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Riassunto Novel Capoferro

Fondamenta culturali del Novel – 1.1 Il declino dell’assolutismo

Per guardare alla nascita del romanzo realista è necessario ripercorrere le tappe storiche che hanno portato l’Inghilterra a
essere culla del genere. La guerra civile rappresenta una soglia simbolica del periodo, in quanto nella sua genesi apparvero
fattori economici destinati a un rilievo sempre maggiore, secondo Hill infatti, Carlo I Stuart frenò l’attività dei produttori e
mercanti che avevano cominciato ad arricchirsi nel secolo precedente, favorendo i monopoli di corte e entrando in contrasto
con il Parlamento, dove militavano ad esempio i protestanti radicali (contro istituzioni anglicane e tribunali religiosi). Nel
conflitto intervennero vari gruppi religiosi che avevano anche diverse concezioni dei rapporti socio-economici. La sfera del
potere politico, con monarca-divinità, venne dissacrata e il confrontarsi delle posizioni religiose venne visto come una delle
prime manifestazioni del dibattito pubblico che caratterizza le società moderne.
Nel 1688 si ripeté il conflitto tra Parlamento e il re; la Restaurazione aveva riportato in Inghilterra gli Stuart e Giacomo II
cercò di condizionare amministrazione e fisco, suscitando una reazione che portò all’esilio del re e alla regnanza di Guglielmo
D’Orange che grazie anche al Bill of Rights portò la società a una fisionomia moderna: il parlamento iniziò a legiferare più
spesso, vi fu una riforma al sistema fiscale e all’esercito, si sviluppò un’economia fondata sul credito e si diffuse una
prospettiva economica contrapposta alle dottrine mercantilistiche, destinata a svilupparsi durante il 700. Già secondo i
teorici economici del tempo le ricchezze non erano limitate ma virtualmente infinite. Dopo la rivoluzione, oltre al governo,
emerse anche un’oligarchia aristocratica e mercantile, di ceto alto-borghese. L’economia fondiaria a cui era legata
l’aristocrazia iniziò a trasformarsi e molti mercanti arricchiti presero a lasciare il commercio per una vita simil-aristocratica;
questi avevano infatti portato novità sotto gli anni di Giacomo I, in cui vi fu una svendita di titoli aristocratici, mentre i ricchi
possidenti si spostavano nella gentry (alta società rurale), fregiandosi del titolo di ‘squire’.

1.2 Il panorama ideologico La Borghesia diverrà dominante solo nel 19° secolo, mentre nel 700 gli scrittori della classe
media cercavano ancora mecenati; i più ambiziosi tra i borghesi aspiravano alla figura del gentiluomo (tra classe media e
aristocrazia) cioè colui che si distingue per virtù, civiltà e raffinatezza, prescindendo dal rango. Defoe descrive questa figura
nel Complete English Gentleman (1726), considerando le virtù indipendenti dal ceto e l’educazione come plasmatrice del
soggetto, facendo apparire la raffinatezza come una caratteristica acquisibile; egli inoltre crede nella mobilità sociale, al cui
culmine pone l’assimilazione nell’aristocrazia, segno che la borghesia resta, in questo periodo, ancora subordinata e senza
progetto autonomo. McKeon delinea tre posizioni che hanno un rapporto dialettico, per spiegare le origini del Novel:
 Ideologia progressiva: Il valore individuale è indipendente dal rango ma deriva da qualità intrinseche, l’onore risiede
nelle virtù morali. Questa posizione fu appoggiata dai mercanti e dai whig, interessati al commercio e all’attività finanziaria.
 Ideologia aristocratica: Il valore risiede nel rango e l’onore è trasmesso ereditariamente.
 Ideologia conservatrice: Il valore risiede nella tradizione, cioè nella salvaguardia delle gerarchie del passato. L’assetto
sociale più conveniente è quello dell’economia fondiaria solida ma senza lusso e avidità, prodotti dal nuovo capitalismo; la
mobilità sociale viene considerata funesta e simbolo di egoismo. Vede nell’ideologia progressiva un elemento di disordine
sociale. A tali posizioni corrisponde il fatto che il capitalismo venisse sorretto da rapporti clientelari e corrotti, o che
l’aristocrazia influenzasse la legislazione per mantenere il potere; inoltre il benevolo paternalismo dei possidenti era solo
ostentato più che praticato, ed in effetti i rapporti tra proprietari e lavoratori erano tormentati ed accompagnati da un uso
spietato del potere economico, espresso mediante lo sfratto dai terreni comuni e nel fenomeno delle enclosures.

1.3 Immaginare la società civile Il modello economico della convivenza sociale soppiantò le concezioni tradizionali a
favore di un modello basato sulla reciprocità, il benessere degli individui, cioè, non si basava sulla loro adesione a un posto
nella gerarchia, ma su un rapporto di interdipendenza e scambio. La ragione per cui questo modello è definito ‘economico’
(da Charles Taylor nel 2007) è perché si incarna nella teoria e nella pratica del commercio, che viene inteso come scambio di
benefici e produzione di ricchezza; quest’idea di scambio reciprocamente vantaggioso è esplicita in Locke, secondo il quale
Dio ha creato l’uomo affinché sia industrioso e razionale e capace di moltiplicare, attraverso il lavoro, le risorse presenti in
natura, producendo proprietà per sé e benessere per tutti e emergerà ancor di più con Adam Smith, che esamina i livelli in
cui lo scambio può generare vantaggio, non solo dei singoli quanto delle nazioni, non più obbligate a competere per
accaparrarsi le ricchezze, come voleva la teoria mercantilista, secondo la quale le ricchezze erano limitate; Smith infatti
definisce la ricchezza come un insieme virtualmente inesauribile di beni e servizi a cui quante più persone devono avere
accesso. Sia per Locke sia per Hobbes, è centrale la nozione di ‘Società Civile’, teorizzata da Adam Ferguson nel 1767 con
“An Essay on the History of Civil Society” e che ha come presupposto il vantaggio reciproco; la società civile rappresenta
un insieme di soggetti privati che contrattualmente delegano il governo a un’autorità sovraindividuale, detta pubblica, in
quanto come scopo ha il benessere della collettività; le spetta quindi la protezione del singolo e della proprietà privata. È
configurata come realtà inclusiva in cui l’aiuto reciproco si basa sul sostegno cosciente a leggi e consuetudini costituite per
salvaguardare gli interessi comuni, perciò pubbliche. La presenza del modello economico si riscontra anche nella sua
problematizzazione, come vediamo dall’analisi di Mandeville, il quale nel poemetto satirico Fable of the Bees (la favola delle
api) del 1705, critica una società ipocrita, avviata allo sviluppo industriale, che vuol presentarsi come virtuosa
nascondendo i suoi vizi, i quali, paradossalmente, sono necessari per il benessere collettivo della società . Secondo
Mandeville, la nascita dei vantaggi comuni che derivano dalla produttività capitalista, dipendono dall’avidità e dall’egoismo;
inoltre egli sostiene che il perseguimento della virtù nasca dall’orgoglio, inscindibile dal desiderio di emulazione e dal
disprezzo per chi non ha conseguito il dominio di sé, fondamentale per la civilizzazione; tale pensiero è condiviso anche da
Smith il quale però, a differenza di Mandeville che intende queste come pulsioni negative, stabilisce una distinzione tra
egoismo in senso stretto e la ricerca del proprio interesse, che invece può giovare all’intero sistema economico. Smith inoltre
redime il desiderio di possesso, subordinandolo a un sistema di regole che non sono più le obsolete restrizioni del
mercantilismo e del protezionismo, ma che devono armonizzarsi con le esigenze dell’individuo. All’elaborazione del modello
economico si lega anche lo sviluppo delle due categorie moderne, di pubblico e privato: ciò che è privato è libertà
individuale, in particolare economica, ed è legato alla sfera dei sentimenti e delle esigenze soggettive, il pubblico è ciò che
ha ricadute comuni in quanto mediato dall’assetto istituzionale, che scaturisce dal sodalizio dei privati. La sfera pubblica,
ossia il sistema dell’opinione pubblica, nasce dalla confluenza di privati cittadini (giornalisti e lettori) in uno spazio virtuale
di discussione che, dall’esperienza dei singoli trae novità ed energia per la collettività. Alle sue radici ci sono
trasformazioni non legate alla borghesia embrionale, ma al declino degli ideali marziali della società feudale e all’interesse
per l’esperienza quotidiana. Nel 1646 vennero aboliti possesso feudale e la Court of Wards, che regolamentava le rendite
feudali.

Taylor evidenzia poi due processi sorti con l’epoca moderna:


 Disincanto del mondo naturale e l’attenzione all’operato individuale che caratterizzano il protestantesimo
radicale, in particolare calvinismo e puritanesimo inglese
 Riordinamento della società anche grazie alle autorità secolari stimolate dal rinnovamento religioso e spesso
vicine alla Chiesa, seppur autonome
L’attenzione al quotidiano, all’introspezione, alla diffusione delle buone maniere, la gestione dei comportamenti sociali
devianti e l’enfasi sulla razionalizzazione, da un lato favorirono l’allargarsi della sfera d’azione individuale, dall’altro
mostrarono la stretta connessione tra azione individuale e necessità sociale, che assunsero anche carattere politico ed
economico. Nel pensiero e nell’immaginario della prima modernità, la capacità di agire del singolo si definiva ancora in
rapporto all’ordine provvidenziale. La cultura inglese è un esempio emblematico: l’idea di Bacone che il lavoro scientifico
serva a sviluppare le potenzialità del mondo naturale, in accordo con la volontà del Signore. Poco a poco l’ordine terreno si
svincolò dalla sua matrice religiosa, le gerarchie tradizionali cedettero il posto a una struttura sociale orizzontale e
universalmente accessibile che aveva come fine il benessere personale e comune in un mutuo vantaggio. L’importanza del
vantaggio reciproco e degli obblighi sociali si avverte anche nel pensiero tradizionalista del tory Alexander Pope nell’Essay
on Man (1733-1734), poesia dedicata a Bolingbroke, in cui afferma che Dio costruì sui bisogni reciproci la reciproca felicità
e che l’amore di sé fa tutt’uno con l’amore per la società.

1.4 L’ideologia conservatrice era davvero conservatrice?

 Bolingbroke: filosofo e politico inglese aderente al partito tory, si erse a difesa della gerarchia tradizionale e
dell’economia fondiaria, stringendo legame con gli scrittori dello Scriblerus. Secondo lui la guida dell’Inghilterra spettava agli
aristocratici e ai grandi possidenti, e il miglior assetto era un ordine patriarcale modellato sulla famiglia ; tuttavia ripone
fiducia nel commercio e a volte nel libero mercato, mirando a un accordo con la Francia che rendesse possibile un
vantaggioso commercio tra i due regni. Inoltre non credeva nel diritto divino del re, ma non si può però negare la sua parte
tradizionalista per cui il potere monarchico conserva connotati patriarcali e il consenso nasce dalla ragionevolezza delle
leggi stabilite dai primi re, che avevano a cuore il benessere pubblico. Ci si trova in un regime di equilibrio dei poteri, dalla
minima componente partecipativa, e perciò è necessario persuadere l’opinione di ciò che più conta per il bene comune,
benché comporti un parziale ritorno al passato, con mezzi che accomunano figure e fazioni avverse. La retorica civica di B.
mostra la sua appartenenza a un’istituzione moderna, in cui egli diede voce al malcontento trasformandolo in ideologia.
 Swift: Era difensore della gerarchia tradizionale, arrivando a condannare l’uccisione di Carlo I, e fu più volte accusato
di giacobinismo, ma, essendo cresciuto nella temperie del 1688, teorizzò un assetto politico di divisione di poteri (1:
aristocrazia, 2: possessori terrieri, 3: massa). Quando venne esiliato da Londra, prese a cuore le sorti dell’Irlanda e il suo
pensiero si riavvicinò a quello di Locke con l’idea che qualsiasi forma di governo debba fondarsi sul consenso di più
governanti; ciò non implica un’adesione totale al pensiero lockeano, infatti immagina una società gerarchica che richiami la
catena dell’essere plotiniana. La concezione universalistica della cosa pubblica è stemperata dalla paura di una mobilità
sociale incontrollata, che potrebbe avere conseguenze mostruose; tuttavia pone l’accento sulla responsabilità individuale
da cui dipende la salvaguardia del bene comune, portando avanti l’importanza di una socialità basata sui benefici
reciproci.
 Fielding: Non ebbe un’identità politica conservatrice, nonostante la sua ostilità nei confronti di Robert Walpole, che
bersagliò in una serie di satire tra cui Jonathan Wild del 1743, fu infatti sempre vicino ai whig; sul piano religioso credeva
nella tolleranza e in una religione razionale e pur ispirandosi alla satira di Pope e Swift, non era totalmente d’accordo con il
loro pensiero. Egli risulta essere meno nostalgico della gerarchia stabile, rispetto agli scrittori tory precedenti, ed esprime
ciò con la paura degli effetti collaterali della mobilità sociale che vanno arginati con un ordine civile efficiente e
disciplinato. Essendo magistrato indaga le cause del crimine in Inghilterra ritrovandole nella successione di produzione di
commercio: commercio produce ricchezza, ricchezza produce lusso, lusso genera cupidigia degli inferiori e la loro
insofferenza alla disciplina. Questi scrittori hanno un retroterra comune, sono tutti pubblicisti politici e a volte di costume,
parte della sfera pubblica, agendo nella quale, non si può non cooperare con altri soggetti che la formano, anche se nemici.

La sfera pubblica: La sfera pubblica è uno spazio di discussione all’interno del quale i cittadini, discutono l’operato dei
governanti che fondamentalmente guardano i loro interessi. Il primo teorico della sfera pubblica, Jürgen Habermas ha
rintracciato le origini nella ‘Repubblica delle lettere’ (1962), cioè la comunità intellettuale costruita tramite una rete
epistolare che aveva unito gli umanisti e ne ha trovato i primi ‘germogli’ nell’antichità. Secondo Habermas la sfera
pubblica è ‘bürgerlich’ aggettivo che si può intendere come borghese, ma anche come civile, il fenomeno non era infatti di
una sola classe ma legato all’idea di società civile; quindi è il luogo di dibattito in cui la società che si reputa ‘civile’ esprime
nuove libertà economiche, politiche, intellettuali.
Sfera pubblica e società civile→ stessi ideali:
a. Esistono in un regime di autonomia in cui vengono rispettate le leggi di Stato, ma non è escluso il dissenso.
b. Hanno una natura collettiva e plurale
c. Presuppongono il rapporto costruttivo tra pubblico e privato
d. Valorizzano l’impersonalità come condizione essenziale della vita comune
I tratti principali della sfera pubblica di Habermas si delineano in coincidenza con l’aumento della produzione di periodici
come la rivista “The Review” fondata nel 1704 da Defoe di carattere economico, e da un’abbondante pamphlettistica. e con
la diversificazione degli argomenti trattati, personaggi e argomenti che rappresentavano i vari orientamenti di pensiero.
Un altro caposaldo è lo Spectator un quotidiano inglese che parla di costume, della vita quotidiana, uscito dal marzo 1711 al
dicembre 1712, fondato dal politico, scrittore e drammaturgo Joseph Addison, che in precedenza aveva collaborato
con Richard Steele alla pubblicazione tri-settimanale The Tatler. La sfera pubblica non si limitava a temi politici, ma iniziò ad
acquisire coscienza di sé nell’opera di Addison e Steele, utilizzando anche tecniche estetiche e retoriche funzionali ad una
prospettiva morale incentrata sugli eventi ordinari, ma al tempo stesso volta a evidenziarne la rilevanza pubblica. Esistono
due tipi di sfera pubblica, uno è virtuale con la stampa e uno con le coffee houses. Le coffee houses sono le caffetterie in cui
si discuteva di fatti politici, dove i londinesi abbienti si riunivano. Il membro del dibattito pubblico dunque è sparpagliato in
uno spazio ampio e si sente parte di una comunità attraverso le tecnologie. Un’altra caratteristica del dibattito è il
carattere di razionalità, l’attività che avviene all’interno della sfera pubblica è razionale e critica, tesa alla contestazione e
demistificazione, razionalità legata all’empirismo moderno. La sfera pubblica assume come epistemologia di riferimento il
razionalismo empirico, basato sull’esperienza. la sfera pubblica di Habermas si assestò quando il dibattito si incentrò su
problemi economico-fiscali. Questioni di natura economica: chi considerava le ricchezze come grandezza finita VS chi
considerava la ricchezza incrementabile infinitamente attraverso il lavoro (Locke, Taylor, Smith). Questioni di ordine
fiscale: dopo la guerra era necessaria una regolamentazione delle tasse, accompagnato da malcontento e dal tentativo di
manipolare l’opinione pubblica.

1.5 Lo ‘Spectator’: la rilevanza pubblica dell’esperienza privata Lo ‘Spectator’, che uscì negli anni 1711-1712, evidenzia
i parametri epistemologici che il sapere concepito per la sfera pubblica è tenuto a soddisfare per risultare credibile , rivolge
inoltre uno sguardo sulla dimensione privata, che costituisce un’importante declinazione del rapporto pubblico/privato
presupponendo che ogni azione abbia valore collettivo e possa essere sia positiva (da imitare) che negativa (da reprimere).
Uno dei primi moventi della sfera pubblica: la ricerca del progresso, cogliendo il rapporto tra ciò che facciamo ogni giorno e
la società di cui siamo parte, e mostrando come il benessere morale del pubblico necessiti di una continua vigilanza su coloro
che partecipano alla comunità. Nei lettori non vede ricettori passivi, ma li invita a far propria la sua conoscenza e giudizio,
utilizzando la condotta privata come modello (o anti modello) da propagare e istituzionalizzare. Appare quindi consapevole
del rapporto dinamico tra pubblico e privato, la cui forza motrice è il dibattito perpetuo; inoltre ha, come fine quello di
portare fuori dai luoghi di cultura la filosofia per inserirla ai ‘tea tables’ e alle ‘coffee houses’, tramite le sue riflessioni morali.
Allo stesso tempo si mostra consapevole dei protocolli conoscitivi della sfera pubblica, si configura come un testimone
imparziale, di poche parole, che passa inosservato e ha una coscienza votata all’osservazione, ha così una duplice natura:
individuo privato e incarnazione dell’impersonalità; rappresenta infatti sia l’idea che i singoli possano cooperare al
benessere comune tramite proposte da vagliare e poi applicare dal ‘pubblico’, sia incarna l’ideale del disinteresse a cui
può aspirare in quanto libero da pressioni materiali. Questa impersonalità ha anche un risvolto politico, egli si dichiara
infatti totalmente neutro, ma anche facendo sì che tale distacco diventi un requisito fondamentale che costituisca una forma
di conoscenza affidabile e condivisibile. Deve inoltre molto ai manuali di condotta da cui riprende la prospettiva didattica,
senza però dimenticare che nella sua platea vi sono lettori non direttamente toccati dal problema, presenza questa dovuta
sia a esigenze commerciali che alla promozione di un modello improntato sugli ideali della società civile. Il lettore implicito
nutre interesse per i suoi bozzetti pur non essendo soggetto deviante bisognoso di censura/correzione; l’importanza non
viene dunque stemperata dalla virtualità del giudizio, che è considerato momento di consapevolezza e formazione. La
necessità di conferire al racconto privato una rilevanza pubblica, coinvolge sia la voce narrante che il suo pubblico implicito.
Conta il comportamento, non chi lo ha adottato, e quanto questo sia diffuso. Le più celebri descrizioni dello Spectator
sono i bozzetti, in particolare quelli dedicati a Sir de Coverley, Sir Freeport e ad altri appartenenti al club di Mr. Spectator .
Nei saggi dello Spectator, i privati appaiono unità basilare di aggregazioni socio economiche più grandi, che trovano piena
espressione nelle idee, formule e progetti della sfera pubblica, facendo così intravedere dietro al singolo una pluralità che ne
condivida i principi. Utile è parlarne citando Lukacs, secondo cui i personaggi del realismo ‘alto’ rappresentano i tratti di una
forza sociale più ampia, che nasce dal fatto che rimanda al complesso di ideologie grazie a cui un gruppo si definisce
pubblicamente e si riesce ad aggregare, adombra quindi i discorsi pubblici rinviando a modelli politici ed economici;
presuppone quindi che guardare alle forze sociali nel mondo moderno equivalga a guardare la loro duplice manifestazione,
pubblica e privata. La capacità del personaggio realista di rinviare alle grandi ideologie del suo tempo ha i suoi germi nelle
innovazioni dello Spectator, e nell’influenza che queste hanno sul Novel.

1.6 I piani d’esistenza dell’empirismo moderno Ciò che chiamiamo empirismo è un fenomeno ad ampio raggio, che
coinvolse vari campi della conoscenza e che tra Seicento e Settecento ebbe la sua maggior manifestazione, la ‘nuova scienza’
ambito in cui l’Inghilterra era all’avanguardia. Il padre e l’ideologo dell’empirismo moderno è Bacone, la Royal Society ne ha
avviato nel 1660 l’istituzionalizzazione e la diffusione mentre studiosi come Newton, Hooke etc ne hanno segnato passi
importanti per lo sviluppo. Per comprenderne il ruolo è necessario focalizzarsi sulle tecniche espressive, sul modello di
socialità presupposto e sulla visione del mondo veicolata, che compaiono in generi come la storiografia, il racconto di
viaggio, facendo sì che l’empirismo possa definirsi come insieme di costruzioni retoriche in cui le strategie di veridizione
(costruzione del credito) hanno un ruolo primario e i cui scritti possano rappresentare le cose come sono, rifiutando
mistificazioni o credenze tradizionali. Per descrivere la presenza empirica nella produzione di 600/700 è necessario muoversi
su 3 livelli strettamente interconnessi
 Livello Ontologico: A fondamento dell’empirismo vi è un’ontologia regolare, un atteggiamento scettico e revisionista,
verso le nozioni ereditate senza prova empirica e verso idee nuove non verificate.
 Livello Retorico: Il discorso empirico è sia un modo di descrizione della realtà che un complesso strumento di
persuasione; nel 600 si diffuse uno stile fattuale, senza ornamenti, povero di aggettivi veicolanti emozioni, che
abbondava invece di coordinate crono-geografiche, di un linguaggio oggettivo, strettamente legato alla sfera pratica,
in quanto tende ad evidenziare l’utilità degli oggetti descritti, e aveva come ideale di fondo quello del sapere utile di
Bacone.
 Livello Sociale: Se da un lato è importante l’azione individuale, altrettanto lo è quella sociale e collettiva, infatti già
verso fine 600 il modo di produzione e comunicazione del sapere è analogo a quello della sfera pubblica. Un singolo
offre le sue scoperte al vaglio della comunità.
Per comprendere la portata della rivoluzione empirica occorre estendere lo sguardo anche ad altri tipi di sapere, come la
Storiografia. Importante in questo contesto è Camden, secondo cui la storia si scrive sulla base dei documenti, utili a
rettificare informazioni errate, ed il cui fine è quello di stabilire nessi di causa-effetto, formulare ipotesi plausibili e
smentire false credenze, trascendendo dalle propensioni personali. Questi principi vengono ripresi anche da Fielding che
tramite lunghe sequenze di eventi in concatenazione, evidenzia la necessità di congetture che si trasforma poi in un
meccanismo di stimolazione del lettore. McKeon ha identificato tre posizioni epistemologiche e retoriche:
a. Romance Idealism: tradizionalismo non suffragato da prove empiriche
b. Naïve Empiricism: (empirismo ingenuo) stile fitto di dati circostanziali a cui si unisce un’ontologia regolare, un
atteggiamento scettico e revisionista, verso nozioni ereditate senza prova empirica e verso idee nuove non
verificate.
c. Extreme Skepticism: (scetticismo estremo) critica la retorica empirica e le sue rivendicazioni di storicità,
reputandole a servizio di interessi privati. Veicolava il timore di un eccesso di individualismo.
Tutte queste attitudini esprimono l’esigenza di determinare il valore pubblico dell’esperienza individuale, e secondo
McKeon, porta alla nascita del ‘Novel’, necessario a esplorare l’analogia tra posizione etiche ed epistemologiche. Le questioni
ideologiche ed epistemologiche rientrano in un quadro in cui hanno un ruolo primario vari fenomeni interconnessi: la
formazione del nuovo immaginario sociale per mezzo stampa, il delinearsi di problematiche estetiche, il succedersi degli
esperimenti di realismo e la necessità di usare meccanismi narrativi sia rilevanti sul piano ideo-epistemologico sia altamente
funzionali, cioè capaci di avvincere i lettori.

2.Verso il realismo 2.1 Probabilità, verosimiglianza e unità Tra le fondamenta teoriche del Novel ci sono le idee di
“probabilità” “verosimiglianza” e “unità” che risiedono nella necessità di narrazioni dotate di un fine conoscitivo ed
educativo. Negli anni della prima modernità, la verosimiglianza e la probabilità furono perseguite da esperimenti narrativi
caratterizzati da una coesione interna che si realizza sia nella trama sia nella tematica all’insegna di uno o più personaggi e
del loro sviluppo. Alla base dell’elaborazione teorica e pratica di questi criteri ci sono ideali che motivarono una concezione
dell’arte narrativa come unico veicolo di conoscenza morale che si riscontrano anche nella cultura protestante,
contraddistinta da un’attenzione nella formazione morale. La concezione di probabilità inizia con la Poetica di Aristotele che
la considera un principio di coerenza degli eventi del racconto. Tra i vari commentatori abbiamo:
- Robortello, che riconosce la capacità dell’opera di coinvolgere il pubblico grazie alla somiglianza con la realtà
- Castelvetro sostiene che il verosimile si basa sul legame tra rappresentazione estetica e esperienza
- Buonamici sostiene che la verosimiglianza ha un carattere retorico: la sua funzione è suscitare fiducia
- Patrizi da Cherso sostiene che è il meraviglioso a definire la natura di un’opera e si definisce in rapporto al verosimile,
requisito fondamentale per la fede del lettore. Accanto alla concezione di “probabilità” e “verosimiglianza” si sviluppa anche
il concetto di “unità”. Secondo Pierre-Daniel Huet nel celebre trattato Lettre-traité sur l’origine des romans, 1670 la
struttura di un buon romanzo è paragonabile all’armonia delle parti del corpo. Egli considera il piacere estetico come uno
strumento che serve a insegnare e trasmettere esperienza. L’unità è dunque uno strumento che facilita la narrativa e aiuta
il romanzo a educare nel miglior modo possibile. Loretelli ha individuato però un cambiamento importante, ovvero
l’avvento della lettura silenziosa, che stimolò un’esperienza estetica mentalizzata che attivava la memoria e l’immaginazione
emotiva. Tutti e tre i livelli vengono ritrovati nelle riflessioni sul romanzo nella Francia del secondo 600 in cui prende forma
il contrasto tra roman e nouvel, ovvero tra Novel e romance. Secondo Samuel Johnson l’esperienza estetica consiste
nell’attivazione virtuale delle curiosità e delle passioni e inoltre afferma che ciò che viola la probabilità e si allontana dalla
verità non è accettabile. L’unità ha dunque una duplice funzione: stimolare la partecipazione del lettore e garantire la
rispondenza del racconto ai processi conoscitivi. L’ascesa della probabilità e della verosimiglianza andò di pari passo con
quella del meraviglioso, del soprannaturale. La costruzione dell’unità e della probabilità si basò sulla coerenza
caratterologica che nelle nouvelles francesi è un fattore di forte coesione. Fin dalla fine del 600, i modelli francesi
influenzarono la teoria e la pratica del romanzo inglese. È particolarmente importante l’opera di Philip Sidney “Arcadia”
(1590-1593) che fece da modello della narrativa di Fielding e offrì a Richardson spunti per il personaggio di Pamela.
Nell’Arcadia, l’organizzazione della trama e l’insieme dei personaggi sono al servizio di una visione morale, politica e
teologica. La sua trama è unificata nel segno della provvidenza che sottopone i personaggi a dura prova e si offre come
loro alleata a patto che trovino un equilibrio tra ragione e passione e tra ragione e fede. Basilius, duca di Arcadia, dopo aver
consultato un oracolo, fugge dai suoi doveri di sovrano per nascondersi con la famiglia in un rifugio pastorale. Il tentativo di
scrutare il futuro e di aggirare la volontà divina causa il divampare dell’anarchia e di una serie di incidenti. Solo la
provvidenza potrà riportare ordine. L’Arcadia rappresenta la celebrazione di una provvidenza benigna e severa, ma non
impedisce le scelte individuali: le risposte dei personaggi agli eventi hanno un significato morale . Nella cultura letteraria, la
probabilità e la verosimiglianza, che sono in rapporto con l’unità, costruiscono un sotto testo didascalico, in quanto
garantiscono della credibilità dei personaggi e della loro utilità come oggetti di conoscenza.

2.2 Familiarizzare / defamiliarizzare Tra le caratteristiche del romanzo moderno c’è la tendenza a smascherare, attraverso
la parodia, altri generi o testi. Nel realismo si carica di significati epistemologici, in quanto serve ad imporre nuove forme e
significati morali e in quanto è importante esprimere il potenziale educativo che si ha straniando il lettore portandone in
superficie i meccanismi per una maggiore verosimiglianza. Alla familiarizzazione si oppone dunque lo straniamento, ovvero
una defamiliarizzazione. La storia del Novel è anche la storia del declino di molti generi precedenti attraverso la parodia;
l’esempio più rappresentativo è il Don Chisciotte di Cervantes (1605) che fa parte del genere picaresco, spesso interpretato
come anti-romance, poiché rovescia le idealizzazioni dell’immaginario cavalleresco. Il picaro è in grado di cogliere le cose
nella loro essenza e il suo punto di vista si fa veicolo di satira. Nell’Europa della prima modernità proliferano i poemi
eroicomici e non solo il romanzo cavalleresco e eroico sono messi in discussione. Nella seconda metà del 600, in Francia e
Inghilterra scoppia la disputa tra antichi e moderni, sintomo della perdita di prestigio dei modelli classici. La maggior parte
dei testi eroicomici si avvicinano agli ideali che muovevano i processi di civilizzazione e al tempo stesso la parodia veicola
un’esigenza di realismo. Risulta molto importante la vita e l’opera dello scrittore Tassoni con la Secchia rapita (1614); il
poemetto eroicomico sbeffeggia la retorica guerresca e la sfrenatezza del mondo feudale, concentrandosi su un episodio
della guerra tra Bologna e Modena all’epoca di Federico II: i modenesi avevano preso la secchia di un pozzo come trofeo di
vittoria. Oltre al poema è importante la storia individuale del Tassoni, che da rampollo della piccola aristocrazia di Modena,
diventa segretario cardinalizio e accademico della Crusca. Altra forma di realismo legata alla parodia è il romanzo di Paul
Scarron, Le Romant comique del 1651, che è tra i modelli di Fielding. È proprio la differenza tra questi due scrittori a
evidenziare la differenza tra realismo comico, scaturito dal capovolgimento di generi precedenti, e il realismo del Novel. Il
Romant comique è la storia di una compagnia di teatranti, al cui interno ci sono varie novelle, alcune delle quali fungono da
analessi, svelando il passato di due degli attori, Destino e Stella. Scarron punta a rovesciare il romanzo eroico attingendo alla
satira menippea, ma la sua operazione non è solo parodica, in quanto dà anche una descrizione di un mondo familiare al
lettore, che circonda il teatro provinciale. Il Romant comique è ricco anche di una serie di scene comiche che hanno la
funzione di istruire divertendo.
Il Novel presenta due caratteristiche che sono in genere assenti nei testi satirico-parodici: la vita interiore dei personaggi e
l’architettura narrativa solida e orientata da una teologia. L’opera eroicomica più significativa prodotta negli anni in cui
stava nascendo il Novel: il Rape of the Lock di Alexander Pope del 1712, ispirato alla Secchia rapita. Il racconto eroicomico
di un episodio di poco conto avvenuto nell’alta società londinese, ossia il taglio del ricciolo di una fanciulla e la lite che ne
seguì, diventa un’occasione per guardare alla meschinità di un mondo antieroico. L’estetica eroicomica di Pope segue un
compromesso tra presente e passato e lo stesso Fielding mette a punto uno stile satirico-parodico che deve molto a Pope
ma anche a Swift.

2.3 Mondi d’invenzione e retorica empirica Il realismo tra il 600 e 700 è segnato dall’utilizzo di nuovi tipi di racconto che
coltivano l’impressione che il mondo narrato equivalga al mondo vissuto. Alla base del realismo c’è un forte intento
didascalico, e benché la verosimiglianza fosse necessaria, l’istruzione non dipendeva dalla rappresentazione di una realtà
analoga a quella vissuta. L’arte poteva mirare all’ideale, principio che è al centro della teoria di Philip Sidney, esposta in An
Apology of Poetry, in cui rivendica la capacità del poeta di creare un’altra realtà per mezzo della sua immaginazione. Sia in
Inghilterra che nel resto d’Europa gli autori avvertono il bisogno di instaurare un rapporto tra i testi letterari e la Storia. Nel
600 assume molta importanza il genere del roman à clef, i cui personaggi rinviano a figure reali e imitano le maniere dei
contemporanei. Il roman à clef rappresenta una rielaborazione romanzesca della storia ed è l’incarnazione del romance più
vicina alla storia perché la rende oggetto di giudizio; Il roman à clef più affine al Novel è Love-Letters Between a Nobleman
and his Sister di Aphra Behn del 1684, scrittrice che ha combattuto contro le convenzioni che escludevano le donne dalla
scrittura e si pensa sia stata lei l’iniziatrice del Novel, anche se sul piano storico si dà questo ruolo a Richardson e Fielding. Le
Love-Letters infatti mescolano voci epistolari e voci di un narratore esterno, ma non onnisciente e inoltre abbandonano i
riferimenti allegorici. Behn fa un riferimento velato agli eventi dai quali prende spunto, ma paradossalmente usa la retorica
documentaria per negare ne siano il resoconto fedele, da un lato mettere al riparo il suo romanzo dalle accuse e dall’altro
dargli un alone di storicità. McKeon mostra come le Love-Letters esplorano il rapporto tra pubblico e privato,
addentrandosi nel mondo aristocratico, in cui i due livelli sono interconnessi tra loro. Sul piano delle tecniche narrative,
Behn mostra una forte tendenza sperimentale; sviluppa la tecnica del linguaggio epistolare per favorire l’immersione
all’interno del racconto e rappresentare le emozioni. Da un lato, la possibilità di avvicinarsi tra i personaggi rappresenta
l’esaudirsi di un desiderio, e dall’altro l’attrazione illegittima è un fattore di rischio e di suspense . L’istaurarsi di un legame tra
letteratura e storia non è sufficiente per spiegare il realismo. Nel 600 si verificò un fenomeno che ebbe una duplice
dimensione: ideologica ed epistemologica. Alle radici del realismo non c’è solo la trasformazione del romance, ma anche di
tecniche narrative usate dai testi “pseudo-fattuali”, ovvero falsi resoconti di viaggio, biografie romanzate e resoconti di
apparizioni, Il moltiplicarsi di questo tipo di testi è espressione del cambiamento epistemologico e si fonda su presupposti
ideologici. Esempi di narrazioni pseudo-fattuali si riscontrano nel 500, ma la stagione più feconda fu tra il 600 e il 700, dove
spicca il Robinson Crusoe. L’interesse per i dati empirici era trasversale: si esprimeva nel giornalismo, nella letteratura di
viaggio, nelle Ballads, che raccontano episodi di attualità e nelle biografie. Le Ballads erano composizioni in versi, che
avevano come oggetto storie d’invenzione e si discostavano dalla realtà. La loro diffusione si deve a un’etica
“individualistica” e alla presenza della stampa. In particolare troviamo due fenomeni intrecciarsi nelle Ballads: il delinearsi di
un nuovo rapporto con le narrazioni e l’indebolirsi delle distinzioni tra realtà e finzione. Il dilagare della retorica empirica
modificò profondamente la fisionomia della letteratura d’invenzione e comportò l’impiego di un nuovo linguaggio . Lo
stesso Swift infatti, in Gulliver’s Travels, rappresenta un vasto scenario di menzogne che abbraccia la scienza e la politica. Tra
i protagonisti della transizione tra i testi pseudo-fattuali alla narrativa d’invenzione abbiamo Aphra Behn che con
Oroonoko realizzò una mescolanza tra il romance, la tragedia eroica e la letteratura di viaggio; nell’epistola dedicatoria a
Lord Maitland, Behn continua a implicare la veridicità di Oroonoko e afferma che l’esempio di virtù offerto dal personaggio
sveglia la pigra aristocrazia inglese. La retorica empirica serve a costruire un mondo d’invenzione e ad annunciare che nel
racconto non ci sono eventi sospetti. Da un lato emerge Oroonoko, “schiavo regale”, creatura romanzesca e drammatica, e
dall’altro un mondo simile a quello dei lettori, pieno di schiavisti e imperi coloniali nascenti; con questo Behn vuole farci
capire che il rapporto tra il mondo reale e il mondo narrato è analogo. Oroonoko contiene sia elementi di matrice
letteraria, come situazioni amorose e conflitti tragici, ma al tempo stesso attinge a un mondo che non è ancora stato definito
nell’immaginario letterario. Il valoroso principe Oroonoko vive in un reame africano, non diverso da quelli assolutisti e cade
vittima del re, suo nonno. Quest’ultimo si invaghisce di Imoinda, fanciulla amata da Oroonoko e da lui sposata in segreto, e
scoperto il loro legame, li separa e vende Imoinda come schiava. In seguito, Oroonoko anche è ridotto in schiavitù e portato
in Surinam. Qui riabbraccia Imoinda che dopo un po’ rimane incinta, e Oroonoko chiede la libertà, che gli viene negata. Nel
rifiutare la schiavitù, incita gli altri schiavi alla rivolta e ne diventa il condottiero. La rivolta però fallisce e pur di non
abbandonare Imoinda agli schiavi, Oroonoko la uccide. Dopo la cattura viene smembrato pubblicamente, ma si sottopone al
martirio con fermezza stoica, fumando la pipa. Behn utilizza inoltre il registro dei racconti di viaggio e dei discorsi empirici
per condannare i detrattori del re e dell’ordine che rappresentava. La critica allo schiavismo che troviamo in Oroonoko
non è ostile all’istituzione schiavista di per sé, ma è piuttosto la rappresentazione di una società mercantile che si
contrappone all’eroe non in quanto nero, ma in quanto aristocratico. In forma traslata Behn mette in scena il contrasto tra i
Whig contrari a Giacomo II e i sostenitori della causa Stuart, prendendo le parti di questi ultimi e della morale che
rappresentavano; infatti il martirio finale di Oroonoko richiama l’evento l’esecuzione di Carlo I.

2.4 Come nacque il Novel: Il primo testo fondamentale nella spiegazione delle origini del Novel è senz’altro The Rise of the
Novel (1957) di Ian Watt. Secondo il quale, il Novel emerse con l’avvento dell’individualismo moderno e dell’empirismo; fu
creato da una classe borghese che cercava nuove forme di intrattenimento, incentrandosi su una dimensione privata. Egli
sostiene che il Novel fu espressione di una rottura netta, che oltre all’ideologia e al modo di produzione coinvolse le forme
narrative, influenzate dalla scrittura non letteraria. Watt inoltre tende a concepire il Novel e il romanzo moderno come una
forma scarsamente strutturata, rimasta uguale nel corso del tempo. Nel 1987 The Rise of the Novel è stato sfidato da The
Origins of the English Novel, 1600-1740 (sixteen hundred – seventy forty) di Michael McKeon che ha rimpiazzato lo studio
di Watt; secondo McKeon il Novel prese forma per illustrare una duplice dialettica, ideologica ed epistemologica. Il suo
studio evidenzia l’esistenza conflittuale di tre ideologie: l’ideologia aristocratica, progressiva e conservatrice. Queste tre
posizioni articolano delle questions of virtue, perché cercano di concepire e giudicare la virtù del singolo; secondo l’ideologia
aristocratica infatti la virtù deriva dal rango, secondo quella progressiva dalle qualità individuali e l’ideologia conservatrice
invece attribuisce valore all’assetto sociale ed economico del passato. McKeon identifica tre posizioni epistemologiche e
retoriche per giudicare la resa narrativa della verità fattuale:

1- Romance Idealism: tradizionalismo non suffragato da prove empiriche


2- Naïve Empiricism: (empirismo ingenuo) stile fitto di dati circostanziali a cui si unisce un’ontologia regolare, un
atteggiamento scettico e revisionista, verso nozioni ereditate senza prova empirica e verso idee nuove non verificate.
3- Extreme Skepticism: (scetticismo estremo) critica la retorica empirica e le sue rivendicazioni di storicità, reputandole
a servizio di interessi privati. Veicolava il timore di un eccesso di individualismo.

Secondo McKeon il Novel, attraverso una contaminazione di più generi, ha portato in superficie il rapporto di analogia tra i
due livelli dialettici; ad esempio in Pamela, l’eroina incarna l’ideologia progressiva e Mr B., suo antagonista, l’ideologia
aristocratica. Nel Joseph Andrews di Fielding, lo stile satirico-parodico ci distanzia dai personaggi, spingendoci a dubitare
della loro affidabilità, e questo veicola un sentimento che è scettico e conservatore. Secondo McKeon, alla base della genesi
del Novel vi è il conflitto ideologico nella sua espressione etica e morale da un lato, le questions of virtue, e nella sua
espressione epistemologica dall’altro: le questions of truth, costruzioni retoriche che danno un giudizio sulla verità e le sue
fondamenta morali; l’empirismo ingenuo presuppone un individualismo di fondo; lo scetticismo estremo evoca un ordine
gerarchico minacciato da pulsioni egoistiche. I padri del Novel cercarono di produrre narrazioni che esibissero un valore
pubblico, presupponendo la necessità del progresso, sia individuale sia collettivo e la dialettica tra pubblico e privato. Oltre a
Defoe, Richardson e Fielding, possiamo ricordare William Warner, secondo il quale i romanzi dei padri del Novel forniscono
un’esperienza di lettura volta a coltivare una sensibilità morale. Il testo che rappresenta meglio i romanzi e le novelle
amorose è Love in Excess del 1719 di Eliza Haywood. Love in Excess si rifà, in generale, alla tradizione della novellistica;
appartiene a un filone franco-inglese definito “femminocentrico”, in quanto dà particolare attenzione all’esperienza
femminile e ai tabù che la limitano, nonostante si rivolga a un pubblico di entrambi i sessi. Con Pamela, Richardson offrì ai
lettori un esempio positivo di virtù e cercò di contenere la rappresentazione del desiderio femminile, istituendo una
censura che i Novels della tradizione successiva avrebbero rafforzato. Richardson e Fielding tengono conto delle critiche al
romance, accusato di essere poco pertinente alla realtà; in particolare, in Pamela, Richardson modifica le trame delle
novelle amorose e ne denuncia i difetti, mentre nel Joseph Andrews Fielding richiama vari generi e testi per rimarcare i pregi
della sua tecnica narrativa. Secondo Warner l’operazione di critica condotta da Richardson e Fielding inaugurò la dialettica tra
letteratura seria e letteratura d’intrattenimento. Il loro progetto prevedeva di modificare la letteratura d’intrattenimento
per un fine didattico, e non cercarono solo di censurare la letteratura d’invenzione, ma di annettere la narrazione realista
all’insieme delle conoscenze utili al pubblico. La preistoria del Novel finì quando fu possibile scrivere narrazioni
d’invenzione coinvolgenti che diffondessero una conoscenza morale in sintonia con le preoccupazioni e i protocolli
circolanti nella sfera pubblica e che poggiassero su fondamenta empiriche in grado di articolare una dialettica tra ideologie
condivise attraverso il dialogo dei personaggi. Tutto questo emerse gradualmente e tra il 1711 e il 1712 Addison e Steele
elaborarono nello Spectator tecniche di descrizione intese a mostrare il rilievo pubblico dell’esperienza privata che
avrebbero influenzato Richardson e Fielding. Fu proprio lo Spectator a codificare il rapporto tra le due sfere in bozzetti
circolanti tra lettori e lettrici non interessati alla politica. Lo Spectator fissò inoltre un modello di narrazione didattica ed
estetica.
Nel 1719 Defoe si trasformò in romanziere; prendendo spunto dal filone dei testi pseudo-fattuali, rese le tecniche retoriche
dell’empirismo funzionali sul piano narrativo. Nel Robinson Crusoe ci sono strutture riconducibili alle trame del romance,
ma al tempo stesso c’è un nuovo tipo di coinvolgimento, attraverso l’uso della retorica, come il pensiero probabilistico,
ovvero il tentativo di formulare ipotesi sulla base delle quali si orientano le azioni future. Defoe coglie e sviluppa la presa
emotiva e cognitiva delle previsioni, la loro capacità di figurare scenari carichi di variabili. Il racconto si presenta ai lettori
come una serie di fatti privati che possono tornare utili al pubblico: contiene descrizioni che illustrano il lavoro manuale,
modellate sullo stile dei resoconti sottoposti alla Royal Society. Al tempo stesso però sia Robinson che Moll Flanders sono
fantasie progressive, Defoe costruisce personaggi che sono animati da un forte desiderio di mobilità e realizzazione di sé e
racconta l’ambigua gratificazione di questo desiderio. La consapevolezza che si stava verificando un riassetto della società
e la presenza di un’ideologia che giustificava l’ascesa sociale, nutrivano sogni di mobilità e mutamento. Molti tra cui Behn,
Defoe e Richardson, si concentrarono sull’orizzonte femminile. Altro genere relativamente diffuso sono i resoconti di viaggio
romanzati. Quest’ambiguità fu uno dei temi dei Gulliver’s Travels di Swift che muove una critica all’uso indiscriminato della
retorica empirica. Il racconto di Gulliver è una parodia dei falsi resoconti di viaggio che denuncia le meccaniche produttive
della letteratura di viaggio e l’uso sensazionalistico del linguaggio empirico. Nel paratesto dell’edizione del 1735 compare
anche l’editore fittizio dei Gulliver’s Travels, Richard Simpson, che ammette di aver modificato il racconto per renderlo più
gradito al pubblico. In particolare la parodia nel Gulliver’s Travels segnò una passo importante verso la separazione della
letteratura d’invenzione da discorsi fattuali.
E’ molto importante soffermarsi sul decennio 1730-40 , che prepara l’uscita di Pamela, in quanto figurano vari generi
narrativi, tra cui la biografia criminale, le narrazioni epistolari, i Novels a tema amoroso, la satira e la letteratura di viaggio;
spiccano anche vari dati significativi come:
- un calo della produzione di narrativa
- la prevalenza di storie ad ambientazione aristocratica o popolare, con l’assenza della classe media
- la produzione di imitazioni delle biografie criminali di Defoe
- la presenza di biografie e resoconti in cui i confini tra realtà e finzione sono incerti
- l’uso di professioni di storicità
- la proliferazione di allegorie politiche legate alla figura di Robert Walpole e lo strapotere dei Whig.
Pamela riprende i temi delle novelle amorose e la forma epistolare, usandola a fini didattici; gioca con l’idea che ai suoi
personaggi corrispondono personaggi reali e la figura di Mr. B. evoca stereotipi associati ai tory. Richardson apportò alcune
innovazioni significative:
1) l’uso di un realismo didattico, con una forte enfasi sul valore pubblico della narrativa d’invenzione
2) la presenza di valori progressivi che realizzavano l’etica aristocratica, senza condannarla
3) l’uso di tecniche che sfruttavano il linguaggio connesso al nuovo immaginario sociale.

3.Gli esperimenti commerciali di Daniel Defoe - Nei romanzi di Defoe troviamo la tendenza a raccontare storie di borghesi
desiderosi di mutare le proprie sorti e in particolare egli è affascinato dalla mobilità sociale, tanto che ne colse i problemi
che essa comportava e in particolare lo scontro con l’eredità del passato. Sia Robinson Crusoe sia Moll Flanders
rappresentano un forte desiderio di trasformazione individuale. I personaggi di Defoe analizzano sé stessi e il mondo
circostante, sia nella veste di personaggi, sia di narratori, giudicando la propria parabola dal punto di vista della morale
cristiana. La trama del Robinson è progressiva. Essendo estraneo agli ordini del padre, che vorrebbe per lui una solida e
stabile vita borghese, Robinson asseconda i suoi pensieri errabondi “rambling thoughts” e prende il mare. La sua sfida
all’ordine paterno sembra una sfida all’ordine provvidenziale: dopo una serie di disavventure Robinson, datosi al trasporto di
schiavi africani, naufraga su un’isola deserta nell’Atlantico. Durante i 30 anni trascorsi lì, si riconcilia con Dio, sviluppa abilità
di artigiano, incontra un fedele servitore che chiama Venerdì, sconfigge un gruppo di cannibali, fonda una piccola colonia di
ex ammutinati, per poi ritrovarsi ricco e libero di viaggiare e commerciare. Nella parte iniziale del romanzo Robinson decide
di abbandonare il tetto paterno e cerca modi per arricchirsi, ma la sua scelta di vita suscita dubbi. Il capitalismo
avventuroso sognato da Defoe e praticato da Robinson contrastava con una morale borghese più tradizionalista. L’altro
livello sul quale si articola il conflitto è quello epistemologico, che tende a confondersi con quello morale ed economico. Il
percorso di Robinson è teso a legittimare una nuova visione del mondo, a conciliarla con un disegno fisico e metafisico
connesso all’immaginario cristiano. Su Robinson incombono minacce: dati i guai che deve superare, la provvidenza sembra
osteggiarlo e suggellare l’etica conservatrice del padre. Pur avviando con successo una piantagione in Brasile, Robinson non
è ancora al sicuro: durante il viaggio in Guinea, naufraga sull’isola. A questo punto le cose cominciano a cambiare; Robinson
inizia a leggere la Bibbia e interiorizza la regola del lavoro quotidiano. Uno snodo importante di questo processo è il
passaggio della dimensione individuale a quella ambientale e successivamente a quella sociale. A poco a poco Robinson
colonizza l’isola, creando un microcosmo borghese, sviluppa competenze di coltivatore, allevatore e artigiano, gettando
così le fondamenta della sua autorità: l’isola diventa di sua proprietà avendola trasformata attraverso il lavoro. La sua
ascesa inoltre appare condizionata dalla provvidenza: più volte infatti l’io narrante afferma di aver vissuto eventi straordinari
e di essersela cavata nonostante le probabilità avverse. Il ritorno alla civiltà è anch’esso felice, in quanto egli scopre che le
sue proprietà hanno fruttato e che i suoi amici di un tempo hanno salvaguardato il suo capitale. Pur richiamando gli schemi
biblici, il Robinson Crusoe sfocia in una reinvenzione del personaggio, l’ombra del padre svanisce piano piano e la stessa voce
del personaggio si è trasformata, in modo da diventare lui stesso il nuovo rappresentante dell’ordine. In Moll Flanders
troviamo un’attrazione altrettanto forte nei confronti della mobilità sociale e troviamo un narratore auto diegetico,
pentito dei propri errori giovanili e intento a ripercorrere il proprio passato. Moll è una donna di basso ceto che dopo una
serie di sfortune diventa una ladra, assumendo l’identità di Moll Flanders. I molti errori di Moll e la sua lotta con la necessità
hanno conseguenze rovinose: catturata, processata e rinchiusa a Newgate, rischia la forca. Tuttavia la sua storia si conclude
felicemente, Moll si pente e la sua pena viene commutata: verrà deportata in Virginia. Moll riesce però a sfuggire anche al
destino di deportata e vivrà da benestante in Virginia insieme a Jemy, l’unico uomo che abbia davvero amato. Non è un caso
che i due si siano rincontrati proprio a Newgate. Sul piano morale, Moll non è certo ansiosa di espiare e molti dei suoi crimini
rimangono impuniti, nonostante lei fosse pentita. Il racconto di Moll risente anche dell’attività giornalistica di Defoe, del
suo amore per i progetti di riforma perché solleva domande sulla società d’inizio 700 e sulle limitazioni, materiali e morali .
Attraverso le caratterizzazioni di Moll e le sue reazioni all’ambiente, mette in discussione il rapporto tra valore individuale
e rango, ed evidenzia le conseguenze negative della disuguaglianza sociale. A definire la sua identità non sono solo il
rango e il lignaggio, ma anche il contesto e le qualità innate. Tuttavia il punto focale della narrazione non risiede tanto
nella virtù di Moll quanto nei fattori che hanno contribuito alla sua corruzione; Moll appare spesso vittima di disparità
sociali che la mettono in posizione di svantaggio ed è soprattutto la sua condizione di donna sola a causarle molte difficoltà.
Moll individua cosa ostacola le donne nella conoscenza della società e delle sue meccaniche e ci insegna che la valutazione
della condizione femminile si concentra soprattutto su fattori “culturali”. Non è da trascurare il fatto che Moll abbia
commesso crimini perché mossa dall’avidità, ma la protagonista stessa arriva alla conclusione che a condurla al vizio sia stata
anche la necessità. L’atmosfera infernale di Newgate agisce sulla natura di Moll, in quanto fa sì che diventi avvezza a quel
luogo. Da ciò si comprende bene come l’identità umana sia poco stabile, malleabile e soprattutto influenzata dall’ambiente.
Oltre all’esistenza delle virtù naturali, Defoe evidenzia la plasticità dell’identità individuale, che tende sia a migliorare che
a peggiorare. Alla ricognizione dei mali che hanno spinto Moll alla corruzione, si intreccia anche una critica agli eccessi di
individualismo, emersi dalla possibilità di avanzamento: Moll infatti è attratta dagli agi della vita, dai <gentleman>. Da un
lato c’è uno sguardo lucido sulla vita economica, dall’altro lato però la cupidigia e l’ansia di elevazione sono oggetto di
aspra critica. In uno dei pochi passi in cui Moll si sofferma sulla natura del proprio vizio, l’avarizia appare una delle cause
principali della sua carriera criminosa e l’ha sempre spinta in una serie di azioni malvagie. La prospettiva morale di Moll
Flanders è ambivalente; il romanzo racconta una storia di spregiudicata mobilità verticale. Questo percorso ha uno snodo
cruciale quando l’eroina si dispera nella prigione di Newgate e si distanzia dal suo passato, tornando alla vita vera,
iniziando anche a provare disgusto per i suoi crimini.

3.2 Vicende private e retorica pubblica L’attenzione di Defoe sui destini individuali e i dettagli concreti ha fatto sì che la sua
sperimentazione narrativa si incentrasse sull’esperienza privata. Questo aspetto si vede già dalla prefazione del Robinson
Crusoe che serve a giustificarne l’esistenza e indirizzarne la lettura: la storia privata di Robinson, secondo il curatore
fittizio, è degna di essere resa pubblica perché è piena di meraviglie e perché gli eventi narrati sono suscettibili di un uso
religioso (l’intervento della divina provvidenza). Nel definire lo statuto della storia, il curatore risulta più innovativo,
poiché avvalendosi della dialettica tra pubblico e privato, precorre le teorie del realismo. Il curatore afferma che non conta
l’aderenza della storia a eventi particolari, ma il suo contenuto esemplare che non riguarda solo l’ambito religioso. Defoe
si avvale del nuovo immaginario sociale per giustificare l’esistenza del Robinson Crusoe e definire il uso legame con il
mondo empirico. Che il Robinson Crusoe ispiri a un valore pubblico e non strettamente religioso si vede nello stile utilizzato
da Defoe; la storia non ha solo il tono di autobiografia spirituale e della casistica puritana, ma riproduce anche l’ottica
empirica e pratica della letteratura di viaggio. Oltre a rappresentare un’ambientazione credibile per immergersi
maggiormente nella storia, Defoe dà al racconto anche una sembianza di utilità, inserendo informazioni geografiche,
etnografiche, tecniche e mercantili. Si tratta ovviamente di una simulazione, in quanto è difficile da pensare che il Robinson
potrebbe essere utile in caso di naufragio. Costruendo una storia intorno alle questioni di interesse pubblico, Defoe
stimolava ancor di più il coinvolgimento dei lettori. Ancora di più in Moll Flanders, nella prefazione, il curatore dichiara di
aver ripulito il linguaggio di Moll da ogni scurrilità, evidenziando come la versione originale della storia presentasse un
linguaggio simile al gergo dei carcerati di Newgate. Afferma inoltre però che censurando i passi la sua storia è diventata
accessibile e adatta ai lettori. Nonostante il curatore affermi che il racconto è indirizzato al pubblico al fine di ricavarne
edificazione morale e religiosa, non siamo più nel mondo della biografia spirituale. Anche se in modo ambivalente si
approfondisce l’idea dominante nella cultura del realismo, che attraverso un’esperienza privata, il romanziere è in grado
di renderla utile al pubblico.

3.3 Realtà, finzione e narrazione. Romanzi come Robinson Crusoe e Moll Flanders svolsero un ruolo importante nella
definizione del realismo del Novel, perché mostrarono come la retorica empirica potesse trovare spazio nella letteratura
d’invenzione. Nella prefazione al Robinson Crusoe il curatore segnala che la storia sarà piena di sorprese e di fatti
straordinari; nella cultura tardo seicentesca infatti, la meraviglia era spesso associata al manifestarsi della provvidenza,
ma in questo caso si configura anche come un effetto del racconto che presenta le avventure di Robinson come <<strange
and surprising>>. Segnali come questi si trovano anche nella prefazione di Moll Flanders, che preannuncia le sorprese della
storia di Moll. In entrambi i romanzi dunque ricorre il lemma surprise; La tecnica narrativa di Defoe è stata oggetto di studi
di Ian Watt che ha analizzato il “realismo formale” del Robinson e di Moll Flanders, soffermandosi sull’ideologia e
l’epistemologia dello stile di Defoe, rimarcandone la capacità di stimolare l’immedesimazione. Tra le parti più innovative
del Robinson Crusoe c’è quella del lavoro manuale; Defoe riuscì a catturare l’attenzione dei lettori della classe medio-alta,
raccontando attività dalle quali erano lontani. Robinson impara a sopravvivere attraverso una continua sperimentazione
empirica, attraverso tentativi, verifiche e nuovi tentativi. Mentre nel romanzo d’avventura tradizionale le prove possono
mettere a repentaglio la vita del personaggio, nel Robinson molti episodi hanno il rischio di essere trascurati. I personaggi di
Defoe infatti vivono in un regime di temporalità cumulativa, in cui le cause possono far sentire le loro conseguenze molto più
tardi. Un’altra importante innovazione adottata da Defoe nel Robinson è legata allo stile empirico: Defoe non si limita a
descrivere dei processi in atto, ma dà grande importanza al pensiero probabilistico; immergendoci infatti nell’attività
mentale di Robinson, condividiamo la sua produzione di ipotesi sul presente, sul passato e sul futuro, cariche di emozioni,
che ci coinvolgono nella sua incertezza: esprimendo aspettative, evocando pericoli e prospettando soluzioni generano
suspense e curiosità. La costruzione di scenari ipotetici è cruciale per la tensione narrativa e l’uso delle previsioni muta sul
piano sia qualitativo, sia quantitativo. L’uso accentuato di ipotesi e previsioni fa parte di un nuovo modo di concepire la
coscienza del personaggio, le sue azioni e il suo rapporto con l’ambiente. Robinson usa verbi legati alla razionalità, come
“resolve” “consider”, ma al tempo stesso la sua mente è ricca di emozioni non del tutto razionalizzate. Gli eventi del
racconto non sono più solo fatti reali, ma anche eventi mentali: decisioni che potrebbero avere ripercussioni, pericoli
immaginati, fantasticherie ricche di speranza ecc. Questi meccanismi si ritrovano, in forma diversa, in Moll Flanders,
nonostante a una prima occhiata risaltino gli aspetti più tradizionali della trama, ricca di sfortune e coincidenze; si pensi
all’episodio in cui Moll scopre di aver sposato inconsapevolmente suo fratello e all’incontro felice con Lancashire. Inoltre
molte avventure di Moll si basano su pericoli concreti; rispetto a Robinson Crusoe, ci sono meno scenari ipotetici, anche se
in diverse occasioni anche Moll dedica tempo a preparare le sue azioni, suscitando curiosità e suspense. Nel prendere
decisioni infatti, chiede aiuto a poche persone e nel suo lessico ricorrono termini come “advice” e “conference”. A differenza
di quanto avviene in Robinson, non c’è una forte corrispondenza tra le previsioni e gli eventi che effettivamente si
verificano. Attraverso la sovrabbondanza di incidenti, tipica del romance, Defoe mette in scena una realtà che sfugge al
controllo dell’eroina e che la spinge a soluzioni estreme. Nel valutare l’innovazione di Defoe è utile guardare la tesi di
Loretelli, secondo il quale la lettura silenziosa fu un fattore importante nella trasformazione del linguaggio narrativo della
prima modernità. Nella lettura sonorizzante, il mantenimento dell’interesse dipende dalle pause, dall’enfasi e dal ritmo
dell’eloquio e dalla gestualità; nella lettura silenziosa invece, sono necessarie le tecniche intrinseche al testo stesso, intese a
suscitare empatia e a ritardare l’esplicitazione di informazioni importanti. La crescente importanza di queste tecniche, nella
narrativa del 700 è segnalata dalla suspense, intesa come oscillazione tra paura, speranza e curiosità. Per un verso la
lettura silenziosa accrebbe la tensione del testo verso gli sviluppi degli eventi; per un altro, favorì la rappresentazione dei
processi mentali. Tra la lettura silenziosa e il pensiero probabilistico si strinse una collaborazione determinante per
l’innovazione del Novel.

4. Samuel Richardson e il trionfo del realismo - Richardson era un self-made man che aveva raggiunto la prosperità
grazie al suo talento commerciale e al mestiere di tipografo. Egli combinò più generi per attrarre diverse fasce di pubblico,
avendo compreso che le vecchie narrative erano in declino. Come il Robinson, Pamela (1740) si basa su una trama che
promuove l’ideologia progressiva di McKeon, perché descrive un’ascesa sociale dal rango di domestica a quello di signora
dell’aristocrazia rurale. Mr. B. passa circa metà del romanzo a insidiare Pamela fino a che, colpito dal suo valore, la sposa,
diventando un marito amorevole. Lo scontro tra Pamela e Mr. B. si impernia sulle virtù morali delle quali la ragazza dà prova
e l’autorità aristocratica di Mr. B. che egli invoca continuamente. Il romanzo contiene anche delle riflessioni sul significato
dell’onore: ai privilegi ereditati dallo status, Richardson antepone qualità morali indipendenti dal censo. Come ha
evidenziato McKeon, lo scontro si articola sul piano epistemologico. Pamela lotta non solo per la sua castità, ma anche per
la verità oggettiva: cerca di rendere gli eventi noti con uno stile privo di artifici, nonostante le minacce di Mr. B. che cerca di
nascondere e modificare i fatti. Oltre che per le sue virtù, Pamela appare come un’eroina perché il suo operato e il suo stile
di scrittura si rifanno ai modelli della conoscenza empirica; non è un caso inoltre che il punto nodale della redenzione di Mr.
B. sia proprio la lettura del diario segreto di Pamela: dopo aver dubitato della sua sincerità infatti, comprende l’onestà della
ragazza e finisce col seguirne l’esempio. La presenza di una protagonista femminile ha una pluralità di funzioni:
- serve a catturare l’attenzione delle lettrici affascinate dalla possibilità di un buon matrimonio
- fa leva su ansie e aspirazioni suscitate dall’avvento della famiglia nucleare (come notava Ian Watt)
- fa leva sull’ideale puritano di una scelta amorosa basata su affinità spirituali
- il sesso di Pamela contribuisce a rendere la sua ascesa meno minacciosa
In particolare la sua scalata è una conseguenza della sua castità e Pamela accetta la potestà del marito, e si integra senza
problemi nella gerarchia. Il sotto testo ideologico di Pamela inoltre esercitò grande importanza per le analogie con la realtà e
i discorsi contemporanei che rinviano a eventi storici (la ribellione di Pamela agli abusi di Mr. B. richiama, ad esempio, la
Gloriosa Rivoluzione). Pamela definisce il comportamento di Mr. B. una “lawless tyranny”. Anche quando Pamela si
sottomette all’autorità del marito, rifiuta di accettarne le prescrizioni e il suo rifiuto è tutt’altro che radicale, tanto da essere
considerato vicino all’ideologia tory. Pamela si offre come strumento di civilizzazione a beneficio del pubblico, e le
intemperanze di Mr. B. configurano il contrasto tra civiltà e inciviltà, primario nella narrativa di Defoe e Fielding. Se Robinson
combatteva con le barbarie dei cannibali e degli ammutinati, Pamela si oppone alla mancanza di “civilty” del suo datore di
lavoro che spinge alla corruzione i suoi sottoposti. In Pamela l’idea di civiltà inoltre è legata al rifiuto della dissimulazione,
delle maschere, ed è equiparata all’onestà e alla veridicità che sono valori fondamentali in una società commerciale. Il
mito della mobilità sociale dunque si lega, in Pamela, a una difesa dell’ordine sociale e dei suoi ideali; la difesa del merito fa
tutt’uno con quella della civiltà.

4.2 Clarissa: contraddizioni sociali e scontri tragici Clarissa (1748), a differenza di Pamela, aggrava le tensioni tra individuo e
società. Richardson persegue una sintesi tra il realismo epistolare e tragedia. La protagonista è Clarissa Harlowe, una ragazza
di eccezionale virtù, appartenente a una famiglia borghese, che finisce schiacciata tra i calcoli economici del padre e del
fratello e i disegni sadici di Lovelace, un aristocratico libertino. Il nonno di Clarissa la nomina sua erede e la famiglia della
ragazza reagisce con rabbia perché il patrimonio degli Harlowe, trasmesso per via patrilineare viene spezzato. Lovelace, già
corteggiatore della sorella di Clarissa, decide di sedurre la ragazza. La cosa suscita allarme perché il matrimonio potrebbe
indurre anche gli zii a lasciare a Clarissa i loro capitali. Clarissa però rinuncia al patrimonio in favore del padre. La famiglia
decide comunque di darla in sposa a un gretto possidente, che contribuisce al patrimonio degli Harlowe con una cessione di
terreni. Approfittando del matrimonio imposto a Clarissa, Lovelace si finge generoso di aiutarla alla fuga, promette di
sposarla, ma di fatto premedita di attentare alla sua virtù e la relega in una pensione fino a che non abusa di lei. Dopo una
fase di follia, Clarissa si affida alla provvidenza e al termine di un lungo calvario, muore. Anche Lovelace morirà per mano
del cugino di Clarissa. Richardson, ispirato dalla possibilità della mobilità sociale, sviluppa attraverso il racconto, un’analisi
delle condizioni che frustrano il libero arbitrio. Il punto focale del romanzo è la mancata libertà di Clarissa; essa è in primo
luogo vittima dei genitori e dei fratelli, mossi dal calcolo economico, che volevano elevarsi ai ranghi dell’aristocrazia. Da un
lato dunque, Clarissa è minacciata da un ordine economico che si allea a un’etica patriarcale inflessibile; dall’altro dalla
perversità di Lovelace. L’intelligenza di Lovelace inoltre lo porta a distaccarsi da ciò che di patriarcale c’è in lui; in questo caso
“patriarcale” va inteso in due modi: in rapporto all’ideologia aristocratica e in rapporto alla disuguaglianza tra i sessi.
Lovelace riconosce come istituzione solo il titolo nobiliare e a questo si aggiunge il disprezzo per le donne, che sono avversari
da sconfiggere e sottomettere. Nella sua prima lettera infatti si vede l’intento di espugnare e possedere Clarissa, in una
vendetta sugli Harlowe e sul sesso femminile. Altro personaggio fondamentale è la sua migliore amica Anna Howe, sua
assidua corrispondente, che critica la debolezza delle madri, condanna le costrizioni subite dalle donne e insiste affinché
Clarissa faccia causa alla sua famiglia e riprenda possesso del suo patrimonio.
Clarissa si lega probabilmente alla tradizione della casistica puritana; tema importante della casistica era il conflitto con
l’autorità paterna (tema centrale nel Robinson Crusoe). In questo romanzo l’esperienza privata è mostrata in funzione del
suo valore pubblico e la sfera privata si definisce attraverso una dialettica con le istituzioni, che influiscono sull’agire
individuale. Il rapporto tra Clarissa e la famiglia si articola come il rapporto tra un soggetto privato e una collettività che ha
il carattere di un’istituzione, dotata di norme, fini e interessi, la cui esistenza richiede l’adesione a un progetto condiviso . Il
racconto dell’esperienza privata risulta più visibile perché il lessico della sfera pubblico-istituzionale si mescola al lessico
soggettivo delle emozioni. Clarissa rappresenta dunque l’analisi delle forze che limitano la libertà delle giovani donne
dell’alta borghesia e non soltanto la loro. Mette in rilievo il contrasto tra la civiltà e le forze che la avversano. Il fine di
Clarissa è di sollevare questioni riguardanti l’autorità familiare, i rapporti d’amore, il legame tra famiglia e legge ,
coinvolgendo il dibattito pubblico sul mondo subalterno delle donne. In Pamela, Richardson cerca di evidenziare la
rilevanza pubblica della storia. Nella prefazione del curatore fittizio, divide il lettore in più categorie, ognuna delle quali
trae beneficio dalla lettura e insegnamenti morali dal personaggio a lui corrispondente. Per questo Pamela ha il vantaggio
di molti lettori diversi e presuppone non solo la necessità di educare, ma anche quella di coltivare il giudizio e le opinioni.
Tutto questo lo fa anche per ragioni commerciali.

4.4 L’ideologia estetica di Pamela Il contrasto tra Pamela e Mr. B. chiama in causa non solo la loro onorevolezza, ma anche la
loro veridicità: le lettere di Pamela sono oggetto di riflessione e le descrizioni di Mr. B. evidenziano l’utilità morale del
romanzo. Richardson non fa che elaborare l’idea che un racconto esemplare possa migliorare i lettori e che l’arte sia in
grado di dipingere la realtà. Non è solo in chiave didascalica che Pamela definisce il proprio statuto. Le lettere evocano i
generi tardo seicenteschi e settecenteschi, evidenziando il modo in cui Pamela se ne discosta. Mr. B. per esempio, paragona
ciò che avviene tra lui e Pamela alla trama di un romance; Il rapporto di Richardson con i predecessori è continuo, egli cerca
di radunare lettrici della vecchia narrativa settecentesca, però vuole creare un contrasto.

4.5 Realismo e suspense La potenza narrativa di Pamela e Clarissa si basa su un uso del punto di vista. Richardson cerca di
rappresentare i moti dell’emotività attraverso uno stile volto a rappresentare un’esperienza di forte tensione; questa
emotività femminile deve molto alla letteratura di Haywood e Behn e alle lettere portoghesi.
Il più evidente programma narrativo di Pamela e Clarissa nasce dal loro desiderio di libertà. Tale desiderio prende forma
anche attraverso il rapporto con l’ideologia. Le posizioni ideologiche di Pamela e Clarissa si compenetrano con le loro pulsioni
emotive e con l’investimento su determinati obiettivi. Il “writing to the moment” di Richardson, tecnica mediante la quale
accorcia la distanza tra il momento del racconto e quello in cui si svolgono gli eventi, porta a descrivere l’emotività di
Pamela e Clarissa; serve quindi a instaurare una tensione, emotiva e immaginativa, verso gli sviluppi del racconto ; proprio
come Robinson, le eroine di Richardson studiano l’ambiente, cercando di capire in che modo uscire dalle situazioni in cui
precipitano; raccolgono dati ed elaborano scenari possibili. All’uso del pensiero ipotetico e predittivo si lega un nuovo modo
di rappresentare e generare la suspense, che si basa oltre che sull’incombere d’un pericolo materiale, su scenari possibili.
L’uso della suspense in Clarissa è ancora più sofisticato; il linguaggio dell’eroina si distingue per un lessico della probabilità
che non ha precedenti narrativi. L’eroina infatti si chiede come agire per modificare la realtà secondo i suoi desideri.
Tuttavia, le sue ipotesi sono minacciate da altre ipotesi o possibilità e si scontrano con le opinioni di Anna Howe.

L’estetica valutativa di Henry Fielding – a differenza di Defoe e Richardson, Fielding era uno pseudo conservatore che
guardava con sospetto alla mobilità sociale; nei suoi romanzi la critica agli eccessi dell’individualismo è costante ed egli vuole
smascherarli. La sua formazione era giuridica, come avvocato nel 1740 e 8 anni dopo come magistrato. Ha cominciato la sua
carriera scrivendo satire e parodie. La sua vocazione narrativa emerse con la satira Jonathan Wild, pubblicato nel 1743 (in
riferimento a Robert Walpole, esponente del partito Whig, che esercitò le sue funzioni durante i regni di Giorgio I e Giorgio
II); a differenza di D. e R. Fa ampio uso di un’estetica improntata allo straniamento comico, volta a suscitare il distacco del
lettore. Non a caso Ian Watt ha definito il realismo di Fielding “realism in assessment”, realismo valutativo. Tema
ricorrente è la tendenza dei suoi personaggi a mistificare le proprie motivazioni e status. La sua prospettiva è conoscitiva e
morale, + che a criticare, puntava a civilizzare, imitando il punto di vista dello “Spectator”.

5.1 Contro Pamela: dalla parodia al nuovo realismo Mentre Pamela appariva come una risposta alla narrativa sentimentale
dei decenni precedenti, Shamela (1741) e Joseph Andrews (1742) sono una risposta a Pamela. La critica di Fielding a
Richardson è di natura estetica: le ambiguità dell’operato della protagonista e il suo utilizzo della retorica empirica. In
Shamela contesta le pretese morali del racconto epistolare di Pamela, mostrandoci parodicamente la protagonista come una
predatrice sessuale che seduce lo sprovveduto Booby. Shamela (shame= vergogna, sham= falsità) contiene anche una
parodia del ‘writing to the moment’ di R., di cui cerca di smascherare l’artificio in modo da straniare sull’illusione realistica,
suggerendo quello che per valutare l’agire morale è necessario uno sguardo distaccato che stimoli il giudizio. Fielding darà
vita a una narrativa che non cerca di nascondere il proprio artificio e che evita un’immersione tale da deviare il giudizio . I
suoi romanzi hanno un legame molto forte con il contesto contemporaneo. La combinazione tra sguardo satirico-parodico e
teleologia romanzesca è evidente già nel Joseph Andrews, il cui obiettivo, esplicitato nella prefazione, è quello di creare il
ridicolo tramite uno smascheramento dell’ipocrisia di chi si finge ciò che non è, e in cui la corruzione è esorcizzata e
arginata dalla comicità. Anche nel Tom Jones vi è questa combinazione che rivela l’intelligenza ordinatrice dell’autore, ben
più complessa di quella del Joseph Andrews, in cui vari gruppi di personaggi si muovono parallelamente allontanandosi e
incontrandosi. Il Tom Jones contiene anche una società funestata dalla dissimulazione, preda di un egoismo rampante che
solo il narratore onnisciente può smascherare, mentre nel Joseph Andrews l’egoismo non si limita ad accendere l’ansia di
elevazione, ma ad accentuare l’orgoglio e a indurre all’abuso di potere. La prospettiva di Fielding si allarga sui valori
Addisoniani del decoro, prudenza e giudizio razionale, animati sia dalla paura di avidità che dal timore di una società non in
grado di autodisciplinarsi. Anche in Tom Jones il disordine morale è neutralizzato da una giustizia provvidenziale che fa
emergere il divario tra mondo del romanzo e dell’esperienza.

5.3 Lettura e conoscenza nel Tom Jones Il fine ultimo delle sperimentazioni di Fielding è quello di creare una letteratura di
invenzione dotata di valore pubblico, tramite un narratore esterno ed imparziale che presenta i personaggi in modo
contrastivo, puntando a promuovere virtù già acquisite con lo Spectator, costituendo esempi che siano in grado di far
esercitare la facoltà di giudizio del lettore, mediante l’esperienza di lettura. Nel Tom Jones la tecnica narrativa è utilizzata
per stimolare una comprensione dei fatti morali basata sul pensiero probabilistico; la tendenza di Fielding a rappresentare,
anticipare e indirizzare la cooperazione del lettore è così esplicita da creare un modello in cui il narratario personifica un
atteggiamento ideale, come ad esempio nel T.J. quando si dà per scontato che chi legge abbia i principi per produrre la giusta
inferenza. Anche il lettore implicito produce però inferenze e pensieri personali sulla narrazione, il narratore tende infatti a
trattenere dati e non di rado presenta gli eventi come frutto di manipolazione (es. anticipazione di una rivelazione per
suscitare curiosità). Tra le tecniche narrative più usate nel T.J. c’è l’elisione deliberata, esplicita o implicita, di fatti rilevanti
che pone i presupposti per un racconto di un passato ignoto (vd. Quando Jenny Jones svela a Mr. Allworthy la vera identità
di Tom, figlio non suo ma di Madamigella Bridget), che cattura l’attenzione tramite una meticolosa ricostruzione alla
scoperta di nessi causali. Uno dei fini del T.J. è coltivare la ‘sagacity’ del lettore, un progetto educativo, morale e
conoscitivo, simile a quello dello Spectator n. 4, nel quale si parla della capacità di Mr. Spectator di interpretare i segni del
mondo circostante. Non basta avere qualità positive, bisogna mostrarle attraverso segni che ci qualifichino agli occhi del
mondo. Alla base della narrativa di Fielding c’è il progetto di una cultura narrativa che possa agire da forza civilizzatrice . Il
T.J. tende inoltre a eludere le ambivalenze stabilendo regole morali e mettendo in scena figure il cui valore è inequivocabile.
Il T.J. ci ricorda che la verità è da cercare tramite un confronto tra posizioni antitetiche, come avviene nel pubblico dibattito.

5.4 La riflessione sul realismo Fielding fu l’unico tra i pionieri del Novel a includere lunghe riflessioni teoriche nei suoi
romanzi, che nel Joseph Andrews si avvalgono di categorie neoclassiche. Fielding definisce il J.A. come ‘comic romance’
quando poco prima ha preso le distanze da romances antecedenti, tanto che tenta di giustificare l’esistenza e suggerire la
novità del suo scritto, poco dopo. L’elaborazione teorica di Fielding avviene tramite una serie di contrasti, in cui scredita la
‘history’, critica gli autori di romance che non prendono spunto dalla realtà e assimila alla biografia la letteratura di
invenzione. ‘Biography’ indica quindi una letteratura di invenzione fondata sulla realtà, ma estranea alla scrittura storica,
a volte addirittura contrapposta, che per Fielding appare troppo legata ai fatti per cogliere le verità relative al
comportamento umano. Da un lato le novità del J.A. vengono tacitamente riconosciute, dall’altro si punta a riconoscere un
nuovo tipo di narrazione di cui Fielding evidenzia le caratteristiche:
 Basata su esperienza e lontana dalle forme narrative troppo fantastiche
 Si concentra sulla dimensione individuale
 Mette in luce i tratti essenziali dei comportamenti della natura umana
T.J. è una ‘new province of writing’ a cui l’autore può dare le leggi più adatte, con il fine di servire i suoi lettori, cercando di
fuggire la consuetudine per il bene del pubblico; è un artefatto estetico, e quindi fonte di piacere; utilizza inoltre un
linguaggio figurato, perché da un lato vi è forse in mente dell’autore la retorica sensazionalistica, dall’altro puntano a
segnalare i pregi della forma del romanzo le cui caratteristiche potrebbero essere piacevoli, e soprattutto utili a chi legge .
La sua teoria estetica non nega la possibilità di nuove scoperte, Fielding evidenzia come nella vita reale il carattere dei
personaggi non sia stabile, è quindi difficile fissare una verità conclusiva. La proto-teoria del realismo di Fielding pone enfasi
sulla verità dell’esperienza e sulla necessità di inseguirla. Da un lato egli non ama le idealizzazioni e predilige personaggi
imperfetti, dall’altro tende a stilizzare personalità e linguaggi e a presentare una rassegna di atteggiamenti compulsivi e
tipizzati che diventano stereotipo.

6 Il futuro del Novel - 6.1 Genealogie del realismo La polemica tra Richardson e Fielding porterà allo sviluppo del Novel.
Dopo il 1750, il romanzo inglese si diramerà in nuovi sottogeneri, tra i quali spicca il romanzo sentimentale, che si muoverà
tra la focalizzazione interna di Richardson e il distacco ironico di Fielding. Questo processo raggiungerà all’apice con i
romanzi di Jane Austen. Il Novel ha reso possibile moltissime contaminazioni; confina con lo stesso racconto di avventure
che, anche grazie a Defoe, contemporaneamente è in rapporto con un altro filone narrativo che comprende satire come i
Gulliver’s Travels e Rasselas di Samuel Johnson, un’inversione del genere utopico. Il protagonista, principe d’Abissinia,
abbandona il regno alla ricerca di una vita che lo renda davvero felice. Nessuna teleologia chiude la storia di Rasselas: alla
fine della sua ricerca infatti si ritrova al punto iniziale e capisce che l’abbondanza e il sapere tecnico degli europei non
portano felicità. Il filone scettico del quale Swift e Johnson sono rappresentanti riuscì a instaurare un dialogo con la cultura
del Novel grazie all’opera di Sterne, il Tristram Shandy, che per molto tempo è stato interpretato come anti-romanzo. Il
romanzo presenta il racconto di un’esperienza soggettiva e il suo andamento digressivo è funzionale al racconto della vita, le
opinioni e i desideri del protagonista. Sterne dà forma al desiderio di cancellare il tempo; il racconto dello strano
concepimento, della nascita, dell’infanzia, insieme alle digressioni riguardo suo padre e suo zio, hanno l’effetto di
allontanare dalla visuale l’incalzare degli anni. Il Tristram Shandy mette in scena, inoltre, una comica rassegna di
sofferenze, malanni e amputazioni e il vano tentativo di razionalizzarle. Furono Richardson e Fielding a esercitare
l’influenza maggiore. Più ancora ne è prova il fatto che il loro modello arrivi al romanzo gotico. Dopo l’esperimento di The
Castle of Otranto di Walpole (1764) il romanzo gotico fiorì con l’opera di Ann Radcliffe, paragonata ai padri fondatori del
Novel, che con The Mysteries of Udolpho (1794) si rifà agli stereotipi di Richardson: torna in particolare la trama della
fanciulla virtuosa imprigionata da un aristocratico. Tra 700 e 800 Richardson e Fielding rimangono senz’altro un modello,
perché attraverso il loro dialogo si sono definiti i tratti distintivi del realismo moderno: l’indagine della vita individuale, la
consapevolezza della dialettica tra pubblico e privato, l’uso di tecniche narrative che si avvalgono di dettagli socioeconomici e
le prospettive morali.

6.2 Conoscenza e civiltà in Pride and Prejudice Un romanzo rappresentativo della tradizione del Novel è Pride and
Prejudice, del 1813. Romanzo che ha grande capacità di stimolare l’immersione attraverso il racconto di fatti che sono
vicini all’esperienza quotidiana. Cambiano gli strumenti per generare sorprese, curiosità e suspense, poiché ci sono ansie,
aspirazioni e malintesi. Fin dall’inizio, tutto ciò che avvicina o allontana i protagonisti è causa di suspense. Ad avvicinare o
allontanare i protagonisti sono l’orgoglio e il pregiudizio. La narratrice ci porta a condividere la visuale di Elizabeth e gli
aiutanti e opponenti si attualizzano nella psiche dell’eroina. Insieme ai fatti concreti, i pensieri e le emozioni scandiscono il
ritmo del racconto. Il sotto testo epistemologico va di pari passo con l’uso narrativo della dimensione mentale; il percorso
di Elizabeth, caratterizzata dalla sua ironia e dalla sua individualità, la porta a una migliore comprensione di se stessa e del
suo mondo. Una comprensione che è di natura empirica, in quanto si basa sull’abbattimento dei pregiudizi che sembrano
annebbiare buona parte dei personaggi. Per poter raggiungere un’intesa, Elisabeth e Darcy devono approdare ad una verità
certa riguardo le loro emozioni e la società nella quale vivono. Nell’osservare l’evoluzione del Novel attraverso Pride and
Prejudice dobbiamo chiederci inoltre in che misura esso cerchi di conseguire rilevanza pubblica. Pride and Prejudice cercava
di mettere in rilievo le pressioni sociali subite dalle giovani donne della borghesia medio-alta e al tempo stesso, nutriva
una fascinazione passiva alle lusinghe del romance, perché alla fine Elizabeth sposa un uomo che molte lettrici avrebbero
desiderato, e conquista il ruolo invidiabile di signora di Pemberley. La gratificazione del desiderio è molto forte ed è
strettamente radicata nell’esperienza della gentry, ma la Austen, come ogni romanziere realista, voleva che il Novel fosse
considerato più che una letteratura d’intrattenimento. Pride and Prejudice e le altre grandi opere di Austen ripongono valore
in virtù influenzate dal liberalismo anglicano e in particolare nella capacità di interpretare razionalmente l’esistenza sociale e
le sue sfumature morali e nella necessità di temperare l’orgoglio per evitare gli eccessi di individualismo. Queste virtù,
secondo la Austen, costituiscono il fondamento di una società stabile e giusta e superano la distinzione di genere . I
romanzi di Austen presuppongono una dialettica serrata tra la dimensione pubblica e l’agire privato, suggeriscono che la
pietra angolare di una società siano le famiglie e le piccole comunità. Il benessere della società civile nasce anche dai
comportamenti e dalle opinioni delle donne, che sono portatrici di principi applicabili al di fuori della sfera domestica.

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