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Visione su base religiosa ed enciclopedica. Concezione del mondo di tipo gerarchico: Dio in
alto, in basso gli uomini. La vita terrestre è corruzione. L’uomo realizzerà meglio se stesso
dopo la morte. I cristiani vivono la vita come una sorta di esilio, durante il quale sono
chiamati a scontare il peccato originale (secondo la visione pessimistica religiosa dei
giansenisti tutti i cristiani sono macchiati e quindi peccatori. Solo Dio decide chi salvare) e
a difendersi dal male.
Enciclopedia: ciclo del sapere che gira nella religione poiché l’uomo sa già tutto e deve
solo tramandare la fede ai posteri. Il simbolo e l’allegoria servono all’uomo per guardare e
analizzare la realtà. Ogni oggetto rimanda a qualcos’altro.
La natura è il “libro di Dio” (detto anche “Specchio di Dio”), ma allo stesso tempo è
pericolosa, è fonte di corruzione. Questo perché è presente la donna. Col
Rinascimento avremo poi, infatti, la rinascita di un'altra prospettiva nei confronti della
dimensione terrena. Attualmente però nell’Alto medioevo si ha una visione pessimistica,
oscura della realtà attuale.
La natura è carica di simboli. Per i dotti si trasmette la fede attraverso le Scritture con una
conseguente interpretazione allegorica. Invece, per i non dotti e quindi analfabeti ed era
necessario l’utilizzo del simbolismo. Dunque gli oggetti vengono composti tra di loro,
all’interno di discorsi più ampi, che sono allegorie. L’allegoria è un discorso razionale
generato da un ampio sviluppo e che richiede un ragionamento culturalmente articolato.
E’ tipico il caso delle tre fiere de La Divina Commedia (lussuria, la superbia e l'avarizia).
Dante inizia il suo viaggio e si perde in una selva, vede un colle illuminato e decide di
andare verso di esso, ma incontra tre belve, allora torna indietro e incontra Virgilio, il
quale gli dice che per arrivare a quel colle, serve una via ben più complessa.
Tecnologia, Arte: Dunque esistono la scienza e la tecnica? Abbiamo una visione pre-
scientifica e magico religiosa della realtà che impedisce la nascita della scienza…cosa che
accadrà poco più avanti. La tecnologia è abbastanza primitiva, solo per l’utilizzo di
strumenti quotidiani o legati all’agricoltura. La pedagogia è basata sull’auctoritas.
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Esistono due istituzioni: l’Impero, anche se fisicamente in Italia, non è presente
l’Imperatore e la Chiesa col papa. L’economia era sostanzialmente rurale, basata
sull’agricoltura.
BASSO MEDIOEVO
vedi pp. 107-114
mentre al Sud, resta l’esperienza monarchica con Federico II. La composizione della
società è più dinamica rispetto alla società feudale; nascono in epoca comunale quindi
nuove figure sociali/professionali.
La stessa classe sociale non è una realtà omogenea; la si può suddividere in due gruppi:
1) Popolo (i non nobili) → artigiani e piccoli commercianti;
2) Magnati/Grandi (i nobili) → grandi mercanti, banchieri e professionisti come medici,
giuristi e notai.
Quest’ultimi iniziano a sviluppare, oltre a quello economico, un potere politico che fece
scatenare, naturalmente, tensioni e conflitti tra le due sottoclassi sociali (popolo e
magnati).
La borghesia porta delle novità nel mondo medievale, nuovi valori, il borghese è colui
che si è fatto da solo, che riesce ad arricchirsi col lavoro e riesce addirittura a
competere con l’uomo aristocratico e sale di gerarchia. E’ un uomo concreto che valorizza il
lavoro e che non ha una visione negativa della realtà, perché riesce a godersi la vita.
Il denaro diventa fondamentale per il borghese, per l’aristocratico era importante solo la
terra.
L’usura diventa molto praticata, lo stesso padre di Dante, era stato quasi sicuramente un
usuraio. Nasce il prestito che permette di arricchirsi. IL denaro, dunque, diventa qualcosa
di indispensabile.
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Questo nuovo modello umano concreto e realizzato basa la propria esistenza su
nuovi valori. Si tratta una figura “umile” che inoltre acquisisce una visione sempre più
realistica della dimensione.
Il borghese vuole essere pratico, organizzato e vuole avere una sua “industria”: capacità di
risolvere problemi pratici, concreti. Questo lo distingue dall’aristocratico.
Ha una visione delle cose, sempre più laica.
La laicità diventa una visione concreta, ciò non significa che non siano religiosi, sono lo
stesso fedeli. Il borghese che guadagna col prestito con interesse deve riscattarsi di
questo “peccato” e si può dire che si inventi il Purgatorio, per purificarsi.
Esiste una dimensione divina, ma anche terrena, umana, che ci consente di agire nel
mondo.
Nel pieno Medioevo, le cose non cambiano dal punto di vista tecnico-scientifico, mentre
l’economia diventa dello scambio, del commercio.
Pedagogia laica basata sul ragionamento e non solo sull’apprendimento delle verità
teologiche. Loro devono imparare a leggere, scrivere, contare. Ecco dunque la pedagogia
basata su strumenti razionali, che consente di agire nel mondo.
Fase I (1265-1295)
Nascita a Firenze da una famiglia della piccola nobiltà fiorentina decaduta. Dante è il
diminutivo di Durante e Alighieri è il patronimico. Quindi Durante figlio di Alighiero
(padre) mercante e usuraio. Erede di un titolo nobiliare, guadagnato da un trisavolo:
Cacciaguida era morto in Terra Santa, durante una Crociata e aveva ricevuto un titolo
nobiliare dall’Imperatore. Dante è orgogliosissimo di questa provenienza, di suo padre non
parla per niente, di Cacciaguida ne parla molto e lo introduce in un episodio del Paradiso,
per spiegare il motivo per cui scrive la Commedia.
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Dante parla del padre solo in una tenzone con Forese Donati. Della madre possiamo dire
“Bella degli Avati”, che morì molto presto.
È l’epoca delle amicizie: Guido Cavalcanti, con cui condivide l’esperienza politica.
È l’epoca degli innamoramenti e di tutti i traffici a cui venivano sottoposti i bambini per la
loro vita futura. Dante viene destinato a sposarsi con Gemma Donati. Poco prima del
matrimonio, si colloca l’incontro con Beatrice.
Di lei sappiamo che si chiamava Bice di Folco Portinari, famiglia importante, a sua volta
sposata con un altro uomo: Simone dei Bardi.
Beatrice incarna la Teologia nell’opera di Dante.
Non sappiamo se realmente c’è stato un legame tra loro, di sicuro ha usato questo
legame in senso allegorico in tutta la sua opera.
Ovviamente scrive, e la sua scrittura inizia con la Vita Nova, dove racconta la vicenda del
suo amore per Beatrice, la morte di Beatrice e il post morte di lei.
Inoltre, si propone di progettare la Commedia.
Fase II (1295-1301)
Lui era sposato con una Donati, per cui per lui fu molto difficile.
Sembra che abbia esercitato le sue cariche con un certo equilibrio, ma non sembra che sia
riuscito in questo intento, perché viene mandato nel 1301 ad Anagni a incontrare il papa,
per trovare un accordo. Mentre Dante era ad Anagni, entra a Firenze, Carlo di Valois, in
accordo col papa apparentemente, ma in realtà per favorire i Neri, torna la famiglia Donati
a Firenze e i Guelfi bianchi vengono cacciati, Dante non è in città e la condanna all’esilio gli
viene comunicata mentre sta rientrando a Firenze.
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Fase III (1301-1321)
Fase dell’esilio. Viene mandato a Roma presso il papa Bonifacio VIII come ambasciatore
dei guelfi bianchi però Carlo di Valois (fratello del re di Francia) fa rientrare i Neri
esiliati i quali formano un governo e bandiscono i loro avversari.
Interesse atto pubblico → corrompere e ottenere il denaro in cambio. Esilio per due anni e
il risarcimento di un bel gruzzoletto. Inizia l’esilio che cambia concretamente la vita di
Dante. Lui aveva pubblicato poesie e acquistato fama come intellettuale.
Sembrerebbe una piccola parentesi dolorosa temporanea per la vita di Dante ma dunque si
tratta di un altro capitolo della sua vita e il poeta intraprende un lungo percorso a zig zag,
finendo poi alla fine a Ravenna sino alla sua morte.
Prima parte dell’esilio in cui Dante cerca vicinanza con gli altri esuli. È un ricordo molto
negativo perché gli altri esuli cercarono di rientrare a Firenze con atti di forza finendo con
una tragica sconfitta (battaglia della Lastra - 1304)… Si vede come “exul immeritus”
ossia un esule che subito una ingiustizia ma che è capace di sopportarlo. Nel 1315 il
comune di Firenze propone un’amnistia ovvero una imposta simbolica e il riconoscimento
della colpa dei Bianchi. I due figli del poeta: Pietro e Jacopo sono i primi commentatori
della Divina Commedia.