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IL CONTESTO STORICO-CULTURALE
L’espressione Siglo de Oro indica un movimento di apice della cultura spagnola, corrisponde difatti al periodo di maggior gloria
politica e militare della Spagna, ma soprattutto alla fioritura artistica e letteraria che conseguentemente si sviluppò. Siamo soliti
datare l’inizio di questo periodo con l’ascesa al trono di Carlo V, avvenuta nel 1516, e determinarne la fine nel 1648. Più in generale,
parliamo di un momento storico che si sviluppa dai primi anni del Cinquecento e si estende per tutto il Seicento, per cui è più
opportuno parlare di “secoli d’oro” e indicare il Cinquecento come Rinascimento e il Seicento come Barocco.
Il RINASCIMENTO è riconosciuto come il secolo della supremazia spagnola, della rinascita rispetto all’oscurità del Medioevo, è il
risultato dello sforzo iniziato dai Re Cattolici (Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona), e proseguito con i regni di Carlo V e
Filippo II, e quindi con eventi storici alquanto considerevoli come l’annessione del Portogallo all’impero spagnolo, l’espulsione dei
mori e la Conquista dell’America. Durante questo primo periodo si registrano aumento demografico, espansione economica e
coloniale, strenua difesa della religione cattolica: sinteticamente possiamo definirlo un periodo caratterizzato da fiducia, equilibrio
ed armonia.
Al contrario, il BAROCCO è un periodo decisamente più complesso e pessimistico, soffre le conseguenze, anche economiche, delle
costanti guerre e delle svariate bancherotte che caratterizzano il regno di Filippo II. Seguirà un breve periodo in cui con Filippo III
la Spagna riesce a godere nuovamente di un periodo di pace, fino a che nel 1618, ha inizio la Guerra dei Trent’anni. Il regno che si
ritrova poi il successore, Filippo IV, non è altro che un regno indebolito, con numerosi problemi militari e finanziari e altrettanti
riguardanti il popolo, per lo più causati dall’aumento delle imposte e da svariate epidemie.
Inevitabilmente, sia il periodo di supremazia sia quello di decadenza hanno influito a livello culturale e sociologico.
Lo abbiamo visto con la caratterizzazione della società: una sociedad estamental, dunque gerarchica, rigida, a compartimenti
stagni, deterministica, che non permette l’ascesa, né alcun tipo di progressione, con delle eccezioni per quei titoli nobiliari che
vengono venduti dalla monarchia, dai privati e dalla chiesa in cambio di costruzioni di immobili o squadre armate di
sovvenzionamento. Questa società segue ancora il modello di origine medievale e presenta due macrosfere sociali: i privilegiati,
quali aristocrazia e alto clero, che godono dei privilegi assoluti per cui non sono punibili né perseguibili ed esenti da imposte, e i
non privilegiati, quali popolo basso, artigiani, commercianti, contadini, basso clero e borghesia.
A reggere questa società sono i valori religiosi e quelli aristocratici come l’honor, un sentimento personale che corrisponde alla
capacità di ognuno di adempiere agli obblighi sociali. Viene perduto ogni volta che un individuo subisce un’offesa, pertanto, nella
maggior parte dei casi, ha inevitabilmente a che fare con una figura femminile, quindi con tradimenti e violenze subite a cui sono
poi gli uomini a rimediare per poter recuperare l’onore perduto attraverso duelli o assassinii. Quando parliamo di honor, è
importante sottolineare la differenza che sussiste fra questo e il concetto di honra, termine con cui si intendono la stima e il
rispetto che gli altri rivolgono, dunque nella opinione che gli altri hanno sulla virtù di un individuo e il suo modo di vivere e
rispettare le rigide convenzioni sociali dell’epoca. In generale sono due concetti che si legano, con la sola differenza che il primo
dipende da noi stessi e il secondo dal modo in cui gli altri vedono.
Un altro aspetto importante che contribuisce al mantenimento dell’honor e della rispettabilità nella società è la limpieza de
sangre, concetto che si manifesta già a partire dal Quattrocento ed in particolare con la Reconquista, e che si consolida sempre
più in questi anni. Secondo questa, è necessario dimostrare la propria purezza di sangue rendendo palese l’inesistenza di sangue
moro o ebraico nella propria discendenza da ben quattro generazioni, e certificandola con gli estatutos de limpieza de sangre.
L’obiettivo è quello di impedire ai conversos e ai moriscos di accedere ai posti privilegiati della società. In alcuni casi queste
certificazioni sono frutto di corruzione, amicizie o cospicue disponibilità economiche. Essere un cristiano viejo è motivo di onore
e orgoglio, un uomo era dunque ciò che rappresentava nella società.
LA SCRITTURA FEMMINILE
(Saggio “La mujer de actriz a autora”) È inevitabile pensare, vista la scarsa importanza della donna all’interno della società
spagnola de Siglo de Oro, che lo stesso ruolo marginale le fosse attribuito anche in campo letterario.
Per esaminare il rapporto che la donna intrattiene con la scrittura ci siamo soffermati su tre aspetti: la donna personaggio, la
donna attrice e la donna autrice.
-La donna personaggio è una figura piuttosto standardizzata, tipizzata, molto spesso dal carattere forte e indipendente,
caratteristiche che non hanno niente a che vedere con l’effettivo ruolo della stessa all’interno della società dell’epoca e che hanno
l’obiettivo di spingere verso un cambiamento nella posizione sociale.
-La donna attrice è colei che ha trasgredito le regole per aver deciso di guadagnarsi da vivere con la recitazione e di esibirsi in
pubblico, decisioni che per l’epoca erano ritenute decisamente spregevoli. La professione di attrice viene accolta nel 1587 con
l’approvazione del Consejo de Castilla della richiesta di una compagnia italiana di far esibire le proprie attrici. Richiesta che viene
appunto accettata, ma con delle limitazioni che obbligano le donne a recitare solamente nei panni di personaggi femminili, se
coniugate ed accompagnate dai propri mariti.
-Per quanto riguarda la donna autrice, sono poche le autrici di cui abbiamo notizie, la maggior parte di esse non ha ricevuto
un’educazione soddisfacente o comunque non aveva i mezzi per scrivere. Le poche donne che si inseriscono nel mondo della
scrittura, oltre a riscuotere gran successo sono anche decisamente significative da un punto di vista letterario, in quanto, non solo
riescono a oltrepassare il limite sociale accedendo alla parola e alla scrittura, ma spesso hanno anche il coraggio di addentrarsi in
generi poco “battuti”, vedi il caso di Maria de Zayas, o ancora Santa Teresa de Jesus che costituisce il primo esempio di scrittura
al femminile, o ancora Ana Caro, Feliciana Enríquez.
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Solitamente si distinguono due cicli della Comedia Nueva:
• il primo ciclo è quello di Lope de Vega ed è più spontaneo e libero, appartengono a questo ciclo Lope de Vega, Mira de Amescua, Velez
de Guevara, Tirso de Molina,
• il secondo ciclo è quello di Calderon ed è caratterizzato da una tendenza al perfezionamento, appartengono a questo ciclo Calderon,
Rojas Zorrilla, Moreto, Solis e Bances Candamo.
LOPE DE VEGA (1562-1635)
Lope de Vega è stato uno dei più importanti scrittori, poeti e drammaturghi spagnoli infatti la sua produzione letteraria e teatrale
conobbe un successo impressionante, si parla di circa 2000 commedie che ci sono pervenute.
Viene considerato il fondatore del teatro del Siglo de Oro, inteso come assemblatore, fissatore di formule teatrali (vd. El arte
nuevo de hacer comedias).
La sua esperienza con le donne è inscindibile dalla sua produzione: tutte le donne della sua esistenza hanno infatti ispirato la sua
produzione, in particolare abbiamo ricordato Elena Osorio e Juana, donne che lo hanno tradito e che hanno lasciato una certa
impronta in lui.
Nelle sue opere sono presenti tutte le tipologie di donne nei confronti delle quali lui assume due posizioni: in alcune opere sembra
essere vicino alle donne e prendere a cuore la loro situazione, in altre sembra voglia dimostrare come queste siano pericolose se
vengono istruite.
PERSONAGGIO DI LAURA
Singolare come figura di donna se si paragona al siglo de oro in quanto ci viene presentata un’idea di donna colta che mostra un
atteggiamento nuovo nei confronti degli uomini, quella della mujer esquiva: che non è sottomessa, non ascolta, rifiuta le regole,
gli uomini, l’amore e il matrimonio perché in lei è più forte la voglia di intraprendenza. È attraverso la conoscenza e l’istruzione
che Laura è arrivata ad essere così, in questo senso l’istruzione è un pericolo per la donna.
“NOVELAS EJEMPLARES”
Conduce una vita di ristrettezza economica, che cambia con l’uscita prima del Don Quijote (1605 prima parte-1615 seconda parte)
e poi delle Novelas Ejemplares nel 1613. Le novelle esemplari sono uno dei prodotti della maturità di Cervantes, nel senso che
escono quando lui ha 63 anni anche se la critica pensa che siano state composte negli anni precedenti in maniera graduale anche
perché alla fine del 1600 viene trovato un codice in cui sono presenti 3 sue novelle. In generale sulla datazione la critica non ha
trovato molti riferimenti storici per prendere una posizione fissa.
Si tratta di 12 novelle di breve estensione (da 30 a 60 pagine), questo numero 12 è un numero importante che ritorna, 12 gli
apostoli, 12 i segni zodiacali, ecc., per alcuni critici è proprio questo numero a dare unità alle varie novelle.
Cosa sono queste novelle? Non sono racconti perché non sono brevi come questi, sono piuttosto dei brevi romanzi all’interno dei
quali si trattano principalmente il tema dell’amore e quello dell’onore.
Con questa opera Cervantes introduce per la prima volta in Spagna il termine di origine italiana “novella”, sembra perché in quegli anni si leggeva
il Decameron di Boccaccio in Spagna e la gente aveva familiarizzato con tale genere.
Il richiamo principale era proprio il titolo: ‘novelas’ perché novelle erano quelle di Boccaccio e ‘ejemplares’, termine con cui Cervantes scatena
la curiosità del pubblico in quanto il Decameron era piuttosto provocatorio e di carattere sensuale per cui l’aggettivo scelto dal nostro autore
risultava ovviamente strano. È proprio questo termine a presentare un’unità di fondo che non è il contenuto ma che risiede nel fatto che ognuna
delle narrazioni vuole offrire al lettore un insegnamento morale. Oltre a questo l’intento di Cervantes è quello di intrattenere il pubblico, ma
senza eccedere, senza allontanarsi dalla realtà (ce lo spiega nel prologo). Attraverso il titolo Cervantes vuole indirizzare il pubblico a una certa
lettura, le sue novelas hanno anche un contenuto serio e alto.
Cervantes è orgoglioso di questa raccolta, proprio perché è il primo autore spagnolo ad aver composto delle novelle sullo stile boccacciano.
La gitanilla
La protagonista femminile si chiama Preciosa, è la storia di questa ragazza rapita da neonata ed allevata dai gitani come una
zingarella anche se le sue origini erano nobili. Proprio per questo si distingueva sempre dalla massa, motivo per cui un giorno un
cavaliere di nome Don Juan si innamora di lei. Preciosa lo rifiuta rispondendogli a tono e proponendoli un accordo a cui è lei a
porre le condizioni: lui deve fingersi gitano per 2 anni e poi avrebbero deciso se sposarsi o meno.
Attraverso questa possibilità di scelta che Cervantes dà a Preciosa, le conferisce lati intraprendenti, in questo senso possiamo dire
che l’autore appare come anti-convenzionale per la letteratura dell’epoca pur però rimanendo fedele alla tradizione, al tema del
matrimonio, a quello dell’onore e al rispetto per le gerarchie della società.
TIRSO DE MOLINA (1579-1648)
Tirso de Molina fu un poeta e un drammaturgo spagnolo appartenente al I ciclo della Comedia Nueva.
È un uomo di chiesa fin dalla sua giovane età, prende infatti i voti molto presto e appartiene al orden de la merced.
Scrive numerose opere, ma a noi ne sono pervenute solamente 70 tutte scritte tra il 1624 e il 1633.
Fu un seguace di Lope de Vega, per cui anche lui si propose come difensore della commedia nuova ma con delle differenze, gli
aspetti principali che lo contraddistinguono sono tre:
1. Tirso scrive drammi storici legati a fatti reali presenti o passati mentre Lope de Vega scrive i suoi drammi traendo le
vicende dalle raccolte di romances, per cui Tirso è più fedele alla storia;
2. Tirso basa le sue commedie sulla comicità;
3. A differenza di Lope de Vega, caratterizza molto di più i personaggi, soprattutto quelli femminili.
Il ruolo della donna nelle sue commedia è centrale, Tirso mostra un forte rispetto verso il loro abito e si mostra molto
attento a sensibile verso questo genere (non è maschilista come Lope), pur non conoscendolo in prima persona. In
generale le sue sono esempi di mujer varonil, quindi di donne forti che decidono e che detengono il potere. Secondo Tirso
entrambi i generi possiedono le stesse virtù.
È la storia di questo cavaliere che con la sua presenza e il suo ingegno inganna diverse dame dando loro la propria parola. Si narra
nello specifico della sua fuga da Napoli e del suo viaggio a Siviglia, in seguito a cui il padre di un ingannata deciderà di vendicarsi
uscendo dalla tomba per portarlo con sé.
Trama.
1° atto→Le avventure di Don Juan cominciano nel palazzo di Napoli, dove il nostro personaggio era stato mandato dal padre come
una sorta di punizione dopo una prima burla non precisata per sfuggire alle conseguenze.
Don Juan è in compagnia di Catalinon, la sua controfigura, il servo che rappresenta la figura del Gracioso, ha la caratteristica di
essere codardo perchè ha paura di tutto ed è la figura che veicola la comicità e che ha lo scopo di alleviare il pathos.
A Napoli don Juan si burla della Duchessa Isabela che è corteggiata al Duca Octavio al quale non si concede perché non c’era la
promessa. Viene burlata da don Juan e nel suo cedimento sembra esserci una sorta di ribellione al passaggio alla sfera
matrimoniale. Isabela tace quando viene disonorata e questo è tipico dei nobili del tempo: non si parla apertamente del proprio
disonore, lo si fa solo dinanzi il cospetto del re.
In seguito a questa burla, Don Juan scappa con l’aiuto di Don Pedro, suo zio e ambasciatore di Spagna alla corte di Napoli. Sul
cammino verso la Spagna, in seguito a un naufragio arriva a Tarragona dove conosce la pescatrice Tisbea, che vive in un capanna,
che simboleggia la sua verginità; è una mujer esquiva dotata di una forte autostima (infatti inizia il suo monologo con “yo”) che
non crede nell’amore e che detesta il sesso maschile; offre aiuto ed accoglienza a don Juan che si approfitterò di questo per
burlarsi di lei. Anche lei cederà al suo corteggiamento, ma secondo la critica lo farà più per una possibile scalata sociale che per
innamoramento. Durante la seduzione Don Juan non le rivela la sua identità ma sa ugualmente chi è perché gli viene riferito da
Catalinon quando il nobile era svenuto dopo il naufragio. Quando Tisbea si rende conto di essere burlata cade in una profonda
tristezza, dice di avere l’anima che brucia (tema del fuoco), e promette di vendicarsi e di recarsi dal re.
2° atto→E’ alla corte di Re Alfonso XI che comincia il secondo atto, il re vuole riparare il danno fatto da Don Juan a Napoli facendolo
sposare con la Duchessa. Durante la sua permanenza qui, parlando con il marchese de la Mota, sente parlare di sua cugina dona
Ana de Ulloa e decide di ripetere con lei l’inganno di Napoli fingendosi in questo caso il marchese. Ana è innamorata del cugino
ma dovendo sottostare alle decisioni di chi detiene il suo onore non può sposarlo. Decide di sfidare apertamente la situazione
scrivendo un biglietto in cui dichiara il suo amore per il cugino e dandogli un appuntamento. Affiderà tale biglietto a Don Juan che
lo legge e decide di approfittarsene. Quando all’appuntamento si recherà don Juan con il mantello del marchese Ana se ne
accorgerà e inizierà a gridare. Il padre accorrerà in suo aiuto e deciderà di vendicare la figlia ma muore nel duello contro Don Juan.
Ella è l’unica di cui non sappiamo se don Juan abbia infine goduto, non abbiamo la certezza che sia stata violata, ma sicuramente
sedotta e burlata.
3° atto→Il terzo atto si apre con Don Juan in fuga che arriva nel paese di Dos hermanas dove si sta per celebrare il matrimonio fra
Batricio e Aminta. È proprio Aminta la sua prossima vittima: Don Juan si siede al posto del promesso sposo di Aminta presso il
banchetto nuziale e le dice che in realtà è lui il suo promesso sposo, Aminta in un primo momento lo rifiuta, allora don Juan decide
di ingannare Batricio e il padre della giovane dicendo loro di aver sedotto Aminta. Così facendo Batricio rinuncia al matrimonio e
il padre sembra convincersi che sarà il nobile don Juan lo sposo della figlia. A questo punto Aminta molto ingenuamente cade nella
trappola e cede a don Juan.
Proseguendo il viaggio verso Siviglia, in un cimitero vedrà la statua di Don Gonzalo de Ulloa, e inizierà a burlarsi pure di questa
invitandola a cenare con lui. La statua risponderà accettando l’invito, quando Don Juan si presenta alla cena la statua lo prende
per mano e lo conduce all’inferno. Per quanto riguarda l’episodio della statua, Tirso prende spunto da una leggenda popolare
spagnola che racconta di un giovane che sbeffeggia la statua di un defunto illustre in un cimitero prendendo questa statua per la
barba, motivo per cui il morto si vendicherà del giovane e verrà punito dalla legge divina.
Struttura.
Da un punto di vista tematico l’opera si struttura in due tempi:
-le 4 burle di don Juan architettate secondo una struttura ben precisa, una modalità 2 a 2, che vede ingannate due nobili e
due plebee e che sono articolate in due fasi: inganno e fuga;
-e l’episodio della cena e del castigo, grazie al quale capiamo come l’opera ha una funzione moraleggiante: il peccatore
ostinato deve pentirsi il prima possibile perché la giustizia divina è fulminante, non si devono ignorare i consigli e gli avvisi
come Don Juan. Allo stesso tempo l’obiettivo di Tirso è quello di mostrare una critica della società dell’epoca, denunciare
l’omertà che copre i peccati compiuti dai nobili nei confronti delle giovani donne.
I personaggi.
I personaggi non sono stereotipati e sono descritti più psicologicamente e caratterialmente.
Per quanto riguarda l’universo femminile, le donne di Tirso non vengono mai descritte fisicamente o identificate per dei tratti
particolari, questo perché essendo un’opera teatrale doveva essere portata in scene da attrici che non sempre potevano avere
delle caratteristiche esatte che corrispondessero a ciò che l’autore avesse scritto. Oltre a questo Tirso credeva anche che la
bellezza della donna non risiedesse nelle caratteristiche fisiche ma piuttosto nell’unione di queste con quelle morali.
Soffermandoci sui personaggi maschili, questi sono le vittime indirette degli inganni di don Juan. Agiscono tutti più o meno al solito
modo senza distinzione di classe: tacciono, non si ribellano e accettano comunque di unirsi in matrimonio con donne violate da
un altro uomo.
Trama.
Lucrecia, dama madrileña, nobile e bella, è innamorata di Don Sancho, un cavaliere che conosce durante una passeggiata; tuttavia, a egli
riconosce un difetto, quello della codardia, e per questo decide di lasciar perdere. Lucrecia vive con suo zio Alberto, il quale vuole farla
sposare proprio con Don Sancho perchè che ha stretto un patto con il padre di Don Sancho. Alberto incarica Doña Ana, amica di Lucrecia
di convincerla affinchè quest’ultima sposi Don Sancho. Con il passare del tempo, Lucrecia conosce un altro cavaliere del quale si è
invaghita, il Capitán Alvarado, di ritorno dall’India, che però ha un altro grande difetto, è avaro.
Doña Ana è una donna ricca e di classe sociale elevata ma è brutta. Anche lei ha due galanes che le ruotano attorno che a sua volta
disprezza per i loro difetti: uno, Don Juan, è trasandato, non si cura e si veste male, mentre l’altro, Don Fernando, è presuntuoso e
artificioso nel modo di parlare. A questo punto le due amiche insoddisfatte dei loro pretendenti, per disfarsi di loro ricorrono a una serie
di cambi d’identità e di travestimenti grazie ai quali riescono a disorientare i cavalieri. Tutto ciò non basta per disfarsi di loro, tanto è che
i pretendenti decidono di andare a suonare sotto le loro finestre. Lucrezia e Ana chiedono così al primo cavaliere che passi sotto casa, di
impedire a chiunque di suonare qualsiasi strumento musicale. Casualmente, il primo cavaliere che passa da lì è proprio Don Sancho, il
quale non si fa riconoscere, indossa abiti nuovi e non è nemmeno più codardo.
Lucrecia si innamora così di lui ed affinchè possa riconoscerlo gli regala una fascia colorata. Accade però che tutti gli innamorati si
presentino dinanzi Lucrecia con fasce uguali e senza più i loro difetti. A questo punto la decisione finale è in mano a Lucrecia, che decide
di non sposare nessuno fino al momento in cui Don Sancho rivelerà la propria identità e quindi la protagonista accetta di sposarlo.
Il tema cardine di questa novella è l’onore, Aminta non lascia che siano lo zio, il cugino o Don Martin a riscattare il suo onore ma è lei
stessa a cercare vendetta, motivo per cui poi non può tornare a Segovia (non ha i diritti dell’uomo, lei non può riscattare il suo onore, è
semplicemente un’omicida).
Accanto al tema dell’onore c’è il tema del travestimento, che svolge un ruolo importante sin dall’inizio, che non riguarda solamente lo
scambio di abiti ma anche di nomi, di identità.
In questa novella l’autrice prende spunto dall’opera “La fuerza de la Sangre” di Cervantes, novella in cui si affronta il tema
dell’atteggiamento approfittatore dell’uomo nei confronti delle donne che mostrano un atteggiamento rivendicatore (Leocadia viene
violata e viene fatta sposare col suo approfittare Rodolfo).
Interessante in questa novella è il fatto che il caos non avviene prima del matrimonio, per cui questo non ha un ruolo di risoluzione del
conflitto a differenza di molte altre novelle.
I temi sono molti: la violenza contro il corpo e la psiche femminile, la ricerca dell’autonomia e della libertà, il travestimento.
NOVELA NONA. EL JUEZ DE SU CAUSA
La novella si ambienta a Valenzia dove vive Estela, una dama illustre promessa a Don Carlos. In quella stessa città abitava anche Claudia,
una dama dai costumi ben più liberi, innamorata anch’essa di Don Carlos al punto da decidere di averlo ad ogni costo.
Non riuscendo ad ottenere alcuna attenzione, decide di ricorrere all’inganno: era appena morto il servo di Don Carlos, decide così di
procurarsi abiti maschili e prendere il suo posto. In poco tempo riesce a conquistarsi la sua fiducia tanto da conoscere tutti i suoi desideri
e pensieri più intimi.
Intanto Estela e Don Carlos iniziano a frequentarsi, Don Carlos vuole chiedere la sua mano quando giunge a Valenzia un conte italiano
che si innamora a prima vista della donna. Sia il conte che Don Carlos chiedono la sua mano ai genitori, e questi decidono di concederla
al conte, ma Estela non è d’accordo e inizia a fare di tutto per mandare a monte le nozze e fuggire con il suo amato Carlos a Barcellona.
Il servo Claudio era a conoscenza delle loro intenzioni e non fa altro che disperarsi, finchè non bussa alla sua porta Amete, che un tempo
era il servo del padrone di Carlos, il quale è innamorato di Estela. I due si alleano con l’obiettivo di separare i due amanti, il piano è quello
di portare Estela con l’inganno sulla spiaggia dove, a dire di Claudio il servo fidato, l’avrebbe aspettata il suo amato; una volta lì Amete
l’avrebbe catturata e portata Fez, mentre Claudia sarebbe rimasta a Valenzia per coronare il suo sogno. Tutto procede secondo i piani
con la sola differenza che Amete aveva portato con sé Claudia per timore che potesse raccontare qualcosa, in questo modo anche lei era
stata ingannata.
A Valenzia i genitori di Estela si accorgono della sua scomparsa e trovano un biglietto in cui lei stessa scrive di essere fuggita con Don
Carlos; si recano alla sua casa e lo accusano di averla rapita e imprigionata.
Nel frattempo a Fez, Estela viene maltrattata da Amete così Claudia per paura di fare la stessa fine sposa con il fratello di Amete, a lei
molto affezionato. Amete non riesce a possedere Estela e chiede aiuto a Claudia che ricorre all’inganno offrendoli una finta via di fuga,
una volta che Estela si accorge, non è disposta a perdere l’onore e inizia a gridare. Le sue urla vengono sentire dal figlio del Re, che giunge
sul luogo e vede Amete abusare della donna. Insieme a tutti i cavalieri del regno sfiderà Amete e lo arresterà insieme a Claudia.
Estela decide di travestirsi da uomo e recarsi a Tunisi al servizio dell’imperatore, diventa soldato e persino capitano da tanto che era
abile. Un giorno tra i soldati dell’esercito vede il suo Don Carlos, inizia a riempirlo di domande ma senza svelare la sua identità e i due
stringono un rapporto di amicizia tanto da nominare Don Carlos suo segretario.
Un giorno muore il viceré e al suo posto viene mandata Estela, la prima causa che le affidano è proprio la sua perché era arrivata una
nuova denuncia contro Don Carlos. Estela decide di mettere alle strette Don Carlos aspettando il momento in cui l’uomo dichiari amore
eterno, ma lui ha ormai cambiato idea sulla sua donna.
Ecco che Estela presa dall’ira inizia a raccontare tutte le sue sventure e si rivela. Alla fine Estela e Don Carlos convolano a nozze.
I temi affrontati sono quelli dell’inganno e del tradimento, del travestimento, dell’amore, della donna forte e intraprendente che arriva a
ricoprire addirittura la carica di un uomo.
Questa novella attraverso la presenza del demonio, risalta il tema del sovrannaturale che non si ritrova nelle altre novelle.