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1.1: Introduzione:
Per lungo tempo l’idea di famiglia ha combinato in sé i due concetti di “vivere in una
stessa casa” e “sotto uno stesso capo”.
Alto medioevo: sia le famiglie ricche sia quelle povere seguono le medesime regole
sessuali e di condotta domestica anche se le prime sono più ampie e complesse.
Dobbiamo tener conto della differenza tra modelli ideali di famiglia e vita di
famiglia e delle differenze tra le organizzazioni familiari.
Visione trinitaria: rapporti tra generi, generazioni e stirpi, tra doni e doveri paterni,
materni e fraterni, rapporti simbolici tra fiducia, speranza e giustizia.
La coppia ha una chiara preminenza sulla coniugalità; l’aspetto sociale del vincolo va
sullo sfondo della relazione ed i partner tendono a viversi in uno spazio privato,
svincolati sia da appartenenze generazionali, sia socioculturali.
Sposarsi significa spesso convivere con un’altra persona vista come colui o colei che
soddisfa i propri bisogni sentimentali ed affettivi, piuttosto che costruire un “noi”
impegnato a realizzare un progetto comune. Il clima culturale enfatizza i diritti
dell’individuo e la realizzazione dei suoi bisogni a scapito dei valori della
responsabilità nei confronti del legame.
Da una parte c’è un alto investimento affettivo nel rapporto di coppia con l’attesa di
una condivisione che potenzialmente coinvolge tutti gli aspetti della vita, dall’altra si
affievolisce l’aspetto sociale ed istituzionale del vincolo. La coppia così si fa norma
a se stessa, si autoriferisce. La sua fragilità è il frutto dello sbilanciamento della
relazione sul versante affettivo/espressivo a scapito di quello etico/normativo e
d’impegno nel patto.
L’indebolimento degli aspetti di vincolo è pagato dai membri della coppia con il
sentimento di una precarietà sempre incombente. La possibilità di scelta immette
nella vita dei partner una quota di incertezza che incrementa la paura di legarsi. Il
legame con l’altro è spesso rappresentato come non necessariamente duraturo e già
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nel momento di formazione della coppia essi si pongono l’interrogativo sulla durata
del legame.
Con l’allungamento della vita media si è dilatato anche il tempo di vita di coppia
soprattutto nella fase anziana. La coppia inoltre è lo snodo inevitabile di compiti che
prima venivano distribuiti ed attribuiti alle famiglie allargate, come la trasmissione
dei valori fondamentali della vita. Nei giovani il matrimonio rimane una meta
altamente desiderabile e la vita adulta delle persone è rappresentata entro una
relazione di coppia/famiglia.
Per quanto riguarda la genitorialità, a partire dalla metà del secolo scorso assistiamo
ad un significativo calo demografico, tuttavia gli europei danno molto valore ai figli,
coi quali si instaura un rapporto stretto e durevole: il vincolo di filiazione resta
l’unico su cui investire in modo certo e continuativo, che sostituisce la debolezza del
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legame di coppia. La stabilità è trasferita nella relazione tra il singolo genitore ed il
figlio. La “logica del bambino” prevale sulla logica della coppia e del “fare famiglia”
ed il neonato rappresenta il desiderio di maternità e paternità nel senso di
un’esperienza da fare che la concezione di una nuova generazione che si affaccia alla
storia e frutto di un legame di coppia a sua volta collegata alle generazioni precedenti.
Si ha un indebolimento del valore della genealogia familiare a favore della
realizzazione personale dei partner.
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Capitolo 2: Il modello relazionale-simbolico ed il suo idioma: radici, pilastri,
principi, metodo:
2.1: Introduzione:
Stiamo cercando “l’anima del famigliare” o il suo idioma, cioè la lingua originaria e
specifica: si tratta di un orizzonte di ricerca diverso da quello di coloro che partono da
una prospettiva di relativismo culturale.
I pilastri su cui si appoggia il modello ispirato alla famiglia come unitas multiplex
sono quelli di:
- Relazione: intesa sia come legame reciproco (che si forma con lo scambio), sia
come riferimento di senso (ricerca di significati che guidano l’azione della
famiglia). È il principale strumento di conoscenza della famiglia fin dagli anni
Sessanta del Novecento.
o Posizione interattiva: consente di misurare e classificare le interazioni
o Individuare le dimensioni fondamentali dell’interazione familiare:
funzionalismo familiare adeguato a quello disfunzionale
o Descrivere i pattern ricorrenti di interazione entro una logica di
processo di scambio: per predire l’accadere del divorzio nella relazione
di coppia.
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o Posizione costruttivista e postpositivista (anni ’90): sfiducia di riuscire
a reperire tipologie e schemi che consentano di classificare le interazioni
familiari. Concezione descrittiva della vita familiare in chiave di
comunicazione intesa come conversazione, narrazione, script e routine.
Attenzione al significato che i membri familiari attribuiscono agli
accadimenti ed ai comportamenti della vita quotidiana
o Approccio narrativo: focus sulla costruzione che i singoli membri
fanno della storia familiare e sul confronto tra le varie storie. La storia
narrata dà una struttura organizzativa della famiglia. Limiti: non rileva i
vincoli e le opportunità della struttura culturale e sociale con la quale la
famiglia interagisce e della storia familiare che si deposita nelle persone
e che emerge attraverso le relazioni.
o Prospettiva interazionista: utile ed indispensabile punto di rilevazione
per aprirsi ad un livello sovraordinato e relazionale.
- L’analisi dell’interazione ci permette di accedere alla conoscenza circa lo
scambio familiare a proposito di confini, alleanze, coalizioni, esclusioni,
stili di comunicazione, affetti prevalenti e processo di negoziazione.
L’analisi della relazione ci permette di accedere alla conoscenza dei legami
familiari e dei valori che li attraversano; si tratta della matrice
antropologico-storica della vicenda familiare che incide sullo scambio
interattivo
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2.4: I principi del modello:
Alan Sroufe e June Fleeson: le funzioni basilari della famiglia sono l’allevamento
dei figli ed il soddisfacimento dei bisogni di intimità e di support reciproco degli
adulti.
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- Relazione coniugale: si basa sulla differenza di gender, di identità
socioculturale del sesso maschile e femminile. Il soggetto umano istituisce la
sua identità maschile e femminile fin dalla nascita in quanto è riconosciuto
dall’altro nella sua differenza di genere. Secondo altri autori i bambini nascono
bisessuali in modo che possano identificarsi successivamente con il genere
maschile o femminile. La delineazione di genere implica il riconoscimento del
limite personale ed il bisogno dell’altro. La relazione coniugale si struttura e si
esplica nel matrimonio. Il matrimonio nella nostra cultura vive ai confini tra
contratto e patto, giuridicamente sancito. Nella cultura occidentale la relazione
è sempre più di coppia ed assai meno coniugale.
- Relazione intergenerazionale: implica la differenza di generazione e la
responsabilità di quella che precede nei confronti di quella che segue.
Comprende sia i genitori che la rete di parentela costituita dai rapporti con le
famiglie d’origine dei coniugi, sia le differenze tra genitori e figli, sia la
differenza tra famiglie-stirpi che si perde col tempo. Anche queste si connotano
maggiormente sul versante affettivo che su quello normativo. Il
riconoscimento è un aspetto chiave delle relazioni familiari, definisce chi
appartiene alla famiglia e chi no. Oggigiorno vi sono nuove forme del pericolo
di disconoscimento connesse al diffondersi di tecniche di riproduzione assistita
eterologa in quanto rendono difficile se non impossibile identificare la linea di
ascendenza-discendenza.
- Relazione di stirpe: molto attuale a causa dei matrimoni misti.
Le relazioni familiari trattano dunque una triplice differenza e hanno come fulcro la
procreazione che assume il carattere di fatto generativo. Il familiare è costituito dalle
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modalità con cui tali differenze vengono affrontate, “curate” e significate. La
generatività infine lega indissolubilmente i due generi che non potranno più uscire
dalla relazione genitoriale ed attraverso di loro lega le famiglie di origine producendo
una differenza di generazione ed un legame tra le stirpi che si perde nel tempo.
Occorre definire la matrice simbolica del legame tra i sessi, le generazioni e le stirpi
che dà sostanza al familiare e che consente la ricerca di senso complessiva delle
singole vicende familiari. La matrice simbolica è formata da qualità basilari sia sul
versante affettivo, sia su quello etico.
- Fiducia e fedeltà sono strettamente connesse tra di loro. Due condizioni che
caratterizzano la relazione fiduciaria:
o Condizione incerta, rischiosa, entro cui la fiducia opera
o Condizione di interdipendenza: fondamento relazionale con codice
prevalentemente affettivo ma con anche una componente etica: chi
riceve fiducia ha un certo livello di discrezionalità e di autonomia, ma è
comunque impegnato a non tradire la fiducia dell’altro (trust
responsiveness)
- Fiducia e giustizia hanno solo un aspetto fattuale, ma anche entrambe un
aspetto valoriale/ideale legato alla speranza, che permette di affrontare e
superare le crisi che la relazione con l’altro propone con regolarità. Senza
speranza la vita è un indifferente ed angosciante presente, le manca la roccia a
cui appigliarsi di fronte al male
- Giustizia è un principio dello scambio con l’altro, si traduce in norme culturali
e leggi, ma è ben più della norma, essendo connessa al principio etico
o Giustizia distribuita: prefissata, legata al destino ed a ciò che si eredita
dalle generazioni precedenti
o Giustizia retributiva: bilancia tra il dare ed il ricevere nello scambio
generazionale. Ogni atto che salda gli obblighi contratti a livello
generazionale aumenta il livello di lealtà nel rapporto, intesa come
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qualità relazionale che attraversa le generazioni e costituisce il tessuto
connettivo delle famiglie
- Lealtà: ciò che lega e che fa riferimento alla presenza della legge. È un
impegno preferenziale nei confronti delle persone alle quali si è legati da un
vincolo primario. Ha una configurazione triangolare: la persona che stabilisce
la preferenza, la persona oggetto di tale preferenza e chi è escluso dalla
relazione preferenziale. Il sistema di lealtà interpersonale è intrinsecamente
conflittuale
- Speranza: tensione ideale sia della fiducia che della giustizia, ciò che dà senso
ad entrambe. È ciò che consente alla fiducia di andare oltre lo scacco, di
riproporsi continuamente. Muove anche la giustizia, cardine della
responsabilità, in particolare la giustizia riparativa, tesa a ristabilire l’atto equo
quando è violato, affrontando la dura verità ma anche promuovendo
riconciliazione attraverso processi di perdono e di riparazione.
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2.4.3: Il principio dinamico: la relazione familiare tra dono ed obbligo:
Se esaminiamo le relazioni familiari dal punto di vista della dinamica dello scambio
dobbiamo prendere in considerazione un altro triangolo formato dalle azioni di dare-
ricevere-ricambiare. Ci sono tre tradizioni al riguardo:
Principio di asimmetria: nella relazione viene inserita una differenza che è la quota
di libertà personale che può far desiderare e decidere per l’altro. Ciò la distingue dal
modello del bilanciamento che è invece centrato sull’equivalenza nello scambio e sul
pareggiare i conti generazionali come esercizio di lealtà.
Lo scambio tipico delle relazioni familiari consiste nel dare-offrire all’altro ciò di cui
ha bisogno.
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modalità di concettualizzare l’azione, di fatto privilegiamo una visione dinamica
coerente con il tema dello scambio generazionale e con le su fonti simboliche.
Tale dinamica non può essere scissa dal principio simbolico (speranza, fiducia,
giustizia). I tre principi, con le loro rispettive caratteristiche triadiche, sono tra
loro intersecati.
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Capitolo 3: I contesti della relazione familiare: legame coniugale, fraterno,
generazionale e comunitario:
3.1: Introduzione:
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tempo l’apertura fiduciosa nei confronti del partner che fa leva sugli aspetti
emotivo-affettivi e passionali dell’attrattiva.
- Nella cultura attuale il polo affettivo-relazionale tende a sovrastare il polo
etico, ciò comporta una più facile esposizione dei partner alla delusione nei
confronti del legame e predispone anche le nuove generazioni ad una
particolare cautela, timore ed angoscia nei confronti del legame di coppia.
Il perdono è un atto di dono fiducioso che attinge al serbatoio della speranza e fa leva
sugli aspetti incondizionati della relazione. È in grado di interrompere la catena
dell’ingiustizia e di ristabilire l’ordine nello scambio tra le persone. Il perdonare
rappresenta l’accettazione e la tolleranza verso l’errore dell’altro, così come verso il
proprio. In assenza di perdono, tutti gli errori ed i limiti sia propri che dell’altro
vengono catalogati e conservati, logorando lentamente il legame, sino ad arrivare al
momento della resa dei conti, in cui la dissoluzione del legame appare come
soluzione inevitabile. È uno dei processi cruciali per il mantenimento ed il benessere
della relazione coniugale, tanto da poter essere considerato un fattore protettivo del
legame stesso. Implica processi che richiedono sia al coniuge che ha subito il torto
che a quello che lo ha provocato di muoversi attingendo al serbatoio simbolico della
speranza, che rende possibile sia rinnovare la fiducia, sia rilanciare l’impegno.
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proprio dell’unione tra poli o funzioni, quella materna e quella paterna, che
costituiscono il core del principio simbolico.
Il polo etico è l’elemento cardine della funzione paterna. Ne fanno parte la giustizia e
la lealtà, nel senso di sentirsi connessi ed appartenenti alla storia familiare con le sue
risorse ed i suoi dolori.
Mito di autogenesi: insinua che non c’è bisogno dell’altro per generare; elimina una
linea e la sua stirpe. Si fonda sulla scissione, che è un modo per risolvere il conflitto
tra endogamia ed esogamia a favore del proprio, assicurandosi così la continuità
generazionale.
La coppia genitoriale si trova nella posizione di chi riceve dalla propria stirpe e dalla
propria cultura e di chi è responsabile del passaggio alla generazione successiva. Tale
passaggio è tanto più fruttuoso quanto più ai figli è concesso di accedere ad entrambe
le stirpi e ciò è vero anche nel caso di separazione e divorzio. La cura delle eredità
consiste perciò nel mantenere viva la memoria delle origini e nella lealtà verso
l’appartenenza alla stirpe materna e paterna, sapendo riconoscere valori e traumi,
risorse e deficit.
Il transfert generazionale non opera nel vuoto ma nella specificità delle situazioni ed
è a sua volta vincolato e mobilita certe tematiche relazionali piuttosto che altre.
La coppia deve acquisire un’identità come nuova coppia, definendo propri confini:
questo avviene quando lo schema di sé incorpora sia il partner che la relazione. Una
espressione di questa inclusione è la presenza del sentimento del noi che va distinto
dagli altri noi.
Coesione: percezione dei legami emotivi e di lealtà tra i membri della famiglia.
Indica la forza dei legami
L’alta differenziazione è tipica delle famiglie con forte legame e confini chiari, la
bassa differenziazione è tipica delle famiglie con legami deboli e confini diffusi.
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Capacità di rispondere in quanto coppia all’esercizio delle funzioni genitoriali:
nasce dal processo di distinzione. Percepire i propri confini, assumere decisioni e
prendersi responsabilità sono il frutto di una trattativa tra le generazioni necessaria
per rigenerare i legami e per risignificare quelli antichi. Fasi del processo di
distinzione di coppia:
Il legame fraterno ha nuovi aspetti: da una parte, il calo della natalità comporta un
restringimento di tale legame, dall’altra, i divorzi e le famiglie ricomposte creano
nuovi tipi di legami.
Potenziale differenziante della famiglia: consiste nella capacità dei genitori e delle
loro famiglie di origine di creare legami unici con ciascun nuovo nato e così di dar
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vita ad identità differenziate. Questa capacità relazionale permette ai fratelli di sentire
l’appartenenza alla famiglia sia negli aspetti che li accomunano, sia in quelli che li
rendono unici. L’attribuzione di valore a ciascun figlio da parte dei genitori e della
parentela costituisce la matrice ideale di un legame fraterno positivo basato su
sostegno psichico e supporto materiale. L’ordine di genitura porta a differenze su
come i genitori trattano i figli: in genere il primogenito porta ansia ai genitori
inesperti, mentre il secondo no in quanto hanno già esperienza. Il potenziale
differenziale è rilevabile nelle situazioni di crisi, che provocano facilmente il formarsi
di fazioni contrapposte e permettono di considerare se e come i figli vengano
totalmente coinvolti nella disputa oppure salvaguardati.
Destino della relazione fraterna nel tempo: i fratelli sono i testimoni del legame
familiare, un legame che incontra una serie di prove da affrontare.
Un tema importante di ricerca è quello della cura dei genitori anziani da parte dei
fratelli. Anche nel caso in cui il sistema dei fratelli sia ampio non assistiamo ad
un’equa distribuzione del carico ma c’è un “patto tacito” che delega la cura ad uno
dei fratelli.
Se tocca alle generazioni precedenti prendersi cura della differenza di ciascun figlio,
tocca ai figli-fratelli prendersi cura della loro appartenenza familiare. La condivisione
riguarda la possibilità di “spartire” tra loro dolori e risorse e l’equità riguarda la
possibilità dei fratelli di vivere relazioni in cui ciascuno ha uguale valore e di riparare
all’ingiustizia distributiva, ristabilendo l’ordine relazionale.
Alcuni autori hanno rilevato una stretta connessione tra la modalità di funzionamento
della famiglia e la sua modalità di rapporto con il mondo sociale. Tre dimensioni che
costituiscono il paradigma, cioè il modo con cui la famiglia si atteggia verso
l’ambiente:
- Configurazione
- Coordinazione
- Chiusura
Olson: contestualizza gli stili di funzionamento delle famiglie entro le fasi del ciclo
di vita basandosi sul diverso peso delle variabili “coesione” e “adattabilità”. Un
evento critico può spostare temporaneamente il tipo di funzionamento interno alla
famiglia e tra la famiglia e l’ambiente da bilanciato ad estremo. Le conseguenze sono
anche nel rapporto tra la famiglia e la società. La famiglia è quindi vista come un
sistema a confini variabili e semiaperto, quindi non troppo aperto perché perderebbe
la possibilità di scambio con l’esterno.
Il sociale, sia nelle sue istituzioni, sia nelle sue organizzazioni comunitarie, non è
indifferenziato, ma un corpo organizzato frutto dello scambio tra varie generazioni
sociali. Il corpo organizzato del sociale si propone alla famiglia in senso plurale,
strutturato in luoghi più o meno vicini con i quali è possibile attuare scambi.
Anch’essi possono funzionare in senso generativo e produrre capitale sociale, o
degenerativo, cioè impedirlo o renderlo debole.
Sampson: ruolo dei confini nel custodire il capitale familiare, nel senso che una
permeabilità totale non favorisce uno scambio produttivo tra famiglia e comunità.
Una certa quota di chiusura è essenziale per utilizzare al meglio il capitale generativo
di ciascuna delle due realtà e rivolgerlo verso chi più necessita.
Anche nella società sono all’opera processi generativi e/o degenerativi: i primi
producono benessere relazionale ed incrementano la storia familiare e sociale; i
secondi producono malessere, minano la storia familiare e provocano il deperimento
e la scomparsa di tradizioni sociali, persino di civiltà. I due processi sono
interdipendenti: quello che avviene tra le generazioni nelle famiglie influenza quello
che avviene tra le generazioni nella società e viceversa. La generatività sociale è però
facilmente rimossa.
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Cura della pluralità: i familiari sentono di far parte di legami che vanno al di là di
quelli biologici e di storia familiare. Si tratta dell’apertura alla dimensione
comunitaria e di specie, al sentimento della comune appartenenza al genere umano
che si esprime attraverso la prosocialità e l’empatia. Il polo affettivo del legame è
proprio rappresentato dall’apertura prosociale nei confronti dell’altro, quello etico
della solidarietà dal sentirsi cioè accomunati all’altro nel vivere la vita sulla madre
Terra, da cui si genera la possibilità di una responsabilità condivisa.
Non è possibile cogliere il familiare una volta per tutte, cioè totalmente; ci è dato
invece penetrarlo e comprenderlo attraverso i legami con cui si manifesta. Essi si
mettono in mostra nella loro qualità affettiva ed etica specie allorché vi sono
situazioni di crisi o passaggi cruciali.
C’è però un compito fondamentale e comune che attraversa i contesti della relazione
familiare: si tratta della cura.
Per considerare lo scambio generazionale occorre rifarsi alla “duplice natura” che lo
contraddistingue: il legame di coppia genitoriale ha infatti la duplice funzione di
mediare tra le generazioni e di prendersi cura dell’eredità familiare. La relazione di
coppia è il punto di snodo cruciale del passaggio generazionale; in essa si articolano e
si connettono tra loro la coniugalità, la genitorialità e la cura dell’eredità che proviene
dalle stirpi di appartenenza. Questo aiuta a distinguere tra l’intergenerazionale, cioè
ciò che le generazioni si scambiano tra loro, ed il transgenerazionale, cioè ciò che
attraversa le generazioni in quanto a fantasie inconsce, miti di origine, norme
ereditarie e valori.
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Parte seconda: Le ricerche:
4.1: Introduzione:
Famiglia come unitas multiplex: intesa come organizzazione relazionale che eccede
le parti e l’interazione tra le parti.
I dati prodotti attraverso i self-report sono da leggersi come il risultato di due fattori:
I dati prodotti non sono indipendenti dal contesto che il ricercatore struttura. Le
differenze tra i risultati dovrebbero spingere il ricercatore ad affinare ed a
precisare il suo quadro inferenziale interpretativo rendendolo più articolato. La
divergenza dei risultati è anche un utile antidoto al riduzionismo, cioè alla
ricerca di uno o due fattori (o cause) in grado di spiegare tutta una serie di
fenomeni, che è sempre in agguato. Di ciò è indispensabile tener conto anche nel
trattamento dei dati.
Kenny e Judd: tre fattori che danno origine alla non indipendenza dei dati:
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- Composizione del gruppo: le persone non sono state assegnate in modo
casualeal gruppo ma i ruoli non sono né casuali né intercambiabili
- Destino comune: i membri della famiglia hanno un destino comune
individuabile nella condivisione dell’ambiente di vita e di aspettative comuni
rispetto al futuro
- Influenza reciproca: le relazioni tra i membri familiari sono caratterizzate da
reciproca e duratura influenza.
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Capitolo 5: Il legame di coppia nella ricerca psicosociale e clinica:
5.1: Introduzione:
Somiglianza stereotipica: ciò che accomuna i membri della diade al resto del
campione, in termini di background culturale condiviso. La dimensione stereotipica,
cioè la parte di somiglianza tra i partner dovuta al contesto sociale condiviso, sembra
essere particolarmente rilevante nel facilitare l’accuratezza percettiva, ossia la
comprensione dello stile di coping adottato dal partner. Più il comportamento del
partner è aderente all’immagine socialmente condivisa della gestione dello stress
nella coppia, più l’altro partner è in grado di comprendere accuratamente tale
comportamento.
Somiglianza unica: riguarda il grado di somiglianza tra i membri della diade che non
è dovuto al background che essi condividono, ma che è unico e specifico della loro
relazione.
Tali pattern risultano particolarmente importanti nelle fasi iniziali della relazione in
cui è centrale il processo di costruzione dell’identità di coppia, confermando quindi la
presenza di un analogo meccanismo rispetto a quello relativo alla costruzione
dell’identità soclaie e del senso di appartenenza gruppale.
La qualità della relazione di coppia è fortemente legata alla qualità dei legami che la
coppia ha con le famiglie di origine, così coppie con una buona qualità delle relazione
hanno buone relazioni anche con le proprie famiglie d’origine, mentre coppie con una
relazione di coppia insoddisfacente hanno peggiori rapporti anche con genitori e
suoceri.
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coppia, ma richiede l’assunzione di un’ottica familiare che tenga conto delle
esperienze di socializzazione fatte dai partner nella famiglia d’origine.
Figli e genitori tendono ad essere tanto più simili quanto più i genitori riferiscono di
utilizzare modalità positive di coping diadico e quanto meno i genitori mettono in atto
modalità di coping negativo. La tendenza al perdono tra partner è collegabile alle
esperienze di perdono apprese dai propri genitori.
Nelle coppie più mature e consolidate l’accuratezza percettiva del coping diadico,
ossia il comprendere accuratamente il comportamento del partner in situazioni di
stress, è fortemente correlata con la soddisfazione di coppia, mentre nelle coppie
giovani la percezione accurata delle qualità idiosincratiche e specifiche del
comportamento del partner risulta addirittura dannosa per la soddisfazione
relazionale.
Una concezione della coppia non privatistica ed autocentrata, ma più aperta alle
relazioni familiari, intergenerazionali e sociali, contribuisce maggiormente alla
generatività. Inoltre sono le coppie con figli e, in generale, le coppie più mature, a
registrare maggiori livelli di generatività: la presenza di figli e, in parte, l’età
sembrano dunque le condizioni che permettono di assumere uno sguardo più aperto al
mondo, più progettuale e più autenticamente generativo.
5.3: La ricerca clinica: dal resoconto di caso alla verifica del percorso di cura:
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- Diade coniugale: a questo livello prevale una concezione descrittiva e fattuale
della diade, per lo più in chiave di interazione e comunicazione, che allude ad
un modello di coppia idealtipico. Il problema è letto come scarto dal modello
ed è implicita l’idea di un’interazione ora efficace, ora distorta, ora
soddisfacente, ora inadeguata
- Diade madre-figlio: tutto ruota attorno al tema del rapporto madre-figlio,
inteso come figlio delle origini, nel senso della posizione che i partner della
coppia hanno ricoperto in seno alla propria famiglia
- Funzione materna (delle origini): la figura materna presenta un più ampio e
variegato repertorio concettuale, rinvenibile in parole chiave come moglie,
casa e famiglia d’origine, ricordare, spiegare, cercare. L’associazione alla
famiglia d’origine richiama il ruolo primario della donna nella funzione di
trasmissione: la donna è colei che dà origine, il cuore e la sede della memoria;
è anche colei che intreccia e dispiega
- Funzione paterna (delle origini): relativamente alla funzione paterna emerge
una perdita di valore simbolico, relegata ad una mera funzione di autorità, nel
senso che è svincolata dagli aspetti di espressione affettiva del legame o, più in
generale, nel senso di una funzione debole.
5.3.1: Valutare gli interventi clinici di coppia alla luce del modello relazionale-
simbolico:
Esistono vari modi di osservare la stessa realtà e questi modi possono avere
uguale dignità scientifica. il problema è di non rinunciare a quell’atteggiamento
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critico e di curiosità che nel processo di verifica e di costruzione della conoscenza
è l’unico veramente adatto sia al ricercatore che al clinico.
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Capitolo 6: Da coppia a famiglia: il legame genitoriale tra biologia e cultura:
6.1: Introduzione:
Il focus della transizione dalla coppia alla famiglia è la nascita del legame genitoriale
che vive del nostro tempo presente ma che porta con sé il suo irrinunciabile compito
di cura responsabile delle nuove generazioni: il figlio si identifica ed interiorizza non
solo il suo legame col padre e con la madre ma anche il legame tra di loro in quanto
coniugi-genitori.
Modello dello stress and coping: mette in relazione la presenza di supporto sociale
con la salute biopsichica attraverso la mediazione di diverse variabili come
attaccamento adulto, nevroticismo, sentimento di fiducia, sostegno emotivo e
strumentale.
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Coppia responsiva: di fronte allo stress della nascita, caratterizzata da supporto,
fiducia e buona gestione dell’ansia
Ciò che dà soddisfazione nel matrimonio sono proprio la cura dei figli, il sentimento
di intimità che deriva dall’avere un compito congiunto e la considerazione che si ha
dell’altro come genitore. Tra gli effetti predittivi della tenuta della relazione di coppia
ci sono il modo in cui viene concettualizzato il matrimonio, in sentimento di “noità” e
la consapevolezza della differenza dell’altro.
Quattro “super codici” rilevanti per la differenziazione delle traiettorie presenti nella
prima fase (la gravidanza). Si tratta di:
I legami intergenerazionali appaiono nella maggior parte dei casi saldi e fonte di
supporto per la giovane coppia: essi costituiscono una base sicura che consente
alla giovane coppia di affrontare la transizione alla genitorialità; ma laddove essi
presentano sfaldature e carenze, possono rappresentare un significativo fattore
di rischio. In particolare, le giovani madri sembrano poter contare su un
numero più consistente di risorse relazionali rispetto ai loro mariti, ma proprio
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per questo qualora esse vengano meno è tutta la famiglia a risentirne
profondamente.
Allorché la famiglia è giovane e con figli piccoli resta vivo il legame preferenziale
con una delle famiglie di origine ed è difficile che vi sia una consapevole presa d’atto
cognitiva-affettiva-etica, della differenza tra le generazioni che invece è più chiara
nella famiglia con preadolescenti.
6.3.1: Introduzione:
Lo snodo cruciale della famiglia adottiva ruota attorno al tema della differenza,
elemento cruciale nel modello relazionale-simbolico, tema che rimanda alla
distinzione tra il proprio e l’altrui: al proprio vengono comunemente attribuite la
somiglianza, la vicinanza, la riconoscibilità, mentre all’altrui vengono attribuite la
diversità, la non riconoscibilità. Nella genitorialità biologica ed in quella adottiva il
rapporto tra il proprio e l’altrui è diverso: mentre nella filiazione biologica la
somiglianza è data e connaturata anche geneticamente ed il riconoscimento
dell’alterità del figlio è un compito che attraversa le diverse fasi del ciclo di vita,
nell’adozione la differenza è posta all’origine, e la somiglianza/appartenenza è
costruita nel tempo. La sfida per i genitori adottivi è comprendere e valorizzare la
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differenza, resa evidente dai tratti somatici diversi e spesso anche dall’etnia, dalla
cultura e dalla lingua differenti, per costruire una comune appartenenza familiare.
Il legame che si viene ad instaurare tra genitori e figlio rimanda al legame con le
rispettive famiglie di origine. A volte però l’adozione è vissuta come una modalità
messa in atto dalla coppia coniugale per prendere le distanze e marcare una frattura
dai rispettivi genitori.
Dal confronto con i pari, i soggetti adottati risultano essere in una posizione di
“svantaggio” rispetto ai coetanei, riconducibile al trauma dell’abbandono ed a quanto
vissuto nel periodo preadottivo.
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L’obiettivo dell’adozione è primariamente la costruzione di una significativa
appartenenza familiare che non cancelli la differenza di origine e che diventi una
risorsa importante cui attingere anche in presenza di percorsi di vita segnati da
difficoltà.
I genitori adottivi (con figli in età scolare) percepiscono una relazione con il coniuge
caratterizzata da maggior supporto e da una comunicazione più aperta, un po’ intenso
scambio con la rete informale di supporto, un minor livello di ansia individuale ed un
livello di stress legato al ruolo genitoriale inferiore rispetto ai genitori non adottivi.
Una più solida relazione coniugale, temprata dalla difficoltà dell’iter adottivo, ed una
comunicazione più fluida conducono i genitori ad un maggior confronto all’interno
della coppia ed a maturare percezioni più simili rispetto ai comportamenti dei figli.
A fronte di maggiori problemi manifestati dai minori adottati rispetto ai coetanei non
adottati, derivanti dalla specificità della storia preadottiva e dalle difficoltà di
inserimento in un nuovo contesto socioculturale, le famiglie adottive paiono disporre
di un ampio ventaglio di risorse che si collocano a livello individuale, familiare e
sociale.
Nella transizione alla fase adulta si sono notati livelli inferiori di problemi emotivo-
comportamentali, livelli superiori di benessere, una più salda percezione della
filiazione adottiva, una relazione con i genitori meno conflittuale e maggiormente
caratterizzata dalla promozione dell’autonomia. Nel passaggio all’età adulta si apre
l’opportunità per gli adottati di una sorta di “bonifica” del contesto relazionale, per
una rilettura della propria storia e forse anche per poter apprezzare ciò che si è
ricevuto.
L’adulto adottato quando diventa genitore è chiamato ancora una volta a confrontarsi
ed a risignificare la propria storia, in particolare la questione cruciale dell’abbandono
ed a decidere che cosa trasmettere in avanti alla nuova generazione.
Nell’affido l’esercizio della funzione genitoriale non viene trasferito in toto alla
famiglia che accoglie il minore, ma è “condiviso”: i genitori affidatari assumono
temporaneamente la responsabilità della cura, mentre l’appartenenza familiare rimane
alla famiglia di origine.
Il figlio in affido mantiene un legame tenace con le origini, almeno sul piano
simbolico, anche nel caso in cui i rapporti con le famiglie naturali non vengano
concretamente coltivati. Il disconoscimento dell’appartenenza primaria del minore da
parte della famiglia affidataria impedirebbe al minore di godere anche dei benefici
che l’esercizio del registro accuditivo-educativo, espletato dagli affidatari, potrebbe
apportargli.
41
6.5: La genitorialità nelle famiglie separate e nelle famiglie ricomposte:
Il riferimento scientifico nei casi di affidamento dei figli in passato era quello
dell’individuazione del genitore psicologico, il genitore che si dimostra in grado di
garantire al figlio una cura affidabile ed il sentimento di continuità dei legami.
Gli studi degni anni ’80 si sono fondati su un principio marcatamente famigliare: la
genitorialità era concepita come una “funzione triangolare”, che si realizza non
soltanto nell’ambito diadico dello scambio tra ciascun genitore ed il figlio, ma nella
sistemica interrelazione tra i due genitori ed il figlio che, unitamente ai sistemi
relazionali di origine, costituiscono l’ambito simbolico ed affettivo all’interno del
quale il minore fonda e sviluppa la propria identità.
Due linee di pensiero che rivelano in modo prevalente la connessione con gli assunti
fondamentali del quadro teorico:
I maschi sentono la mancanza del padre nei termini di marginalità e precarietà del
genitore che stabilisce le regole e fa da guida e prendono le distanze emotivamente
dalla madre, mentre le femmine avvertono soprattutto la mancanza del partner
accanto alla madre che le proteggerebbe da un eccesso di intrusività che esse sentono
come pericoloso e da un mix di sentimenti legati alla immedesimazione con la
sofferenza della madre. I figli maschi risultano poco sensibili agli aspetti di obbligo
nei confronti della madre, tema che vece invece molto sensibili le figlie.
In età giovane il divorzio porta in primo piano il tema della identità nei suoi aspetti di
identificazione con il simile e di rapporto con l’altro genere, tema più avvertito dalle
femmine. I maschi, nel prefigurarsi la loro futura vita familiare, evidenziano una
identificazione critica col padre e temono di ripetere l’errore paterno. Le figlie
femmine, più proiettare sul fare famiglia, temono di non trovare un partner affidabile
o di non essere in grado di legarlo a sé. È così che attraverso l’assente ed il marginale,
il padre, maschi e femmine giovani adulti ci mettono in contatto con le loro
specifiche difficoltà.
44
Triangolarità dei legami: rimando alla presenza del terzo nella relazione. I pericoli
sono:
Il nuovo partner può avere uno spazio genitoriale solo se ci sono un padre ed una
madre che garantiscono la gerarchia dei legami ancor più che i confini.
45
Capitolo 7: La transizione all’età adulta:
7.1: Introduzione:
L’emerging adulthood individua un nuovo e distinto periodo nel corso della vita che
caratterizza le esperienze dei 18-29enni nella società industrializzata a partire dalla
seconda metà del XX secolo.
Generazione: relazione sociale che lega coloro che hanno una stessa collocazione
nella discendenza familiare rispetto al modo in cui tale collocazione viene trattata
dalla società attraverso le sfere sociali che mediano tali relazioni all’interno ed
all’esterno della famiglia.
La dilatazione sociale della transizione all’età adulta può essere una risposta
funzionale ad una serie di problemi sociali ma può rappresentare un pericolo per il
processo di distacco dei figli dai genitori se si trasforma in una condizione di stallo
intergenerazionale, in una protezione prolungata che perde il suo compito evolutivo.
Se nella lunga transizione all’età adulta entrambe le generazioni familiari dei genitori
e dei figli sembrano trarre un vantaggio psichico e relazionale, in termini sociali la
distanza tra generazioni aumenta, si sviluppa una sorta di schizofrenia di
comportamenti tra generazioni familiari e sociali che può produrre un circolo
perverso che blocca la transizione all’età adulta dei giovani.
Diversi i metodi e gli strumenti che si sono utilizzati per cogliere la complessità delle
relazioni familiari durante la transizione all’età adulta, sia qualitativi che quantitativi,
con strumenti diversi come self-report e test grafico- simbolici.
47
7.3.1: Relazioni familiari e transizione all’età adulta:
I risultati mostrano che la percezione dei genitori in merito alle relazione con i figli è
più positiva di quanto riportato da questi ultimi, a prescindere dalla loro età e genere.
I figli, invece, sebbene condividano la percezione di una relazione positiva con i
genitori, la valutano meglio quando sono nella fase del giovane-adulto rispetto a
quando vivono la fase di tardoadolescente.
Mentre nei maschi non ci sono correlazioni tra la percezione che ha il figlio e la
percezione che hanno i genitori e l’unica correlazione significativa è rispetto a come
il figlio percepisce la comunicazione con i genitori, nelle femmine c’è correlazione
tra la loro percezione e quella dei genitori mentre non c’è correlazione tra la
percezione della comunicazione con la madre e quella con il padre. In altre parole,
come percepiscono le femmine la comunicazione con la madre è legato a come la
madre percepisce la comunicazione con la figlia e lo stesso è per il padre. Nelle
famiglie con una figlia femmina sembra esserci una maggiore reciprocità relazionale.
Sebbene il rapporto con la madre sia caratterizzato da più alti livelli di comunicazione
e supporto rispetto a quello con il padre, esso non ha legami con il rischio
psicosociale del figlio. La relazione col padre è percepita dall’adolescente e riportata
dal padre come fattore protettivo dal rischio psicosociale.
Oggi come in passato la madre ha una posizione centrale per entrambe le generazioni:
i figli le chiedono consiglio, aiuto e supporto. Il padre invece è fonte di informazione
più attendibile per quanto concerne sia le relazioni familiari, sia le reali condizioni
del figlio. Le madri sembrano essere parzialmente cieche sulla condizione
psicosociale dei loro figli, forse perché, troppo coinvolte nella relazione, si
identificano troppo con il loro figlio e non riescono a trovare la giusta distanza che
permetterebbe loro di vedere le cose in maniera più oggettiva.
48
Nelle famiglie soddisfatte il padre è un importante punto di riferimento nella
pianificazione del futuro dei figli e gioca un ruolo decisivo nel raggiungimento
dell’autorealizzazione nella sfera emotiva e sociale.
Il processo di regolazione delle distanze fra genitori e figli avviene sempre più
all’interno di un contesto di relazioni significative più ampio in cui è coinvolto il
giovane, quali le relazioni con gli amici ed il partner sentimentale, che influenza il
modo in cui il giovane negozia le proprie relazioni con i genitori. Particolare
rilevanza acquista, in tale fase del ciclo di vita, la relazione sentimentale
specificatamente per il processo di regolazione delle distanze fra genitori e figli in
quanto permette al giovane-adulto di iniziare a pensare ad un futuro da adulto insieme
ad un’altra persona con cui costruire una nuova famiglia.
Nella fase di passaggio all’età adulta non solo le relazioni genitori-figli si modificano,
ma anche la loro importanza ed incidenza per il benessere del figlio mutano per
permettere alla relazione sentimentale di diventare saliente per la progettualità futura.
Lo sviluppo di una relazione sentimentale stabile e duratura è un segno di una buona
differenziazione dalle figure genitoriali. I giovani che hanno una relazione
sentimentale stabile, rispetto ai coetanei single, pensano in misura maggiore di
lasciare la casa dei propri genitori ed avere un figlio nei successivi cinque anni.
Riescono a programmare maggiormente una loro indipendenza abitativa una loro
famiglia futura se condividono il processo di transizione con un partner e se tale
relazione è sostenuta dai genitori. Sembra che occorra un’altra relazione, quella
sentimentale, per programmare il proprio futuro al di fuori della famiglia d’origine e
per affrontare le sfide del mondo adulto.
Filone di ricerca sul tema della famiglia prosociale: usa metodi qualitativi e
quantitativi al fine di misurare l’influenza del contesto familiare e delle relazioni in
esso presenti sull’impegno di giovani volontari e la presenza di una sorta di
trasmissione intergenerazionale nell’azione volontaria svolta dai medesimi. Emerge
la figura del padre come mediatore tra la famiglia ed il mondo sociale. I genitori si
49
assumono il compito di promuovere e trasmettere generatività ed i valori ad essa
connessi, bilanciando tradizione ed innovazione. È necessario che vengano
riconosciute, rispettate, nutrite ed accettate tutte e tre le componenti della
generatività: dare vita, curare e lasciare andare. La trasmissione di valori tra
genitori e figli riguarda il patrimonio morale che i primi consegnano ai secondi e ciò
che questi ultimi ritengono meriti di essere accolto, trasformato e che scelgono a loro
volta di trasmettere.
7.3.3: Generatività:
I giovani possono essere co-generatori con i genitori del clima generativo familiare
che vede tutte le generazioni impegnate nel processo di influenzamento reciproco e
protagoniste attive. La generatività è fortemente forgiata nel contesto familiare e da
questo può trarre linfa per la sua crescita o veleno per la sua trasformazione in
stagnazione.
50
7.4: Conclusioni:
51
Capitolo 8: La famiglia in migrazione:
8.1: Introduzione:
Entrare in relazione con le famiglie immigrate vuol dire innanzitutto definire i confini
della famiglia e capire chi vi appartiene e chi no, non essendo per nulla scontati il
numero e le persone che la costituiscono.
Il legame con la generazione che precede è vivo e fondante la vita coniugale, una
vera e propria priorità per le coppie immigrate. La sua pregnanza è visibile
nell’evento del matrimonio, nella scelta della migrazione, nelle rimesse economiche
che garantiscono alla famiglia di origine una vita meno povera, così come nelle
abitudini che molte coppie raccontano relativamente al tempo trascorso nella terra di
origine. Prima della migrazione la convivenza coi genitori è un’esperienza molto
diffusa ed è diffusa la condivisione della cura dei figli ed il contributo di tutti al
mantenimento economico della famiglia allargata.
54
Parte terza: Il modello, le pratiche, la clinica:
9.1: Introduzione:
Alcuni degli interrogativi che hanno guidato la ricerca sono riconducibili ai seguenti:
55
- Coloro che ritengono necessario un maggior sostegno alla famiglia da parte
dello Stato sono la stragrande maggioranza (centralità della famiglia)
- Coloro che ritengono che l’intervento dello Stato debba essere riservato
esclusivamente a situazioni particolarmente gravi, secondo un’ottica
residenziale, che pensa ad un welfare state minimo e riserva le risorse
pubbliche solo ai casi decisamente problematici
- Orientamento familista, che ritiene inidoneo qualsiasi intervento esterno
alla famiglia.
Tre differenti modi di intendere il noi familiare, da cui derivano differenti forme di
riflessività:
I casi considerati documentano l’esperienza in atto di una sinergia tra gli attori
di welfare. Siamo in presenza di forme sperimentali di sussidiarietà che, a
partire dalla risposta ai bisogni, individuano le risorse più prossime alle persone,
valorizzando le disponibilità presenti nelle comunità di vita delle famiglie. La
dimensione universalistica, propria degli enti istituzionali a livello locale, si
coniuga con la forte spinta relazionale di tipo solidale che proviene dalle
organizzazioni di volontariato; l’attenzione a controllare la spesa ed a ridurre i
costi di gestione, in un momento di contrazione delle risorse, appare come un
elemento trasversale alle pratiche analizzate; ciò nondimeno la tendenza ad
elevare la professionalità degli operatori è costante e favorita dall’introduzione
di pratiche di auto-mutuo aiuto che chiama in causa i familiari come supervisori,
seppur sui generis; inoltre la possibilità di potenziare le risorse disponibili,
all’interno della comunità, in termini di denaro e di strutture, è incrementata
dalla molteplicità dei soggetti implicati.
Ciò che resta come nodo critico è che tutte le esperienze analizzate denunciano una
sorta di precarietà, di difficoltà a stabilizzarsi nei territori, paiono spesso essere nelle
menti e nei cuori di pochi responsabili, sempre esposte alla possibilità che una
contrazione di risolse, un cambio di amministrazione, spazzino via un’esperienza
giudicata positiva, ma che fatica a diventare un patrimonio consolidato della
comunità.
57
9.3: Dalle reti primarie allo sviluppo di comunità, secondo una prospettiva
sussidiaria:
Analisi di rete: approccio scientifico allo studio delle relazioni tra le persone in una
determinata realtà, in particolare mediante essa è possibile descrivere le proprietà dei
legami e della rete stessa, sia attraverso la rappresentazione grafica della rete, sia
attraverso indici che misurano dimensioni quali la densità, la coesione e la capacità di
trasmettere informazioni di una rete. Utile per l’analisi di dati relazionali che si
riferiscono ai contatti, ai vincoli ed ai collegamenti che mettono in relazione un attore
con un altro e non possono essere ridotti a proprietà degli stessi individui agenti. Le
relazioni sono esaminate in quanto esprimono i legami che intercorrono fra gli attori.
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- Indice di buon vicinato: misura la quantità di relazioni perseguite o casuali
con vicini di casa o altri abitanti del quartiere
- Indice di tolleranza: rispetto alle differenze
- Indice di socializzazione familiare: misura il tempo dedicato a costruire
relazioni con i figli maggiori di 6 anni
- Indice di capitale sociale comunitario allargato: misura la quantità e qualità
di relazioni che si sono create intorno ai servizi ed alle associazioni utilizzati
dai figli
- Indice di sostegno/aiuto familiare-parentale: misura la quantità di aiuti che
si ricevono da parenti in caso di bisogno
- Indice di capitale sociale familiare interno: misura il livello di condivisione
dei momenti “conviviali” o di assunzione dei cibo con i familiari
- Indice di capitale sociale familiare extranucleare: misura il livello di
condivisione di momenti “conviviali” o di assunzione del cibo con parenti
diversi dai familiari stretti e la possibilità di ricevere aiuto dai parenti.
9.4: Conclusione:
60
Capitolo 10: Promuovere generatività: interventi di enrichment, mediazione e
gruppi di parola:
10.1: Introduzione:
Enrichment: indica qualcosa che sviluppa e rende più ricco un patrimonio di risorse
che la famiglia possiede, almeno potenzialmente. Gli interventi mirano ad
incrementare le risorse, manifeste o latenti, in modo che la famiglia possa giocare
“tutte le carte a disposizione”; l’obiettivo storico è quello di far apprendere
competenze ed abilità peculiari alle coppie e/o ai componenti della famiglia per
migliorarne/arricchirne il funzionamento e prevenire eventuali sviluppi problematici,
tali da compromettere la qualità e la stabilità delle relazioni.
Si lavora non solo sulle competenze familiari ma anche sui pilastri su cui ruota la
famiglia. L’attenzione è sui legami reali e simbolici della rete relazionale. I legami
familiari, i loro significati e la loro interdipendenza sono al centro di questi interventi.
61
10.2.1: Finalità:
I percorsi, pur declinati di volta in volt in modo specifico a seconda della richiesta
della committenza, dei bisogni formativi dei genitori o delle coppie, sono ispirati a
precisi obiettivi che orientano il lavoro formativo:
È la promozione della quota di generatività insita nei legami che spinge i membri
familiari a muoversi in modo benefico e creativo non solo verso l’altro e la relazione
stessa, ma anche nei confronti di relazioni familiari e sociali.
Modalità semi-strutturata: pur tenendo fissi gli obiettivi, la scelta della sequenza e
degli strumenti dipende dal gruppo, dal suo processo e dalla valutazione che il
formatore compie non solo all’inizio del percorso, ma anche in itinere.
Dopo la progettazione iniziale, il percorso viene realizzato in 4-6 incontri della durata
di 2-3 ore. Ogni incontro tratta specificamente temi familiari ma anche aspetti del
processo formativo.
10.2.3: Esempi: “Nei panni del figlio”, “Lo stemma familiare attribuito”, “Role-
playing sulla comunicazione”:
Nei panni del figlio: permette ai genitori di conoscere e ri-conoscere il proprio figlio
ed i suoi bisogni attraverso la ricostruzione della propria storia. Ai membri del
gruppo viene chiesto di rispondere a due domande: “Quali sono i bisogni di mio
figlio?” e “Quali bisogni avevo io all’età di mio figlio?”. L’obiettivo è quello di
riconoscersi come persone bisognose e cogliere, attraverso uno sforzo empatico, i
bisogni dei propri figli. Stimola le capacità riflessive dei partecipanti per fargli
cogliere con maggiore empatia i bisogni dei propri figli. L’esito delle risposte è
raccolto e condiviso in gruppo in modo da favorire il rispecchiamento, la
normalizzazione ed il confronto sociale. Dalla rappresentazione del bisogno come
mancanza da saturare (che rimanda anche ad un’immagine di sé come genitore non
adeguato) a quella che considera il bisogno come risorsa ed occasione di crescita.
Si tratta di una pratica di aiuto nata allo scopo di facilitare la riorganizzazione delle
relazioni familiari nel caso di separazione e divorzio, seguendo logiche ed itinerari
alternativi al percorso giudiziario e con l’esplicito intento di salvaguardare e
promuovere la genitorialità.
10.3.1: Finalità:
Caratteri di fondo:
65
Principali elementi specifici del modo di proporre la mediazione familiare riguardano
in particolare 4 aspetti:
La fase iniziale del percorso mediativo, che precede la negoziazione vera e propria,
risponde alla necessità di costruire un progetto di lavoro condiviso e si fonda anche
sulla constatazione che molte coppie si presentano in mediazione con una posizione
palesemente asimmetrica. Questa fase consiste in un lavoro finalizzato ad aiutare i
coniugi a discutere e riflettere sul senso della loro vicenda di coppia ed a confrontarsi
con le conseguenze della separazione, sia sul piano personale, sia sul piano
dell’organizzazione della vita familiare, nonché a valutare i differenti
strumenti/percorsi attraverso i quali è possibile prende le conseguenti decisioni.
tecniche:
Seconda fase: definizione del contratto di mediazione: redatto dal mediatore, che
ne offre alla firma una copia a ciascun genitore dopo aver discusso insieme l’ordine
con il quale conviene affrontare ogni questione. Segna il transito dalla fase
preliminare alla fase di negoziazione. La finalità di questo documento e la richiesta di
sottoscriverlo in modo autografo hanno una valenza simbolico-affettiva di rituale.
La fase di negoziazione si conclude nel momento in cui per ciascuno dei temi indicati
nel contratto o nell’agenda dei lavori è stata individuata un’ipotesi di accordo.
In qualche caso è pensata e praticata come una variante della mediazione familiare o
come una forma particolare di mediazione sociale e riguarda bisogni e situazioni che
sono oggetto anche di altre pratiche professionali.
Le differenze tra i due tipi di mediazione stanno nella natura e negli oggetti del
conflitto, nella tipologia dei soggetti coinvolti e nella caratteristica dell’evento
critico/transizione.
Si tratta di una modalità di intervento ancora assai poco diffusa, ma che negli ultimi
anni ha cominciato ad essere proposta in modo estensivo, soprattutto come percorso
alternativo nella gestione di conflitti tra figli adulti chiamati a prendersi cura di
genitori anziani non più autosufficienti.
Sono una proposta nata per rispondere all’esigenza di supportare i figli di famiglie
che attraversano il dramma della frattura coniugale e sono anche un aiuto indiretto
alla coppia genitoriale stessa, spesso in difficoltà nel “mettere parola” su ciò che si sta
vivendo in famiglia. Sono un aiuto del sociale alla famiglia esposta ad una transizione
difficile per prevenire difficoltà nello sviluppo delle nuove generazioni.
10.4.1: Finalità:
Lo strumento principe è la parola che emerge da un gruppo centrato sulla cura che
proviene dai legami e da strumenti e gesti che ne sappiano esprimere la portata
simbolica.
Il conduttore introduce di volta in volta alcuni temi su cui lavorare utilizzando diversi
strumenti e diverse attività che si prestano ad essere commentati.
Ai genitori viene proposta l’iniziativa del gruppo di parola come sostegno per i
bambini o ragazzi che vivono l’esperienza della separazione dei genitori, come aiuto
ad esprimere i loro sentimenti attraverso la parola, il disegno, i giochi di ruolo, come
luogo in cui porre delle domande, avere delle informazioni e trovare una rete di
scambio e di sostegno.
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I genitori vengono invitati ad un breve colloquio informativo che ha il significato di
rinforzare l’alleanza tra di loro e rimarcare che il professionista si inserisce in un
legame preesistente. Essi firmano il consenso autorizzando il bambino ad accedere ad
un luogo dove poter parlare sia di mamma che di papà, sia dell’una sia dell’altra
famiglia d’origine.
La terapia dura 4 incontri di due ore settimanali con gruppi di 6-8 bambini.
Il lavoro del gruppo ha come esito finale la redazione comune di un messaggio scritto
che viene letto ai genitori. La seconda ora del quarto incontro vede la presenza dei
padri e delle madri ai quali i bambini leggono una lettera da loro redatta e che
raccoglie in forma anonima i loro desiderata.
Il vantaggio del lavoro di gruppo e della lettera in gruppo consiste nel fatto che i figli
dei genitori separati non sono costretti ad un’osservazione introspettiva ma possono
parlare delle emozioni in modo meno pericoloso del rapporto diretto. Nel gruppo il
bambino può sostare in un’area creativa dove si può fare a memoria del passato e
prefigurare il futuro.
Questa iniziativa risulta avere una grande efficacia, testimoniata dal commento
unanimemente positivo dei genitori durante il colloquio finale coi conduttori.
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Capitolo 11: Il modello e la “fiction”: clinica dei corpi familiari:
11.1: L’orientamento:
Metafora viva (Paul Ricoeur): ciò che sollecita immagine e sentimento; si tratta di
uno spazio linguistico che s’insinua tra logica semantica ed analogica.
Ci sono altri principi-guida della “fiction”, tra cui quello generazionale e quello
simbolico. il primo afferma che tocca alle generazioni precedenti rispondere di
ed a quelle successive; il secondo riconosce la presenza di una “corrente
sotterranea” relativa al mondo dei legami tra gli uomini che riguarda i temi
della fiducia, della speranza e della giustizia.
Manniger: la speranza è la spinta creativa che entra in lotta contro la dissoluzione dei
legami e l’autodistruzione individuale.
La clinica dei corpi familiari è attenta anche alle azioni di incorporazione (la fantasia
di prendere dentro il proprio corpo un “oggetto” avvertito come fisicamente presente
e che ha un suo spazio ed una sua azione, si tratta del prodotto dell’introiezione e ha
come risultato la presenza di introietti) e di personazione.
Tutte le forme di grave psicopatologia si connettono alla tragicità legata agli scambi
generazionali. Tali scambi non escludono la presenza della componente genetica ma
la inseriscono sempre nel registro delle relazioni umane.
L’incorporazione e le sue forme costituiscono una base del pensiero clinico. Essa
può essere costruttiva o distruttiva, ma quest’ultima avviene solo se il male ha
preso il sopravvento. Lo sviluppo sano del Sé personale richiede di incorporare
aspetti buoni quali la fiducia nella relazione con l’altro e con la vita.
73
Parte quarta: Gli strumenti:
12.1: Introduzione:
Gli strumenti qualitativi non sono interscambiabili per via della loro specificità, ma
possono essere tra loro integrati o fatti dialogare con le scale di misurazione,
assumendo così uno sguardo a 360° sulla famiglia. Se le scale di misurazione operano
prevalentemente in “orizzontale”, coinvolgendo molti partecipanti ed estendendo la
conoscenza prodotta, gli strumenti qualitativi si calano in “verticale” per far emergere
caratteristiche che stanno sul fondo, latenti.
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12.3: Gli strumenti qualitativi:
L’esecuzione prevede la presenza congiunta dei membri della famiglia di almeno due
generazioni. Ciascun membro è chiamato a scegliere un pennarello di colore diverso
che utilizza fino al termine del disegno e si chiede loro di disegnarsi come famiglia
mentre fanno qualcosa insieme. Questa consegna ambigua invita ad una decisione
condivisa dell’oggetto da raffigurare.
- Occupazione dello spazio sul foglio: si vuole rilevare la presenza del rapporto
equilibrato tra spazio disegnato e spazio bianco. La presenza di spazio bianco
rimanda alla possibilità di movimento e di cambiamento; la sua assenza
suggerisce la mancanza di spazio per il nuovo e l’inatteso ed è indicativo di
famiglie bloccate o incistate su tematiche dolorose ed angoscianti; spazi
bianchi eccessivi rappresentano povertà o difficoltà della famiglia a
rappresentarsi in modo specifico ed a mettere in campo risorse adeguate per far
fronte agli eventi previsti ed imprevisti che possono accadere
- Tipologia della rappresentazione: rileva la presenza ed il tipo di
raffigurazione familiare. Disegni troppo simbolici o confusi in cui non è
possibile comprendere la scena rappresentata comportano la disattesa della
consegna e mostrano una resistenza al compito
- Presenza di un tema comune nel prodotto: si vuole indagare se la famiglia
riesce ad organizzare il proprio lavoro su un tema comune. Evidenzia la
capacità della famiglia di rappresentarsi come unità specifica, come corpo
oppure no
- Qualità dei contenuti presenti nel disegno: valuta la capacità del disegno di
trasmettere all’osservatore un sentimento di vitalità o, al contrario, un
sentimento di povertà e di depressione. Gli elementi considerati sono i
contenuti e le modalità di realizzazione del disegno. Permette di cogliere se la
81
famiglia è un luogo di crescita e di sviluppo per i suoi membri o se invece essa
rappresenta un ambiente insignificante oppure con dolori e sofferenze non
trattabili.
Analisi del disegno in base all’apporto dei singoli membri: permette di individuare
le coalizioni fra i membri, i conflitti relazionali, le modalità di cooperazione o al
contrario di esclusione, l’isolamento o l’importanza e la centralità dei membri della
famiglia. Indicatori:
L’utilizzo:
Questo disegno si presta ad essere impiegato facilmente con soggetti di diversa età
evolutiva; consente una raccolta di informazioni sia individuali sia familiari. È
possibile cogliere aspetti cognitivi, evolutivi e caratteristiche di personalità dei
membri familiari coinvolti, modalità interattive, relazionali e dinamiche familiari.
83
Elementi costitutivi:
Procedure di somministrazione:
85
E consente di:
Se è vero che l’incontro con la dimensione del negativo è inevitabile, nella vita di
qualsiasi persona, nelle transizioni che comportano perdite significative le modalità
attraverso le quali ci si rapporta all’altro assente diventano cruciali non solo per i
soggetti che vi sono implicati direttamente, ma anche per le generazioni successive.
La proposta di indicatori:
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Così il soggetto può lasciare traccia proiettivamente della propria rappresentazione
dei confini e delle appartenenze familiari, dall’altro può evocare il tema di chi è
assente e mostrare le proprie modalità di gestire la mancanza.
Foglio bianco con predisegnato un rettangolo in modo che il bordo del foglio
rappresenti un rettangolo più ampio che contiene il primo e dei pennarelli.
Tipi di somministrazione:
- Somministrazione individuale
- Somministrazione congiunta alla coppia, alla fratria o alla famiglia unita
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- Somministrazione ripetuta dal medesimo soggetto, o dai familiari riuniti
in momenti temporalmente differenti, per osservare la possibile evoluzione
delle modalità integrative del conflitto riguardo al legame con i presenti e gli
assenti e della rappresentazione dei confini familiari
- Somministrazione individuale, ma contemporanea
- Somministrazione di una doppia versione: ora-futuro, ora-passato, reale-
ideale per cogliere, in una prospettiva di figura-sfondo, che cosa sia cambiato o
ci si aspetta che cambi rispetto ad un evento critico passato o atteso, oppure
che cosa differenzi la realtà presente rispetto a ciò che si considera desiderabile
a livello ideale
- Somministrazione attribuita: si chiede ad un soggetto di eseguire il test
mettendosi nei panni di un familiare, cercando di immaginare come l’altro si
rappresenti posizioni reciproche e confini familiari. Nel caso si abbia a
disposizione il protocollo del test eseguito dal soggetto a cui viene attribuito il
disegno, il disegno attribuito può essere un significativo indicatore della
capacità di empatia di colui che ha eseguito il disegno rispetto al mondo
soggettivo dell’altro
- Somministrazione prima individuale, poi congiunta alla coppia o al
gruppo familiare: viene rilevato che cosa il singolo soggetto pensi opportuno
esplicitare, davanti agli altri familiari, rispetto alla propria rappresentazione
dell’universo familiare.
Criteri di valutazione:
Livello verbale:
Analisi del clima e delle interazioni durante l’esecuzione del test: interazione del
soggetto con lo psicologo, interazione dello psicologo con il soggetto, interazione tra
i membri della coppia o della famiglia,
Come il soggetto è in grado di utilizzare ciò che emerge dal disegno circa le proprie
relazioni e la propria posizione rispetto ai confini familiari.
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L’Intervista clinica generazionale (Cigoli et al):
La generatività viene intesa come frutto dello scambio tra le generazioni, quindi
come la capacità da parte delle generazioni precedenti di creare un contesto
favorevole perché quelle successive possano sviluppare uno spazio proprio di
valorizzazione ed attribuzione di senso alla vita ed al legame tra gli uomini. Essa si
pone in rapporto dialettico con il suo opposto, l’attacco e l’inibizione alla
generatività. È dal confronto-scontro tra i due poli che emerge la qualità del legame
generazionale.
L’ICG è rivolta alla coppia genitoriale considerata il punto di snodo delle trame
generazionali. È una vera e propria intervista di coppia.
Lo strumento:
La codifica:
L’utilizzo:
Strumento utile non solo nella ricerca sulle relazioni familiari ma anche nella pratica
clinica per l’assesment terapeutico. È anche un buon medium per il legame tra la
coppia ed il clinico.
Lo strumento:
92
possibilità di rappresentare la vostra famiglia. Sta a voi decidere come farlo. Se volete
potete anche parlarne. Il tempo a vostra disposizione è di 20 minuti circa.”
Alla fine viene chiesto ai familiari di raccontare quanto è stato prodotto, di precisare
l’identità di ciascun personaggio inserito nella scena, nonché il significato del
materiale impiegato.
Un’altra fonte verbale è quella dello scambio spontaneo tra i familiari durante
l’esecuzione del compito.
La siglatura qualitativa:
- Spazio
o Osservazione della posizione dei membri familiari rispetto alla
scatola del test prima e dopo la consegna
o Modalità di occupazione dello spazio scenico
o Presenza di confini
- Tempo
o Calcolo del tempo di latenza
o Presenza o meno di un progetto condiviso da tutti i membri familiari
o Durata totale dell’esecuzione
- Prodotto
o Numerosità del materiale impiegato
o Grado di coerenza o incoerenza del prodotto
o Natura dinamica della produzione
- Racconto finale
o Gestione verbale
o Trama narrativa
o Espressione emotiva con cui i familiari intraprendono questa fase
conclusiva della prova
93
funzionamenti problematici. Le posizioni disfunzionali possono essere tali sia nel
senso dell’eccedenza, sia nel senso della carenza.
Il range è utile per il confronto tra un numero ampio di famiglie o diversi tipi di
famiglie.
Conclusioni:
Spetta al clinico la decisione di impiegare la siglatura del test nel suo insieme, oppure
di sfruttarne solo alcune componenti, se perseguire una sola finalità o privilegiare un
approccio di verifica integrato.
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