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Due volumi del Morgante commentati da Aulo Greco

primo volume → bisogna conoscere la trama del testo.


In programma ci sono i cantari I-III, XVIII, XIX, XXIII (dall’ottava 48)-XXVIII ⇒ cantare XXIII è il momento
cruciale in cui abbandona il cantare di Orlando e passa alla storia dell’eccidio di Roncisvalle
Dalle lettere: contrassegnate da due numeri (primo = numero della lettera per Aulo Greco, altro
numero = numero nell’edizione di Robertis).
Noi facciamo riferimento alla numerazione di Aulo Greco → I, IV, XIII, XIV, XXIV, XXX, XXXVI
I Sonetti, La Confessione → testi da leggere interamente

Esame inizia con lettura e interpretazione di un passo. Precisione!!

Excursus storico: Firenze rinascimentale


Dante la descrive come Firenze picciola = città piccola.
Nell’arco di qualche decennio Firenze cresce economicamente e diventa una vera e propria potenza economico/finanziaria.
Nel giro di un paio di secoli (1265 circa-1492) i banchieri fiorentini hanno colonizzato la finanza e l’economia di tutta Europa. Nel canto IX del Paradiso (parla il poeta Folchetto di Marsiglia) Dante scrive
che la pianta del diavolo (=Firenze) spande nel mondo il maladetto fiore = fiorino = moneta sulle transazioni internazionali.
⇒ Firenze non è solo bellezza ma è soprattutto una città che domina la piazza finanziaria ed economica europea: Dante dice che è la città che cambia e merca.

Anche il Decameron ci dà l’idea della realtà mercantile del tempo in seguito allo scoppio della peste → la peste procura un’importante frattura dal punto di vista sociale ed economico:
● La popolazione si riduce parecchio;
● Dal 1427 Firenze fonda il catasto → si riesce a fare una radiografia precisa della popolazione fiorentina;
Boccaccio celebra la classe mercantile =classe sociale prodromo che oggi chiamiamo classe borghese.

La ricchezza ha fatto sì che la sete di guadagno e l’avarizia facesse smarrire il popolo dal punto di vista della morale economica → smarrimento documentato da Dante.
Dante è un grande visionario, ha capacità di intuizione → gente nova dai subiti guadagni = gente che viene da una realtà umile e che coltiva una nuova bramosia di arricchimento.
La vita dei personaggi rinascimentali che noi andiamo ad analizzare è caratterizzata da queste circostanze!
Il problema è di carattere finanziario, morale e religioso → l’usura è peccato secondo la religione cattolica. Questa bramosia di arricchimento ha trasformato il pastore (papa/imperatore) in lupo e i suoi agnelli (il popolo) si
sono smarriti.

Cacciaguida è il rappresentante degli Alighieri nel Paradiso: grazie a lui conosciamo quella che per Dante era la realtà fiorentina. Dante rimpiange la Firenze sobria e pudica.

Firenze e i Medici
n.b. tra il 1434 (anni in cui Cosimo il Vecchio rientra a Firenze dall’esilio) e il 1494 (anno in cui Carlo VIII entra in Italia con l’esercito dimostrando la fragilità dell’Italia) Firenze NON è una signoria → oggi viene definita
una “criptosignoria” in quanto i Medici avevano in mano Firenze, che formalmente resta una repubblica ⇒ consolidamento del potere mediceo che porterà alla creazione del Granducato di Toscana.
Quando nel 1512 i Medici tornano a Firenze dopo l’esilio, possono eleggere Giovanni de’ Medici come Papa Leone X ⇒ hanno potere spirituale e politico e si passa ufficialmente al Granducato di Toscana.

Scaltrezza della famiglia Medici che governa a proprio piacimento la città ⇒ il Palazzo della Signoria è esautorato, le vere decisioni avvengono nel palazzo dei Medici di via Larga.
Non sempre questo sistema funziona (es 1478 Congiura dei Pazzi).
I Medici sono gente nova = vengono dal Mugello e sono mercanti di tessuti. Fortuna economica dei Medici è immediata, ci vogliono però decenni perché il loro banco diventi una potenza europea → la crescita economica
della città va di pari passo all’ampliamento delle cinta murarie della città.

Firenze è una città di alfabetizzati → Carlo Dionisotti in un saggio ci illustra come la letteratura quattrocentesca sia in primo luogo fiorentina, poi toscana (Dante, Petrarca e Boccaccio). La differenza culturale tra
l’alfabetizzazione di Firenze e il resto della Toscana rende evidente la fama e la fioritura di Firenze (dove viene istituita la prima cattedra di letteratura e lingua greca).

Giovanni di Bicci con mille fiorini costruisce un palazzo (per intenderci con due fiorini si paga la servitù per mesi o un anno).
Ricchezza si basa sulla capacità di creare un surplus dall’importazione di lana/tessuti per fare moda → impiego protoindustriale di manodopera.
Il mondo del fiorino ci dà la possibilità di verificare le differenze sociali-economiche nella città.
Giovanni crea le prime basi della fortuna patrimoniale → crea il primo banco che esploderà con il figlio Cosimo il Vecchio (1389-1463) → dal 1420 al 1463 prende in mano le redini della famiglia.
Capisce presto due cose fondamentali su cui farà sempre affidamento il potere mediceo:
● Importanza della propaganda culturale = capacità di indirizzare l’opinione pubblica attraverso una buona comunicazione
● Devono lavorare sull’immagine della famiglia e dei suoi singoli rappresentanti → stemma
Capiscono anche quanto l’arte, la letteratura e il mecenatismo siano fondamentali → hanno un ritorno sulla loro immagine politica.

Cosimo acquisisce un patrimonio che lo fa diventare l’uomo più ricco di Firenze, comincia a dare mostra dei Medici come una famiglia capace di fare il bene di Firenze, per esempio ristrutturando San Marco →
chiesa e costruzione di chiese sono un’immagine fondamentale utilizzata come propaganda per la famiglia.

Nel 1433 Cosimo viene mandato in esilio perché viene eletto un governo antimediceo → accusato di ordire contro la repubblica (capro espiatorio). Cosimo viene accolto a Venezia in esilio come un re → Firenze
allontana il primo grande cittadino, aspettando che gli eventi lo possano riportare al potere.

Nel 1434 il potere di clientelare di Cosimo è potente → “compra” mezza Firenze, sia dalla realtà popolare che dalle famiglie di influenza politica. Un gruppo di famiglie in poche settimane consente di revocare l’esilio e far
tornare Cosimo, che fa ingresso in città come un monarca, grande mercante e grande politico.
Non fa l’errore dei predecessori e allontana i suoi nemici da Firenze; al tempo stesso si ingrazia i giovani.

n.b. la società quattrocentesca è clanica e si fonda sulla famiglia, che deve essere concorde con altri clan famigliari → grande capacità di fare rete e tenere le connessioni aperte con chiunque.

Tutto questo a livello storico può essere interpretato in diversi modi → Cosimo il Vecchio fu il padre della patria o nasconde l’anima del “padrino”?

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Il potere dei Medici è fortemente clientelare, basato sul do ut des → dare è economico, sono la famiglia più ricca della città → il loro è un patrimonio di influenze.
Elemento che si coglie specialmente nel 1433, anno in cui la famiglia rischia di crollare sotto il governo antimediceo che decide di mandare in esilio Cosimo il Vecchio → Cosimo aveva previsto un incidente del genere e
sposta ingenti capitali nelle varie filiali delle banche medicee (tra cui Venezia, dove appunto va in esilio). Cosimo può rientrare a Firenze quando si instaura il nuovo governo ⇒ Cosimo torna nel 1434 e i Medici sono a tutti
gli effetti i padroni della città.

Cosimo de Medici ci aiuta a capire come funziona la mentalità politica del casato mediceo.
Tim Parks, La fortuna dei Medici → il potere ha la capacità di condizionare la comunicazione e governare l’opinione pubblica. I Medici, soprattutto nel periodo laurenziano, condizionano molto l’opinione pubblica
soprattutto attraverso letterati e artisti ⇒ mecenatismo: Pulci a tutti gli effetti è uno strumento letterario a disposizione della famiglia Medici.

C’è sempre però l’opposizione a questo potere → Cosimo è il primo a fomentare odio, scontenti e rivolte → capi d’accusa che la storiografia è chiamata a valutare nonostante si rimanga spesso nell’ambivalenza.
● Accusato di essere favorevole ai sodomiti → sodomia era un peccato mortale. Chiama in causa la posa del David di Donatello. Questi aspetti dimostrano una grande tolleranza o c’è dietro un interesse?
n.b. è un tema che torna in Pulci!
● Fu accusato anche di essere amico degli ebrei, che si pensava prestassero denaro alla famiglia con interessi (n.b. i Medici erano ortodossi)
● Accusato di usura ed evasione fiscale
● Fu accusato di sfruttare il restauro delle chiese per la loro glorificazione, la scomunica come arma della banca ed essere troppo amico dei preti;
● Fu accusato soprattutto di cercare di diventare un principe, di aver tentato di trasformare Firenze da Repubblica a monarchia elitaria.

⇒ accusa definitivamente è quella di voler essere il principe di Firenze, con l’intento di dare continuità a un principato occulto ed ereditario ⇒ effettivamente, dopo Cosimo assistiamo a un principato ereditario.
La questione oggi è difficile da risolvere, non possiamo sapere la realtà effettuale (tratto caratteristico del potere in sé) → i Medici capiscono quanto sia importante l’immagine: forte stridore tra la realtà e la loro immagine.

⇒ La letteratura è intrisa di questo tipo di potere.


Pulci nel 1461 entra nel palazzo dei Medici e respira questo potere → la sua letteratura nasce qui e avrà come numi tutelari Cosimo, Piero e soprattutto Lorenzo.
Eventi storici:
Firenze tra 1429 e 1431 porta avanti una guerra con Lucca che per i fiorentini finisce malissimo → Lucca ottiene la sua indipendenza.
I Medici finanziano la guerra e dimostrano che sono disposti a rinunciare al loro patrimonio per gli interessi della loro città. Famiglia Medici dimostra di essere interessata alle sorti della città.

Nel 1436 avviene la consacrazione di Santa Maria del Fiore da parte del papa Eugenio IV. A lungo Santa Maria del Fiore è il più importante emblema della sacralità. Evento dal punto di vista della
propaganda molto importante.
Cosimo riesce a portare il papa a Firenze → primo passaggio per imporre la propria influenza nel mondo della religione.
n.b. il palazzo di via Larga era già stato esautorato.

Nel 1439 si tiene a Firenze un concilio (che Cosimo riesce a “rubare” a Ferrara, doveva infatti era solito tenersi) con cui avviene l’unificazione tra la chiesa d’Oriente e d’Occidente → momento storico di estrema
importanza avviene a Firenze.

La cavalcata dei Magi di Benozzo Gozzoli = rappresentazione mediatica dell’unione religiosa, spirituale e
teologica delle due chiese → è presente la famiglia Medici!
Rappresentazione di un potere ecumenico.

Nel 1440 avviene la battaglia di Anghiari: Firenze si allea con Venezia e lo stato pontificio contro i Visconti
milanesi.
Italia da nord a sud è divisa in staterelli → sistema spezzettato che si regge su alleanze che si creano e distruggono nel giro
di poco tempo. Dopo la pace di Lodi (1444) si può effettivamente parlare di pace in Italia per una quarantina di
anni.

Nel 1494 con la discesa di Carlo VIII viene messa in luce la fragilità dell’Italia, che appare come un territorio
che si può facilmente conquistare.
Inoltre dopo la scoperta dell’America si sposta l’attenzione verso l’Occidente.

Nell’ottobre del 1441 avviene il certamen coronario = gara di poesia voluta da Leon Battista Alberti → la poesia
volgare ha bisogno di essere propagandata in quanto siamo nell’età dell’Umanesimo, in cui la lingua latina sovrasta
la lingua volgare.
Petrarca è estensore di opere che recuperano la grandezza della lingua latina, che diventa la lingua della letteratura e del
letterato ⇒ recupero della magnificenza degli autori della classicità (Orazio, Ovidio, Properzio) con la loro cultura.
C’è bisogno del certamen per riproporre la bontà poetica del volgare.
Il tema del certamen è quello dell’amicizia.

Nel 1397 abbiamo a Firenze la prima cattedra di lingua e letteratura greca (con Emanuele Crisolora). Cosimo
mette su un piccolo gruppo di studiosi che si occupano della tradizione filosofica greca. Neoplatonismo ficiniano →
Marsilio Ficino è il più importante filosofo del 400 e traduttore di Platone.

⇒ I Medici sono vincenti nella promozione della cultura perché non sposano mai una posizione, si presentano esclusivamente come promotori della tradizione più sofisticata.

Nel 1446 si inizia la costruzione del palazzo di via Larga con Michelozzo → intervento urbanistico.

Nel 1464 muore Cosimo de Medici, causando movimenti sussultori. Sale al potere Piero de’ Medici, detto “Il Gottoso” (1416-1469).
Nel 1466 c’è il tentativo di ribaltare il potere mediceo con una congiura oligarchica da parte di Pitti, Acciaioli, Soderini e Diotisalvi ⇒ gruppo di famiglie potenti che cerca di approfittare del passaggio di potere, non
riuscendoci.
Piero colpisce violentemente laddove capisce che è necessario essere duri e rinsalda il potere della famiglia, ma a Luca Pitti concede il perdono e rinsalda una importantissima famiglia di Firenze al
potere.

Piero muore nel 1469 e si entra nel regno di Lorenzo il Magnifico (1449-1492) → prende il potere a poco più di 20 anni.
Nel mezzo avviene la Congiura dei Pazzi nel 1478.

Pulci muore nel 1484, che è anche il cosiddetto annus mirabilis = anno mosso da grandi sconvolgimenti. Il 6 luglio, laddove c’erano le carceri, una figura mariana si anima davanti agli occhi di un bambino → Lorenzo
arriva e fa costruire una chiesa a croce greca a Prato (Santa Maria delle carceri).

Nel 1490 torna a Firenze Savonarola che prende le redini di Firenze all’indomani della cacciata di Piero, figlio di Lorenzo il Magnifico → Piero non gestisce bene l’arrivo dell’esercito francese di Carlo VIII e lo fa
entrare in città → paga affinché se ne vadano. Piero viene allontanato da Firenze assieme ad alcuni membri della sua famiglia nel 1494.

Fino al 1498 Firenze è una repubblica teocratica, che vede la figura di Savonarola come capo. Savonarola viene poi arso vivo nel 1498 in piazza della Signoria. Il destino di Savonarola è lo stesso
destino delle riforme in Italia. (n.b. Lutero nel 1417 dà inizio alla riforma protestante in Germania).
⇒ fine di una stagione storica per Firenze.

Personaggi di potere politici e letterari


● Lucrezia Tornabuoni è la moglie di Piero e la madre di Lorenzo.
E’ importante per tanti punti di vista, è sia una donna molto colta sia una donna di potere → i Medici hanno a disposizione un rampollo geniale (Lorenzo) che viene affiancato dalla madre Lucrezia. L’entrata
di Pulci nel palazzo di via Larga è probabilmente voluta da Lucrezia, la sua grande madrina letteraria → il Morgante fu commissionato da Lucrezia e dedicato a lei .
Firenze ha il grande pregio di aver consentito un’alta alfabetizzazione femminile. Lucrezia scrive diversi poemetti di una certa godibilità → scrive delle opere insieme ad Antonia Pulci (moglie di uno dei
fratelli di Pulci). Abbiamo due donne scrittrici con i Medici → unicum europeo.

Ogni compagnia teatrale crea dei gruppi che dedicano parte delle loro giornate per imparare a leggere, a scrivere e a performare i testi ⇒ Lucrezia scrive operette devozionali che poi diventano la base di una
conoscenza del testo sacro che appartiene a tutta la realtà cittadina che partecipa a questi spettacoli.

Personaggi religiosi
● Sant’Antonino
● Girolamo Savonarola
● San Bernardino da Siena
● Ambrogio Traversari

Uomini di lettere
● Castellano Castellani → poesia religiosa.
La letteratura religiosa ha un’importanza straordinaria: è il “collante” di tutta la letteratura → mondo del 400 è un mondo in cui non si può non tenere conto dell’aspetto religioso.

L’introduzione della stampa nel 1455 consente di dare a disposizione di chiunque un testo a un prezzo inferiore (prima solo il 5% della popolazione poteva permettersi di possedere dei manoscritti) ⇒ enorme cambiamento
dal punto di vista economico e sociale. Dal punto di vista della trasmissione della cultura il cambiamento è ancora più grande.

Negli ultimi due decenni del 400 l’autore più stampato è Savonarola! → utilizza la stampa in una maniera intelligente, a tal punto che riesce a condizionare l’intero mercato fiorentino.
Il 70/80% delle pubblicazioni sono di carattere religioso.
Girolamo Savonarola è il grande accusatore di Pulci, che considera l’emblema della letteratura blasfema. Savonarola scomunica Pulci e i fiorentini vengono chiamati per ardere ai roghi della vanità tutte le
loro copie del Morgante.

Opere letterarie più importanti (1440-60 circa)


n.b. la stampa a Firenze arriva negli anni 70, è difficile dare una datazione precisa alle opere trattate.

● Morgante di Luigi Pulci → critica ha sempre distinto un primo Morgante e un secondo Morgante. L’opera è divisa in 28 cantari composti in tempi diversi:
- Primi 23 cantari composti a partire dal 1461/62 e terminati entro il 1470.
Il primo Morgante va in stampa nel 1468 (secondo l’ultima critica va in realtà in stampa negli ultimi mesi del 1467);
- Ultimi 5 cantari vengono composti dal 1478 al 1483 (lo sappiamo con certezza)

● Feo Belcari nel 1465 compone L’Annunziata = testo teatrale che ha una fortuna straordinaria.

● Produzione giovanile di Lorenzo de Medici → subisce il fascino dei sonetti di Luigi Pulci, che per lui era anche un amico (n.b. Pulci quando entra a casa dei Medici è un uomo di 30 anni, mentre
Lorenzo ha 12 anni → curioso dal punto di vista umano).
- Uccellagione di Starne racconta di una giornata di caccia, che nasconde una sorta di rodeo sessuale sotto le vesti di una giornata di caccia (opera comica);
- Simposio è una raccolta di personaggi di una Firenze “underground”: si parla di ubriaconi (infatti chiamato anche I Beoni) → discorso sull’omosessualità divagante a Firenze
(opera comica);
- Nencia da Barberino (1468) → attribuita a Lorenzo ma non ne abbiamo la certezza, probabilmente fu scritto a più mani. Era un testo musicato (Lorenzo aveva sempre con sé la sua
viola);
A quest'opera risponde Luigi Pulci con la Beca da Dicomano (1472)
- Altercazione → testo comico (composto nel 1472 circa) in cui troviamo i primi canti carnascialeschi: nascita di un nuovo genere letterario con grande successo in tutto il rinascimento;
- Laudi per i santi Giovanni e Paolo = ultime opere dell’autore, datate dalla fine del 1480 fino alla morte che avviene nel 1492.

● La Giostra di Luigi Pulci = testo letterario con cui Pulci celebra la giostra in Santa Croce vinta da Lorenzo de Medici (composta tra 1469-73).

Nel 1473-75 c’è tensione tra Pulci e Matteo Franco → scontro con sonetti.

Angelo Poliziano inaugura la giostra del 1475-8 in onore del fratello più giovane, Giuliano → vince Lorenzo de Medici ⇒ queste celebrazioni vengono offerte al pubblico in una doppia veste perché mostrate sia in versi
volgari sia in versi latini.

● Nel 1480 Poliziano scrive l’Orfeo a Mantova (era il tutore dei figli di Lorenzo e aveva avuto problemi con la moglie, Clarice Orsini, che pensava fosse un pederasta).

● Nel 1484 Pulci scrive La Confessione in terzine → decide di dare la sua anima a Dio.

La letteratura comica medievale:


Pulci è un compositore di sonetti, che sono uno strumento poetico molto importante nella letteratura italiana.
Il capolavoro di Pulci appartiene al genere cavalleresco e rientra nel sistema dell’ottava.
L’ultimo lavoro di Pulci, La Confessione, è scritto in terzine dantesche.

La letteratura comica si afferma in Italia nell’ambito fiorentino, che annovera scrittori comici di grandissimo valore (Filippi, Dante, Boccaccio, Burchiello, Sacchetti).
Rustico Filippi è il primo scrittore comico.
La società medievale ha il proprio modo di ridere → molte volte quello che leggiamo nei testi ancora oggi ci fa ridere.

● Dante raramente è considerato scrittore comico → scrive due opere che sono effettivamente ritenute comiche (Il Fiore -volgarizzamento del roman de la rose in chiave erotica- e La Tensione
Forese) e ci rendiamo conto che Dante frequenta in maniera decisa il genere comico. La Divina Commedia contiene i canti delle malebolge alla fine dell’opera, dove vengono descritti i più
gravi peccatori → Dante dice che userà una lingua adeguata alla rappresentazione del male: dal canto XVIII Dante ci dà la misura di quanto fosse in possesso delle forme narrative proprie del genere
comico (Taide ad esempio).

● Domenico di Giovanni detto “Il Burchiello” è stato una grandissima fonte di ispirazione per Pulci → autore molto apprezzato che ebbe una fortuna straordinaria per i suoi sonetti. Egli codifica il sonetto
comico che poi verrà usato dallo stesso Pulci: sonetto classico (4+4+3+3 endecasillabi) a cui aggiunge una coda di tre versi → otteniamo un sonetto di 17 versi anziché 14. La rima può essere
abba/abab, cde cde/varianti.

Sonetto del Burchiello: La poesia contende col rasoio


La poesia combatte col rasoio
e spesso hanno per me di gran quistioni;
ella dicendo a lui: "Per che cagioni
mi cav'il mio Burchiel dello scrittoio?".

Ed ei ringhiera fa del colatoio


e va in bigoncia a dir le sue ragioni,
e comincia: "Io ti prego mi perdoni,
donna, s'alquanto nel parlar ti noio.

S'io non foss'io, e l'acqua e 'l ranno caldo,


Burchiel si rimarrebbe in su 'l colore
d'un moccolin di cera di smeraldo".

Ed ella a lui: "Tu se' in gran errore,


d'un tal desio porta il suo petto caldo,
ch'egli non ha in sí vil bassezza il core".

Ed io: "Non piú romore,


che non ci corra la secchia e 'l bacino;
ma chi meglio mi vuol mi paghi il vino".

Burchiello era di umili origini e il primo mestiere che impara per guadagnarsi da vivere è il barbiere.
La comicità può essere molto aggressiva e ha bisogno di un capro espiatorio.

Epistolario di Luigi Pulci


Costruito su una cinquantina di lettere rivolte a Lorenzo de Medici → ci danno la misura di quanto fosse stretto il legame tra Lorenzo e Luigi Pulci. Comprendiamo l’interpretazione dell’amicizia da parte di Pulci.
Quando la famiglia di Pulci va in rovina (soprattutto il fratello Luca), c’è una sorta di dipendenza da parte di Pulci nei confronti di Lorenzo → desiderio sia di affetto sia di sostegno economico.

Clarice Orsini, moglie di Lorenzo de Medici, fa parte di una ricca famiglia romana, i Medici allargano i loro orizzonti anche attraverso la politica matrimoniale → la famiglia Orsini è una famiglia di grandi condottieri, una
delle più antiche di Roma al cui interno ci sono già dei papi. Pulci entra immediatamente in contatto anche con lei, sono anni in cui lui è costantemente nel palazzo. ù

Nel 1465 circa Pulci è il segretario di Severino ⇒ deve cercare notizie su quello che succede a Milano e altre città del nord → Lorenzo de Medici ha 16 anni, Pulci 33.

Lettera per l’elezione a Cancelliere della repubblica di Bartolomeo Scala (pag 1209-1212)
E’ un uomo mediceo quanto nessun’altro, è un homo novus → uomo che da una famiglia umile (figlio mugnaio) riesce, grazie al finanziamento della famiglia Medici, a diventare un letterato molto colto → grande
carriera politica che lo porta a diventare Cancelliere della repubblica.
Pulci ha antipatia sociale e umana per Bartolomeo Scala.

Lorenzo è a Venezia e non a Firenze → sta seguendo le nozze tra Alfonso d’Aragona e Ippolita Sforza. Pulci sente la sua mancanza e sente la necessità di essergli vicino. Tuttavia è contento per l’opportunità di Lorenzo di
formarsi in altri luoghi sul piano della carriera politica e sociale.

● Lingue e parole cifrate che servono a nascondere attività di un certo tipo;


● Cita due versi di Petrarca per introdurre argomenti → afferma di non aver più voglia di fare poesia a causa
della lontananza di Lorenzo;
● Bartolomeo scaturisce stupore nel ruolo di cancelliere della repubblica → il partito oligarchico delle grandi
famiglie fiorentine vide male questo investimento dei Medici nella figura di Bartolomeo così come il
matrimonio tra Lorenzo e Clarice Orsini;
● Secondo molti, Pulci è nella posizione di poter “esagerare” nel giudicare Scala in quanto è protetto
dall’ombra della famiglia Medici (in particolare da Lorenzo) → lo farà anche con altri personaggi che ai
tempi avevano un grande impatto sociale (Marsilio Ficino, Savonarola)

⇒ l’arte di Pulci è una produzione poetica che spesso va di bocca in bocca, viene conosciuta a tutti gli angoli della città →
spesso in grado di far ridere tutto il popolo.
Siamo di fronte a un autore che in quegli anni a Firenze è molto conosciuto!

La poesia contende con lo staio

Sonetto che testimonia l’adesione puntuale alla tradizione burchiellesca → è estremamente simile a La poesia contende
col rasoio del Burchiello.

L’obiettivo è sbeffeggiare Bartolomeo Scala, in quanto era figlio di un mugnaio → la poesia infatti contende con lo staio,
strumento fondamentale nel lavoro del mugnaio.

Si chiude con un intervento esterno di Pulci → “scuoti scuoti esce solo farina”.
Adesione puntuale alla tradizione burchiellesca, riprende il sonetto e lo ricodifica. Pulci ha sempre a disposizione il patrimonio comico medievale e lo ricicla intelligentemente. Pulci stima poeticamente più
di tutti il Burchiello.

Pulci inizia a girare l’Italia per rappresentare la famiglia Medici in vari affari economico/politici.

- lettera sesta
- lettera ottava
- lettera dodicesima

Origini del genere letterario cavalleresco


L’opera di Pulci si inserisce nella tradizione cavalleresca → ha alle spalle diversi secoli di operatività letteraria nel campo della tradizione cavalleresca in tutta Europa.
La tradizione si muove su due binari:
1. Eroi carolingi di Carlo Magno
2. Eroi arturiani della tavola rotonda

Perché nasce questo genere epico nel Medioevo?


● Caratteri storico culturali: nel romanzo arturiano si rappresenta la società cavalleresca, mentre nel ciclo carolingio si esalta Carlo Magno e la lotta tra cristiani e saraceni (nell’anno Mille
l’occidente cristiano ha il sogno della riconquista della terra santa).
Le storie di Carlo Magno sono un carburante alla propaganda anti musulmana (fino ai tempi della Gerusalemme del Tasso → papi mettono al centro della discussione il fatto che la Terra Santa è in
mano agli infedeli).
● Caratteri ideologici: la Chanson de Geste e la Chanson de Roland sono i testi cardine del Medioevo! → ideali che si insinuano nella tradizione.
La letteratura di stampo arturiano ci regala i testi poetici più raffinati ⇒ il poeta Chrétien de Troyes ci illustra la storia di Lancillotto, Ginevra ec… → i valori delle chanson de geste sono legati a ideali
cavallereschi e amorosi → storie d’armi e d’amore (connubio che caratterizza anche i poemi del Boiardo e dell’Ariosto).
Mentre Orlando rappresenta il sacrificio per i due valori più importanti (Dio e Impero).

Nel corso dei secoli assistiamo a una visibilità sempre maggiore dei cantari cavallereschi carolingi → Dante ad esempio lo inserisce nella Divina Commedia.
Arriveranno poi i giullari che racconteranno le gesta di Carlo Magno.
Fino al 1200 inoltrato non abbiamo nessuna produzione italiana di questi testi

manca pezzo credo

28/09
Pulci esercita un’arte oscura e allusiva → è un poeta comico, il suo testo va decifrato.

L’epoca di Pulci è coeva a quella di Matteo Maria Boiardo; l’Orlando Innamorato (1483) e il Morgante (1483) sono i due grandi capolavori cavallereschi.
Ariosto pubblica l’Orlando furioso nel 1516, poi nel 1521 e infine nel 1532 con la sua edizione definitiva → è un testo con un’elaborazione linguistica precisa, l’ultima versione è nazionale ed è importante anche dal punto
di vista della lingua.
Negli Anni 60/70 del 400 si formano le basi letterarie nell’ambito del genere cavalleresco, su cui Ariosto fonderà il capolavoro del nostro rinascimento.
La linea del Morgante è però meno fortunata di quella padana di Boiardo, poi di Ariosto e poi di Tasso.

L’ottava nel testo cavalleresco


Lo strumento fondamentale è l’ottava rima → composizione strofica sul piano metrico formale del testo cavalleresco ⇒ due quartine di endecasillabi con scansione ritmica precisa = primi sei a rima alternata e i
due versi finali a rima baciata (ABABABCC).
L’ottava rima è da collocare in area boccacciana; siamo più o meno negli anni 30 del 300; alla stesura del Morgante è già più di un secolo abbondante che l’ottava rima imperversa, soprattutto nella
poesia en plein air → è uno strumento strofico di chi canta nelle piazze, degli “artisti di strada”. Acquisisce sempre maggior fortuna.

La prima ottava è di invocazione religiosa → gli autori utilizzano quasi sempre le prime ottave per invocare la divinità ispiratrice del poema. Pulci dedica molte ottave proemiali alla Vergine, è infatti un Mariano. Nel
Morgante la dedica a Dio.
I primi due versi parafrasano il Vangelo di Giovanni.
L’invocazione religiosa è presente all’inizio di ognuno dei cantari del Morgante, più o meno ampia, dall’1 alle 3 ottave, poi inizia la narrazione → elemento ereditato dalla tradizione canterina che rispetta.
Alla fine di ogni cantare succede la stessa cosa = così come l’invocazione religiosa apre il canto, alla fine troviamo un ringraziamento alla divinità ⇒ formulario compositivo canterino.
Alla fine racconta la storia di suo padre Milone, dice ai lettori che il testo sta finendo e ringrazia ancora una volta la divinità.

Nel I canto del Morgante troviamo 86 ottave; i 28 cantari sono diseguali dalla tradizione canterina dal punto di vista della lunghezza → la lunghezza media dei canti dei canterini è di circa dalle 40 alle 60
ottave: intorno all’ora/ora e un quarto di recitazione. Intrattenevano un pubblico, chiedevano soldi, promettevano la continuazione di quello spettacolo, che poteva andare avanti per una o due settimane.
Pulci scrive per un godimento diverso, quello della brigata laurenziana, e anche per un pubblico di lettori, non solo di ascoltatori. Quando inizia a comporre il Morgante sa di comporre un testo che finirà in
un manoscritto, come tutti i testi poetici del tempo.

n.b. Il Morgante non è destinato ad essere stampato e ad avere quindi una divulgazione veloce e ampia → dal punto di vista mentale di Pulci è importante questo aspetto, fa capire come il primo Morgante abbia una
dimensione della poesia ancora pre Gutenberghiana. Quando c’è a disposizione la stampa cambia anche la stesura del testo. Il modo in cui Pulci compone il primo Morgante non è lo stesso in cui compone il
secondo, che pubblicherà nell’83 (inizia a scriverlo nel 78-79), sa già che potrà inserire i 5 cantari in un discorso di carattere divulgativo, diverso da quello da cui era partito.

I fruitori del Morgante


Gli amici di Pulci nei loro epistolari citano dei passi del Morgante.
I primi fruitori dell’opera furono Lorenzo e la brigata laurenziana. Tutti nella brigata laurenziana erano in grado di improvvisare sugli strumenti musicali, erano un circolo ristretto di cantori, musicisti,
canterini, performer. Quel tipo di talento, creatività, capacità improvvisativa, era uno degli elementi necessari per entrare in questo “entourage”. Non vuol dire che il Morgante non fosse diffuso anche fuori
dalla cerchia, anche in manoscritti, ma noi non possiamo saperlo, perché non ci è giunto niente da quel punto di vista.

Un’altra ipotesi per la diffusione è la seguente → possiamo dire che la prima parte del Morgante fosse già in mano ad amici canterini di Pulci (Antonio di Guido, detto anche Antonio della Viola, che quando morì fu
salutato da tutta Firenze come uno dei più grandi canterini di tutti i tempi, maestro della parola). Pulci lo onora anche alla fine del Morgante (XXVIII cantare) dicendo che è l’uomo d’onore della poesia
Toscana.
Per capire l’immediata fortuna del Morgante, quantomeno nella Firenze dei primi anni 80/fine 70 ,si mette in gioco la probabilità che non solo Pulci interpretasse il suo testo con la brigata, ma che i
canterini avessero già in bocca pezzi del Morgante, magari proprio anche l’amico Antonio di Guido.

Pulci dice che il Morgante, titolo dell’opera, è dovuto a un gigante, il popolo stesso ha deciso si chiamasse così, tanto l’amore era da parte del popolo verso questo gigante. Quando va in stampa, il
Morgante è già estremamente conosciuto dal popolo, che ne sceglie il titolo.
Ci troviamo in questo crocevia storico del passaggio dal manoscritto alla stampa → testo che ancora prima di divulgarsi tramite stampa era già in grado di trovare il proprio pubblico.
⇒ Informazioni che ci consentono di capire che siamo di fronte a qualcosa che non ha bisogno di tempi lunghi per essere apprezzato immediatamente nella Firenze laurenziana. Apprezzato presto anche in tutta Italia (ad
esempio da Ferrara abbiamo lettere del casato degli Este che reclamano un invio di copie del Morgante, che è diventata una lettura collegiale dell’intera penisola).

Analisi del testo


Primo cantare
● Invocazione religiosa → prima invocazione a Dio, ripresa dal Vangelo di Giovanni;

● Nella seconda ottava si rivolge alla Vergine, chiede aiuto ad entrambi. Chiede di avere la forza di portare a compimento questa storia;

● Nella terza ottava troviamo un’altra cosa tipica della poesia medievale e tardo rinascimentale = si utilizza la mitologia. Ci dà le prime indicazioni riguardo ai tempi in cui Pulci cominciò a
scrivere la sua storia. Questa ottava fa riferimento al mito di Tereo, Filomela e Procne, serve per indicare quando inizia la sua storia, ossia durante il periodo della primavera, quando lui
cominciò a scrivere il suo testo;

● Quarta ottava: inizia a scrivere in un tempo di primavera perché obbedisce a ciò a cui sempre si deve obbedire = uno stimolo della madonna Lucrezia. si riferisce a Lucrezia Tornabuoni,
committente del Morgante. Mi venne quasi male perché mi accorsi che le storie di Carlo Magno erano state scritte malissimo e interpretate peggio;

● Quinta ottava: Pulci ci mette sotto gli occhi una situazione riguardante le storie di Carlo Magno = prima del Morgante la storia carolingia era in mano ai cantori di piazza, considerati mediocri dal punto di
vista poetico e letterario → storia intesa male e scritta peggio. Come diceva anche già Leonardo Bruni, se ci fosse stato uno scrittore solo, ma degno di scrivere decentemente su Carlo Magno, quello che ne
sarebbe risultato è che Carlo Magno, uomo divino, ha fatto tante cose importanti. Pulci si arroga anche il diritto/dovere di riprendere in mano questa tradizione e offrire un testo che possa mostrare
le imprese di Carlo e dei suoi paladini in una maniera vera, che mette da parte gli errori della tradizione canterina;

● Sesta ottava: emerge un’indicazione di carattere biografico = Pulci forse visitò la Badia di San Liberatore, dove ci fu la battaglia in cui Carlo Magno uccise talmente tanti infedeli che i
mucchi di ossa presenti non si troverebbero neanche nella valle di Giosafat, del giudizio universale (forse questa ottava fu inserita dopo). Promette qualcosa che non è nuovo ma che verrà
raccontato in maniera estremamente diversa e migliore rispetto a come è stato fatto fino a quel momento. Ci troviamo nell’ambito artistico di una composizione letteraria in cui non è la
novità che fa la differenza, ma il modo in cui si raccontano cose già note);

● Settima ottava: Pulci dice che Firenze deve molto a Carlo Magno, alla Francia, la sua grandezza è legata a Carlo Magno. Esiste una mitologia carolingia nella cultura Fiorentina. Noi
fiorentini dobbiamo essere fedeli alla grandezza di Carlo Magno e delle sue imprese;

● Ottava ottava: dà il via alla storia. Reale inizio della storia del Morgante. Fino a questo momento era il vero e proprio proemio;

● Riferimento a Firenze e all’importanza di Carlo Magno → esiste una leggenda di carattere fondativo di Firenze, legata a Carlo Magno e anche alla figura di Orlando. Dice che Firenze,
all’indomani della calata dei barbari in Italia, nel momento in cui si disfa l’impero romano, viene rasa al suolo o da Attila o da Totila (a seconda delle interpretazioni) e successivamente, grazie a Carlo
Magno, viene riedificata ⇒ mito fondativo della città, dibattuto tra la fine del 300 e il primo 400 dalla storiografia Fiorentina.

Leonardo Bruni (cancelliere) ne parla un po’ come tutti i grandi storiografi dell’umanesimo toscano e fiorentino. Dibattono sul fatto che sia vero o falso, fanno ricerche anche di carattere archeologico (nella
chiesa dei santissimi apostoli). Tale leggenda attraversa tutto il periodo medievale e arriva all’età laurenziana: ogni rappresentante di Firenze in altre città raccontava questa leggenda, presentando Firenze
quasi come una diretta costola francese. Firenze in età barbarica quasi non esisteva, quindi è difficilmente documentabile, ma ha notevole importanza per quanto riguarda il mito fondativo della città.
Parlare di Carlo Magno a Firenze era qualcosa di dovuto per certi aspetti, che al tempo stesso aveva una funzione politico/diplomatica fondamentale.
Sappiamo bene che Pulci a questo punto (dagli anni 60 in poi) può essere definito autore militante → avendo obbedito allo stimolo di Lucrezia Tornabuoni (e alla famiglia Medici in generale) fa capire che
siamo in un testo comico ma che ha un retroterra politico preciso! Carlo Magno è l’imperatore del Sacro Romano Impero, ⇒ ridà dignità alla religione cristiana come religione di stato →
nessuno prima di Carlo era riuscito a fare un’operazione di riconciliazione politica e religiosa.

Ci rendiamo conto che questo occhio di riguardo alla tradizione carolingia è qualcosa che ritroviamo anche in altre opere. Donato Acciaioli scrive negli anni 60 una biografia di Carlo Magno, che circolerà sia
in lingua volgare, sia in versione latina. Acciaioli lo dedica al re di Francia.
Anche Ugolino Verino scrive una storia che però avrà poca fortuna, Scrisse per tutta la vita un testo in esametri sempre riguardante a Carlo, Carlias o Carliade, anche questo dedicato al re di Francia.

⇒ Tre opere dello stesso decennio che celebrano Carlo Magno e la storia carolingia, storia anche diplomatico-politica. Scrivere queste opere era un compito degli autori fiorentini, aveva a che fare con la
volontà del potere mediceo. I Medici stringono rapporti più solidi con la Francia, tanto che nello stemma mediceo negli anni 60 viene offerto di inserire per volontà generosa della corona
francese i Gigli di Francia.
Lo stesso Lorenzo nel 68 viene onorato del titolo di Ciambellano della corona francese. La Francia e Firenze hanno sempre avuto questi rapporti, ma vengono rafforzati potentemente. La
forza dell’esercito francese è una garanzia per Firenze, nel caso ci fossero situazioni gravi in Italia. Aspetto di militanza letteraria, portanza politico-diplomatica del tema di Carlo Magno, da
tenere in conto;

● Ultimo cantare del Morgante: possiamo allacciarci alle prime ottave del testo. Gli ultimi 5 cantari riportano la storia della rotta di Roncisvalle e la morte di Orlando. (L’ultimo cantare ha 155
ottave, che hanno la funzione di un explicit teatrale).
Racconta la morte di Carlo Magno e un resoconto della sua vita, dice quello che durante il testo non ci ha detto. Nel testo infatti Carlo Magno non è un protagonista; la sua storia viene
raccontata alla fine, dove si arriva dopo la morte di Orlando. Orlando è stato tradito da Gano di Maganza;

● Dall’ottava 48: rotta di Roncisvalle, punizione di Gano; Carlo riprende la corte ad Aquisgrana, fa molte guerre e altre cose importanti;

● Ottava 49: anche per Carlo Magno arriva il momento della morte, dopo tanti anni di regno. Inizia la narrazione della storia che Pulci aveva predetto nelle prime ottave del cantare, quella
storia interpretata male e scritta peggio. Numerose ottave in cui Pulci ci racconta la storia della vita di Carlo Magno → ce la racconta come storia canterina all’interno di un testo cavalleresco,
la fa raccontare da due canterini, Lattanzio e Alcuino.
Pulci dice che la storia di Carlo Magno non è stata raccontata bene, allude in particolare a due autori:
- Turpino è un arcivescovo, un teologo in armi, lo ritroviamo anche nella chanson de Roland. Secondo la tradizione ha scritto una storia dedicata a Carlo e a Orlando, è un personaggio
della storia che a sua volta è anche scrittore. Muore anche lui a Roncisvalle nella chanson de Roland → lo ritroviamo in Pulci mentre ascolta l’ultima confessione di Orlando morente;
- Ormanno è un personaggio letterario, ne parla una delle grandi fonti cavalleresche di Pulci, Storia dei reali di Francia, scritta da Andrea da Barberino tra la fine del 300 e l’inizio del 400,
(si tratta di un narratore instancabile di romanzi cavallereschi, il più celebre è I reali di Francia = storia di tutti i reali quindi anche di Carlo Magno);

● All’interno delle ultime 100 ottave Pulci racconta la storia di Carlo Magno attraverso la storia di due canterini;

● Ottava 53: tutta la documentazione riguardante la vita di Carlo Magno, Pulci la desume da uno di quei testi che fanno parte del blocco di testi che servono a mettere in evidenza il legame
tra la corona di Francia e Firenze. Mette in testo poetico la vita che scrive Acciaioli. Opere consapevolmente intrecciate e unite.
Riferimento anche alla Carliade di Ugolino Verino, che scriverà con altro stile e altra lingua non utilizzando il genere comico ma il genere alto, di impostazione Virgiliana, in latino. Pulci
mette insieme la volontà politica, che è alla base della stesura delle opere dedicate espressamente al re di Francia degli anni 60, con l’invenzione poetica;

● Ottava 141: molto vicina alla fine del 28esimo cantare. Si rivolge a coloro che leggeranno questo testo, riflessioni di chiusura del poeta sulla sua opera.
Avranno a disposizione una favilla poetica che accenderà il loro sentimento poetico, prenderanno un po’ di miele da quello che ho scritto. Esiste una falsa riga, non è solo una storia di
paladini, sotto il testo ci sono informazioni da cui si può estrarre qualcosa di più profondo; qualche dotto lo saprà fare, gli altri godranno di quello che ho scritto, divertendosi;

● Ottava 142: so che ho utilizzato in maniera piuttosto brutale la mazza, strumento anti cavalleresco che usa il gigante Morgante, come lui mi sono lasciato andare con passi blasfemi,
provocatori, è il suo carattere. Io però ho raccontato di un gigante, non si può pensare di andare troppo per il sottile. Del resto c’è la possibilità di leggere delle storie che sono più da
camera e altre da piazza. Ci dà un’indicazione, il suo testo va goduto in una dimensione di convivialità, come un grande spettacolo performativo, è uno spettacolo da piazza;

● Ottava 143: Bernardo Bellincioni = poeta comico della cerchia laurenziana → i miei versi non li diamo in mano a Vario e Tucca, correttori raffinati di Virgilio, ma li si può dare a Bellincioni,
poeta improvviso, personaggio bizzarro, che prende le mie cose e le guarda come un amico, non fa il sofisticato → si trasforma in un grande saggio per un attimo, come fanno i savi, perdonare a
coloro che non sanno;

● Ottava 144: Pulci mette accanto un altro amico, Antonio di Guido, il più celebre canterino di Firenze, suo amico fraterno e forse primo divulgatore dei cantari del Morgante;

● Ottava 145: nome di grande importanza letteraria, quello di Agnolo da Montepulciano (Poliziano) → Io vi do questo testo, la mia opera, e non mi aspetto esagerate celebrazioni; non tiro
fuori in maniera sofisticata dal mio libro i nomi con il verzino (il mio testo dimostra la mia lingua), ma son tranquillo perché il mio testo l’ha anche letto Agnolo, nonché considerato angelo
della sua opera;

● Ottave 146 e 147: ottave di gloria per Poliziano → grande omaggio all’arte poetica di Poliziano. Nel 1483 Poliziano era ancora giovane, ma non giovanissimo.
Riferimenti mitologici canonici, ne fa la lode → Poliziano viene rappresentato come un poeta degno dei grandi poeti improvvisatori, ritratto come colui che se ne sta all’ombra di un famoso alloro
(riferimento al lauro = Lorenzo).

Descrive gli amici della cerchia laurenziana, che stanno all’ombra del lauro ⇒ i rapporti all’interno di quella cerchia si incrinano dopo la congiura de’ Pazzi del 1478, emergono dei sospetti. Anche
Poliziano viene allontanato da Firenze, c’è un insieme di sospetti che riguardano chi ha un minimo simpatizzato con i congiurati.

Nota di Pallante = figlio di Evandro, personaggio dell’VIII libro dell’Eneide. Richiama anche la palla → probabilmente è un riferimento a Piero il Fatuo, figlio di Lorenzo (famoso per il gioco del calcio
storico). Pulci addirittura si lega in maniera fortissima a Poliziano e dice che saranno un solo destino poetico, aiuteranno a crescere Pallante. Parla di Pallante e di come lo eleggeranno ad argomento centrale
della loro poesia → celebrazione di qualcuno della famiglia Medici, non sappiamo esattamente chi sia Pallante. “Ritornano età saturnine” = immagine dei rampolli del lauro (metafora per i figli/ stirpe
di Lorenzo);

● Ottava 152: ultima ottava del canto seguita da una preghiera, come vuole la tradizione, di tre ottave dedicate alla Vergine e alla committente Lucrezia Tornabuoni.
Secoli benigni che si prospettano grazie alla nascita dei rampolli medicei → Pulci e Poliziano sono pronti ad educare e a cantare di questi rampolli. Pulci dice che la sua fantasia non si ferma, è pronta
a ripartire come una ruota che non può smettere mai di girare. Fantasia è una parola simbolica di stampo burchiellesco, fantasia poetica era elemento fondamentale per il poeta, che
possiede una fantasia totalmente diversa dagli altri;

● Le ultime tre ottave sono dedicate alla Vergine → la ringrazia, con lei ha cominciato la storia è l’ha anche finita, tramite la sua grazia. Chiede alla Vergine di vegliare e conservare l’anima di
Lucrezia Tornabuoni, che è morta nel 1482, raggiungendo già la vergine Maria nella sua percezione celeste e terrestre. Posso rivolgermi direttamente a Lucrezia Tornabuoni perché lei
interpreta sempre il tuo volere, Maria. È un’altra vergine. Infine chiede di essere mantenuto in grazia di salute spirituale.

30/09
Il Morgante si può inserire in un contesto carolingio-cavalleresco.
Viene scritto per celebrare Carlo Magno e la corona di Francia → sancisce rapporto di stretta collaborazione di stampo politico tra la famiglia Medici e la corona di Francia.
Il testo ha sia l’ambizione di intrattenere sia di manifestare un “ingaggio” da parte di Pulci, che è a tutti gli effetti uno scrittore di militanza medicea.

Le fonti
- La Vita di Carlo Magno di Donato Acciaiuoli è la principale fonte per Pulci, ma ricorre anche ad altri autori;
- Dall’ottava 57-58 del XXVIII cantare capiamo che Pulci ha sottomano I Reali di Francia di Andrea da Barberino (dove viene raccontata con precisione la storia di Carlo Magno)
- E anche La Spagna di → più propriamente chiamato Le Spagne racconta la conquista della Spagna da parte di Carlo Magno, è inserito anche l’episodio della morte di Orlando. Non
sappiamo dire con esattezza a quale testo si ancora della raccolta.
⇒ Tradizione duplice = abbiamo testi in prosa e in ottava rima.

- Cantare di Orlando, anonimo = cantare che molto probabilmente servì da canovaccio per Pulci. Canovaccio di testi piuttosto rozzi e stereotipati che secondo Pulci potevano essere
trasformati in capolavori letterari.

- Nelle ottave 64-65 del cantare XXVIII → capiamo che attinge dai testi Il Danese e Rinaldo da Montalbano.
Nel 1470 Pulci aveva già terminato i primi tre cantari del Morgante e prometteva di fare il Rinaldo e il Danese, una creativa rimanipolazione dei capolavori.
⇒ abitudine compositiva del Pulci.

- Ciriffo Calvaneo dei fratelli Pulci, in ottave → canovaccio scritto attorno al 1470, immediatamente dopo la stesura del primo Morgante. Il 1470 è anche la data di morte di Luca Pulci = anno discrimine. Ha
una base offerta da un romanzo in prosa che conserva lo stesso tracciato narrativo.

Nel 1869 Pio Rajna (studioso) vuole scrivere la storia della letteratura cavalleresca. Scopre un manoscritto mutilo che presenta una storia sostanzialmente identica al Morgante del Pulci → scoperta straordinaria: Pulci, che
era stato sempre citato come un poeta di straordinaria inventiva, sembra essersi servito di un canovaccio che manipola con molta destrezza poetica. Pio Raina dichiara apertamente che l’opera di Pulci è un’opera di
riscrizione.
Per i più, è il canterino anonimo che “plagia” Pulci → posizione bizzarra che ha però una grande fortuna (prof non è d’accordo). Diatriba continua negli anni.

Pag 186 manuale → per Pulci vale molto più l’elocutio dell’inventio = creare un testo ex novo ha un’importanza relativa, ciò che conta davvero è come viene raccontata la storia.
La novità del Morgante sta nel modo non convenzionale di raccontare una storia cavalleresca → surplus qualità letteraria e linguistica.

Ci sono tantissime tangenze e passi diversi = Pulci non segue sempre il testo, spesso apre parentesi.
Pezzo più celebre del poema = incontro tra Margutte e Morgante → tra canto XVIII e XIX. Esce il Pulci blasfemo, provocatorio. Margutte muore nell’ottava 149 del canto XIX per le risate → seppellito in una grotta. Pulci ci
dice che questo punto non è compreso nel cantare di Orlando. Pulci lavora di fantasia su un qualcosa di già noto → non è qualcosa di screditante.

I cavalieri carolingi hanno l’occasione di andare in giro, di muoversi dal loro paese. Il paladino ha varie avventure: può partecipare a tornei, battaglie, avventure ecc…
Si incontrano personaggi che sono dell’altro mondo = mondo orientale → nel mondo orientale non si trovano le cose consuete dell’Occidente, si scatena la fantasia dello scrittore.

05/10
La trama
Trama di carattere stereotipato → avventure sono le stesse che troviamo nei cantari carolingi del Quattrocento. Pulci non inventa nulla, si serve di un canovaccio = Cantari di Orlando e opera una rimanipolazione
importante dal punto di vista della elocutio, dal punto di vista linguistico. L’occhio di Pulci e la strategia compositiva è meno interessata all’inventio = trovare storie, ma è molto più interessata all’elocutio.
⇒ elocutio > inventio

Trama è complessa → eroicomico = genere letterario di cui si parla a partire dal Cinquecento → narra le avventure di cavalieri in termini comici; è una specie di traviamento del genere cavalleresco. Processo di
trivializzazione in chiave comica del racconto cavalleresco.
⇒ Quali sono le origini di questo genere? la vera è propria origine sta in Luigi Pulci → processo di trivializzazione è già in atto nel Morgante, a partire da ciò che compie il gigante.

Resoconto della trama


Il Morgante inizia con un litigio tra Carlo Magno e Orlando, favorito dalle maldicenze di Gano (che mette veleno nei rapporti tra cavalieri e l’imperatore). Orlando ascolta un pezzo della cattiva maldicenza di Gano che lo
riguarda direttamente e il paladino si sdegna → cerca di colpire Gano con la spada ma interviene Olivieri che lo ferma → sdegnato abbandona Parigi e si reca a Brava dal conte, dove sembra avere intenzione di colpire la sua
consorte (Arabella) → furia non passa e decide di allontanarsi dal continente europeo e di andare in Oriente dove trova una badia. Ci sono 3 giganti → il terzo, Morgante, grazie ad un sogno si converte al cristianesimo e
diventa il compagno di Orlando. Morgante e Orlando vanno in giro e avranno varie avventure (es: finiranno in un palazzo incantato governato da un diavolo).
Quando uno degli eroi si allontana, i paladini si chiedono dove sia finito → paladini vanno sulle tracce di chi si è allontanato: in questo caso sono Rinaldo, Olivieri e Astolfo che nel III cantare partono ⇒ dopo varie vicende si
ritrovano tutti in terra pagana. Nel sesto canto sconfiggono gli eserciti pagani e si concedono a passatempi erotici: Olivieri si innamora di Forisena (saracina) nel canto terzo e poi di Meridiana nel canto sesto. Orlando critica i
suoi compagni che si concedono alle donne.
Sono costretti a tornare a Parigi. C’è un esercito saracino, sollecitato da Gano, che si approfitta della mancanza di Orlando ⇒ assalgono Parigi per favorire l’ingresso dell’esercito straniero a Parigi.
Nel sesto cantare troviamo una situazione difficile a Parigi: la città è assalita dal re Erminione. Stoltezza tradizionale nei cantari cavallereschi di Carlo Magno, che è un personaggio descritto come un regnante incapace di
reagire → crede a Gano, mettendo a repentaglio la vita dei suoi paladini. Alla fine la città è salva e torna la pace, che però dura poco → si becchettano Carlo Magno e Rinaldo ⇒ litigata furiosa al punto che Rinaldo viene
allontanato dalla corte parigina. Ci sono vari paladini che prendono la distanza da Carlo Magno e si legano alla sorte di Rinaldo, tra cui Astolfo che rischia di essere impiccato (Astolfo è nipote di Carlo Magno) ma viene
salvato all’ultimo momento. Problemi in questo caso sorgono all’interno della corte di Francia. La situazione è talmente grave che Rinaldo si impossessa di Parigi e si proclama imperatore! Ci vorrà tutta l’intelligenza
diplomatica di Namo = vecchio saggio per far sì che torni l’ordine (canto XIII).
⇒ serie di avventure che hanno la caratteristica dello stereotipo narrativo.
Situazione apparente di stasi → torna a governare Carlo Magno. Prima Orlando e poi Rinaldo si allontanano nuovamente dalla Francia.
Rinaldo si dedica a conquistare saracine nel canto XVI → si innamora di Luciana e della bellissima Antena (descritta da più ottave come una bellissima donna).
Entra sulla scena Margutte → canto XVIII-XIX vediamo le avventure di questi personaggi ⇒ parte dell’inventio pulciana! Testo che crea “problemi”: accusato di blasfemia ed eresia → trasformato in poeta eretico.
Margutte e Morgante sono compagni indivisibili fin quando Margutte muore dalle risate per una scimmia che indossa i suoi stivaletti gialli (canto XIX). Morgante giunge a Bambillona e aiuta gli altri giganti a
conquistare la città → ucciso dal morso di un granchio nel canto X.
Orlando e Rinaldo arrivano nel castello di Creonta dove sono intrappolati da un diavolo fin quando arriva Malagigi a salvarli.
Orlando e Rinaldo litigano tra loro e si separano → fine cantari di Rinaldo.
Svolta nel canto XXIII ⇒ abbandona il canovaccio di Orlando per seguire quello delle Spagne.
Pulci decide di fare una variante narrativa dopo un eccidio fiorentino che coinvolge la famiglia Medici = congiura dei pazzi del 1478. La storia dell’eccidio di Roncisvalle nasconde dietro di sé la storia
fiorentina contemporanea. E’ finito il tracciato di divertimento, la storia passa dalla commedia alla tragedia.
Gano è stato scoperto a fare un’opera di avvelenamento e di doppio gioco → riceve per queste cose schiaffo da Olivieri per punizione. Gano viene colpito e dentro di sé cova un rancore grandissimo (nel viso e nel cuor
rimane segnato). Siamo all’indomani della conquista della Spagna, che Carlo Magno annette rivendicando il possesso (perché è sempre stata parte del continente europeo). Manda un inviato = Gano che
coglie l'occasione per accordarsi con il re di Spagna Marsilio, che non ha intenzione di cedere la Spagna (Carlo Magno in realtà vuole solo un tributo). Gano assume la figura di Giuda che consentirà
all’agnus dei (=Orlando) di morire sul campo di battaglia.
Parentesi dedicata al personaggio di Rinaldo → contrariamente alla tradizione, Pulci fa tornare Rinaldo sul campo (era in Egitto) → fa intervenire Malagigi che si mette d’accordo con un diavolo che si reca in Egitto e che nel
viaggio di ritorno fa un lungo discorso di carattere teologico. Pulci mette in bocca ad un diavolo le proprie posizioni eterodosse. Sul piano poetico-letterario capiamo quanto Pulci fosse provocatorio in merito alla religione e
alla teologia cristiana.
Canto XXV- XVIII: descrive carneficina di Roncisvalle e la “bella morte” di Orlando (XXVI-XXVII). La morte del protagonista → Orlando è il vir perfectus e muore così come è vissuto; per morire deve confessarsi →
morte è descritta con una precisa confessione = ultima confessione di Pulci (letterariamente parlando) ⇒ critica ha compreso che chi parla è Pulci stesso → palinodia = ribaltamente della confessione di
Margutte.
Quando Margutte e Orlando si incotrano → Morgante chiede a Margutte chi sia e se sia cristiano o musulmano: inizia il credo e la confessione di Margutte → all’inizio non crede in niente ma poi confessa tutti i suoi peccati
(parte comica). Confessione con tutti i peccati possibili e immaginabili → rito confessione è usato in chiave comica e blasfema.
Credo e confessione di Orlando rientra nei crismi della ortodossia cristiana → confessione retoricamente perfetta che trasfigura Pulci. Pulci manderà a stampa nel 1844 La Confessione. Nel Morgante, Pulci è ancora un
combattente = è ancora disposto a combattere per le sue idee (Savonarola) ⇒ confessione da parte di Orlando descrive un Pulci disposto ad abiurare.
⇒ elemento biografico entra nel testo solo negli ultimi 5 cantari, ma in maniera esorbitante!
Elemento caratteristico del Morgante, gli altri poemi cavallereschi presentano questo tratto in maniera più lieve ⇒ è qualcosa di straordinario e che non ha eguali, distingue l’arte di Pulci rispetto a quello che fanno i suoi
colleghi.
I sonetti sono qualcosa che va letto in concomitanza con il Morgante, soprattutto quelli di parodia religiosa.

Canto I
● Ottava 8 ⇒ entriamo nel pieno della storia, esordio del racconto: ci dice che il protagonista è Orlando e che morirà. Esiste una composizione della corte di Carlo Magno → imperatore è circondato dai 12
paladini: uno tradirà e un altro morirà (simbologia molto forte della mentalità e cultura medievale) → storia medievale del “nuovo Cristo” che verrà tradito da Giuda.

Allusione a un passo celebre della Divina Commedia in cui Dante ricorda il suono del corno di Orlando. Il corno ha un valore molto importante nell’Orlando Furioso: Orlando dovrebbe usare il corno in
caso di pericolo ma non lo fa, nonostante l’amico lo inciti a farlo → suona il corno solo in punto di morte. Lo stesso Carlo Magno e Orlando sono inseriti nel Paradiso da Dante.

● Ottava 15 ⇒ invidia sociale per Orlando da parte di Gano. Gano inserisce il veleno nella corte, ha come obiettivo principale quello di avviare le trame contro i cugini Orlando e Rinaldo ⇒ veleno del
dialogo: Orlando un giorno sente queste parole e gli dispiace che Carlo creda alle parole di Gano.
Carlo Magno è un personaggio ambiguo perché non riesce mai a dare la misura alle parole di Gano e alle sue trappole. Orlando cerca di uccidere Gano ma Ulivieri gli toglie la spada di mano. Orlando furioso
decide di partire per Parigi.
⇒ Orlando furioso all’inizio del poema

● Ottava 19 ⇒ il racconto dal centro inizia a spostarsi nella “periferia” = Orlando si allontana da Parigi e si reca a Brava, dove ha il suo reame. Poi si partì, portato dal furore
⇒ siamo già in terra di Pagani, nell’Oriente → meccanismo della favola cavalleresca, siamo usciti dal mondo conosciuto.

Ci troviamo nella badia di Chiaramonte, il cui abate è parente di Orlando → nei pressi della badia ci sono 3 giganti: Passamonte, Alabastro e Morgante, che fanno continuamente danno alla badia.
⇒ narrazione velocissima.
Orlando inizia le sue avventure e decide di intervenire per uccidere i giganti → prima di iniziare l’impresa ringrazia Dio.

Incontra il gigante Alabastro → personaggio enorme fisicamente ma a livello pre umano, non si sono sviluppati dal punto di vista civile. Orlando lo uccide traforandolo con la spada nel pettignone (zona
inguinale).

Orlando picchia l’uscio di un capanno e sveglia Morgante che stava dormendo. Morgante stava sognando di essere assalito da una fiera inferocita. Nel sogno, Morgante chiama Gesù che lo salva → sogno
che mette in crisi la sua fede (era musulmano).
Atteggiamento del gigante in virtù del sogno è cambiato → gli chiede della sua fede: Orlando rispetta la sua missione di fare dei proseliti della religione cristiana e, dopo aver affermato di essere cristiano,
chiede al gigante se vuole adorare anche lui il Signore → Morgante risponde con umil voce e racconta del suo sogno → momento di glorificazione della fede cristiana. Il paladino è un grande
missionario cavaliere: Orlando ha l’obiettivo di battezzare Morgante → Morgante acconsente ad essere battezzato, ma ci vorrà tempo perché ciò accada. Intanto Morgante si reca nel convento a
chiedere perdono ai monaci per il suo comportamento e per quello dei suoi due fratelli ⇒ momento di riappacificazione con i monaci.

● Ottava 61 → Morgante è un gigante e come tale è sempre in preda da un appetito furioso → caratteristica del gigante, il cibo diventa un tema fondamentale perché ricorre costantemente.
Morgante va alla fonte a cercare l’acqua e sente arrivare un gruppo di cinghiali: ne uccide due e torna alla badia con acqua e cibo → i monaci si rallegrano quando lo vedono arrivare. Anche i monaci
mangiano fino a scoppiare.
Morgante prova a salire a cavallo ma l’animale si scoscia, schiacciato dal peso. Morgante non si rende conto della propria dismisura e non capisce perché il cavallo non lo regga.
Orlando segue tutta la scena sorridendo.

Passaggio importante perché ci conferma che con Morgante non siamo dentro la cavalleria → Morgante non diventerà mai un cavaliere perché non potrà mai avere una sua cavalcatura. Dimensione che
per definizione esula dalla cavalleria ⇒ mantiene intatto il suo profilo di bamboccione che si permette di fare cose che non hanno niente a che vedere con l'ethos cavalleresco.
Poema del Pulci è l’archetipo dell’eroicomico. Morgante ha la funzione di ricordarcelo ottava dopo ottava → esula dall’ortodossia dei comportamenti cavallereschi. Il codice cavalleresco viene spazzato via
dal personaggio di Morgante.
La figura di Morgante è tutta in negativo, giocata sulla comicità.

● Ottava 68 → dichiarazione del fatto che Morgante è costretto a essere pedone. Orlando accetta la dimensione del suo compagno e lo segue a piedi. Morgante si ritrova ad essere un pedone e non un cavaliere.

Nuova scenetta comica: Morgante vuole portare il cavallo sulle spalle → Orlando dice che farà la stessa fine del cavallo, ma Morgante non rinuncia.
Riferimento di natura mitologica che riguarda la morte di Ercole, che muore indossando una camicia insanguinata → non tiene conto dell'insegnamento che riceve da un altro personaggio. Morgante è un
nuovo Ercole → avventure leggibili come una riedizione delle fatiche di Ercole. Pulci mette a confronto i due personaggi

● Ottava 81 → i due rientrano nella badia e Morgante ha l’occasione di fare una propria bizzarra ed eroicomica vestizione cavalleresca: abate si rivolge a Orlando, che viene trattato come un
angelo che salva la situazione drammatica in cui si trova l’abate e i monaci per le scorrerie dei giganti. Dice di cercare in una stanza se c’è qualcosa da mettere addosso al gigante per
coprirlo.

Cantare II
● Orlando si ritrova in una camera istoriata di una storia antica legata al padre di Orlando, che si era ritrovato nella stessa abadia e aveva ucciso un gigante → storia che riguarda la giovinezza di Orlando.
Il personaggio di Orlando si propone fin da subito come un alter Christus.
Milone d'Anglante arriva nella città di Sutri dove sua moglie dà alla luce Orlando → nasce in grandi difficoltà in una capanna, come Cristo. La descrizione del personaggio tende fin dai primi momenti a fare
una sorta di continuo riferimento alla vita di Cristo. La storia, istoriata sulle pareti della badia, provoca una grande commozione in Orlando, che si ritrova di fronte a un pezzo della vita di suo padre che non
conosceva.

Abate spiega a Orlando qualcosa che lo riguarda → l’abate è figlio di un cavaliere ed è cugino di Rinaldo perché appartiene alla casata dei Chiaramonte. Non sa di avere davanti Orlando, e Orlando si
presenta → momento di tenerezza che sfocia in un abbraccio.
Orlando chiede come mai l’abate ha deciso di non farsi cavaliere ma di farsi frate → è stata la volontà di Dio.
Pulci attraverso le parole dell’abate dice che Dio ci chiama a fare delle scelte, l’importante è che tutti raggiungiamo il nostro obiettivo = quello di salvarci l’anima . I sentieri per arrivare alla
salvezza sono molteplici e siamo tutti pellegrini.
Peccato originario ci condanna a trovare una strada che ci porti in Paradiso → l’abate rimane con i libri sacri, mentre Orlando cavalca e combatte.

● Ottava 10 → tra le varie armature, Morgante trova un gran cappello d’acciaio che si mette in testa → Orlando lo prende in giro perché troppo piccolo.

Siamo dentro la dimensione dell’eroe comico → testo svillaneggia la cavalleria.


I testi della tradizione arturiana e bretone mostrano la vestizione come un rito di passaggio fondamentale e come tale ha un codice molto preciso e sofisticato → tutto viene ridicolizzato da Pulci che trivalizza
il rito di passaggio: Morgante resta tale anche dopo la “vestizione”, non perde la sua natura. Gigante non rientra a pieno titolo nel codice cavalleresco ma riesce a salvare la sua anima. Anche se la sua
avventura cavalleresca resta bizzarra e comica, Morgante sarà un personaggio risolto.

Anche nelle chanson de geste precedenti abbiamo dei personaggi che assomigliano a Morgante → abbiamo descrizioni di grandi abbuffate, attenzione al viscerale e al corporeo ⇒ Rinoardo della
Chanson de Guillaume è uno dei modelli più attendibili: è armato di un tinel = mazza ferrata che nessun altro potrebbe reggere e con cui uccide i suoi nemici selvaggiamente, non ha un cavallo, ha
vissuto per 7 anni dentro una cucina nell’ambito della ristorazione (grande mangiatore e tende sempre ad ubriacarsi) → nonostante questo finirà in paradiso, Dante lo inserisce nel Paradiso ⇒ modello ideale
per Pulci per creare il Morgante. L’attenzione al diverso e al difforme, agli aspetti materici dell’esistenza e al basso corporeo, al cibo, alla sfera erotico e sessuale → lo ritroviamo nel testo di Pulci con la
ricomposizione di una letteratura molto bassa che ci dona qualcosa che è una sorta di archetipo di questo genere letterario.

Il grande protagonista dell’opera di Pulci è il corporeo → continue descrizioni dei corpi mostruosi. La dimensione del corpo diventa fondamentale anche nella pittura contemporanea (Leonardo da Vinci,
grande ammiratore di Pulci). Questi corpi che combattono, sudano, soffrono corpo a corpo → espressione che torna spesso. Sono anche corpi che si amano e che si accoppiano → viene descritta un’orgia
cavalleresca.
Corpi che si fanno capanna = corpo che incorpora altri corpi, che è una dispensa misurata dove può entrare di tutto → testo in cui il mangiare di tutto, fino a scoppiare. Gigante la cui gola mai ristucca =
non si ferma mai.

● Ottava 84 → Margutte e Morgante hanno ucciso un elefante e Margutte va in giro a cercare acqua → raccomanda Morgante di lasciarlo interno perché ha paura di rimanere a bocca asciutta → quando torna si
rende conto che l’elefante non c’è più. C’è anche la fanciulla Forisena che li accompagna → dice che Morgante l’ha mangiato tutto per intero: ironia perché effettivamente l’elefante è ancora intero al ritorno
di Margutte, ma nella pancia di Morgante. Orientamento dell’arte pulciana verso il basso, il materico, il terrestre.

07/10
Cantari II e III → vedono come protagonista Morgante e un nuovo personaggio, Margutte.
Testo che ha subito un successo eclatante soprattutto nel contesto della poesia performativa. Questi due cantari in particolare vengono pubblicati a sé stante → apice della capacità poetica comica.

Il gigante ha un atteggiamento da bamboccione, è emblema della ferinitas e della fase ancestrale dello sviluppo umano. Ha di fondo una bontà primitiva. E’ disposto immediatamente a porsi sotto la guida di Orlando.
Morgante era musulmano, si convertirà poi al cristianesimo grazie a un sogno → non sarà cristiano finchè non riceverà il battesimo!

Ci sono varie interpretazioni critiche sulla questione religiosa nel poema → Pulci utilizza il percorso che ha alle spalle (Cantare di Orlando) per fare una sorta di parodia in cui inserisce caratteri blasfemi.
Prima vera avventura che hanno insieme Orlando e Morgante: abbandonano la badia e si danno all’erranza → entrano nel deserto e arriva l’imbrunire. Morgante sembra scorgere un lume in lontananza, spera si tratti di
un’osteria perché è molto affamato. In realtà si tratta di un bellissimo palazzo che appare nel nulla con un fascino misterioso. Entrano → meraviglioso, con sale riccamente addobbate. C’è un’enorme sala da pranzo piena di
leccornie e di tavoli imbanditi. Nel palazzo però non trovano nessuno e si mettono quindi a mangiare e a bere.
⇒ avventura che nasconde una trappola, ed entrambi lo sospettano.
Dopo la mangiata e la bevuta si addormentano su un divano. Si svegliano la mattina e cercano nuovamente la sala pranzo, che però ora è vuota. Vanno verso l’uscita e non riescono più ad uscire. Girano
per le infinite sale che assumono la forma di un labirinto → convinzione che si tratti di un qualcosa di magico/diabolico.
Girano per 3 giorni alla ricerca dell’uscita. Sentono poi una voce: si tratta della voce di un diavolo che sta nascosto dietro la tomba in una cantina.

Se prendiamo il Morgante e il Cantare di Orlando, ci accorgiamo che il tracciato è identico → la differenza è di carattere psicologico/spirituale:
● Nel Cantare di Orlando, Orlando e Morgante hanno un atteggiamento immediatamente spirituale → chiedono aiuto al divino, a Dio;
● Nel Morgante non si rivolgono mai alla divinità → Orlando si fa solo velocissimamente il segno della croce più volte quando Morgante dice “siamo in una stanza da spiriti” → reazione di chi ha paura →
interpretato in chiave comica e trivialmente scaramantica.

● Ottava 24 → entra il demoniaco → riferimento a Satanasso =diavolo (ottava 29).


Diavolo con la voce sfida i due paladini dalla tomba → non uscirete mai da qui se non vi metterete a battaglia con me.

Nel Cantare di Orlando la reazione è ugualmente pronta ma in continuazione Orlando si rivolge a Dio chiedendo salvezza e aiuto. La dichiarazione di sfida di Morgante è molto precisa.

Menzione di alcuni personaggi dell’Inferno dantesco (canto XXII) → diavoli della parte bassa dell’Inferno. Utilizzo della letteratura di alta qualità nella dimensione comica. Si esalta il comico infernale
dantesco ⇒ dà un significato all’episodio completamente diverso: da percorso serio (sfida con diavolo) a percorso comico.

Orlando vede sbucare un orrendo personaggio e si scontra con esso → scontro con il diavolo: zuffa in cui c’è l’abbandono totale delle regole cavalleresche → scontro fisico è una sorta di rissa.
Diavolo scappa, ma a un certo momento Orlando lo prende per le caviglie e riesce a rivoltarlo dentro la tomba.

● Ottava 36⇒ si arriva al battesimo di Morgante → accordo con il diavolo: se battezzerà Morgante il diavolo li lascerà in pace e resterà nella tomba (se chiudesse la tomba, neanche Orlando e Morgante
riuscirebbero a uscire dal castello).
Morgante va a prendere acqua → battesimo → i due se ne vanno con il cavallo ⇒ velocità narrativa straordinaria per un episodio fondamentale!
⇒ Entrata ufficiale di Morgante nel contesto cristiano.

Interpretazione di stampo allegorico:


- bisogna prima interpretare il Cantare di Orlando
- passaggio fondamentale = battesimo → Pulci adopera tutta la sua arte per togliere qualsiasi elemento serioso e giocare sulla parodia.

La scansione narrativa è la stessa del Cantare di Orlando ma cambia il clima spirituale.


⇒ eroicomico

Quando i due escono dal palazzo, esso scompare: la dimensione fantastico/diabolica sparisce perché l’episodio si conclude con la vittoria del sacro grazie al battesimo.

Morgante commenta l’episodio → fa un elenco dei personaggi danteschi dell’Inferno, elenco serve a mostrare l’aspetto viscerale del gigante che non solo vorrebbe sbarazzarsi dei diavoli ma vorrebbe anche
mangiarli. Dopo la prima avventura, Morgante è pronto a sfidare tutti i diavoli dell’Inferno.

La risposta di Orlando è interessante per capire come Pulci smonta dall’interno la calatura seriosa ed eroica del personaggio di Orlando → trasforma il personaggio di Orlando: ha lo stesso impeto battagliero
di Morgante, ma con un’accezione più realistica e saggia. Comportamento legato alla saggezza che è sorprendente nel personaggio di Orlando → quando nella vita puoi passeggiare sul piano, non
cercare mai né la salita né la discesa = non cercare guai quando non è necessario.
Finita l’avventura con un Orlando diverso dalla tradizione → chiude episodio con lascito comportamentale per sé e per il suo compagno.
Pulci non ha interesse a insegnare al lettore qualcosa di diverso dal divertimento.

La datazione del poema

Aprile 1477 = prima pubblicazione dell’opera → una serie di indicazioni ci fa immaginare che Pulci abbia portato a termine l’opera entro la fine degli anni 60.

Il testo che leggiamo e commentiamo oggi è stato probabilmente composto negli anni 60: abbiamo una lettera di Pucci del 1468 che fa riferimento a un episodio successivo nell’ambito della narrazione del
Morgante = serie di Bambillona, di cui fa parte il Morgante ⇒ entro quella data sicuramente l’opera era già stata composta!

Importante riflettere sulla data di composizione perché c’è un testo, il Driadeo d’amore, che viene attribuito dalle antiche stampe sia a Luca sia a Luigi Pulci (fratelli) → “produzione di famiglia” la cui datazione è più
sicura = 1464 perché nel proemio si fa riferimento a una gita di Lorenzo de Medici al mugello = locus amoenus in cui viene ambientato il Driadeo → racconta una storia bucolica ambientata nel mugello = spazio di
divertimento della famiglia Medici.
Opera è dedicata a Lorenzo de Medici: celebra il mondo mugellano che ha molta importanza nella vita di Pulci. Testo importante perché ci consegna il personaggio di Sosia = servo, molto simile al
personaggio di Margutte.
⇒ studiosi interdetti nel valutare la precedenza tra i due personaggi → la maggior parte crede che arrivi prima Sosia e poi Margutte, che si ispira a Sosia.
n.b. ripresa personaggio di Sosia dalla commedia di Plauto!
Caratteristiche di Sosia:
● Il re del vizio
● Uno che sarebbe dovuto essere condannato per i suoi vizi e per la sua vita rea
● Uno che fa finta di avere la fede ma in realtà è un ipocrita
● Nel mondo dello spettacolo d’arte en plein air, Sosia è una sorta di buffone
● Ingordo → componente che ritroviamo in maniera plateale in Margutte = passione per cibo e appetito senza fine. Lui è sempre il primo a mangiare e a rubare
● Bestemmiatore
● Giocatore d’azzardo
● Molte donne a sua disposizione
● Falsa il conio delle monete → Pulci fu accusato di aver falsato monete della zecca (attività tipica delle truffe medievali)
● Era bravo nel falsare la scrittura
➔ Descrizione molto chiara, ci presenta una simpatica canaglia → che è quello che ci mostra Pulci con Margutte.

Ottava 112 cantare XVIII ⇒ episodio più famoso del poema = entrata in scena di Margutte. Ci dà subito un quadro preciso di Margutte.
Morgante al momento è solo → a un certo punto arriva a un punto della strada in cui si dirama (nella tradizione ai crocicchi si incontra il diavolo).

Ha la carnagione scura, è brutto. Elementi della descriptio diavoli.


Margutte si presenta a Morgante: io potevo essere un gigante come te, ma mi sono fermato a 7 braccia = è un “mezzo gigante”, è più piccolo degli altri giganti.
Morgante si dimostra interessato al personaggio di Margutte, ha con sé un fiaschetto di vino da spartire con il compagno.

Morgante chiede a Margutte di che religione sia ⇒ inizia il credo di Margutte: la prima parte delle ottave è dedicata al proprio credo, nella seconda parte Margutte elenca i suoi peccati (=ricalca la maniera tipica delle
confessioni medievali) ⇒ ottava 115.
Prima presentazione sul piano teologico è chiara → ambito della parodia religiosa e inclinazione blasfema del testo: Margutte non crede in niente, crede solo agli alimenti e al vino.

Ottava 116 incriminatoria perché parodia raggiunge l’apice: eterodossia blasfema più evidente → Pulci prende in giro il dogma della Trinità che diventa torta, tortello e fegatello. Qui siamo in una dimensione in
cui il testo ribalta i fondamenti della religione cristiana. Ancora una volta c’è la lode del vino.

La fede è fatta come fa il solletico = qualcuno la sente e qualcuno no.


La mia non è una terra coltivabile, sono fuori dal comune → il mio terreno non accetta alcun tipo di imposizione.

Margutte è nato da una monaca greca e da un papasso (=monaco) in Bursia (Turchia) ⇒ frutto di un peccato: nasce da due sacerdoti che infrangono il voto di castità + sono due sacerdoti di religione
diversa (cristiana ortodossa e maomettana).

Da piccolo si divertiva a suonare una sorta di chitarra che usavano i canterini → repertorio canterino è l’esordio della vita da adulto di Margutte che come primo mestiere fa il canterino.
Margutte non si diletta più a fare il canterino ma decide di diventare militare.

Parricida: uccide suo padre in una moschea → da quel momento si mette al lato una scimitarra con cui va a spasso per il mondo, portando con sé i suoi peccati e quelli dei genitori.

Inizia a confessare i suoi peccati:


● Sono 70 + 7 mortali, ce li ha sempre addosso e non li abbandona mai;
● Rappresentazione del più grande peccatore che sia mai esistito al mondo;
● Il primo peccato di cui parla è il gioco d’azzardo (uno dei peccati di Sosia), ma soprattutto è un baro = giocatore di truffa;
● Dall’ottava 123 inizia l’elenco che riguarda il cibo, il peccato della gola → elenco pietanza più pregiate del Quattrocento. E’ in grado di sapere i bocconi migliori di tutte queste pietanze. Descrive
dettagliatamente come si fa il fegatello. Indicazione precisa di come si cuoce e condisce. Margutte si presenta come uno chef sopraffino, ed effettivamente ha fatto questo lavoro e ha partecipato a delle
dispute;
● Margutte è un gran ladro → possiede tutti gli strumenti del ladro (ottava 133) → ladro blasfemo ed eretico perché ruba in chiesa ⇒ vuole spogliare gli altari e le Madonne;
● Orientamente sessuale fluido → io “aro” = verbo che allude alla penetrazione che non si interessa del corpo (maschio, femmina, asino…). Afferma di essere stato con quasi mille donne. Riesce
addirittura a trasformare le suore in prostitute;
● Nella prima parte della confessioni ci ha dato quelle che per lui sono le “tre virtù cardinali” = gola, culo e dado → in realtà sono i tre vizi cardinali. Riferimento chiaro a un Pulci che ha di fronte
a sé tutto il patrimonio comico;
Ricorso a immaginario comico secolare = donna, taverna e dado del sonetto di Cecco Angiolieri;
● Ottava 135 racconta capacità di spogliare e di ripulire il luogo sporco per eccellenza, il pollaio → ottava si conclude con una battuta sacrilega “ogni cosa in principio è di Dio”;
● Era un malandrino di strada → avrebbe potuto rubare chiunque, anche un santo. Il fatto di rubare gli produce godimento, è la confessione del godimento del peccare. Vanto fanfaronesco;
● Ottava 137 ⇒ siamo in una dimensione dell’arte del falsario che riguarda il libro ⇒ può falsare un libro trasformandolo dall’inizio alla fine. E’ in grado di correggere i testi in modo da trasformarli in
qualcosa di diverso.
Ci troviamo nel momento del passaggio dal manoscritto al testo a stampa.
Noi sappiamo con certezza attraverso una lettera che Pulci ha a casa propria un gran numero di volumi del Morgante → studiosi ipotizzano qualcosa che sembra ormai accertato: Pulci in combutta con
Antonio di Guido si era messo negli affari delle stamperie;
● Ottava 138: sacramenti falsi e spergiuri. Un’altra cosa che dà godimento a Margutte è creare scompiglio negli ambienti;
● E’ un gran bestemmiatore → aspetto importante: una delle accuse di Pulci è quella di bestemmiatore, perché nomina invano il nome di Dio. Sottolinea più volte la natura di Margutte come
bestemmiatore;

● Ottava 139 si chiude in un’ottica angiolieresca → speranza con cattiveria comica che il mondo vada a fuoco.

● Ottava 140 → elenco delle cose che fa e che gode nel fare.
● Ottava 141 → volontà di lasciare un segno di malvagità.
“Io fu’ cattivo insin nell’uovo” → concepimento ha fatto sì che Margutte fosse cattivo fin dall’inizio.
● Ottava 142 chiusa sorprendente: avrebbe da raccontare altri mille peccati, ma la sua confessione si chiude con qualcosa di positivo → pur avendo tutti questi peccati addosso, ha un tratto specifico,
ovvero quello di non fare mai tradimenti.
● Ottava 143: finita la confessione e il credo (30 ottave dedicate) → interviene Morgante che fin lì era stato attento. Esce il contratto dell’amicizia tra Margutte e Morgante ⇒ Morgante è contento che
ci sia Margutte e crede che staranno bene insieme, però gli vuole dare un suggerimento: guardati bene dal tradimento, così come hai detto. Chiude con il celebre detto: co’ santi in chiesa e co’ ghiotti in
taverna.
Si trovano immediatamente d’accordo sul fatto che quando andranno all’osteria non pagheranno.
n.b. la prima avventura assieme è all’osteria del dormi → prima avventura di stampo gastronomico e culinario.

Il credo diventa immediatamente un testo conosciutissimo, anche grazie all’utilizzo dell’arte performativa. Tutti conoscevano questo pezzo.
Diventa virale grazie alla divulgazione della parola recitata che vede anche nel personaggio di Antonio di Guido uno dei divulgatori di questo celebre passo. E’ pieno di passaggi eterodossi che per alcuni
suonano blasfemi. Pulci gioca in ambito comico.

Il testo della confessione di Margutte ci regala le chiavi per decifrare i sonetti di parodia religiosa → sonetti che fanno deflagrare il caso Pulci e attaccano l’etichetta di seminatore di scandali a carattere religioso e
teologico.
Sonetti databili attorno al 1473/74 sono l’apice del potere blasfemo della poesia pulciana ⇒ continuerà ad essere attaccato post mortem.

Dopo la sua morte, Margutte diventerà il buffone dell’Inferno → dopo la morte diventerà l’araldo di Belzebù, la sua risata echeggerà nell’inferno ⇒ destino di finire in una dimensione ultraterrena opposta a quella di
Morgante, che è destinato al paradiso.
Margutte è una simpatica canaglia che per due cantari resterà in compagnia di Morgante → Pulci è un grande creatore di una coppia comica ⇒ una delle prime grandi coppie comiche della tradizione letteraria
dell’Occidente. Pulci è un grandissimo innovatore perché capisce che favorisce il comico con l’accostamento di questi due personaggi.

SONETTI

In principio era buio, e buio sia (pag 1420)


Bendetto Dei è uno dei personaggi più esotici della Firenze laurenziana → era quasi sempre in Medio Oriente, portava spesso oggetti dall’Oriente: lo vediamo in un sonetto, che è quello più celebrato in termini negativi dai
nemici di Luigi Pulci.
Pulci mette un filtro comico tra sé e quello che il testo dice. Margutte è in qualche modo uno schermo che protegge Pulci, ma in questi sonetti è Pulci che parla!

Sonetto scritto tra il primo e secondo Morgante, durante gli anni 70, quando Pulci esercitava l’attività di scrittore di sonetti in disputa/tenzone → anni della disputa con Matteo Franco, la più famosa, che va avanti per un paio
d’anni. Il sonetto è l’arma che Pulci predilige, la natura l’ha fatto adatto a scriverli.

Sonetto su cui è stato scritto tantissimo → opera di parafrasi che va fatta con attenzione.
Testo identificato come vero e proprio scandalo.

● All’inizio era buio e così resterà → miscredenza pulciana: Pulci crede che non ci sia niente prima della nascita e neanche dopo la morte → pensiero che nel Quattrocento procura molte accuse.
L’incipit riassume il concetto dell’assoluta mancanza di vita prima della nascita e dopo la morte ⇒ dogma dell’anima immortale spazzato via in un momento di riflessione religiosa → studiosi datano
il sonetto al 1475, anno in cui fu sancito il giubileo;
● Decaria, uno dei maggiori studiosi di Pulci, crede che il sonetto sia databile al 1473, anno in cui viene annunciato il giubileo → datazione giustificata dal fatto che nel 1474 Pulci scrive una lettera a
Lorenzo de Medici in cui, disperato e febbricitante, cerca di placare l’ira di Lorenzo che non accetta questo tipo di parodia religiosa;
● Provocazione è di stampo religioso e sociale → mette alla berlina i pellegrini, che credono di compiere un percorso verso la salvezza quando in realtà non troveranno altro che buio e morte.
Dobbiamo immaginarci processioni lunghissime: pellegrinaggio era un pratica molto comune → compiere uno o due pellegrinaggi nella vita era nella normalità. Mondo in cui il pellegrinaggio individuale e
collettivo era nella normalità. Il Giubileo faceva scontare in anticipo gli anni e i secoli di purgatorio.
Rappresentazione del pellegrinaggio verso Roma è una sorta di lavoro regolato da un orario preciso. Dopo la camminata vanno verso l’osteria;
● Avemarie infilzate → visione svilita e trivializzata;
● Pecorelle sciocche e sciancate = pellegrini → sarete rimandate indietro e rispedite al buio e in bocca al drago. Riferimento al drago di Benedetto Dei → aveva un coccodrillo che aveva portato da un
viaggio: passione per animali esotici a Firenze è fortissima, soprattutto nella casata dei Medici;
● Ultimo verso → gioco sulle parole islamiche/medio-orientali che ritroviamo nelle altre edizioni.

Savonarola si riferirà ancora a questo sonetto dopo anni ritenendolo blasfemo.

Costor, che fan sì gran disputazione (pag 1422)


Prende di mira principalmente Marsilio Ficino e i platonici → attacca l’immortalità dell’anima.

Marsilio Ficino aveva scritto Ideologia platonica dedicata all'immortalità delle anime → testo filosofico più importante di quegli anni.
Attacco agli accademici platonici e alla teologia cristiana ⇒ apice della polemica che pagherà Pulci.
Stessa polemica sulla speranza vana dei devoti e di coloro che credono nell’immortalità dell’anima ma che invece finiranno nel buio eterno.
Aspetto centrale della polemica è la teologia platonica di Ficino e la sua opera che celebra l’immortalità delle anime, che ha un enorme successo.

Anni 1473/74 sono anni in cui gli studiosi segnano una svolta politico-filosofica di Lorenzo, che abbraccia il neoplatonismo ficiniano (!)

Costor = accademici platonici che si riuniscono nella villa di Careggi, che era messa a disposizione dai Medici → la prima cosa che affida loro Cosimo è la traduzione dal greco al latino di Platone.

Marsilio Ficino inizia ad avere una conoscenza diretta dell’originale testo platonico greco → imposta produzione filosofica del neoplatonismo. La teologia platonica è testo fondamentale del rinnovamento filosofico.

● Mi dice un che v’è stato → aspetto ironico;


● Anima bigotta e speranzosa presa in giro;
● Riferimento al “gran mellone” = i maestri medievali facevano studiare i ragazzini con un processo di gratificazione → le lettere venivano incise sulle mele o sulle zucche, poi si faceva mangiare la mela come
gratificazione. Quindi dice che questi intellettuali stanno ancora studiando l’ABC.
● Pandolfo Rucellai = uno degli amici più cari di Luigi Pulci assieme a Benedetto Dei;
● Finale con disprezzo e distanza nei confronti di chi crede;

⇒ Colpo durissimo dell'intera politica culturale che i Medici stanno perseguendo.


Abbiamo un gruppo di 5 sonetti responsivi che, secondo Orvieto, sono stati scritti da Feo Belcari → si pone in fiera opposizione alle tesi blasfeme di Pulci.
Scandalo scoppia quasi subito → Pulci è in contrasto fierissimo con Marsilio Ficino, ha già pubblicato diversi sonetti contro di lui.
Lettera XXX (pag 1284)
1473 anno cruciale: lettera in cui si rivolge a Lorenzo de Medici febbricitante → lettera in cui il problema è lo scandalo provocato dai sonetti.
Dramma insormontabile → problema è aver offeso la famiglia Medici.
Allusione a sonetti di Matteo Franco, prete con cui Pulci ha una grande tensione.

Pulci chiede di consentirgli di vedersi per spiegare delle cose che sono state intese male.
Riferimenti a persone che facciamo fatica a decifrare.

Orvieto presume che si tratti del sonetto In principio era buio e buio fia → è un testo che probabilmente Pulci ha scritto per Benedetto Dei (prof crede di no). Hanno la stessa visione ideologica miscredente. Sono
effettivamente agnostici.

Si entra in una diatriba → Pulci e Franco scrivono sonetti ferocissimi. Clima di maldicenza che esplode con la congiura dei Pazzi.
Nel 1474 c’è un anticipo del clima pesantissimo che si respira nella Firenze del tempo. La tensione tra Franco e Pulci sta subendo un climax → accuse sono sempre più pesanti e oltraggiose.

La cosa che fa davvero irritare Lorenzo per i sonetti di parodia sono le infamie tra Pulci e Franco, perché Pulci ha leso la maestà del potere = ha insultato la maestà, si è lasciato scappare dei giudizi
sulla famiglia dei Medici. Questi aspetti sono importantissimi perché da qui (1474) ci possono trasportare 10 anni avanti, elementi che ritroveremo esattamente nella Confessione di Pulci, che mette in luce
i veri peccati di Pulci all’interno dell’ambiente politico Laurenziano. Il vero peccato non è stato quello di aver scritto sonetti di parodia religiosa, neanche tanto aver colpito violentemente Ficino o altri
personaggi di rango come Bartolomeo Scala, ma si è lasciato sfuggire giudizi su Lorenzo e sulla famiglia Medici, che non sono mai stati digeriti fino in fondo.

Lettera drammatica → si parla di Lorenzo nel 1474, già 5 anni padrone di Firenze e uomo più potente della città. In grado di decidere sulla vita e sulla morte sociale degli individui → il destino di Pulci è appeso al giudizio di
Lorenzo.
Chiusura di lettera drammatica: Pulci non sa più come placare l’ira di Lorenzo.

Le tenzoni poetiche del Quattrocento


Pulci entra in combutta con altri personaggi.
Avevamo già visto delle tensioni con Bartolomeo Scala, che però non attacca esplicitamente Pulci.

Marsilio Ficino non si mette a disquisire direttamente con Pulci ma ingaggia un difensore, l’araldo Filarete = figura istituzionale che si fa da portavoce poetico delle istituzioni → aveva la funzione di
ricevere le diplomazie straniere e di intrattenere gli ospiti importanti.

Zuffe sempre più pesanti → Pulci arriva a un climax poetico e psicologico nel 73/74 e inizia a sentirsi una preda delle malelingue fiorentine. Si costruisce il personaggio di capro espiatorio. Pulci da una parte è violento,
ma spesso assume un atteggiamento vittimistico.
La battaglia tra Franco è Pulci è popolare perché tutta la popolazione conosce la zuffa.

Libro dei sonetti - Matteo Franco - De Caria → scansione degli scontri con Pulci e Marsilio Ficino.
Difficile ricostruire la cronologia dei sonetti.

Sappiamo che pulci nel 1474 va incontro a un processo per pedofilia → implicato ragazzo di 15 anni e altri personaggi della Firenze del tempo. Pulci ne esce abbastanza bene, ma resta il fatto che un’accusa di questo
genere era un vantaggio per coloro che vogliono attaccare Pulci.
Attacco di questo genere ha una prassi → sono accuse “standard” = dal punto di vista dell’interpretazione, dobbiamo tenere in considerazione la ritualità.

Pulci conosce benissimo la tradizione e la tenzone sonetto contro sonetto → eredita dalla tradizione letteraria precedente: sa come si gioca in questo tipo di scontro poetico.
Siamo dentro uno scontro reale su questioni importanti nella vita di ciascuno di questi personaggi → questi scontri sono sotto lo sguardo di tutta la città, ma in primis sotto lo sguardo di Lorenzo de Medici che si fa arbitro
nella faida.
I rivali cercano di togliere di mezzo Pulci perché vogliono prendere il suo posto.

⇒ Scontro negli anni 70 è un’anticipazione della svolta che prende il Morgante negli ultimi 5 cantari → Marsilio Ficino trasfigurato nel personaggio del re di Spagna.

All’indomani della Congiura dei Pazzi, Ficino è indicato da Pulci come uno dei responsabili.
Sospetto della famiglia Medici è a 360 gradi → per anni il sospetto cala su tutta la realtà cittadina. Marsilio Ficino
è amico stretto di 2 dei personaggi che vengono individuati come colpevoli = arcivescovo di Pisa e Poggio
Bracciolini, che verranno condannati a morte.

La Calunnia, Botticelli → faccia di Firenze dopo la Congiura dei Pazzi.

Nel Trecento e Quattrocento abbiamo scrittori comici che si battono con altri scrittori.
Colui che universalmente nella Firenze medievale viene riconosciuto come maestro dello scontro
poetico è Burchiello = lume della poesia comica e maestro di Pulci.
Pulci rivendica il titolo di successore di Burchiello, ma anche Matteo Franco lo fa.
Duellanti sanno che dietro c’è tradizione di scontro tenzonistico.

La complicità di Lorenzo con Pulci si vede nella disputa sul neoplatonismo. n.b. la simpatia di Lorenzo
per Pulci va data per scontato.

n.b. Orvieto sostiene che lo scontro Pulci-Ficino ebbe delle ricadute sulla produzione letteraria di
Lorenzo, che vive un momento di transizione da produzione giovanile a produzione filosofica ⇒ stessa linea
interpretativa di De Caria. Tendenza interpretativa a vedere una svolta di gusto, persino spirituale, che vedere la
trasformazione di Lorenzo de Medici in un uomo maturo che non contempla più giochi letterari.

O venerabil gufo soriano (pag 1419)


Il venerabile gufo soriano è Marsilio Ficino, che non ha avuto un buon consiglio dalla filosofia perché si sta
comportando in una maniera non intelligente ⇒ accusa di fondo è quella di omosessualità.

La vita ritirata di Ficino non convince nessuno e tutti parlano di lui → maldicenze cittadine, il popolo aspetta di imboccare Pulci con le voci popolari così che possa scrivere sonetti che fanno ridere la città.
● Maldicenze dicono che “il nonno” (=Marsilio Ficino che ormai non è più giovane) ama i giovani ben dotati. Più in alto salirai, più la caduta sarà dolorosa;
● Il consiglio che dà è di fare come il ghiro quando ha sonno, che si mette in una tana e sta in letargo → il tuo posto è sottoterra, non in alto;
● Ormai il ghiaccio si è rotto = non hai più gli appoggi resistenti e stai per cascare perché io ho in mano le maldicenze che ti rovineranno la reputazione;
● Tu sei il saracino posto in piazza = personaggio colpito dalla lancia in una giostra della città di Arezzo → la corazza del saracino è resistente, mentre quella di Marsilio è di carta;
● Ultimi due versi fanno una fotografia che è simile a una minaccia → cessolin da feccia → è nel chiasso in Vacchereccia = stradina a Firenze celebre per una taverna (Taverna del Buco) che era il
più noto ritrovo degli omosessuali fiorentini.

Testi difficilissimi dal punto di vista dell’interpretazione filosofica → letteratura che gira di bocca in bocca.

Ci sono altri testi offensivi sulla diatriba Ficini-Pulci.


Ci sono varie accuse: Pulci accusa Ficino di seguire una filosofia che non si sente in bocca a nessuno e che deve “finire nel cesso”; la filosofia neoplatonica è eretica; non è fiorentino ma viene dal contado
ecc…

La più celebre delle tenzoni pulciane, che è anche la più lunga, è quella con Matteo Franco → raccolta in un’edizione di sonetti che andò in stampa dopo la morte di Pulci (1484) e fu poi corretta.
Edizione che casca negli anni in cui c’è Savonarola ⇒ c’è bisogno di emendare = apportare emendamenti, correzioni in relazione alla legge che vige ⇒ ci fa vedere come opera la censura dopo la morte di Pulci, che cerca di
mantenere in vita un poeta famosissimo.
Rubriche scritte da Tommaso Baldinotti, molto amico di Matteo Franco e nemico di Pulci → abbiamo emendamenti di uno dei partecipanti alla disputa.

1473-1474 → altri sonetti che vengono dispiegati negli anni successivi fino al 1476 ⇒ è una delle dispute più lunghe della tradizione.
Tecniche della tenzone abbastanza diverse → sonetti a raffica.

Tu beccherai di 36 sonetti (pag 1394)


Fin dall’incipit dice che riceverà 12 sonetti contro di lui → n.b. trentasei nel gergo è uguale a 12!
Farà godere la platea laurenziana → tutta Firenze fa il tifo per l’uno o per l’altro.

Matteo Franco è il primo a provocare l’avversario, lavora dietro lo stimolo di un personaggio importante della brigata (che si diverte) → stuzzica per primo Pulci e apre le danze in un modo molto interessante → il
primo sonetto non è tremendamente aggressivo, è come se lanciasse il sasso e nascondesse la mano.
Pulci reagisce subito in un modo piuttosto violento, prendendo in giro il prete con una risposta per le rime → salve regina, non Luigi.
Sorta di autoironia: io non ho fama ma ho fame → è conosciuto per abbondanza di fame e non di fama. Risposta di colui che svela subito il gioco e confessa che dietro l’omaggio iniziale c’è la malvagità.

Non soltanto Franco regge l’urto di Pulci, ma risponde sempre con molta efficacia.
Matteo Franco è molto capace, conosce delle cose molto intime della famiglia Pulci e le usa contro di lui (n.b. vuol dire che qualche amico di Pulci lo tradisce e confessa) ⇒ numero e qualità delle offese è a favore
di Matteo Franco e non di Pulci.

Chiusa da verso 20 in poi evidenzia incapacità tecnico-artistica di Franco.


Smetti di pensare di essere un grande soldato della poesia e sveglia il breviario che ha già fatto troppi sonnellini (=ritorna alla professione di prete) → tu non sai fare questo mestiere come me.
Questa è la vera accusa che Pulci rivolge a Franco.

Pulci si ancora a una sola e unica azione di contrasto = lui è un maestro di scrittura e Matteo Franco non ha questo dono = linea di opposizione di Pulci.
Compare il nome di Burchiello e di altri autori comici.

Tu hai boria di Franco e di Burchiello (pag 1400)


Pulci mette in campo il vero grande giovane poeta della stagione = Angelo Poliziano → egli sa che tu sei uno sciocco.

● Chiama in causa Poliziano e gli assegna il ruolo di giudice della tenzone;


● Elenco preciso del parterre comico quattrocentesco → parla della generazione precedente: Za (Stefano Forteguerri), Orcagna, Burchiello ⇒ al contrario, i versi di Franco sono verba iniuriosa
= parole che offendono ferocemente, usa la spada in una maniera che non ha niente a che vedere con l’arte;
● Dei versi di Matteo Franco si può fare ben poco, se non bruciare la carta su cui sono scritti;
● “Dolciata mia badessa” → lo chiama con il femminile;
● Il tipo di accusa di Pulci è la medesima = quella che distingue un noi (veri poeti) e un tu, che non ha alcun talento;
● Non può neanche essere un buon sacerdote perché non sa neanche metà della messa → scontro che è tra i più vertiginosamente mostruosi dal punto di vista del materiale.

19/10
Gli ultimi 5 cantari del Morgante
Pulci negli ultimi 6 anni di vita compone i 5 cantari dell’ultimo Morgante, che si distanziano dai 23 del primo Morgante ⇒ i critici dicono “dalla commedia alla tragedia”.
Negli ultimi 5 cantari del Morgante ci sono dei richiami molto precisi alla Confessione, pubblicata nel 1484.

Negli ultimi 5 cantari si narra la storia di Roncisvalle, il tradimento di Marsilio a danni di Orlando e dei paladini e l’eccidio di Roncisvalle ⇒ evidente allusione al clima di sospetto presente a Firenze dopo la Congiura dei
Pazzi.
Abbiamo un focus particolare su Marsilio Ficino e Girolamo Savonarola → sia Marsilio Ficino sia Savonarola sono due acerrimi nemici di Pulci.

➔ Critica ha compreso con dati e documentazioni precise che effettivamente c’è una filigrana storica negli ultimi 5 cantari ⇒ Paolo Orvieto ha capito che dietro il personaggio di Marsilio, re di Spagna,
Pulci trasfigura Marsilio Ficino.
Marsilio è preso di mira da Pulci e viene reso IL traditore, l’uomo Giuda perché è uno dei grandi sospettati all’indomani della Congiura dei Pazzi → Ficino intratteneva uno stretto rapporto con uno dei
mandanti politici della congiura.

Si cerca di sottrarre ai Medici l’influenza economica, sociale e politica con il papato → complotto che vede d’accordo il papato e una serie di stati italiani. Due tra i più importanti cospiratori sono in stretti
rapporti con Marsilio Ficino. Non sappiamo però se fosse d’accordo con i congiurati.
Marsilio Ficino era intimo amico dell’arcivescovo di Pisa, che finì impiccato insieme a Bracciolini, altro grande amico di Ficino; la stretta relazione con questi sostenitori rende Ficino attaccabile dalle
maldicenze fiorentine. Marsilio in realtà poi resta a Firenze e continua ad essere il filosofo di punta della famiglia Medici → non possiamo essere certi della sua colpevolezza.

Il massacro di Roncisvalle segue il filone del ciclo delle Storie di Spagna (in prosa e in poesia) → abbiamo una serie di testi elencati da Orvieto che percorrono la storia del tradimenti di Gano ai danni di Orlando e
l’eccidio di Roncisvalle.

Gano cerca in tutti i modi di destabilizzare la corte di Carlo Magno. In un passo viene ferito definitivamente nel suo orgoglio e matura i propositi di vendetta.

● Cantare XXIV la discussione va avanti finchè Olivieri, sentendo le cattiverie di Gano, gli dà un ceffone che gli segna la guancia ma soprattutto il cuore. Gano si segna nel proprio cuore la vendetta che sarà
maturata nel tradimento attuato con Marsilio re di Spagna ⇒ questo accade nel canto successivo.

● Cantare XXV Carlo Magno e Marsilio fanno un accordo di non invadere la Spagna, che sarebbe dovuta rimanere uno stato satellite del potere di Carlo Magno → Marsilio deve pagare una tassa all’impero
carolingio. Carlo fa l’errore di inviare Gano per riscuotere la tassa, che approfitta della situazione per attuare il tradimento.
Ottava 53 → interessante dal punto di vista psicologico: Gano e Marsilio rappresentano il male e il loro dialogo lo esemplifica con le parole, con i toni e con le posture.
Personaggi si mettono d’accordo per creare le condizioni per l’eccidio di Roncisvalle.
Marsilio prende per mano Gano e lo porta in un locus amoenus → parte un dialogo fatto da due grandi giocatori del mare. Si aprono alla progettazione del tradimento.
Con prudenza e malizia entrambi aspettano che sia uno dei due a smascherarsi → ottava 60 → Marsilio rende manifesto il desiderio di voler uccidere Orlando. E’ molto più Marsilio che
ordisce la trama del tradimento, nella tradizione di solito è Gano il più astuto.
Nelle ottave ricorrono spesso le parole “tradimento” e “Giuda” → allusione al fatto che Pulci crede che Ficino sia il grande traditore di Firenze.

Cantare XXVI
● I paladini fanno da retroguardia al re a Roncisvalle ⇒ sono i cavalieri più prestigiosi e sono consapevoli di essere caduti in una trappola. Consepevolezza di una sorta di gerarchia tra i traditori, che vede
all’apice Marsilio → i cavalieri parlano molto più di Marsilio rispetto a Gano. ⇒ Volontà di Pulci cozza con tutta la tradizione delle Storie di Spagna.

● Ottava 9 → c’è di guardia Guottibuoffi. Olivieri parla a Guottibuoffi e rimarca il grande errore di Orlando, ovvero quello di aver creduto in buona fede a Marsilio quando doveva sospettare
(Olivieri sospettava). Gli altri errori che commette Orlando sono quelli di non aver rafforzato la retroguardia e di non aver suonato il corno solo in punto di morte e non prima.

Importante vedere come Olivieri parla di Marsilio subito, definendolo “traditore astuto”.
Lo stesso Orlando fa una serie di riflessioni su Marsilio → capiamo qui che Pulci lo vuole identificare con Marsilio Ficino (ottava 21) → vizi osceni e brutti (omosessualità).
Tolto il contesto cavalleresco, è come se Pulci ci parlasse della sua stessa vita.
Inaspettato protagonismo di Marsilio → Orlando dice che gli conferma la corona dei traditori e scusa Gano e Giuda (=esempi supremi del tradimento).
● Ottava 24 → parla l’ingenuo Orlando che non aveva capito. La parola “traditore” ritorna in maniera ossessiva; sembra quasi un discorso tra Pulci stesso e Ficino.
Orlando rappresenta insieme:
- Pulci, il tradito ed eletto come capro espiatorio da tutta una parte della realtà spirituale Fiorentina
- Lorenzo e la famiglia Medici, tradita attraverso la congiura dei Pazzi.
Orlando dice di non essersene reso conto, di non aver riconosciuto quel traditore;
● Ottava 25 → Orlando conferma la corona dei traditori a Marsilio e addirittura scusa Gano e Giuda.
Dante inserisce Giuda e lo stesso Gano nella parte dell’imbuto infernale più prossima a Lucifero, il tradimento di coloro che si fidano è l’esempio massimo di tradimento, il male nella sua
massima rappresentazione.
Conferma di un Pulci che in tutti modi vuole rendere Marsilio Ficino il grande personaggio malefico del tempo
● n.b. Nei primi 23 cantari Marsilio di Spagna non emerge per niente, a dimostrazione che dopo la congiura dei Pazzi a Pulci viene in mente di descriverlo in un certo modo. Chiave
interpretativa che ha aperto la possibilità di leggere il testo come qualcosa che trasuda informazioni sulla realtà Fiorentina che nessuno aveva preso in considerazione;
● Ottave 118-119 → descrizione di Marsilio come grande ipocrita. Non crede nè al cielo nè agli abissi. Ficino sa simulare e fingere castità, santimonia e devozione → aveva dato i voti. Marsilio ha saputo
ingannare un’intera città che si è fatta ammaliare dalla sua capacità di fingere. Dietro questa finzione c’è una rappresentazione del male.

⇒ Parte del testo che più di ogni altra è importante per capire l’allegoria del secondo Morgante.

Il testo di Pulci ci consegna un personaggio della tradizione che diventa il personaggio ventriloquo del personaggio reale di Marsilio Ficino ⇒ gioco di sovrapposizione tra la realtà storica e un personaggio letterario.
Emerge in tutta la sua chiarezza quello che Pulci vuole raccontarci.

Girolamo Savonarola dal punto di vista della storia è un personaggio di primissimo piano nell’ambito della storia religiosa europea. Savonarola è l’ultimo tentativo che ha la chiesa di Roma per attuare una riforma → cerca
di riportare la chiesa alle origini e combatte fieramente il papato così come veniva interpretato nel Quattrocento.
Ai tempi sul soglio pontificio c’era Rodrigo Borgia (papa Alessandro VI) = esempio supremo della trasformazione dello stato-pontificio in potere politico-economico.
La rappresentazione dell’elemento spirituale è al livello più basso → vince l’aspetto materiale sulla gestione spirituale. Martin Lutero riuscirà nell’intento di riformare la chiesa.
La frattura che determina le guerre di religione è una frattura evidente a tutti → il potere della chiesa sembra essere un potere esclusivamente di stampo economico.

Savonarola arriva a Firenze per fare il lector prinicpalis nel convento mediceo di San Marco. Savonarola è un frate che ha un carattere molto duro, comincia a fare predicazioni nell’intera città di Firenze e in giro per la
Toscana → per colpire la cultura pagana di Firenze inizia la campagna di opposizione culturale nei primi anni 80. Utilizza la letteratura per sbeffeggiare la religione e celebrare la magia. Sin dai primi anni a Firenze si
accanisce pubblicamente contro Pulci → perfetto capro espiatorio.
Nel momento in cui Piero il Fatuo viene allontanato da Firenze la città viene bersagliata dal punto di vista economico → Savonarola non può sopportare questo scontro economico, come invece potrà fare Lutero. Savonarola
sarà piegato soprattutto dalla pressione economica (sanzioni che Roma metterà su Firenze) → Firenze viene scomunicata da Roma = si consentiva a chi era in affari con Firenze di non pagare ⇒ Firenze è alla fame.
Savonarola finisce sul rogo per eresia, la sua riforma non viene accettata dal papato.

Molte opere finiscono sui roghi di vanità, tra cui libri di magia e opere letterarie.
Savonarola capisce subito la portata rivoluzionaria dei testi stampati → prediche immediatamente trascritte e messe a stampa. Abbiamo vari riferimenti al Pulci e al Morgante: capiamo come Pulci rappresentasse il perfetto
capro espiatorio e il Morgante il libro perfetto da bruciare in piazza.

Savonarola non è mai citato nel Morgante → va rintracciato: elogio all’intuizione critica di Stefano Carrai che per la prima volta capisce che in alcune ottave si parla di Savonarola → cantare XXVIII in cui dall’ottava
42 parla Pulci in prima persona.
● Ottava 42 parla di sé e del suo difficile rapporto con i frati → citazione del sonetto più scandaloso di Pulci In principio era buio e buio fia ⇒ si presenta come un giusto lacerato, sacrificato davanti a tutto
il popolo. Non vuole più ragionare della fede.
Testo scritto nel 1481/82 circa → clima invelenito che abbiamo visto nei sonetti di parodia religiosa.
● Ottava 43 → Pulci fa la palinodia del suo sonetto = dice di essere un uomo di fede
In queste ottave abbiamo un Pulci disposto a riproporre sé stesso come uomo di fede, ma lo fa in un modo aggressivo contro quelli che lui reputa i suoi nemici giurati.
Ribadisce il fatto di credere nella creazione → è nella mente di Dio. Pulci, attraverso le parole di Astarotte, alter ego poetico, dice che gli uomini devono stare molto attenti ad avere la
presunzione di dire come funziona il cielo in quanto la mente di Dio è un mistero, e qui lo ribadisce. In chiusura dell’ottava scrive: seppur un tempo ho scritto delle cose vane, l’ho fatto
perché mi opponevo agli ipocriti, l’ho fatto per sbugiardarli, per smascherarli.

Nell’ottava 44 entra in scena Savonarola → tema della Confessione, che Pulci usa ossessivamente a partire dal secondo Morgante.
● Sin dalla prima comparsa, Savonarola viene indicato come colui che va in piazza e indica Pulci come capro espiatorio → le sue opere sono “opere del maligno”;
● Pulci battagliero disposto a rimettersi in gioco e a dichiararsi uomo di fede. Pulci rivendica la sua fede, sembra anticipare il suo progetto, scrivere una confessione.
Gli dà una lezione → i domenicani seguono la legge agostiniana, “Aurelio” è Agostino → riferimento ancora più chiaro;
● Ottava 45 → Pulci è nuovamente aggressivo come negli anni precedenti; dice: se qualcuno, (i maldicenti) dice qualcosa di male su di me, toccatelo come fa San Tommaso e giudicate a mano, non solo
all’occhio.
⇒ Pulci battagliero, è disposto a rimettersi in gioco, sa come colpire tutti, parla sia ai domenicani che ai francescani (vestiti di grigio o di nero);
● Ottava 46 → tutta la vostra intelligenza teologica, riferimento alla dottrina sacerdotale, sillogismi, sofismi... non riuscirà a far sì che non risulti evidente quanto siano dolci i miei versi e nel
giusto le mie opere; troverò testi necessari per rendere chiara la mia opinione.
Pulci avverte i propri avversari, non ha una cultura dottrinale inferiore alla loro; riferimento ancora una volta allo stesso sonetto, sonetti di parodia religiosa. Qui si chiude la parentesi
personale;
● Dall’ottava 47 si ricomincia a parlare dei funerali di Carlo e si dà la parola al Alcuino.
● Caso in cui si dimostra l’importanza degli studi → è importante conoscere la comunione degli studi per poter leggere il messaggio dietro alle righe!
➔ Pulci decide di non nominare Savonarola ma non c’è nessun dubbio che si tratti di lui.

Pulci si trasfigura nel demone Astarotte chiamato da Malagigi in Egitto per riportare Rinaldo a Roncisvalle. Astarotte è il personaggio attraverso il quale Pulci espone la sua fede, nella lunga predicazione
che fa nel viaggio di ritorno dall’Egitto alla Francia.
E’ un demone a parlare della fede cristiana → Pulci purga le cose equivoche dette intorno alla religione da Margutte ⇒ c’è un ribaltamento del punto di vista, una palinodia: Pulci è costretto a difendersi, a ritrattare e a
riscrivere in chiave positiva le sue posizioni sulla fede.
Astarotte è una sorta di savio diavolo che conosce le scritture e la fede ⇒ il tasso di ambiguità è però molto elevato.

● Ficino scrive una lettera a Bernardo Pulci, fratello di Luigi, in cui dice che sa che suo fratello (che definisce “demone”) finirà all’inferno.

Astarotte è uno degli angeli ribelli insieme a Lucifero. Quando gli angeli si ribellarono, ci fu una parte che finì all’inferno ma faceva parte di un regno di mezzo. I diavoli hanno compiuto un primo vero
peccato, quello di lesa maestà = si sono ribellati all’autorità di Dio → stesso peccato davanti al quale si imputa Orlando davanti a Carlo Magno.
Volontà di Pulci di restare ambiguo, presentare un personaggio che viene definito “savio”, che conosce la teologia in maniera straordinaria, ma che allo stesso tempo è un demone, cattivo e mentitore per
eccellenza.

Orvieto fa riferimento alla Città di Vita di Matteo Palmieri, censurata per alcune affermazioni eretiche. Palmieri scrive: quando gli angeli ribelli si allontanarono da Dio, ci furono alcuni diavoli che non
stettero né con Dio, né col diavolo, quindi andando a creare un Intermondo (forse è da qui che Pulci prende ispirazione per la figura di Astarotte).
Viene rinnovato un dogma cristiano nelle parole di Astarotte, che crede nell’immortalità dell’anima; crede anche nella veridicità dei miracoli.
Tra i sonetti di parodia religiosa ce n’è uno in cui Pulci sbeffeggia chi credeva nei miracoli, qui accade il contrario. Lettura ancora più empatica del demone come alter ego di Pulci; i diavoli hanno compiuto
il peccato di lesa maestà nei confronti di Dio; Pulci si imputa il peccato di lesa maestà nei confronti di Lorenzo o del potere mediceo, più grande peccato che Pulci e Astarotte si imputano (e anche
nei confronti di Dio perché è un bestemmiatore); così come anche a Orlando viene imputato il peccato di lesa maestà nei confronti di Carlo Magno.

Canto XXV → ottave 158-160


Pulci dà una lezione ⇒ gli errori degli umani sono dovuti alla presunzione di voler sapere tutto, saper dire di tutto, senza in realtà sapere niente. L’unica cosa necessaria da dire è che Dio ha fatto tutto. Tutti
cadono in questo errore, anche i personaggi importanti, vogliono giudicare il cielo stando in terra. Pulci rinnega la sua passione per la negromanzia, spesso stando dietro a “spiriti folletti” si perde la
via; palinodia rispetto al Pulci che conosciamo

21/10
Fino al 1480, il potere mediceo a Firenze e la sopravvivenza fisica di Lorenzo de Medici a Firenze è complicata ⇒ tentativo di spodestare i Medici è continuo. Anche il papato è contro il potere mediceo.
In un viaggio a Napoli, Lorenzo fiancheggia l’attentato nel 1478 ordito dalla famiglia Pazzi.

Trasfigurazione pulciana nel suo poema → entra come narratore e come personalità che vive in una Firenze dilaniata da problemi politici e sociali.
Alter ego di Pulci nel poema → le sue parole riecheggiano nel personaggio del demone Astarotte (figura ambigua) e nel personaggio di Orlando (sentiamo eco delle posizioni di Pulci).
Astarotte diventa il personaggio che ribalta il credo di Margutte ⇒ ribalta l’elenco delle cose blasfeme ed eretiche.

Cantare XXV → ottava 234 vediamo un gioco di trasfigurazione.


Le porte restano aperte fino all’ultimo momento e Dio accetta l’olocausto (offerta di sè) del fedele che dichiara e vive la sua fede.
⇒ Pulci sembra dirci che accetta il fatto che sia stato attaccato per la sua vita che non coincide con gli ideali cristiani ⇒ le porte del cielo però vengono riaperte (palinodia del sonetto in cui sbeffeggia i
pellegrini che credono di trovare la salvezza nel percorso di pellegrinaggio).
⇒ La verità cristiana è stranamente enunciata da un demone, che ha seguito le parole di Lucifero. Lucifero sostiene che la ribellione fa precipitare gli angeli ribelli dal cielo perché non mostrano riverenza.
E’ complicato capire quale sia la posizione di Pulci. Le possibilità di interpretazione del Pulci sono più di una. Bisogna fare i conti con una letteratura che ha reso il piano interpretativo molto vasto ⇒ non sempre siamo in
grado di rispondere alle domande.

L’altra ottava che ribadisce il discorso sulla vera fede è l’ottava 240 del cantare XXV → Dio giudica dai sentimenti, dagli affetti e di conseguenza anche per quelli che credono in altre divinità le porte restano aperte.
Pulci anticipa (ovviamente a sua insaputa) uno dei più grandi dilemmi della teologia = quando Cristoforo Colombo sbarcò in America, si trova di fronte a un’umanità che ignorava il Cristo e la religione cristiana
⇒ problema teologico legato agli indiani d’America che adorano altre divinità.
Condanna di coloro che si ostinano a credere ancora a una fede che non sia quella cristiana. Il problema oggetto di dispute teologiche verte su coloro che non conoscono la religione cristiana.
Astarotte tocca in vari passi tutti gli altri elementi che Pulci inserisce nel credo di Margutte:
● Anima è mortale
● Cristo ha fatto miracoli e Lazzaro è resuscitato

Rinaldo ha ascoltato commosso quello che dice Astarotte e lo saluta dicendo “sono sicuro che anche all’inferno ci sono persone per bene” ⇒ ricordato da Machiavelli, che riprende più volte Pulci nel suo
poema.
Pulci nella confessione non ha fatto l’ultimo passaggio emotivo → nell’ottica cristiana manca la sua capacità di mettere da parte la superbia e di umiliarsi in una confessione definitiva.
Dante era il faro sia per la lingua sia per l’aspetto religioso nella letteratura.

Il personaggio di Orlando, però, ci offre dei momenti di altissima religiosità e spiritualità → ci offre una confessione tra le braccia del vescovo di Turpino: leggiamo una confessione che è anche un esercizio di stile
che consente a Pulci di anticipare quello che dirà Pulci stesso nella sua confessione. Importanza notevolissima della vicinanza tra le parole di Pulci e di Orlando → Orlando è un agnus dei che viene tradito e che muore in
purezza di cuore e di anima e ascende al cielo portato da San Michele.

n.b. La morte di Orlando rappresenta la trasfigurazione della congiura dei Pazzi, la morte tocca la famiglia Medici perché Giuliano viene ucciso, come Orlando. Ci sarà ovviamente un Carlo Magno
che farà la vendetta. Più facile interpretazione = viene ucciso un giovane (Orlando come Giuliano), su cui si proiettava la famiglia, resta Carlo Magno, Lorenzo, a cui spetta la vendetta.

La cosa che accomuna di più queste due confessioni è la cosiddetta lesa maestà = peccato che Pulci si attribuisce in qualità di grande sbeffeggiatore di Dio. Leggibile in duplice chiave: è bestemmiatore
di Dio e dei santi ma anche nei confronti di Lorenzo!
E’ come se Pulci si esercitasse in un ambito poetico letterario nuovo.

⇒ Troviamo un gran numero di testi dedicati alla confessione, che diventa una sorta di genere letterario ⇒ testi che insegnano al cristiano come ci si comporta. Testi vanno in mano sia al sacerdote sia al confessore.
● Le Confessioni di Sant’Agostino → crea genere delle confessioni;
● La confessione è qualcosa che dal punto di vista dell’ordine sacerdotale viene certificato a partire dal Duecento. In precedenza i cristiani non avevano l’obbligo della confessione → nel XIII sec la Chiesa di
Roma organizza la pratica della confessione. Attraverso il dispositivo della confessione, l’uomo occidentale cambia.
La confessione alla fine del 400 è in tutti i sensi un genere letterario, che può essere diviso in due settori:
1) Disciplina della confessione ⇒ testi che insegnano al Cristiano come confessarsi = ordo confidenti → vanno sia in mano al sacerdote, sia a colui che si confessa;
2) Confessione di qualcuno che desidera tirar fuori i propri peccati, proporre un itinerario di purificazione e di salvezza. L’atto della confessione, dal punto di vista dell’ordine religioso e
sacerdotale, viene certificato e organizzato a partire dal 200; prima non era un obbligo. Il dispositivo della confessione determina la nostra cultura, l’uomo occidentale cambia.

Neanche un anno dopo aver pubblicato il secondo Morgante, nel 1484, Pulci rilascia la propria Confessione. I testi di confessione venivano pubblicati nel periodo pasquale perché in quel momento c’era
l’obbligo della confessione, quindi a livello editoriale era ovvio che anche la confessione di Pulci fosse pubblicata nel periodo pasquale. (Documenti datati di Benedetto Dei confermano la datazione della
confessione di Pulci; scoperti grazie agli studi di Decaria).

La Confessione
Testo diverso dai sonetti, dalle ottave dei cantari. E’ un testo in terza rima, inventata da Dante →
indicazione anche riguardo alla materia stessa che affronta, una sorta di percorso di purificazione, in chiave
minore rispetto a quello dantesco!

Il testo è legato agli ultimi 5 cantari, un gancio tra la fine del Morgante e la confessione; il Morgante
finisce con l’invocazione alla Vergine. La confessione si apre con un’altra invocazione alla Vergine, a
cui dedica tutto il testo.

Testo dedicato alla Vergine Maria → aspetto sottostimato dalla critica.


Operina scritta nel 1484 nell’annus mirabilis = anno in cui assistiamo in tutta la Toscana a una
continua chiamata al miracolo:
● Santa Maria delle Carceri 6 luglio 1484 → Vergine Maria che si fa in carne ed ossa e scende di fronte a
un giovinetto;
● Nel 1484 astrologicamente c’è la congiunzione di Giove e Saturno → astrologi pensano che abbia delle
conseguenze sulla vita degli uomini;
● Anno in cui vediamo comparire la figura di Savonarola;
● Firenze si prepara a diventare la “nuova Gerusalemme”.
➔ Clima molto importante da tenere presente.

Si apre con un’invocazione alla Vergine (primi 18 versi, sui 337 totali dell’opera). Dopo
l’invocazione, a partire dal verso 19, Pulci comincia la sua confessione adoperando i termini tecnici
della confessione.
⇒ Sapienza dei manuali di confessione dell’ordo confidenti.

● Versi 19-28 → Pulci confessa immediatamente di essere un peccatore e confessa tutte le colpe del suo
passato nel momento in cui il freno della ragione non l’ha aiutato.
“Ragione” → termine da interpretare in chiave dantesca: ragione che porta a seguire rettamente la
parola di Dio e non la ratio in termini classici o illuministici.
La prima colpa è quella di essere un gran bestemmiatore;

● Versi 29-33 → Pulci si confessa alla Vergine piangendo, sporcando di lacrime l’inchiostro.
“Scrivo questa confessione, che naturalmente diventa pubblica, in modo tale che chi leggerà
e capirà la mia disperazione, testimoniata da queste lacrime, quando passerà dal tuo chiostro
dirà per me un padre nostro”. Molto probabile che Pulci si riferisca all’altare della Santissima
Annunziata;

● Verso 55 → sembra quasi offrire una giustificazione ai suoi comportamenti, giustificazione che
ha rilievi di carattere poetico. La “madre antica” è la Natura gli ha dato in dono l’arte di comporre
sonetti → lui non ha colpe se tutti nascono con dei difetti.
Pulci dice che la natura dà difetti e talenti ad ognuno, a lui regalò l’arte di fare sonetti. Identificazione
di Pulci con un preciso prodotto della sua poesia, i sonetti, che gli hanno creato più problemi
soprattutto nell’ultima parte della sua vita;

● Versi 61-63 → è possibile ricollegarsi ai sonetti di parodia religiosa, dove si mette in dubbio la
fede.
Pulci dice: “Ora invece mi accordo con la Bibbia e coi Vangeli, ma ho bisogno dell’aiuto della
Vergine, la sua è una richiesta di grazia” → la Vergine è colei che porta avanti le pratiche di grazia
in cielo, grande opera di intercessione di Maria che può aiutare la pratica della grazia richiesta;

● Dal verso 64 → nuovamente la palinodia dei sonetti, ribaltamento di quello che Pulci diceva ne
“In principio era buio e buio fia” → ritrattazione immediata dell’incipit del sonetto.
Crede effettivamente in Dio, confessa questa verità, ribalta completamente cosa diceva in quel sonetto.
Dopo confessa il suo dubitare dell’immortalità dell’anima;

● Dal verso 74 → Dio plasma l’uomo a sua immagine e somiglianza per riempire di nuovo il paradiso,
dopo la caduta degli angeli ribelli.
Dio crea l’uomo, intima Adamo ed Eva a non toccare il pomo; infonde nell’uomo un’anima razionale,
consente alla natura di portare anche alla caduta l’uomo, l’anima razionale è quella che fa
distinguere la possibilità di peccare o non peccare;

● Dal verso 79: l’anima insieme al libero arbitrio è immortale → l’uomo si salva o pecca in virtù
di questo dono, che Dio ha fatto all’uomo e che lo rende diverso dagli altri animali. Attraverso il libero
arbitrio l’uomo può salvare la propria anima immortale, o dannarla. Altra confessione di fede riguardo
al dogma dell’immortalità dell’anima.

Il testo va avanti, Pulci vuole dimostrare a chi lo accusava che la sua fede è bianca e che ha una
competenza straordinaria nel discorso sulla fede.
“Grande ripasso” della Bibbia e dei Vangeli, competenze dottrinarie non inferiori a quelle di un
teologo → il riferimento a passi della Bibbia e dei Vangeli è continuo.
Grande chiarificazione, luce di verità, come se avesse riacquistato la vista dopo decenni di verità:
ripete “veggo”.

⇒ Tutto ciò gli serve per abiurare alla sua produzione profana e soprattutto ai sonetti di parodia
religiosa. Riferimento ad un sonetto in cui sbeffeggia i miracoli della vergine e dei santi, soprattutto se
letto a Firenze in un anno come il 1484.

● Dal verso 199 → Pulci testimonia la sua fede nei miracoli;


● Dal verso 208 → indicazione di tanti miracoli, elenco che dura per diverse decine di versi fino al
miracolo di Lazzaro, che nel sonetto viene definito una sorta di “grande ubriacone” che ha
bisogno di 3 giorni per risorgere, non c’entra niente la forza del cristo miracoloso.
Riferimento alla probabile produzione letteraria futura; sappiamo cosa promette;
● Dal verso 263 → lascia immaginare la sua futura disposizione di scrittore devozionale, in lode della
vergine.

La parte finale del testo storicamente è la più importante perché nella parte finale Pulci ci presenta
due sacerdoti che hanno un’importanza fondamentale per Pulci.
● Mariano da Genazzano → uomo molto anziano (74 anni) predicatore agostiniano che va per la
maggiore a Firenze ⇒ predicatore più amato da Lorenzo de Medici.
E’ un uomo di fede ma anche un uomo di cultura. Non ha posto poeti alla Poliziano sotto osservazione
e minaccia → atteggiamento disponibile nei confronti della poesia profana.
n.b. quando Lorenzo si confessa, lo fa inginocchiandosi davanti a lui;

● Non ci dice il nome del secondo sacerdote → maschera di Savonarola è facilmente intuibile

● Dal verso 277 → Pulci ha ormai 52 anni, ma è come il Dante dell’Inferno in un sentiero dubbioso e
angusto → uomo piombato nel buio della sua depressione esistenziale.
Si trova di fronte un cherubino che si rivolge a lui con “atto fiero e parlar robusto”, gli indica una
soluzione, ma lo fa con un certo atteggiamento severo.
Savonarola era duro e severo anche nelle prediche al proprio pubblico (all’inizio fu attaccato perché
non era fiorentino, e in più aveva un linguaggio schietto, poco forbito).
⇒ Indicazioni che ci fanno vedere il profilo ben conosciuto di Savonarola.
Minaccia Pulci, che “torna indietro”; “tornare indietro” → vediamo proprio nel Morgante, quando
Pulci respinge le accuse dei frati, tornando indietro dal punto di vista della purificazione
spirituale: è ancora animoso, superbo.
⇒ Tornare indietro quindi significa mantenere posizioni di carattere non adatte a un percorso di
purificazione; in questo modo Savonarola non riesce a portare Luigi Pulci sulla retta via. Appare invece
un “discreto Serafino”, che verrà svelato essere Mariano da Genazzano;

● Dal verso 283: l’atteggiamento del Serafino è opposto a quello del cherubino; Mariano ha
candore, tenerezza, angelica voce. Le due chiavi per salire al cielo sono la confessione e
l'assoluzione del sacerdote.
Attraverso le parole di Mariano, Pulci giustifica l’atto fiero e il parlar robusto di Savonarola,
perché opera nel fervore della sua fede, opera in purezza → le sue parole in realtà l’hanno spaventato.
Mariano aggiunge l’indicazione della strada, ossia la confessione in purezza e l’assoluzione, per andare
nel regno dei cieli; indica anche cosa Pulci debba confessare e abiurare. “Tu ti devi umiliare,
abbandonare la superbia”;

● Versi dal 295 → Mariano dice: ritratta, abiura a tutte le rime che non riguardano cose sacre, che
“non dicon secondo lo Evangelio”.
È arrivato il momento di venerare le cose sacre come aveva fatto Agostino (infatti
Mariano è agostiniano, le Confessioni sono l’opera più celebre di Agostino).
⇒ Non è più tempo per avere scuse, non sei più giovane; purga i tuoi errori perché sappi che le porte
del cielo non sono mai chiuse, fino al momento estremo;

● Verso 307 → calco petrarchesco;

● Verso 313 → presenta effettivamente Mariano; poi vera e propria apologia di Mariano da
Genazzano dal verso 316;

● Dal verso 316 → Mariano è colui che, attraverso la propria predicazione, favorisce il suo fervore
spirituale e religioso.
Testimonianza di grande dottrina teologica di Mariano → richiamava intere folle ad ascoltare le sue
prediche.
Ciò dimostra come ci fossero due partiti a Firenze:
- Tifosi dell’infiammata predicazione di Savonarola;
- Pacata predicazione di Mariano.

L’intellighenzia Fiorentina alla fine sosteneva più Mariano, quindi è più facile per Pulci seguire
le sue indicazioni. Mariano tiene chiuse le porte dell’inferno e spalanca quelle del paradiso
con la sua predicazione.

Ancora apologia nei confronti di Mariano; Pulci chiede a Maria di tenerlo ancora in vita, è il
sacerdote che risveglia il peccatore che “assonna”; Pulci stesso si schiera tra coloro che
hanno il sonno della ragione spirituale;

● Dal verso 331-fine → chiude l’elogio dicendo che proprio lui l’ha inviato alla Vergine. Mariano invita
Pulci ad offrire il proprio olocausto alla Vergine. Pulci dice che se effettivamente riuscirà a
farsi guidare fino in fondo da questo angelo vero e proprio, presto sarà con la Vergine in cielo.
Anticipa la sua prematura scomparsa, che avverrà di lì a pochi mesi. Pulci sembra essere
effettivamente illuminato da una pura fede, che gli fa sperare con tranquillità il suo posto nei
cieli. Lui, che per decenni è stato indicato dai suoi nemici come pronto per finire negli abissi
infernali, alla fine della confessione si sente in grado di dire che continuando la strada di
purificazione si troverà accanto a Maria nel regno dei cieli.

Dopo la confessione non abbiamo più niente, neanche tracce di documenti; se non le lettere dall’area
padovana, dove Pulci muore, probabilmente per febbri malariche, che ne attestano solo la morte. Non
sappiamo come abbia vissuto i pochi mesi dopo la confessione, se il cambiamento sia stato reale o
radicale, come lo racconta Pulci.

Due possibilità di interpretazione:


a) Negazione completa di Luigi Pulci come persona, cedimento totale a tutti gli attacchi e le
pressioni subite;
b) Un Pulci che capisce che in quel momento storico (1484) non ci sono più le condizioni
neanche per tenere testa alle accuse, la possibilità più concreta e razionale è quella di
mettersi nelle mani di Mariano da Genazzano, colui sotto la veste sacerdotale del quale si
sono messi altri personaggi della Firenze intellettuale del tempo, tra cui lo stesso Poliziano.

Gancio che consente a Pulci anche di rimettersi sotto la maestà medicea e laurenziana.
Nonostante ciò non abbiamo niente di certo tra le mani; chi era veramente Luigi Pulci durante il
periodo pasquale del 1484?

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