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RICHARD HOGGART (1918-2014): The uses of literacy (1957)

L’opera più conosciuta di Hoggart è The Uses of Literacy: Aspects of Working Class Life (1957), in cui viene
analizzato lo sviluppo della cultura popolare e l’influenza dei Mass Media in Gran Bretagna. Questo
volume, insieme a Culture and Society di Raymond Williams, rappresenta uno dei pilastri su cui si sono
fondati i cultural studies britannici. Originariamente, il volume fu intitolato The Abuses of Literacy , al fine
di enfatizzare maggiormente l’impatto negativo dei mass media e in modo particolare del giornalismo
scandalistico e della fiction popolare nei confronti dei lettori della classe operaia. Il testo, di matrice
autobiografica, raccoglie i frutti dell’esperienza di Hoggart nel dopoguerra come insegnante di letteratura
e si divide in due parti: nella prima viene celebrata la grande forza e resistenza della classe lavoratrice,
mentre nella seconda parte viene evidenziata una profonda critica alla banalità e superficialità portata da
newspaper, magazine, pubblicità e romanzi popolari. Il punto focale della ricerca di Hoggart è
rappresentato dalla denuncia di una differenza sostanziale tra ciò che veniva proposto dai vari modelli di
letteratura moderna ed il vissuto dei lettori della classe operaia inglese: infatti, ciò che si avvertiva era un
profondo dislivello tra le proposte di insegnamento attuali e le reali condizioni di vita della gente
ordinaria.

Thomspon e Hoggart sono due autori molto diversi sebbene appartengano allo stesso periodo e si possono
considerare tra i maggiori esponenti dei Cultural Studies. Il testo più famoso di Hoggart è “The uses of
literacy”, un testo antropologico in cui scrive anche qualcosa di autobiografico. Vi è inoltre, una lettura della
storia effettuata attraverso uno studio sul campo. Con uno stile e una scrittura molto chiari, in The uses of
literacy, si registra il distacco dalla cultura nella quale si è cresciuti, ovvero, si passa da una cultura Working
class ad una cultura urbana Middle class. Questo si può notare anche da come si pone l’autore, vi è infatti
un elemento di forte disagio. L’analisi fatta da Hoggart si incentra dunque sui tempi premoderni. Si pose
la stessa domanda di Williams ottenendo però una risposta differente: Williams si interrogò sul senso del
cambiamento, al contrario Hoggart ne prese atto arrivando alla conclusione che la società è cambiata, i
contadini di ieri sono diventati i cittadini di oggi, tuttavia, chi si è inurbato resterà comunque un
contadino dentro. Hoggart scrive The uses of literacy per ricostruire un’archeologia della Working class che,
allo stesso tempo, è lo specchio della contraddizione che si vive ancora in tutti gli stati dove c’è stata una
industrializzazione forzata (Cina). The uses of literacy è quindi un recupero ed una conservazione di una
cultura premoderna organica, Hoggart esplora questo mondo premoderno e lo vede minacciato. Dunque,
la differenza tra Hoggart e gli altri due studiosi (Williams e Thompson), sta proprio nel fatto che questi
ultimi due cercarono di capire come la società si era evoluta in senso industriale mentre Hoggart afferma
che si, si è evoluta in senso industriale, ma se si guarda sotto la superfice ci si renderà conto che quella
cultura premoderna continuerà a sopravvivere. Possiamo quindi inquadrare Hoggart come un esponente
del “nativism”, un termine chiave per capire anche le politiche populiste (per populismo si intende un
atteggiamento ed una prassi politica che mira a rappresentare il popolo e le grandi masse esaltandone
valori, desideri, frustrazioni e sentimenti collettivi o popolari). Hoggart risentiva del fatto di provenire dalla
Working class e credeva che quella cultura premoderna fosse migliore della cultura di massa che si era
venuta a creare e che considera come un aspetto negativo. Secondo Hoggart, l’operaio, resta genuino
dentro e non si lascia condizionare dall’industrializzazione e rifiuta la massificazione. La cultura della
Working class che Hoggart racconta è una cultura vista dall’interno: infatti lui la racconta con molte
esitazioni dovute al fatto che ci sta raccontando la storia della sua famiglia; la storia della nonna che
parte dal Country Side e arriva in città. Hoggart spiega che l’anziana signora non si integrerà mai nella
cultura urbana. Anche con questo esempio dimostra che la società legata alla Working class non è una
società che va confusa con la cultura di massa che lui associa alla città. La città è vista con diffidenza, essa
corrompe e non consente ad una comunità organica delle regole di comportamento e di interazione sociale
a livello di contatto personale face to face. La città è il male mentre il Country side preserva determinati
valori. Quella di Hoggart è una visione conservatrice ma anche simpatetica (concorde o conforme alle
inclinazioni di una persona) della Working class che secondo lui funziona nel senso di una maturazione
dell’individuo che è una maturazione nel senso di scetticismo verso la possibilità di progresso sociale offerto
dalla mass society che è sostanzialmente materialista attraendo gli ingenui con promesse di grandi
guadagni. Questa soddisfazione non gli viene data, a differenza di quel riconoscimento che invece avevano
nella società organica.

CONCETTO DI SOCIETA’ ORGANICA: teorizza che la società sia basata o debba basarsi sul modello di un organismo
vivente in senso più stretto ad un essere umano e questa visione si contrappone alla visione individualistica.
L’individuo si sviluppa all’interno di una società e cresce grazie ai rapporti con i propri simili. Con essi collabora e
realizza le proprie imprese. L’individuo è dunque dipendente, in tutto o in parte, dai propri rapporti sociali. La
conseguenza di ciò è che gli individui non sono detentori di diritti per sé stessi ma per grazia della società in cui vivono.
La “società organica” a cui il nome di Burke sarebbe stato legato, si stava frantumando sotto i suoi occhi, mentre egli
protestava per altre cose.

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