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Nel periodo giovanile compose opere di tipo classico, con linguaggio aulico e rimandi mitologici.
Infatti compose il “Carme in morte a Carlo Imbonati”, il compagno della madre venuto a mancare.
Lo fa apparire come un eroe alfieriano, definendolo “Giusto Solitario” sostanzialmente unico
giusto in un mondo di corrotti. Era un uomo con eccezionali qualità morali, che si distingueva
dalla massa corrotta. (Tutte le qualità dell’uomo pensa di averle anche lui).
LETTERA A M. CHAUVET
Manzoni attua una vera e propria RIFORMA, rifiutando le 3 unità aristoteliche (luogo, tempo,
azione), soprattutto quella di tempo e di luogo, perché snaturerebbe la verità storica (dovendo
concentrare tutti i sentimenti del personaggio in 24h, e quindi verrebbe meno il vero storico =
obiettivo fondamentale di Manzoni).
Nella lettera analizza il rapporto tra:
- vero storico: di competenza dello storico, che deve limitarsi a registrare i
fatti come sono avvenuti.
- vero poetico di competenza del poeta, che deve attenersi al vero storico
(non può creare opere di fantasia come nel romanticismo nordico) ma può e deve inventare,
tenendo conto del principio di verosimiglianza (se non inventasse farebbe opera storiografica). Il
poeta indaga nell’animo del personaggio, capendo le cause che lo porteranno a fare una
determinata cosa (verosimiglianza storica).
Ad esempio Renzo e Lucia, non sono vero storico (perché non sono realmente vissuti), ma sono
invenzione poetica secondo il criterio della verosimiglianza.
Ciò a cui vuole contrapporsi dal punto di vista estetico letterario, rispetto al suo tempo, è il
romanzesco. Infatti Manzoni rifugge e vuole invitare tutti i letterati a rifuggire proprio dal
romanzesco che critica profondamente (soprattutto per la troppa invenzione), lo ripudia da un
punto di vista etico-morale (poiché avrebbe impedito di raggiungere uno dei 3 elementi del
trinomio, ovvero l’UTILE), e avrebbe impedito anche quel processo catartico del male nel
lettore.
Perciò la letteratura ha un carattere subordinato, infatti Manzoni subordina l’arte ad una finalità,
ovvero progresso/miglioramento sociale e morale.
Infatti Manzoni è un intellettuale organico alla società, cioè ha un ruolo in essa, ovvero aiutare al
progresso.
ADELCHI
La tragedia narra dello scontro tra Longobardi (re Desiderio) e Franchi (Carlo Magno).
I Franchi erano stati chiamati dal Papa per sconfiggere i Longobardi, i quali minacciavano di
invadere anche lo Stato della Chiesa.
Longobardi definiti anche come “la perfida stirpe”, la peggiore tra i barbari.
Quindi Carlo Magno che sconfigge Desiderio presso le Chiuse di Pavia, e viene incoronato dal
Papa nella notte di Natale (800) come “imperatore del Sacro Romano Impero”.
Manzoni critica anche la CHIESA (vista in Carlo Magno), in quanto ha peccato di sete di potere,
andando a soggiogare la libertà del popolo dei latini.
Quindi Manzoni non ha una posizione univoca nei confronti della Chiesa.
Manzoni fa METASTORIA per mettere in guardia gli “italiani” del suo tempo nel chiamare in aiuto
nazioni straniere, poiché facendo questo non potranno mai essere LIBERI (l’uno e l’altro sul
collo vi sta).
Dal punto di vista ideologica può essere definito un liberal-moderato di ispirazione cattolica
Da una parte non vuole che il popolo continui a soffrire (lontano dai reazionari), dall'altra pensa
che il popolo non sia in grado di autogovernarsi, quindi non potrebbe creare un mondo più giusto
perché è istintivo, frutto della mancanza degli strumenti culturali. Quindi necessita di essere
governato dalla borghesia, coloro ai quali rivolge.
Inoltre il popolo non deve assolutamente ribellarsi a tali condizioni di sopraffazione, e deve riporre
speranza in una maggiore giustizia. Anche qualora questa non avvenisse, il Popolo non deve
ribellarsi, poiché post mortem il loro premio sarà la vicinanza a Dio (concetto di provvida
sventura), infatti dopo la morte si ribalterà la condizione sulla terra, dove i vincitori saranno gli
oppressi. Il pessimismo storico viene risolto in chiave religiosa.
LEOPARDI
Egli nacque a Recanati che politicamente faceva parte dello Stato Pontificio, quindi aveva una
mentalità avversa ad ogni forma di novità, che venne definito da lui stesso un “borgo selvaggio”.
Leopardi possiede una visione della vita fortemente pessimista, con una formazione basata
sull’humus filosofico dell’illuminismo (CARTESIO), la filosofia del sensismo (DE CONDILLAC),
infine sul materialismo pessimistico, che lo spinge ad avere una visione totalmente atea della
vita e mai ritratterà.
Il padre era un uomo nobile di grandissima cultura, di stampo però classicista.
Infatti il conte Monaldo era un conservatore, tradizionalista, reazionario (congresso di
Vienna con cui si volle riportare sui troni i vecchi sovrani).
Tanto in ambito culturale, quanto ideologico, infatti era avverso a tutte le novità arrivate
dalla rivoluzione francese.
Egli apprezzava la bella vita, quindi sperperò tutte le risorse familiari proprio per
soddisfare tali vizi. Motivo per il quale la madre di Leopardi impiegò tutte le sue forze per
ristabilire il patrimonio.
Inoltre la madre di Leopardi si rivelò essere una madre priva di affettività nei confronti dei
propri figli, andando addirittura a rinnegare il suo ruolo materno. Fattore di cui il giovane
Leopardi.
Il PESSIMISMO che egli svilupperà suole (si divide) in 3 fasi (non distinte):
- pessimismo familiare, derivante dalla famiglia ma anche dal natio borgo selvaggio;
- pessimismo storico, correlato alla sua epoca storica (800), considerando la sua civiltà
mediocre e meschina, guidata dalla competizione, dall’utile, e dalla legge del più forte. È
talmente critico nei suoi confronti da definirlo “secolo superbo e sciocco” (superbo
perché convinto di aver ottenuto un progresso certo, e non solo non c’è stato, ma c’è
stato un regresso rispetto alle culture molto care a lui (rinascimento e età classica);
sciocco perché non si rende conto che effettivamente è avvenuto un regresso mediante il
recupero della religione).
Nella sua riflessione riflette sul problema dell’infelicità dell’uomo, affermando che l’uomo
per sua natura è alla costante ricerca del piacere, e il problema sussiste proprio in questo,
in quanto è proprio la Natura (personificazione antifrastica) che ha reso l’uomo così
infelice dando all’uomo la ragione, definendola successivamente matrigna. La Natura
pone l’uomo a sofferenze che lo condurranno fino alla morte, il “nulla eterno”, infatti la
vita è “un correre verso la morte”, dopo la quale c’è il nulla, quindi la vita è “un essere
per il nulla”.
In questa fase del pessimismo egli è più positivo, poiché definisce la Natura ancora
benevola, bensì da la colpa dell’infelicità umana additandola all’uomo del primo 800.
Poiché la Natura benevola aveva offerto agli uomini gli “ameni inganni”, delle illusioni
capaci di velare gli occhi agli uomini antichi, per non far scorgere loro l’infelicità (velo di
Maya).
Ma gli uomini del suo tempo si sono allontanati da questa benevolenza della Natura
attraverso la RAGIONE, mediante la quale l’uomo moderno ha compreso la vera
condizione esistenziale, distruggendo quegli ameni inganni.
La “ragione” di leopardi è in chiave negativa, cinica e materialistica, definita “piccola e
meschina”.
- pessimismo cosmico: dove la Natura da benevola, diventa madre matrigna.
Si basa sul ciclo perenne ed immutabile della vita del cosmo, dove tutti gli elementi sono
sottoposti a quel ciclo eterno, immutabile e meccanicistico della Natura. L’uomo ne fa
parte come tutti gli esseri, ma tra tutti quanti è anche quello più sfortunato, poiché
possiede la ragione, quindi la capacità di porsi domande, sentire, ragionare.
Leopardi si scaglia contro la Natura per aver condannato l’uomo ad essere l’essere che
soffre di più. L’uomo è stato posto dalla Natura matrigna nella posizione di non
raggiungere l’edone, un oblio caratterizzato da un desiderio del desiderio eterno. Sempre
per la stessa ragione, l’uomo comprende che dopo la morte non c’è nulla, che la sua
esistenza è un essere per il nulla, e giunge alla conclusione che è meglio non nascere
proprio.
Scagliandosi così contro l’antropocentrismo di origine stoica, ma anche quello
contemporaneo professato dai liberali fiorentini (progressisti), quando dal punto di vista
storico si affermava il mito del progresso, concinti che l’uomo fosse avviato in un percorso
sicuro e certo di progresso, che poneva al centro l’uomo, proprio grazie alle sue capacità
e al suo intelletto.
POSIZIONE IDEOLOGICA LEOPARDI
La posizione ideologica la troviamo nelle opere: Palinodia al Marchese Gino Capponi
(ritrattazione ironica) e la Ginestra (il canto del cigno).
Ideologicamente leopardi non era un reazionario, ma neanche un progressista poiché non
credeva che lo status quo potesse cambiare ad opera dell’uomo. Dando a questo una
motivazione di tipo filosofica, in quanto l’uomo è infelice per natura, la quale ha dato all’uomo
quella miserrima condizione di vita, con il dono della ragione.
La Ragione per Leopardi aveva una duplice valenza: dal lato del pessimismo storico le affibbia
un ruolo negativo, considerandola mercificatrice, utilitaristica, una ragione che spinge l’uomo al
proprio utile personale; ma recupera il concetto di ragione come portatrice di libertà, strumento
con cui gli intellettuali possono far comprendere a tutti gli uomini la vera condizione di vita degli
uomini, e che così facendo possano spingere gli uomini alla SOCIAL CATENA (solidarietà),
uomini che si uniscono contro la natura.
La GINESTRA (fiore che riesce a nascere dal terreno lavico dopo l’eruzione)
Un poemetto che conta circa 300 versi, il cui titolo per intero è “la ginestra o fiore del deserto”,
anche ne la ginestra leopardi critica in versi l’ottimismo dei liberali fiorentini, definendo il suo
secolo “superbo e sciocco”: superbo perché pensa di essere avviato nel progresso certo, e non
solo non c’è stato un progresso, ma c’è stato un regresso rispetto alla culture molto care a lui
(rinascimento e età classica); sciocco perché non si rende conto che effettivamente è avvenuto
un regresso mediante il recupero della religione.
Proprio nella ginestra passa dall’essere un nichilista ad un titanio, in quanto il ruolo
dell’intellettuale non deve puntare ad ingannare l’uomo, ma far comprendere all’uomo di vivere in
questa condizione di infelicità, in modo tale che questo non possa essere avverso all’uomo, ma
unirsi a loro, divenendo una “social catena”. In quanto la natura era restia verso l’uomo, quindi
tra di loro questi devono aiutarsi.
LA POETICA
La poetica è enucleata nello Zibaldone, caratterizzata dal vago e dall’indefinito, peculiarità che si
oppongono al vero, quindi per fare poesia il poeta deve basarsi non sui limiti reali, ma su un
concetto di infinito (laico) che può essere creato solo mediante fantasia.
La realtà immaginata risulta per leopardi una dimensione compensativa all’infelicità umana, alla
vita reale, una realtà parallela. L’unico modo che l’uomo ha per essere per brevi istanti felice è
infatti nella sua riflessione sull’infelicità: come se lui la immaginasse su una linea retta, in cui per
un solo momento schizza in aria (felice), ma uno sprazzo che ripiomba subito nella linea retta.
Secondo Leopardi i moderni possono tornare ad immaginare anche se la ragione ha distrutto il
velo di Maya, mediante il recupero della memoria, proprio grazie a questo i suoi grandi idilli sono
basati sul recupero delle sensazioni giovanili.
Poiché la poetica si basa sul vago, egli elabora una teoria della visione e del suono, una serie di
immagini visive, o anche di suoni fortemente poetici, con la caratteristica di non aver nulla a che
fare col vero. Egli ci fa esempi, un qualcosa che è visto in lontananza appare sfocato, distante, e
quindi non potendo vedere il vero (brutto), io posso immaginare, quindi è poetico.
La capacità di immaginare tornò durante un soggiorno a Pisa, e così scrisse i grandi Idilli, diversi
dai piccoli, e si basano sul recupero memoriale delle illusioni giovanili.
“ho percepito il mio risorgimento della mia voglia di fare poesia”
Poesia d’imaginazione: Scontro con l’arido vero, la vita che ha infranto i sogni. Aspitazioni
giovanili infrante. Il vero definito come concetto estetico culturale, BRUTTO (inpoetico), ma arido
vero come situazione esistenziale, come in Manzoni il vero è un concetto estetico letterario e
basta. In cui l’uomo ha queste illusioni. Parliamo di poesia di immaginazione sul modello di
Rousseau, con l’antologia di uomini antichi e uomini moderni, in quanto gli uomini antichi erano
più felici perché non corrotti.
Poesia sentimentale: quella poesia che è possibile solo ai moderni, quali hanno compreso
quanto quelle aspirazioni giovanili fossero delle illusini, poesia sostanziata dalla filosofia.
La poesia dei moderni è riflessiva, patetica, sostanziata da filosofia, che nasce dall’atroce
esperienza del vero . Qui l’aspetto del recupero memonico è fondamentale, rimembrare le
precedenti illusioni giovanili che lo avevano reso felice. Questo recupero costituito delle emozioni
espresse mediante gli endecasillabi, constatazione di quegli ameni inganni.
I temi sono la denuncia sociale contro le regole imposte, l’ipocrisia della borghesia, i suoi
pregiudizi, l’analisi psicologica dei personaggi, prediligendo situazioni di passioni morbose,
inquietudini, follia. Si parla anche per loro di “maledettismo”.
Loro si pongono in maniera ambivalente, da un lato provano repulsione, dall’altro si rassegnano
dinanzi una realtà che sentono di non poter cambiare, a causa del dinamismo sfrenato della
modernità.
Modermità di cui esplorano gli abissi esistenziali, gusto per il nero, prendendo come modello
fondamentale boudleire.
Anche il loro è presente il topos della guerraagganciandosi allo spin.
PRAGA
Esponente di tale movimento era Praga, che assunse Boudleire come maestro.
Egli pone la sua maggior critica nei confronti di Manzoni, il quale al tempo era il poeta che l’Italia
adorava ,idolatrato, ormai per lui vecchio e visto come il poeta dell’”Italietta”.
Egli vuole prendere le distanzae dal casto poeta, non avendo più motivi di essere considerato
l’eccellenza, dato che alla religione ormai era data poca importanza, e i suoi valori sono quindi
obsoleti, passati.
Molto forte era, infatti, la sua affermazione, ovvero che era iniziato il tempo dell’anticristo.
D’altro canto la figura di Manzoni per Praga è ambivalente, in quanto viene visto come una
figura paterna.
E infatti Freud affermava che la figura del padre nei primi anni è vista come un modello, e negli
anni successivi viene visto come un rivale in amore della madre, quindi essere eliminato.
Quindi Praga vuole da un lato disancorarlo, ma allo stesso tempo rappresenta un padre
incombente dal quale non riesce ad allontanarsi, sentendosi come schiacciato.
E da questa sensazione nasce il compiacimento dei maledetti, con il vizio e la bestemmia, un
modo per negare o uccidere simbolicamente il padre.
Infine la dichiarazione di poetica della scapigliatura affermava che: il vero non è quello scientifico
del positivismo, ma il vero è quella realtà triste, cruda, priva di valori, della vita moderna
mascherata dalla borghesia, privata di qualsiasi fede e valore.
PANORAMA CULTURALE META’ 800
Nel periodo dell’ITALIA POST UNITARIA (1861) cominceranno a diffondersi idee e correnti
culturali dicotomiche. (poeti maledetti, naturalismo, positivismo)
BOUDLEIRE
L’emblema dell’eroe maledetto, che si riconnette all’eroe romantico, egli si ribella e va contro
alle regole, va contro la mercificazione della poesia, si impone contro la società affermando la
propria libertà poetica.
In questo caso non in maniera vittimistica, ma rabbiosa, e attraverso la sua raccolta poetica,
getterà le basi per in poeti che verranno in seguito, i “padri del decadentismo”, corrente
letteraria che troviamo in Europa e Italia a fine 800.
Per questi poeti che seguiranno, la sua opera principale, i “fiori del male”, rappresenterà la bibbia
poetica da cui prenderanno le mosse.
Il concetto fondamentale del pensiero di Boudleire è la NOIA, una minutissima sentenzia
(displicenzia sibi), uno stato di eterna inquietudine, di depressione ansiosa, disgusto per il
mondo circostante; in particolare nei confronti della Borghesia, la classe egemone, contro cui si
scaglia fortemente.
Per lui la poesia era fine a se stessa, concetto fondamentale di “art pour art”, che non ha
tornaconto materiale, infatti il vero poeta non si piega alla mercificazione.
Nella sua società attuale il poeta puntava solo al mero guadagno, non dando più valore alla vera
poesia.
Guadagno che la società offriva solo ai poeti che sottostavano alle loro limitazioni e imposizioni,
quindi egli si rifiuta di sottostare ai borghesi, se per farlo dovesse essere paragonato a tali poeti.
Opera definita il manifesto della sua poesia. “Corrispondenze” sta ad indicare il ruolo della poesia
e dunque del poeta, che è “ut deus”, come il sacerdote che può penetrare il mondo, egli penetra
il senso della vita.
Senso della vita che coglie per “vie arazionali”, le arcane corrispondenze della natura, questa
capacità significa che è l’unico a capire il vero senso, un’esperienza quasi mistica.
Pur considerati dei vinti dalla società, loro ribaltano questa situazione indicandosi come
superiori, in quanto unici a raggiungere la penetrazione della realtà.
Intellettuale fondamentale nel positivismo, è Ippolito Taine, il quale elabora una teoria
deterministica della società, con l’uomo che è la risultante di 3 fattori:
- razza (DNA, ereditarietà, siamo ciò che ereditiamo dai nostri genitori);
- ambiente (condizioni in cui vive, uomo influenzato dal luogo in cui vive);
- momento storico.
Affermò che l’uomo in quanto prodotto di questi 3 fattori, poteva essere curato da ogni
male; era solo necessario studiarli, per poter trovare quello malato e curarlo.
NATURALISMO
La corrente del naturalismo, non va a negare formalmente un progresso, ma nega che
questo non può accadere per il singolo individuo.
Il naturalismo si pone in maniera critico problematica, per consentire un miglioramento
delle condizioni, proprio come illuminismo.
Nelle opere manifesto di questo movimento viene fatta una disamina sociale sulle
tragiche condizioni esistenziali.
Le sue opere più importanti sono la “Assommoir” (mattatoio), nome francese utilizzato per
indicare le osterie, dove bevevano acqua vite; e “l’Alcol inonda Parigi”.
Alcol che porterà alla morte dei molti operai che si recavano sempre a bere in quelle bettole, un
alcolismo di tipo psicologico, per evadere dalla vita di stenti ed estenuante che conducevano.
L’Assommoir suscitò un vero e proprio scandalo per la Francia per bene, portando alla luce in
modi autentico la degradazione umana di questi operai, e questo era il suo vero intento,
suscitare scandalo come denuncia sociale.
Altro romanzo che desterà scalpore è “Teresa Raquinne”, la prefazione rappresenta uno dei
manifesti del naturalismo francese;
l’altro manifesto è dato dalla prefazione de “il ciclo dei Rougon-Macqart”.
TERESA RAQUINNE
La vicenda narrata è incentrata sulla protagonista che stanca del marito debole e malato, decide
insieme all’amante di ucciderlo gettandolo in un fiume, Teresa e l’amante saranno ossessionati da
quel momento costantemente dal loro delitto, per cui alla fine si suicideranno insieme non
potendo più sopportare quest’ossessione.
In questa prefazione egli tenta di scollarsi le accuse di amoralità di cui venne accusato
affermando che in questo romanzo egli si proponeva degli intenti puramente scientifici, volendo
studiare e indagare la patologia che ha spinto i due a compiere l’estrema ratio.
Studiando i caratteri psicologici, proprio come farebbe “il chirurgo dinanzi il tavolo operatorio”,
dimostrando la teoria di Taine, in cui ogni carattere è determinato dei quei tre fattori, e quindi
basta agire su quell’aspetto malato per arrivare alla cura.
Oggetto dello studio di Zola sono due bestie, spinti dalle loro azioni da istinti animaleschi e
reazioni fisiologiche.
Egli determina quello che sono dalla sua fisiologia e nega la possibilità di scelta a tali individui.
Frase che mutua da Taine: “il vizio e la virtù sono dei prodotti come lo zucchero e il vetriolo
Opera in cui abbiamo lo scrittore come “operaio del processo sociale” è tratta dal romanzo
sperimentale, dove enuclea gli intenti e caratteristiche della nuova narrativa naturalista.
Infatti afferma che lo scrittore debba utilizzare proprio come il medico, il metodo sperimentale,
applicandolo al campo della psicologia, ai comportamenti passionali dell’uomo, per indagarne le
cause.
Egli aggiunge che “come lo scienziato studia i fenomeni per rendersene padrone, il fine del
romanzo è quello di padroneggiare i fenomeni dell’intelletto per poterli curare”.
Dunque ha un intento, che è quello dei naturalisti, ovvero affiancarsi alle figure egemoni di quel
tempo, gli scienziati.
LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA
L’incipit rappresenta un idilleo della vita borghigiana, il borgo recanatese caratterizzato da
una serie di suoni fortemente poetici, come anche sensazioni sensitive, fortemente
poetiche, poiché rappresentano la vaghezza e indeterminatezza che sono i prodromi
della poesia (vago indefinito e infinito).
Enuclea la sua “filosofia” nella seconda parte, mentre nella terza si rivolge direttamente
alla natura con atteggiamento non solo ironico, ma fortemente parodico, attraverso una
vera e propria apostrofe che rivolge ad essa.
Dal verso 25
Piacer figlio t’affanna.
Nello zibaldone egli illustra la teoria del piacere, definito come un breve momento di
interruzione del male.
Descrivendo quasi personificandola una natura ostile all’uomo.
Dal vv 42 incipit rappresentato dalla personificazione della natura verso la quale egli si
rivolge direttamente.