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Saggio breve o articolo di giornale

Consegna
Sviluppa l’argomento proposto in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati
che lo corredano e facendo riferimento alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Del tuo testo indica sempre il titolo e la destinazione editoriale (rivista specialistica, ricerca scolastica o altro per il
“saggio breve”; quotidiano, settimanale, giornalino scolastico o altro per l’“articolo di giornale”).
Per il “saggio breve” non superare le cinque colonne di metà foglio protocollo; per l’“articolo di giornale” non
superare le tre colonne.

Argomento
Umili e potenti nei Promessi sposi.

Documenti
1. La Religione è necessaria per il popolo. […] Ah! se quegli che si chiamano popolo adottassero un giorno la
filosofia miscredente, che Dio non voglia, quanto è da credere che direbbero anch’essi: la Religione è necessaria
pei dotti e pei ricchi. Nella bocca dei primi [i dotti e i ricchi] questo significa: è necessaria una fede che persuada i
più che è loro utile di accontentarsi della ineguale divisione dei beni della vita. In bocca agli altri [il popolo]
verrebbe a dire: è necessaria una fede che persuada ai pochi, che è loro utile di dividere più equabilmente [in
modo più equo] questi beni. […] Vi voleva una religione che comandasse la moderazione agli uni [i dotti e i ricchi]
e la pazienza agli altri [il popolo].
A. Manzoni, Osservazioni sulla morale cattolica, II parte, capp. V-VI

2. Al centro della storia stanno i due popolani, i “promessi sposi”, la cui esistenza passerebbe su questa terra
inavvertita, senza lasciarvi traccia, se essi non finissero proprio per caso, e senza volerlo, a capitar fra i piedi dei
grandi e dei prepotenti. […] Intorno ai due protagonisti brulica tutto un mondo di umili; contadini, artigiani, barcaioli,
barocciai, povera gente tormentata dall’ingiustizia degli uomini e dalla crudeltà della sorte, ma non distorta e
soffocata, tuttavia umana e solidale. […]
Naturalmente in quella rappresentazione vasta e complessa di un periodo storico visto nei suoi riflessi umani e
quotidiani, debbono penetrare anche i grandi, i personaggi illustri, i rappresentanti dei ceti e degli ordini privilegiati;
ma vi entrano, come è giusto, in funzione subordinata; o per antitesi, come le ombre che hanno il compito di
delimitare e porre in rilievo le zone di luce; ovvero come elementi di sostegno e di conforto del concetto che regola
la rappresentazione nel suo complesso, in quanto si tratti di potenti che s’adeguano al mondo degli umili e si
mettono al loro servizio.
N. Sapegno, Ritratto di Manzoni e altri saggi, Laterza, Bari 1961

3. Il ricco come il povero, il potente come l’umile, hanno cittadinanza, diremmo, alla pari, nel mondo manzoniano.
Un convincimento di carattere seriamente democratico non consente di fare a questo riguardo troppe distinzioni, e
vano sarebbe pensar di cogliere nella sua pagina un pregiudizio a vantaggio di alcuni ceti. […] Se una sfumatura è
possibile cogliere, è di benevolente e scherzosa simpatia per gli umili, e di satira acre o pungente verso i grandi.
F. Ulivi, Il Romanticismo e Alessandro Manzoni, Cappelli, Bologna 1965

4. Il carattere “aristocratico” del cattolicesimo manzoniano appare dal “compatimento” scherzoso verso le classi di
uomini del popolo. [Il suo atteggiamento verso il popolo] è nettamente di casta, pur nella sua forma religiosa
cattolica; i popolani, per Manzoni, non hanno vita interiore, non hanno personalità morale profonda; essi sono
“animali”, e il Manzoni è “benevolo” verso di loro, proprio della benevolenza di una cattolica società di protezione
degli animali. […] L’atteggiamento di Manzoni verso i suoi popolani è l’atteggiamento della Chiesa cattolica verso il
popolo: di condiscendente benevolenza, non di medesimezza [uguaglianza] umana. […] Il Manzoni pone il
“popolo” nel suo romanzo, oltre che per i personaggi principali […], anche per la massa […]: ma appunto il suo
atteggiamento […] non è “popolare-nazionale”, ma appunto aristocratico. […] Perciò gli “umili” sono spesso
presentati come macchiette popolari.
A. Gramsci, Letteratura e vita nazionale, Einaudi, Torino 1950

5. L’ideale [del Manzoni] della vita povera e semplice, dell’ignoranza e della religione del cuore […] ha limiti
angusti dettati dal conservatorismo. È l’ideale del buon padrone che guarda con benevolenza, con affetto, con
umanità ai semplici che lavorano per lui, ma non dimentica un solo momento che è il padrone.
A. Moravia, Manzoni o l’ipotesi di un realismo cattolico, in L’uomo come fine, Bompiani, Milano 1964

6. Per Manzoni, credente, [una società migliore] rappresenta il piano della Provvidenza che utilizza le azioni degli
uomini per fini che solo essa conosce: per altri, non credenti, quella risultante sarà dovuta all’astuzia della Storia, o
all’ineluttabilità del Progresso, o all’invincibilità del Popolo, e così via. Corrisponde, cioè, a quella fiducia nel trionfo
della causa giusta che sorregge tutti i rivoluzionari, tutti gli uomini che vogliono modificare la realtà esistente. E il
piano della Provvidenza, per Manzoni, tende all’affermazione della società borghese. […]

1
La connotazione ideologica più profonda del Manzoni, il denominatore comune che unifica le sue esperienze
culturali e i suoi orientamenti ideali, è quella di essere un intellettuale “organico” della borghesia lombarda nel
periodo della Restaurazione, vale a dire della classe sociale più progressiva in quel periodo storico, nella regione
italiana nella quale essa si era sviluppata con maggiore ampiezza e con caratteristiche autonome.
C. Salinari, La struttura ideologica dei “Promessi sposi”, in “Critica marxista”, n. 3-4, maggio-agosto 1974

7. Il modo in cui Manzoni rappresenta i personaggi “umili” del romanzo rientra in quel quadro generale del
populismo, secondo una variante particolare, liberale moderata e cattolica. Lo scrittore, aristocratico illuminato,
concentra la sua attenzione su dei personaggi popolari, ne fa i protagonisti del suo racconto e li presenta in una
luce positiva, esemplare, facendone i portatori di tutta una serie di valori: laboriosità, onestà, altruismo, purezza
morale […], un’incapacità di fare il male che li avvicina allo stato dell’umanità anteriore alla “caduta”, mentre in
tutte le altre classi la natura degli uomini è vistosamente corrotta dal peccato originale; un’umiltà che è condizione
psicologica prima ancora che condizione sociale e, inducendo ad accettare con rassegnazione la propria
inevitabile inferiorità, si trasforma in privilegio spirituale, in una garanzia del premio eterno. […]
Manzoni auspica cauti miglioramenti della società, che si originino dalla persuasione e vengano attuati grazie
all’iniziativa personale, alla buona volontà e alla carità di chi ha il potere; guarda invece con paura ed avversione
le riforme di tipo giacobino ed egualitario […] che vogliono imporre con la forza una trasformazione radicale della
società, fondandosi sull’iniziativa delle masse e rischiando di scatenare la violenza delle masse.
G. Baldi, Manzoni. Cattolicesimo e ragione borghese, Paravia, Torino 1975

8.

F. Gonin, Il vecchio malvissuto, 1840, incisione, illustrazione per il cap. XIII dei Promessi sposi

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