Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
PENSIERO
ECONOMICO
Pagina 1 di 97
La storia del pensiero economico non ha un vero e proprio inizio però ci sono
alcuni passaggi attribuiti all’antica Grecia, epoca classica, che noi riconosciamo
come pensiero economico (utilizzare gli schiavi come mano d’opera).
Anche in Aristotele c’erano segni di economia che a quel tempo non era visti
dato che non vi era una scienza economica.
Si passa dal sistema di autoconsumo come nelle città antiche, al sistema
feudale. L’economia dei vari paesi si basava principalmente sull’agricoltura nel
medioevo sistema che resse le economie fini al XV secolo.
Il XV secolo fu molto importante dato che ci fu la rivoluzione commerciale
che portò il sistema feudale a scomparire dando spazio al commercio
internazionale. Il commercio internazionale fece si che i vari paesi
cominciarono a scambiare bene tra di loro, cosa mai successa in quanto erano
tutti sotto un unico regno. Il fattore che incise maggiormente fu la scoperta
dell’America, da parte dei paesi iberici, poi nacquero le varie compagnie che
commerciavano non solo con le Americhe ma anche con le indie. La scoperta
dell’America portò con se la scoperta di un nuovo materiale l’oro. Un nuovo
continente è un nuovo materiale diedero vita al primo sistema economico
moderno il Mercantilismo (sistema teorico).
Il centro del mondo del commercio cominciò a spostarsi dall’Europa alle
Americhe e Indie.
Perché l’oro era cosi fondamentale? Oltre ad essere alla base delle economie
principale dell’epoca, l’oro era visto come mezzo per rappresentare la ricchezza
del paese ma non solo, anche come mezzo per rappresentare la potenza e la
forza commerciale e non solo del paese, questo portò ad aumentare il rispetto
dei vari paesi.
L’oro portò con se anche degli svantaggi: un aumento generale dei prezzi, che
portò ad un aumento generale dell’inflazione (primo cenno), che portò paesi
come Spagna e Portogallo a uscire dal panorama mondiale dato che non
riuscirono a fronteggiarla e ad essere solidi come gli altri paesi.
Un cambiamento fondamentale avvenne anche dal punto di vista delle persone
perché nacque il concetto di Nazione. Il concetto di Nazione portò la creazione
di un’identità comune tra le persone che portò alla nascita della Storia
economia perché, identità nazionale = interesse del paese = nuovi pensieri su
come far cresce e migliorare la propria nazione.
Rivoluzione commerciale + nazionalità = maturazione verso la nascita dei
sistemi economici.
Pagina 2 di 97
L’economia divenne scienza autonoma perché si notò quanto fosse importante
elaborare teorie e pensieri per rendere la nazione migliore e soprattutto solida
e avvantaggiarla.
Nei secoli XII e XIII prese avvio la crescita delle economie comunali e dei
traffici commerciali e finanziari delle borghesie cittadine.
Prima di tutto cio’ erano rilevanti le tesi di Aristotele che si occuparono
dell’arricchimento proveniente dallo scambio e dall’usura, suddividendo la sua
teoria in “crematistica naturale” (arte di arricchire producendo beni e servizi
utili all’esistenza)e “crematistica non naturale”,(arricchimento proveniente dallo
scambio e dall’usura)
• la legge divina
Pagina 3 di 97
• il diritto naturale
• il diritto positivo
I COMUNI-UMANESIMO.RINASCIMENTO
Pagina 4 di 97
Il pensatore che meglio espresse questa rivoluzione del pensiero politico e
sociale fu Machiavelli. Quest'ultimo aveva sotto gli occhi la decadenza della
sua patria.aveva individuato la causa di tale situazione nella decadenza morale.
Non ne aveva però dedotto che la natura umana e’ maligna e che peccato
originale rende l’homo homini lupus.
Il rinnovamento culturale apportato dall’umanesimo contribui’ ad alimentare
l’innovazione anche nel pensiero economico,
Francesco da Empoli disse che colui che comprava titoli non era un usuraio ma
bensì qualcuno che scommetteva su qualcosa di rischioso, quindi quello che
guadagnava era giustificato in quanto non vi era nessun rapporto di mutuo,
che alla fine veniva rimborsato dallo stato a un interesse nominale. Il
guadagno era visto come premio per il rischio e non come usura.
Per parlare della teoria del valore bisogna parlare anche del taccamento. le
piu’ importanti corporazioni della città, le arti della lana, della seta e dei
mercanti, prescrivevano ai propri membri di applicare una “tacca “ alle merci
vendute, ovvero un cartello di legno in cui venivano trascritte tutte le voci di
costi: il primo costo, il costo del lavoro, delle materie prime, di trasporto, ecc.
Il prezzo di vendita veniva poi fissato aggiungendo a tale costo un ricarico
lordo che doveva garantire un “guadagno onesto”.,
Mentre la pratica del taccamento sembrava dar corpo a una teoria del valore
come prezzo di produzione, in realta’ portava alla luce il ruolo del controllo dei
mercati nella fissazione del prodotto aprendo una crepa nella teoria
oggettivistica del valore,
E’ qui che si insinua l’elaborazione di Antonio Pierozzi. Antonio esprime che ci
sono delle ragioni alla base del prezzo come la difficoltà delle materie prime e
che la compravendita sia giusta se le due parti sono d’accordo. Secondo lui ci
sono fattori oggettivi alla base della formazione del prezzo come la scarsità’ e il
costo di produzione, ma anche soggettivo come la stima individuale del valore
del bene.
A partire dalla meta’ del XVI secolo inizio’ nel nord Europa un lento processo
di trasformazione sociale, politica e culturale che durò fin oltre la meta’ del
XVIII secolo. Uno dei fattori principali di questo processo fu l'afflusso di oro
dalle Americhe, infatti i prezzi triplicarono in Europa tra il 1500 e il 1650 e le
conseguenze sociali furono enormi. Da una parte si assistette a un graduale
impoverimento di quelle classi sociali, aristocrazia e clero, che vivevano di
redditi fissati per consuetudine i quali si adeguavano con molta lentezza alla
diminuzione del valore della moneta mentre dall’altra parte si verificò un
arricchimento senza pari della borghesia mercantile. L’espansione dei commerci
Pagina 5 di 97
e di quelli a lunga distanza portò alla formazione dei centri commerciali e
industriali e al riemergere della figura del mercante manifatturiere.
Ritorna il sistema di lavoro a domicilio (putting-out system) in cui il mercante
fornisce all’artigiano le materie prime e gli commissiona il lavoro; in un
momento successivo la proprietà degli strumenti del lavoratore passò al
mercante e quindi il lavoratore non vendeva più un prodotto finito bensì la
propria capacità produttiva.
Si assistette inoltre alla formazione di una classe lavoratrice di tipo moderno su
scala nazionale . nelle campagne tale processo fu favorito dalla diffusione del
sistema di produzione a domicilio, dal movimento di recinzione delle terre, e
dall’aumento della popolazione. altro cambiamento importante fu
l’affermazione dei moderni stati nazionali a seguito della Pace di Wesfalia.
Lungo processo che affonda ale sue radici nella lotta tra Comuni, papato e
Impero.
L’economia politica nacque per dare un senso alle attività svolte dallo stato e
dell’agire sociale.
Per la prima volta la scienza viene riconosciuta tale e ci si basa sulle scelte
dell’uomo fatte per il bene della nazione e non per principi universali dettati da
dio.
I filosofi nominalisti furono importanti in quanto cercavano la conoscenza nello
studio degli aspetti individuali particolari, delle cose, invece che la loro essenza
universale.Tra fine 600 e 700 si cominciarono a diffondere ideologie simili trai
paesi e proprio per questo commerciare divenne più semplice e immediato.
Pagina 6 di 97
MERCANTILISMO
Il bullonismo si diffuse nelle corti europee nel 500 e alla base vi era il concetto
che la moneta fosse la ricchezza. Visione giusta per l’epoca in quanto le guerre
si vincevano con l’oro e l’oro era l’unica ricchezza che aveva senso accumulare.
Il mercante reputava la moneta come mezzo che si autovalorizzava.
I bullonisti la pensavano cosi perché erano funzionari statali del tesoro quindi
privilegiavano la non uscita di oro dai confini quindi bisognava ridurre il numero
di monete in circolazione, cercare di diminuire le importazioni o pagare le
importazioni con altre merci piuttosto che monete.
Ci furono diverse dottrine bulloniste come quella delle alterazioni del cambio
causate da squilibrio bilancia commerciale(un tasso di cambio maggiore della
parità metallica, avrebbe portato a un fuori uscita di metallo prezioso, quindi
meno moneta, meno scambi, aumento deficit), es. Malynes che venne
smentita da Misselden che diceva che era lo squilibrio a det. il tasso di cambio
e bisognava incoraggiare le X e scoraggiare le IM.
Dovevano essere aboliti i dazi alle esportazioni e alzati quelli alle importazioni.
E’ nel 1664 che viene istituita da Colbert la tariffa doganale francese.
venivano pero’ ammesse delle eccezioni. la libera importazione di materie
prime utili all’industria nazionale non veniva ostacolata, mentre veniva proibita
l'esportazione di materie prime importanti come ad esempio la lana.
E’ del 1651 l'Atto di navigazione inglese “ con il quale veniva vietata
l'importazione di merci se non su navi inglesi.
HUME
Pagina 9 di 97
TEORIA DEL VALORE
Nel 1588 si realizza un tentativo di creare una teoria del valore utilità
avanzata da Davanzati. quest’ultimo avanzo’ la tesi che il valore delle merci
dipende dalla loro utilità e dalla loro rarità; ma non conta solo l’utilità assoluta
bensì l’utilità in relazione alla quantità dei beni di cui si dispone.
L’effetto della maggiore rarità sarebbe di accrescere il valore d’uso delle merci
e quindi il prezzo a cui esse si possono vendere. La teoria venne ripresa nel
1680 da un discepolo di Galileo il quale sostenne che “ sono i desideri degli
uomini la misura del valore delle cose”; i prezzi iniziano così a variare in base
ai gusti dei consumatori.
Qualche anno più tardi, Nicholas Barbon sintetizzò il pensiero mercantilista: il
valore naturale delle merci è rappresentato dal loro prezzo di mercato, inoltre
sono le forze della domanda e dell’offerta a determinare il prezzo di vendita.
Pagina 10 di 97
Abbozzò’ inoltre una idea del sovrappiu’ calcolato sottraendo dal valore del
prodotto ottenuto su un dato appezzamento di terra sia la resa sia il salario
pagato. diede inoltre importanti contributi in tema di finanza pubblica dove
venne anticipate varie tesi della futura teoria classica e liberista.
King fu uno dei proseliti di Petty del quale ricordiamo la famosa Legge di
King: un aumenti percentuali del prezzo del grano sono una funzione
crescente delle riduzioni percentuali dei raccolti.
LOCKE
Tento’ di giustificare la proprietà privata facendo uso della teoria del valore-
lavoro. la sua idea era che la liberta’ individuale implica il diritto di disporre del
proprio lavoro. da cio’ ne deriverebbe il diritto alla proprieta’ del prodotto del
proprio lavoro, considerato un diritto naturale.
Dello stesso parere era Mandeville che in una sua pubblicazione sostenne non
solo che il benessere pubblico era meglio perseguito lasciando agli individui la
piena liberta’ di soddisfare i priori vizi, ma anche che alcune virtù’ come ad
esempio il risparmio erano socialmente meno utili del loro opposto.
Pagina 12 di 97
TABLEAU ECONOMIQUE
Il trentennio 1750-80 puo’ essere definito l’eta’ d’oro del pensiero economico
italiano, i piu’ importanti illuministi italiani furono:
Pagina 13 di 97
HUME:I Political Discourses sono importanti nella storia del pensiero canonico
perche’ in essi, furono poste le basi del liberismo economico inglese.
In tema di moneta Hume forni’ una versione dinamica della teoria quantitativa,
in cui riconobbe la possibilità’ che un aumento dell’offerta di moneta avesse
anche rilevanti effetti reali. in questo processi di trasmissione, molto
somigliante la meccanismo del moltiplicatore, gli incrementi di spesa possono
generare insieme gli aumenti dei pressi anche un’espansione della produzione
e dell’occupazione.
Hume nego’ che il volume del commercio internazionale fosse fisso e quindi
che un paese potesse aumentare le proprie ricchezze solo a spese di altri.
poi nego’ che il saggio di interesse dovesse variare inversamente all’offerta di
moneta.
Nego’ il principio secondo cui il modo migliore per servire l'interesse collettivo
era lasciar libero gioco agli interessi privati. defini’ la domanda in termini del
bisogno di merci e negò che bisogni e capacita’ di pagamento fossero sempre
tali da garantire la piena occupazione. per fare cio’ lo stato doveva
incoraggiare le esportazioni favorendo l'aumento della competitività’ dei
prodotti nazionali. predicava anche il salario di sussistenza. da una parte
c'erano quelli che sostenevano la necessita’ di mantenere bassi i salari per
scoraggiare il vizio e l’ozio, dall’altra c’eran coloro che sostenevano invece che
alti livelli di salario potevano contribuire a stimolare i lavoratori.
SMITH
Pagina 15 di 97
SMITH:Adam Smith è un filosofo scozzese, è stato docente di Filosofia
all’Università di Glasgow e dopo gettò le basi dell’economia politica classica.
L'opera più importante è intitolata “Indagine sulla natura e le cause della
ricchezza delle nazioni “ (1776), che chiude il periodo dei mercantilisti e dei
fisiocratici, da lui così definiti e criticati, dando avvio alla serie di economisti
classici, diventando il punto di riferimento per tutti gli economisti classici del
XVIII e XIX secolo, come Ricardo, Malthus, Say e John Stuart Mill.
Smith, nel suo primo libro, introdusse il concetto di “divisione del lavoro”: la
divisione del lavoro è il processo mediante il quale un’operazione produttiva
viene suddivisa in un certo numero di operazioni separate, ognuna realizzata
da individui diversi. Egli fece l’esempio della fabbrica degli spilli: un operaio da
solo, per costruire una spilla si deve cimentare in tante operazioni diverse,
(Smith è riuscito ad identificare diciotto operazioni distinte); quindi, l’operaio
che si cimenta in queste svariate operazioni, non riuscirà mai a velocizzare il
processo di tutte le fasi. In una giornata lavorativa sarà in grado di realizzare
al massimo una spilla. Mentre, attuando la divisione del lavoro, Smith afferma
che ogni fase di produzione necessita di un lavoratore, il quale con il tempo si
specializzerà solo in quella determinata fase, diminuendo i tempi di produzione
e aumentando la precisione; in una giornata lavorativa gli operai specializzati
potranno produrre migliaia di spille. Le ragioni dell’incremento produttivo
indotto dalla divisione del lavoro sono principalmente due, ossia l’aumento
dell’abilità manuale di ogni lavoratore e quindi la specializzazione nella
determinata fase e la riduzione di tempo perso per passare da una fase di
produzione all’altra.
Adam Smith, che è considerato uno dei padri dell’economia classica moderna,
concepisce la divisione del lavoro come un processo di specializzazione del
lavoro che riguarda 2 forme complementari:
Pagina 16 di 97
• Specializzazione tra le attività produttive (divisione orizzontale del lavoro).
Questa divisione è connessa alla prima forma divisione del lavoro verticale in
quanto man mano che si sviluppa la prima si sviluppa anche la seconda.
Durante questo processo iniziano a nascere delle attività produttive
specializzate nella produzione di singoli beni (sia finali che strumentali). Si
tratta di una divisione orizzontale del lavoro e comporta la nascita di diversi
settori economici.
Pagina 17 di 97
La teoria del lavoro comandato svolge un ruolo importante nella teoria
smithiana .
Adam Smith considera il lavoro come origine di tutte le cose che soddisfano le
necessità e i bisogni della vita umana. Secondo lui la ricchezza ha origine nel
lavoro che ha prodotto i beni che costituiscono la ricchezza. Con la divisione del
lavoro solo una minima parte delle cose di cui si ha bisogno si possono
ottenere direttamente dal proprio lavoro in quanto un singolo individuo non è
in grado di produrre tutto ciò di cui ha bisogno. Gran parte delle cose si
possono ottenere solo scambiando i prodotti del proprio lavoro con i prodotti
del lavoro altrui. La conclusione di Smith è che una persona è più o meno ricca
a seconda della quantità di lavoro altrui che riesce a comprare vendendo la
propria merce.
Secondo Smith dunque “il lavoro è la misura reale del valore di scambio di
tutte le merci”. Il lavoro comandato può essere definito come il lavoro che
indirettamente possiamo acquistare scambiando i prodotti del proprio lavoro
con prodotti di lavoro altrui. In questo modo Smith misura i prezzi in termini di
quantità di lavoro dividendo il prezzo di una merce per il salario di un
lavoratore per unità di tempo, e così si ottiene la quantità di ore che la vendita
di quella merce è in grado di acquistare o di comandare.
Pagina 18 di 97
Quindi, secondo la mano invisibile di Smith, il sistema economico non richiede
interventi esterni per regolarsi e in particolare non necessita l’intervento di una
volontà collettiva razionale; in condizioni di equilibrio concorrenziale quindi la
produzione consente di offrire le merci che i consumatori domandano, i metodi
produttivi scelti sono quelli più efficienti e quindi quelli che sprecano meno
energie e le merci vengono vendute al prezzo più basso possibile.
Tuttavia, questa teoria non permette di spiegare il fenomeno della
disoccupazione e di trattare adeguatamente le produzioni non-mercantili come
salute e sanità.
Pagina 19 di 97
capitalistica, della teoria additiva dei prezzi e della teoria dei differenziali
salariali.
La terza componente e’ stata trascurata per molto tempo. per Smith il mercato
tesso era concepito come un’insieme di istituzioni: proprietà’ privata,
proibizione pratiche monopolistiche, ecc.
Smith aveva una concezione dell’uomo come un soggetto dotato di IO multipli.
Ci sono sentimenti orientati all’IO( il desiderio di migliorare la propria vita, il
desiderio di stima sociale, la vanità’, il desiderio di accumulare ricchezza) e
sentimenti orientati all’altro
Smith ebbe diversi seguaci in varie parti del mondo dopo la sua morte: dopo la
pubblicazione della ricchezza delle nazioni ci fu un’epoca di entusiasmo e di
ottimismo e fu così sia per la borghesia inglese che era alle prese con la fase
più intensa della rivoluzione industriale, sia per quella continentale
(francese in particolare) che era alle prese con il tentativo di realizzare il sogno
illuminista.
Per la prima volta in tutta Europa gli economisti scoprirono di parlare lo stesso
linguaggio e di avere la stessa idea degli scopi, dei limiti e dell’oggetto di
indagine della scienza economica: quelli di Smith. Pochi economisti diedero dei
contributi originali in quest’epoca, ma coloro che lo fecero si concentrarono
sulla componente di pensiero di Smith dell’equilibrio concorrenziale
individualistico, da cui nascerà l’utilitarismo con Bentham.
Pagina 20 di 97
Thomas Robert Malthus, economista e filosofo, nato nel 1766 e morto nel
1834. Nella sua analisi sul capitalismo, egli non è in grado di migliorare le
condizioni dei lavoratori perchè sostiene che la crescita demografica del
momento era eccessiva e la classe salariata non riceveva redditi sufficienti per
assorbire la crescente quantità di beni messa sul mercato dal nuovo sistema di
produzione industriale; queste idee vanno incontro ad una crisi del sovrappiù e
del ristagno. Inoltre Malthus studia gli aspetti conflittuali e la redistribuzione
del reddito. Lo stato, secondo lui, deve intervenire per risolvere gli squilibri;
questa è la tesi principale per cui si discosta dalla teoria di Smith.
RICARDO: Ricardo nasce a Londra nel 1772. Durante una vacanza a Bath, nel
1799, Ricardo di trova per caso a leggere la “ricchezza delle nazioni” di Smith;
la sua analisi si sviluppa così con tre riferimenti ossia: le vicende concrete dei
suoi giorni, i dibattiti immediati su di esse e il libro di Smith. Ma i principali
contributi alla scienza economica arrivano solo dopo il suo ritiro dall’attività in
Borsa nel 1815 a soli 43 anni.
Ricardo aveva scommesso sulla vittoria inglese nella guerra contro Napoleone
e dopo la battaglia di Waterloo può contare su una ricchezza valutata più di
600.000 sterline dell’epoca. Si trasferisce in campagna e affianca alla sua vita
tranquilla da ricco gentiluomo, un’attività politica e la partecipazione al
dibattito economico dell’epoca. La sua opera principale pubblicata nel 1817 è
“On the principles of political economy and taxation” che lo aiuta ad affermarsi
Pagina 21 di 97
come caposcuola nella élite politico-culturale dell’epoca. Nella sua attività
pubblicistica e parlamentare Ricardo si occupa di questioni monetarie, fiscali e
del debito pubblico. Ricardo, molto attivo nella vita economica del paese,
propone diverse soluzioni da sottoporre alle banche; in primis nel 1816 critica
la Banca di Inghilterra proponendo di reinstaurare la convertibilità delle
banconote in lingotti invece che in monete, in modo da aumentare la
circolazione delle banconote e risparmiare sulle spese di circolazione. Nel 1819
propone di ricorrere a imposte patrimoniali per rimborsare nello spazio di
quattro-cinque anni il debito pubblico accumulato in epoca di guerra e nel 1823
propone che l’emissione delle banconote sia affidata a una Banca nazionale e
che la Banca di Inghilterra sia obbligata a limitarsi all’attività di banca
commerciale.
Ricardo muore l’anno stesso, nel 1823, dopo una malattia. Negli anni
successivi alla sua scomparsa, la sua eredità scientifica viene gradualmente
dispersa, con una crescente deformazione del suo pensiero originario. Ma con
l’edizione delle sue opere curata da Sraffa tra il 1951 e il 1955, Ricardo e il suo
contributo scientifico vengono riproposti all’attenzione degli economisti,
liberando il campo dai fraintendimenti che si erano accumulati nel tempo e
suscitando nuove e interessanti controversie interpretative, direttamente
legate al dibattito teorico contemporaneo sui temi di fondo della teoria del
valore e della distribuzione.(il valore di una merce dipende dalla quantità’ di
lavoro relativo necessario a produrla dunque di un valore d’uso per chi la
possiede)
Questa tesi portata avanti nell’ambito della struttura analitica di Ricardo, deriva
dalla “legge di Say” intesa come impossibilità di crisi da sovrapproduzione
generale; i produttori infatti, secondo questa teoria, non hanno difficoltà a far
assorbire dal mercato le merci che hanno deciso di produrre; per Ricardo infatti
il livello di produzione è in ogni dato momento, quello reso possibile dall'
accumulazione di capitale.
Il problema della rendita viene risolto grazie alla teoria della rendita
differenziale (teoria ricardiana della rendita); secondo tale teoria, la rendita
sulle terre più fertili corrisponde ai minori costi per unità di prodotto che deve
sopportare chi le coltiva, rispetto ai costi relativi alle terre meno fertili; per
ogni appezzamento di terra, la rendita è pari alla differenza tra i costi unitari di
produzione relativi alla meno fertile tra le terre in coltivazione e i costi unitari
relativi alla terra su cui la si vuole calcolare, moltiplicata per la quantità di
prodotto ottenibile su di essa. Sulla meno fertile tra le terre in coltivazione la
rendita è nulla e il profitto risulta così definito come grandezza residuale, cioè
come quella parte del sovrappiù che non viene assorbito dalla rendita.
- in una societa’ capitalista il saggio di profitto deve risultare uniforme nei vari
settori di attività in quanto regola lo sforzo che la società indirizza alla
produzione delle diverse merci;
- inoltre egli sostiene che il saggio del profitto è anche un indicatore del ritmo
potenziale di crescita dell’economia, infatti è pari al rapporto tra prodotti e
capitale anticipato, cioè al tasso di accumulazione.
Le obiezioni a questa teoria arrivano nel 1814, con una lettera di Malthus in cui
aveva obiettato a Ricardo che egli non poteva aggirare il problema del valore e
determinare il saggio di profitto come rapporto tra quantità fisiche di una
stessa merce, dal momento che in ogni processo produttivo si utilizzano mezzi
di produzione eterogenei tra loro e rispetto al prodotto. Ricardo capisce la
validità di queste critiche e propone nei “principi” una nuova soluzione che
consisteva nell’adottare la teoria del valore-lavoro contenuto per spiegare i
prezzi relativi.
Pagina 24 di 97
misurare sia il prodotto sia i mezzi di produzione in termini omogenei ed è così
riuscito nuovamente ad aggirare il problema del valore.
Ricardo nella prima edizione dei “Principi” adotta come misura invariabile una
merce prodotta in un anno di lavoro non assistito da beni capitali. Inizialmente
Ricardo utilizza le sue riflessioni sulla misura del valore per criticare una tesi di
Smith, ovvero quello che se aumentano il salario o il saggio del profitto, come
conseguenza devono aumentare i prezzi naturali delle merci.Teoria legata
all’interpretazione della teoria del prezzo si Smith.
Secondo questa teoria il costo di produzione di una merce e’ scomponibile in
lavoro, terra e altri mezzi di produzione. ma il difetto di questa teoria e’ che
essa presuppone che salari, rendite e profitti siano indipendenti fra loro. Per
mostrare che l’aumento della variabile distributiva non segue necessariamente
un aumento di tutti i prezzi, Riccardo sceglie come standard la merce prodotta
con un anno di lavoro senza anticipo du capitale e senza terra. se aumenta il
salario, i prezzi di tutte le altre merci diminuiscono rispetto a quella scelta
come unita’ di misura. ne segue una critica di Mathus che porta Ricardo nella
terza edizione dei “I Principi” ad accennare a una “merce media”: tale mese
utilizzata come standard, portera’ ad una variazione dei prezzi delle altre
merci, alcune in aumentata altre in diminuzione ,q quindi ad una
compensazione.
Moneta
Ci sono elementi che complicano questa teoria: sono i metalli preziosi di cui è
possibile aumentare la quantità disponibile sostenendo determinati costi di
produzione, pertanto il prezzo dell’oro è determinato sulla teoria del valore-
lavoro. Un altro elemento è la relazione tra loro e i biglietti emessi dalle
banche. Il ruolo dell’oro non è quello di moneta ma di standard della moneta.
pertanto il potere di acquisto della moneta rispetto alle merci va scomposto in
de relazioni distinte:
• rapporto di scambio della moneta con l’oro
• rapporto di scambio tra oro e altre merci,
Pagina 25 di 97
Per Ricardo la variabile cruciale per la politica monetaria non e’ livello dei
prezzi delle merci ma il valore della moneta ovvero ’ il suo rapporto di scambio
con l’oro .
Con Antonio Serra e Thomas Mum si avrà una concezione di bilancia dei
pagamenti. Si sosteneva quindi che conveniva esportare a prezzi alti ed
importare a prezzi bassi; ogni paese doveva riuscire ad offrire il prodotto che
costava di meno in termini di costo di produzione. Questa è la teoria dei costi
comparati: ogni paese, all’interno del commercio internazionale, si specializza
nella produzione di quei beni per i quali gode di un vantaggio relativo nel costo
di produzione. Si ha la sostanziale differenza tra vantaggio relativo e vantaggio
assoluto. La teoria dei costi comparati si basa sull’esistenza di differenza tra le
strutture tecnologiche dei diversi paesi. Alcune critiche accentuano che il
commercio internazionale vada ad accentuare le varie differenze tra i paesi, ma
queste critiche non vanno a influire sula teoria ricardiana con la quale si
dimostra che l’apertura porta a innovazione.
MARX
La società che Marx immagina sarà una società molto più totalizzante, la
società comunista è un progetto dove tutti saranno votati alla creazione di
nuovi rapporti personali e familiari diversi, si arriverà a sostenere che l’uomo e
la donna comunista sono migliori antropologicamente dell’uomo capitalista. Nel
1848 uscirà il manifesto del partito comunista che sarà un punto cardine del
comunismo e del cambiamento della società.
Nasce l’idea di sfruttamento che parte dalle fabbriche ma che può essere
estesa anche in altri rapporti esempio in politica o nelle classi. Si parlerà di
sfruttamento anche tra madrepatria e colonia. Natura del capitale come
rapporto sociale. Rapporti di produzione che sfruttano, non scambio fra uguale.
Occorre che l’economia politica dia strumenti per rompere questo equilibrio.
Pochi punti ma che con Marx si riesce ad entrare in una nuova
ottica(distruggere le fondamenta dell’economia classica). 1848 anno di
rivoluzioni e spartiacque rispetto alla forza dell’industria britannica e alla
maturazione del movimento dei lavoratori.
Pagina 28 di 97
Il valore è creato dal lavoro.
Marx accettò la prima proposizione ma data la sua formazione filosofica rifiutò
ogni riferimento al diritto naturale. I prezzi di produzione sono determinati in
modo da garantire un saggio di profitto uniforme tra le industrie. Bisogna
definire pero le condizioni di equilibrio. Marx parti dal tableau économique
studiando i vari schemi di produzione.
Pagina 29 di 97
Marx si occupò anche dei problemi monetari. La moneta influenza le crisi.
Importante fu la teoria secondo cui l’equazione degli scambi fa dipendere la
quantità offerta di moneta e la sua velocità di circolazione dai bisogno delle
transazioni. Ma l’adattamento della moneta ai bisogni non si verifica solo dalla
velocità delle transazioni ma anche dal ruolo svolto dal credito
nell’adeguamento della quantità di moneta offerta.moneta = circolante,
depositi e cambiali.
Fai di espansione aumento domanda aggregata eccesso anche dei prezzi, così i
capitalisti spendono più di quello che guadagnano domandano prestiti. Dato
che l'interesse cresce meno del saggio di profitto, si ha che si aumenta
l’espansione produttiva. Ma aumenta anche l’indebitamento così facendo, e il
rischio della copertura del sistema bancario. Quando ci sarà la flessione ci sarà
rischio di insolvenza.
In questo periodo abbiamo aumento salari e diminuzione dei profitti, la
domanda di credito è mantenuta elevata dalle speculazioni sulle merci. Le
banche pero diminuiscono le riserve e il saggio di interesse aumenta. Così, a
causa del rovesciamento del comportamento degli speculatori, che vendono, i
prezzi e i profitti calano drasticamente. Inizia la crisi di realizzo. La domanda
diminuisce, pure la produzione e l’eccesso di offerta aumenta. Molti capitalisti
non hanno le risorse per pagarsi i debiti. Le banche concedono meno crediti.
Così cresce la domanda di moneta. Questa è la crisi di liquidità. In questa fase
il saggio di interesse tocca l’apice e la crisi il fondo. La ripresa produttiva ci
sarà solo quando verranno eliminate le imprese inefficienti e cambiate le
macchine obsolete. Nel frattempo si accumuleranno scorte di moneta e così
saranno possibili nuovi crediti. Con ciò Marx creò due principi per la teoria
keynesiana, lo stock di moneta e il saggio di interesse.
Pagina 30 di 97
RIVOLUZIONE MARGINALISTA
Le basi teoriche del marginalismo dicevano che l’individuo entra sul mercato, si
basa sulla propria utilità e sul proprio valore soggettivo; si ha un’allocazione
delle risorse in maniera ottimale.
Nell'impostazione classica e marxista, ad esempio, è la quantità di lavoro che
definisce il valore di un prodotto; invece in base all'impostazione marginalista è
il valore del prodotto che definisce il valore dei fattori produttivi, tra cui il
lavoro. La teoria del valore sostenuta dai marginalisti è fondata su fattori
esclusivamente soggettivi, basati su calcoli di convenienza dei singoli individui:
il valore di un prodotto è definito sulla base "dell'importanza che il
consumatore attribuisce al prodotto stesso".
La metodologia marginalista, a differenza di quella classica che ritiene
fondamentale lo studio della crescita, incentra la sua analisi sull'equilibrio e
sulla ricerca di metodologie di allocazione delle risorse in modo efficiente.
Grazie alla maggior professionalizzazione rappresentata dalla scuola
marginalista, e grazie all'adozione di strumenti matematici come il calcolo
infinitesimale, fu possibile definire in modo accurato e formale il concetto di
utilità marginale, concetto cardine della teoria marginalista. Il concetto di
utilità dice che i beni hanno un valore in quanto sono utili, cioè servono a
soddisfare un bisogno dell’uomo, e tale valore è tanto più elevato quanto
Pagina 32 di 97
maggiore è la scarsità dei beni e più intenso il bisogno. Per i marginalisti, al
pari dei classici, non sono ipotizzabili crisi di mercato, dato che i beni prodotti
sono totalmente vEnduti e i fattori produttivi completamente impiegati:
arrivano quindi, anche se con strumenti diversi, alle stesse conclusioni dei
classici. Alfred Marshall afferma che il costo e l’utilità contribuiscono entrambi
alla determinazione del prezzo dei beni conciliando così la teoria classica del
costo con quella marginalista dell’utilità. L’utilità determina il prezzo nel breve
periodo e il costo. La curva dell’utilità marginale porta ad elaborare la curva
della domanda collettiva. Quindi i punti chiave di questa nuova scuola di
pensiero sono svariati tra cui perde interesse il fenomeno dello sviluppo
economico a vantaggio dei problemi su come allocare risorse date, il metodo
adottato si basa sul principio di sostituzione, cioè che le alternative in gioco
siano aperte e che le decisioni siano reversibili, il principio di utilità è posto alla
base di tutto il discorso economico, i soggetti economici devono essere
individui o aggregati minimi come le famiglie o le imprese, facendo così
scomparire i soggetti collettivi e le classi politiche, l’economia viene assimilata
alle scienze naturali assumendo quel carattere assoluto tipico delle leggi di
natura, si sostituisce la teoria soggettivistica del valore con quella
oggettivistica, cioè i valori esistono indipendentemente dalle scelte individuali.
La grande guerra porta con se una crisi forte dell’idea del capitalismo che si
rifletterà sugli economisti che vivono questo periodo 19-39. Entra in crisi
quell’ottica che rimane la capsula all’interno del quale si muove lo sviluppo del
mondo. La grande guerra pone le condizioni ad un superamento di quella
visione capitalistica che arriverà con Keynes. Libero scambio, liberalismo e
democrazia di mercato, sono temi che vanno in crisi perchè va in crisi quel
sistema economico reputato impossibile da fallire. Il capitalismo è discusso non
solo dalla sinistra ma anche da destra accentuando il carattere nazionalista e
l’ottica dell’intervento dello Stato nell’economia. La crisi di Wall Street fu un
punto di arrivo che non ha un interpretazione unica. Questa crisi si concretizza
nello schianto del capitalismo, ma fu anche di svolta per la teoria e il pensiero
economico. Keynes sarà colui riuscirà a dare una svolta a questa situazione
grazie alla sua teoria economica dell’intervento dello stato all’interno
dell’economia incentivando la spesa pubblica. La rivoluzione keynesiana sarà il
passo successivo per la svolta dell’economia che diventerà il punto di
riferimento per i successivi 40 anni del sistema economico occidentale.
Pagina 33 di 97
Pagina 34 di 97
KEYNES (1883-1946)
E’ stato il più grande economista del suo tempo; la sua importanza risiede nella
teoria generale del 1936: scrive il trattato sulla probabilità (1921), il trattato
della moneta (1930) e la teoria generale (1936).
Nel primo capitolo del libro k espone l'obiettivo della teoria generale : fornire
una teoria della determinazione del livelli di occupazione e dell output nel
sistema economico complessivo, ha ambizione di sviluppare la macroeconomia
moderna, la teoria economica precedente marginalista prendeva invece
livello dell'occupazione e il livello dell'output o produzione per dati al livello del
pieno impiego = sistema e sempre in piena occupazione o comunque dispone
di meccanismi di aggiustamento automatico che lo conducono alla piena
occupazione , non esiste x marginalisti un occupazione involontaria dei fattori
produttivi, I fattori produttivi che non sono occupati per loro non lo sono
perché volo volontariamente scelgono di non essere occupati In corrispondenza
dei livelli di equilibrio dei loro saggi di remunerazione che si stabiliscono su l
mercato e quindi non c’e’ bisogno di una teoria che definisca i livelli di
occupazione e produzione piche’ si determinano automaticamente sul mercato
in corrispondenza di livello di pieno impiego.
Per K In sostanza non esiste questa curva Ns ma Il mercato del lavoro puo
trovarsi in corrispondenza di uno qualsiasi dei punti lungo la curva Nd (K fa
l'esempio del punto N' nel grafico = situazione con stessa possibilità di
verificarsi di tutti gli altri punti lungo la Nd, nel quale il salario reale che si
determina su mercato del lavoro non è tale da corrispondere a situazione di
pieno impiego sul mercato del lavoro perché sul grafico il livello
dell'occupazione in N'è molto inferiore a quello del numero di lavoratori che
sarebbero disposti a lavorare in corrispondenza del relativo livello di salario W',
dato che la piena occupazione si avrebbe a livello di occupazione Ne, quindi si
determina un livello di disoccupati involontari (che vorrebbe lavorare a quel
salario ma non trova lavoro) pari alla differenza tra il livello Nfe e il livello
N' (Nfe-N') > è una situazione ne mercato del lavoro che corrisponde alla
formazione di disoccupati involontari e per K i sistema non ha nessun
meccanismo di aggiustamento automatico che elimina o induce a eliminare
questo stock di disoccupati involontari, il mercato senza interventi non riesce a
aggiustarsi verso la piena occupazione
Pagina 36 di 97
Concetto della Domanda effettiva o aggregata
Z -0 aggregata:
D D aggregata:
Pagina 37 di 97
Ma perché?
Il reddito di equilibrio dipende sia dal rendimento che è esogeno che dalla
propensione marginale al risparmio e questo è importante perché la condizione
di equilibrio è che l’investimento esogeno deve essere uguale al livello del
reddito moltiplicato per la propensione marginale al risparmio.
Pagina 38 di 97
In questo grafico si può
vedere come la funzione
della domanda aggregata
sia data dai consumi (C)
più gli investimenti (I) più
la spesa pubblica
autonoma (G).
Si suppone che
inizialmente il sistema si
trovi in una situazione di
equilibrio corrispondente a
Ya e si ipotizza essere pari
a un livello del reddito di
1000 dollari, e si suppone
che la spesa per
investimenti si riduca di 200 dollari (si suppone che all’inizio fosse pari a 400
dollari e poi si dimezza) a questo punto il sistema si trova in una situazione di
disequilibrio. Dato che la produzione supera la spesa complessiva nel periodo
successivo le imprese decideranno di ridurre la produzione provocando una
caduta del reddito e facendo si che sia la quantità offerta che quella
domandata subiscano una riduzione. Via via che il reddito si riduce la
produzione e la spesa aggregata tendono ad avvicinarsi poiché la quantità
domandata diminuisce meno della quantità offerta. Questo aggiustamento si
ferma e si giunge a una nuova situazione di equilibrio indicato dal punto Yc.
3) Teoria dell’interesse
Pagina 40 di 97
Per i marginalisti questa idea è molto ingenua e accettano che le decisioni di
risparmio siano distinte da quelle di investimento tuttavia, secondo i
marginalisti, esiste un meccanismo che
conduce automaticamente
all’eguaglianza di queste
due decisioni. Quindi
secondo i marginalisti
esiste una funzione di
domanda e una funzione di
offerta del capitale (grafico
a sinistra, “K” indica
il capitale e “i” indica il
saggio d’interesse), la
decisione di quanto
risparmiare è funzione
crescente del tasso
d’interesse ed è indicata nel grafico dalla curva S.
Pagina 41 di 97
DETERMNAZIONE DEL SAGGIO DI INTERESSE PER KEYNES
Grafico dx ≥ rappresenta
la D di moneta totale, la
distanza tra l'asse delle ordinate e il livello in corrispondenza del quale la curva
di D moneta totale diventa parallela all'asse delle ordinate mostra la
dimensione della D moneta per scopi transattivi, la parte oltre questo livello
invece rappresenta la parte di moneta per scopi speculativi.
Pagina 42 di 97
MECCANISMO DI AGGIUSTAMENTO DEL TASSO DI INTERESSE PER KEYNES
Keynes considera che gli investimenti siano funzione del tasso d’interesse. La
funzione degli investimenti è chiamata da Keynes funzione del capitale. Gli
investimenti dipendono dalle
aspettative dei profitti attesi
dall’effettuazione dell’investimento.
I costi per procurarsi sul mercato dei
capitali i fondi necessari per fare gli
investimenti sono dati dal tasso
d’interesse. Quanto più basso è il
tasso d’interesse tanto maggiore sarà
Pagina 43 di 97
il numero dei progetti d’investimento che le imprese riterranno conveniente
realizzare.
Quindi per Keynes l’investimento è una funzione inversa del tasso d’interesse,
quanto più basso è il tasso d’interesse tanto più alto sarà il numero
d’investimenti.
i
- Keynes ritiene che questo percorso possa esistere in teoria, ma che in pratica
sia molto difficile che si realizzi, perché?
Keynes supporta l’idea della non neutralità della moneta, ciò che accade nel
settore monetario dell’economia può influenzare anche in maniera significativa
quello che accade nel settore reale dell’economia e viceversa.
Pagina 44 di 97
tasso d’interesse sono altamente instabili
Supponiamo di partire da una situazione iniziale
di equilibrio di piena occupazione.
Keynes dice che se il tasso d’interesse
diminuisce da i0 a i1 non è detto che si abbia
uno scorrimento
lungo questa curva della domanda di fondi per
l’investimento.
Delle due leve Keynes predilige la manovra di politica fiscale ritenendo che la
manovra di politica monetaria non è detto che riesca a far diminuire il tasso
d’interesse perché le aspettative degli imprenditori sono instabili e se anche il
tasso d’interesse diminuisse non sarebbe detto che porti effettivamente ad un
aumento degli investimenti.
LA SINTESI NEOCLASSICA(Oxford)
Pagina 45 di 97
Hicks e con lui gli altri economisti della sintesi neoclassica trattano le funzioni
della preferenza per la liquidità, ossia della domanda di moneta per scopi
speculativi e dell’efficienza marginale del capitale ossia della funzione
dell’investimento, come due funzioni stabili del saggio dell’interesse. Il
meccanismo di riaggiustamento automatico delineato da Keynes verso la piena
occupazione di norma funziona.
Tuttavia, la sintesi neoclassica ammette che ci sono due casi in cui questo
percorso non funziona. Il primo caso è quello della trappola della
liquidità. Il secondo caso è quello dei salari nominali rigidi.
Quindi se ipo<i0 vuol dire che siamo in una situazione di trappola della liquidità
per cui dato che ipo non può essere raggiunto perché il livello minimo a cui il
saggio dell’interesse scende è i0, questo meccanismo automatico di
riaggiustamento verso la piena occupazione non funziona.
Dato che ipo non può essere raggiunto, si giustifica l’intervento della politica
economica ovvero si aumenta la spesa pubblica .
Pagina 46 di 97
AGGIUSTAMENTO NEL CASO DI SALARI NOMINALI RIGIDI-modigliani
IL MODELLO IS-LM
Pagina 47 di 97
breve) e immette sul mercato tutta la liquidità che è necessaria per far si che si
raggiunga questo saggio dell’interesse che la banca fissa come obiettivo.
grafico sx - effetti di
una politica fiscale
espansiva con
aumento della SP che
porta IS, a dx ad 1S,
che interseca LM in
nuovo punto Y1 e 11 : il
punto importante è che
nel nuovo equilibrio il
saggio i è aumentato
per il carattere
espansivo della manovra
di politica fiscale espansiva che provoca l'aumento della D di moneta per scopi
transattivi che fa sì che alla fine sul mercato della moneta gli speculatori
accettano di detenere la parte residua della moneta in circolazione in
corrispondenza di un livello più alto del saggio di interesse.
Il punto importante è che l'aumento nel livello del reddito di equilibrio che
deriva da una PF+ è inferiore al prodotto dell'aumento della SP moltiplicato per
Pagina 48 di 97
il moltiplicatore. In questo modo i neoclassici dicono che si verifica comunque
un effetto spiazzamento: l'operare delle forze di mercato riduce comunque
l'efficacia della manovra di PF+
grafico dx -> effetti di una politica monetaria restrittiva ( errore nel
grafico ) rappresentata dalla traslazione verso sx della curva V per cui reddito
di equilibrio diminuisce meno dell’ entità della traslazione a sx stessa a parità
di tasso di interesse
Pagina 49 di 97
Secondo lui gli economisti non hanno tenuto conto dell’effetto che una
variazione della ricchezza reale dei soggetti economici sul consumo e quindi sul
sistema economico nel suo complesso. L’effetto che una variazione del valore
reale delle scorte monetarie ha sul consumo viene chiamato effetto ricchezza o
effetto saldi reali(Real balance effect):
Patinkin afferma che grazie a questo effetto saldi reali esiste un meccanismo
automatico di riequilibrio di riaggiustamento dell’economia verso l’equilibrio di
piena occupazione diverso da quello attivato dai movimenti del saggio
dell’interesse considerato dalla sintesi neoclassica. L’ effetto saldi reali è un
meccanismo riequilibratore che si attiva anche se sul mercato monetario ci si
trova in una situazione di trappola della liquidità e anche se gli investimenti
sono completamente rigidi/insensibili al saggio dell’interesse.
Sul mercato dei beni si crea un eccesso di offerta che spinge i prezzi verso il
basso, al tempo stesso la sovrapproduzione induce le imprese a diminuire la
loro domanda di lavoro (licenzieranno o assumeranno meno persone), si crea
così un eccesso di offerta di lavoro che spinge i salari nominali verso il basso.
Questo aumento del valore reale delle scorte di moneta fa si che la gente si
senta più ricca, e quindi le famiglie aumentano i loro consumi, quindi si ha un
aumento di quella componente della domanda aggregata che sono i consumi
(C). Graficamente questo effetto ricchezza si raffigura con uno spostamento
verso l’alto e verso destra della curva IS-LM. Questo aumento di C derivante
Pagina 50 di 97
dall’effetto ricchezza si traduce a sua volta in un aumento della produzione e
della occupazione, questo processo prosegue sino al ritorno all’equilibrio di
piena occupazione.
La teoria effetto saldi reali si basa su due ipotesi: la prima è un’ipotesi resa
esplicita dallo stesso Patinkin ed è la flessibilità dei prezzi e dei salari nominali
(se i prezzi e i salari fossero rigidi questo effetto ricchezza non riuscirebbe
neanche a mettersi in moto), la seconda ipotesi è implicita nella teoria
dell’effetto ricchezza e questa ipotesi è che essa presuppone l’assenza di effetti
distributivi.
Pagina 51 di 97
Friederich von Hayek (1899-1992), fu il capostipite del neoliberismo. Austriaco
poi si trasferì in Inghilterra e poi negli Usa. Fu insignito del premio Nobel per
l’economia nel 1974. Von Hayek fu importante perché da un lato, fu il
principale contraddittore di Keynes negli anni 30 e 40 nel dibattito accademico,
colui che ripropose con maggiore frequenza le idee liberiste contro Keynes
anche quando sembrava che Keynes fosse inarrestabili, dall’altro rappresentò
un unione (trait d’union) tra scuola austriaca nata negli anni dell’800 e
sviluppatasi fino agli anni 20 e la nuova scuola di Chicago ossia fino agli anni
20 la scuola per eccellenza dell’approccio neoliberista era quella austriaca poi
dagli anni 50 divenne molto più importante quella di Chicago (non venne mai
contagiata da Keynes) nel sostenere il neoliberismo e von Hayek insegnò sia in
Austria che in America.
HAYEK: IL LIBERISTA
(critica filosofica > von H. è il fautore della teoria della libertà, la sua idea è
che gli individui mossi dal loro spirito acquisitivo ed utilitaristico se lasciati
liberi di agire e interagire liberamente conducono ad una società realmente
libera; gli individui lasciati liberi sul mercato generano una società libera pur
perseguendo fini utilitaristici, chi invece fosse animato da grandi principi etici
come giustizia e uguaglianza diventano coercitive e controproducenti per
l'individuo e per la società nel suo complesso.
IL MONETARISMO
• equilibrio naturale
• tasso naturale di disoccupazione
• ruolo delle aspettative
• ruolo della moneta
Pagina 54 di 97
Gli effetti della politica monetaria:
-breve periodo
-lungo periodo
Pagina 55 di 97
Friedman si sofferma sulla politica monetaria, per lui è molto più potente di
quella fiscale.
Friedman ritiene che la moneta si sostituisca non solo con le attività finanziarie
ma anche con le attività reali (beni fisici). Se tra i sostituti della moneta vi sono
anche le attività reali allora si riduce molto l’elasticità della domanda di moneta
al saggio dell’interesse.
Questa fiducia nella potenza della moneta e della politica monetaria che in un
certo senso spiega perché i monetaristi si chiamano così (per l’importanza che
attribuiscono alla politica monetaria). Per Friedman la politica monetaria è
potentissima perché essa ha un impatto molto forte anche sulle attività reali e
non solo sul mercato monetario. Per i keynesiani un aumento dell’offerta di
moneta provoca un aumento del tasso d’interesse e si scarica sul mercato
monetario, l’eventuale effetto sul settore reale dipende dal saggio
dell’interesse.
Per Friedman la politica monetaria impatta direttamente sul settore reale, anzi
molto più probabile che determini indirettamente un aumento della domanda di
beni piuttosto che abbia un’influenza sul saggio dell’interesse perché per
Friedman la domanda di moneta è scarsamente elastica al saggio
dell’interesse.
Pagina 57 di 97
Pertanto questo processo di aggiustamento riporterà il sistema in
corrispondenza del tasso naturale di disoccupazione che corrisponderà per ora
al nuovo e più elevato tasso di disoccupazione (punto C).
Secondo Friedman l’unico risultato permanente della politica monetaria
espansiva e del conseguente aumento della domanda aggregata è di avere
aumentato il livello generale dei prezzi.
Quindi a differenza che per i keynesiani, Friedman sostiene che una variazione
della domanda aggregata abbia effetti soltanto nel breve periodo mentre nel
lungo periodo l’unico effetto permanente sia sul livello dei prezzi ma non sulle
variabili reali. Secondo Friedman le decisioni dei soggetti dipendono dalle
variabili reali, tuttavia, le informazioni a cui i soggetti possono attingere
quando decidono avendo come parametro le variabili reali sono costituite in
realtà dai prezzi nominali.
Pagina 58 di 97
FRIEDMAN E LA POLITICA ECONOMICA
Pagina 59 di 97
Per realizzare uno sviluppo non inflazionistico le autorità monetarie devono
attenersi alla regola di fare crescere l’offerta di moneta ad un tasso stabile e
costante nel tempo. questo tasso stabile e costante nel tempo deve essere pari
al tasso di crescita tendenziale del reddito aumentato del tasso di inflazione
desiderato dal governo. (equazione degli scambi di Fischer)
In che modo il governo può essere sicuro di evitare questo disallineamento tra
grandezze attese e grandezze effettive?
Rendendo stabile e costante nel corso del tempo la crescita dell’offerta di
moneta. I keynesiani criticano la nozione di tasso naturale di disoccupazione,
Friedman dice che in equilibrio la disoccupazione è pari al tasso naturale, ossia
che l’unica disoccupazione esistente è quella frizionale e strutturale, non c’è
disoccupazione involontaria in equilibrio.
Pagina 60 di 97
Due principali critiche al monetarismo:
L’unica fonte di cui i soggetti dispongono per formulare queste aspettative sono
i prezzi nominali e i salari nominali.
A questa teoria delle aspettative è stata successivamente contrapposta una
teoria differente che è quella delle aspettative razionali.
Lucas dice che la differenza è che nel momento in cui formulano le loro
aspettative i soggetti non utilizzano quale loro base informativa soltanto i
Pagina 61 di 97
prezzi e i salari nominali, nel formulare le loro aspettative i soggetti faranno
uso anche di tutta l’altra informazione rilevante disponibile (es: risultati di
elezioni politiche).
Inoltre, Lucas dice che i soggetti nel formulare le loro aspettative utilizzeranno
la teoria economica.
Per realizzare uno sviluppo non inflazionistico le autorità’ devono fare crescere
l’offerta di moneta ad un tasso prestabiliti e stabile. L’obiettivo della politica
monetaria deve essere il controllo della quantità’ di moneta in circolazione.
ci si pone il problema di quali aggregati monetari controllare.
Pagina 62 di 97
Nella scelta dell’aggregato monetario da controllare è preferibile optare per
quell’aggregato che presenti la correlazione più forte con quella del reddito
nominale (USA, questo aggregato era costituito dai depositi bancari in cc, il
circolante dei cittadini).
LE ASPETTATIVE RAZIONALI
Lucas ipotizza che i soggetti conoscano e utilizzino nei loro calcoli economici la
teoria economica rilevante e per tanto le loro aspettative sono sostanzialmente
identiche alle previsioni formulate dalla teoria economica.
Per esempio, Lucas dice che l’inflazione attesa (le variabili attese) è uguale
all’inflazione reale più qualche errore random.
Quindi le aspettative razionali non ci dicono che le previsioni di queste
aspettative saranno corrette. L’errore può essere dovuto solo ad un random
error.
Pagina 63 di 97
economica del governo e questo provoca l’allontanamento nel breve periodo
dell’economia dall’equilibrio naturale.
Lucas dice invece che gli agenti economici utilizzano anche la teoria economica
per formulare le loro aspettative, quindi ogni qualsiasi misura di politica
economica che sia riconducibile alla teoria economica viene elaborata e
considerata dai soggetti nei momenti in cui formulano le loro aspettative e i
soggetti utilizzando similmente a quanto fanno le autorità di politica economica
la teoria economica fa si che i soggetti siano in grado di anticipare gli effetti e
le conseguenze di ogni qual si voglia misura di politica economica che sia
coerente con la teoria economica.
Quindi Lucas dice che il governo non può sorprendere i soggetti economici con
misure di politica economica discrezionale coerenti con la teoria. Le uniche
misure di politica economica che possono sorprendere i soggetti sono quelle
imprevedibili random. I soggetti per Lucas possono prevedere l’adozione di una
misura di politica economica ancor prima che essa venga adottata.
2) i soggetti in realtà non sono capaci di elaborare tutti i dati e tutte le info
richieste per formulare delle aspettative razionali. Il volume di info necessario
per formulare aspettative razionali e talmente elevato e costoso che non e
realistico e applicabile alla realtà, i soggetti usano solo quelle info che è
efficiente utilizzare, non raccolgono tutti i dati disponibili ma solo quelli che è
efficiente raccogliere; questa circostanza concorre a determinare errori
random, ma L dice che in ogni caso le aspettative formulate convergono verso
il modello delle aspettative razionali perché comunque i soggetti imparano dai
propri errori passati quindi affinano sempre più le loro abilita nel formulare
aspettative sempre più precise utilizzando una info imperfetta, non tutta ma
solo quella che è efficiente raccogliere.
Poi c’è una seconda critica che dice che anche se i soggetti riescono a
conoscere il vero modello di funzionamento dell’economia è ugualmente
impossibile pervenire alla conoscenza necessaria per formulare aspettative
realmente razionali.
Teoria macroeconomica neoclassica che venne in auge a partire dagli anni ’90 e
divenne la teoria di punta della macroeconomia neoclassica dopo gli anni in cui
era in voga la teoria delle aspettative razionali. I fondatori della real business
Pagina 66 di 97
cycles sono due economisti: Kydland e Prescot.( hanno vinto entrambi il
premio nobel per l’economia del 2004)
L’idea è che si verifichino di tanto in tano delle grandi fluttuazioni random che
innescano le fluttuazioni
dell’output e della occupazione. Questi shock nella tecnologia possono essere
sia positivi(innovazioni tecnologiche) che negativi (come esaurimento di
qualche materia prima).
Altri postulati della teoria dei” the real business cycles “è che non esiste
disoccupazione involontaria quindi le fluttuazioni della occupazione sono
sempre volontarie. Un altro postulato di questa teoria è la neutralità della
moneta, la politica monetaria è sempre inefficace. Un elemento di originalità
dei the real business cycles è di considerare la moneta endogena.
Un altro punto che connota questa real business cycles theory è che non c’è
distinzione tra breve periodo e lungo periodo
Ci sono state alcune critiche a questa teoria del real business cycles e sono
principalmente tre:
- La prima critica dice che questi shock tecnologici non riescono a fornire la
spiegazione convincente di nessuna recessione tranne quella provocata dagli
shock petroliferi degli anni’70. Questa teoria può fornire una spiegazione del
passaggio su sentieri più elevati di crescita ma in realtà non riesce a spiegare
perché ci siano le recessioni tranne in questo caso degli shock petroliferi.
ORDOLIBERALISMO
Scuola di pensiero periferica rispetto alle teorie viste prima (di derivazione
anglosassone) ma l’importante processo di integrazione europea ha visto il
ruolo dell'Europa e dell'Italia che progressivamente sta assumendo rende
opportuno dedicare spazio alla scuola del pensiero economico sviluppata in
Germania e che ne ha influenzato la cultura economica.
Eucken fonda nel 1937 la rivista ORDO che esce per alcuni anni poi sospesa
durante 2WW e che riprende le sue pubblicazioni nel ’48 .Ordo significa
ordinamento legale, indica in particolare l'ordinamento legale di uno stato
liberale forte che garantisce la proprietà privata, il buon funzionamento del
mercato e persegue l'uguaglianza delle opportunità e dei punti di partenza per i
cittadini.
Differenza per Marx tra struttura e sovrastruttura: per Marx prima c’e’ la
struttura economica che poi determina la sovrastruttura
Per Eucken è l'ordinamento istituzionale definito e sovrimposto dallo stato ad
assicurare il buon funzionamento dell' economia di mercato, ciò che succede
nella sfera del processo economico quindi nella sfera delle azioni poste in
essere da soggetti economici dipende molto ed e influenzato dal ordine legale e
istituzionale stabilito e imposto dallo stato.
Pagina 69 di 97
L’idea di Eucken è che per assicurare il funzionamento dell’economia di
mercato ci vogliono delle istituzioni forti, credibili, autorevoli c fondamentali:
Eucken è influenzato dalla dottrina sociale della chiesa (queste istituzioni forti
devono anche perseguire la giustizia sociale o almeno la protezione sociale,
quindi proteggere le categorie sociali più deboli).
Sia Ordo che H sono molto interessati al buon funzionamento del mercato solo
che hanno una visione diversa riguardo ai fattori che generano e producono
merca ti efficienti e che conducono al buon funzionamento dell’economia di
mercato.
Eucken dice: io non mi fido tanto di queste politiche per la piena occupazione
perché alterano il funzionamento dei prezzi quale meccanismo per l’allocazione
ottimale delle risorse e rischiano di condurre alla pianificazione centralizzata,
quindi rischiano di portare ad un sistema economico di proprietà statale
dell’economia che è lesivo della libertà dell’individuo.
Ma Eucken dice anche che queste politiche per la piena occupazione, quindi
anche le politiche keynesiane, sono in realtà una specie di surrogato di un
ordinamento legale che dovrebbe funzionare ma non funziona.
Secondo Eucken l’esistenza di un ordinamento legale, di un ordo è inadeguato.
La sua idea è che se lo stato riesce a creare delle istituzioni forti che
consentono il buon funzionamento del mercato, quindi tutela della
concorrenza, moneta stabile, bassi prezzi, concertazione tra le parti sociali nel
definire le dinamiche salariali, sarà il buon funzionamento di queste istituzioni
ad eliminare i cicli economici e quindi le fluttuazioni dell’economia.
Queste istituzioni forti riescono grazie al loro buon funzionamento ad eliminare
i cicli economici non ci sarà neanche bisogno delle politiche keynesiane di
gestione in chiave anticiclica della domanda.
Difatti Eucken similmente ai marginalisti è contrario alle politiche economiche
discrezionali, per Eucken lo stato deve creare le istituzioni forti e ben
funzionanti, fissando le regole del gioco entro cui i soggetti economici svolgono
le transazioni, ma non deve diventare esso stesso uno dei soggetti economici.
Le politiche keynesiane negli altri paesi consentiranno alla Germania di
Pagina 71 di 97
aumentare le proprie esportazioni. non ha mai attecchito nella cultura
economica tedesca .
EVOLUZIONE RECENTE
MINSKY-1919-1996
Pagina 74 di 97
coincide con il punto terminale del tratto di questa curva è il punto in
corrispondenza del quale il produttore del macchinario riesce a
finanziare la sua attività con fondi interni, quindi fino a questo livello di
produzione il fornitore del macchinario è in grado di finanziare la sua
produzione senza ricorrere al capitale di terzi.
Sino a questo tratto il prezzo di offerta è dato dai costi di produzione che il
costruttore del macchinario deve sostenere caricati del mark up (il mark up
rappresenta il profitto normale che il costruttore del macchinario si aspetta di
ottenere).
La curva del prezzo di domanda ha un andamento che è orizzontale per un
primo tratto e poi assume un andamento decrescente. Il tratto orizzontale
corrisponde a quel volume di investimento che l’investitore è parimenti in
grado di finanziare attingendo ai suoi fondi interni. Il punto nel quale le due
curve cessano di essere orizzontali non necessariamente coincide, nel senso
che la curva PK può essere orizzontale sino ad un punto che può cadere più
vicino all’intersezione degli assi o anche più lontano all’intersezione degli assi
rispetto ad OIF. Oltre questo punto le due imprese in oggetto devono ricorrere
al capitale di terzi.
Se il nostro fornitore di macchinari ricorre al capitale di terzi anche il suo
prezzo d’offerta deve aumentare. Il prezzo di offerta aumenta perché la sua
parte aggiuntiva dell’output che offre, deve caricare i suoi costi di produzione
con l’output di interesse passivo che deve pagare alla banca che gli fa credito,
la banca stabilisce il tasso d’interesse che impone al nostro costruttore di
impianti valutando quello che è il rischio di questa operazione. Viceversa, la
curva del prezzo di domanda ad un certo punto incomincia ad avere un
andamento decrescente questo perché l’impresa che desidera installare il
macchinario non è più in grado di finanziare il suo investimento con fondi
interni ma deve ricorrere al prestito di capitale di terzi. Anche qui il nostro
investitore si trova a dover scontare i suoi ricavi attesi dal suo investimento
considerando l’interesse passivo che deve ora pagare alla banca e considerare
il proprio rischio di insolvenza (che l’investimento non vada a
buon fine). Tenendo conto di questi due fattori diminuirà il prezzo che il nostro
potenziale investitore sarà disposto a pagare per acquistare questo
macchinario. Alla fine, l’ammontare dell’investimento che sarà realizzato è dato
dal punto di intersezione delle due curve e nel grafico è rappresentato dal
punto di intersezione OId. In caso il nostro investitore diventa più ottimista e
aumenta le proprie aspettative la curva PK si sposta verso l’alto. Se le
aspettative volgono al meglio si riduce la pendenza della curva P nel tratto in
cui essa non è più orizzontale.
L’opposto si verifica se le aspettative diventano più pessimistiche: la curva PK
si sposta più verso il basso e ad un certo punto quando le due curve non sono
più orizzontali aumenta la pendenza del tratto della curva ascendente PI e del
tratto discendente della curva PK, quindi l’investimento diminuisce. Può anche
verificarsi che le aspettative volgano talmente al peggio cioè diventino così
negative che la curva PK si sposti su un punto più basso della curva PI. Se la
curva PK scende al di sotto della curva PI allora l’investimento per sua natura
scende a 0 e non si investe, uguale che sia il saggio dell’interesse.
Pagina 75 di 97
In questo caso l’investimento diventa totalmente inelastico al saggio
dell’interesse proprio come diceva Keynes.
-Hedge
-Speculative
-Ponzi
Minsky dice che nel corso del ciclo economico i soggetti passano
progressivamente a posizioni sempre meno protette e più rischiose. Si tende a
passare da una posizione hedge ad una speculativa ed infine alla posizione
Ponzi. Man mano che si passa dalla posizione hedge ad una
Ponzi aumenta il rischio di una crisi finanziaria. Il punto fondamentale di
Minsky è che questo passaggio da una posizione stabile a posizioni sempre più
fragili è la conseguenza del clima generale di ottimismo.
Più i soggetti economici diventano ottimisti più assumono posizioni finanziarie
potenzialmente più instabili. Questo aumenta il rischio che si verifichi una crisi
finanziaria. Le crisi economiche per Minsky non sono provocate da shock
esogeni o da manovre erratiche di politica economica ma sono provocate da
una fragilità finanziaria che è endogena al sistema finanziario. Minsky parla di
Pagina 77 di 97
cosa accade successivamente alle crisi finanziarie nella sua opera stabilizing an
unstable economy. Minsky dice che quando una bolla scoppia interviene il
governo a salvare il sistema. Il governo interviene con due strumenti: il big
government e il big bank. Il big government è la manovra in chiave anticiclica
del bilancio statale, quindi l’utilizzo in funzione anticiclica della spesa pubblica
anche in disavanzo. Minsky dice però una cosa interessante, ovvero affinché
l’utilizzo della spesa pubblica in disavanzo occorre che il governo sia
big, al fine di riuscire al porre in essere questo ruolo di stabilizzatore
dell’economia il governo need to be at list as big as investment: ovvero il peso
del settore della spesa pubblica deve essere grande almeno quanto lo è
l’investimento privato. Il secondo strumento che il governo pone in essere per
salvare l’economia da una crisi finanziaria è quello che Minsky chiama la big
bank ossia l’intervento della banca centrale che interviene come prestatore di
ultima istanza per salvare le istituzioni finanziarie. I soggetti economici si
precipitano a liberarsi delle attività finanziarie. Di fronte a questo fatto (ovvero
alla ricerca della liquidità da parte degli intermediari, dei soggetti finanziari) ci
vuole la banca centrale che fornisca questa attività. Gli strumenti per fornire
questa liquidità sono sostanzialmente 2: il primo è che la banca centrale presti
alle banche commerciali la liquidità di cui necessitano senza che per
procurarsela siano costrette a svendere i loro asset o titoli, la banca centrale
compra direttamente gli asset che le banche commerciali vogliono vendere per
recuperare liquidità. Ma la banca centrale quando interviene a comprare la
carta di cui le banche commerciali si vogliono liberare lo fa stabilendo quello
che Minsky chiama un floor ovvero un pavimento cioè un livello minimo del
prezzo di questa carta al di sotto del quale la banca centrale non consente che
il prezzo di questi titoli scenda. In questo modo la banca centrale interviene
per stabilizzare le fluttuazioni del corso delle attività finanziarie. Ma dice Minsky
la stabilità è destabilizzante perché l’intervento del governo per stabilizzare
l’economia dopo una crisi finanziaria crea le basi per la prossima crisi perché
l’intervento stabilizzatore del governo incoraggia per il futuro comportamenti
ancora più rischiosi. Minsky condivide la teoria delle aspettative razionali. La
trova una teoria molto ingegnosa che lui fa propria, dice che è vero che i
soggetti economici nel momento in cui formulano le loro aspettative tengono
conto delle decisioni di politica economica e di politica monetaria, ciò che non
lo convince è che lo facciano facendo riferimento alla teoria economica
neoclassica.
Minsky verso la fine della sua vita si concentra sul tema del capitalismo dei
gestori dei fondi finanziari, egli sottolinea che ci sono state quattro grandi fasi
nello sviluppo del capitalismo:
• capitalismo commerciale
• capitalismo finanziario
• capitalismo manageriale
• capitalismo dei gestori dei fondi finanziari
Pagina 78 di 97
I manager finanziari:
Minsky dice che la lunga fase di crescita della golden age (caso usa) è stata
caratterizzata dal capitalismo manageriale: prodotto della crescente
separazione tra proprietà e controllo, questa circostanza aveva favorito
avvento del capitalismo manageriale, frammentazione tra piccoli e piccolismi
azionisti.
Il controllo delle imprese era stato assunto dai manager. L’obiettivo di questi
manager aveva l’obiettivo di diventare sempre più potenti e di avere un potere
influenzale nell’impresa. Questi manager non avevano il profitto come
l'obiettivo primario dell'impresa certo l'impresa doveva fare profitti ma questi
manager vedevano il profitto più come un vincolo da rispettare per non fare
irritare questi piccoli azionisti che non come l'obiettivo primario della loro
gestione aziendale. l'idea era che queste aziende a controllo manageriale
dovevano essere gestite per perseguire strategie di crescita di lungo periodo
quindi orientate diciamo alla implementazione di un disegno di sviluppo di
lungo periodo ed era che l'impresa doveva crescere cercando di fare profitti
sulla differenza tra ricavi e costi di lungo periodo, lungo l'intero arco della vita
di un impianto dell'impresa stessa, quindi l’idea era che questi manager
governavano le imprese che controllavano in base a strategie di lungo periodo
il che forniva anche un incentivo ad investire risorse in progetti di sviluppo e
anche in progetti di investimento a redditività differita magari si poteva
investire molto oggi in progetti che avrebbero dato un'utile solamente a
distanza di molto tempo, naturalmente questo era anche un mondo nel quale il
ciclo di vita dei prodotti era molto più lungo di quello attuale. Quindi l’idea è
che si gestisce l'impresa secondo strategia di lungo periodo si guarda quindi
anche i profitti alla crescita di lungo periodo nel breve periodo. Poi Minsky
osserva che negli anni più recenti a partire dalla fine degli anni ‘60 e
soprattutto negli anni ‘70 e ‘80 questo quadro è stato modificato, cambiato, in
parte anche sconvolto dall'avvento di un nuovo attore: il capitalista che
gestisce i fondi finanziari. Sono nati nuovi intermediari finanziari in particolare i
fondi di investimento, i gestori di fondi, anche fondi che investono in attività
sempre più rischiose, sempre più speculative, è esploso il mercato dei derivati,
si sono formate nuove forme della finanza. La conseguenza è che questi nuovi
intermediari finanziari in particolare i fondi di investimento di vario tipo hanno
raccolto quantità sempre maggiori pacchetti sempre più consistenti delle azioni
delle grandi imprese americane, delle grandi Corporation. Quindi ciò che è
cambiato è che i manager che controllano le grandi Corporation americane non
si trovano più di fronte ad un interlocutore principale ma si trovano di fronte i
gestori di questi fondi di investimento, fondi pensione gli studi di fondi che
controllano pacchetti significativi pacchetti rilevanti del capitale azionario delle
Pagina 79 di 97
Corporation gestite tra i manager industriali, dai manager professionisti e ora
naturalmente questi gestori di fondi controllando non piccoli pacchetti ma
pacchetti significativi del capitale delle grandi Corporation con in grado di
acquisiscono diciamo hanno acquisito un potere di condizionamento, una
capacità di influenza sull'azione dei manager industriali e più in generale sulla
gestione delle grandi Corporation che in precedenza i piccoli azionisti non
avevano. Ora la logica, l'orizzonte entro cui questi gestori di fondi finanziari
operano è molto diverso dall'orizzonte dei manager industriali che
controllavano queste Corporation durante la Golden age, perché questi
manager finanziari ovvero i gestori dei fondi hanno un orizzonte temporale
brevissimo ossia sono interessati non al rendimento nel lungo periodo degli
investimenti che l'azienda può fare ma sono interessati al rendimento nel breve
periodo dei loro portafogli azionari ossia ciò che interessa a questi manager
finanziari non è che l'impresa cresca essendo innovativa quindi generando
innovazione tecnologica presentando sul mercato nuovi prodotti, investendo in
impianti in tecnologie più moderne, facendo della ricerca, creando posti di
lavoro soprattutto ben pagati ecc... ciò che interessa ai gestori dei fondi
finanziari è che aumenti il valore delle azioni delle imprese nel breve periodo,
la cosa importante è che aumenti la quotazione, la prezzatura delle azioni che
hanno nei loro portafogli nel breve periodo perché la specializzazione di questi
manager finanziari in trade comprare e vendere azioni o altri titoli, ovvero
comprarli a un prezzo più basso e venderli ad un prezzo un pochettino più alto.
Non è un investimento nel settore reale dell'economia ma è un investimento di
carattere tipicamente finanziario e l'orizzonte temporale di questo investimento
è di breve periodo perché loro devono garantire comunque un rendimento ai
piccoli investitori che sottoscrivono le quote di questi fondi. Questo interesse e
questa focalizzazione l'orizzonte sul rendimento di breve periodo tipica dei
manager finanziari viene da questi trasferita anche ai manager industriali
perché il manager industriale sa che deve rendere conto della sua gestione ai
manager finanziari perché i manager finanziari possono vendere in qualunque
momento le azioni della Corporation che il manager industriale controlla e
possono anche coalizzarsi fra loro e rovesciare il management anche sostituire
un management che i gestori dei fondi considerano non soddisfacente o non
performante. Quindi in manager industriali ora vengono condizionati molto di
più di prima dei manager finanziari e vengono indotti a gestire la Corporation
sempre di più secondo ottiche secondo un orizzonte di breve periodo. Questi
fondi finanziari, fondi di investimento un leverage altissimo (quindi hanno
pochissimo capitale proprio e lavorano approvvigionandosi ed investendo il
capitale di terzi). Pertanto, secondo Minsky, tutto questo fa sì che la nascita,
l'avvento di questi nuovi soggetti dei fondi finanziari abbia accresciuto la
volatilità e la instabilità dei mercati, che questi soggetti abbiano contribuito e a
rendere più frequenti e più grosse le bolle finanziarie. Finché c'è l'aspettativa
che la quotazione dei titoli azionari crescerà in futuro anche in un futuro breve
questi fondi finanziari avranno un comportamento rialzista e la bolla si gonfierà
ma quando ad un certo punto la bolla esplode il collasso diventa molto più
forte rispetto a prima e l’alternarsi di fasi di boom e di caduta può diventare
anche più frequente a causa della instabilità del comportamento di questi
gestori di fondi finanziari. Quindi per farla breve per Minsky è vero che da un
Pagina 80 di 97
lato il capitalismo non ha alternative, tuttavia, occorre essere consapevoli che il
capitalismo è un sistema molto più instabile di quanto in passato l'economia
mainstream riteneva. Tuttavia, minsky è sempre stato come dire una figura
outlier ovvero messa al margine dall'anno professione degli economisti almeno
fino allo scoppio della crisi finanziaria del 2008 la evoluzione allo scoppio della
crisi finanziaria del 2008 è stata contrassegnata dalla nascita dal formarsi di
quello che viene chiamato il New consensus che è stato ed è ancora il nuovo
main Stream dell’economia. Ad incarnare il formarsi di questo nuovo consenso
è Olivier Blanchard.
BLANCHARD
Mit è il cuore della scuola neo-keynesiana negli Usa. Diventa capo economista
del FMI. È un francese che diventa economista di grido nell’università
americana MIT, è amico di Cristine Lagard (BCE). Economy of establishment. Il
processo che si è verificato è descritto nel 2008 in un abstract : per un periodo
molto lungo la macroeconomia degli anni ’70 è stata un terreno di battaglia tra
varie scuole di pensiero, tuttavia in tempi recenti una visione ampiamente
condivisa è emersa: il nuovo consensus. Come tutte le rivoluzioni, questa è
venuta con la distruzione di alcune conoscenze. Post- keynesiani sono la sintesi
neoclassica, i neo-keynesiani che rifiutano la sintesi neoclassica che riconduce i
contributi di keynes nell’ambito marginalista. Minsky è un post- keynesiano. Il
succo di questa teoria si trova dei libri scritti da Blanchard. Il modello is-lm-pc
non è il primo modello che abbia proposto, la prima edizione proponeva il
modello as-ad.
Dopo la morte di Keynes abbiamo visto che si è affermata questa scuola della
sintesi neoclassica come dire il nuovo mainstream era diventata la sintesi
neoclassica quindi questo tentativo fatto di innestare il pensiero quindi i
contributi più originali di Keynes nell'ambito del filone della teoria marginalista
e facendo di quella che perché Keynes voleva essere una teoria generale
dell'impero delle monete in realtà un caso speciale dell'economia marginalista
che si verifica quando c'è trappola della liquidità o quando ci sono mercati non
pienamente concorrenziali. Tuttavia, non tutti keynesiani hanno aderito a
questa sintesi neoclassica riformato accanto alla sintesi classica che è diventata
negli anni 50-60 il nuovo mainstream un filone di pensiero eterodosso di
economisti keynesiani che rifiutavano la sintesi neoclassica quindi che
rifiutavano l'operazione di ricondurre i contributi più originali del pensiero di
Keynes nell'ambito della più generale e più consolidata teoria marginalista.
Tutti gli altri economisti convergono in questa nuova sintesi. Il succo di questa
sintesi è espresso dai manuali di macroeconomia autorati da Blanchard. La
prima edizione del Blanchard proponeva il modello AS-AD.
Pagina 81 di 97
Il modello AS-AD si basa sulla costruzione di due curve, due funzioni:
Pagina 82 di 97
il reddito aumenta anche il saggio dell'interesse, perché se i prezzi aumentano
ti riduce il valore reale delle scorte di moneta ciò induce la gente ad aumentare
la loro domanda di moneta per scopi transativi quindi la gente si procaccia
moneta vendendo titoli, il prezzo dei titoli diminuisce, aumenta il saggio del
l'interesse, diminuisce l'investimento e diminuisce anche il reddito.
Pagina 83 di 97
I l
Dall'equazione precedente
si deriva, attraverso un
passaggio elementare
spostando il livello generale
dei prezzi al denominatore,
il salario reale domandato
dai lavoratori che appunto è
Pagina 84 di 97
funzione inversa del tasso di disoccupazione e funzione diretta del parametro
z
Graficamente il salario
domandato può essere
rappresentato appunto dalle
figure qui sopra.
Sull’asse delle ascisse abbiamo il
tasso di disoccupazione su quello
delle ordinate ci sarà il reale. La
curva ha questa forma di iperbole
per cui quanto più alto è il
parametro u tanto più basso è il
salario reale domandato e
viceversa. Una variazione del
parametro z che non è
ra p p r e s e n t a t o n e g l i a s s i s i
raffigura graficamente attraverso
una traslazione di questa curva.
Blanchard passa ad
analizzare qual è invece il
salario reale offerto dalle
imprese. L'analisi parte
dalla funzione di
produzione che viene
adottata da Blanchard e
che è espressa da questa
semplice equazione:
Y=AN in cui Y indica il
livello dell'output che
viene prodotto e dipende
da N ovvero dal numero
dei lavoratori che viene
impiegato nelle imprese
più in generale nell’economia moltiplicato per questo parametro A che indica la
produttività di ogni lavoratore.
Questo parametro A è esogeno ed è determinato dalla tecnologia. Il costo del
lavoro per unità di prodotto è dato ovviamente da W che è il salario nominale
fratto A che è la produttività. Blanchard assume che le imprese determinino il
prezzo aggiungendo a questo costo del lavoro per unità di prodotto il mark
up ovvero un margine di profitto e pertanto il prezzo di vendita del prodotto è
determinato da:
Pagina 85 di 97
(1+µ)W/A.
Un aumento della disoccupazione non ha alcun effetto sul salario reale offerto
dalle imprese che dipende solo dal mark up e dalla produttività per cui se
diminuisce il salario domandato dai lavoratori a causa di un aumento della
disoccupazione diminuisce anche il prezzo fissato dalle imprese.
Pagina 87 di 97
accettare il più basso livello per salari che viene loro offerto dalle imprese. Se
invece si ha per esempio una variazione
della legge sui licenziamenti senza giusta causa quindi una riduzione delle
protezioni dei lavoratori contro i licenziamenti senza giusta causa, si riduce il
parametro z, si riduce la conflittualità per i lavoratori; in questo caso si ha
graficamente una traslazione verso sinistra della curva del salario
domandato. Pertanto, il salario domandato si riduce e questo porta ad una
diminuzione del tasso naturale di disoccupazione. Infatti, visto che ora i
lavoratori temono di perdere più facilmente il lavoro sono disposti ad accettare
il medesimo salario offerto dalle imprese anche in presenza di una minore
disoccupazione. Quindi l'effetto è di avere una diminuzione del saggio naturale
di disoccupazione pur in presenza di una invarianza del salario reale.
Pagina 88 di 97
Graficamente è rappresentata da una da una retta verticale in quanto essa
descrive la relazione fra l'output tra il livello di
produzione e il livello dei prezzi questa
relazione è crescente.
Il motivo per il quale la curva dell'offerta
aggregata è crescente è che al crescere di Y
aumenta l'occupazione N necessaria per
realizzarla e quindi aumentando l'occupazione
N si riduce il tasso di disoccupazione u.
Di conseguenza riducendosi il tasso di
disoccupazione aumenta il potere contrattuale
dei lavoratori e con esso aumenta il salario
monetario che i lavoratori domandano quindi si
riduce il tasso di disoccupazione e aumenta il
potere contrattuale dei lavoratori e con esso il salario monetario domandato dai
lavoratori.
Di conseguenza le imprese per mantenere fisso il mark up aumenteranno il
livello dei prezzi in proporzione ai salari e quindi graficamente questo è
rappresentato da una curva dell’offerta aggregata crescente rispetto al livello
dei prezzi.
Come conseguenza di questa spirale a ribasso dei prezzi e dei salari nominali si
attiva uno spostamento verso destra della curva AS (nuova curva AS’). Questo
perché il ribasso dei salari provoca un aumento del valore reale delle scorte
monetarie e diminuisce di conseguenza la domanda di moneta per scopi
transativi e i soggetti economici si liberano delle scorte eccedenti di moneta e
comprerà titoli, di conseguenza aumenta la domanda dei titoli, il prezzo dei
titoli aumenterà e di conseguenza diminuirà il saggio dell’interesse, al cospetto
della diminuzione del saggio dell’interesse aumenteranno gli investimenti e
l’aumento degli investimenti a sua volta genera un aumento della produzione Y
con conseguente diminuzione del tasso di disoccupazione. Questo processo di
traslazione verso destra della curva AS continua sino a quando il tasso di
Pagina 90 di 97
disoccupazione torna al livello iniziale Un ovvero torna al tasso naturale di
disoccupazione.
Una volta che il tasso di disoccupazione è ritornato al tasso naturale i lavoratori
sul mercato del lavoro si sentono più forti e tornano di nuovo a domandare un
salario reale uguale a quello offerto dalle imprese. A questo punto la corsa al
ribasso di prezzi e salari si arresta e si raggiunge la nuova posizione di
equilibrio E’ che corrisponde ad un più basso livello dei prezzi in corrispondenza
del quale si ha lo stesso livello naturale precedente della produzione e lo stesso
livello del tasso di disoccupazione corrispondente al tasso naturale Un che si
aveva prima che si verificasse lo shock esogeno quindi il mercato funziona
bene.
Per questo modello di Blanchard la moneta nel lungo periodo è neutrale perché
i livelli di equilibrio naturale sia Yn sia Un, sono determinati esclusivamente
dall’operare di forze reali. Blanchard nei suoi testi preferisce l’utilizzo della
politica monetaria a quella fiscale.
✴ La prima è che gli effetti della politica monetaria sono più veloci;
✴ Se la politica monetaria è gestita dai tecnocrati (come lui) che non devono
rendere conto a pressioni politiche, a differenza della politica fiscale che deve
rispondere molto di più a pressioni di carattere politico, quindi molto di più
ad una discrezionalità distorta, quindi è meglio non fidarsi dei politici che
seguono scopi elettoralistici.
Pagina 93 di 97
“critici” che si rifanno a filoni di pensiero eterodosso come Marx, Keynes o
Minsky che propongono una versione alternativa del funzionamento del sistema
economico. Questo filone degli economisti critici ha conosciuto un suo
momento di notorietà quando aveva pubblicato sul Financial Times nel
settembre 2013 un appello che invocava un drastico cambiamento di rotta
nelle politiche economiche dell’UE per fronteggiare la crisi iniziata nel 2008. Tra
questi economisti critici ci sono degli italiani tra cui Brancaccio, Alfonso, Dani
Rodrik, Kirkman, James Galbraith ecc. Di fatto sono quasi tutti tra i firmatari di
questo appello pubblicato sul Financial Times nel 2013. Questa scuola degli
economisti critici propone un modello macro economico diverso da quello di
Blanchard, formula una critica al modello mainstream di Blanchard-
• L’ultimo punto sul quale insistono questi economisti critici è che le politiche
economiche espansive possono avere un effetto permanente sull’equilibrio.
Pagina 96 di 97
Si suppone di partire da
una posizione di equilibrio
iniziale corrispondente al
punto E sul mercato del
prodotto e al punto N sul
mercato del lavoro.
Supponiamo che il governo
aumenti la spesa pubblica
con l’obiettivo di ridurre il
tasso di disoccupazione e
graficamente questo si
rappresenta con una
traslazione verso destra della
retta AD verticale e si
determina un nuovo livello
della produzione Y’ e un
nuovo livello del tasso di disoccupazione u’.
Tuttavia, la riduzione del tasso di disoccupazione rende i lavoratori più forti sul
mercato del lavoro e rivendicheranno un salario più alto di quello offerto dalle
imprese. A questo punto supponendo che le imprese non intendano diminuire il
mark up le imprese saranno indotte a scaricare l'aumentato livello del salario
monetario sui prezzi e si innesca la solita spirale crescente di prezzi e salari
che a sua volta genera uno slittamento verso l’alto della curva AS. Tuttavia,
visto che la curva AD ora è verticale l'aumento del livello dei prezzi non ha
alcun effetto depressivo certo sulla domanda e sulla produzione. Il sistema
resta ancorato al nuovo livello della produzione Y’ e al nuovo livello del tasso di
disoccupazione u’. Pertanto, la manovra di politica economica espansiva
ha avuto un effetto permanente sulle variabili reali, per quanto la curva AS si
sposti verso l’alto il settore reale non si schioda dai nuovi livelli Y’ e u’.
Pagina 97 di 97