tra i partner dovuta al contesto sociale condiviso, sembra
essere particolarmente rilevante nel facilitare l’accuratezza percettiva, ossia la
comprensione dello stile di coping adottato dal partner. Più il comportamento del
partner è aderente all’immagine socialmente condivisa della gestione dello stress
nella coppia, più l’altro partner è in grado di comprendere accuratamente tale
comportamento.

Somiglianza unica: riguarda il grado di somiglianza tra i membri della diade che non
è dovuto al background che essi condividono, ma che è unico e specifico della loro
relazione.

Perdono: se la coppia nasce dal riconoscimento fiduciario dell’altro, il perdono


s’inserisce al suo interno rappresentando una delle espressioni etiche che
concretamente attualizzano il valore che ciascun partner attribuisce sia all’altro che al
legame stesso. Il perdono è un atto fiduciario, una modalità inattesa e donativa, che
eccede la dimensione di equità dello scambio tra soggetti, che alcuni partner riescono
ad utilizzare per affrontare le offese subite all’interno del legame. Il perdono ha un
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valore predittivo rispetto alla qualità della relazione: la capacità di perdonare risulta
essere un fattore in grado di proteggere il legame di coppia sia nel presente
immediato, sia nel corso del tempo.

Perdono di sé: sapersi rivolgere positivamente a sé; è cioè fondamentale la capacità


del coniuge che ha offeso di sapersi perdonare per il dolore arrecato al partner,
ovvero di riuscire a riconnettersi con un’immagine positiva di sé in modo da poter
ritrovare ancora energie spendibili nella relazione in quanto soggetto nuovamente
degno di fiducia. Il perdono dell’altro ed il perdono di sé, proprio perché aiutano i
soggetti a rispondere al bisogno umano di appartenere e mantenere vivi i legami,
hanno un’influenza positiva sul benessere di coppia percepito sia della vittima sia
dell’offensore.

5.2.1: L’identità di coppia: un’eccedenza inconoscibile?

I partner di coppie reali, rispetto a pseudo-coppie formate da individui non legati da


una relazione intima, esprimono valutazioni positivamente distorte, dette positive
illusions, nei confronti della propria relazione di coppie e tali percezioni
contribuiscono al benessere relazionale ed individuale dei partner. In compiti
sperimentali le persone che vivono una relazione di coppia tendono a compiere
attribuzioni benevole nei confronti del partner, dando al partner il merito per il
conseguimento di un successo ed assumendosi maggiormente la colpa per un
fallimento (other-serving bias).

Tali pattern risultano particolarmente importanti nelle fasi iniziali della relazione in
cui è centrale il processo di costruzione dell’identità di coppia, confermando quindi la
presenza di un analogo meccanismo rispetto a quello relativo alla costruzione
dell’identità soclaie e del senso di appartenenza gruppale.

5.2.2: Relazione, transizione e generatività: i pilastri del modello relazionale-


simbolico nella ricerca sulla relazione di coppia:

La qualità della relazione di coppia è fortemente legata alla qualità dei legami che la
coppia ha con le famiglie di origine, così coppie con una buona qualità delle relazione
hanno buone relazioni anche con le proprie famiglie d’origine, mentre coppie con una
relazione di coppia insoddisfacente hanno peggiori rapporti anche con genitori e
suoceri.

L’acquisizione di alcune competenze cruciali per il buon funzionamento della coppia


non può essere compresa facendo esclusivo riferimento agli scambi interni alla

30
coppia, ma richiede l’assunzione di un’ottica familiare che tenga conto delle
esperienze di socializzazione fatte dai partner nella famiglia d’origine.

Figli e genitori tendono ad essere tanto più simili quanto più i genitori riferiscono di
utilizzare modalità positive di coping diadico e quanto meno i genitori mettono in atto
modalità di coping negativo. La tendenza al perdono tra partner è collegabile alle
esperienze di perdono apprese dai propri genitori.

Parenting intrusivo: strategia ritenuta disfunzionale perché i genitori sono incapaci


di riconoscere ai figli la possibilità di conquistare il proprio spazio psicologico e di
differenziarsi dalla famiglia di origine. Gli individui in difficoltà a differenziarsi dalle
famiglie di origine incontrano poi maggiori ostacoli ad acquisire un’identità di
coppia, mostrando livelli più bassi di positive illusions ed attribuzioni meno benevole
nei confronti del partner.

Nelle coppie più mature e consolidate l’accuratezza percettiva del coping diadico,
ossia il comprendere accuratamente il comportamento del partner in situazioni di
stress, è fortemente correlata con la soddisfazione di coppia, mentre nelle coppie
giovani la percezione accurata delle qualità idiosincratiche e specifiche del
comportamento del partner risulta addirittura dannosa per la soddisfazione
relazionale.

Particolare rilevanza assume anche il processo di regolazione delle distanze tra la


neo-coppia e la famiglia di origine che consente l’emergere, accanto all’identità
filiale, dell’appartenenza alla coppia come nuova dimensione identitaria dei partner.

Una concezione della coppia non privatistica ed autocentrata, ma più aperta alle
relazioni familiari, intergenerazionali e sociali, contribuisce maggiormente alla
generatività. Inoltre sono le coppie con figli e, in generale, le coppie più mature, a
registrare maggiori livelli di generatività: la presenza di figli e, in parte, l’età
sembrano dunque le condizioni che permettono di assumere uno sguardo più aperto al
mondo, più progettuale e più autenticamente generativo.

5.3: La ricerca clinica: dal resoconto di caso alla verifica del percorso di cura:

Cinque grandi aree tematiche che si possono anche raggruppare in 3, ambito di


manifestazione dei sintomi (sessualità), diade o struttura di base (diade
coniugale) ed origini (diade madre-figlio, funzione materna, funzione paterna):

- Sessualità: è un’area sensibile che catalizza l’attenzione: tutto ruota attorno


all’aspetto sessuale della relazione di coppia ed ai relativi problemi

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- Diade coniugale: a questo livello prevale una concezione descrittiva e fattuale
della diade, per lo più in chiave di interazione e comunicazione, che allude ad
un modello di coppia idealtipico. Il problema è letto come scarto dal modello
ed è implicita l’idea di un’interazione ora efficace, ora distorta, ora
soddisfacente, ora inadeguata
- Diade madre-figlio: tutto ruota attorno al tema del rapporto madre-figlio,
inteso come figlio delle origini, nel senso della posizione che i partner della
coppia hanno ricoperto in seno alla propria famiglia
- Funzione materna (delle origini): la figura materna presenta un più ampio e
variegato repertorio concettuale, rinvenibile in parole chiave come moglie,
casa e famiglia d’origine, ricordare, spiegare, cercare. L’associazione alla
famiglia d’origine richiama il ruolo primario della donna nella funzione di
trasmissione: la donna è colei che dà origine, il cuore e la sede della memoria;
è anche colei che intreccia e dispiega
- Funzione paterna (delle origini): relativamente alla funzione paterna emerge
una perdita di valore simbolico, relegata ad una mera funzione di autorità, nel
senso che è svincolata dagli aspetti di espressione affettiva del legame o, più in
generale, nel senso di una funzione debole.

La visione dell’origine è della vicenda di coppia è di tipo “matrifocale” con


conseguente indebolimento, attribuzione di criticità e perdita della funzione
simbolica da parte del padre (il maschile) che tutt’al più sembra appartenere ad
un passato di tipo autoritario, oppure ad un codice antropologico debole. Manca
una centratura distintiva sulla transizione.

Il quadro che ne deriva in merito alle vicende coniugali si riduce ad un presente


critico, relativamente ad un’area circoscritta del funzionamento di coppia (la
vita sessuale); tale presente riflette in modo quasi deterministico un passato
altrettanto critico, mediato da una visione culturale che è di fatto
“matricentrica” e non strettamente “generazionale”.

5.3.1: Valutare gli interventi clinici di coppia alla luce del modello relazionale-
simbolico:

La procedura di codifica fa risalire i contenuti del discorso a 10 variabili


gerarchicamente ordinate e raggruppabili in 3 macrocategorie:

- Macrocategoria di senso: le variabili di senso attingono alla matrice


ontologica del legame familiare e riguardano la capacità dei partner:
o Di esprimere speranza e fiducia nella relazione
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o Di fare qualcosa per l’altro attraverso movimenti di riconciliazione e
perdono, in nome del principio di equità relazionale
o Di sentirsi parte in causa nella relazione, in termini di
coinvolgimento, impegno ed assunzione di responsabilità
o Di aprirsi al nuovo ed accettare l’imprevisto, l’inatteso, compresa
quella quota di non conosciuto che attiene a qualsivoglia percorso di
cura
o Di riconoscere e rievocare momenti importanti per il legame, nella
ferma di accadimenti indimenticabili, magici ed idilliaci, talora
capaci di trascendere la quotidianità ed altresì rinnovabili
- Macrocategoria di contesto: le variabili di contesto riguardano le modalità
con cui i partner si rapportano al contesto di cura, che valorizzeranno oppure
attaccheranno , potendo ritualizzare nella cornice del trattamento le medesime
modalità con cui agiscono nella vita di tutti i giochi. Riflettono il livello di
adesione della coppia al progetto terapeutico e si esprimono:
o Nella capacità di ascolto e rispetto reciproco
o Nella concreta quota d’impegno e fiducia che i partner ripongono
nel lavoro proposto dal clinico
- Macrocategoria di contenuto: le variabili di contenuto riguardano l’oggetto
del contendere, del conflitto, e sono infinite, ma ruotano attorno ai temi:
o Della sessualità e dell’intimità di coppia
o Dei rapporti intergenerazionali, nel senso dei rapporti tra le
generazioni e dell’influenza esercitata sul legame di coppia dalla
famiglia allargata e da quella nucleare
o Degli eventi critici, siano essi attesi oppure non previsti.

All’identificazione della variabile in gioco nella sequenza interattiva occorre poi


attribuire la modalità specifica con cui la variabile stessa è trattata dai membri della
coppia:

- Assimilazione: i partner hanno in odio la differenza: il tentativo ricorrente da


parte di ciascuno è quello di ridurre l’altro a sé
- Divisione delle parti: ha in odio la somiglianza: i partner si percepiscono
come totalmente distanti, trovandosi su posizioni invariabilmente antitetiche,
contrapposte e polarizzate secondo rappresentazioni di sé e dell’altro
“scissionarie”.

Esistono vari modi di osservare la stessa realtà e questi modi possono avere
uguale dignità scientifica. il problema è di non rinunciare a quell’atteggiamento
33
critico e di curiosità che nel processo di verifica e di costruzione della conoscenza
è l’unico veramente adatto sia al ricercatore che al clinico.

34
Capitolo 6: Da coppia a famiglia: il legame genitoriale tra biologia e cultura:

6.1: Introduzione:

La dinamica di ogni transizione è quella di fondarsi sul rapporto tra perdita ed


acquisizione ed i riti che l’accompagnano hanno proprio lo scopo di favorire il
passaggio. Bisogna tenere presente che una transizione non riguarda mai la singola
persona. Le transizioni espongono le persone ed i gruppi di appartenenza alla
decisione: o si guadagna in umanità o si perde in umanità. Questo guadagno viene
definito “generatività” che si manifesta nello scambio tra le generazioni e
nell’apertura nei confronti di quelle successive. La chiusura narcisistica sulla propria
esistenza ed il suo “godimento” è da considerare un fenomeno patogenetico
multiforme perché attacca il principio culturale specifico dell’umano che prevede una
continuità tra passato-presente-futuro.

Transizione chiave: passaggio da coppia a famiglia sollecitato dall’evento critico


che consiste nell’acquisizione di un nuovo membro.

6.2: La nascita del legame genitoriale ed i suoi primi passi:

La differenza culturale profonda sta nell’attribuzione di valore: da un lato,


l’individuo, i suoi diritti, le esperienze da vivere, l’espressione del sé e, dall’altro,
l’appartenenza, il desiderio di trasmissione, la cura dei legami di stirpe.

L’attribuzione di valore non riesce mai ad oscurare completamente il diritto del


singolo e la ricerca della sua “autorealizzazione”. Non possono fare a meno l’uo
dell’altro.

Il focus della transizione dalla coppia alla famiglia è la nascita del legame genitoriale
che vive del nostro tempo presente ma che porta con sé il suo irrinunciabile compito
di cura responsabile delle nuove generazioni: il figlio si identifica ed interiorizza non
solo il suo legame col padre e con la madre ma anche il legame tra di loro in quanto
coniugi-genitori.

Cogenitorialità: fa riferimento alla sommatoria di individui.

6.2.1: La coppia nella transizione alla genitorialità:

Modello dello stress and coping: mette in relazione la presenza di supporto sociale
con la salute biopsichica attraverso la mediazione di diverse variabili come
attaccamento adulto, nevroticismo, sentimento di fiducia, sostegno emotivo e
strumentale.

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Coppia responsiva: di fronte allo stress della nascita, caratterizzata da supporto,
fiducia e buona gestione dell’ansia

Coppia disimpegnata: lo stress è considerato un problema dell’altro e non ci sono


supporto e fiducia di fondo.

Le ricerche sottolineano un calo di soddisfazione nell’intimità di coppia a seguito del


parto. La qualità della relazione di coppia è un fattore fondamentale che covaria con
la qualità della relazione genitoriale. Una “buona coppia” è quella che progetta la
gravidanza, che esprime e controlla le emozioni, che mantiene una buona sessualità e
che utilizza processi attributivi sostanzialmente positivi.

Ciò che dà soddisfazione nel matrimonio sono proprio la cura dei figli, il sentimento
di intimità che deriva dall’avere un compito congiunto e la considerazione che si ha
dell’altro come genitore. Tra gli effetti predittivi della tenuta della relazione di coppia
ci sono il modo in cui viene concettualizzato il matrimonio, in sentimento di “noità” e
la consapevolezza della differenza dell’altro.

Quattro “super codici” rilevanti per la differenziazione delle traiettorie presenti nella
prima fase (la gravidanza). Si tratta di:

- Disposizione verso la gravidanza


- Aspettative relative ai primi mesi di vita del bambino
- Supporto affettivo
- Spazio pensabile per il terzo: che corrisponde alla nascita del legame.

Nel periodo post-partum emergono sostanzialmente sempre 3 categorie:

- Supporto con il neonato


- Riconoscimento del cambiamento avvenuto
- Relazione di coppia, da un lato sacrificata e dall’altro totalmente assorbita

La connessione tra i codici indica la presenza di traiettorie differenti nel passaggio


alla genitorialità. In particolare ne emergono due:

- La prima combina tra loro l’accettazione della gravidanza, l’apertura al


terzo e la valorizzazione del supporto, con particolare riferimento al
contenimento che il futuro padre è in grado di garantire: sono precursori
efficaci rispetto allo stress inerente il parto e la fatica di gestione del figlio che
si accoppiano con la “meraviglia” e la curiosità nei suoi riguardi. Vengono
riconosciuti dalla coppia la trasformazione profonda del legame, il valore
dell’impegno e del rapporto reciproco
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- La seconda parte dalla difficoltà di accettare la gravidanza e procede
attraverso la difficoltà a rappresentarsi il bambino e la nuova vita
familiare, con un ripiegamento su paure ed intense preoccupazioni: siamo
in situazioni di vulnerabilità che possono esitare in un blocco evolutivo: ne
sono segno il sentirsi in balia degli eventi, l’essere sommersi dalla fatica, non
scambiare supporto, ma piuttosto squalifica reciproca e vivere un declino del
legame cui non è possibile porre rimedio.

La ricerca sulla transizione da coppia a famiglia fa luce sulla presenza di alcuni


predittori positivi e negativi che a loro volta costituiscono dei precursori circa la
capacità della coppia di gestire o meno la trasformazione. Dalla stessa vengono
anche indicazioni per più interventi di prevenzione nella gestione del passaggio,
specie attraverso gruppi “tematici” rivolti a coppie genitoriali per arrivare fino
a trattamenti psicoterapeutici che coinvolgono anche giovani genitori e famiglie
di origine.

6.2.2: La genitorialità nella trama dei legami intergenerazionali:

L’esperienza che ciascun genitore ha interiorizzato in quanto figlio funge da


paradigma nell’esercizio della funzione genitoriale, paradigma che viene poi
rinegoziato e parzialmente rimodellato nello spazio elaborativo offerto dall’incontro
di coppia. I genitori consegnano al figlio il patrimonio familiare, costituito da una
matrice di continuità e di senso rispetto alle vicende della vita. I genitori hanno
dunque il compito di inserire il nuovo nato nel corpo familiare, ampliando le risorse e
le opportunità di dialogo a disposizione del figlio. Questa eredità ha sia un versante
biologico che simbolico/culturale: il figlio è il frutto della combinazione del
patrimonio genetico trasmesso da padre e madre e, attraverso di loro, dalle
generazioni precedenti. Fin dalla nascita si cercano le somiglianze, in particolare col
padre.

I rapporti intergenerazionali rappresentano il principale fattore protettivo, unitamente


alla relazione di coppia.

I legami intergenerazionali appaiono nella maggior parte dei casi saldi e fonte di
supporto per la giovane coppia: essi costituiscono una base sicura che consente
alla giovane coppia di affrontare la transizione alla genitorialità; ma laddove essi
presentano sfaldature e carenze, possono rappresentare un significativo fattore
di rischio. In particolare, le giovani madri sembrano poter contare su un
numero più consistente di risorse relazionali rispetto ai loro mariti, ma proprio

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per questo qualora esse vengano meno è tutta la famiglia a risentirne
profondamente.

Il processo di differenziazione-distinzione della giovane coppia dalla famiglia


d’origine si pone come snodo critico.

Allorché la famiglia è giovane e con figli piccoli resta vivo il legame preferenziale
con una delle famiglie di origine ed è difficile che vi sia una consapevole presa d’atto
cognitiva-affettiva-etica, della differenza tra le generazioni che invece è più chiara
nella famiglia con preadolescenti.

6.3: La genitorialità nell’adozione:

6.3.1: Introduzione:

L’adozione nell’antichità era finalizzata alla trasmissione del patrimonio familiare,


successivamente era finalizzata all’accoglienza di un nuovo nato privo di cure
familiari, attualmente è andata affermandosi anche la funzione di riparazione
affettiva, ovvero la necessità di assicurare affetto e calore ad un minore privo di un
contesto familiare adeguato al fine di garantirne lo sviluppo psicofisico.

Nella famiglia adottiva è evidente la connessione tra famiglia e sociale in quanto si


configura come risposta “familiare” ad una emergenza sociale, quella dell’infanzia
abbandonata.

I coniugi che intraprendono l’adozione si trovano a far fronte al compito/sfida di


stabilire una relazione genitoriale in assenza di un legame di consanguineità.

L’adozione si posiziona nel punto di intersezione tra generatività parentale e la


generatività sociale e per questo rientra propriamente nelle forme di genitorialità
sociale.

Lo snodo cruciale della famiglia adottiva ruota attorno al tema della differenza,
elemento cruciale nel modello relazionale-simbolico, tema che rimanda alla
distinzione tra il proprio e l’altrui: al proprio vengono comunemente attribuite la
somiglianza, la vicinanza, la riconoscibilità, mentre all’altrui vengono attribuite la
diversità, la non riconoscibilità. Nella genitorialità biologica ed in quella adottiva il
rapporto tra il proprio e l’altrui è diverso: mentre nella filiazione biologica la
somiglianza è data e connaturata anche geneticamente ed il riconoscimento
dell’alterità del figlio è un compito che attraversa le diverse fasi del ciclo di vita,
nell’adozione la differenza è posta all’origine, e la somiglianza/appartenenza è
costruita nel tempo. La sfida per i genitori adottivi è comprendere e valorizzare la
38
differenza, resa evidente dai tratti somatici diversi e spesso anche dall’etnia, dalla
cultura e dalla lingua differenti, per costruire una comune appartenenza familiare.

Cruciale è il processo di legittimazione personale ed interpersonale dei coniugi:


infatti, nell’adozione si è genitori non perché si è generato, ma perché si è
riconosciuti tali dal Tribunale. Risulta pertanto fondamentale quel processo interiore
di legittimazione di sé e del proprio coniuge come genitori a pieno titolo di quel
figlio.

La percezione della genitorialità adottiva costituisce il più importante fattore


protettivo in quanto riduce la probabilità che il figlio possa manifestare problemi
comportamentali. Sono dunque le relazioni familiari in generale e più nello specifico
la genitorialità adottiva a favorire quel sorprendente recupero che si riscontra nei
bambini a seguito dell’inserimento in famiglia.

6.3.2: Il patto adottivo:

Patto adottivo: un incastro-singolare ed irripetibile dei bisogni, delle aspettative e


della storia di cui sono portatori i contraenti e per questo suscettibile di cambiamento
e modificazione nel tempo. Nel tempo anche il figlio è chiamato a ri-conoscere quegli
adulti che per molti anni lo hanno cresciuto come genitori a pieno titolo e ad
accogliere ciò che essi hanno trasmesso.

Il legame che si viene ad instaurare tra genitori e figlio rimanda al legame con le
rispettive famiglie di origine. A volte però l’adozione è vissuta come una modalità
messa in atto dalla coppia coniugale per prendere le distanze e marcare una frattura
dai rispettivi genitori.

Le modalità di patto sono dinamiche e sempre suscettibili di cambiamento.

Se i comportamenti problematici dei bambini rappresentano una sfida nel percorso di


costruzione della genitorialità, non costituiscono di per sé un ostacolo nello stabilire
un legame saldo e nella definizione dell’appartenenza familiare. Ciò è possibile nella
misura in cui la coppia genitoriale riesce ad accogliere gli aspetti problematici come
manifestazione di disagio e difficoltà del bambino e non come un attacco alla propria
genitorialità.

6.3.3: Gli esiti del percorso adottivo:

Dal confronto con i pari, i soggetti adottati risultano essere in una posizione di
“svantaggio” rispetto ai coetanei, riconducibile al trauma dell’abbandono ed a quanto
vissuto nel periodo preadottivo.
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L’obiettivo dell’adozione è primariamente la costruzione di una significativa
appartenenza familiare che non cancelli la differenza di origine e che diventi una
risorsa importante cui attingere anche in presenza di percorsi di vita segnati da
difficoltà.

6.3.4: Il ruolo dei legami familiari:

I genitori adottivi (con figli in età scolare) percepiscono una relazione con il coniuge
caratterizzata da maggior supporto e da una comunicazione più aperta, un po’ intenso
scambio con la rete informale di supporto, un minor livello di ansia individuale ed un
livello di stress legato al ruolo genitoriale inferiore rispetto ai genitori non adottivi.
Una più solida relazione coniugale, temprata dalla difficoltà dell’iter adottivo, ed una
comunicazione più fluida conducono i genitori ad un maggior confronto all’interno
della coppia ed a maturare percezioni più simili rispetto ai comportamenti dei figli.

A fronte di maggiori problemi manifestati dai minori adottati rispetto ai coetanei non
adottati, derivanti dalla specificità della storia preadottiva e dalle difficoltà di
inserimento in un nuovo contesto socioculturale, le famiglie adottive paiono disporre
di un ampio ventaglio di risorse che si collocano a livello individuale, familiare e
sociale.

Alcune specificità delle famiglie adottive:

- Gli adolescenti adottati percepiscono una comunicazione con il padre più


fluida e meno problematica e percepiscono un maggiore livello di supporto
rispetto ai propri pari che vivono nelle famiglie biologiche
- La figura paterna sembra occupare uno spazio assai più significativo in quelle
adottive

Le famiglie che adottano un minore di diversa etnia hanno un compito evolutivo


aggiuntivo relativo alla valorizzazione del background culturale di origine, oltre
all’assunzione ed integrazione di quanto viene trasmesso dal contesto in cui si trova a
crescere. Quattro differenti tipologie identitarie:

- Duale: integrazione e valorizzazione sia del background di origine, sia del


riferimento culturale italiano
- Assimilata: valorizzazione esclusiva del riferimento culturale italiano, mentre
quello di origine è svuotato di significato
- Separata: riferimento pervicace ed esclusivo al background di origine e rifiuto
o distanza da quello italiano
- Sospesa: percezione di estraneità da entrambi i riferimenti culturali.
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La sola identificazione con i due background non è sufficiente per il benessere
psicosociale dei ragazzi, ma è necessario anche un processo di integrazione tra questi
due aspetti, interiorizzati e percepiti come compatibili tra loro.

Nella transizione alla fase adulta si sono notati livelli inferiori di problemi emotivo-
comportamentali, livelli superiori di benessere, una più salda percezione della
filiazione adottiva, una relazione con i genitori meno conflittuale e maggiormente
caratterizzata dalla promozione dell’autonomia. Nel passaggio all’età adulta si apre
l’opportunità per gli adottati di una sorta di “bonifica” del contesto relazionale, per
una rilettura della propria storia e forse anche per poter apprezzare ciò che si è
ricevuto.

L’adulto adottato quando diventa genitore è chiamato ancora una volta a confrontarsi
ed a risignificare la propria storia, in particolare la questione cruciale dell’abbandono
ed a decidere che cosa trasmettere in avanti alla nuova generazione.

6.4: La genitorialità nell’affidamento familiare:

Nell’affido l’esercizio della funzione genitoriale non viene trasferito in toto alla
famiglia che accoglie il minore, ma è “condiviso”: i genitori affidatari assumono
temporaneamente la responsabilità della cura, mentre l’appartenenza familiare rimane
alla famiglia di origine.

Il figlio in affido mantiene un legame tenace con le origini, almeno sul piano
simbolico, anche nel caso in cui i rapporti con le famiglie naturali non vengano
concretamente coltivati. Il disconoscimento dell’appartenenza primaria del minore da
parte della famiglia affidataria impedirebbe al minore di godere anche dei benefici
che l’esercizio del registro accuditivo-educativo, espletato dagli affidatari, potrebbe
apportargli.

I fratelli congiunti tendono a schierarsi con la famiglia affidataria, forse perché


quando il legame con il polo naturale è assicurato dalla presenza del fratello naturale
ci si può permettere di legarsi anche alla famiglia affidataria. Chi è in affido con una
modalità disgiunta tende a manifestare più spesso il problema di salvare in qualche
modo il legame con la famiglia naturale. Nei fratelli collocati congiuntamente si
evidenziano maggiormente sentimenti di competizione.

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6.5: La genitorialità nelle famiglie separate e nelle famiglie ricomposte:

6.5.1: Introduzione: continuità genitoriale ed accesso alle origini:

Fin dall’inizio l’orientamento relazionale-simbolico ha proposto una concezione della


genitorialità nelle famiglie separate radicalmente innovativa ed in contatto con il
pensiero psicologico dominante.

Il riferimento scientifico nei casi di affidamento dei figli in passato era quello
dell’individuazione del genitore psicologico, il genitore che si dimostra in grado di
garantire al figlio una cura affidabile ed il sentimento di continuità dei legami.

Gli studi degni anni ’80 si sono fondati su un principio marcatamente famigliare: la
genitorialità era concepita come una “funzione triangolare”, che si realizza non
soltanto nell’ambito diadico dello scambio tra ciascun genitore ed il figlio, ma nella
sistemica interrelazione tra i due genitori ed il figlio che, unitamente ai sistemi
relazionali di origine, costituiscono l’ambito simbolico ed affettivo all’interno del
quale il minore fonda e sviluppa la propria identità.

Due direttrici distinte, ma in qualche modo convergenti:

- Una serie di indagini psicosociali, orientate a mettere in luce le specificità


della transizione che la famiglia affronta attraverso la separazione e le
determinanti relazionali di un efficace esercizio della genitorialità in
condizioni di separazione e di divorzio
- Una serie di ricerche cliniche applicate all’interno del contesto giuridico,
orientate a mettere alla prova la fecondità delle intuizioni concettuali e
delle conseguenti traduzioni tecnico-metodologiche, nelle pratiche di
intervento psicogiuridico.

6.5.2: Determinanti ed esiti della genitorialità nella separazione:

Due linee di pensiero che rivelano in modo prevalente la connessione con gli assunti
fondamentali del quadro teorico:

- Superamento di un’attenzione “individualistica” agli effetti della


separazione e del divorzio sul benessere delle persone coinvolte in questo
difficile passaggio: si considera la connessione tra il piano genitoriale e quello
coniugale superando l’idea che la potenziale problematicità che la separazione
dei genitori può indurre nello sviluppo dei figli sia unicamente riconducibile
alle forme ed all’intensità del conflitto esistente tra i genitori ed alle modalità
con cui esso viene o meno gestito, quanto anche alla possibilità concreta per il
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figlio di continuare a sperimentare un’appartenenza comune ed integrata
all’intero sistema familiare
- Considerazione degli elementi simbolici e storico-generazionali che
contraddistinguono il processo di riorganizzazione delle relazioni familiari
a seguito del divorzio: tenere conto degli elementi latenti dei legami familiari
che la transizione porta in primo piano: senso di giustizia, lealtà
intergenerazionale, impegno, responsabilità nelle relazioni di cura

I maschi sentono la mancanza del padre nei termini di marginalità e precarietà del
genitore che stabilisce le regole e fa da guida e prendono le distanze emotivamente
dalla madre, mentre le femmine avvertono soprattutto la mancanza del partner
accanto alla madre che le proteggerebbe da un eccesso di intrusività che esse sentono
come pericoloso e da un mix di sentimenti legati alla immedesimazione con la
sofferenza della madre. I figli maschi risultano poco sensibili agli aspetti di obbligo
nei confronti della madre, tema che vece invece molto sensibili le figlie.

In età giovane il divorzio porta in primo piano il tema della identità nei suoi aspetti di
identificazione con il simile e di rapporto con l’altro genere, tema più avvertito dalle
femmine. I maschi, nel prefigurarsi la loro futura vita familiare, evidenziano una
identificazione critica col padre e temono di ripetere l’errore paterno. Le figlie
femmine, più proiettare sul fare famiglia, temono di non trovare un partner affidabile
o di non essere in grado di legarlo a sé. È così che attraverso l’assente ed il marginale,
il padre, maschi e femmine giovani adulti ci mettono in contatto con le loro
specifiche difficoltà.

6.5.3: La ricerca clinica e l’intervento psicogiuridico:

Si tratta di un’attività di ricerca svolta all’interno di consulenze tecniche disposte dal


tribunale o che hanno coinvolto genitori che hanno usufruito di consulenze cliniche o
di interventi di aiuto in relazione a difficoltà anche gravi nel gestire la
riorganizzazione familiare dopo la separazione o il divorzio.

Legame disperante: i partner implicati in situazioni di discordia, con gli effetti


generazionali del caso, non possono pensare alla fine del legame, accettarla, tollerarla
e rilanciare la fiducia e la speranza in sé e nell’altro. Non si può smettere di sperare
nel legame. Due forme:

- Non poter smettere di sperare nell’altro: l’altro avrebbe potuto cambiare in


qualche suo atteggiamento e potrebbe sempre farlo. È una forma di dipendenza
attribuibile alla natura del legame costituito. I figli vivono in uno stato
limbico, in continua sospensione, possono diventare partner sostitutivi di un
43
genitore o essere la generazione povera e sfortunata da proteggere dalle
bruttezze della vita. la matrice relazionale è antistorica e di blocco allo
sviluppo affettivo dei figli.
- Dover salvare se stessi come fonte di legame: per salvare se stessi si deve
annullare l’altro, farlo sparire, annientarlo. I figli sono vissuti come fonte
angosciosa di possesso perché rimanda all’altro di cui ci si vuole liberare per
sempre.

Presupposti concettuali di fondo che derivano dal lavoro di ricerca:

- Salvaguardare la continuità dei legami in senso generazionale: occorre


coglierne la natura ed andare alla ricerca di risorse pur in presenza di situazioni
drammatiche
- Considerare che come insieme ci si lega, così insieme ci si separa: il
paradosso è che i partner abbisognano dell’aiuto dell’altro per poter divorziare
- Considerare la genitorialità come un’occasione preziosa per riparare
dolori e rilanciare la fiducia-speranza nei legami: legittimare l’altro come
genitore, al di là dei suoi limiti e dei suoi difetti
- Guardare ai figli non solo come soggetti alle storie familiari, ma anche
come membri attivi del sistema: anche a loro è richiesto di fare qualcosa a
favore dei legami tenendo conto dell’età, del genere e della collocazione
fraterna.

6.5.4: Le famiglie ricomposte:

La ricerca clinica ha analizzato:

- La relazione fraterna: si tratta di un’indagine psicogiuridica condotta con un


dispositivo multimetodologico. Si sono evidenziati effetti differenziati del
divorzio: anche se il clima familiare è comune, diverse sono le modalità dei
figli di elaborare il lutto per la perdita dell’unità genitoriale. La posizione dei
genitori alla fine del loro legame incide sulle condizioni di benessere dei figli e
sulla loro relazione, soprattutto in ordine ai processi attributivi che i genitori
mettono in atto nei confronti della relazione fraterna. Se i genitori sentono che i
figli hanno loro specificità e che ognuno è in grado di offrire qualcosa all’altro
avremo un fattore protettivo, se invece essi parlano di una guerra fratricida
avremo un fattore deviante.
- Le dinamiche all’interno delle famiglie ricomposte o ricostituite:
particolare attenzione è rivolta ai confini della nuova coppia.

44
Triangolarità dei legami: rimando alla presenza del terzo nella relazione. I pericoli
sono:

- Chiusura: il figlio viene inserito in un’unica stirpe ignorando l’altro genitore


- Sostituzione: onnipotenza del pensiero, di poter sostituire un genitore con un
altro.

Il nuovo partner può avere uno spazio genitoriale solo se ci sono un padre ed una
madre che garantiscono la gerarchia dei legami ancor più che i confini.

È necessaria la presenza di una rappresentazione condivisa tra i familiari rispetto al


ruolo del genitore acquisito nei confronti dei figli acquisiti. Il rischio che si corre in
alcune famiglie ricomposte è che di fronte a comportamenti sottilmente o
manifestamente provocatori del figlio acquisito, il nuovo partner della madre arretri,
lasciando solo il genitore biologico a svolgere un compito educativo che può
diventare sempre più difficile, in particolare se c’è incomprensione nella coppia
genitoriale originaria. Si possono creare così nel figlio, nei casi più problematici, da
un lato illusioni di onnipotenza, dall’altro vissuti di solitudine, per la difficoltà di fare
riferimento ad una coppia genitoriale affidabile che garantisce quella “gerarchia dei
legami” che è un vero e proprio principio ordinatore dell’identità.

45
Capitolo 7: La transizione all’età adulta:

7.1: Introduzione:

L’emerging adulthood individua un nuovo e distinto periodo nel corso della vita che
caratterizza le esperienze dei 18-29enni nella società industrializzata a partire dalla
seconda metà del XX secolo.

Hendry e Kloep: per comprendere le modificazioni dello sviluppo umano è


necessario analizzare i meccanismi ed i processi che complessivamente sottostanno ai
cambiamenti sociali. Gli individui ed il loro ambiente non sono due entità separate tra
loro, ma formano insieme un sistema aperto, che non ha confini e si inserisce in un
sistema più ampio, con il quale è in costante comunicazione. I sistemi aperti che
sperimentano i giovani scambiano, quelli in cui vivono, energia e materia con altri
sistemi di conseguenza non sono statici, ma sempre inseriti in un insieme di micro e
macrosistemi che, in un flusso dinamico, a loro volta influiscono sul tipo e sul
numero di sfide che i giovani incontrano nella loro vita. la giovinezza è una fase di
transizione all’età adulta.

La transizione è quindi caratterizzata da una serie di passaggi e microtransizioni che


portano a costruire un’identità adulta, una famiglia ed un proprio posto nel mondo del
lavoro e nella comunità sociale. Avviene una doppia transizione:

- Passaggio dall’adolescenza alla fase del giovane-adulto: microtransizione


che prepara la successiva
- Passaggio dal giovane-adulto all’età adulta

La transizione è divenuta più individuale, indefinita nelle modalità e nelle


tempistiche, negoziabile, poco ritualizzata e con ampi margini di scelta perché vissuta
all’insegna dello sperimentalismo e dell’infinita possibilità di scelta.

Generazione: relazione sociale che lega coloro che hanno una stessa collocazione
nella discendenza familiare rispetto al modo in cui tale collocazione viene trattata
dalla società attraverso le sfere sociali che mediano tali relazioni all’interno ed
all’esterno della famiglia.

La transizione all’età adulta è quindi un’impresa congiunta di genitori e figli. Di


fronte ad una transizione dai confini sfumati, connotata da incertezza ed
imprevedibilità, le generazioni familiari finiscono con l’aumentare la coesione
interna, con il prolungare la vita comune e l’attivare processi e movimenti protettivi
nei confronti dei più giovani. Da un lato le generazioni sociali adulte faticano a fare
un passo indietro per lasciare posto alle nuove generazioni, limitano a queste ultime
46
le opportunità di assunzione ed esercizio di responsabilità, aumentano la distanza
intergenerazionale con esse; dall’altro lato, le generazioni adulte in famiglia si
ricompattano, fanno fronte unico, riducono le distanze con le giovani generazioni,
sostengono le aspirazioni e la progettualità autorealizzativa e spesso narcisistica dei
giovani pensando così di poterli meglio attrezzare per affrontare le sfide sempre più
ignote ed inedite che connotano la complessità contemporanea.

La dilatazione sociale della transizione all’età adulta può essere una risposta
funzionale ad una serie di problemi sociali ma può rappresentare un pericolo per il
processo di distacco dei figli dai genitori se si trasforma in una condizione di stallo
intergenerazionale, in una protezione prolungata che perde il suo compito evolutivo.
Se nella lunga transizione all’età adulta entrambe le generazioni familiari dei genitori
e dei figli sembrano trarre un vantaggio psichico e relazionale, in termini sociali la
distanza tra generazioni aumenta, si sviluppa una sorta di schizofrenia di
comportamenti tra generazioni familiari e sociali che può produrre un circolo
perverso che blocca la transizione all’età adulta dei giovani.

7.2: La sfida metodologica del modello:

Diversi i metodi e gli strumenti che si sono utilizzati per cogliere la complessità delle
relazioni familiari durante la transizione all’età adulta, sia qualitativi che quantitativi,
con strumenti diversi come self-report e test grafico- simbolici.

Due tipi di interdipendenza:

- Interdipendenza tra le persone: punti di vista di madre, padre e figlio hanno


una matrice condivisa data dall’appartenenza ad una stessa storia personale
- Interdipendenza tra le relazioni: come il giovane percepisce e valuta la
relazione con la madre è legato a come percepisce e valuta la relazione con sui
padre ed è legato a come valuta e percepisce la relazione con il suo partner.

7.3: I risultati delle ricerche:

Sono stati analizzati alcuni costrutti:

- Qualità delle relazioni familiari


- Trasmissione
- Generatività familiare e sociale.

47
7.3.1: Relazioni familiari e transizione all’età adulta:

Leggere la transizione all’età adulta in ottica familiare significa mettere al centro


dell’attenzione i processi di regolazione delle distanze che tutti i membri della
famiglia mettono in atto per consentire l’acquisizione della piena identità adulta al
giovane. Regolare la distanza tra le generazioni all’interno dei legami familiari è un
processo di ricerca di un continuo equilibrio fra aspetti affettivi ed etici del legame
che consenta al giovane di differenziarsi e di sentirsi riconosciuto e legittimato
all’interno della storia familiare.

I risultati mostrano che la percezione dei genitori in merito alle relazione con i figli è
più positiva di quanto riportato da questi ultimi, a prescindere dalla loro età e genere.
I figli, invece, sebbene condividano la percezione di una relazione positiva con i
genitori, la valutano meglio quando sono nella fase del giovane-adulto rispetto a
quando vivono la fase di tardoadolescente.

Mentre nei maschi non ci sono correlazioni tra la percezione che ha il figlio e la
percezione che hanno i genitori e l’unica correlazione significativa è rispetto a come
il figlio percepisce la comunicazione con i genitori, nelle femmine c’è correlazione
tra la loro percezione e quella dei genitori mentre non c’è correlazione tra la
percezione della comunicazione con la madre e quella con il padre. In altre parole,
come percepiscono le femmine la comunicazione con la madre è legato a come la
madre percepisce la comunicazione con la figlia e lo stesso è per il padre. Nelle
famiglie con una figlia femmina sembra esserci una maggiore reciprocità relazionale.

Sebbene il rapporto con la madre sia caratterizzato da più alti livelli di comunicazione
e supporto rispetto a quello con il padre, esso non ha legami con il rischio
psicosociale del figlio. La relazione col padre è percepita dall’adolescente e riportata
dal padre come fattore protettivo dal rischio psicosociale.

Le madri influenzano maggiormente la progettazione del futuro in termini di


ottimismo e di condivisione di progettualità, le scelte universitarie e lavorativi e le
aspettative paterne relativamente ai figli.

Oggi come in passato la madre ha una posizione centrale per entrambe le generazioni:
i figli le chiedono consiglio, aiuto e supporto. Il padre invece è fonte di informazione
più attendibile per quanto concerne sia le relazioni familiari, sia le reali condizioni
del figlio. Le madri sembrano essere parzialmente cieche sulla condizione
psicosociale dei loro figli, forse perché, troppo coinvolte nella relazione, si
identificano troppo con il loro figlio e non riescono a trovare la giusta distanza che
permetterebbe loro di vedere le cose in maniera più oggettiva.
48
Nelle famiglie soddisfatte il padre è un importante punto di riferimento nella
pianificazione del futuro dei figli e gioca un ruolo decisivo nel raggiungimento
dell’autorealizzazione nella sfera emotiva e sociale.

Il processo di regolazione delle distanze fra genitori e figli avviene sempre più
all’interno di un contesto di relazioni significative più ampio in cui è coinvolto il
giovane, quali le relazioni con gli amici ed il partner sentimentale, che influenza il
modo in cui il giovane negozia le proprie relazioni con i genitori. Particolare
rilevanza acquista, in tale fase del ciclo di vita, la relazione sentimentale
specificatamente per il processo di regolazione delle distanze fra genitori e figli in
quanto permette al giovane-adulto di iniziare a pensare ad un futuro da adulto insieme
ad un’altra persona con cui costruire una nuova famiglia.

La relazione genitori-figli e la relazione sentimentale sono profondamente


interconnesse e diventa difficile studiare la relazione genitori-figli non prendendo in
considerazione l’effetto che la relazione sentimentale ha su tale relazione.

Nella fase di passaggio all’età adulta non solo le relazioni genitori-figli si modificano,
ma anche la loro importanza ed incidenza per il benessere del figlio mutano per
permettere alla relazione sentimentale di diventare saliente per la progettualità futura.
Lo sviluppo di una relazione sentimentale stabile e duratura è un segno di una buona
differenziazione dalle figure genitoriali. I giovani che hanno una relazione
sentimentale stabile, rispetto ai coetanei single, pensano in misura maggiore di
lasciare la casa dei propri genitori ed avere un figlio nei successivi cinque anni.
Riescono a programmare maggiormente una loro indipendenza abitativa una loro
famiglia futura se condividono il processo di transizione con un partner e se tale
relazione è sostenuta dai genitori. Sembra che occorra un’altra relazione, quella
sentimentale, per programmare il proprio futuro al di fuori della famiglia d’origine e
per affrontare le sfide del mondo adulto.

7.3.2: Transizione e trasmissione in famiglia e nel contesto sociale:

Ambivalenza: aspetto di rischiosità dei rapporto tra le generazioni. È generata dalla


pluralità e frammentarietà degli elementi in gioco nelle relazioni tra le generazioni,
che si combinano secondo opposte strategie.

Filone di ricerca sul tema della famiglia prosociale: usa metodi qualitativi e
quantitativi al fine di misurare l’influenza del contesto familiare e delle relazioni in
esso presenti sull’impegno di giovani volontari e la presenza di una sorta di
trasmissione intergenerazionale nell’azione volontaria svolta dai medesimi. Emerge
la figura del padre come mediatore tra la famiglia ed il mondo sociale. I genitori si
49
assumono il compito di promuovere e trasmettere generatività ed i valori ad essa
connessi, bilanciando tradizione ed innovazione. È necessario che vengano
riconosciute, rispettate, nutrite ed accettate tutte e tre le componenti della
generatività: dare vita, curare e lasciare andare. La trasmissione di valori tra
genitori e figli riguarda il patrimonio morale che i primi consegnano ai secondi e ciò
che questi ultimi ritengono meriti di essere accolto, trasformato e che scelgono a loro
volta di trasmettere.

Filone di ricerca sulla somiglianza-differenza di valori tra le generazioni in


famiglia: la similarità genitore-figlio adolescente è risultata di minor entità rispetto a
quella tra genitori e figli giovani-adulti. Genitori e figli tendono ad avere percezioni
maggiormente condivise, migliorano la comunicazione ed il supporto e riducono gli
aspetti conflittuali e di disaccordo.

È importante riflettere sul processo di valorizzazione e devalorizzazione di ciò


che le generazioni si scambiano e come questo venga utilizzato per la costruzione
dell’identità generazionale. In particolare emerge ciò che va valorizzato. Ciò che
viene trasmesso può mutare forma in tempi di grandi cambiamenti, ma ciò che
deve sempre essere salvaguardato è il desiderio di essere generativi, ovvero a
partire dal riconoscimento di ciò che si è ricevuto, il desiderio di trasformare il
patrimonio simbolico-valoriale e di riconsegnarlo in avanti alla generazione
successiva.

7.3.3: Generatività:

Da una parte il figlio tende ad essere una forma di realizzazione dell’adulto e


dall’altra il genitore tende a rispecchiarsi in lui ed a sostenerlo nei suoi bisogni
realizzativi che sono ad un tempo importanti e significativi per il figlio e per il
genitore. La generatività parentale ha forti elementi protettivi e deboli elementi
emancipativi e di differenziazione. I genitori, prolungando gli aspetti protettivi in
famiglia, compensano l’ingiustizia del sociale che essi inconsapevolmente
contribuiscono a produrre.

I giovani possono essere co-generatori con i genitori del clima generativo familiare
che vede tutte le generazioni impegnate nel processo di influenzamento reciproco e
protagoniste attive. La generatività è fortemente forgiata nel contesto familiare e da
questo può trarre linfa per la sua crescita o veleno per la sua trasformazione in
stagnazione.

50
7.4: Conclusioni:

La lettura della fase del giovane-adulto come transizione familiare permette di


evidenziare la dimensione temporale ed intergenerazionale del passaggio all’età
adulta, che è caratterizzata da un tempo lungo durante il quale l legami familiari
si strutturano e ristrutturano in modi differenti alla ricerca di un nuovo
equilibrio. La dinamica tra figura materna e paterna sembra mostrare sempre
più segni di sbilanciamento a favore della madre che, a fronte della crescente
complessità imposta dalle sfide socioeconomiche di questi anni e dall’angoscia
sociale che attanaglia il coniuge, sembra talvolta doversi far carico anche del
compito di riconnettere contesto familiare e contesto sociale. Questo compito,
così come il superamento dello stallo generazionale, sembra facilitato nelle
famiglie prosociali, particolarmente competenti nel bonificare almeno quella
parte di comunità con cui i loro membri entrano in contatto e si coinvolgono
grazie all’impegno sociale. In essere la figura paterna sembra essere ancora in
grado di giocare un ruolo di traghettatore al sociale dei figli.

Risulta importante avvalersi di un modello teorico forte e tradurlo in


metodologie e strumenti di ricerca coerenti: si tratta di un compito non facile
perché alla complessità della traduzione del modello in costrutti e variabili
misurabili si accompagna la difficoltà che nasce dal fatto che un modello vivo è
costantemente soggetto a modifiche determinate dai cambiamenti storici e
culturali cui il modello stesso offre ampia valorizzazione e che queste modifiche,
sebbene piccole e che non intaccano il suo cuore, costringono a ripartire da capo.

51
Capitolo 8: La famiglia in migrazione:

8.1: Introduzione:

La ricerca sulla migrazione costituisce un filone importante e produttivo della ricerca


psicologica nazionale ed internazionale degli ultimi anni: la migrazione è una sorta di
lente d’ingrandimento che mette in risalto processi tipici del familiare e l’incontro
con persone e famiglie straniere rappresenta una sfida per il ricercatore e la società
nel suo complesso in quanto mette alla prova le rappresentazioni e le concezioni di
famiglia condivise nel nostro contesto culturale.

Entrare in relazione con le famiglie immigrate vuol dire innanzitutto definire i confini
della famiglia e capire chi vi appartiene e chi no, non essendo per nulla scontati il
numero e le persone che la costituiscono.

8.2: La letteratura scientifica ed il nostro punto di vista:

L’aspetto culturale è la principale chiave di lettura di molti aspetti connessi alla


migrazione ma la cultura non è un dato immobile, statico, che informa ogni persona
che vi appartiene, ma è un processo dinamico in cui ognuno è chiamato a sintesi e
posizioni complesse ed uniche, difficili da considerare aprioristicamente. Ciascuno di
noi esprime un modo specifico di intendere le relazioni familiari, le quali sono
difficilmente assimilabili al modello culturale ipostatizzato. La cultura esiste solo in
quanto incarnata in esperienze di vita concrete ed individuali.

Due importanti tradizioni di studio:

- Prospettiva intergenerazionale: si rivolge alle strategie di adattamento


familiare, alle pratiche genitoriali ed alla trasmissione di valori tra le
generazioni, sulle relazioni tra genitori e figli dopo la migrazione
- Prospettiva sulla relazione di coppia: analizza ruoli di genere e differenze di
potere, strategie di coping e di acculturazione, soddisfazione coniugale e
comunicazione nella coppia; spesso si usano costrutti e variabili utilizzate per
le coppie occidentali.

L’obiettivo degli studi è di analizzare ed evidenziare in che modo persone, coppie,


famiglie che hanno in comune una o più esperienze migratorie cercano di affrontare e
dare senso a questo evento critico e quali ricadute ha comportato nell’organizzazione
della vita familiare.

Il tipo di ricerca ha richiesto l’utilizzo di strumenti di tipo qualitativo e l’analisi dei


contenuti si è focalizzata sull’articolazione delle dimensioni spazio-temporali.
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8.3: Il legame familiare ponte tra origini e nuova terra:

Alcuni elementi cardine:

- Il familiare è realmente il simbolico che unisce: il legame familiare rimane la


sorgente primaria nella definizione di sé di entrambe le generazioni, nonché la
fonte della fiducia e della speranza. L’identità familiare è un ancoraggio che è
di consolazione per le prime generazioni ed è fonte di ispirazione per le
seconde generazioni
- La migrazione fa risaltare il principio dinamico delle relazioni familiari, in
particolare il senso del dono/debito inerente lo scambio familiare: la
migrazione viene letta dalla generazione delle madri come un dono fatto alle
generazioni più giovani perché possano riscattarsi a livello sociale. Le figlie
adolescenti rispondono a tale responsabilità con l’impegno e lo studio e la
riuscita scolastica e professionale
- La migrazione ha aperto degli spazi di negoziazione intrafamiliare che
evidenziano come il passaggio dei valori e del patrimonio familiare non
vada inteso come una semplice ripetizione di schemi e di modelli assunti in
modo acritico: la migrazione può aprire nuovi scenari nel rapporto delle mogli
coi mariti e delle figlie coi genitori
- È necessaria una cura specifica del legame familiare che permetta di
sostenere tali processi di trasformazione che appaiono destinati a
realizzarsi su un arco temporale che si prospetta comunque lungo: questo è
il cardine del problema

Il legame con la generazione che precede è vivo e fondante la vita coniugale, una
vera e propria priorità per le coppie immigrate. La sua pregnanza è visibile
nell’evento del matrimonio, nella scelta della migrazione, nelle rimesse economiche
che garantiscono alla famiglia di origine una vita meno povera, così come nelle
abitudini che molte coppie raccontano relativamente al tempo trascorso nella terra di
origine. Prima della migrazione la convivenza coi genitori è un’esperienza molto
diffusa ed è diffusa la condivisione della cura dei figli ed il contributo di tutti al
mantenimento economico della famiglia allargata.

La generazione che precede la coppia continua a guidare ed orientare le scelte


dei figli anche dopo la migrazione. A volte la scelta di migrare rappresenta
l’occasione per stabilire una certa distanza ed indipendenza dalla famiglia di
origine. In ogni caso il legame di debito tra figli-adulti e genitori è molto
presente ed è connotato da aspetti valoriali ed affettivi quali venerazione ed
orgoglio, rispetto e cura, obbedienza e pazienza.
53
Essere coppia nella migrazione rappresenta un insieme di attese particolarmente
difficili da realizzare e molto onerose quali: solitudine per la lontananza dalla
generazione precedente, responsabilità totale ed assoluta dei figli, non più
condivisibile con la parentela, vicinanza quotidiana ed esclusiva del proprio
congiunto, rivisitazione di ruoli e compiti all’interno della coppia. La relazione
coniugale si delinea come il legame principale e fondante il familiare, a fronte di
un’esperienza nei paesi di origine in cui essa si collocava come componente di
una più vasta dimensione familiare allargata e necessita di essere rivista e
rinegoziata quotidianamente per far fronte alle differenti sollecitazioni cui deve
dare risposta.

La migrazione consente nuove e valorizzanti esperienze sul versante della


relazione coniugale grazie all’autonomia ed all’indipendenza che la migrazione
comporta. Si tratta di un indice di scambio fecondo con il contesto culturale di
approdo. Oppure al contrario ci troviamo di fronte ad esperienze di solitudini e
paure, prevalentemente femminili, attribuibili alla situazione di isolamento in
cui tante mogli immigrate versano, in conseguenza di un mandato familiare
originario che fa della donna la matrona della casa e dell’uomo il mediatore con
il contesto sociale. Quest’ultimo aspetto ci pare ben rappresentare la fatica della
coppia immigrata nel rispondere ai cambiamenti richiesti dal contesto
occidentale. Nella migrazione, infatti, trasformare almeno in parte gli aspetti
costitutivi della relazione coniugale e poter “trasgredire” certe eredità ricevute
dalla generazione che precede possono essere considerati risorse preziose e vitali
sia per la coppia migrante, sia per gli esiti della migrazione medesima.

54
Parte terza: Il modello, le pratiche, la clinica:

Capitolo 9: Buone pratiche per la famiglia nella comunità:

9.1: Introduzione:

I processi di differenziazione crescente, la centralità degli aspetti relazionali, la


compresenza di dimensioni pubbliche e private, il difficile equilibrio tra interessi del
singolo e del gruppo, la possibilità/necessità di farsi carico dei propri membri in
un’ottica solidaristica sono tutti elementi che descrivono la famiglia contemporanea e
ad un tempo le sue difficoltà.

Due ordini di problemi:

- Nascita di nuove strutture familiari


- Orientamenti culturali che si differenziano ed individualizzazione in ogni
singola forma familiare

La famiglia diventa sempre più dotata di una capacità autonoma di rielaborazione


degli input dall’esterno e contemporaneamente è in movimento e, a partire da istanze
di rinnovamento e di partecipazione autentica alla vita sociale.

Due grandi insiemi di fattori:

- Le condizioni della società, la sua crescente complessità in termini di


strutture e compiti familiari
- Allargamento delle finalità, che portano verso una nuova pratica e
cittadinanza della famiglia.

9.2: Dalla famiglia oggetto di assistenza alla famiglia soggetto di politiche


familiari:

Alcuni degli interrogativi che hanno guidato la ricerca sono riconducibili ai seguenti:

- Come le famiglie giovani concepiscono la propria soggettività sociale


- Quanto vengono riconosciuti i diritti di cittadinanza
- In che misura sono disposte ad assumersi doveri e compiti per rispondere
alla crescente domanda di benessere dei propri membri
- Quali supporti riterrebbero più adeguati per rispondere alle proprie
esigenze di cura.

Tre orientamenti emersi:

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- Coloro che ritengono necessario un maggior sostegno alla famiglia da parte
dello Stato sono la stragrande maggioranza (centralità della famiglia)
- Coloro che ritengono che l’intervento dello Stato debba essere riservato
esclusivamente a situazioni particolarmente gravi, secondo un’ottica
residenziale, che pensa ad un welfare state minimo e riserva le risorse
pubbliche solo ai casi decisamente problematici
- Orientamento familista, che ritiene inidoneo qualsiasi intervento esterno
alla famiglia.

Buona pratica in ambito dei servizi/interventi alla famiglia: se si realizza un


insieme di azioni finalizzate a rispondere ad un bisogno complesso, rilevante
socialmente promosso preferibilmente da un insieme di soggetti in partnership in
grado di includere tutti i soggetti, erogatori e fruitori, con particolare attenzione allo
sviluppo del capitale sociale delle famiglie.

Anziani non autosufficienti e servizi family friendly: modo specifico di attuare


politiche sociali particolarmente attento alle nuove problematiche familiari e capace
al tempo stesso di creare interventi e misure di welfare che mirano a fare rete fra i
soggetti co-interessati.

- All’interno della famiglia: servizi ed interventi capaci di cogliere le istanze e


le esigenze delle famiglie, in grado di rispondervi in tempi brevi, con efficienza
ed efficacia. La famiglia è considerata un soggetto integrato, unico, sfaccettato
e complesso.
- Relativo alle politiche sociali: rappresenta un “buon esempio” di politica per
la famiglia in un’ottica di sussidiarietà.

Tre differenti tipologie predittive di interventi di promozione delle funzioni di cura


alle famiglie:

- Servizi centrati sulla casa


- Servizi centrati sulle reti primarie familiari e parentali
- Servizi che operano sulle reti allargate di tipo comunitario

Tre differenti modi di intendere il noi familiare, da cui derivano differenti forme di
riflessività:

- La famiglia concepita come una relazione comunitaria di tipo tradizionale


data in anticipo che richiede solo adattamento ed adesione: la riflessività è
pari a zero, le transizioni familiari non sono tematizzate e se ne ha scarsa o
nulla coscienza. le difficoltà vengono affrontate secondo lo schema normativo:
56
o tutto deve tornare come prima (normalizzazione) o al più si può cercare di
utilizzare schemi presenti nella tradizione passata della famiglia. Non c’è
ricerca di nuove soluzioni o di alternative possibili. La famiglia anziana o non
arriva ad esprimere una domanda sociale o pretende dai servizi che venga
rimesso a posto l’ordine precedente. L’esperto esterno deve evitargli il
problema o risolverlo per loro.
- La famiglia pensata come una sommatoria di interessi: la transizione è
governata provando ad accontentare tutti, negoziando. Se non ci si riesce,
qualcuno esce dal gioco e si sottrae. Ci si preoccupa di non urtare
eccessivamente la sensibilità di ciascuno. È difficile vedere il problema come
un problema di tutti. Si tende a ridurre le dimensioni del cambiamento
nascondendosi per timore che quanto sta accadendo possa rompere un fragile
equilibrio. Spesso qualcuno si fa carico di portare il peso della transizione.
- La famiglia vista come un’unità reale e relazionale dove ciascuno cerca il
bene dell’altro nella relazione: la transizione diventa occasione per dare
avvio ad un nuovo modo di essere famiglia, arricchendo se stessa e
promuovendo beni relazionali per i suoi membri.

I casi considerati documentano l’esperienza in atto di una sinergia tra gli attori
di welfare. Siamo in presenza di forme sperimentali di sussidiarietà che, a
partire dalla risposta ai bisogni, individuano le risorse più prossime alle persone,
valorizzando le disponibilità presenti nelle comunità di vita delle famiglie. La
dimensione universalistica, propria degli enti istituzionali a livello locale, si
coniuga con la forte spinta relazionale di tipo solidale che proviene dalle
organizzazioni di volontariato; l’attenzione a controllare la spesa ed a ridurre i
costi di gestione, in un momento di contrazione delle risorse, appare come un
elemento trasversale alle pratiche analizzate; ciò nondimeno la tendenza ad
elevare la professionalità degli operatori è costante e favorita dall’introduzione
di pratiche di auto-mutuo aiuto che chiama in causa i familiari come supervisori,
seppur sui generis; inoltre la possibilità di potenziare le risorse disponibili,
all’interno della comunità, in termini di denaro e di strutture, è incrementata
dalla molteplicità dei soggetti implicati.

Ciò che resta come nodo critico è che tutte le esperienze analizzate denunciano una
sorta di precarietà, di difficoltà a stabilizzarsi nei territori, paiono spesso essere nelle
menti e nei cuori di pochi responsabili, sempre esposte alla possibilità che una
contrazione di risolse, un cambio di amministrazione, spazzino via un’esperienza
giudicata positiva, ma che fatica a diventare un patrimonio consolidato della
comunità.
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9.3: Dalle reti primarie allo sviluppo di comunità, secondo una prospettiva
sussidiaria:

Analisi di rete: approccio scientifico allo studio delle relazioni tra le persone in una
determinata realtà, in particolare mediante essa è possibile descrivere le proprietà dei
legami e della rete stessa, sia attraverso la rappresentazione grafica della rete, sia
attraverso indici che misurano dimensioni quali la densità, la coesione e la capacità di
trasmettere informazioni di una rete. Utile per l’analisi di dati relazionali che si
riferiscono ai contatti, ai vincoli ed ai collegamenti che mettono in relazione un attore
con un altro e non possono essere ridotti a proprietà degli stessi individui agenti. Le
relazioni sono esaminate in quanto esprimono i legami che intercorrono fra gli attori.

Alcuni aspetti peculiari permettono di descrivere la sociabilità che si esprime nelle


reti primarie e di scoprire gli aspetti distintivi degli scambi che in esse avvengono:

- Una maggiore selettività rispetto al passato: la direzione degli scambi tra


generazioni e tra i nuclei famigliari è sempre meno l’esito di un sistema di
aspettative sociali predefinite e sempre più rimandata alla libera scelta dei
singoli/famiglie.
- Una crescente differenziazione interna che porta ad identificare alcuni
membri della rete come più esperti nello svolgere alcune funzioni ed altri
per altre: qualcuno tende a svolgere funzioni di supporto emotivo, altri danno
consigli, altri hanno le informazioni giuste, altri hanno disponibilità
economiche o risorse materiali.
- Un aumento della negoziazione tra i soggetti che fanno parte del network
che deriva dalla necessità di definire e ridefinire che fa che cosa.
- Un universo simbolico comune condiviso, imperniato sul dono, sulla
reciprocità, sull’empatia che sono alla base delle relazioni sociali che
uniscono i soggetti all’interno di una stessa rete sociale primaria.

Alcune delle distinzioni specifiche evidenziate dalle ricerche:

- Le comunità di famiglie sono generative, in quanto sono famiglie che


“producono” famiglia con un elevato grado di riflessività: la generatività
del legame familiare si esplicita in due forme peculiari:
o Modalità diretta: dalla famiglia alla comunità familiare
o Modalità mediata: dalla famiglia alla comunità familiare, passando
attraverso un movimento associativo
- Le comunità di famiglie sono generative in quanto praticano la
genitorialità sociale, nella forma dell’affido eterofamiliare e più in
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generale nell’accoglienza: la capacità di prendersi cura delle generazioni
assume una portata universale e consente di trascendere i confini familiari per
aprirsi al sociale in senso proprio
- Le comunità di famiglie sono generative in quanto danno vita a comunità
simboliche e territoriali in grado di esprimere buoni livelli di capitale
sociale di tipo bridging: mettono in atto modalità di apertura al territorio che
consentono di essere luogo di vita per l’intero quartiere
- Le comunità di famiglie sono generative in quanto realizzano forme nuove
dell’abitare: ad esempio con il cohousing.

Le comunità di famiglie possono essere considerate famiglie in senso proprio in


quanto esprimono in forma piena la struttura latente che conferisce l’identità
sociale della famiglia. Dando poi vita a realtà aggregate, flessibili ed agili,
riescono ad essere particolarmente capaci di rispondere, in un’ottica
solidaristica, direttamente, senza mediazioni, ad una molteplicità di bisogni
propri e di coloro che incontrano.

Capitale sociale: ha la funzione di favorire la relazionalità sociale, cioè la scambietà


che produce un bene condiviso, da cui derivano particolari risorse come effetti
secondati. È un bene in sé che può essere visto insieme dal lato dell’individuo, come
risorsa che utilizza per la sua azione, e dal lato della società, come trama di relazioni
che fanno in mondo comune. Si tratta di un concetto analitico che permette di leggere
e misurare l’adeguatezza/non adeguatezza delle reti familiari e comunitarie a
rispondere ai bisogni materiali di senso di appartenenza dei soggetti e delle famiglie
all’interno di un contesto comune di vita.

Indici che esprimono le misure sintetiche delle diverse dimensioni:

- Indice di civismo: misura il livello di partecipazione alla vita (politica) del


quartiere e la disponibilità al confronto con altri soggetti/alla mediazione in
caso di (piccoli) conflitti
- Indice di fiducia e di apertura: misura sia la soddisfazione riguardo al
rapporto fra sé e la società sia l’accettazione degli altri
- Indice di relazionalità: esplora la quantità di contatti e di relazioni più o meno
intensi di cui la persona può disporre, ma anche la percezione che la persona ha
di poter contare su amici o dell’esistenza e della qualità delle relazioni
significative sul posto di lavoro o con i vicini di casa
- Indice di sicurezza: misura la percezione della sicurezza e della familiarità nel
quartiere

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- Indice di buon vicinato: misura la quantità di relazioni perseguite o casuali
con vicini di casa o altri abitanti del quartiere
- Indice di tolleranza: rispetto alle differenze
- Indice di socializzazione familiare: misura il tempo dedicato a costruire
relazioni con i figli maggiori di 6 anni
- Indice di capitale sociale comunitario allargato: misura la quantità e qualità
di relazioni che si sono create intorno ai servizi ed alle associazioni utilizzati
dai figli
- Indice di sostegno/aiuto familiare-parentale: misura la quantità di aiuti che
si ricevono da parenti in caso di bisogno
- Indice di capitale sociale familiare interno: misura il livello di condivisione
dei momenti “conviviali” o di assunzione dei cibo con i familiari
- Indice di capitale sociale familiare extranucleare: misura il livello di
condivisione di momenti “conviviali” o di assunzione del cibo con parenti
diversi dai familiari stretti e la possibilità di ricevere aiuto dai parenti.

Due risultati di particolare utilità operativa:

- La presenza di un rilevante deficit di integrazione delle famiglie del


quartiere con particolare riferimento a quelle di più recente
insediamento
- L’importanza delle occasioni socializzative legate ai compiti di cura nei
confronti dei figli e, in particolare, al rapporto con le realtà scolastiche
ed extrascolastiche presenti in zona.

9.4: Conclusione:

In questi anni si è radicalizzata la consapevolezza di una sorta di emergenza famiglia,


che contiene i segni di una progressiva disaffezione da parte delle generazioni più
giovani ad impegnarsi in un progetto familiare e documenta le sfide a cui sono
continuamente esposte le famiglie che, al contrario, investono sui legami e sulla loro
stabilità.

Le ricerche documentano bene la capacità delle famiglie di:

- Attivare scambi intergenerazionali e tra reti primarie e secondarie


- Agire comportamenti prosociali, nelle forme della genitorialità sociale
- Concorrere alla costruzione del capitale sociale all’interno delle comunità di
appartenenza.

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Capitolo 10: Promuovere generatività: interventi di enrichment, mediazione e
gruppi di parola:

10.1: Introduzione:

Gli interventi preventivi sono accumunati da un lavoro di potenziamento delle abilità


dei soggetti cui si rivolgono e si prefiggono come obiettivi la riduzione o il
contenimento del danno e/o lo sviluppo delle risorse.

La prevenzione diventa solo un aspetto della promozione, in quanto promuovendo


generatività al contempo si previene un possibile esito degenerativo e se ne limita il
danno. È il deficit, la mancanza, e soprattutto la consapevolezza della mancanza, che
sollecita la ricerca di risorse per superare l’aspetto di limite che la mancanza porta
con sé.

Anche la motivazione di chi progetta interventi è all’interno di un orizzonte


generativo. La generatività si trova non solo nella finalità dell’intervento ma anche
nella mossa di chi lo propone.

10.2: Percorsi di promozione ed arricchimento del legame familiare:

Enrichment: indica qualcosa che sviluppa e rende più ricco un patrimonio di risorse
che la famiglia possiede, almeno potenzialmente. Gli interventi mirano ad
incrementare le risorse, manifeste o latenti, in modo che la famiglia possa giocare
“tutte le carte a disposizione”; l’obiettivo storico è quello di far apprendere
competenze ed abilità peculiari alle coppie e/o ai componenti della famiglia per
migliorarne/arricchirne il funzionamento e prevenire eventuali sviluppi problematici,
tali da compromettere la qualità e la stabilità delle relazioni.

I percorsi sono pensati come strumenti di accompagnamento alla famiglia lungo le


diverse transizioni del ciclo di vita, finalizzati a custodire ed implementare quella
quota di generatività insita nei legami familiari stessi. Sono pensati come luoghi della
fiducia/speranza e dell’impegno in cui il codice affettivo e quello etico s’intrecciano:
fiducia nelle risorse del legame familiare e speranza che tali risorse emergano,
vengano riconosciute e messe in atto; impegno nel perseguire l’obiettivo di
incrementare la qualità nelle relazioni e di prospettare modalità diverse per far fronte
alle sfide che si manifestano lungo la vita della famiglia.

Si lavora non solo sulle competenze familiari ma anche sui pilastri su cui ruota la
famiglia. L’attenzione è sui legami reali e simbolici della rete relazionale. I legami
familiari, i loro significati e la loro interdipendenza sono al centro di questi interventi.

61
10.2.1: Finalità:

I percorsi, pur declinati di volta in volt in modo specifico a seconda della richiesta
della committenza, dei bisogni formativi dei genitori o delle coppie, sono ispirati a
precisi obiettivi che orientano il lavoro formativo:

- Promuovere la capacità riflessiva delle persone: per farle diventare


maggiormente consapevoli dei pilastri sui quali le loro relazioni sono costruite,
ovvero le dimensioni etico-affettive, intergenerazionali e sociali; stimolare le
persone a riflettere su questi aspetti consente loro di viverli con maggiore
consapevolezza, ri-significandoli per guadagnare non solo in termini di
soddisfazione, ma anche in termini di generatività
- Incrementare la capacità che le persone possiedono di utilizzare risorse ed
abilità per affrontare più efficacemente la vita quotidiana, le transizioni
familiari normative e gli eventi critici non normativi o inattesi: la
consapevolezza che le persone hanno dei loro ambiti relazionali e dei
significati che questi veicolano ha strettamente a che fare con la modalità che
le persone adottano per gestire le loro relazioni, attraverso l’esercizio di
specifiche abilità
- Promuovere la dimensione sociale della famiglia perché essa non imploda in
un atteggiamento autoreferenziale ma possa utilizzare in un’ottica generativa il
confronto e lo scambio con un sociale organizzato: vengono promosse reti tra
le famiglie e tra di esse e le istituzioni che si trovano sul territorio
- Incrementare il familiare: le qualità che permettono alle famiglie di essere
tali, di prendersi cura e sviluppare il legame sia coniugale che genitoriale,
capaci di essere generative.

È la promozione della quota di generatività insita nei legami che spinge i membri
familiari a muoversi in modo benefico e creativo non solo verso l’altro e la relazione
stessa, ma anche nei confronti di relazioni familiari e sociali.

10.2.2: Metodologia di intervento:

I percorsi utilizzano e valorizzano il piccolo gruppo come uno strumento privilegiato


di lavoro. Il gruppo infatti facilita l’espressione e la riflessione su di sé: rispecchiarsi
nell’altro consente di raggiungere indirettamente se stessi, in quanto l’altro può
esprimere prima di noi e per noi emozioni, sentimenti e vissuti. Grazie al lavoro
gruppale si crea tra i partecipanti un aspetto di comunanza e di condivisione di ansie,
timori, speranze che facilita l’apertura di sé e la rielaborazione individuale. Il gruppo
inoltre consente ai suoi membri di conoscere ma anche di sperimentare dimensioni
62
famigliari permettendo un’esperienza di appartenenza e di contenimento, di
accoglienza e di riconoscimento del Sé attraverso un lavoro orientato da obiettivi. Il
gruppo infine presentifica il sociale: proprio attraverso il lavoro gruppale si può
sperimentare come ogni relazione è necessitante di altre relazioni e come il confronto
sociale possa promuovere processi generativi familiari e contrastare un pericoloso
ripiegamento verso atteggiamenti autoreferenziali: il gruppo consente anche di
sperimentare come “familiare” un “sociale” prima sconosciuto ed estraneo.

Modalità semi-strutturata: pur tenendo fissi gli obiettivi, la scelta della sequenza e
degli strumenti dipende dal gruppo, dal suo processo e dalla valutazione che il
formatore compie non solo all’inizio del percorso, ma anche in itinere.

I percorsi sono accompagnati da un apparato di valutazione che riguarda sia la


progettazione, sia la realizzazione, sia i suoi esiti.

Dopo la progettazione iniziale, il percorso viene realizzato in 4-6 incontri della durata
di 2-3 ore. Ogni incontro tratta specificamente temi familiari ma anche aspetti del
processo formativo.

10.2.3: Esempi: “Nei panni del figlio”, “Lo stemma familiare attribuito”, “Role-
playing sulla comunicazione”:

Nei panni del figlio: permette ai genitori di conoscere e ri-conoscere il proprio figlio
ed i suoi bisogni attraverso la ricostruzione della propria storia. Ai membri del
gruppo viene chiesto di rispondere a due domande: “Quali sono i bisogni di mio
figlio?” e “Quali bisogni avevo io all’età di mio figlio?”. L’obiettivo è quello di
riconoscersi come persone bisognose e cogliere, attraverso uno sforzo empatico, i
bisogni dei propri figli. Stimola le capacità riflessive dei partecipanti per fargli
cogliere con maggiore empatia i bisogni dei propri figli. L’esito delle risposte è
raccolto e condiviso in gruppo in modo da favorire il rispecchiamento, la
normalizzazione ed il confronto sociale. Dalla rappresentazione del bisogno come
mancanza da saturare (che rimanda anche ad un’immagine di sé come genitore non
adeguato) a quella che considera il bisogno come risorsa ed occasione di crescita.

Lo stemma familiare attribuito: consente di sviluppare un’abilità riflessiva non solo


sulla propria relazione ma anche sulle connessioni tra questa e la relazione di coppia
dei propri genitori. A ciascun partner delle coppie si chiede di disegnare uno “stemma
familiare” dividendo un foglio in 4 quadranti entro i quali indicare la più grande
forza, la più grande debolezza, il più grande desiderio ed il motto dei “propri genitori
come coppia”. In secondo luogo si chiede ai partner, congiuntamente, di disegnare un
nuovo stemma riferendosi questa volta alla propria coppia. La coppia è poi chiamata
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a confrontare ed a confrontarsi sui disegni fatti. I partecipanti possono fare
un’esperienza di coppia ma anche rappresentare graficamente alcuni aspetti del loro
legame, nei suoi aspetti relazionali e simbolici. Il confronto nel gruppo poi facilita la
possibilità per le coppie di sperimentare vicinanza e rassicurazione con gli altri
partecipanti.

Role-playing sulla comunicazione: utile per promuovere un’abilità riflessiva sul


tema della comunicazione e per acquisire delle specifiche competenze comunicative.
È introdotto da un momento di riflessione sulle proprie modalità comunicative: ai
partecipanti è chiesto di condividere con il gruppo le situazioni in cui si comunica coi
figli in modo sereno o senza particolare conflittualità indicando specificamente dove
si comunica, quanto e di cosa. Il confronto di gruppo sulle modalità comunicative
sollecita i partecipanti a prestare attenzione alle proprie abilità comunicative,
dialogiche e di ascolto dell’altro. Il gioco di ruolo prevede la presenza di osservatori
che hanno il compito specifico di evidenziare alcuni aspetti cruciali della
comunicazione e che al conclusione dell’esercitazione riportano l’esperienza fatta alle
teorie sulla comunicazione, dando al gruppo una spiegazione degli stili comunicativi
che favoriscono o ostacolano la comunicazione.

10.3: La mediazione familiare:

Si tratta di una pratica di aiuto nata allo scopo di facilitare la riorganizzazione delle
relazioni familiari nel caso di separazione e divorzio, seguendo logiche ed itinerari
alternativi al percorso giudiziario e con l’esplicito intento di salvaguardare e
promuovere la genitorialità.

10.3.1: Finalità:

La mediazione familiare può qualificarsi come una pratica clinico-sociale orientata


non solo ad offrire un aiuto per la risoluzione dei conflitti, ma volta a trattare il
rischio evolutivo presente in ogni passaggio trasformativo dell’organizzazione
familiare. Non si tratta di situazioni patologiche, ma di passaggi trasformativi che in
alcuni casi possono rivelarsi estremamente difficili e dolorosi e che richiedono un
rimodellamento degli assetti relazionali. Non di rado dolore e difficoltà si
manifestano attraverso conflitti distruttivi che possono determinare una grave
lacerazione delle relazioni e costituire un attacco all’integrità psichica delle persone.

Il conflitto rimane il marcatore specifico della mediazione, l’oggetto esplicito e


principale di lavoro condotto in un’ottica di problem solving, ovvero di ricerca
negoziata di una soluzione consensuale e responsabile. Il lavoro mediativo ha come
finalità la ricerca consapevole e responsabile di accordi, non è nient’altro che un
64
itinerario che procede dal conflitto o dal disaccordo ad una soluzione condivisa. Allo
stesso tempo il conflitto non è considerato il problema o un fenomeno
invariabilmente distruttivo. Non è la presenza/assenza del conflitto ciò che distingue
il funzionamento di una coppia o di una famiglia ben funzionante da una coppia più
problematica, ma piuttosto la modalità di gestione costruttiva o distruttiva dello
stesso.

La separazione ed il divorzio costituiscono l’ambito paradigmatico della mediazione


familiare, ma non l’unico. È proprio nella transizione separativa che si manifestano in
modo eclatante la valenza sintomatica del conflitto ed il carattere rischioso del
passaggio.

La mediazione è un terzo in quei momenti critici in cui la dimensione del conflitto


esplode più drammaticamente con il rischio della distruzione di un valore
indispensabile per vivere: la fiducia e la speranza nei legami. Il lavoro mediativo
assume una valenza ed un significato rituali: un lavoro di accompagnamento al
cambiamento dell’organizzazione familiare e la predisposizione di un itinerario
spazio-temporale che promuova il riconoscimento del senso della crisi ed una sua
elaborazione/superamento, all’interno di un contesto in cui un rappresentante della
comunità affianca i membri del corpo familiare nel reperimento di soluzioni
costruttive che portino in salvo il valore del legame. Esso si struttura come un rito di
passaggio, una transizione reale e simbolica della famiglia, uno spazio di facilitazione
e sostegno al processo di riorganizzazione delle relazioni familiari per la salvaguardia
dei legami stessi.

Caratteri di fondo:

- Focalizzazione sull’obiettivo di ricercare una soluzione negoziata del


conflitto e quindi necessità che ci sia, come oggetto di lavoro, un compito
decisionale possibile, ben identificato e chiaramente circoscritto
- Autonomia dal contesto giudiziario, volontarietà dell’accesso e
riservatezza del processo di lavoro
- Specificità del ruolo del mediatore, identificato in una posizione terza
rispetto alle parti in conflitto, a cui non compete alcuna responsabilità
circa il merito delle decisioni (che dovranno essere assunte liberamente dalle
parti) bensì il compito di guidare il processo di lavoro
- Carattere paritetico della relazione di lavoro tra il mediatore e le parti,
pur nella precisa distinzione di compiti e di responsabilità.

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Principali elementi specifici del modo di proporre la mediazione familiare riguardano
in particolare 4 aspetti:

- Utilizzabilità della pratica mediativa non solo nelle situazioni di


separazione e divorzio, ma anche in riferimento ad altri conflitti familiari,
a condizione però che tra le parti vi sia una pariteticità di responsabilità
decisionale
- Carattere “globale”, ovvero possibilità (non obbligo) di negoziare all’interno
del percorso mediativo tutti i temi oggetto di conflitto e suscettibili di una
decisione autonoma delle parti: non solo la definizione delle modalità di affido
e di frequentazione con i figli o la distribuzione dei carichi di cura, ma anche
gli aspetti economici e patrimoniali
- Rilievo attribuito alle dimensioni relazionali (e non puramente interattivo-
comunicative), inteso sia come elemento cruciale del processo di lavoro, sia
come possibilità di offrire uno spazio di parola e di significazione circa il senso
ed il valore della trasformazione familiare che il conflitto ha evidenziato e reso
necessaria
- Inclusione all’interno del percorso di mediazione di una fase preliminare,
distinta ma integrata, finalizzata alla “costruzione delle mediabilità”,
ovvero all’aiuto alla “presa di decisione”.

10.3.2: Metodologia di intervento:

Nell’approccio relazionale-simbolico il mediatore gioca un ruolo ispirato alla


valorizzazione dei legami tra le generazioni e tra le stirpi, e per questa ragione dedica
tempo e spazio all’esplorazione della natura dei legami tra genitori e figli, tra figli e
nonni, tra stirpe materna e stirpe paterna.

La fase iniziale del percorso mediativo, che precede la negoziazione vera e propria,
risponde alla necessità di costruire un progetto di lavoro condiviso e si fonda anche
sulla constatazione che molte coppie si presentano in mediazione con una posizione
palesemente asimmetrica. Questa fase consiste in un lavoro finalizzato ad aiutare i
coniugi a discutere e riflettere sul senso della loro vicenda di coppia ed a confrontarsi
con le conseguenze della separazione, sia sul piano personale, sia sul piano
dell’organizzazione della vita familiare, nonché a valutare i differenti
strumenti/percorsi attraverso i quali è possibile prende le conseguenti decisioni.
tecniche:

- Genogramma familiare: utile nell’aiutare i genitori a ricollocarsi nel proprio


scenario generazionale portando in scena le due stirpi che hanno generato quel
66
gruppo familiare e con l’aiuto di un terzo è possibile ai genitori riconoscere e
valorizzare la duplice matrice familiare e rende possibile ripensare a ciò che ha
fatto problema, ma anche rintracciare nella rete generazionale risorse e supporti
per sé e per i figli. Questa modalità coinvolge i coniugi in una ri-narrazione
della vicenda familiare e di coppia che li sollecita ad un coinvolgimento attivo
e carico di affettività e li stimola a riappropriarsi del senso della propria
vicenda, sollecitandoli a riconoscere quanto di positivo e di vitale hanno potuto
scambiarsi attraverso il loro legame. Tale modalità di lavoro non ha
intenzionalità terapeutica ed è solitamente circoscritta a pochi incontri con la
coppia. Compito del mediatore è guidare il processo di lavoro e sostenere
l’assunzione attiva del ruolo e della responsabilità delle parti
- Intervista clinica generazionale.

Seconda fase: definizione del contratto di mediazione: redatto dal mediatore, che
ne offre alla firma una copia a ciascun genitore dopo aver discusso insieme l’ordine
con il quale conviene affrontare ogni questione. Segna il transito dalla fase
preliminare alla fase di negoziazione. La finalità di questo documento e la richiesta di
sottoscriverlo in modo autografo hanno una valenza simbolico-affettiva di rituale.

Fase centrale: attività di negoziazione: viene condotta secondo la logica e la tecnica


della “negoziazione ragionata”. Ciascuno dei temi individuati viene affrontato
secondo una sequenza quadripartita:

- Definizione comune del problema


- Esplorazione ed identificazione degli interessi e dei bisogni ad esso
correlati
- Ricerca e sviluppo delle possibili opzioni
- Valutazione critica delle opzioni e decisione.

Tale modo di procedere è comune ad ogni modello di mediazione familiare.

La fase di negoziazione si conclude nel momento in cui per ciascuno dei temi indicati
nel contratto o nell’agenda dei lavori è stata individuata un’ipotesi di accordo.

Fase conclusiva: redazione degli accordi: la stesura del progetto d’intesa, il


documento che, sottoscritto dai genitori, potrà essere utilizzato per predisporre il
ricorso di separazione da depositare in tribunale. Occorre tener conto che tutte le
opzioni individuate durante le negoziazioni devono essere riconsiderate e valutate
congiuntamente: la riorganizzazione della vita familiare è infatti qualcosa che, pur
essendo articolata e differenziata, deve integrarsi in un’unità armonica e gli accordi
trovati sui vari elementi di discussione devono perciò trovare un equilibrio
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complessivo. Questa fase inoltre si riconnette alla valenza rituale che attribuiamo
all’intero processo di mediazione e che trova singolare espressione.

La conclusione degli incontri di mediazione ripropone, in termini simbolici, la fine di


un legame e pone i genitori di fronte al timore che l’”assenza del terzo” possa rendere
fragile o impraticabile la fiducia nell’altro. L’ultimo incontro è quindi dedicato ad
un’attività di “meditazione”, ad una riflessione che ripercorre il cammino compiuto
ed aiuta i genitori ad individuare le ragioni e le loro personali risorse che lo hanno
reso possibile. La sottoscrizione del progetto di intesa e la consegna materiale del
testo degli accordi, il gesto finale della mediazione, si caricano così a loro volta di un
grande valore affettivo e simbolico e divengono un “oggetto rituale” che pone un
punto fermo nella transizione oltre la separazione.

10.3.3: La mediazione intergenerazionale:

In qualche caso è pensata e praticata come una variante della mediazione familiare o
come una forma particolare di mediazione sociale e riguarda bisogni e situazioni che
sono oggetto anche di altre pratiche professionali.

Due condizioni preliminari:

- Deve trattarsi di una vera e propria mediazione, vale a dire che:


o Deve costituirsi una domanda esplicita e condivisa affinché un terzo
sia chiamato ad occuparsi della controversia
o Deve esserci un oggetto di lavoro circoscritto e definito
congiuntamente
o Deve avere come finalità il tentativo di prendere accordi: il compito
distintivo è la presa di decisione
o Deve prevedere una posizione precisa del mediatore
o Deve esserci, tra i vari soggetti coinvolti, una posizione di potere /
responsabilità sufficientemente equilibrata, per lo meno per quanto
riguarda il conflitto/compito decisionale oggetto di intervento
- Il conflitto/compito decisionale deve coinvolgere (direttamente o
indirettamente) almeno due diverse generazioni: può riguardare differenti
relazioni ed una grande varietà di oggetti/conflitti:
o Conflitti tra figli adulti per questioni economico/patrimoniali
o Conflitti tra figli adulti per la gestione della cura e della tutela di
genitori anziani o di fratelli minori
o Conflitti tra figli adulti e genitori per la regolazione delle
frequentazioni tra nonni e nipoti minorenni (diritto di visita)
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o Conflitti tra stirpi, ovvero tra nonni materni e nonni paterni.

Le differenze tra i due tipi di mediazione stanno nella natura e negli oggetti del
conflitto, nella tipologia dei soggetti coinvolti e nella caratteristica dell’evento
critico/transizione.

Si tratta di una modalità di intervento ancora assai poco diffusa, ma che negli ultimi
anni ha cominciato ad essere proposta in modo estensivo, soprattutto come percorso
alternativo nella gestione di conflitti tra figli adulti chiamati a prendersi cura di
genitori anziani non più autosufficienti.

10.4: I gruppi di parola per figli di genitori separati:

Sono una proposta nata per rispondere all’esigenza di supportare i figli di famiglie
che attraversano il dramma della frattura coniugale e sono anche un aiuto indiretto
alla coppia genitoriale stessa, spesso in difficoltà nel “mettere parola” su ciò che si sta
vivendo in famiglia. Sono un aiuto del sociale alla famiglia esposta ad una transizione
difficile per prevenire difficoltà nello sviluppo delle nuove generazioni.

10.4.1: Finalità:

L’obiettivo è quello di facilitare l’adattamento del bambino alla nuova situazione


familiare. La finalità non è solo preventiva ma contemporaneamente promozionale,
tesa non tanto e non solo a sedare ma piuttosto a contrastare attivamente i possibili
esiti degenerativi del divorzio per mettere in campo risorse di fiducia, speranza e di
salvaguardia di giustizia per il futuro del legame tra genitori e figli.

Lo strumento principe è la parola che emerge da un gruppo centrato sulla cura che
proviene dai legami e da strumenti e gesti che ne sappiano esprimere la portata
simbolica.

Il conduttore introduce di volta in volta alcuni temi su cui lavorare utilizzando diversi
strumenti e diverse attività che si prestano ad essere commentati.

10.4.2: Metodologia di intervento:

Ai genitori viene proposta l’iniziativa del gruppo di parola come sostegno per i
bambini o ragazzi che vivono l’esperienza della separazione dei genitori, come aiuto
ad esprimere i loro sentimenti attraverso la parola, il disegno, i giochi di ruolo, come
luogo in cui porre delle domande, avere delle informazioni e trovare una rete di
scambio e di sostegno.

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I genitori vengono invitati ad un breve colloquio informativo che ha il significato di
rinforzare l’alleanza tra di loro e rimarcare che il professionista si inserisce in un
legame preesistente. Essi firmano il consenso autorizzando il bambino ad accedere ad
un luogo dove poter parlare sia di mamma che di papà, sia dell’una sia dell’altra
famiglia d’origine.

La terapia dura 4 incontri di due ore settimanali con gruppi di 6-8 bambini.

Il lavoro del gruppo ha come esito finale la redazione comune di un messaggio scritto
che viene letto ai genitori. La seconda ora del quarto incontro vede la presenza dei
padri e delle madri ai quali i bambini leggono una lettera da loro redatta e che
raccoglie in forma anonima i loro desiderata.

A questa lettera i genitori rispondono con un messaggio anonimo individuale in cui


affermano con forza di voler loro bene, li rassicurano sul loro futuro, dichiarano di
essere consapevoli del disagio provocato loro, a volte chiedono scusa.

Il vantaggio del lavoro di gruppo e della lettera in gruppo consiste nel fatto che i figli
dei genitori separati non sono costretti ad un’osservazione introspettiva ma possono
parlare delle emozioni in modo meno pericoloso del rapporto diretto. Nel gruppo il
bambino può sostare in un’area creativa dove si può fare a memoria del passato e
prefigurare il futuro.

La conduzione di solito avviene da parte di due formatori di sesso diverso


appositamente formati nel campo della gestione dei gruppi e delle tematiche del
divorzio.

Questa iniziativa risulta avere una grande efficacia, testimoniata dal commento
unanimemente positivo dei genitori durante il colloquio finale coi conduttori.

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Capitolo 11: Il modello e la “fiction”: clinica dei corpi familiari:

11.1: L’orientamento:

Metafora viva (Paul Ricoeur): ciò che sollecita immagine e sentimento; si tratta di
uno spazio linguistico che s’insinua tra logica semantica ed analogica.

Filosofia del come se (Vaihinger): ha come centro di attenzione il sistema delle


finzioni scientifiche etico-pratiche proprie del genere umano e come presupposto
l’idea che il pensiero scientifico sia una funzione della psiche. La finzione consiste in
un sistema di idee, ma anche di invenzioni ed immagini il cui scopo finale è la prassi.
La finzione si motiva per i servigi che rende al pensiero scientifico.

Due strade a disposizione per entrare nei corpi familiari:

- Strada relativa alla persona come membro gruppale (destino personale): il


contesto riguarda la relazione tra generanti e tra stirpi di appartenenza
- Strada relativa all’incontro tra generazioni (destino familiare): il contesto
è quello culturale e storico-geografico.

Pilastri concettuali della fiction di corpo familiare: relazione, generatività,


antigeneratività, transizioni, blocchi. Se le relazioni sono considerate costitutive, la
generatività e le transizioni sono conflittuali in se stesse, aperte a più vie, alcune che
sostengono il legame, altre che introducono l’antilegame.

La “fiction” del corpo familiare si propone come un vero e proprio orientamento


clinico in grado di occuparsi di singole persone, di coppie, di famiglie, che ha
suoi principi ed una propria metodologia di intervento. Ciò è dovuto alla sua
presupposizione fondativa che fa della persona, intesa come essere in relazione, e
dei livelli multipli dell’esserci relazionale il suo fulcro.

Ci sono altri principi-guida della “fiction”, tra cui quello generazionale e quello
simbolico. il primo afferma che tocca alle generazioni precedenti rispondere di
ed a quelle successive; il secondo riconosce la presenza di una “corrente
sotterranea” relativa al mondo dei legami tra gli uomini che riguarda i temi
della fiducia, della speranza e della giustizia.

11.2: Il transfert generazionale, la corrente simbolica ed il contesto:

Transfert generazionale: si fonda su azioni specifiche quali il trasmettere, il


tramandare ed il trasgredire. Ciascuna di esse presenta aree di salute relazionale così
come di sua caduta. Il trasgredire significa sia andare oltre il proprio destino, sia
attaccare i legami tra i membri familiari.
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Punti cardine dell’intervento clinico sono la fiducia e la sfiducia. Senza un minimo di
fiducia non è possibile costruire nulla, perché essa è il fondamento della relazione.
Interlocutore privilegiato della fiducia è la speranza.

Erickson: la speranza è “energia di base” ed “attesa di desiderio” nei confronti della


relazione.

Manniger: la speranza è la spinta creativa che entra in lotta contro la dissoluzione dei
legami e l’autodistruzione individuale.

Minkovski: la speranza è “una” e sempre in potenza nel suo rendere al futuro un


movimento senza fine e senza confini.

Borgna: attesa e speranza sono le strutture portanti della condizione umana.

Nocciolo della questione clinica sono il principio di responsabilità ed il principio


di tenerezza.

L’orientamento clinico dei corpi familiari riconosce e sostiene la differenza dei


contesti di cura (consulenza, diagnostica, psicoterapia) ma chiede a ciascuno di
essi di essere espansivo del legame tra gli uomini a partire dai legami
generazionali, vale a dire ciò “che fa famiglia”. Nello stesso tempo sollecita per
ciascun contesto l’attività di ricerca senza la quale non è possibile approfondire
la tematica dei legami, partendo dai medesimi. La posizione del clinico è:

- Umile: sa che ciò che trasforma è la relazione medesima e perché si affida


soprattutto ai legami tra generi, generazioni e stirpi, ancora prima che al
legame con se stesso e con il contesto clinico da parte dei familiari
- Prudente: perché sa che ogni passo è un rischio e che d’altra parte senza passo
rischioso non si va incontro all’altro ed alla vita
- Tenera: perché, nonostante la violenza del male che si insinua nei legami e li
attacca, considera i medesimi come vitali. Si attende che prenda spazio il dono
che consiste nella possibilità di perdono a se stessi ed all’altro, nella
riconciliazione tra le parti e nel favorire l’atto equo che rimette il giusto entro i
legami. La tenerezza fa fede sulla fiducia, la speranza, la giustizia, conoscendo
il polo tragico occupato da sfiducia, disperazione ed iniquità
- Sobria: perché sa che occorre fare ciò che è possibile ed essenziale. Occorre
infatti mirare al centro dei legami, alla loro qualità ed all’intreccio plausibile e
non disperdersi nella bulimia degli indizi
- Competente: perché in possesso di tecniche che gli derivano da conoscenze e
pratiche che altri, prima di lui, hanno messo a disposizione e che nello stesso
72
tempo egli rinnova e rilancia. Competente perché ha appreso a sentire ed a
restituire, nel caso, suoi sentimenti e pensieri. Per questo si serve anche della
capacità di produrre immagini e di metafore vive.

11.3: L’incorporazione necessaria e la personazione:

La clinica dei corpi familiari è attenta anche alle azioni di incorporazione (la fantasia
di prendere dentro il proprio corpo un “oggetto” avvertito come fisicamente presente
e che ha un suo spazio ed una sua azione, si tratta del prodotto dell’introiezione e ha
come risultato la presenza di introietti) e di personazione.

Tutte le forme di grave psicopatologia si connettono alla tragicità legata agli scambi
generazionali. Tali scambi non escludono la presenza della componente genetica ma
la inseriscono sempre nel registro delle relazioni umane.

L’incorporazione e le sue forme costituiscono una base del pensiero clinico. Essa
può essere costruttiva o distruttiva, ma quest’ultima avviene solo se il male ha
preso il sopravvento. Lo sviluppo sano del Sé personale richiede di incorporare
aspetti buoni quali la fiducia nella relazione con l’altro e con la vita.

Le perversioni della personalizzazione si situano agli estremi di una curva: da un lato


il diniego e dall’altro l’isolamento. Il diniego si connette alla rabbia ed al rancore per
la differenza intrattabile; la convinzione di fondo è che siamo tutti ugualmente tesi
allo sfruttamento ed all’abuso dell’altro. L’isolamento si connette alla delusione
profonda, all’impraticabilità del legame: la corrente depressiva è allora dominante.

La personazione (essere in relazione, essere se stessi) è un’impresa che accompagna


tutta la vita e sempre all’interno dei registro dei legami.

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Parte quarta: Gli strumenti:

Capitolo 12: Dare “peso” ai legami familiari: scale di misurazione e strumenti


qualitativi:

12.1: Introduzione:

Gli strumenti qualitativi non sono interscambiabili per via della loro specificità, ma
possono essere tra loro integrati o fatti dialogare con le scale di misurazione,
assumendo così uno sguardo a 360° sulla famiglia. Se le scale di misurazione operano
prevalentemente in “orizzontale”, coinvolgendo molti partecipanti ed estendendo la
conoscenza prodotta, gli strumenti qualitativi si calano in “verticale” per far emergere
caratteristiche che stanno sul fondo, latenti.

12.2: Le scale di misurazione:

- Scala di Soddisfazione Coniugale (Scabini): risconto emozionale di un


processo di percezione e valutazione dell’altro e del rapporto che con lui si
intrattiene.
- Parent Adolescent Support Scale (Scabini, Cigoli): misura del supporto tra
genitori e figli adolescenti e dell’affidabilità del legame tra le generazioni.
- Parent Adolescent Communication Scale (Barnes, Olson): fornisce una
descrizione degli aspetti di aperture e di problematicità della comunicazione tra
genitori e figli adolescenti.
- Family Adaptability and Cohesion Evaluation Scale (Olson, Portner,
Lavee): sposta l’attenzione sulla famiglia nel suo insieme e, in particolare,
sulle dimensioni di adattabilità e di coesione familiari.

12.1.1: Le scale adattate al contesto italiano:

- Dyadic Coping Questionnaire (Bodenmann): misura la capacità dei partner


di affrontare insieme gli eventi stressanti, salvaguardando la qualità della
relazione di coppia, quindi l’abilità della coppia di riorganizzarsi quando è di
fronte a sfide più o meno critiche. Senso di coerenza: sentimento di fiducia
circa la predicibilità e l’importanza di ciò che accade nel proprio ambiente. Si
articola in più componenti:
o Comprensibilità
o Gestibilità: fiducia che gli stimoli derivanti dal proprio ambiente interno
ed esterno siano strutturati, prevedibili e gestibili
o Significatività: vivere questi stimoli come sfide degne di investimento e
di impegno.
74
- Sense of Coherence Scale (Antonovsky): apre al tema della fiducia ed
esprime l’apertura ad un mondo sociale che si ritiene restituisca per quanto si
investa, in un modo “giusto”
- Family Procedural Justice Scale (Fondacaro, Jackson, Luescher): misura la
giustizia in famiglia così come esperita dai figli, nella gestione di conflitti/litigi
con i genitori. Si articola in diversi dimensioni, alcune cognitive ed altre di
natura emotiva.
- Felt Obligation Measure (Stein): studia aspetti etici delle relazioni
intergenerazionali fornendo una misura degli obblighi familiari in termini di
mantenimento dei contatti e dei rituali familiari, di assistenza, di evitamento
del conflitto nella relazione genitori-figli, di aspettative rispetto al sentirsi
autonomi e rispetto alla condivisione di questioni personali con gli altri
membri della famiglia.

12.2.2: Le scale di nuova formulazione:

- Scala delle Dimensioni Positive della Coppia e Scala delle Dimensioni


Negative della Coppia (Bertoni, Bodenman): consentono di ricavare una
visione globale della realtà di coppia.
- Parent-Adolescent Support Scale e Parent-Adolescent Communication
Scale: rilevano la qualità della comunicazione, il rapporto e la fiducia come
espressione dell’unione tra i partner. La seconda misura il distress relazionale e
le problematicità
- Marital Offence-Specific Forgiveness Scale (Paleari, Regalia, Fincham):
misura la capacità di misura della capacità di perdono a seguito di un’offesa
ricevuta sia in termini negativi come assenza di evitamento e di vendetta, sia in
termini positivi, come benevolenza verso l’ossensore
- Scala di Autoefficacia Coniugale Percepita, Scala di Autoefficacia Filiale
Percepita, Scala di Autoefficacia Genitoriale Percepita, Scala di Efficacia
Familiare Collettiva Percepita (Caprara, Regalia, Scabini): applicano
l’autoefficacia all’ambito familiare: le prime tre esaminano gli ambiti classici
della relazione, la quarta esamina la percezione chei membri familiari hanno
della famiglia nella sua globalità
o Scala di Autoefficacia Coniugale Percepita: misura le convinzioni del
coniuge di saper comunicare apertamente con il proprio partner, di
sapergli offrire il supporto necessario, di risolvere adeguatamente i
problemi legati alla vita matrimoniale, di stabilire equilibrate relazioni
con le famiglie di origine e con il contesto sociale. Mette in evidenza le
capacità effettive della coppia.
75
o Scala di Autoefficacia Filiale Percepita: si riferisce alla convinzione
dell’adolescente di essere in grado di instaurare una relazione costruttiva
con i genitori, mantenendo un dialogo aperto, sapendo gestire le reazioni
emotive negative nei confronti dei proprio genitori ed agendo in modo
assertivo
o Scala di Autoefficacia Genitoriale Percepita: convinzione dei genitori
con un figlio adolescente di saper gestire differenti aspetti della relazione
con il figlio, in particolare quegli aspetti connessi al compito specifico
che essi hanno in questa fase. Il processo è sostenuto da una
comunicazione aperta e flessibile, dal supporto alle attività del figlio e
dalla capacità genitoriale di esercitare una chiara funzione di guida.
o Scala di Efficacia Familiare Collettiva Percepita: ai soggetti è
richiesto di esprimere una valutazione sulla capacità della loro famiglia,
nel suo insieme, di affrontare una serie di compiti fondamentali per il
suo buon funzionamento e per la promozione del benessere dei suoi
membri
- Scala di percezione della Filiazione Adottiva e Scala della Genitorialità
Adottiva (Iafrate, Rosnati): fa riferimento al riconoscimento da parte del
figlio adottato della propria appartenenza alla storia familiare ed al legittimarsi
da parte dei genitori ad essere il padre e la madre di quel bambino pur nella
consapevolezza delle origini differenti.

12.2.3: Le scale in preparazione:

- Scala di generatività di Coppia (Donato, Parise, Iafrate) che prende


spunto dalla Loyola Generativity Scale (McAdams, de St. Aubin): si
propone di misurare la capacità della coppia di essere generativa, cioè in grado
di prendersi cura delle generazioni future con atteggiamenti prosociali e di
solidarietà. Due le dimensioni:
o Dimensione agentic: desiderio di sopravvivere a se stessi come coppia e
di ottenere una sorta di immortalità simbolica
o Dimensione communal: desiderio di essere, come coppia, di aiuto agli
altri.
- Scala di genitorialità Condivisa (Ranieri, Rosnati): rimanda ad alcune
dimensioni relazionali quali il sostegno, la condivisione della responsabilità, il
rispetto, la fiducia ed il riconoscimento reciproco.
- Scala di Parenting Intrusivo-Riconoscimento dell’Altro (Scabini, Manzi):
il figlio adolescente risponde ad una serie di item che sondano la percezione
che egli ha di alcuni comportamenti/atteggiamenti dei genitori (intrusività): ne
76
valutano il sentimento di essere o meno riconosciuto nella propria
individualità. I genitori invischiati non riconoscono la presenza del figlio come
altro da sé, dai propri sentimenti e dai propri desideri, col rischio che il senso
di identità del figlio risulti minacciato e quest’ultimo sviluppi un senso
negativo di sé e del legame.

Le scale di misurazione a confronto:

Diadic Coping Questionnaire (Bodenmann)


Cosa Modalità con cui ciascun partner comunica all’altro il proprio stato di
valuta: stress e con cui i partner gestiscono lo stress quotidiano come coppia
(coping diadico comune, supportivo, delegato, negativo). La scala
misura inoltre la soddisfazione dei partner e l’efficacia percepita da
questi circa il loro modo di gestire lo stress come coppia
Versioni Per ciò che concerne la comunicazione dello stress e le risposte di
disponibili: coping diadico di ciascun partner, ad esclusione del coping diadico
comune, la scala misura sia le autopercezioni sia le eteropercezioni dei
partner
Numero di 41.
item:
Modalità Scala Likert a 5 passi, da 1= “mai” a 5=”molto spesso”
di risposta:
Sense of Coherence Scale (Antonovsky)
Cosa Senso di coerenza individuale (comprensibilità/gestibilità,
valuta: significatività)
Versioni Oltre ad una versione completa, da applicare ai soggetti
disponibili: individualmente, è disponibile una versione breve che ha trovato una
più vasta applicazione
Numero di 29 nella versione completa, 13 nella versione breve, ridotti ad 11
item: nell’adattamento italiano
Modalità Scala Likert a 7 passi (i punti di ancoraggio variano a seconda degli
di risposta: item)
Family Procedural Justice Scale (Fondacaro, Jackson, Luescher)
Cosa Giustizia procedurale in famiglia (controllo del processo, voce,
valuta: coerenza, neutralità, accuratezza, correzione, dignità/rispetto,
posizione/riconoscimento dello status, fiducia, correttezza procedurale
globale)
Versioni è disponibile una sola versione da somministrare ai figli
disponibili:
Numero di 60. Gli item sono preceduti da un breve stimolo, che consente un
item: ancoraggio concreto alla dimensione esperienziale
Modalità Scala Likert a 5 passi (da 1= “per niente” a 5= “moltissimo”
di risposta:
77
Felt Obligation Measure (Stein)
Cosa Doveri percepiti all’interno delle relazioni familiari (mantenimento dei
valuta: contatti e dei rituali familiari, evitamento del conflitto, assistenza, self-
sufficiency, personal sharing)
Versioni Nell’adattamento di Rossi Del Corso sono disponibili due versioni,
disponibili: una relativa agli obblighi percepiti verso la madre e l’altra verso il
padre. Inoltre sono state elaborate due versioni differenti per la
generazione di mezzo e per i giovani-adulti.
Numero di 34 nella versione originale, da 12 a 17 nell’adattamento italiano a
item: seconda del destinatario della scala
Modalità Scala Likert a 5 passi (da 1 = “mai” a 5 = “sempre”)
di risposta:
Scala delle Dimensioni Positive della Coppia (Bertoni, Bodenman)
Cosa Unione dei coniugi
valuta:
Versioni La scala è predisposta in due versioni, una per ciascun partner della
disponibili: relazione
Numero di 7
item:
Modalità Scala Likert a 5 passi (da 1=”completamente in disaccordo” a 5=
di risposta: “completamente in accordo”)
Scala delle Dimensioni Negative della Coppia (Bertoni, Bodenman)
Cosa Difficoltà nel legame coniugale
valuta:
Versioni La scala è predisposta in due versioni, una per ciascun partner della
disponibili: relazione
Numero di 7
item:
Modalità Scala Likert a 5 passi (da 1=”completamente in disaccordo” a 5=
di risposta: “completamente in accordo”)
Marital Offence-Specific Forgiveness Scale (Paleari, Regalia, Fincham)
Cosa Perdono (risentimento/evitamento e benevolenza) per un’ffesa
valuta: specifica
Versioni La scala è rivolta a ciascun partner della relazione di coppia. Esiste
disponibili: anche una versione monodimensionale dello strumento che misura la
tendenza a perdonare il coniuge in generale (anziché il perdono per
un’offesa specifica)
Numero di 10
item:
Modalità Scala Likert a 6 passi (da 1= “fortemente in disaccordo” a 6=
di risposta: “fortemente in accordo”)
Scala di Autoefficacia Coniugale Percepita (Caprara, Regalia, Scabini)
Cosa Autoefficacia coniugale
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valuta:
Versioni La scala è predisposta in due versioni, una per ciascun partner della
disponibili: relazione
Numero di 15
item:
Modalità Scala Likert a 7 passi (da 1 = “per niente capace” a 7= “del tutto
di risposta: capace”)
Scala di Autoefficacia Filiale Percepita (Caprara, Regalia, Scabini)
Cosa Autoefficacia filiale
valuta:
Versioni La scala è predisposta in una sola versione da somministrare ai figlio
disponibili: adolescente
Numero di 20
item:
Modalità Scala Likert a 7 passi (da 1 = “per niente capace” a 7= “del tutto
di risposta: capace”)
Scala di Autoefficacia Genitoriale Percepita (Caprara, Regalia, Scabini)
Cosa Autoefficacia genitoriale
valuta:
Versioni La scala è predisposta in due versioni, una per il padre ed una per la
disponibili: madre
Numero di 15
item:
Modalità Scala Likert a 7 passi (da 1 = “per niente capace” a 7= “del tutto
di risposta: capace”)
Scala di Efficacia Familiare Collettiva Percepita (Caprara, Regalia, Scabini)
Cosa Efficacia familiare
valuta:
Versioni La scala è predisposta in una versione identica per i vari membri della
disponibili: famiglia
Numero di 20
item:
Modalità Scala Likert a 7 passi (da 1 = “per niente capace” a 7= “del tutto
di risposta: capace”)
Scala di Percezione della Filiazione Adottiva (Iafrate, Rosnati)
Cosa Filiazione adottiva, cioè riconoscimento da parte del figlio adottato
valuta: della propria appartenenza alla storia familiare
Versioni La scala è predisposta in una sola versione da somministrare al figlio,
disponibili: adolescente o giovane-adulto, in adozione
Numero di 8
item:
Modalità Scala Likert a 5 passi (da 1= “per niente vero” a 5= “molto vero”)
di risposta:
79
Scala di Percezione della Genitorialità Adottiva (Iafrate, Rosnati)
Cosa Genitorialità adottiva, cioè grado in cui i genitori riconoscono
valuta: l’adottato come figlio a tutti gli effetti e come continuatore della storia
familiare, legittimandosi nel ruolo genitoriale
Versioni La scala è disponibile in due versioni, una per ciascun genitore
disponibili:
Numero di 8
item:
Modalità Scala Likert a 5 passi (da 1= “per niente vero” a 5= “molto vero”)
di risposta:
Scala di Generatività di coppia (Donato, Parise, Iafrate)
Cosa Generatività di coppia
valuta:
Versioni La scala è stata utilizzata a livello di studio pilota in 2 versioni,
disponibili: rispettivamente a 6 ed a 7 item
Numero di 6 (versione A) e 7 (versione B)
item:
Modalità Scala Likert a 9 passi (da 1= “per nulla” a 9 = “moltissimo”)
di risposta:
Scala di Genitorialità Condivisa (Ranieri, Rosnati)
Cosa Condivisione della cura dei figli da parte dei genitori
valuta:
Versioni Lo strumento è disponibile in una duplice versione: una valuta la
disponibili: percezione di ciascun genitore rispetto a quanto sente di condividere
con l’altro la funzione di cura, di essere riconosciuto, supportato e
legittimato nel proprio ruolo di genitore. L’altra versione misura la
percezione che il soggetto ha di se stesso relativamente alle dimensioni
della co-genitorialità
Numero di 21
item:
Modalità Scala Likert a 5 passi (da 1= “molto in disaccordo” a 5= “molto
di risposta: d’accordo”
Scala di Parenting Intrusivo-Riconoscimento dell’Altro (Scabini, Manzi)
Cosa Grado con cui i genitori riconoscono e rispettano il campo psicologico
valuta: del figlio
Versioni La scala è predisposta in una sola versione da proporre ai figli
disponibili:
Numero di 9
item:
Modalità Scala Likert a 6 passi (da 1= “per niente vero” a 6= “del tutto vero“)
di risposta:

80
12.3: Gli strumenti qualitativi:

12.3.1: Il Disegno Familiare Congiunto:

Molto efficace nella clinica familiare e nell’assesment.

L’esecuzione prevede la presenza congiunta dei membri della famiglia di almeno due
generazioni. Ciascun membro è chiamato a scegliere un pennarello di colore diverso
che utilizza fino al termine del disegno e si chiede loro di disegnarsi come famiglia
mentre fanno qualcosa insieme. Questa consegna ambigua invita ad una decisione
condivisa dell’oggetto da raffigurare.

Due livelli di analisi:

- Livello contenutistico (prodotto): si invita la famiglia a pensarsi come tale


- Livello dialogico: come decidono cosa e come disegnare e l’azione del
disegno come avviene (aspetto operativo)

La griglia di analisi del disegno:

Analisi globale del disegno: quattro indicatori:

- Occupazione dello spazio sul foglio: si vuole rilevare la presenza del rapporto
equilibrato tra spazio disegnato e spazio bianco. La presenza di spazio bianco
rimanda alla possibilità di movimento e di cambiamento; la sua assenza
suggerisce la mancanza di spazio per il nuovo e l’inatteso ed è indicativo di
famiglie bloccate o incistate su tematiche dolorose ed angoscianti; spazi
bianchi eccessivi rappresentano povertà o difficoltà della famiglia a
rappresentarsi in modo specifico ed a mettere in campo risorse adeguate per far
fronte agli eventi previsti ed imprevisti che possono accadere
- Tipologia della rappresentazione: rileva la presenza ed il tipo di
raffigurazione familiare. Disegni troppo simbolici o confusi in cui non è
possibile comprendere la scena rappresentata comportano la disattesa della
consegna e mostrano una resistenza al compito
- Presenza di un tema comune nel prodotto: si vuole indagare se la famiglia
riesce ad organizzare il proprio lavoro su un tema comune. Evidenzia la
capacità della famiglia di rappresentarsi come unità specifica, come corpo
oppure no
- Qualità dei contenuti presenti nel disegno: valuta la capacità del disegno di
trasmettere all’osservatore un sentimento di vitalità o, al contrario, un
sentimento di povertà e di depressione. Gli elementi considerati sono i
contenuti e le modalità di realizzazione del disegno. Permette di cogliere se la
81
famiglia è un luogo di crescita e di sviluppo per i suoi membri o se invece essa
rappresenta un ambiente insignificante oppure con dolori e sofferenze non
trattabili.

Analisi del disegno in base all’apporto dei singoli membri: permette di individuare
le coalizioni fra i membri, i conflitti relazionali, le modalità di cooperazione o al
contrario di esclusione, l’isolamento o l’importanza e la centralità dei membri della
famiglia. Indicatori:

- Temi sviluppati nel disegno: ad esempio sottosistemi familiari che lavorano


allo stesso tema grafico, qualità dell’integrazione nello sviluppo del tema
(funzionale/disfunzionale)
- Integrazione e compartecipazione nel disegno: cogliere la partecipazione di
più persone alla raffigurazione di uno specifico oggetto grafico, non
necessariamente indicatore di una vera e propria condivisione progettuale. La
compartecipazione può essere costruttiva ed arricchente o distruttiva e
devalorizzante
- Raffigurazione dei componenti della famiglia: se tutti i membri della
famiglia sono raffigurati e da chi sono stati disegnati. La pluri-presenza di un
membro indica l’incapacità di tenere conto delle azioni degli altri. Rilevante
anche l’assenza di un familiare
- Caratterizzazione dei membri della famiglia: si vuole rilevare
l’umanizzazione dei componenti della famiglia valutando se i personaggi
raffigurati risultano adeguati e congruenti con la realtà
- Analisi dei simboli: elementi grafici che sono portatori di significati specifici.
Valutazione della qualità dei simboli utilizzati, vitali e positivi o negativi e
mortiferi
- Cancellature: se effettuate su disegni degli altri indicano tensioni e
conflittualità rilevanti; importante controllare quale oggetto viene cancellato.

Analisi del processo di realizzazione del disegno: indicatori:

- Adesione al compito: chi aderisce inizialmente al lavoro. Importante per i


livelli di motivazione e di alleanza con il contesto clinico. Si cerca anche la
guida dell’attività
- Il tempo delle decisioni: rilevare la congruenza temporale della discussione
relativamente al soggetto da disegnare. La mancanza di un tempo di dialogo o
un tempo eccessivamente dilatato sono indicatori della difficoltà della famiglia
ad affrontare con efficacia situazioni impreviste. Importante rilevare le
modalità dialogiche della presa di decisione
82
- Il clima emotivo: per rilevare la capacità dei familiari di affrontare e risolvere
insieme i problemi o i fattori di stress: stati d’animo difensivi, affetti e
sentimenti negativi, ritiro possono ostacolare la famiglia nella realizzazione del
disegno e ci informano della capacità della stessa di mantenere nel tempo
un’organizzazione emotiva funzionale all’esecuzione del compito
- Modalità dello scambio familiare durante l’esecuzione: permette di
osservare la capacità dei membri della famiglia di muoversi e spostarsi
fisicamente intorno al foglio al fine di realizzare un prodotto il più partecipato
e qualitativamente migliore possibile. L’immobilismo segnala rigidità mentale,
mancanza di adattamento e flessibilità; un movimento eccessivo e caotico
rivela la mancanza di ruoli precisi e di funzioni chiare che organizzano
efficacemente il sistema familiare. Si analizza anche la posizione dei singoli
membri durante l’esecuzione del compito
- Gestione della differenza intergenerazionale: nei genitori: presenza o
assenza di elementi di contenimento e di sostegno ; nei figli: se riconoscono ed
accettano i suggerimenti dei genitori, ascolto e valorizzazione delle
sollecitazioni dei genitori, partecipazione attiva alla proposta dei genitori
- Gestione della differenza intragenerazionale: per i fratelli: presenza di
aspetti di differenziazione, no omogeneizzazione, differenziazione; per i
genitori: presenza di riconoscimento reciproco in quanto genitori, capacità di
supportarsi vicendevolmente.

L’utilizzo:

Questo disegno si presta ad essere impiegato facilmente con soggetti di diversa età
evolutiva; consente una raccolta di informazioni sia individuali sia familiari. È
possibile cogliere aspetti cognitivi, evolutivi e caratteristiche di personalità dei
membri familiari coinvolti, modalità interattive, relazionali e dinamiche familiari.

È inoltre uno strumento di lavoro estendibile a diverse situazioni familiari: famiglie


in fasi diverse de ciclo vitale o impegnate in differenti transizioni, appartenenti a
differenti culture o con limitate competenze linguistico-culturali.

12.1.2: Il Family Life Space:

Si tratta di uno strumento grafico-simbolico di natura interattiva che coinvolge in un


compito congiunto i componenti della famiglia e che consente di ottenere
informazioni riferibili alla qualità delle relazioni familiari.

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Elementi costitutivi:

Si fonda sul concetto di spazio di vita familiare (Mostwin), un territorio bio-psico-


sociale connotato da significati.

Postulato di fondo: sussiste un rapporto omologo e non semplicemente analogico tra


l’azione dei familiari ed il loro prodotto: la spazialità non è solo la condizione che
rende rappresentabile l’organizzazione familiare, quanto piuttosto un elemento
costitutivo della dinamica familiare stessa.

Non obbliga i familiari ad entrare nell’interazione con il ricercatore e ad uscire dal


loro sistema, ma li invita a rimanervi e ad agire. La dimensione congiunta del lavoro
fa sì che ogni produzione individuale assume una significazione in relazione alle
altre, una significazione di reciprocità ed antagonismo.

Caratteristiche pragmatiche ed applicative dello strumento:

- Semplicità di applicazione ed esecuzione: serve un foglio bianco con un


cerchio al centro che rappresenta lo spazio familiare mentre la parte esterna
rappresenta ciò che è esterno alla famiglia. I partecipanti devono rappresentarsi
in tale spazio assieme ad altre persone ed eventi significativi
- Il confine del cerchio ripropone il concetto di unicità della famiglia coi suoi
valori, tradizioni e stile di vita: le persone devono confrontarsi tra di loro per
chi/cosa mettere all’interno e all’esterno
- Può essere utilizzato come strumento diagnostico consulenziale e come
strumento di ricerca: fornisce molte informazioni in poco tempo
- Può realizzare una duplice somministrazione: una relativa al presente ed una
relativa al passato o al futuro
- Distingue tra il qui ed ora della relazione familiare ed una situazione
ideale di relazione e di scambio nella famiglia.

Procedure di somministrazione:

Dopo il disegno, i familiari sono invitati ad indicare la qualità delle relazioni


percepite tra i simboli rappresentati, utilizzando delle linee, quindi si mettono in
scena i legami suddividendoli in buoni, poveri e conflittuali.

L’analisi metrica del FLS:

Per interpretare lo spazio occupato si trasforma lo spazio grafico in un piano


cartesiano con l’origine nel centro della rappresentazione, quindi si determinano le
coordinate dei vari elementi.
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Oltre a questo si conteggiano le linee che partono/arrivano ad ogni componente e le
relative qualità.

I risultati dell’analisi metrica:

Categoria Descrizione degli indicatori principali


Quantificatori Media dei punti e delle linee per ogni partecipante
elementaristici della Frequenza dei punti ripetuti e dei punti non collegati
rappresentazione Frequenza delle linee per qualità e tipo
Indicatori relativi Superficie e densità dello spazio occupato
all’occupazione Estensione qualitativa dello spazio occupato, parametrata al
dello spazio numero dei partecipanti, alla densità di occupazione ed alla
densità di collegamento
Rapporto tra lo spazio occupato interno ed esterno ai confini
familiari
Descrittori della Indice di asimmetria e sbilanciamento della rappresentazione
forma complessiva Collocazione del baricentro e del centro psicologico
della Frequenza della forma delle linee
rappresentazione
Descrittori delle Superficie dello spazio occupato da ogni singolo partecipante
posizioni dei singoli Superficie dello spazio condiviso tra i diversi partecipanti
partecipanti Indice di differenziazione complessiva tra i vari partecipanti
L’utilizzo:

La versatilità dello strumento e la sua facilità di applicazione, insieme alle nuove


opportunità offerte dall’analisi metrica, hanno fatto sì che nel corso degli ultimi anni
il test sia stato utilizzato in forme e contesti operativi diversi da quelli originari. In
particolare, è stato utilizzato per indagare la relazione di coppia e la sua evoluzione
nel corso di trattamenti clinici e per indagare il contesto professionale e lavorativo,
somministrandolo ad équipe e gruppi di lavoro incontrati in percorsi di consulenza o
di formazione.

Il test è capace di:

- Misurare il grado di coesione e congruenza intrafamiliare e l’accordo sulle


percezioni delle rispettive posizioni e comunicazioni di ogni componente
- Rappresentare la configurazione strutturale della famiglia intesa come
sistema che comprende sottosistemi, confini, gerarchie, triangolazioni
- Valutare i mutamenti nel tempo rispetto ad uno o più eventi critici
- Contribuire alla conoscenza delle rappresentazioni che i singoli
partecipanti elaborano circa se stessi, la propria famiglia ed altre entità
significative.

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E consente di:

- Ottenere in breve tempo una notevole quantità di informazioni,


permettendo di spostare il focus dal paziente designato alle dinamiche
strutturali e di funzionamento dell’intero nucleo d’indagine
- Impegnare i partecipanti in un processo di auto-osservazione
- Coinvolgere gradualmente i partecipanti, con la guida del terapeuta-
consulente, in un processo di condivisione e confronto reciproco che può
avere risvolti sulle dinamiche relazionali medesime.

12.3.3: Il test La Doppia Luna:

L’origine dello strumento ed il suo sviluppo:

Lo sconvolgimento dovuto alla doppia luna è l’epifania di un altro mondo, di un altro


habitat umano. Di fronte ad una situazione di “doppia obbedienza” può accadere che
il soggetto cerchi la via d’uscita dal conflitto attraverso il mito dell’autopoiesi, cioè
l’essersi fatto da sé che è una fantasia degenerativa.

Rappresentazione di famiglia: immagine ed un tempo cognitiva ed affettiva del


contesto familiare, che ciascun membro della famiglia si forma a partire dalle prime
esperienze di legame che porta a riconoscere vicinanze ed affinità ed a definire
confini gerarchie di rapporto del mondo familiare.

Se è vero che l’incontro con la dimensione del negativo è inevitabile, nella vita di
qualsiasi persona, nelle transizioni che comportano perdite significative le modalità
attraverso le quali ci si rapporta all’altro assente diventano cruciali non solo per i
soggetti che vi sono implicati direttamente, ma anche per le generazioni successive.

La proposta di indicatori:

Il lavoro clinico con le famiglie complesse può essere facilitato dall’individuazione di


indicatori specifici quali il rapporto con la dimensione dell’assenza e la
ristrutturazione del campo familiare.

Il test è un metodo grafico-costruttivo in quanto viene richiesto al soggetto o ai


soggetti di compiere un’azione che permette la rilevazione dello scollamento
possibile tra ciò che si dice e ciò che si fa graficamente. Gli elementi grafici
rappresentano simbolicamente gli aspetti preconsci o latenti delle rappresentazioni e
delle dinamiche personali e familiari che eccedono il livello verbale, notoriamente
più soggetto alla pressione dell’adattamento sociale.

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Così il soggetto può lasciare traccia proiettivamente della propria rappresentazione
dei confini e delle appartenenze familiari, dall’altro può evocare il tema di chi è
assente e mostrare le proprie modalità di gestire la mancanza.

I costrutti esaminati sono la rappresentazione dei confini e la relazione con


l’elemento assente dalla scena relazionale. A seconda del tema, la lente di analisi
degli indicatori del test può essere rivolta con maggiore attenzione all’uno o all’altro
dei diversi livelli di confine.

Materiale utilizzato, consegne e modalità di somministrazione:

Foglio bianco con predisegnato un rettangolo in modo che il bordo del foglio
rappresenti un rettangolo più ampio che contiene il primo e dei pennarelli.

Annotare la sequenza di costruzione numerando i simboli nell’ordine in cui vengono


disegnati.

Cinque consegne successive:

1) Disegni con un simbolo se stesso e si collochi dove vuole


2) Disegni sempre mediante un simbolo le persone per lei importanti e le
collochi dove vuole. Le persone importanti possono essere in questo
momento vicine o lontane, ma sono comunque importanti per lei
3) Osservando le persone che ha disegnato, racchiuda in uno stesso cerchio le
persone che secondo lei fanno parte della stessa famiglia. Può disegnare
uno o più cerchi, come ritiene più vero per sé
4) Se uno dei due elementi cruciali del conflitto di appartenenza non è stato
collocato spontaneamente dal soggetto, il test prevede una richiesta
esplicita in proposito: “Secondo lei dove potrebbe essere collocato…“. Se
si tratta di figli monogenitoriali, adottati o orfani in tenera età si può
chiedere “C’è qualcosa o qualcuno che si ricorda o di cui ha sentito
parlare o che si è immaginato del suo passato, che vorrebbe aggiungere a
questo disegno?”. In situazioni particolarmente problematiche si può
cambiare questa consegna in una meno esplicita: “Secondo lei manca
qualcuno in questo disegno?” oppure invertire il punto 4 e 5
5) Se avesse una bacchetta magica, cambierebbe qualche cosa di questo
disegno?

Tipi di somministrazione:

- Somministrazione individuale
- Somministrazione congiunta alla coppia, alla fratria o alla famiglia unita
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- Somministrazione ripetuta dal medesimo soggetto, o dai familiari riuniti
in momenti temporalmente differenti, per osservare la possibile evoluzione
delle modalità integrative del conflitto riguardo al legame con i presenti e gli
assenti e della rappresentazione dei confini familiari
- Somministrazione individuale, ma contemporanea
- Somministrazione di una doppia versione: ora-futuro, ora-passato, reale-
ideale per cogliere, in una prospettiva di figura-sfondo, che cosa sia cambiato o
ci si aspetta che cambi rispetto ad un evento critico passato o atteso, oppure
che cosa differenzi la realtà presente rispetto a ciò che si considera desiderabile
a livello ideale
- Somministrazione attribuita: si chiede ad un soggetto di eseguire il test
mettendosi nei panni di un familiare, cercando di immaginare come l’altro si
rappresenti posizioni reciproche e confini familiari. Nel caso si abbia a
disposizione il protocollo del test eseguito dal soggetto a cui viene attribuito il
disegno, il disegno attribuito può essere un significativo indicatore della
capacità di empatia di colui che ha eseguito il disegno rispetto al mondo
soggettivo dell’altro
- Somministrazione prima individuale, poi congiunta alla coppia o al
gruppo familiare: viene rilevato che cosa il singolo soggetto pensi opportuno
esplicitare, davanti agli altri familiari, rispetto alla propria rappresentazione
dell’universo familiare.

Criteri di valutazione:

Quattro diversi livelli di valutazione:

- Livello contenuto o grafico


- Livello verbale
- Livello emotivo/interattivo
- Capacità di utilizzare per la riflessione gli elementi emersi attraverso il
disegno
- Per la valutazione congiunta: valutazione del processo di costruzione del
prodotto grafico, inteso come compito congiunto

Livello di contenuto o grafico:

- Valutazione globale: impressione globale che il disegno evoca, attraverso la


disposizione dei simboli nello spazio, le evidenze grafiche, l’eventuale
occupazione del centro, il rapporto tra pieno e vuoto. Individuare una
macrofase o una metafora che possa rappresentare il titolo del disegno.
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- Valutazione elementistica: tipologia, grandezza e disposizione spaziale dei
simboli, elementi disegnati, relativamente alla rappresentazione dei confini. Si
possono distinguere:
o Modalità grafiche di tipo integrativo: il soggetto ha trovato un modo
per tenere insieme gli elementi antagonisti
o Modalità grafiche di tipo non integrativo: il soggetto mostra di
schierarsi a favore di uno dei poli familiari o evidenzia la propria
esclusione da qualsiasi appartenenza familiare
- Poli del conflitto di appartenenza: qual è stata la risposta del soggetto alla
richiesta di aggiungere elementi?
- Poli del desiderio: si osserva se è presente un’espressione esplicita del
desiderio e qual è la direzione di tale desiderio.

Livello verbale:

Analisi del clima e delle interazioni durante l’esecuzione del test: interazione del
soggetto con lo psicologo, interazione dello psicologo con il soggetto, interazione tra
i membri della coppia o della famiglia,

Livello di utilizzo spontaneo del test:

Come il soggetto è in grado di utilizzare ciò che emerge dal disegno circa le proprie
relazioni e la propria posizione rispetto ai confini familiari.

Ottima l’osservazione in sede di somministrazione congiunta.

Valutazione del processo di costruzione del disegno nella somministrazione


congiunta:

Vuole rilevare il clima emotivo, le dinamiche e le strategie della presa di decisione


nel gruppo familiare e sottolinea il prevalere di modalità tendenzialmente connesse o
tendenzialmente separate nell’esecuzione del test inteso come compito congiunto.

Si osserva se prevalgono azioni individuali o congiunte.

I bambini e il test La Doppia Luna:

Il test è somministrabile dai 5 anni in poi perché i bambini sono in grado di


comprendere le consegne. Per il disegno fatto dopo le prime due consegne si possono
utilizzare gli strumenti di interpretazione del disegno infantile.

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L’Intervista clinica generazionale (Cigoli et al):

La cornice: premesse teoriche e metodologiche:

Analizza la qualità dell’intreccio generazionale.

Dal punto di vista teorico origina essenzialmente dall’idea-immagine del “corpo


familiare” e dal modello relazionale simbolico che considera la famiglia come
un’organizzazione di relazioni fondata sulla differenza tra generi, generazioni e stirpi,
il cui scopo primario è la generatività.

La generatività viene intesa come frutto dello scambio tra le generazioni, quindi
come la capacità da parte delle generazioni precedenti di creare un contesto
favorevole perché quelle successive possano sviluppare uno spazio proprio di
valorizzazione ed attribuzione di senso alla vita ed al legame tra gli uomini. Essa si
pone in rapporto dialettico con il suo opposto, l’attacco e l’inibizione alla
generatività. È dal confronto-scontro tra i due poli che emerge la qualità del legame
generazionale.

L’ICG è rivolta alla coppia genitoriale considerata il punto di snodo delle trame
generazionali. È una vera e propria intervista di coppia.

Costituisce uno strumento relazionale che consente di descrivere, ma anche più


di comprendere, le caratteristiche dell’intreccio generazionale a partire dalla
relazione della coppia genitoriale intesa quale unità di rilevazione cruciale. In tal
senso essa si differenzia dalle interviste tradizionalmente utilizzate nella ricerca
psicologica familiare. Le proprietà dell’ICG risultano essere particolarmente
adeguate nell’affrontare un oggetto di studio multiforme come i legami familiari.

Lo strumento:

Si articola attorno a 3 anni tematici che riguardano:

- Relazione con le origini: indagine delle rappresentazioni dei partner sia in


termini di qualità che di contenuti, in particolare sui rapporti coi genitori
- Relazione di coppia: ripercorrere la storia della coppia a partire dal primo
incontro al fine di connettere il passato con il presente ed il futuro del legame,
focalizzandosi sull’intesa segreta e sulla promessa che qualificano il legame
medesimo
- Relazione con i figli: indagare le aspettative dei partner rispetto alla vita
familiare ed al loro ruolo come genitori, nonché la qualità del passaggio
generazionale in termini di rinnovamento costruttivo oppure di mera
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ripetizione o di frattura tra le generazioni. Si chiede un bilancio della propria
storia familiare riflettendo sugli aspetti che hanno diffuso più dolore ma anche
speranza nelle relazioni.

Proprio attraverso questi assi è possibile cogliere ed approfondire la qualità e le


caratteristiche dell’intreccio generazionale. La generatività è considerata un costrutto
pluridimensionale, formato da diversi tipi di legami.

Vengono utilizzati stimoli di natura dialogico-conversazionale (22 domande aperte) e


stimoli di natura grafico-pittorica (24 quadri).

La codifica:

Doppio sistema di codifica:

- Classificazione tipologica: suddivisa su due livelli:


o Codifica analitica dei legami familiari per ciascun asse
dell’intervista con 3 possibili forme: fecondo (funzionale), critico
(incerto), fallimentare (disfunzionale)
 Origini feconde: buoni legami con i genitori
 Origini fallimentari: legame disprezzato, i partner non riescono a
superare i traumi e le sofferenze subite
 Origini critiche: sentimenti negativi che non impediscono di
riconoscere una qualche fonte identificatoria positiva e di
ricercare il riscatto
 Legame di coppia fecondo: capacità di investire nel legame
riconoscendone il valore e di sentire l’appartenenza
 Legame di coppia fallimentare: volontà di dominare, possedere
e manipolare l’altro non riconoscendo la sua specificità
 Legame di coppia critico: presenza di un sentimento costante di
pericolo per se stessi e per la sorte del legame
 Legame coi figli fecondo: è possibile un investimento sul futuro
 Legame coi figli fallimentare: nei partner prevale un sentimento
di rancore e di autogenesi che impedisce ai figli di trovare il
proprio posto nella storia familiare-generazionale
 Legame coi figli critico: presenza di sentimenti di angoscia e
diffidenza rispetto alle proprie capacità ed a quelle dei figli
 Caratteristiche delle forme fallimentari: assenza di movimento
 Caratteristiche delle forme feconde: possibilità di rilanciare il
legame con fiducia e speranza
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 Caratteristiche delle forme critiche: contraddizioni sia sul
versante etico che su quello affettivo
 Codifica congiunta per gli assi relativi alla relazione di coppia
ed alla relazione con i figli
o Classificazione tipologica sintetica: riguarda la trasmissione della
generatività. 6 differenti forme: fertile, evolutiva, bloccata, critica,
degenerativa, misera.
- Classificazione analitica o tassonomica: riguarda i singoli stimoli
dell’intervista e presenta categorie di siglatura specifiche per ciascuno di essi.
Costituisce la griglia di codifica di base dell’intervista a partire dalla quale è
possibile qualificare la forma di legame per ogni asse e, a seguire, la forma di
trasmissione della generatività.

L’utilizzo:

Strumento utile non solo nella ricerca sulle relazioni familiari ma anche nella pratica
clinica per l’assesment terapeutico. È anche un buon medium per il legame tra la
coppia ed il clinico.

12.3.5: Lo Sceno-Test congiunto (von Staabs):

Occorre distinguere tra:

- Reattivi a somministrazione individuale o indiretti


- Reattivi a somministrazione congiunta o diretti

Lo strumento:

Il materiale comprende alcuni personaggi pieghevoli differenti per genere, età e


ruolo, pezzi da costruzione di legno colorato di varie forme e dimensioni, animali,
alberi e fiori, oggetti di uso quotidiano, accessori vari, veicoli ed automobili, alcune
figure simboliche come l’angelo o lo gnomo, il tutto in una scatola suddivisa in
scomparti il cui coperchio, capovolto, fa da piattaforma alla rappresentazione delle
scene.

Ha lo scopo di cogliere i legami affettivi del soggetto e l’azione dei meccanismi


difensivi sottostanti alla produzione scenica. L’attenzione si focalizza sui traumi, le
fantasie e le emozioni emergenti.

Nella versione a somministrazione familiare la consegna è standardizzata ed


appositamente istruttiva: “Con questo materiale e su questa piattaforma avete la

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possibilità di rappresentare la vostra famiglia. Sta a voi decidere come farlo. Se volete
potete anche parlarne. Il tempo a vostra disposizione è di 20 minuti circa.”

Alla fine viene chiesto ai familiari di raccontare quanto è stato prodotto, di precisare
l’identità di ciascun personaggio inserito nella scena, nonché il significato del
materiale impiegato.

Un’altra fonte verbale è quella dello scambio spontaneo tra i familiari durante
l’esecuzione del compito.

La siglatura qualitativa:

Riguarda essenzialmente il prodotto scenico costruito congiuntamente dalla famiglia


assieme al racconto finale di quanto è stato rappresentato. Quattro indicatori
essenziali:

- Spazio
o Osservazione della posizione dei membri familiari rispetto alla
scatola del test prima e dopo la consegna
o Modalità di occupazione dello spazio scenico
o Presenza di confini
- Tempo
o Calcolo del tempo di latenza
o Presenza o meno di un progetto condiviso da tutti i membri familiari
o Durata totale dell’esecuzione
- Prodotto
o Numerosità del materiale impiegato
o Grado di coerenza o incoerenza del prodotto
o Natura dinamica della produzione
- Racconto finale
o Gestione verbale
o Trama narrativa
o Espressione emotiva con cui i familiari intraprendono questa fase
conclusiva della prova

Ciascuno dei quattro indicatori qualitativi si compone di tre sotto-indicatori che


qualificano ed articolano l’indicatore di base in modo specifico. I 12 sotto-
indicatori vengono a loro volta qualificati mediante un range di codifica a tre
posizioni in cui quella centrale indica il funzionamento ottimale e le altre due

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funzionamenti problematici. Le posizioni disfunzionali possono essere tali sia nel
senso dell’eccedenza, sia nel senso della carenza.

Alla siglatura qualitativa corrisponde un indice globale di valutazione dato dalla


somma delle posizioni disfunzionali progressivamente siglate a cui va attribuito
un punteggio di -1. Alla posizione funzionale si attribuisce un punteggio pari a 0.
Il range del punteggio quindi va da -12 a 0.

Per la siglatura qualitativa, indicatori, sotto-indicatori e punteggi di codifica vedi pag.


327 sul testo.

Il range è utile per il confronto tra un numero ampio di famiglie o diversi tipi di
famiglie.

Quello che conta è verificare se e quali raggruppamenti di indicatori mostrano una


configurazione problematica.

Conclusioni:

Spetta al clinico la decisione di impiegare la siglatura del test nel suo insieme, oppure
di sfruttarne solo alcune componenti, se perseguire una sola finalità o privilegiare un
approccio di verifica integrato.

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