Sei sulla pagina 1di 23

MICROECONOMIA

DEFINIZIONE E CONTENUTO DELL’ECONOMIA POLITICA


L’economia politica nasce nel 1776 con l’opera di Smith “la ricchezza delle nazioni”. Il 1776 non è un anno casuale, infatti, è
l’anno della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, 100 anni dopo la rivoluzione industriale e poco prima
della rivoluzione francese. In tutto ciò infatti Smith nella sua opera si rifà molto alle società industriali.
Il concetto di economia politica è “leggi della società”, in sostanza si riferisce al buon mantenimento di carattere economico
della società.
I primi segni dell’economia politica si videro nel medioevo quando erano visti in maniera negativa l’usura e l’applicazione dei
tassi di interesse nelle obbligazioni. Tra il XV e XVI secolo si svilupparono le Banche che trovarono pieno compimento con
l’arrivo della rivoluzione industriale. Con quest’ultima si sviluppò la produzione di massa. Smith da una definizione di politica
economica vale a dire: “LEGGI CHE REGOLANO LA PRODUZIONE E LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO E DELLA RICCHEZZA”.
Robbins invece intende tale materia come “UNA SCIENZA CHE STUDIA COME MEZZI SCARSI SI POSSONO COMBINARE TRA
LORO PER CONSEGUIRE DETERMINATI OBIETTIVI.”

MICROECONOMIA E MACROECONOMIA L’economia politica viene divisa in 2 branchie


fondamentali: La Micro e la Macroeconomia. La Microeconomia studia tutto ciò che ha a che fare con la produzione, il
mercato e come viene distribuito il reddito tra i vari soggetti che favoriscono la produzione. La Macroeconomia invece studia
il reddito nazionale e la sua variazione nel tempo, la variazione dei prezzi e l’inflazione e infine anche ciò che è la moneta e i
suoi costi. Solitamente vi sono dei rapporti importanti tra micro e macro, di fatto molto spesso l’intervento del singolo con
il proprio reddito fa incrementare il reddito nazionale. Secondo la teoria Keynesiana molto smesso non è così, vi sono infatti
casi particolari dove un reddito non influisce nella macroeconomia, infatti una famiglia si ritroverà a pensare al proprio
singolo interesse e non alla collettività.

IL METODO SCIENTIFICO DELL’ECONOMIA

L’economia è, fra tutte le scienze sociali, la più esatta. Le teorie economiche hanno un forte risalto anche nelle idee politiche.
L’esempio più importante è Marx che si è basato sulla teoria economica di RICARDO. Altri segnali dell’esattezza dell’economia
sono stati dati dal filosofo POPPER, secondo lui infatti “UNA LEGGE ECONOMICA E’ TALE QUANDO SIA VERIFICABILE E
CONFUTABILE”. Infatti se la verifica empirica conferma l’ipotesi diventa legge economica, se invece la verifica empirica
conferma solo parzialmente l’ipotesi teorica, si dovrà modificare quest’ultima per renderla verificabile nella sua totalità.
Ovviamente come succede per tutte le leggi, anche quelle economiche possono essere modificate nel tempo.

SISTEMA ECONOMICO E ECONOMIA MONETARIA.

L’economia monetaria ha origini molto antiche. Nell’antichità come moneta venivano usati gli oggetti, il BARATTO. Le prime
attività economiche si basavano sulla pastorizia per produrre dei beni tramite attività produttive. In ogni caso questa
produzione si basava su un bene soltanto facendo sì che l’altro bene fosse, suo malgrado, scarso. L’esempio del libro è
fondamentale infatti K1 si trova più in alto nella curva perché più prodotto rispetto a K2. La vera svolta per la produttività ci fu
con la rivoluzione industriale. Con questa rivoluzione si introdussero diversi macchinari capaci di produrre in maniera molto
più elevata, massimizzando quindi i profitti. Anche per quanto riguarda la forza lavoro c’è stata un’espansione, infatti i
contadini si spostarono dall’agricoltura all’industria non solo per lavorare, ma per guadagnare da vivere. Esempio
emblematico di questa rivoluzione industriale è quello di SMITH con gli SPILLI, infatti prima un singolo operaio riusciva , senza
le macchine a produrre 20 spilli in un giorno, con l’aiuto delle macchine 10 operai potevano produrre 48mila.
Ad oggi possiamo distinguere 3 settori fondamentali: L’AGRICOLTURA, L’INDUSTRIA E I SERVIZI.
Negli ultimi decenni in Italia si è visto come l’agricoltura si sia abbassata parecchio a vantaggio degli altri settori. L’industria
infatti ha avuto un incremento clamoroso soprattutto nelle regioni del nord. Riguardo poi ai servizi offerti vi sono sia quelli
pubblici che privati.

LA SOVRANITA’ DEL CONSUMATORE

Uno dei punti fondamentali dagli economisti classici fu quello della SOVRANITA’ DEL CONSUMATORE.
Nella concezione TRADIZIONALE il consumatore era sovrano assoluto su ciò che voleva acquistare, in sostanza il BENE E’ CIO’
CHE SODDISFA IL CONSUMATORE e quest’ultimo è nettamente sovrano. Nella TEORIA CLASSICA E
NEOCLASSICA però il consumatore viene visto come un soggetto che non gode di piena sovranità, infatti è oggetto di
ASIMMETRIA INFORMATIVA. Le informazioni sono così, nel prodotto da acquistare, non complete. Il consumatore quindi non
è capace di conoscere il bene nella sua interezza. Altro elemento di disturbo per la scelta del consumatore sono i MASS-
MEDIA che tramite pubblicità influenzano la scelta. Unica soluzione sarebbero delle leggi ad hoc che vanno a tutelare il
consumatore.

BISOGNI, BENI E SERVIZI E CLASSIFICAZIONE DI BENI.


Fanno parte dei Bisogni le ESIGENZE cioè tutti quei beni che sono necessari per vivere. Sono beni materiali i BENI e invece
sono Beni Immateriali i SERVIZI. Questi ultimi si possono ottenere tramite una DOMANDA e hanno un PREZZO.
Tra le classificazioni principali vi sono i BENI ESSENZIALI (cioè quelli che servono per mantenersi in vita) e BENI NON
ESSENZIALI. BENI PUBBLICI E BENI PRIVATI: I beni pubblici sono quelli a cui tutti possono accedervi senza
alcuna distinzione di reddito, i beni privati invece sono quei beni che possono essere scelti dal singolo. Vi sono poi i beni
MERITORI, vale a dire quei beni che passano dal privato al pubblico ma soprattutto che vanno a tutelare tutti.
Il bene principale però è la MONETA.

LE CAUSE DELLO SVILUPPO E DEL DECLINO DELLE NAZIONI Per gli economisti classici come Ricardo lo
sviluppo c’è stato con la nascita del sovrappiù vale a dire il PROFITTO. Per i neoclassici invece lo sviluppo c’è stato grazie al
reddito del singolo che, investito, accresceva il capitale. Il
capitalismo però nasce con molto ritardo in Italia. In inghilterra nacque grazie ad una legislazione favorevole sulla libera
concorrenza mentre l’iniziativa imprenditoriale apparteneva solo al SOVRANO. Secondo Gramsci vi è un retaggio di diversi
istituti legislativi ancora oggi vigenti come NOTAI, FARMACISTI E DIRITTI DI LICENZA. Ancora secondo
Gramsci un ritardo del capitalismo ci fu anche grazie al ritardo della riforma agraria, a favore dei contadini che avrebbe
allargato notevolmente il mercato. Al momento dell’unificazione l’ITALIA era divisa in 2 PARTI, la parte del nord che viveva in
ottica europea e la parte del sud che viveva con un capitale fisso sociale inesistente.
Il ritardo dello sviluppo industriale in Italia dunque fu per il ritardo del Mezzogiorno.
La crisi del 29 aveva portato a rischio la chiusura di molte imprese anche se, questa crisi si fece sentire meno in Italia. Fu, nel
33, durante l’epoca fascista, istituito L’IRI cioè una tassa sulle partecipazione azionarie. Con l’IRI lo stato voleva andare a
capitalizzare le imprese private che non ce l’avrebbero fatta ad andare avanti. In sostanza si andava a rendere pubbliche
diverse imprese. Negli ultimi anni però molte di queste sono state soggette alla privatizzazione, tra queste troviamo L’ENI e la
TELECOM e alcune banche. Lo scioglimento dell’IRI E’ STATO NEL 2000 grazie
anche all’entrata in vigore del trattato di MAASTRICHT e alle clausole da esso dettate. Nel 2002 entrò in vigore la moneta
unica, con la quale l’Europa andò a liberalizzare il mercato. QUALI SONO
PERO’ LE CAUSE DELLO SVILUPPO E DEL DECLINO DELLE NAZIONI? Sostanzialmente le cause sono le ISTITUZIONI che hanno
governato e che ancora oggi governano. Altra causa è L’EVOLUZIONE SOCIALE differente tra NORD E SUD e la presenza o
meno di RICCHEZZE NATURALI (ESEMPIO DEL SUDAFRICA).

L’UTILITÀ DELLA DOMANDA Riguardo l’utilità della domanda


abbiamo 2 tipi di essa: Utilità ordinale e Utilità Cardinale. Entrambe si basano sulla soddisfazione del
consumatore ma l’utilità cardinale si basa sull’attribuzione di un livello di utilità in base al consumo. Quindi potrà, il
consumatore, dare un numero esatto di utilità al bene. E’ quindi MISURABILE e QUANTIFICABILE.
Nell’utilità ordinale invece il consumatore farà un “ordine” basato sulla soddisfazione che avrà del bene, quindi non sarà
MISURABILE E QUANTIFICABILE L'UTILITA’ MARGINALE è
l'incremento di utilità conseguita a seguito di una piccola variazione nella quantità consumata di un bene. Partendo dal
presupposto ottocentesco che l'utilità sia misurabile ( utilità cardinale ), il consumo di un'ulteriore unità di un bene apporta
un incremento dell'utilità totale del consumatore in proporzione inferiore rispetto alla precedente. La funzione dell'utilità
marginale può essere rappresentata tramite un grafico con andamento decrescente all'aumentare della quantità consumata.
ESEMPIO DI UTILITA’ MARGINALE: Un individuo che si trova a sostare nel deserto sente il bisogno impellente di bere un
bicchiere d’acqua, per il quale, pur di soddisfare una reale necessità è disposto a pagare 10€. Soddisfatto in parte tale
bisogno, per il secondo bicchiere, necessario ma non indispensabile, esso sarà invece disposto a pagare 8€ e ancora per il
terzo, quasi superfluo 5€. Soddisfatto completamente il bisogno, l’individuo non necessiterà più di acquistare un ulteriore
bicchiere d’acqua e in questo caso l’utilità marginale legata ad esso risulterà nulla.

ELASTICITA’ DELLA DOMANDA. La domanda è ELASTICA quando all’aumentare del prezzo la quantità domandata del bene
diminuisce, E’ RIGIDA quando invece all’aumentare del prezzo la quantità domandata sarà sempre uguale.

TEORIA DELLA PRODUZIONE

Con il termine produzione si intende l’attività diretta a fornire beni e servizi che soddisfano gli interessi del consumatore. Per
avere un processo di produzione servono degli input. Il più importante è il LAVORO
DELL’UOMO. Poi abbiamo i beni capitali (cioè i macchinari) e i beni semi-lavorati, LE RISORSE NATURALI e infine L’ATTIVITA’
IMPRENDITORIALE. La teoria della produzione si basa quindi sulla capacità di
incorrere a prezzi per averne poi un profitto. Gli inputs possono essere FISSI o
VARIABILI. Fissi se non possono essere cambiati nel corso del tempo, Variabili se possono invece essere modificati. FISSI sono
gli inputs utilizzati nel breve periodo, VARIABILI sono nel lungo periodo. LA
LEGGE DEI COSTI CRESCENTI E DECRESCENTi: In base a questa legge vi è un Prodotto totale, una produttività media e una
produttività marginale in base al numero di operai.
Numero operai Produtt. Totale Produttività media Produttività
marginale

1 10 10 10

2 24 12 14

3 39 13 15

4 52 13 13

5 60 12 8

6 66 11 6

7 63 9 -3

LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO CAPITOLO 5

Quando si parla della distribuzione del reddito di intende come viene ripartito il reddito tra i diversi soggetti del processo
economico.

Gli economisti classici erano dell’idea che vi fosse una DIVISIONE IN CLASSI.

 Al primo gradino ci sono I LAVORATORI che percepiscono un salario, per mantenersi in vita.
 Nel secondo gradino vi sono i CAPITALISTI-IMPRENDITORI che gestiscono il processo produttivo e basano tutto il loro
interesse sulla produttività con l’obiettivo di massimizzare il profitto.
 Vi sono poi coloro che affittano i terreni, che ricevono una rendita.

Unica classe produttiva quindi sono i LAVORATORI che produrranno anche il SOVRAPIU’, cioè un carattere residuale da
RIPARTIRE TRA PROPIETARI TERRIERI E CAPITALISTI.

Per i Neoclassici la distribuzione ha caratteristica di SCARSITA’, vale a dire che la scarsità delle risorse determina i prezzi.
Inoltre si basano sulla produzione di beni di consumo. VIGE LA LIBERA CONCORRENZA

TEORIA DELLA DISTRIBUZIONE DI RICARDO. Anche secondo Ricardo è importante la divisione in classi. Importanti sono i
lavoratori che sono coloro che producono, ricevono un salario e vivono con quello. I proprietari terrieri non sono una classe
ma ricevono parte del sovrappiù che è divisa con l’imprenditore. Per l’imprenditore il sovrappiù rappresenta il profitto.
Secondo la teoria ricardiana vi è un solo bene, il grano, dove però il terre hanno diversa fertilità arrivando infine, col crescere
della popolazione ad avere sempre meno fertilità con prodotto appena sufficiente. In questo caso tutto il prodotto andrà ai
salari, non vi è profitto e il sovrappiù va alle rendite. Da questa teoria si può capire
come la forza lavoro sia la cosa più importante. Anche Marx è dell’idea che il soggetto per poter vivere debba vendere la
propria forza lavoro.

TEORIA DELLA DISTRIBUZIONE BASATA SULLA PRODUTTIVITA’ MARGINALE. Bisogna moltiplicare la produttività fisica di un
fattore per il prezzo del bene che produce. Si otterrà così la produttività marginale. Si avrà perciò un legame tra prezzo del
fattore e prezzo del bene. In ogni caso lavoratore e imprenditore lavoreranno per massimizzare il loro benessere personale.

IL SALARIO. Il salario è ciò che riceve il lavoratore per prestare la sua forza lavoro. Per Marx il salario è ciò che un disoccupato
accetterebbe seppur minimo. Vi è quindi un economia capitalistica. Per i neoclassici invece il salario è
un prezzo basato dall’interagire di domanda e offerta di lavoro.

IL PROFITTO. Per i classici il profitto è un reddito residuale che va al proprietario del capitale. Non vi è nessuna distinzione tra
imprenditore e capitalista in quanto si assumono i rischi di eventuali perdite. Anche per Marx è un reddito residuale.
Invece per i neoclassici vi è distinzione tra colui che fornisce il capitale e colui che è imprenditore. Per essi infatti il profitto è
una remunerazione di una particolare attività lavorativa. Il profitto inoltre è
collegato ai vari fattori che vengono utilizzati per la produzione. Ad esempio se oggi un imprenditore producesse tv con tubo
catodico come 10 anni fa, questi fallirebbe in quanto si utilizzano nuove tecnologie come il 3D. In sostanza dunque il profitto
si basa anche sulla capacità dell’imprenditore di immettere innovazioni al prodotto, cioè migliorarlo di qualità.

LA RENDITA. Per i classici La rendita è in connessione con l’uso della teoria. Tipico quindi dei proprietari terrieri e dell’uso
della loro terra. Per Ricardo si basa tutto sulla fertilità del terreno, meno questo è fertile meno sarà il ricavo del proprietario
terriero. Per i neoclassici invece la rendita è un CORRISPETTIVO versato per l’uso della terra o dei
beni immobili.
L’INTERESSE. L’interesse è il PREZZO D’USO DEL CAPITALE MONETARIO, bisogna però distinguere 2 teorie: Quella classica e
quella keynesiana. La teoria classica va a definire l’interesse come una remunerazione. Di fatto è una rinuncia al consumo nel
presente per un consumo futuro. Esempio: 100 euro che tra un anno, con tasso di interesse del 10% diventeranno 110.
Per Keynes invece è una variabile monetaria infatti l’interesse si avrà nel punto di incontro tra domanda e offerta di MONETA.

LE FORME DI MERCATO

CONSIDERAZIONI GENERALI. Quando si parla di forme di mercato parliamo di tutto ciò che a che fare con le imprese e il loro
potere di vendita. Innanzitutto bisogna fare la differenza tra industria e impresa. La prima è l’insieme di tutte le imprese che
vanno a produrre un determinato prodotto. Esempio l’industria della moda, dove vi sono poi tutte le varie imprese che hanno
un Brand. Importante è da considerare l’Idea di SMITH e la sua TEORIA DELLA MANO INVISIBILE vale a dire che un privato
facendo il proprio interesse porterà vantaggi all’intera collettività.

LA CONCORRENZA PERFETTA. Nella concorrenza perfetta è importante andare a stabilire quali sono i requisiti principali. ESSI
SONO: Libertà di entrare nel mercato per tutti gli imprenditori. Tutti vendono lo
stesso tipo di prodotto, anche in qualità. Tutti vendono allo stesso prezzo.
E’ facilmente intuibile come questo tipo di forma di mercato è difficilmente applicabile. Di fatto però il punto di equilibrio
della concorrenza perfetta è IL PUNTO D’INCONTRO TRA DOMANDA E OFFERTA.
Alla concorrenza perfetta va aggiunto le possibili variabili che il consumatore non tiene conto. E’ vero che vi sono più
imprenditori, ma, tenendo conto magari di un prezzo leggermente più basso, si preferisce acquistare da chi magari è più
lontano senza pensare alle spese di trasporto.

IL MONOPOLIO. Il Monopolio è la forma di mercato dove vi è un unico venditore. Vi può essere monopolio di due tipi: LEGALE
E NATURALE. Il monopolio legale si ha quando un soggetto registra un brevetto che quindi sarà l’unico ad avere profitto e a
venderlo. Quello Naturale invece si ha per esempio quando vi è un acqua dalle speciali caratteristiche curative.
Il monopolista ha la possibilità di stabilire il prezzo e stabilire la quantità offerta. Non è a conoscenza però della domanda, in
quanto dato esogeno. Può però influenzarla con l’utilizzo per esempio della pubblicità.
In definitiva, compito del monopolista è quello di MASSIMIZZARE IL PROFITTO. Il punto per capire il profitto è dato dal punto
d’incontro tra COSTO MARGINALE E RICAVO MARGINALE O UNITARIO. Importante è anche la differenza
di prezzo che si trova in ITALIA e all’estero. Di fatto molto spesso il prezzo all’estero è più basso. Questo prende il nome di
DUMPING.

CONCORRENZA IMPERFETTA O MONOPOLISTICA. La concorrenza imperfetta è una forma di mercato intermedia tra la
concorrenza e il monopolio. È la forma di mercato che più si avvicina alla realtà. Nei sistemi economici i mercati non hanno
quasi mai le caratteristiche di un mercato di concorrenza perfetta in quanto le merci non sono omogenee e ogni impresa può
adottare una strategia di differenziazione del prodotto, reale o percepita, per ridurre il grado di concorrenza delle altre
imprese. I prodotti offerti sul mercato da ciascuna impresa sono simili tra loro. La differenza di prodotto può essere oggettiva,
ad esempio caratteristiche fisiche differenti dei prodotti, oppure essere soltanto percepita dai consumatori ( brand,
confezione, pubblicità, ecc. ). Questa forma di concorrenza è detta concorrenza imperfetta. Ogni impresa si comporta in modo
simile a un monopolista in quanto deve soddisfare una domanda di mercato dedicata. Per tali ragioni la concorrenza
imperfetta è detta anche concorrenza monopolistica. L'equilibrio di breve periodo di un'impresa in regime di concorrenza
imperfetta può essere rappresentato in un diagramma cartesiano in modo simile all'equilibrio di monopolio. In regime di
concorrenza imperfetta l'impresa ha l'obiettivo della massimizzazione del profitto che persegue eguagliando il costo
marginale ( CM ) al ricavo marginale ( RM ). Ciò accade nel punto M. L'uguaglianza del costo e del ricavo marginale determina
il prezzo di vendita del bene ( p ) e, indirettamente, l'extra-profitto dell'impresa ( area verde ). L'extra-profitto è pari alla
differenza tra il prezzo di vendita ( p ) e i costi medi di produzione ( CU ), moltiplicata per la quantità venduta del bene ( q ). La
rendita dell'impresa è simile a quella ottenuta in un mercato di monopolio.
OLIGOPOLIO. Poche imprese di grandi dimensioni che producono lo stesso prodotto. In questo caso il prezzo è determinato
dai produttori ed è quasi simile tra loro. Qualora un impresa alzasse troppo il prezzo finirebbe fuori mercato a vantaggio delle
altre imprese. Nell’Oligopolio inoltre vige una politica degli ACCORDI DI CARTELLO o Mark UP dove le
imprese vanno a decidere un limite di prezzo in maniera tale che tutti possano avere un profitto.

\MACROECONOMIA

LA TEORIA DEL MOLTIPLICATORE

IL CONSUMO

Quando di consumo si parla, in termini macroeconomici, di ciò che viene speso in base ad un reddito. Secondo Keynes vi è una
formula per il consumo che è:

C= C (Y-T) dove C rappresenta il consumo, Y il reddito, T le tasse o prelievo fiscale. Ovviamente con l’aumentare del reddito
aumenteranno sia i consumi che i risparmi e, viceversa, con il diminuire del reddito diminuiranno anche i consumi e i risparmi.

L’aumento del consumo porta la cosiddetta proporzione marginale al consumo ad aumentare ma non in maniera
proporzionale all’aumento del reddito. Il moltiplicatore keynesiano riguarda la proporzione marginale al consumo che ha un
valore tra 0 e 1. In termini di esempio: Vi sono 2 famiglie, una della Calabria con un reddito di 1000
euro mensili, una della Lombardia con reddito di 3000 euro mensili. Nel caso della famiglia calabrese il consumo sarà, del
reddito percepito, totale e avrà proporzione marginale al consumo di 1, perché non vi sono risparmi. Nel caso della famiglia
Lombarda avrà un consumo molto minore e il resto sarà risparmiato con proporzione marginale al consumo. Di fatto la
formula semplice del consumo C è C= C+S dove C sono i consumi e S i risparmi che sommandoli ci riporta al consumo totale.

LA TEORIA DEL MOLTIPLICATORE DELLA SPESA IN DEFICIT

Keynes, economista inglese, fece una teoria molto importante sulla spesa pubblica in situazioni di difficoltà come la
disoccupazione, sanità ecc.

Dal canto suo è importante avere un aumento della spesa pubblica. La formula del Reddito Nazionale è Y= C+I+G dove Y è
il reddito, C i consumi, I gli investimenti privati e G la spesa pubblica. In questo caso ad aumentare sarà la spesa pubblica G
che indubbiamente andrà a influenzare in maniera positiva il REDDITO NAZIONALE.

ESEMPIO SE LA SPESA PUBBLICA VIENE AUMENTATA DI 1000 IL REDDITO NAZIONALE AUMENTERA’ DI 5000 PERCHE’:

PARTENDO DA: Y= C+I+G

G=1000

C=0,80 (QUELLI CHE CONSUMERA’ SU UN REDDITO)


1-0,80 UGUALE A 0.20….POI…..1/0.20 UGUALE A 5, MOLTIPLICATO PER LA SPESA PUBBLICA AUMENTATA DI 1000 FARA’ 5000

LO STATO QUINDI OPERERA’ IN DEFICIT(PERDITA). QUESTO COMPORTA CHE IL RITORNO NON SARA’ MAI IN EQUILIBRIO,
INFATTI ALLO STATO DEI 5000 RIENTRERANNO CIRCA 1500 OSSIA IL 30%

MOLTIPLICATORE DELLA SPESA PUBBLICA IN PAREGGIO

Nel caso della spesa pubblica in pareggio il moltiplicatore da utilizzare sarà uguale a 1. In questo caso la spesa pubblica sarà
finanziata interamente con le tasse, avendo un influenza nel bilancio in pareggio PROPENSIONE MARGINALE A CONSUMO
SARA’ 1, NEL BILANCIO IN DEFICIT E’ DI 0,80

DOMANDA E OFFERTA DI MONETA

Innanzitutto dobbiamo ricordare quali sono le manovre di POLITICA FISCALE E DI POLITICA MONETARIA

POLITICA FISCALE POLITICA MONETARIA

1) Aum e dim di imposte 1) Aum. o dim. Tasso interesse

2) Spesa pubblica 2) Aum o dim. Riserve bancarie

3) Operazioni mercato aperto

LA POLITICA FISCALE LA FA IL GOVERNO, LA POLITICA MONETARIA LE BANCHE

ESEMPIO INIZIALE SULL’ARGOMENTO:

Siamo in una città dove vi è stata un’alluvione e tutti sono indebitati. Un albergatore un giorno riceve visita da un milionario e
da un anticipo di 100 euro per vedere le stanze. Nel frattempo, mentre il milionario vede le stanze, l’albergatore che aveva un
debito con un macellaio va a saldarlo con quei 100 euro. A sua volta il macellaio salda un debito con un mugnaio che a sua
volta li da ad una signora. La signora che aveva un debito con l’albergatore va e ridà questi 100 euro. Infine, il miliardario
scende dopo aver rivisitato le stanze ma non gli sono piaciute e si riprende i 100 euro.

Questo esempio fa capire come con quei 100 euro iniziali sono stati eliminati diversi debiti di più soggetti, ma soprattutto
come è importante la CIRCOLAZIONE DELLA MONETA.

FUNZIONI DELLA MONETA: UNITA’ DI CONTO (quantificare il prezzo), RISERVA DI VALORE (rinunciare all’acquisto e
risparmiare per poterla utilizzare in futuro) e MEZZO DI SCAMBIO.

LA DOMANDA DI MONETA VIENE FATTA DAL CONSUMATORE. Vi sono 2 tipi di moneta, LEGALE e BANCARIA. La moneta
LEGALE sono le banconote e le monete, la moneta BANCARIA sono le carte di credito, gli assegni, i conti correnti ecc. I MOTIVI
DELLA DOMANDA SONO 3: PER TRANSAZIONI, MONETA PRECAUZIONALE E MONETA SPECULATIVA.

L’OFFERTA DI MONETA VIENE FATTA DALLE BANCHE, che determinano anche la politica monetaria. (BCE, BANCHE
COMMERCIALI E D’AFFARI) Ricordiamo che hanno il potere di aumentare o diminuire il tasso d’interesse e possono aumentare
e diminuire le RISERVE. Relativamente all’offerta di moneta vi è il MOLTIPLICATORE DEI DEPOSITI BANCARI.
ESEMPIO: La banca riceve 10 DEPOSITI da 10 euro, così avrà un totale di 100 e li restituirà con tasso d’interesse all’1%. Con
questi depositi la Banca andrà a fare IMPIEGHI, vale a dire darli a chi ha bisogno come le imprese e con tasso d’interesse al
3%. Dei 100 euro dei depositi andrà a mettere 20 in RISERVA e 80 in IMPIEGHI. Prestando 80 euro a 80 persone la banca crea
crediti per 800 euro.

IDENTITA’ DI FISHER O TEORIA QUANTITATIVA

FORMULA: M X V = P X Q

M rappresenta la MASSA MONETARIA o Quantità di moneta in circolo.

V rappresenta la VELOCITA’ DI CIRCOLAZIONE o Numero di scambi


P rappresenta il LIVELLO DEI PREZZI

Q rappresenta la QUANTITA’ PRODOTTA.

ES.:LIVELLO DEI PREZZI E’ 10, QUANTITA’ DEL BENE PRODOTTO E’ 1. COSI' AVREMO 10X1=10

IL TUTTO DIPENDERA’ DALLA VELOCITA’ DI CIRCOLAZIONE CHE IN QUESTO CASO SARA’ 5, V=5 e la QUANTITA’ O MASSA
MONETARIA SARA’ 2, M=2

AVREMO COSI’: M x V=P x Q, 2 x 5= 10 x 1, IL RISULTATO SARA’ 10=10

Se la velocità di circolazione è costante la quantità di moneta dovrà aumentare, in questo caso la banca andrà a stampare
moneta. Se però la quantità di moneta aumenta molto ci sarà rischio che il livello dei PREZZI AUMENTERA’ (INFLAZIONE) ma
non aumenterà la quantità prodotta.

NOZIONI DI CONTABILITA’ NAZIONALE

TEORIA DEL FLUSSO CIRCOLARE DEL REDDITO. Vi sono 4 diversi operatori che fanno si che vi sia flusso di reddito.

1) Le imprese: che producono beni per i consumatori


2) Le famiglie: che sono coloro che consumano i beni e i servizi prodotti
3) LE P.A: che hanno il compito di produrre servizi, prelevare le imposte e trasferisce i redditi
4) Il resto del mondo: con il quale il sistema nazionale può avere rapporti commerciali.

Le imprese dunque danno alle famiglie tramite la forza lavoro dei beni da consumare. Il consumatore li acquista. Allo stesso
modo c’è anche un flusso di moneta, vale a dire circolazione del prezzo.

EGUAGLIANZA TRA PRODOTTO E REDDITO. SI POSSONO DARE 2 DEFINIZIONI DEL REDDITO NAZIONALE. La prima è la somma
di tutti i beni prodotti in un periodo determinato, la seconda invece è la somma di tutti i redditi guadagnati dai fattori di
produzione. In ogni caso le 2 definizioni si equivalgono.

EGUAGLIANZA TRA PRODOTTO E SPESA. In questo caso vi sono diversi simboli da utilizzare:

Y= REDDITO NAZIONALE

C= CONSUMI

I= INVESTIMENTI

G= SPESA PUBBLICA

E= ESPORTAZIONI

IM= IMPORTAZIONI

S= RISPARMI

In questi casi si potrebbe parlare di 2 tipi di economia, APERTA O CHIUSA. Si parla di economia aperta quando vi sono
soltanto, nel calcolo del reddito nazionale, i consumi, gli investimenti e la spesa pubblica. Si parla di economia chiusa quando,
al reddito nazionale, vengono aggiunte anche le importazioni e le esportazioni.

Il passaggio da economia chiusa ad economia aperta è spiegato dall’offerta delle importazioni e soprattutto dalla domanda
delle esportazioni.

Nella formula principale del reddito nazionale Y=C+I+G+ES-IM indubbiamente vi sono tutte le positività per far aumentare il
reddito nazionale tranne nel caso delle IMPORTAZIONI che influenzano in maniera negativa il reddito nazionale.

PIL, PNL, DEFLATORE DEL PIL. PIL=PRODOTTO INTERNO LORDO


PNL=PRODOTTO NAZIONALE LORDO IL PIL E’ la somma di tutti i beni e servizi
prodotti moltiplicati per i loro prezzi. Al PIL vanno sottratti i beni che non hanno prezzo di mercato cioè: AMMINISTRAZIONE
DELLA GIUSTIZIA, DIFESA NAZIONALE, ORDINE PUBBLICO. Il PIL può indubbiamente aumentare qualora la produttività
aumenti. Vengono considerati nel PIL solo i PRODOTTI FINALI E NON QUELLI INTERMEDI. Sono prodotti intermedi quei
prodotti che servono per completare il prodotto finale. IL PNL è la somma del PIL+ il
valore del prodotto degli italiani residenti all’estero-il prodotto degli stranieri residenti in ITALIA. Vi è
poi la differenza tra PIL NOMINALE E PIL REALE.

IL PIL NOMINALE E’ IL LIVELLO DI PRODUZIONE DI UN PERIODO DI TEMPO AI PREZZI DI QUEL DETERMINATO PERIODO. IL PIL
REALE PRENDE IN CONSIDERAZIONE SINGOLE PRODUZIONI DI DUE PERIODI DIVERSI E VALUTA I DUE PERIODI AGLI STESSI
PREZZI.

DAL CALCOLO DI PIL NOMINALE E REALE SI PUO’ DETERMINARE L’INFLAZIONE O LA DEFLAZIONE.

STORIA DELL’ECONOMIA ITALIANA


Inizialmente, nel 1861, le aspettative di vita non erano molto alte, il salario era basso, la statura delle persone non era
elevata. Si può dire però che il PIL dal 1861 ad oggi è nettamente variato. Infatti se si fa una differenza tra il PIL del 1861 ad
oggi, questo è aumentato di circa 12 volte.

UNA STORIA DI CONVERGENZA A DUE CODE.


Bisogna dire che indubbiamente i paesi meno sviluppati possono crescere molto più velocemente dei paesi sviluppati,
semplicemente andando ad importare la tecnologia a basso costo di questi ultimi.
Tra il 1200 e il 1500 la penisola italiana, soprattutto nel centro nord era la più prospera d’Europa.
Fu però nel 18° secolo che l’Italia non riuscì più a tenere il passo delle forze economiche europee, queste infatti cominciarono
una crescita rapida. Quindi andando a semplificare il tutto: nel 1500 l’Italia
era, a livello di PIL superiore all’intera Europa. Invece dal 1820 la nostra penisola non riuscì a tenere il passo delle grandi
potenze Europee. Nel 1870 infatti il PIL dell’Italia era di 1500 e quello della Gran Bretagna di 3000.
Pensando ora al momento dell’Unificazione, L’Italia era divisa in 8 Stati. Le domande da porsi sono: Quanto erano profonde al
momento dell’unificazione, le differenze tra Nord e Sud. Se queste differenze c’erano lo Stato è colpevole di non aver colmato
queste differenze. Se invece non c’erano lo Stato è colpevole di aver creato, nel corso del tempo un divario nettissimo.
Nel 71 il PIL pro-capite del sud era inferiore del 10% rispetto alla media nazionale, la Calabria stava meglio di molte regioni
settentrionali e centrali. Vi sono state diverse tesi relativamente alla differenza tra
nord a sud. Una di queste è che nel sud vi erano fattori di lavoro minorile, svantaggi di commercio per problemi geografici e il
persistere del feudalesimo. Altra tesi è quella dell’utilizzo dei risparmi del sud per finanziare il Nord.
Partendo quindi da questa arretratezza economica il PIL DAL 70 A OGGI E’ AUMENTATO DI CIRCA L’1,9 OGNI ANNO.
Si può dire che ci fu una convergenza a due code: Si parti infatti dallo 0,60 della fine dell’800 per arrivare a 2,4 nel 92 e
ricadere nuovamente nello 0,5 negli anni 2000.

ANNI 1861-1896: CRESCITA TIMIDA O ATTESE NON SODDISFATTE?


Al momento dell’Unità d’Italia vi era il periodo della prima globalizzazione. Si favoriva dunque il commercio internazionale.
Importante per esempio fu il patto tra Gran Bretagna e Francia che stabili una riduzione di dazi. Vi era perciò una crescita
elevata del commercio atlantico. Purtroppo però questo per i primi 35 anni non
portò alcun vantaggio in termini di crescita al Regno D’Italia. Nel corso del tempo nel 1895 circa l’Italia riuscì
a crescere quasi alla pari del Regno Unito aumentando il PIL di circa 1,24 l’anno e facendo crescere anche la popolazione.
Aumentò inoltre il valore aggiunto sia per l’agricoltura, che per i servizi e l’industria. Tutto ciò ci fa capire quali
erano i fattori che fecero crescere inizialmente il PIL, questo fattore fu L’AGRICOLTURA. Purtroppo la crescita
fu destinata a fermarsi, diversi economisti hanno avuto diverse spiegazioni a riguardo, una di queste fu sicuramente, la
mancanza di infrastrutture e la mancanza di una riforma agraria. Il Regno
d’Italia portò anche a delle conseguenze che dovevano e potevano essere positive, da una parte infatti vi fu l’Unione di diversi
Stati, dall’altra si andò a eliminare definitivamente una futura dominazione straniera.
Unico beneficio economico ci sarebbe stato era quello di un MERCATO UNICO CON CONSEGUENZA DI UNA MAGGIORE
DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE. VI SONO POI FATTORI DIVERSI RISPETTO ALLA
DOMINAZIONE STRANIERA: UN COMPLESSO DI ISTITUZIONI, LA DIVISIONE DI POTERI, L’ISTRUZIONE OBBLIGATORIA, I CODICI
DI DIRITTO CIVILE E COMMERCIALE. TUTTI ELEMENTI CHE DOVREBBERO ESSERE SICURAMENTE POSITIVI PER LA CRESCITA
ECONOMICA. La realtà invece fu contraria alle aspettative, una spiegazione è data dai costi elevati dei trasporti
e dalla mancanza di linee ferroviarie e strade per spostarsi da una parte all’altra. Con il tempo si fecero collegare i maggiori
centri urbani. Altra conseguenza fu LA MONETA UNICA NON TOTALMENTE CONVERTITA. LA NASCITA DELLE ISTITUZIONI FU
LENTA COSI’ COME LA NASCITA DEI CODICI DI DIRITTO CIVILE E COMMERCIALE (QUESTI RIPRESI DAL DIRITTO FRANCESE).
NEL 1874 CI FU LA LEGGE BANCARIA CHE AVEVA RIORGANIZZATO IL SISTEMA FINANZIARIO E CHE PORTO
UN’ACCELLERAZIONE AL PIL. UNA CRISI FINANZIARIA PERO' POSE FINE A QUESTO BREVE PERIODO DI CRESCITA. DA QUI INIZIO
UNA LUNGA CRISI BANCARIA CHE, INSIEME ALLA LOTTA TRA CRISPI E GIOLITTI, PORTO’ IL REGNO D’ITALIA AD UNA LUNGA
CRISI. SOLO NEL 1893, DOPO UNA NUOVA RIFORMA BANCARIA, NACQUE LA BANCA D’ITALIA.
DALLA NASCITA DELLA BANCA D’ITALIA INIZIO LA FASE DI SVILUPPO ECONOMICO.
LA LUNGA CONVERGENZA.
LA PRIMA GLOBALIZZAZIONE
IL 1913 PORTO' IL PIL A RAGGIUNGERE IL 54%. Si passò così da una profonda crisi finanziaria ad una crescita economica
importante. Durante L’ETA’ GIOLITTIANA ci fu infatti crescita in tutti i settori di industria, agricoltura e servizi.
Importante fu la crescita di FIAT E PIRELLI e per la prima volta l’Italia cominciò a fare investimenti all’estero.
L’industria moderna era concentrata però al nord, fu così che cominciò a espandersi il divario tra Nord e sud. Il divario DEBITO
PUBBLICO/PIL DIMINUI’, LO SPREAD SUI TASSI D’INTERESSE DIMINUI RAPIDAMENTE.
A causa però delle IMPORTAZIONI di MATERIE PRIME E DI TECNOLOGIE IL DEFICIT COMMERCIALE AUMENTO’.
La crescita industriale era concentrata più al Nord rispetto che il Sud. DA QUI SCOPPIO’ LA QUESTIONE MERIDIONALE.

SOPRAVVIVENZA ECONOMICA E COLLASSO POLITICO.


Nel 1915 scoppiò la prima guerra mondiale che porto al collasso economico il nostro stato. Si lavorava infatti soprattutto nelle
industrie navali. La guerra segnò LO SPARTIACQUE TRA LA PRIMA GLOBALIZZAZIONE E LA DEGLOBALIZZAZIONE. FINO AL 1929
L’ITALIA STESE AL PASSO DELLE GRANDI POTENZE ECONOMICHE EUROPEE, SUCCESSIVAMENTE NON RIUSCI' PIU' A STARE AL
PASSO. TRA IL 1917 E IL 29 IL PIL CREBBE DI CIRCA 2,2 L’ANNO. NEL 1925 INIZIO’ L’ERA FASCISTA. Mussolini
fece, contemporaneamente all’inizio della dittatura, aumentare la protezione doganale e reintrodusse i dazi sul grano. Inoltre
Mussolini inizio UNA CAMPAGNA PER LA RIVALUTAZIONE DELLA LIRA. Dal 1925 al 1945 (FINE DELLA SECONDA GUERRA
MONDIALE) l’economia italiana vide un ORIENTAMENTO SOLO VERSO L’INTERNO.

UN’INTERRUZIONE NELLA CONVERGENZA.


Tra il 29 e il 45 ci fu un’interruzione netta alla convergenza. Una delle maggiori cause fu l’istituzione di un imposta industriale:
L’IRI. Vi era un protezionismo nei confronti dell’Italia che porto ad una crisi difficile da affrontare che porto l’ARRESTO DELLA
CONVERGENZA.

LA RICOSTRUZIONE POST BELLICA


La partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale fu una catastrofe non solo sul campo ma anche per l’economia. Il PIL
scese in maniera vertiginosa e si portò ai livelli dei primi anni del 900.
IMPORTANTE FU IL PIANO MARSHALL CHE MISE IN RISALTO L’APERTURA AL COMMERCIO INTERNAZIONALE MA
SOPRATTUTTO L’INTEGRAZIONE EUROPEA. Per l’Italia si andò piano piano ad eliminare il regime
autarchico che vi fu con Mussolini. L’INFLAZIONE (cioè l’aumento dei prezzi) SI ANDO’ A BLOCCARE NEL 1947.
Si andava a valorizzare un mercato di scambi sia interno che esterno, si favorì l’esportazione.

L’ETA’ DELL’ORO.ANNI 50-70


L’ITALIA SI AVVICINO’ AGLI ALTRI PAESI SOPRATTUTTO TRA GLI ANNI 50 E 70. In questi anni il reddito degli italiani si alzo di
percentuale. La crescita salariale era uguale alla produttività. Vi era l’utilizzo molto importante del modello fordista,
caratterizzato soprattutto dalla manodopera. L’IRI PRODUCEVA BENI INTERMEDI COME FERRO E
ACCIAIO, fattore importante di cui l’Italia era bisognosa. Importante fu la crescita del settore
INDUSTRIA che portò un importante migrazione dalla campagna alla città sia interna che verso l’estero soprattutto nei paesi
vicini. Le abitazioni divennero più grandi, tutti andarono ad acquistare BENI DUREVOLI come LE
FIAT 500 E LE 600. FU IN QUESTO PERIODO CHE IL GAP TRA NORD E SUD SI RICUCI’. Tutto ciò è dovuto
all’importanza data al commercio internazionale. NEGLI ANNI 60 IL NORD SI AVVICINO’ ALLA PIENA OCCUPAZIONE MA
DIVENIVA DIFFICILE FARE AUMENTARE I SALARI. COS’ L’OFFERTA DI LAVORO INIZIO’ A SVANIRE.

L’ETA DELL’ARGENTO. ANNI 70-90


All’inizio degli anni 70 la crescita economica subì un brusco rallentamento non solo Italia ma in Europa e negli stati uniti.
L’Italia che si era a pieno inserita nell’economia mondiale subì questo shock, con la diminuzione della produttività.
Tra il 70 e il 90 il PIL CREBBE ANNUALMENTE DI CIRCA IL 2,5%. LA CONVERGENZA SUL PIL DEGLI STATI UNITI RAGGIUNSE IL
75%. Il processo di convergenza continuo ma lentamente a causa delle lotte politiche e delle istituzioni che erano instabili.
A partire dall’AUTUNNO CALDO DEL 1969 e per tutti gli ANNI 70 ci furono iniziative per espandere lo stato sociale e i sussidi
delle imprese. AUMENTO’ NUOVAMENTE L’INFLAZIONE A 2 CIFRE. IL SISTEMA SCOLASTICO ANDO’ PEGGIORANDO E IL
MERCATO DEL LAVORO DIVENNE PIU’ RIGIDO. NONOSTANTE QUESTI FATTORI E
L’AGGIUNTA DEL TERRORISMO E DI PROBLEMI SOCIALI SI Può DIRE CHE ECONOMICAMENTE L’ITALIA FECE BUONI RISULTATI.
ALLA FINE DEGLI ANNI 70 CI FURONO 3 IMPORTANTI DECISIONI: 1) ENTRARE NEL SISTEMA MONETARIO EUROPEO 2)
INTRODURRE UNA FORMA POLITICA DI REDDITI 3) ABROGARE L’ACCORDO TRA TESORO E BANCA CENTRALE IN BASE AL
QUALE QUEST’ULTIMA ALL’ASTA ACQUISTAVA TUTTI I TITOLI NON SOTTOSCRITTI DALLO STATO.
SI ARRIVO’ NEGLI ANNI 80 AD AVERE UN RAPPORTO DEFICIT/PIL CHE SALI DEL 10%. IL RAPPORTO DEBITO/PIL PASSO’ DAL 56
AL 94%.
GLI ANNI 1990/2011
DALLA CONVERGENZA ALLA DIVERGENZA
Il secolare processo di convergenza dell’Italia fini nei primi anni 90. TRA IL 90 E IL 2000 IL TASSO DI CRESCITA DEL PIL PER
L’ITALIA FU MINORE RISPETTO AI PAESI DELL’EUROPA OCCIDENTALE MA MAGGIORE RISPETTO A GIAPPONE E GERMANIA.
GLI ANNI 2000-2011 PORTARONO AD UNA CRESCITA MINIMA DEL PIL SOPRATTUTTO A CAUSA DELLA DIMINUZIONE DELLA
PRODUTTIVITA’. INIZIO’ PURTROPPO AD AUMENTARE LA DISOCCUPAZIONE.
TRA IL 2005 E IL 2007 IL PIL ANDO’ IN PERDITA A CAUSA DELLA PROFONDA CRISI, CALO PARAGONABILE A QUELLO DELLA
GRANDE DEPRESSIONE DEGLI ANNI 30

I FATTORI DI CRESCITA PERDUTI


A lungo termine sono 3 I FATTORI CHE HANNO CAUSATO LA MANCATA CRESCITA:
 LA RIDUZIONE DELLE GRANDI IMPRESE E DELLA LORO PRODUTTIVITA’
 L’AUMENTO DEL RAPPORTO DEBITO/PIL
 IL PASSAGGIO ALLA SOPRAVVALUTAZIONE DEL TASSO DI CAMBIO REALE
NEGLI ULTIMI 20 ANNI C’E’ STATO UN GRANDE AUMENTO DEL DEBITO PUBBLICO CHE HA SUPERATO IL 90% DEL PIL.

L’IMPATTO DELLE DEBOLEZZE STORICHE.


VI SONO TANTI FATTORI CHE SI SONO SPINTI NEI SECOLI COME QUELLO TRA NORD E SUD. TUTTAVIA AD OGGI L’ITALIA SI
COLLOCA AL 24° POSTO DEI 26 POSTI STILATI DALL’OOCSE DI COLORO CHE HANNO <CAPACITA’ DI REGGERE LA
GLOBALIZZAZIONE>

EFFETTI ECONOMICI DELLE IMPOSTE

EFFETTO ANNUNCIO-REDDITO E FORMULAZIONE.

EFFETTO ANNUNCIO. Questo effetto deriva dalla semplice previsione relativa a nuove innovazioni tributarie da parte
dell’operatore pubblico. Questo prevede una PREVISIONE come l’acquisto di un bene di consumo che aumenterà l’imposta.
Solitamente questo effetto viene subito eliminato in quanto tramite i decreti legge, che non prevedono periodo di vacatio
legis, vanno inserite le nuove imposte.

EFFETTO REDDITO: E’ un effetto sul piano quantitativo che consiste nel modificare il proprio reddito in base ad una possibile
nuova imposta o ad una nuova spesa pubblica

EFFETTO DI FORMULAZIONE: Si basa su effetti qualitativi ed è basata su un comportamento dovuto all’ammontare del
prelievo.

Questi effetti risalgono sostanzialmente a: EVASIONE, ELUSIONE, RIMOZIONE E TRASLAZIONE.

EVASIONE: L’evasione consiste nell’OCCULTARE IN MANIERA TOTALE O PARZIALE LA BASE IMPONIBILE, ANDANDO A VIOLARE
LE NORME TRIBUTARIE. Produce effetto reddito e di formulazione ed è tipica del lavoratore autonomo

ELUSIONE: VI’ E’ UN RISPETTO DELLE NORME TRIBUTARIE CHE IN QUESTO CASO PERO' SONO AGGIRATE CERCANDO DI
PAGARE UN IMPOSTA MINORE RISPETTO A QUANTO DOVUTO. E’ L’EVASIONE DEI RICCHI. Un esempio fondamentale sono i
PARADISI FISCALI (PANAMA) in cui il contribuente fa contratti con le banche del paese che secondo le normative vigenti Italia
sono NULLI.

RIMOZIONE E CURVA DI LAFFER: La rimozione è un effetto importante in quando vi è una MODIFICAZIONE DELL’OFFERTA DI
LAVORO. Quest’ effetto è dovuto sostanzialmente all’aumento dell’aliquota e del prelievo fiscale. Vi è una rimozione in
positivo quando il lavoratore aumenta la propria produttività per far fronte al pagamento della nuova imposta.
Chi ha studiato in maniera fondamentale questo effetto è LAFFER. Infatti tramite la curva di Laffer sostanzialmente si va ad
identificare un GETTITO MASSIMO, mantenendo un aliquota viene sempre RAGGIUNTO, se l’aliquota aumenta di poco a poco
il gettito massimo sarà raggiunto fino ad un certo aumento di aliquota, dopodiché succederà che il gettito non sarà più
raggiunto, questo perché se il lavoratore dovrà dare molti soldi allo stato preferirà non lavorare ma piuttosto passeggiare.
TRASLAZIONE: La traslazione consiste nel trasferimento dell’imposta da pagare ad un soggetto diverso. Vi è il PERCOSSO E
L’INCISO. Il percosso è colui che dovrebbe pagare l’imposta, l’inciso invece è colui a cui tale imposta viene scaricata. GLI
EFFETTI ECONOMICI IN QUESTO MODO NON VANNO A COINCIDERE CON QUELLI DETTATI DALLA LEGGE.
PUO’ ESSERE DI 3 TIPI: IN AVANTI, INDIETRO E OBLIQUA. LA TRASLAZIONE IN AVANTI SI VERIFICA QUANDO VI
E’ IL PASSAGGIO DAL PRODUTTORE AL COMPRATORE. ALL’INDIETRO DAL COMPRATORE AL VENDITORE
TRAMITE LA RIDUZIONE DEL PREZZO.

OBLIQUA INVECE QUANDO VI E’ IL PRODUTTORE MA IL L’AQUIRENTE ACQUISTA UN BENE DIVERSO DA QUELLO TASSATO

2 SONO LE CONDIZIONI FONDAMENTALI PER LA TRASLAZIONE: LA PRIMA CONDIZIONE E’ CHE SI TRATTI DI UN BENE O
SERVIZIO E CHE IL PREZZO SIA FLESSIBILE

I MEZZI PER ATTUARE LE SCELTE COLLETTIVE E LE IMPOSTE

Abbiamo due tipologie di mezzi:

 MEZZI NON FISCALI


 MEZZI FISCALI

Sono mezzi non fiscali le REGOLAMENTAZIONI, ossia quelle regole che regolano la concorrenza. In questo caso l’Intervento
pubblico serve per RIDURRE LA RENDITA DEL MONOPOLISTA e RIPRISTINARE LA CONCORRENZA.

Sono mezzi fiscali i TRIBUTI E LE SPESE PUBBLICHE. I tributi sono prestazioni COATTIVE in cui lo stato va a prelevare le Imposte
con il rispetto dell’ART 53 della Cost. sulla CAPACITA’ CONTRIBUTIVA. Le spese pubbliche invece sono distinte in:
Spese per la produzione di beni o servizi e spese per il trasferimento. Fanno parte delle spese per la produzione:

1. Spese per la produzione di beni e servizi essenziali


2. Spese per la produzione di beni e servizi NON essenziali.

Tra le spese troviamo anche i BENI MERITORI.

Abbiamo poi le spese di trasferimento OSSIA IL TRASFERIMENTO PER LE FAMIGLIE E LE IMPRESE

GLI ELEMENTI E LA CLASSIFICAZIONE DELLE IMPOSTE

Soggetto attivo: LO STATO, LA REGIONE E I COMUNI

Soggetto passivo: IL CONTRIBUENTE.

Il presupposto: L’ESISTENZA DI UNA CAPACITA’ CONTRIBUTIVA

Oggetto: è il valore monetario del presupposto

L’aliquota: IL RAPPORTO TRA PRESUPPOSTO E OGGETTO

CLASSIFICAZIONE DELLE IMPOSTE:

 DIRETTE E INDIRETTE
 REALE O PERSONALE
 PROPORZIONALE, PROGRESSIVA, REGRESSIVA.

Imposte dirette e indirette: Le prime colpiscono direttamente il REDDITO (IRPEF, IRES), le seconde I CONSUMI (IVA, ACCISA)

Imposte Reali e personali: SOLO PER LE IMPOSTE DIRETTE; Le imposte reali colpiscono separatamente i singoli redditi e non
quello complessivo, Le imposte personali sono sostanzialmente basate sulla situazione del soggetto (Carichi di famiglia)

Imposta proporzionale, progressiva e regressiva:


 E’ proporzionale quando l’aliquota è costante
 E’ regressiva quando l’aliquota diminuisce al crescere del reddito
 E’ progressiva quando l’aliquota aumenta col crescere del reddito.
1. Progressività per classi. Si hanno classi di reddito con diverse aliquote. Es. Reddito 100 aliquota 10% Reddito
200 30% di aliquota.
2. Progressività continua. L’aliquota cresce uniformemente al crescere del reddito.
3. Progressività per detrazione. Cioè che ha un reddito minimo di esenzione ed è costante
4. PER SCAGLIONI cioè quello UTILIZZATO IN ITALIA DOVE VI SONO DIVERSI SCAGLIONI IN CUI L’ALIQUOTA
CAMBIA, L’IRPEF E’ LA PRINCIPALE IMPOSTA SU CUI VIENE APPLICATA.

Le tasse e i tributi speciali: Presentano caratteri di corrispettività. La tassa è un prelievo di denaro effettuato dagli enti pubblici
territoriali per un servizio pubblico offerto. La tassa si distingue dall’imposta perché viene pagata per usufruire di un servizio
pubblico. I tributi speciali sono simili alle tasse ma hanno un carattere istituzionale.

Le entrate non tributarie: Le entrate in questo caso non hanno CARATTERE DI OBBLIGATORIETA’ e servono per la gestione di
beni Patrimoniali e sull’esercizio di attività imprenditoriali, queste ultime sono attività economiche che dovrebbero avere
criteri simili alle imprese private.

 Prezzi privati: Lo stato si adegua al prezzo di mercato


 Prezzi pubblici; Lo stato, al contrario del privato che cerca di massimizzare il profitto, massimizza il benessere della
collettività
 I monopoli fiscali: Si hanno nel caso in cui lo stato decida che per determinati beni o servizi vi debba essere il
monopolio. L’AAMS.

LE ENTRATE STRAORDINARIE: IL DEBITO PUBBLICO E L’EMISSIONE DI CARTA MONETA

Quando le entrate derivati dai tributi non coprono le spese dello stato, il bilancio è in disavanzo.

Lo stato utilizza I TITOLI DEL DEBITO PUBBLICO, con i quali va a chiedere un prestito ai cittadini, con questo successivamente,
lo stesso stato restituirà la cifra del Titolo con un TASSO D’INTERESSE.
Altra forma di finanziamento del Debito Pubblico è quella dell’emissione di carta moneta.

IL DEBITO PUBBLICO: CLASSIFICAZIONI

I prestiti pubblici possono essere VOLONTARI O FORZOSI. Sono volontari i prestiti dove i cittadini sono liberi di scegliere se
farli o meno. Sono FORZOSI quelli per cui lo stato OBBLIGA a sottoscrivere prestiti.

Ammortamento e conversione: Per conversione si intende la sostituzione dei debiti esistenti con altri di interesse inferiore.
Può essere FORZOSA quando vi è riduzione per legge dell’interesse dei titoli. MASCHERATA quando vi è il deprezzamento
della moneta o un prelievo speciale sugli interessi dei titoli. FACOLTATIVA se è il cittadino a scegliere se accettare la riduzione
degli interessi.

LE IMPOSTE DIRETTE: L’IRPEF E L’IRES.

L’IRPEF è L’imposta sul reddito delle persone fisiche. E’ imposta DIRETTA, PERSONALE, PROGRESSIVA PER SCAGLIONI.

E’ imposta diretta perché colpisce direttamente un reddito. Questi redditi possono essere derivanti da: Redditi DI IMPRESA,
REDDITI DI CAPITALE, REDDITI FONDIARI (SUI TERRENI), REDDITO DA LAVORO DIPENDENTE E AUTONOMO E INFINE REDDITI
DIVERSI.

E’ personale perché è soggetta alle situazioni a carico del soggetto, come per esempio carichi di famiglia. Vi sono Deduzioni
quando vi è la diminuzione della base imponibile, vi è detrazione quando invece viene diminuita l’IMPOSTA DA PAGARE.

E’ progressiva per scaglioni ciò significa che l’aliquota aumenta con l’aumentare del reddito ma per scaglioni. Questi scaglioni
hanno un aliquota minima del 23% sino a 15MILA, 27% DAI 15 FINO 28MILA, 38% FINO DAI 28MILA AI 55, 41% DA 55 A 75
MILA, 43% SOPRA AI 75MILA.

SOGGETTO ATTIVO E’ LO STATO, PASSIVO E’ LA PERSONA FISICA RESIDENTE E NON LIMITATAMENTE AL REDDITO PRODOTTO
IN ITALIA

L’IRES
L’IRES E’ L’IMPOSTA SUL REDDITO DELLE SOCIETA’. Colpisce sia il patrimonio della società, sia gli utili distribuiti o accantonati,
sia il patrimonio che gli utili. E’ un imposta entrata in vigore nel 2004, ed è soggetta ad un ALIQUOTA UNICA DEL 24%.
Soggetto attivo è lo STATO. Soggetto passivo è la Società, anche quelle che esercitano fini commerciali. La BASE IMPONIBILE E’
IL REDDITO D’IMPRESA.

IL BILANCIO E I SUOI PRINCIPI

I PRINCIPI DEL BILANCIO

 Principio del PAREGGIO


 Principio di UNIVERSALITA’
 Principio di INTEGRITA’
 Principio dell’UNITA’
 Principio dell’ANNUALITA’
 Principio della CLASSIFICAZIONE E SPECIFICAZIONE

Il pareggio del bilancio: L’ART 81 COMMA 4 enuncia questo principio. Sostanzialmente se vi è aumento di spesa pubblica
bisogna indicare i mezzi farne fronte. Questo principio è fondamentale, le entrate e le spese devono essere in pari. Tuttavia
con Keynes, autore della teoria del moltiplicatore, vi è un aumento progressivo della spesa pubblica per la piena occupazione
quindi è difficile da raggiungere il pareggio. TUTTAVIA VI E’ UN TRATTATO EUROPEO SULLA STABILITA’ CHE ENUNCIA CHE
NON PUO’ ESSERE SUPERATO IL 3% DEL RAPPORTO DEFICIT/PIL E IL 60% DEBITO PUBBLICO /PIL.

UNIVERSALITA’ DEL BILANCIO: il bilancio deve essere universale, cioè le entrate e le spese devono essere comprese nel
bilancio. Questo per evitare gestioni fuori bilancio

L’INTEGRITA’ DEL BILANCIO: il bilancio deve essere integro cioè le entrate nel bilancio devono essere riportate al lordo delle
spese di riscossione. Questo fa conoscere la reale pressione tributaria cioè le imposte pagate dalla collettività sommate al PIL.

UNITA’ DEL BILANCIO: In virtù di questo principio si ha che con il complesso delle entrate si fa fronte al complesso delle spese
pubbliche. Supponiamo che il governo approvi questo bilancio

50% fondi per la sanità

45% per la difesa

5 % per le altre spese.

Se le entrate sono inferiori le uscite sono ridotte in proporzione

Per finanziare le spese vi potranno poi essere IMPOSTE DI SCOPO. In questo caso i cittadini devono essere a conoscenza che vi
sarà un aumento delle imposte. Questo per non incappare in un illusione finanziaria.

PRINCIPIO DELL’ANNUALITA’: l’ANNUALITA’ E’ UN PRINCIPIO SANCITO DALL’ARTICOLO 81 DELLA COSTITUZIONE: INFATTI IL


BILANCIO DEVE ESSERE APPROVATO OGNI ANNO. SE NON VIENE APPROVATO IL BILANCIO VI SARA’ UN BILANCIO
PROVVISORIO

LA CLASSIFICAZIONE E SPECIFICAZIONE DEL BILANCIO: In questo principio vengono sostanzialmente classificate le entrate e le
spese pubbliche.

VI SONO: I TRIBUTI, LE ENTRATE EXTRA TRIBUTARIE, LE ENTRATE GRAZIE ALLA VENDITA DI BENI PATRIMONIALI E I PRESTITI.

A partire dal 2008 le spese pubbliche sono state raggruppate in MISSIONI E PROGRAMMI. Le missioni sono gli obiettivi
principali da perseguire
LE SINGOLE SPESE SONO POI DISTINTE IN TITOLI: SPESE CORRENTI, SPESE IN CONTO CAPITALE SPESE A RIMBOROSO DI
PRESTITI, SPESE A PARTITE DI GIRO.

ALTRA CLASSIFICAZIONE E’: SPESE FISSE O VARIABILI, SPESE IMPREVISTE, OBBLIGATORIE E FACOLTATIVE.

BILANCI PREVENTIVI: L’offerta di beni e servizi pubblici viene fatta prelevando le imposte. I bilanci sono inizialmente
preventivi. In uno stato democratico viene utilizzato IL BILANCIO PREVENTIVO DI COMPETENZA, cioè occorre un
autorizzazione preventiva dei cittadini in quanto si vanno a prevedere le spese da fare e le imposte che verranno riscosse.

La prima fase del bilancio preventivo è chiamata IMPEGNO, LA SECONDA ACCERTAMENTO.

IL BILANCIO PREVENTIVO DI CASSA: con questo bilancio si calcolano quali potrebbero essere i ritardi relativi alle spese. SI
EFFETTUA UNA PREVISIONE SUL FLUSSO DI CASSA, CIOE’ SUI PAGAMENTI E SULLE RISCOSSIONI.

IN ITALIA E’ STATO INTRODOTTO NEL 1978. SE COINCIDE CON I RISULTATI TRIMETRALI CONSUNTIVI DI CASSA VI E’ UN
ANDAMENTO NORMALE DEI RESIDUI, AL CONTRARIO SE NON COINCIDE VUOL DIRE CHE IL GOVERNO ATTUA UNA POLITICA
DIVERSA.

FORMAZIONE E GESTIONE DEL BILANCIO: IL PRIMO COMPITO SPETTA AL GOVERNO, CHE DEVE REDARRE IL BILANCIO, con ciò
ogni ministero dovrà predisporre un piano di spesa. Una volta fatto questo l’iter prosegue e il bilancio viene trasmesso alle
camere. I deputati possono proporre le loro idee sugli stanziamenti ma non nuove entrate e nuove spese. Le camere
sostanzialmente hanno il compito di approvare il bilancio. L’approvazione si perfeziona poi con la PROMULGAZIONE DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E LA PUBBLIAZIONE IN GAZZETTA UFFICIALE.

IL QUADRO RIASSUNTIVO DA INDICAZIONI RELATIVE:

 AL RISPARMIO PUBBLICO CHE E’ UGUALE ALLA DIFFERENZA TRA IL TOTALE DELLE ENTRATE TRIBUTARIE ED EXTRA
TRIBUTARIE E IL TOTALE DELLE SPESE CORRENTI
 INDEBITAMENTO O ACCREDITAMENTO NETTO CHE E’ UGUALE ALLA DIFFERENZA TRA IL TOTALE DI TUTTE LE ENTRATE
E IL TOTALE DI TUTTE LE SPESE
 IL SALDO NETTO DA FINANZIARE O FABBISOGNO E’ DATO DALLA SOMMA DELL’EVENTUALE DISANVANZO CORRENTE
E DEL DISAVANZA IN CONTO CAPITALE
 IL RICORSO AL MERCATO è LA DIFFERENZA TRA IL TOTALE DELLE ENTRATE E IL TOTALE DI TUTTE LE SPESE.
Vi sono diversi momenti dell’entrata e della spesa. Per le entrate vi è l’accertamento tributario dell’operatore
pubblico, la riscossione vale a dire il pagamento dell’imposta da parte del contribuente debitore, e infine il
versamento è dovuto alla TESORERIA DA PARTE DELL’OPERATORE PUBBLICO.
PER SPESE INVECE LE FASI SONO: L’IMPEGNO CON IL QUALE LA P.A SI OBBLIGA A FARE UN PAGAMENTO CHE SI
DISTINGUE IN LEGISLATIVO SE DETTATO DALLA LEGGE, CONTRATTUALE IN BASE A UN CONTRATTO, GIUDIZIALE SE E’
DETTATA DA SENTENZA PASSATA IN GIUDICATO. ABBIAMO POI LA LIQUIDAZIONE IN CUI SI VA AD
INDIVUDUARE IL CREDITORE DELLA P.A. L’ORDINE DI PAGAMENTO E IL PAGAMENTO .

IL WELFARE STATE (WS)

Origine storica. Inizialmente il welfare state, stato del benessere, si sviluppo essenzialmente tramite azioni da parte dei
lavoratori soprattutto dipendenti, non per nulla questo tipo di stato fu assoggettato alle società industriali. In primo periodo i
servizi del WS andavano ad avvantaggiare soltanto i lavoratori, con il passare del tempo si allargarono a tutta la cittadinanza.
Il welfare state nacque nel momento in cui furono riconosciuti i c.d. RISCHI SOCIALI. Uno di questi fu sicuramente la perdita
del lavoro, infatti, dopo la grande depressione degli anni 30, ci fu un altissimo tasso di disoccupazione. Altro momento che
porto alla nascita dello stato del benessere fu sicuramente la visione di BEVERAGE con la sua opera FULL EMPLOYMENTE IN
FREE SOCIETY (piena occupazione nella libera società). In Italia il welfare state ha subito notevoli
rallentamenti dopo il periodo fascista, e, grazie al boom economico degli anni 60’, l’intervento pubblico fu molto elevato
soprattutto nei settori delle PENSIONI e della SANITA’. Vi era insomma un MODELLO
FORDISTA dove da una parte vi era a capo l’industria e i lavoratori e dove la manodopera aveva un importanza capitale,
dall’altra parte invece vi era molto spesso un solo reddito in famiglia. Per finire lo stato del
benessere ha fatto passi da gigante, andando a tutelare l’istruzione, la sanità, i sistemi pensionistici ecc.
I MODELLI STORICI DEL WS. Vi sono diversi modelli riconosciuti come welfare state. Fu importante la visione di Andersen che
andò a definire 4 MODELLI di welfare state:

1. MODELLO SCANDINAVO.
2. MODELLO ANGLOSASSONE
3. MODELLO BISMARKIANO
4. MODELLO MEDITERRANEO

Il modello scandinavo si caratterizza per l’universalismo e il prevalente intervento pubblico. Tutto viene concepito come
DIRITTO DEI CITTADINI e come interventi lo stato propone un offerta elevata di servizi non solo nella sanità ma vede anche il
benessere oltre che degli anziani anche dei figli e ancora la partecipazione molto intensa nel mondo del lavoro del sesso
femminile. Il modello Anglosassone invece vede l’intervento
pubblico soltanto nei casi di grave rischio sociale come l’emarginazione e la povertà assoluta. E’ un modello totalmente
opposto a quello scandinavo tipico della Nuova Zelanda, Irlanda, Regno Unito. Il modello Bismarckiano, tipico della
Germania, della Francia e dei paesi del Benelux, vede invece un importanza capitale nel mondo del lavoro. Vi sono dei
programmi di spesa diversi per categorie sociali. Il modello Mediterraneo,
tipico di Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, è visto come una variante del modello Bismark, dove vi sono diversi ammortizzatori
sociali e diversi diritti riconosciuti anche all’interno delle costituzioni come ad esempio, il mantenimento dei figli da parte dei
genitori anche dopo il superamento dei 18 anni.

LA CRISI DEL WALFARE STATE. Il WS non è stato sempre visto di buon grado, soprattutto negli anni 70 con l’avvento dei
liberisti e conservatori. Infatti gli economisti con questa visione non erano per nulla d’accordo riguardo la visione keynesiana
che andava ad espandere progressivamente la spesa pubblica. Un punto di crisi molto importante è inoltre la CADUTA DEL
MODELLO FORDISTA, che vede invece l’espandersi, sempre negli anni 70, del settore dei servizi come settore dominante a
scapito dell’industria. Altro fattore che fa capire la crisi del WS è L’ESPANSIONE
DELL’OFFERTA DI LAVORO FEMMINILE: infatti con ciò le famiglie che percepiscono un reddito diventano sempre meno.
Terzo fattore è la GLOBALIZZAZIONE, di fatto il WS state viene finanziato anche da società o imprese che, visti i costi elevati,
molto spesso si spostano verso l’estero tramite il DUMPING SOCIALE.
Tutti questi fattori hanno creato un grosso problema finanziario andando ad essere un problema grave dopo il PATTO DI
STABILITA’ EMESSO CON IL TRATTATO DI MAASTRICHT che andava ad apporre dei limiti sul rapporto deficit/PIL (non
superiore al 3%) e sul rapporto Debito pubblico/PIL (non superiore al 60%.
Per finire si può capire come il WS è un sistema che con il passare del tempo sta diventando sempre più difficile da sostenere.

LE PRESTAZIONI DEL WALFARE STATE

Le prestazioni del ws sono essenzialmente divise in 5 GRANDI SETTORI:

1. PENSIONI
2. SANITA’
3. AMMORTIZZATORI SOCIALI
4. ASSISTENZA
5. ISTRUZIONE

Relativamente alle pensioni, l’obiettivo è quello di GARANTIRE UN REDDITO a chi ha avuto un rapporto di lavoro autonomo o
dipendente o ancora a chi ha perso un familiare dopo il periodo lavorativo.

La sanità invece va a garantire alla collettività spese farmaceutiche e accesso gratuito a questo settore sotto forma di
assistenza sanitaria e cure.

Gli ammortizzatori sociali sono tutti quegli interventi che vanno a favore del lavoratore in caso di RISCHI CHE COLPISCONO IL
MONDO DEL LAVORO (es CASSA INTEGRAZIONE). Vengono utilizzati sia per il lavoratore dipendente che per il lavoratore
autonomo. Questi ultimi possono essere soggetti a infortuni, malattie ecc.

Relativamente all’assistenza possiamo dire che sono tutti quei servizi che hanno a che fare con la prevenzione della povertà,
degli handicap ecc. e lo stato si obbliga nei confronti di questi a dare un aiuto. Tra questi servizi rientrano le Pensioni sociali, il
reddito minimo di inserimento, gli assegni per il nucleo familiare e l’indennità per gli handicap.
Infine l’istruzione, fatta di diversi livelli: OBBLIGATORIA, SECONDARIA E UNIVERSITARIA.

LE PENSIONI. Comunemente quando parliamo di pensione, si pensa subito alla PENSIONE DI VECCHIAIA, vale a dire a
trasferimenti di denaro per i soggetti che si sono ritirati dal mondo del lavoro ad età avanzata. Tuttavia si distinguono diversi
tipi di pensioni:

 PENSIONI DI ANZIANITA’, destinati a chi si è ritirato dal lavoro prima del raggiungimento dell’età avanzata e che
hanno un minimo di contributi.
 PENSIONI DI SUPERSTITI, destinata ai familiari del lavoratore deceduto (REVERSIBILITA’)
 PENSIONI DI INVALIDITA’, destinata a chi non ha piena capacità lavorativa per motivi civili o di lavoro
 PENSIONI SOCIALI, destinate a persone prive di mezzi di sostenibilità, siano essere persone che hanno lavorato o
meno.

In Italia si occupa di garantire il sistema pensionistico, l’INPS.

La più importante pensione in ogni caso rimane quella di VECCHIAIA. Economicamente garantisce al soggetto il trasferimento
durante l’attività lavorativa di contributi per la pensione di vecchiaia QUALI
SONO LE RAGIONI PER L’INTERVENTO PUBBLICO NEL SETTORE PENSIONISTICO? 1) lo stato vede ciò come bene MERITORIO,
vale a dire che la società fa prevalere le proprie preferenze rispetto a quelle del consumatore. 2) Sistema a ripartizione cioè
un sistema che vede una sorta di solidarietà tra le generazioni.

LA SANITA’

NATURA DEL SERVIZIO. La sanità è sicuramente un servizio di difficile identificazione relativamente alla sua natura, esso
infatti viene definito sullo stato di salute del cittadino. Non è un bene finale ma un BENE INTERMEDIO.

La spesa per la sanità viene divisa in 3 categorie:

1) Cure mediche di base


2) Servizi diagnostici e ricoveri
3) Spese per i farmaci

RAGIONI PER L’INTEVENTO PUBBLICO IN SANITA’. I servizi per la salute non sono definibili come pubblici in quanto non hanno
caratteristiche di non escludibilità e non rivalità. L’intervento dello stato nasce dunque sottoforma di equità.
I servizi della salute presentano queste caratteristiche:

 ESTERNALITA’ POSITIVE. E’ molto importante infatti vivere in una società dove vi sono individui sani e dove si
prevenga il rischio di epidemie
 INFORMAZIONE IMPERFETTA O ASIMMETRICA. Vale a dire che la maggior parte degli individui non conoscono le cure
e molto spesso non sanno di essere ammalati e non ne conoscono le varie informazioni.
 IGNORANZA SUL VALORE DELLA DOMANDA. Molto spesso infatti il paziente non sa quando costi un trattamento
medico e della terapia.
 L’ASSICURAZIONE PRIVATA SPESSO NON FUNZIONA. Va infatti ad assicurare il cittadino al verificarsi di un evento ma
non sempre è specificato un evento legato a malattia
 ASSENZA DEL MERCATO

MODELLI DI ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI SANITARI.

Vi sono due schemi principali, vale a dire 2 MODELLI: PUBBLICO E PRIVATO. E’ pubblico nei paesi scandinavi e lo è stato in
ITALIA FINO AL 1992.

Nel modello pubblico tutti possono accedere ai servizi sanitari tramite il pagamento di imposte o di un assicurazione
obbligatoria. I servizi sanitari sono organizzati totalmente dallo stato e garantisce una prestazione uniforme.
Nel modello privato invece la domanda e l’offerta non hanno alcun riferimento all’intervento pubblico. Vi sono per i cittadini
libere decisioni. Possono ricorrere ad un assicurazione privata e sono gli stessi cittadini a decidere l’ospedale di riferimento.
Tuttavia in questo modello non mancano importanti interventi dello stato. Negli Stati Uniti ad esempio vi sono i Medicare che
sono degli aiuti per le spese sanitarie agli anziani e a coloro che hanno un reddito basso.
In Europa invece vi sono sistemi MISTI con prevalenza di fattori pubblici. Bisogna dunque andare a vedere quali sono questi
fattori.

Il primo fattore è COME VIENE ASSEGNATO IL MEDICO DI BASE, e come questo verrà pagato.
Secondo fattore: CHI EFFETTUA LA SCELTA E CON QUALI VINCOLI DELLA STRUTTURA SU CUI AVERE CURE ECC.
TERZO FATTORE: COME è FINANZIATA L’OFFERTA DEI SERVIZI DIAGNOSTICI.
QUARTO FATTORE: COME E CON QUALE MISURA IL PAZIENTE PARTECIPA ALLE SPESE SANITARIE.
Andando a capire quale è l’offerta di servizi ospedaliera abbiamo 3 sotto modelli: il modello integrato, contrattuale e a
rimborso.

IL MODELLO INTEGRATO: Si avvicina al modello pubblico puro in cui lo stato offre servizi uniformi e per tutti i cittadini.

IL MODELLO CONTRATTUALE: lascia la libertà di scelta al cittadino tra settore sanitario pubblico o privato. Vi è quindi una
sorta di convenzione tra stato e struttura privata sui prezzi e quantità del servizio sanitario offerto.

IL MODELLO A RIMBORSO: si avvicina molto al Medicare statunitense che prevede dei rimborsi alle spese sanitarie a chi ha
reddito basso o è ad un’età avanzata. Questo modello è sia privato che pubblico e può agire a scopo di lucro o no. Prevede un
rimborso in base al proprio reddito.

LA SANITA’ IN ITALIA

In Italia il sistema sanitario andava ad essere il 5,6% del PIL. La riforma del 1978 andò a stabilire un MODELLO INTEGRATO che
andava a sostituire quello a rimborso. Nel 1992 ulteriori riforme di risanamento della finanza
pubblica portarono l’intervento pubblica ad un modello misto-contrattuale.
Vi sono stati importanti decreti che sono andati a dare un’autonomia alle regioni sulla gestione degli ospedali, e l’inserimento
dei ticket sanitari. Vi sono state poi successive riforme che andarono a portare completamente l’autonomia verso le regioni.
La principale responsabilità per la sanità dunque ricade sulle regioni. Non manca però l’intervento dello stato tramite il PIANO
SANITARIO NAZIONALE che fissa quali sono gli obiettivi e i principi delle regioni.
OBIETTIVO INVECE DEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE E’ QUELLO DI GARANTIRE I LIVELLI ESSENZIALI E UNIFORMI DI
ASSISTENZA. Tutti i cittadini sono iscritti al sistema sanitario nazionale e
possono scegliere liberamente il Medico di base tra una lista di medici convenzionati con il sistema sanitario; possono
accedere a visite specialistiche, a ricoveri ospedalieri e a visite chirurgiche scegliendo il pubblico o il privato. Il medico di base
può avere fino ad un 1500 pazienti. Il costo dei farmaci invece è diverso: 1) vi sono i
farmaci essenziali che sono dati gratuitamente a tutti i cittadini. 2) farmaci di rilevante interesse dove i cittadini devono
pagare il 50% del prezzo. 3) altri farmaci che i cittadini devono pagare totalmente il loro prezzo.

Nell’ambito delle NUOVE STRUTTUTE queste possono passare a far parte del SSN solo quando l’ASL E LA REGIONE DA UN
LATO E LA STRUTTURA DALL’ALTRO TROVANO UN ACCORDO CONTRATTUALE.
Saranno poi le ASL a ripartire le varie prestazioni sanitarie di ciascuna struttura.
Vi è poi il decreto del 1999 PER I FONDI SANITARI INTEGRATIVI, che hanno il fine di potenziare le prestazioni sanitarie
eccedenti.

FINANZIAMENTO DELLA SANITA’. Il FONDO SANITARIO NAZIONALE era definito ogni anno tramite l’approvazione del bilancio
e ha come obbiettivo quello di garantire alle regioni il livello essenziale di assistenza.

Prima della riforma del 99 le entrate delle regioni erano per il 90% relative all’IRAP e il 5% dall’IRPEF.

Con la riforma del 99 si andò ad abolire il FONDO SANITARIO NAZIONALE facendo cadere quello che era il contributo alla
spesa sanitaria dell’IRAP E DELL’IRPEF.

Il nuovo sistema di federalismo prevede infatti un fondo perequativo nazionale per le regioni.
GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI. Gli ammortizzatori sociali sono istituti del Ws che hanno stretto collegamento con il rapporto
di lavoro e alla relazione con esso. Vanno dunque a tutela del lavoratore sia dipendente che
autonomo. Sostanzialmente la paura più grande per il lavoratore dipendente è quella di perdere il lavoro.
Per questo esiste un sussidio di disoccupazione che ,in seguito all’interruzione di un rapporto di lavoro, da al lavoratore per
un periodo limitato il potere di acquisto. Vi sono 3 tipi di istituti relativi agli ammortizzatori
sociali: Il primo è un programma che garantisce al soggetto un reddito per la sospensione temporaneo del lavoro (in Italia
CASSA INTEGRAZIONE), l’indennità di disoccupazione, e il reddito minimo di inserimento.

I primi due istituti sono garantiti solo se il lavoratore ha superato una certa età e se ha garantito una minima contribuzione o
ha avuto un occupazione precedente. Ovviamente questi ammortizzatori hanno una durata limitata, massima di un anno
solitamente. In ogni caso il lavoratore durante il periodo del sussidio non dovrà esercitare
alcuna attività lavorativa. Nel caso dell’Indennità da disoccupazione dovrà dimostrare di essere effettivamente in cerca di un
attività lavorativa

Infine nel caso del REDDITO MINIMO DI INSERIMENTO, questo viene destinato a chi non ha avuto un precedente impiego
lavorativo. (REDDITO DI CITTADINANZA)

LA TEORIA DELLA BUROCRAZIA

Quando si parla della spesa pubblica e delle entrate bisogna distinguere la pressione tributaria e la pressione fiscale.

La pressione tributaria rappresenta la somma dei tributi pagati dalla collettività e l’ammontare del reddito nazionale. TRIBUTI
PAGATI+REDDITO NAZIONALE.

La pressione fiscale è invece il livello di imposizione dei tributi rispetto al PIL.

Ovviamente il caso molto importante dell’aumento delle imposte per la collettività porterà a diversi effetti anche perché i
contribuenti spesso sottovalutano i benefici della spesa pubblica.

Ci sono però possibili ripercussioni, derivanti da un aumento dell’imposta. TRA QUESTI, IL FREE RIDER, E COME EFFETTI DELLE
IMPOSTE ELUSIONE, EVASIONE E RIMOZIONE (DIMINUZIONE DELL’INCENTIVO AL LAVORO E CURVA DI LAFFER).

I SOGGETTI DELL’ESPANSIONE DELLA SPESA PUBBLICA.

Tra i soggetti che fanno aumentare la spesa pubblica hanno particolare risalto inizialmente i POLITICI. Uno dei comportamenti
più interessanti è quello DEL LOGROLLING, fenomeno molto impartente che mira, da parte del politico, ad essere rieletti.
Sostanzialmente il logrolling da modo di far approvare, tramite uno scambio di favori, i progetti dei vari politici (OGGI
APPROVI IL MIO PROGETTO E DOMANI, SE OCCORRE, IO APPROVO IL TUO). Ovviamente questo comportamento farà in ogni
caso aumentare la spesa pubblica. In campo politico inoltre si distinguono
due modelli: quello di concorrenza perfetta e il monopolio. La concorrenza perfetta si presuppone in un continuo ricambio
DELLA CLASSE POLITICA. Nel Monopolio vi è UN PARTITO UNICO, COME NEL CASO DEGLI STATI IN CUI VI E’ DITTATURA,
FASCISMO, NAZISMO.

Per concludere nell’espansione della spesa pubblica intervengono:

1. I POLITICI, CHE HANNO IL POTERE E LA VOLONTA’ DI ESERE RIELETTI


2. I CITTADINI, TRAMITE I GRUPPI DI PRESSIONE COME I SINDACATI E I CITTADINI SENZA GRUPPO DI PRESSIONE
3. I BUROCRATI CHE HANNO UN INTERESSE DIRETTO E SPECIFICO AD AUMENTARE LA SPESA PUBBLICA.

MAX WEBER E LA TEORIA SOCIOLOGICA DELLA BUROCRAZIA

Nel processo sull’aumento della spesa pubblica LA BUROCRAZIA HA UN RUOLO FONDAMENTALE. Max Weber da una sua
teoria sulla base dell’organizzazione gerarchica e della legittimità. IMPORTANTE E’ QUINDI CHE VI SIA UN ORDINAMENTO
GIURIDICO E SOPRATTUTTO UNA PROPENSIONE ALL’AUMENTO DELLA SPESA PUBBLICA.

Il burocrate avrà come compito quello di mettere a compimento il benessere del cittadino.
Requisiti principali per l’esistenza un organizzazione burocratica sono:

 REGOLE ASTRATTE CHE VINCOLANO IL RISPETTO ALLE NORME


 STRUTTURA GERARCHICA
 ASSEGNAZIONE A CIASCUN BUROCRATE DI MANSIONI PROPRIE.

Si può perciò intuire che questo modello fa si che il Burocrate lavori solo ed esclusivamente per il benessere dei cittadini.
Questo modello se si pensa attentamente, si discosta però dalla realtà dei fatti.

MODELLO DI NISKANEN (INEFFICENZA ALLOCATIVA DELLE RISORSE)

Alle caratteristiche di Weber, Niskanen aggiunge che:

 NON VI è ESCLUSIONE DI BENI OFFERTI POICHE’ SONO PUBBLICI


 LA PRODUZIONE E’ DETERMINATA ATTRAVERSO VOTAZIONI E DECISIONI POLITICHE
 I COSTI SONO COPERTI IN TUTTO O IN PARTE DAL BILANCIO GENERALE
 TRATTANDOSI DI FONDI PUBBLICI LE PROCEDURE SONO LUNGHE E COMPLESSE

La visione di Niskanen rispetto a Weber è di gran lunga diversa e si avvicina di più alla realtà. Per Niskanen l’obiettivo del
burocrate non è avvicinarsi ed essere utile alla collettività, bensì, ha interessi PROPRI. COMPITO DEL BUROCRATE E’
MASSIMIZZARE LA PROPRIA UTILITA’.

OBIETTIVO DEL BUROCRATE E’ QUELLO DI SPINGERE LA PRODUZIONE AL MASSIMO RISPETTO ALL’OTTIMO SOCIALE.

LA CARATTERISTICA FONDAMENTALE CHE HA IL BUROCRATE E’ QUELLO DELL’ASIMMETRIA INFORMATIVA DETTATA DALLE


INFORMAZIONI CHE POSSIEDE E DALL’ESPERIENZA, E QUINDI DAVANTI AL POLITICO PUO’ DECIDERE DI NASCONDERE LE
INFORMAZIONI. ESEMPIO: SE L’OTTIMO SOCIALE E’ DI COSTRUZIONE DEGLI OSPEDALI E’ DI 5, IL BUROCRATE DIRA’ AL
POLITICO DI COSTRUIRNE 10.

VI E’ UN’INEFFICIENZA ALLOCCATIVA DELL’OFFERTAE IL BUROCRATE E’ MONOPOLISTA. E’ UNA VISIONE LIBERISTA.

MODELLO DI PREFERENZA PER LA SOVRAOCCUPAZIONE DEL PERSONALE IMPIEGATO. (INEFFICENZA TECNICA)

In questo modello il Burocrate è INTERESSATO ALL’ESPANSIONE DELLO STAFF DA LUI DIPENDENTE. L’AUMENTO DELLO STAFF
COMPORTA COSTI AGGIUNTIVI CHE POSSONO NON CORRISPONDERE AD EQUIVALENTI AUMENTI DELLA PRODUZIONE.

CI SARANNO PERCIO’ COSTI Più ALTI E PRODUZIONE MINORE O UGUALE A QUELLA SENZA AUMENTO DELLO STAFF.

VI E’ UN INEFFICIENZA TECNICA.

IL MODELLO DI MIGUE’ E BELANGER (INEFFICIENZA SIA ALLOCCATIVA CHE INEFFICENZA TECNICA)

Il modello di Miguè e Belanger combina caratteristiche sia di Niskanen che dell’espansione dello staff. Vi è dunque inefficienza
tecnica e inefficienza allocativa.

INFATTI SI SCEGLI DI ESPANDERE SIA LO STAFF CHE L’OUTPUT, ENTRAMBI DETTATI DALLA PROPRIA UTILITA’ E PRODUCENDO
A COSTI SUPERIORI A QUELLO MINIMO. L’OUTPUT IN QUESTO CASO E’ RIDOTTO RISPETTO A NISKANEN MA RIMANE SEMPRE
MAGGIORE RISPETTO AD UNA SITUAZIONE DI EFFICIENZA.

RAGIONI TECNICHE: IL LEGGE DI WAGNER (RAPPORTO SPESA PUBBLICA/REDDITO NAZIONALE COSTANTE)

QUESTA LEGGE AFFERMA, A CAUSA DI UNA SEMPRE MAGGIORE RISHIESTA DI PROGRESSO SOCIALE, LA COLLETTIVITA’ SPINGE
L’OPERATORE PUBBLICO AD AUMENTARE L’AMPIEZZA E L’AMMONTARE DEGLI INTERVENTI ECONOMICI.
IL REDDITO NAZIONALE CON QUESTI INTERVENTI AUMENTERA’ PROGRESSIVAMENTE

LA SPESA PUBBLICA E’ ELASTICA RISPETTO AL REDDITO NAZIONALE MAGGIORE.


L’EFFETTO DI CONSOLIDAMENTO DI PEACOCK E WISEMAN (COSTO OPPORTUNITA’ CON SHOCK ESOGENI DOVUTI A EVENTI
STORICI)

Peacok e Wiseman hanno dettato una loro visione relativamente all’aumento della spesa pubblica, in questo caso infatti si
vede espansione soprattutto in corrispondenza di grandi eventi come le guerre mondiali e al crisi del 29.

Vi sono quindi degli shock, disturbi esterni che fanno aumentare la spesa pubblica.

Rimane però, al di fuori della visione degli autori gli anni antecedenti al 1915 e successivi al 55 dove si vede ugualmente lo
sbalzo in positivo della spesa pubblica.

LA LEGGE DI BAUMOL O DELLA CRESCITA SBILANCIATA

La legge sulla crescista sbilanciata va a verificare quelle che sono gli aspetti tecnologici produttivi della spesa pubblica con la
spesa privata

BAUMOL DIVIDE L’ATTIVITA’ PRODUTTIVA IN DUE SETTORI

 PUBBLICO
 PRIVATO

PER IL SETTORE PUBBLICO, NON VI E’ LA POSSIBILITA’ DI SOSTIRUIRE IL CAPITALE CON LA FORZA LAVORO. SERVIRANNO
PERCIO’ PIU’ POLIZIOTTI A POSTO DI MACCHINARI CHE FARANNO AUMENTARE NETTAMENTE LA PRODUZIONE. E’ UN
SETTORE STAGNANTE.

IL SETTORE PRIVATO INVECE Può SEMPLICEMENTE AUMENTARE IL CAPITALE E LA PRODUZIONE, PER PRODURRE UTILIZZA
NUOVIMACCHINARI E Può DIMINUIRE LA FORZA LAVORO. QUESTO SETTORE E’ TECNOLOGICAMENTE PROGRESSIVO. LA FIAT
AD ESEMPIO PRODUCE Più AUTOMOBILI RISPETTO A 50 ANNI FA MA LO FA CON MENO OCCUPATI CON Più MACCHINARI.

BAUMOL INOLTRE CI FA CAPIRE COME PER I 2 SETTORI NON VI E’ DIFFERENZA SALARIALE, DI FATTO IL SALARIO SIA PUBBLICO
CHE PRIVATO E’ UGUALE MA LA SPESA TOTALE E’ SUPERIORE PER GLI IMPIEGATI PUBBLICI.

LE SCELTE COLLETTIVE

Le teorie delle scelte collettive collegano quelle che sono le decisioni tramite il VOTO. Vi è una caratteristica oggettiva e
soggettiva. La caratteristica oggettiva va a specificare che non vi è soltanto una modalità di voto ma molteplici e sono
indirizzati dal sistema politico. La soggettiva invece garantisce che il soggetto, in base alla concezione politica, adotterà il
successivo voto.

VI SONO 3 GRUPPI FONDAMENTALI DI SCELTE COLLETTIVE:

1. ORGANICISTICO ,LO STATO DECIDE PER TUTTI. MONOPOLIO SCELTE COLL.


2. INDIVIDUALISTICO
3. CONFLITTUALISTICO

LE TEORIE ORGANICISTICHE

Le teorie organicistiche fondano il loro modello su quella che è la sfera individuale statale. Lo stato comanda e i cittadini sono
subordinati. Lo stato quindi va a dare delle decisioni proprie che dovrebbero andare a
giovare alla collettività Vi E’ DAL PUNTO DI VISTA
ECONOMICO UN MONOPOLIO DELLE SCELTE COLLETTIVE, tipico di fascismo e nazismo e della dittatura. LO STATO DECIDE PER
TUTTI.

I MODELLI INDIVIDUALISTICI

In questo modello vi è la teoria del beneficio e del libero scambio e gli individui hanno un sistema di preferenza sia per i beni
pubblici che privati. GLI INDIVIDUI CHIEDONO ALLO STATO BENI PUBBLICI E SI IMPEGNANO A PAGARE LE IMPOSTE E LO
STATO SI IMPEGNERA’ A PROPORRE I SERVIZI CHE GLI VENGONO RICHIESTI. ECONOMICAMENTE DE VITI DE MARCO
DESCRIVE QUESTO STATO COME COOPERATIVO, dove vi sono spesso ricambi tra governati e governanti dove è IMPOSSIBILE
ARRIVARE AD UN MONOPOLIO SULL’OFFERTA DI BENI PUBBLICI. In questo sistema molto probabilmente ci si arriverà ad
avere il FREE RIDER cioè un comportamento opportunistico dove l’individuo cercherà di non pagare ma di usufruirne
ugualmente del vantaggio.. Nel caso del modello INDIVIDUALISTICO LA
MAGGIORANZA DECIDE IL QUANTUM DI SPESA CHE GRAVERA’ SUI CITTADINI IN BASE AL PROPRIO REDDITO.

I MODELLI DI INDIVIDUALISTICI DI WICKSELL E LINDAHL.

Wicksell e Lindahl avevano delle visioni individualistiche diverse. Wicksell ci fa capire come nel suo modello vi sia il fattore
dell’Unanimità sia politica che economica. Dal punto di vista politico infatti tutti dovrebbero votare lo stesso soggetto. Dal
punto di vista economico invece bisognerebbe che la scelta collettiva vada a dare un VANTAGGIO A TUTTI E CHE NESSUNO SIA
SVANTAGGIATO. Questo modello sostanzialmente non è realizzabile vuoi per motivo di preferenza politica, vuoi per motivo di
imposta. Sostanzialmente non si avrà mai voto all’UNANIMITA’ BENSI’ DEL 50+1 cioè a MAGGIORANZA. La vera
preoccupazione per Wicksell sta nel fatto che si potrebbe ricorrere, anche in casi gravi come la guerra, ad una maggioranza
semplice. Per LINDALH ALLIEVO DI WICKSELL, VI è UN MODELLO IN CUI SI DOVREBBE TROVARE UNA SOLUZIONE
UNANIME SIA SUL QUANTU DI SPESA SIA SULLE IMPOSTE.
SUPPONIAMO CHE VI SIANO 2 GRUPPI A E B. IL GRUPPO A E’ RICCO IL GRUPPO B INVECE MENO RICCO DEL GRUPPO A. IL
GRUPPO A E’ DISPOSTO A PAGARE UN COSTO PIU’ ALTO PER LO STESSO AMMONTARE DELLA SPESA PUBBLICA RISPETTO A B.

IN SOSTANZA IL COSTO VA COPERTO AL 100% IN LINDAHL, PER IL GRUPPO A DEVE ESSERE CRESCENTE E PER IL GRUPPO B
DECRESCENTE IN QUANTO MENO RICCO.

I problemi di questi 2 modelli sono essenzialmente 2:

 TUTTI DEVONO VOTARE


 BISOGNA GARANTIRE I DIRITTI ALLE MINORANZE.

IL MODELLO DI BOWEN E IL VOTANTE MEDIANO

Bowen ha dimostrato che l’UNANIMITA’ NON SIA POSSIBILE E CHE LE SCELTE COLLETTIVE VANNO ESPRESSE CON IL VOTO

Es: Supponiamo che vi siano 5 individui che devono fare un regalo. La prima scelta è unidimensionale: CIOE’ LA QUOTA DI
DENARO CHE CIASCUNO VORREBBE PAGARE. La seconda non è unidimensionale perché si possono decidere diversi tipi di
regalo. Partendo da ciò si può capire che ognuno
preferirebbe mettere una quota diversa di denaro. PER CUI SIA PER L’INDIVIDUO A E B SERVIRA’ IL CONSENSO
DELL’INDIVIDUO C (CIOE' IL VOTANTE MEDIANO), COSI’ COME PER D ED E.

Relativamente ai modelli del votante mediano possiamo anche riferirci ad Hotelling. Supponiamo che vi siano 2 gelatai A e B
su un lungomare di 1 km, il gelataio A si metterà a vendere a 250 metri il gelataio B a 750. In ogni caso riusciranno a dividersi i
clienti. Man mano però i gelatai si sposteranno sempre più verso il centro. Inizialmente riusciranno sempre ad avere gli stessi
clienti, più avanti cercheranno di “rubare” i clienti all’altro gelataio. Questo sistema può esserci anche tra partiti politici, che,
con le proprie ideologie cercheranno di sottrarre elettori agli altri partiti.

ARROW E IL TEOREMA DELL’IMPOSSIBILITA’

Arrow ha presentato un modello dove uno dei votanti abbia PREFERENZE BIMODALI O ESTREME.

PER PRIMA COSA ARROW HA INDIVIDUATO LE CARATTERISTICHE CHE LA VOTAZIONE DEVE AVERE:

1. LA SCELTA COLLETTIVA DEVE STABILIRE UN ORDINE DI PREFERENZA


2. LA DECISIONE FINALE DEVE ESSERE COERENTE, CIOE’ LA SCELTA DEVE ESSERE PREFERITA A TUTTE LE ALTRE POSSIBILI
SCELTE
3. VI DEVE ESSERE UNA DECISIONE
4. LA SCELTA SU UN DETERMINATO SETTORE NON DEVE ESSERE INFLUENZATA DA ALTRE SPESE
5. VI DEVE ESSERE UNA PREFERENZA INDIVIDUALE
6. VI DEVE ESSERE MAGGIORANZA.

Date queste premesse ARROW ci ha fatto capire che se un soggetto avrà preferenze Bimodali o estreme, l’esito non avrà mai
il rispetto di tutti questi requisiti elencati e la DECISIONE SARA’ CONTRADDITTORIA E INCOERENTE.

DIFFERENZA TRA UNIMODALE E BIMODALE:


 UNIMODALE E’ SE L’UTILITA’ E’ MASSIMA RISPETTO A TUTTE LE ALTRE ALTERNATIVE
 BIMODALE E’ SE VI E’ MASSIMA UTILITA’ IN 2 ALTERNATIVE. ESEMPIO: IN A VI E’ UTILITA’ MASSIMA, IN B QUESTA
UTILITA’ DECRESCE, IN CI AUMENTA NUOVAMENTE.

L’esempio più importante fatto da ARROW è sul Parlamento. Supponiamo che bisogna aumentare la spesa pubblica in sanità
e vi sono 3 partiti con idee diverse. I 3 partiti vanno a descrivere le proprie ragioni. Dopo la discussione si andrà alla
votazione. Quest’ultima non sarà dettata solo dalle preferenze dei partiti ma anche DALL’ORDINE DI VOTAZIONE STABILITA
DAL PRESIDENTE.

IN TAL MODO ARROW ARRIVA ALLA CONCLUSIONE CHE IL RISULTATO FINALE DIPENDA DAL MODO IN CUI IL PRESIDETENTE
HA FISSATO L’ORDINE DEL GIORNO E LA SCELTA. IN DEFINITIVA E’ DITTATORIALE.

TEORIE CONFLITTUALISTICHE.

Dal punto di vista economico in queste teorie si passa dal MONOPOLIO BILATERALE delle teorie MARXISTE a l’oligopolio fra
gruppi di potere nei MODELLI DI BUCHANAN E TULLOCK.

Queste teorie possono essere distinte in TEORIE di derivazione MARXISTA E TEORIA NON MARXISTA.

Nella teoria non marxista vi è lo sfruttamento di alcuni classi a danno di altre (governanti dominanti-governanti dominati)

TEORIE MARXISTE

Questo tipo di teorie vedono l’ideologia di Marx. Secondo lui vi sono 2 grandi classi: la borghesia e il proletariato e vi è un
conflitto tra queste 2 classi.

La Borghesia rappresenta le imprese e lo stato mentre il proletariato va a rappresentare il lavoro. Siamo quindi in presenza di
un MONOPOLIO BILATERALE, TIPICO DELL’EST EUROPEO/UNIONE SOVIETICA.

SECONDO O CONNOR DA UNA PARTE VI E’ LO STATO CHE NON PUO’ FARE A MENO DI DARE SUSSIDI ALLE IMPRESE E CHE E’
ESPRESSIONE DELLA BORGHESIA, DALL’ALTRA VI E’ UN PROLETARIATO IN CONDIZIONE DI POVERTA’.

VI SONO PERCIO’ 2 FLUSSI DI SPESE DELLO STATO:

 1 flusso: alle imprese monopolistiche


 2 flusso: al proletariato

TEORIE NON MARXISTE

Abbiamo 3 gruppi:

1) Teorie d’ELITE’ di MOSCA E PARETO


2) LE ILLUSIONI FINANZIARIE DI AMILCALE PUVIANI
3) PUBBLIC CHOICE

MOSCA E PARETO

La teoria marxista ha avuto poco seguito in ITALIA, il più importante è il filone conflittualistico di MOSCA. Secondo lui non ci
sarebbe un solo gruppo di ELITE’ bensì più di uno, in contrasto tra loro. Da questi conflitti nasce una sola classe
dirigente/governante. Tale concezione può essere definita come una TEORIA DELLE OLIGARCHIE CHE HANNO UNA
STRUTTURA PIRAMIDALE.

PARETO INVECE ci fa capire come le scelte collettive vengono fatte SOLO DAI GOVERNANTI tenendo conto degli elettori.

In definitiva delle teorie di Mosca e Pareto si può capire come alla fine i governanti riusciranno a fare scelte per se stessi e non
per gli elettori, senza perciò esprimere la volontà della collettività, che si potrebbe ribellare.

SECONDO PARETO INFINE IL PUNTO DI EQUILIBRIO DI DETERMINERA’ TRA 2 ESTREMI, DA UNA PARTE I GOVERNANTI E
DALL’ALTRA I GOVERNATI.

LE ILLUSIONI FINANZIARIE DI AMILCALE PUVIANI.


Secondo Puviani esistono illusioni finanziarie. Anche se i governanti fanno spese di nulla o scarsa utilità sociale a favore di
gruppi privilegiati, vi è la collettività che ha il potere del voto per CAMBIARE LA CLASSE GOVERNANTE.

NEL SISTEMA DI ILLUSIONI FINANZIARIE DI AMILCALE PUVIANI, I CITTADINI SI INGANNANO O VENGONO INGANNATI SU
QUELLO CHE E’ IL COMPORTAMENTO DELL’OPERATORE PUBBLICO, SICCHE’ L’ILLUSIONE FINANZIARIA CONSISTE NEL CREDERE
CHE SI VERIFICHINO CERTI EFFETTI CHE NON SI VERIFICHERANNO MAI.

LE ILLUSIONI FINANZIARIE POSSONO AVERE DIVERSI MECCANISMI:

1) FAR CREDERE CHE UNA CERTA SPESA E’ NELL’INTERESSE COLLETTIVO QUANDO NON LO E’
2) NON FAVORIRE LA CONOSCENZA DEI DATI EFFETTIVI DELLA SPESA PUBBLICA ( NON SAPERE QUANTO E’ LA SPESA IN
DETERMINATI SETTORI DEL WELFARE STATE COME SANITA’ O ISTRUZIONE)
3) ALTRO SISTEMA E’ QUELLO DI FAR CREDERE CHE VI SIA UNA SPESA STRAORDINARIA UNA TANTUM CHE SI
VERIFICHERA’ INVECE NEL CORSO DEGLI ANNI.
4) VI SONO POI ILLUSIONI FINANZIARIE PER QUANTO RIGUARDA LE ENTRATE.

IN CONLUSIONE LE ILLUSIONI DANNO UNA MAGGIORE UTILITA’ DELLA SPESA PUBBLICA E MINORE PENOSITA’ DELLE
IMPOSTE.

LA TEORIA DEL PUBBLIC CHOICE

Si è visto con Wiksell e Lindahl che il governo dovrebbe agire con l’unanimità e verso l’interesse della collettività. Tuttavia si
sa che chi governa agisce con un interesse egoistico.

IL MODELLO di PUBLICH CHOISE VA A CONSIDERARE A DIFFERENZA DI TUTTI GLI ALTRI MODELLI I COSTI DELLA DECISIONE
COLLETTIVA E I COSTI DI COAZIONE.

Vi sono innanzitutto 2 momenti: UNO COSTITUZIONALE E UNO OPERATIVO.

IL MOMENTO COSTITUZIONALE SI BASA SULLE NORME FONDAMENTALI, NELLA MAGGIOR PARTE DEI PAESI LA COSTITUZIONE
E’ RIGIDA E QUESTE NORME NON POSSONO ESSERE MODIFICATE CON LEGGE ORDINARIA. INOLTRE DA INDIRIZZO POLITICO,
LEGISLATIVO E ORGANIZZATIVO. NON VI E’ INVECE L’UNANIMITA’ UN QUANTO è MOLTO DIFFICILE RAGGIUNGERLA MA
PIUTTOSTO MAGGIORANZE QUALIFICATE. IN TALE COSTITUZIONI POSSONO ESSERE RIDOTTI I CASI DI RENT SEEKING E FREE
RIDER.

IL SECONDO MOMENTO, QUELLO OPERATIVO E’ QUELLO IN CUI GLI ORGANI ESERCITANO LA LORO FUNZIONE LEGISLATIVA.

IL PUBLIC CHOISE DA UNA SPIEGAZIONE CONCRETA TENENDO CONTO DEI COSTI DELLA DECISIONE COLLETTIVA.
SI OCCUPA DEL PASSAGGIO DAL PRIVATO AL PUBBLICO. VI SONO COSTI DI COATTIVITA’ CHE SI RIDUCONO A 0 IN CASO DI
UNANIMITA. E COSTI DI DECISIONE DOVUTI ALLE RISORSE E AL TEMPO CHE GLI INDIVIDUI DOVRANNO SPENDERE PER
RAGGIUNGERE UN ACCORDO.

IN SOSTANZA VI SONO DIVERSI SISTEMI DI VOTAZIONE, CHE DARANNO LUOGO A COSTI DI DECISIONE DIVERSI: SE LI
DIMINUISCE LA CURVA C ANDRA’ A DESTRA, SE LI AUMENTA LA CURVA C SARA’ A SINISTRA. UN VOLTA DETERMINATO
L’EQUILIBRIO POSSIAMO DIRE CHE: SE I COSTI ESTERNI DELL’ATTIVITA’ PRIVATA SONO SUPERIORI RISPETTO
ALL’INTERDIPENDENZA SOCIALE VI SAREBBE CONVENIENZA PER L’AZIONE PUBBLICA, AL CONTRARIO VI SARA’ CONVENIENZA
PER L’AZIONE PRIVATA.

PER BUCHANAN E TULLOCK NELLE COLLETTIVITA’ POCO OMOGENEE L’AZIONE COLLETTIVA DIVENTA PIU’ COSTOSA E TROVA
MINORI POSSIBILITA’ DI ESSERE ATTUATA. DI FATTO SE VI SONO IL 40% DI VOTANTI, IL 30 % DI CONTRARI E IL 30% DEGLI
ASTENUTI LA MAGGIORANZA PUO’ ESSERE RIBALTATA SE GLI ASTENUTI CAMBIANO IDEA.

Potrebbero piacerti anche