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CULTURAL STUDIES

RAYMOND WILLIAMS (1921-1988): “Culture and Society” (1958)

Rispondere alla domanda “cosa sono gli Studi Culturali?” risulta particolarmente difficile per la natura
stessa della disciplina e si configura più come uno studio fluido, senza confini fissi, del rapporto che
intercorre fra la cultura e i sistemi di potere. Proporsi di studiare il rapporto che la cultura intrattiene col
potere presuppone una definizione chiara di cultura, ragione per cui una delle domande fondanti degli
Studi Culturali è: cos’è cultura? Quando nel 1958 Raymond Williams pubblica il suo Culture and Society si
propone di fare esattamente questo: studiare la cultura, la sua evoluzione – come parola e come concetto –
e come la cultura sia stata influenzata, usata, talvolta censurata, modificata, camuffata dal potere
dominante. Williams ci dice che nel corso dell’ultimo secolo le parole industry, democracy, class, art e
culture hanno mutato il loro significato e rintraccia la causa di questo mutamento in un corrispondente
mutamento della società e dei rapporti sociali. Con l’avvento della cosiddetta Rivoluzione Industriale i
rapporti sociali cambiano e vengono improntati quasi esclusivamente al profitto. In una società diventata,
in questo modo, estremamente materialista, serve un punto di fuga, un’astrazione a cui guardare per
sentirsi ancora capaci di fare il bello e di fare il buono: questo è cultura. La visione che ha Williams della
cultura è diversa: la cultura deve includere e deve parlare di tutti, non solo di una parte. Gli studi a cui
Williams dà il via, (insieme ad altri importanti studiosi come Richard Hoggart e Stuart Hall) sono gli Studi
Culturali, che si propongono di indagare tutti i momenti in cui la voce dei gruppi minoritari (classi
subalterne, donne, minoranze etniche, religiose o culturali) viene esclusa dalla narrazione ufficiale, dalla
cultura del potere dominante. Nel loro sviluppo, gli Studi Culturali hanno poi portato alla nascita di branche
specializzate in ricerche più circoscritte come i Gender Studies (al cui interno troviamo Women e Queer
Studies) o i Postcolonial Studies.

Pubblicato nel 1958, "Culture and Society", ricostruisce l'evoluzione dell'atteggiamento degli intellettuali
inglesi nei confronti della civiltà industriale, a partire dalla fine del diciottesimo secolo fino alla metà del
ventesimo. In particolare, Williams si sofferma sul concetto di "cultura", che proprio durante l'Ottocento
prese a significare un intero sistema di vita materiale, intellettuale e spirituale". Williams dimostra come
l'idea di cultura sia nata in reazione all'affermarsi della società creata dalla Rivoluzione Industriale, in
particolare come elemento che potesse redimere una società dove i rapporti umani erano ormai
subordinati al profitto e al guadagno, e ormai divisa tra una classe dominante, composta da un numero
esiguo di individui, e una maggioranza di oppressi. Secondo l'autore, le riflessioni degli intellettuali da lui
esaminati, sono accomunate da un limite, legato al rapporto con quella parte della popolazione, il
proletariato, che subiva le peggiori conseguenze delle trasformazioni avvenute a partire dal Settecento.
Concepito come "massa", il proletariato viene considerato come "minaccia della cultura", credula e
mediocre nei gusti e nei costumi: un atteggiamento di distanza che si è mantenuto nel tempo e che "ha
servito, paradossalmente, a immobilizzare e indebolire le coscienze", e a impedire di conseguenza
l'elaborazione di reali percorsi di emancipazione per questa parte della popolazione. Nella conclusione,
Williams denuncia il limite del concetto di "massa", definendolo un pregiudizio intellettuale, "ideologia di
coloro che cercarono di controllare il nuovo sistema e trarne profitto [...] rafforzando quindi lo status quo",
e ne auspica il superamento, proponendo la solidarietà come base per un nuovo tipo di società. Le
cosiddette masse venivano infatti, storicamente tenute alla larga dalla cultura dal potere dominante: le
masse non capiscono la cultura, avvicinandola la corromperebbero e in questo modo minerebbero la sua
funzione di meccanismo idealizzatore della società.

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INTRODUZIONE
L’autore elenca una serie di parole che, tra diciottesimo e diciannovesimo secolo, entrano nell’uso comune
dell’Inghilterra acquisendo nuovi significati. Afferma che i cambiamenti nel modo di usare tali termini
dimostrano un cambiamento generale della vita comune.

INDUSTRIA parola che muta di significato nel periodo della Rivoluzione Industriale. Prima di questo
periodo il suo significato poteva essere parafrasato con la parola “abilità” (significato che sopravvive
ancora). In seguito, divenne un nome collettivo per le istituzioni manufatturiere. Adam Smith è uno dei
primi scrittori che usa la parola con questo significato. A “industrioso” che qualifica una persona, si
aggiunge “industriale” che qualifica le istituzioni. Il mutamento della parola industria è dovuto a
cambiamenti tecnici dei metodi di produzione ed un conseguente riconoscimento dell’effetto di questi
cambiamenti sulla società.

DEMOCRAZIA entra nell’uso comune inglese solo nel periodo delle Rivoluzioni americana e francese.
Inizialmente la parola veniva usata in senso negativo; i democratici erano considerati pericolosi agitatori del
popolo. Democrazia e democratico con il loro ingresso nel linguaggio comune, registrano gli effetti in
Inghilterra delle Rivoluzioni americane e francese.

(Industria comincia a indicare un’istituzione all’incirca nel 1766; democrazia, come termine positivo, data
più o meno allo stesso periodo).

CLASSE Prima del 1740 il termine veniva usato per indicare un gruppo nelle scuole. Gradualmente, alla
fine del XVIII secolo si comincia a costruire la moderna struttura di classe in senso sociale. Tutto ciò non
indica l’inizio delle divisioni sociali in Inghilterra, ma segna un mutamento nel carattere delle divisioni sociali
e un cambio di atteggiamento nei loro confronti.

ARTE nel modo di trasformarsi simile alla parola industria: il suo senso originale era abilità e poi giunge a
descrivere una specie di istituzione, un particolare gruppo di abilità; artista ora si riferiva soltanto a queste
abilità scelte. Questo cambiamento testimonia la trasformazione avvenuta nei concetti e scopi dell’arte e
dei suoi rapporti con la società nel suo insieme.

CULTURA muta anch’essa nel medesimo periodo. In precedenza, significava “cura dello sviluppo
naturale”. Agli inizi dell’Ottocento gradualmente venne a significare “un intero sistema di vita, materiale,
intellettuale e spirituale. Lo sviluppo della parola cultura indica continue reazioni ai cambiamenti nella vita
sociale, economica e politica e può essere utilizzato per studiare la natura dei cambiamenti. L’idea di
cultura era anche chiaramente una reazione ai nuovi sviluppi politici e sociali, alla democrazia.

CAPITOLO 1: CONTRASTI
Un’atmosfera di contrasti caratterizza l’Inghilterra nel periodo della Rivoluzione Industriale.

Edmund Burke (1729-1797), William Cobbett (1763-1835).

BURKE:

- Attacca la nuova Inghilterra partendo dalla sua esperienza della vecchia Inghilterra, la sua
esperienza è una testimonianza (atto veritiero). Grazie a lui (e Cobbett) presero l’avvio tradizioni di
critica contro la nuova democrazia e il nuovo industrialismo
- Contrario alla democrazia, sosteneva che la democrazia tendeva alla tirannide, infatti, la sua
posizione è di sostenere che l’uomo in quanto individuo lasciato a sé stesso è malvagio e nasce con

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una disposizione egoistica. I diritti dell’uomo secondo Burke comprendono il diritto a essere
frenato, il governo è il mezzo per provvedere ai bisogni umani e tra questi bisogni si trova quello di
porre un freno alle proprie passioni. Le inclinazioni degli uomini dovrebbero essere contrastate, le
volontà controllate e le passioni soffocate e questo si può ottenere soltanto da un potere esterno a
loro e libero. Dunque, la democrazia si scontra con la posizione di Burke in quanto rappresenta un
sistema che permette agli individui di decidere come governarsi. Secondo lui l’uomo può formarsi
in senso positivo solo grazie alla società. Burke insiste sul fatto che una dottrina politica fondata su
nozioni astratte come la libertà, l'uguaglianza e i diritti dell'uomo può essere facilmente utilizzata
da coloro che detengono o concorrono al potere per giustificare delle azioni tiranniche ed
oppressive. Secondo Williams, la sua ira era stata accesa a causa delle Rivoluzione Francese. La sua
opera più famosa è infatti “Reflection on the Revolution in France” (1790) in cui sostiene che la
rivoluzione stravolge il tessuto della società e le sue istituzioni. La rivoluzione pretende di
interrompere l’evoluzione della storia di una nazione, fare una rivoluzione richiede una
giustificazione e non si può ricorrere a ragioni comuni per giustificare un così violento
procedimento. Quando pare che il mutamento si sia verificato, Burke rimane un uomo isolato: è
l’unico a non essere entusiasta del cambiamento. Man mano che il mutamento si ingrossava, la
posizione di Burke si trasforma in una difesa disperata. Tuttavia, era consapevole del fatto che la
rivoluzione non si potesse arrestare ma rimase comunque sulla sua posizione continuando ad
opporsi. Burke era convinto che il progresso della società umana fosse il risultato della provvidenza
di Dio e che abbia provveduto a dare i mezzi necessari per il perfezionamento. Ripone molta fiducia
nel parlamento britannico poiché lo vede come una soluzione che tiene conto della tradizione e allo
stesso tempo affronta il cambiamento. Il Parlamento britannico (The House of Common) non è
semplicemente un organo legislativo, è effettivamente il luogo dove il passato e il presente si
incontrano. Ed è il luogo più adatto per prendere delle decisioni, ovverosia, per trovare delle
soluzioni.
- Burke in politica: Burke era una delle figure principali della corrente conservatrice del partito Whig
in opposizione ai Whig filo-rivoluzionari. Molte sue opere influenzeranno il pensiero politico;
interviene anche nella questione posta al centro della modernità, ovvero, la nascita del Parlamento
(Burke rappresenta una figura importante nel Parlamento inglese, si occupa di gestire la questione
dell’indipendenza delle colonie Americane che secondo lui necessitano un certo grado di
autonomia e non l’indipendenza). Le sue idee possono essere definite moderate e riformiste,
rappresenta una voce del pensiero liberale ed è a favore dello sviluppo economico ma, allo stesso
tempo, non vuole che venga distrutta la struttura precedente.
- Idea di popolo (completamente artificiale): tutto il progredire dell’uomo dipende non solo dalla
comunità in senso astratto ma dalla natura di quella particolare comunità in cui è nato.
- Passaggio da società a Stato: lo Stato è necessario per la perfezione umana: ciò che è necessario è
l’idea di una società civile capace di giungere al perfezionamento comune. Il problema sorge
quando la forma di Stato cambia come è successo in Francia distruggendo la società civile.
- Concetto di società organica che dovrebbe dare più importanza alla continuità delle attività umane
piuttosto che alla separazione delle sfere di interesse, ognuna governata dalle proprie leggi (spirito
nazionale); idea di continuità: Burke è un conservatore che ha a cuore la continuità dello stato e
non per questo non immagina che non si possa avere un mutamento. Burke si sofferma
sull'incapacità dei leader popolari che si appellano alla libertà e nel frattempo la Rivoluzione scivola
verso un'opposizione autoritaria. La Nazione è quel corpo sociale, quella soluzione che deve
confrontarsi con il passato. Cioè il presente ha le sue radici nel passato e l'intero pensiero di Burke
è finalizzato a costruire questa idea di continuità che si estende nel tempo

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COBBETT:

- Pubblica insieme a Windham (collaboratore di Burke), il Political Register, una rivista di opposizione
che parla della nuova leadership e vede il borghese come lettore tipo
- Williams riconosce a Cobbett una straordinaria sicurezza di istinto; è un agitatore. È del parere che
l’industrialismo comporti una svariata serie di problemi per l’uomo della campagna che
rappresenta un’intera civiltà che rischia di scomparire
- Come Burke, fa un raffronto al passato, tra la condizione premoderna e quella moderna che in un
certo senso sono estremizzate dalla Rivoluzione Industriale. Entrambi guardano il presente ma per
Burke non c’è una soluzione “non si può tornare indietro”. Cobbett vorrebbe tornare alla società
preindustriale
- Anche lui attacca la nuova Inghilterra, vide personalmente i primi effetti dei mutamenti della
Rivoluzione Industriale riflettersi nella città e in campagna. Mette in luce gli aspetti negativi
dell’Industrialismo. Si schiera dunque, a favore delle nuove masse e difende i diritti dei nuovi
contadini trasferiti nelle fabbriche. Mentre Burke guarda la City, Cobbett racconta ciò che vede con
i suoi occhi passando per il Country Side (descrizione mobile) e osserva che a fronte degli
speculatori i contadini poveri sono costretti ad inurbarsi. Esponente del pensiero radical (pur non
avendo un pensiero politico specifico). Si rivolge in maniera diretta all’individuo; è legato alla
distribuzione della ricchezza e considera il nuovo sistema di classi innaturale che si sta riducendo in
due classi: padrone e schiavi, anziché le precedenti classi di padrone e uomo che godeva di una
maggiore libertà. Due tipi di reazioni di Cobbett: quella dell’uomo di campagna, che vuole il ritorno
ai mestieri quotidiani tradizionali dell’industria domestica e quella più polemica dove si oppose
fortemente ad ogni forma di “consolazione”: non voleva violenza, ma si aspettava resistenza.
Diventa lo spettatore che guarda con compassione gli sforzi dei poveri lavoratori che vogliono
migliorare la loro condizione di vita attraverso le proprie forze e opponendosi quindi ad ogni genere
di oppressione da parte della autorità statali (sindacati). Considerava il lavoro come la sola
proprietà del popolo, e chiedeva che avesse gli stessi diritti delle altre proprietà per evitare che i
lavoratori diventassero schiavi. Il datore di lavoro reclama il diritto di fare quello che voleva di ciò
che gli apparteneva, Cobbett, in base allo stesso principio reclamava lo stesso diritto per i
lavoratori. Si rese conto della nuova struttura di classe che stava nascendo nella nuova società che
stava portando ad un inevitabile conflitto tra classi: i lavoratori che si univano per ottenere un
aumento della paga e i padroni che a loro volta si univano per contrastarli. La società era dunque
una classe unita per opporsi ad un’altra classe.
- Un aspetto sorprendente della sua opera è quello del considerare interessante il movimento
letterario del medievalismo che si valeva dei monasteri come modelli di istituzioni sociali. Crede che
sia una buona alternativa all’individualismo, sostenendo che sia necessaria una società comunitaria.

Le figure di Burke e Cobbett sono molto diverse, quasi antagonistiche; tuttavia, associare i due nomi è
importante per osservare e capire questa tradizione di critica alla nuova società industriale riconoscendo
che è formata da elementi molto diversi e a volte contrastanti. Lo sviluppo della nuova società era confuso
e complesso persino per le menti più preparate, per questo motivo c’erano punti coincidenti anche nelle
opposizioni di Cobbett e Burke.

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Robert Southey (1774-1843) Robert Owen (1771-1858).

SOUTHEY:

- Compie un passo avanti rispetto a Cobbett che non ha un vero e proprio progetto ma come lui
anche Southey rimpiange il passato; punta su un intervento dello Stato e insiste sulle funzioni
positive del governo il cui primo dovere era di promuovere il bene generale della società
- Nei suoi Colloquies, tramite i personaggi di Thomas More e Montesinos, si concentra sul progresso
della società in un anno in cui sono evidenti i segnali delle ripercussioni della rivoluzione (1829);
inoltre, introduce il suo parere sul contemporaneo Owen di Lanark, descrivendolo, criticandolo e
lodandolo allo stesso tempo. Secondo Williams, il riconoscimento di Owen da parte di Southey ci
ricorda la complessità di questo difficile periodo. I Colloquies rappresentano un’affermazione più
completa di una posizione che molte migliaia di persone hanno ereditato.
- Secondo lui la ricchezza viene accumulata dal sistema commerciale, o meglio, industriale
appropriandosene anziché diffonderla e adoperarla per il bene generale.
- Critica il nuovo sistema industriale su larga scala che definisce come un portatore di “mali fisici e
morali” che ha ridotto gli uomini a macchine
- Contrasto con la società medievale in cui i tempi feudali, meno dediti al commercio erano meno
offensivi verso i sentimenti della natura umana
- Espone anche una sua opinione sul miglioramento dei sentimenti effettuato dalla letteratura.
Attraverso le parole di Montesinos spiega che il diffondersi della letteratura a tutte le classi avrebbe
potuto portare un miglioramento dei sentimenti.
- Le proposte specifiche di riforma di Southey includono: la colonizzazione pianificata, migliore
ordinamento parrocchiale, polizia più efficiente, sistema di istruzione nazionale, insegnamento
religioso universale, casse di risparmio e un sistema di comunità “owenite” per garantire ai
lavoratori “maggiori agi e benessere assicurato”
- La caratteristica che lo unisce a Owen è il progetto di costruire una comunità utopica (si immagina
un qualcosa che non esiste); sogna un’utopia che poi non riuscirà a realizzare se non nella
letteratura. Southey è consapevole e riesce a vedere i rischi che Owen tenta di rimediare

OWEN:

- Parte dall’accettazione del grande aumento di potere apportato dalla Rivoluzione Industriale e
vede in questo aumento l’occasione per un nuovo mondo morale. Infatti, è d’accordo con i nuovi
industriali che stavano trasformando l’Inghilterra ma per lui la trasformazione è morale e materiale
allo stesso tempo

- Williams lo definisce non come un poeta o studioso ma come un industriale riuscito che avrebbe
organizzato l’Inghilterra per la felicità. Owen, a differenza di Southey, accetta l’aumento di
ricchezza come mezzo per finanziare la cultura. Owen riuscì a creare una utopia reale grazie ad un
matrimonio fortunato in quanto sposò la figlia dell’imprenditore David Dale che possedeva una
serie di fabbriche nello stabilimento di New Lanark. Owen prese il posto di Dale divenendo quello
che oggi sarebbe l’amministratore delegato della fabbrica. Owen era convinto che le persone che
lavorano in fabbrica si debbano trovare in un ambiente favorevole. L’operaio deve avere un buon
carattere, essere collaborativo e gli deve piacere il lavoro che svolge. È così che New Lanark diventa
una fabbrica modello che avrà una popolarità a livello mondiale. A differenza delle altre fabbriche,
gli operai di New Lanark vengono pagati in denaro, i salari sono più alti, le famiglie dispongono di
scuole materne di cui Owen fu l’ideatore e diede agli operai alloggi decenti e organizzandoli in
comunità favorendo i contatti quotidiani e le relazioni interpersonali. Secondo Owen l’importanza
maggiore non andava data alle macchine inanimate ma a quelle viventi in modo tale da migliorare il

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meccanismo vivente e ricavarne altrettanto guadagno; riteneva che le macchine non dovessero
fare concorrenza al lavoro umano ma essere sottoposte ad esso.
- Ma come mai ci si accorge così tardi a livello legislativo di questa trasformazione? Ci si accorge così
tardi a livello amministrativo, a livello politico di questa trasformazione che si era già attuata, per
un motivo che si chiama liberismo (laissez-faire in francese). Laissez-faire in parole povere significa
“lasciate che il mercato si autoregoli”, la famosa mano invisibile del mercato che viene utilizzata da
Adam Smith. Adam Smith dice che lo Stato deve stare fuori dal sistema produttivo perché il sistema
produttivo con la legge della domanda e dell’offerta si regola da solo. Stare fuori dal sistema
produttivo significa anche non occuparsi delle condizioni di chi è parte del sistema produttivo,
ovverosia se gli operai sono sfruttati, vivono in condizioni disumane e indigenti questo
evidentemente è conseguenza degli affari di mercato. Se il mercato vuole ottimizzare i profitti, il
mercato ha sempre ragione. Questa è la dura legge del liberismo. Fortunatamente la società
britannica è una società che è soggetta a spinte contrarie, per cui c’è anche una tendenza
umanitaria cioè la necessità di fare carità, di intervenire. Nasce la prima legislazione che interessa le
fabbriche in cui si accettano i suggerimenti di Owen.
- Nella sua opera “Observation on the Effect of the Manufacturing System” afferma che la
diffusione delle industrie in un paese può generare un cambiamento negativo per i suoi abitanti se
non si interviene con una direzione legislativa per controbilanciare gli effetti.
- Owen individua le cause di tutte le nostre difficoltà nella costituzione della società; è convinto
dell’esistenza di un carattere dell’individuo che è possibile formare

- Le sue due proposte fondamentali sono: 1 il cambiamento nelle condizioni della produzione causa
un cambiamento nei produttori e 2 la Rivoluzione Industriale era un cambiamento di primaria
importanza e produsse una nuova specie di essere umano
- Egli attacca il cambiamento come una cosa naturale: afferma che il rapporto tra datori di lavoro e
lavoratori si baserà sempre sulla considerazione del guadagno che ognuno può ricavare dall’altro e
che ciò può comportare uno stato di pericolo per il paese a meno che non vengano prese accorte
misure legislative per regolare tale relazione. Infatti, New Lanark diventa la base per la legislazione
del governo che dopo alcuni decenni comincia a fare delle concezioni
- Non sogna ma realizza ciò che prefigura

CAPITOLO 2: L’ARTISTA ROMANTICO


Williams chiarisce subito la sua posizione riguardo al Romanticismo, smentendo il tipico concetto generico
dell’artista romantico che si estranea dalla politica e dalle questioni sociali per dedicarsi alla bellezza
naturale e al sentimento personale. Williams al contrario, afferma che il Romanticismo è una vera e propria
forma di impegno sociale che interessa i letterati che descrive come una generazione di scrittori impegnati.
Infatti, l’autore elenca una serie di autori romantici che hanno avuto a che fare con la vita politica per
smentire la tipica concezione che vede gli interessi del poeta separati da qualsiasi altro tipo di interesse. Si
sofferma su due generazioni di poeti che videro i cambiamenti provocati dal sorgere della democrazia e
dalla Rivoluzione Industriale: 1° generazione: William Blake (1757-1827); William Wordsworth (1770-1850);
Samuel Coleridge (1772-1834); 2°generazione: George Gordon Byron (1788-1824), Percy Shelley (1792-
1822), Jhon Keats (1795-1821). I mutamenti più grandi avvennero in questi anni di inquietudine politica e di
accese controversie. Proprio in questo periodo di cambiamenti politici, sociali ed economici vi è un radicale
cambiamento anche nel concetto di arte e artista, e del loro posto nella società.

L’artista romantico è per natura indifferente alle brutali cose del mondo e al materialismo della politica ma
si dedica alle sfere del sentimento personale e della bellezza naturale. Per parlarne è necessario fare un
collegamento alla società: un sentimento umano è strettamente collegato alla società in cui quell’individuo
vive. Tuttavia, quelli che a fine 800 erano considerati interessi separati erano in realtà intrecciati. Infatti,
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molti poeti romantici furono in qualche modo collegati alla vita politica e sociale della loro epoca. Queste
attività non erano marginali ma bensì necessarie per l’esperienza del poeta. Per queste due generazioni di
poeti che vissero in un periodo in cui sia la nascita della democrazia che dell’industria stava apportando
cambiamenti nella società, fu necessario adattarsi interpretando i sentimenti in modo generale. Vissero nel
periodo in cui la nascita della democrazia e dell’industria provocava cambiamenti qualitativi nella società
che erano sentiti sia a livello personale che generale e per questo era difficile restare indifferenti. Vi è un
cambiamento del concetto di arte e artiste e del loro posto nella società.

Cinque punti principali:

1. Si verifica un importante cambiamento nei rapporti tra scrittore e lettore


2. Si ha un diverso atteggiamento verso il pubblico
3. La produzione artistica inizia ad essere considerata come uno tra i tanti tipi di produzione
4. La teoria della “realtà superiore dell’arte” acquista sempre più rilievo
5. L’idea dello scrittore creativo, genio, autonomo stava diventando una specie di regola

- (1) Il pubblico, che prima era composto solo dai membri della corte, diventa più ampio includendo
anche i lettori della nuova classe media che aumenta la sua influenza e il suo potere. Il sistema del
mecenatismo si era tramutato nell’editoria per sottoscrizione. Ci si avvicina all’editoria commerciale
di tipo moderno e l’intellettuale si vede costretto a confrontarsi con una variabile che prima non
esisteva, lo sviluppo del mercato letterario. Il mecenatismo, che aveva funzionato fino a quella fase,
scompare e viene sostituito da un rapporto con il pubblico, che è un rapporto mediato nel senso
che non si conosce il pubblico. Le riviste hanno degli abbonati e sono il primo esempio di
fidelizzazione commerciale nell’ambito dell’editoria; scrivevano capitolo per capitolo e poi il
capitolo diventava soltanto alla fine un romanzo, era quindi un modo di fidelizzare il lettore, fare in
modo che comprasse il numero successivo e quello dopo.
- (2) Prima di questo periodo, gli scrittori avevano un sentimento di insoddisfazione verso il pubblico
che all’inizio del secolo XIX divenne sempre più acceso e diffuso perciò ci furono delle risposte
polemiche anche da parte di Wordsworth che cerca un rapporto simpatetico con il lettore, ma è
evidentemente molto infastidito dall’idea del pubblico. Wordsworth vuole il riconoscimento del
pubblico che non sempre riesce ad ottenere e lo definisce come “la rumorosa parte della
comunità”; al contrario, considera il popolo differente, degno di rispetto.
- (3) La produzione artistica diventa un tipo di produzione specializzata dipendente dalle leggi del
mercato e si considera una produzione analoga ad altre forme di produzione. Adam Smith (filosofo
scozzese, 1723-1790) affermava che le opere erano ormai acquistate come si acquistavano scarpe o
calze da coloro che si occupavano di mettere sul mercato tali merci. Mentre si rifiutava il pubblico,
ci si lamentava sempre di più che la letteratura fosse diventata un mestiere. Si pone un problema
che al giorno d’oggi è normale, noi viviamo in una società di serie, ma la serialità comporta un
trauma per l’uomo dell’800 che inizialmente si convince di essere una persona fuori dal comune
perché produce oggetti fuori dal comune ma dopo che si sviluppa la produzione seriale ciò viene
meno, non esiste più l’originale. Questo nuovo scenario non ci deve far dimenticare tante altre
sfaccettature dell’artista romantico che rifiuta la modernità e l’industria.
- In un periodo in cui l’artista viene definito nient’altro che un produttore per il mercato, egli
definisce sé stesso come una persona particolarmente dotata.
- (4) Conseguenze dell’idea di arte come realtà superiore: una positiva in quanto l’arte offriva una
base immediata per una critica all’industrialismo e una negativa in quanto tendeva a isolare l’arte e
a indirizzare la facoltà dell’immaginazione solo a questa attività. Young, contrappone il lavoro
spontaneo del genio al lavoro imitativo formale (imitazione vs originalità). La parola “imitazione”
nella definizione di Young, in quasi tutta la teoria romantica acquistò un significato spregiativo. La

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nuova idea di una realtà superiore dell’arte viene espressa da Blake: artista libertario, si illude che
possa esserci un cambiamento tramite l’arte
- (5) L’artista romantico si ritiene un genio, non più una persona qualsiasi. La parola arte che voleva
dire abilità, nel secolo XVIII assume un significato specialistico. La parola artista dal significato di
persona abile si distingue da artigiano. Infatti, l’accento sull’abilità viene gradualmente sostituito
dall’accento sulla sensibilità. La poesia è stata identificata come l’arte in generale e per questo gli
artisti giunsero a vedere sé stessi come “agenti della rivoluzione per la vita”

- Le Lyrical Ballads sono sicuramente l’opera più famosa della prima fase romantica (1798). La
prefazione (interamente scritta da Wordsworth) è importante perché è una sorta di manifesto del
romanticismo inglese ovvero un progetto. La Preface to Lyrical Ballads cerca di rappresentare una
teoria con fondamenti scientifici attendibili. Si tratta di un’espressione di un pensiero rivolto ad un
pubblico borghese, come un ammaestramento di come deve comportarsi e di come non deve farsi
travolgere dall’egoismo del profitto. Una delle dichiarazioni più famose di Wordsworth, è la sua
definizione del ruolo del poeta. Si chiede: chi è un poeta? A questa domanda risponde che un poeta
è “un uomo che parla ad altri uomini”. Il poeta non è diverso dagli altri ma è chiaramente un
comunicatore. Wordsworth, inoltre, volta le spalle al fantasioso linguaggio della poesia del ‘700 con
lo scopo “di adottare il vero linguaggio dell’uomo”. Cerca di scrivere una poesia il più possibile
vicina al linguaggio quotidiano. Questo è un principio ammirevole ma difficile da mettere in pratica.
Infine, Wordsworth dichiara che “tutta la buona poesia è un fluire spontaneo di sentimenti
potenti”. Questa celebre frase dà inizio e riassume alla perfezione il Romanticismo britannico.
Poesia non è imitare gli scrittori classici. È ciò che senti dentro. Questo concetto segna una svolta,
dalla quale non si torna indietro, verso una poetica espressiva nella quale si crede ancora oggi.
Nelle Lyrical Ballads sottolinea la verità e l’umanità della poesia attaccando chi parla della poesia
come materia di divertimento.
All’interno del romanticismo inglese ci sono due prospettive: una riporta a Wordsworth che aveva
una chiara poetica in mente che andava contro una poesia elitaria. Mentre Shelley, a differenza di
Wordsworth (che punta sul rinnovamento formale della poesia), affronta il problema del gusto,
ovvero del nostro modo di porci rispetto alle manifestazioni culturali. Il concetto di gusto è
importante perché implica una specie di rapporto tra scrittore e lettore. Il concetto di gusto
secondo Shelley è inadeguato perché il gusto “è una metafora presa in modo passivo dal corpo
umano e trasferita a cose che non sono nella loro essenza passive”. Shelley attribuisce al concetto
di gusto delle proprietà che non sono passive. Senza l’impiego di un’attività cooperante nella mente
del lettore non può essere di adeguata simpatia con nessuna di queste emozioni. Senza questo
impulso ausiliario, una passione non può esistere. Il lettore deve essere coinvolto e questo fa del
poeta un filosofo. La simpatia avviene a livello emotivo ma coinvolge il lettore nella sua interezza.
Questa partecipazione è il segnale della riuscita dell’opera d’arte, la cooperazione da parte del
lettore è un prerequisito fondamentale altrimenti l’intera opera artistica non avrebbe senso.
Shelley dice che la cultura serve a renderci uomini civili, serve a formarci. Questa è un’idea molto
più ampia del concetto di individuo in cui l’individuo è in grado di capire meglio quello che è intorno
a sé perché il gusto non è semplicemente la capacità di saper apprezzare un quadro o una poesia.
La posizione di Shelley è dunque assolutamente a favore della cultura, di una forma di arte
partecipativa. Questa posizione viene esplicitata nella Defence of Poetry che è un manifesto critico
in cui i poeti sono autori di una rivoluzione che non è solo poetica ma anche etica perché sostiene il
perfezionamento dell’umanità attraverso le arti. Defense of Poetry = è uno studio molto
interessante sui quali si sofferma Williams perché analizza non soltanto la poesia ma la figura del
poeta che infatti giganteggia in Shelley e il poeta è una figura importante anche per le ricadute della

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poesia in ambito sociale. Cioè il poeta influenza la politica del tempo, anche i costumi. C’è una
notevole osmosi tra quella che è la sfera sociale e le scelte poetiche di chi scrive secondo Shelley.

CAPITOLO 5: MARXISMO E CULTURA


- Marx viene presentato da Williams non come l’inizio di una rivendicazione di diritti che poi
prosegue sulla sua scia ma come un intellettuale vittoriano fra tanti, inizia infatti, a paragonarlo con
dei suoi contemporanei schierati in posizioni simili alla sua, libertarie. Williams così, rivendica una
tradizione emancipatoria precedente a Marx, la tradizione dei Dissenters (=dissenzienti),
anticonformisti in ambito religioso (la religione giocava un ruolo superiore a quello che conosciamo
noi). I Dissenters rappresentano dunque una tradizione libertaria che preesiste Marx che, ha il
merito di aver sviluppato molte istanze che erano presenti nei Dissenters.
- Secondo Williams non esiste un titolo che si incentri precisamente sulla cultura, lui estrapola e
costruisce una concezione marxiana di cultura a partire dai suoi testi economico-politici.
- Marx mette insieme componenti giuridici, religiosi, filosofici e artistici e presuppone una
diseguaglianza a livello culturale, riconosce la presenza di competenze diverse. Per Marx le forme
giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche sono cultura. Da un certo punto di vista può
aver torto nel dire che sono le condizioni di vita materiali a determinare la cultura di un individuo
ma ha sicuramente ragione nel presupporre l’esistenza di disuguaglianze a livello culturale
- Il concetto di ideologia per Marx ha due accezioni: prima accezione: l’ideologia è una nozione
diffusa ma falsa (falsa coscienza); ci si illude di qualcosa che non rappresenta la realtà.
seconda accezione: ideologia come termine neutro, è l’idea che noi ci facciamo dei fenomeni, ogni
opinione è degna di attenzione poiché svolge un importante ruolo sociale (può essere vera o falsa).
Sistema di pensiero che sta dietro l’espressione.
- Marx considera la struttura economica come filo conduttore su cui si regge una cultura. La
posizione dell’arte rispetto alle condizioni economiche è una situazione in un certo senso passiva in
cui la struttura economica è considerata come “processo principale”.
- Engels, dopo la morte di Marx, continua a curare le sue opere

CAPITOLO 6: GEORGE ORWELL (1903-1950)


Williams afferma che Orwell non è un grande artista né un grande pensatore, ma il suo interesse consiste
quasi interamente nella sincerità. L’Inghilterra sperimentò per prima l’industrialismo e le sue conseguenze
e Orwell lo visse e lo registrò con sincerità. L’effetto generale della sua opera è un effetto paradossale, era
una persona molto umana che comunicò un eccesso di terrore inumano. Era un socialista che rese popolare
una critica severa dell’idea del socialismo e dei suoi aderenti. Credeva nell’uguaglianza ma fondò le sue
opere su una affermazione di disuguaglianze e di inevitabili differenze di classe. Il metodo di Orwell consiste
nell’affermare e poi nel discutere all’interno dell’affermazione. Il metodo è diventato quello del giornalismo
e Orwell nelle sue analisi della lingua fece molte osservazioni sul linguaggio della propaganda ma cadde con
molta facilità nel cattivo uso delle emozioni proprio della propaganda. William si trova d’accordo con Orwell
sul fatto che la buona prosa è strettamente dipendente dalla libertà e dalla possibilità sociale di dire la
verità. Secondo Williams, l’atteggiamento di Orwell è sconcertante finché non si trova la chiave del
paradosso che Williams chiama paradosso dell’esilio. Bisogna fare una distinzione tra esilio e
vagabondaggio: nell’esilio di solito è presente un principio mentre nel vagabondaggio vi è sempre un
rilassamento. Orwell in differenti momenti della sua carriera è un vagabondo che in termini letterari è il
“corrispondente”. Il corrispondente è un osservatore, un intermediario ed è difficile che capisca la vita della
quale scrive. I primi romanzi di Orwell sono una specie di corrispondenze romanzate. Il principio che egli
scelse fu il socialismo che con Orwell divenne il principio dell’esule ed egli l’avrebbe ad ogni costo
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mantenuto inviolato. Non attaccò tanto il socialismo che era ben saldo dentro di lui, quanto i socialisti.
Attaccò del socialismo le discipline e su questa base concentrò il suo attacco al comunismo. Anche i suoi
attacchi contro la negazione della libertà sono mirabili: tutti noi dobbiamo difendere le libertà fondamentali
di espressione. Per l’esule la società è totalitaria: non può impegnarvisi, è obbligato a starne fuori. Ma
Orwell era profondamente scosso dalla sofferenza e dalla povertà che vedeva che riteneva evitabili e
rimediabili ed era convinto che i mezzi per rimediarvi appartenessero alla società. Orwell proponeva che in
tali circostanze lo scrittore deve scindersi: una parte di sé stesso disimpegnata e l’altra implicata.
L’esperienza registrata da Orwell è quella di una vittima, di un uomo che respinge le conseguenze della
società ma che conserva il suo caratteristico tipo di coscienza. Orwell scrisse abbondantemente sulla classe
lavoratrice inglese. In questo campo, Orwell è di nuovo un corrispondente, un acuto osservatore. Ma vi è
un errore di fondo poiché Orwell esamina solamente ciò che è visibile, i fattori esterni e si limitava soltanto
a indovinare quello che non era evidente (ovvero i sentimenti). L’errore sta soprattutto nelle conseguenze
in quanto giunse a pensare che i lavoratori fossero privi di risorse e che non sarebbero mai stati in grado di
aiutare sé stessi. La sua conclusione è che i proletari sono mostruosi e non ancora coscienti, un giorno lo
saranno e nel frattempo l’esule tiene in vita la verità. Secondo Williams, infine, questa maniera di
considerare i lavoratori non deriva dai fatti o dall’osservazione bensì dal sentirsi esiliato.

Il socialismo è un ampio complesso di ideologie, orientamenti politici, movimenti e dottrine che


tendono a una trasformazione della società in direzione dell'uguaglianza, o comunque
della proporzionalità, di tutti i cittadini sul piano economico, sociale e giuridico. Si può definire
come un modello o sistema economico che rispecchia il significato di "sociale", che pensa cioè a
tutta la popolazione.

CONCLUSIONE
L'elaborazione dell'idea di cultura è un lento riprendere il controllo dopo una serie di cambiamenti che
avevano sconvolto l'Inghilterra del tempo. La sua apparizione nei significati moderni segna lo sforzo verso
una valutazione qualitativa totale ma quello che indica è un processo, non una conclusione. I concetti riuniti
sotto questa voce definiscono i modi di affrontare problemi e conclusioni.
In ognuno dei tre massimi problemi (industria, democrazia, arte) vi sono state nell'opinione pubblica tre
fasi:
1) La prima è il rifiuto sia della produzione meccanica sia dei rapporti sociali insiti nel sistema industriale;
preoccupazione nei confronti della democrazia e riguardo la minaccia alle minoranze. Maggiore insistenza
sul valore indipendente dell'arte e sull’importanza per la vita comune dei valori che l’arte rappresentava.
(1790-1870)
2) La seconda una fase di crescente risentimento contro la macchina in quanto tale (e insistenza sulla
necessità di una società organica contro l'individualismo). Maggiore insistenza sull'arte come valore in sé
stesso, perfino come separato dalla vita comune. (1870-1914)
3) La terza è l'accettazione della produzione meccanica e l'interesse è volto al problema delle relazioni
sociali all'interno di un sistema di produzione industriale (di nuovo paura della nuova società di massa).
Maggiore sforzo per reintegrare l'arte nella vita comune. (1914 fino al 1945)
Massa e masse
Per massa si intendeva plebaglia, poi tre tendenze sociali ne ratificarono il significato:
1) Concentrazione della popolazione nelle città industriali
2) Concentrazione degli operai nelle fabbriche
3) Sviluppo di un organizzata classe operaia, un ammassarsi sociale e politico.
Tuttavia, i pregiudizi che erano attribuiti alla plebaglia rimasero: minaccia, della cultura, mediocrità,
incostanza. La democrazia di massa, e quindi la democrazia, venne così messa in discussione in quanto
sarebbe consistita nell'esercizio del governo da parte di questa plebaglia. Il suo opposto è una democrazia
di classe, tradotto in termini poveri l'esercizio del governo da parte di una sola classe.
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Questa formazione delle masse e l'aumento della portata delle tecniche della comunicazione ha portato
alla comunicazione di massa. Questo nuovo tipo di comunicazione cambia l'esprimersi dell'oratore, non
tanto per il fatto che non si può conoscere ogni elemento della massa ma a seconda della funzione della
comunicazione: se si comunica per educare, la trasmissione delle informazioni sarà educata e razionale. Se
lo scopo è influenzare la trasmissione sarà adatta a quella delle masse e colui che espone sarà un agente
non una fonte.

Dopo l'Education Act del 1870, si creò un pubblico di massa, capace di leggere e scrivere ma non abituato
alla lettura, meschino di gusti e costumi. La cultura di massa ne fu l’ovvia conseguenza. (Anche se
ovviamente l'inizio non è così netto, si era imparato a leggere e scrivere da prima e anche la cattiva stampa
polare è precedente). Ma se da quella data è aumentato il numero di lettori e di libri cattivi, è vero anche
che è aumentato anche il numero dei lettori e dei libri buoni, di giornali e periodici, frequentatori di
biblioteche e corsi di istruzione.

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Ma istruire le masse non significa abbandonare l'istruzione di alto livello dei letterati. Non si di difendere un
certo livello di istruzione contro la plebaglia.

Comunicazione e comunità

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Cultura e quale sistema di vita?

L'idea di comunità

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