GLOBALIZZAZIONE
DIACRONICA
Capitolo
1
1)Loggetto
La
globalizzazione
diacronica
utilizza
la
storia
economica
come
strumento
interpretativo.
La
storia
economica
esamina
gli
avvenimenti
nel
breve
periodo
(attraverso
i
mutamenti
fondamentali
,
i
fatti
e
le
fluttuazioni)
e
nel
lungo
periodo
(attraverso
lo
studio
dei
trends
secolari
e
esaminando
le
problematiche
dello
sviluppo)
di
ogni
singolo
paese.
In
particolare,
nel
breve
periodo
non
vi
alcuna
tendenza
al
cambiamento
perch
le
forze
che
operano
nel
contesto
considerato
si
bilanciano
e
si
definisce
tale
periodo
statico.
Al
contrario,
nel
lungo
periodo,
lapproccio
pi
dinamico
proprio
perch
vi
pi
tendenza
al
cambiamento;
Questo
approccio,
applicato
al
susseguirsi
dei
diversi
sistemi
economici,
ha
trovato
un
proficuo
campo
di
indagine
delle
tematiche
dello
sviluppo.
2)Il
metodo
Leconomia
nacque
tra
la
fine
del
700
e
gli
inizi
dell
800
in
Inghilterra
grazie
a
Adam
Smith,
Ricardo
e
Malthus.
Questi
tre
personaggi
vengono
definiti
i
fondatori
della
scuola
classica.
Il
metodo
che
adoperarono
fu
logico-deduttivo,
ossia
a
partire
da
norme
astratte
ma
comuni
arrivavano
a
perseguire
linteresse
personale.
I
classici
rifiutavano
qualsiasi
intervento
nelleconomia
da
parte
dello
stato.
Inoltre
sostenevano
che
le
loro
leggi
fossero
eterne
e
dunque
applicabili
anche
nellavvenire
e
in
ogni
dove.
Secondo
Malthus
vi
era
una
connessione
tra
popolazione
e
risorse
alimentari
nella
fase
della
protoindustrializzazione
(la
popolazione
cresceva
in
maniera
geometrica
rispetto
alle
risorse
alimentari);
Lincremento
demografico,
faceva
aumentare
la
domanda
dei
consumatori,
provocava
dunque
un
aumento
dei
prezzi.
Ci
avrebbe
provocato
mortalit
e
peggioramento
delle
condizioni
dei
ceti
pi
poveri.
La
soluzione
proposta
da
Malthus
era
innalzare
il
livello
di
et
di
matrimonio
(le
persone
si
sarebbero
dovute
sposare
soltanto
una
volta
raggiunta
unautosufficienza
economica.
La
dottrina
classica
si
diffuse
molto
anche
in
Francia,
sopratttutto
grazie
alla
rivoluzione
del
1789
mentre
fu
contestata
nellattuale
Germania
tra
il
1843
e
il
1900
(dunque
allindomani
del
congresso
di
Vienna).
In
Germania
prevalse
infatti
il
conservatorismo
e
la
tutela
delle
identit
nazionali
e
si
diffuse
un
movimento
conosciuto
come
scuola
storica
che
preferirono
un
metodo
induttivo
per
lo
studio
delleconomia.
Essi,
inoltre,
ritenevano
che
le
leggi
dell
economia
fossero
relative
e
legate
a
determinati
fatti
storici,
politici
e
istituzionali.
In
Germania
si
sent
linfluenza
della
scuola
storica
che
criticava
soprattutto
le
conseguenze
dellindustrializzazione
inglese
e
del
libero
scambio
(
sfruttamento
minorile,
femminile
e
delle
masse)
e
proponeva
alternative
quali
lidealismo
o
il
Marxismo.
La
tesi
liberoscambista
fu
ripresa
nel
1870
dai
Marginalisti
che
a
differenza
dei
classici
privilegiavano
lo
studio
della
domanda
a
quello
dellofferta
ed
esclusero
gli
studi
sociali.
Ci
gli
permise
di
raggiungere
elevati
livelli
di
elaborazione
teorica
anche
grazie
alle
applicazioni
matematiche.
Nonostante
la
scuola
storica
non
forn
mai
una
definizione
di
teoria
delleconomia,
il
suo
metodo
fu
un
impulso
fondamentale
per
lo
studio
della
scuola
economica.
Agli
inizi
del
900,
negli
Usa
vi
era
la
dottrina
istituzionalista
che
pu
essere
definita
come
la
nuova
scuola
storica
tedesca.
Fino
alla
prima
guerra
mondiale
lo
studio
delleconomia
secondo
il
metodo
marginalistico
e
storicistico
erano
validi
e
furono
abbandonati
soltanto
con
la
macroeconomia
keyenesiana.
Capitolo
2
1) I
sistemi
economici
Un
sistema
economico
linsieme
delle
forme
istituzionali,
dei
rapporti
giuridici
o
consuetudinari,
e
delle
strutture
sociali
che
regolano
lattivit
economica
delluomo.
Il
processo
storico
di
sviluppo
ha
fatto
si
che
nel
corso
della
storia
si
siano
susseguiti
diversi
sistemi
economici.
Nel
corso
dei
secoli
si
sono
susseguiti
il
sistema
Feudale,
il
Mercantilismo,
il
Capitalismo
e
il
Collettivismo.
Questi
ultimi
due,
a
partire
dagli
anni
2000,
hanno
dato
vita
alla
Globalizzazione.
I
sistemi
economici
non
si
riscontrano
come
puri
nella
realt
ma
possono
anche
coesistere
tra
loro
e
in
ciascuno
pu
essere
presente
caratteristiche
di
un
altro.
Inizialmente
la
formazione
economica
comunitaria
si
fondava
sulla
propriet
collettiva
e
sul
lavoro
su
base
individuale-familiare.
Poi,
con
lavvento
di
una
gerarchia
sociale
divisa
in
classi,
si
ebbe
il
pasaggio
alle
formazioni
tributarie
nelle
quali
i
proprietari
erano
in
grado
di
accumulare
un
surplus
grazie
allaffitto
delle
terre
ai
ceti
pi
poveri.
A
seguito
delle
invasioni
barbariche,
tale
sistema
tributario
divenne
di
gran
lunga
pi
complesso
e
nacque
il
feudalesimo.
2) Leconomia
feudale
Tale
sistema,
diffuso
soprattutto
in
Europa
tra
il
700
e
il
1200,
era
basato
sulla
cessione
delle
terre
dal
sovrano
al
feudatario
e
da
questultimo
a
vassalli
minori.
Era
un
sistema
gerarchico
che
dal
signore
giungeva
fino
ai
servi
della
gleba.
Ogni
servo
della
gleba
coltivava
un
piccolo
appezzamento
di
terreno
(
il
manso),che
spesso
non
era
nemmeno
sufficiente
al
sostentamento
della
famiglia.
Queste
persone
dovevano
inoltre
prestare
servizio
al
proprio
signore
sotto
forma
di
Corves.
La
rendita
generata
dal
lavoro
non
permetteva
al
Signore
di
accumulare
un
surplus
anche
perch
non
era
possibile
commerciare
i
prodotti
di
cui
si
era
in
possesso.
Una
caratteristica
del
feudalesimo
infatti
era
leconomia
chiusa,
basata
sullautoconsumo.
Tale
sistema
economico
era
inoltre
statico;
ovvero
la
struttura
piramidale
della
societ
non
cambiava
facilmente
e
rimanevano
sempre
gli
stessi
status
sociali.
I
primi
mutamenti
iniziarono
a
verificarsi
nel
XII
secolo,
allindomani
delle
invasioni
barbariche.
Infatti,
in
quel
periodo,
grazie
ad
un
rapido
incremento
demografico
si
iniziarono
a
diffondere
le
nuove
tecniche
nel
campo
agricolo
e
la
popolazione
si
spinse
in
zone
nuove
e
non
ancora
colonizzate.
A
mano
a
mano
si
intensific
la
creazione
di
Surplus;
I
signori
iniziarono
a
concedere
tutte
le
terre
ai
contadini
in
quanto
era
pi
conveniente
a
causa
dellaumento
della
produttivit
e
dellaumento
della
manodopera
e
ottenevano
un
profitto
pi
alto
rispetto
a
quello
delle
corvees.
Nel
giro
di
poco
tempo
dalla
rendita
in
natura
si
pass
alla
rendita
monetaria
che
si
svilupp
anche
grazie
alla
nascita
delle
economie
urbane.
Le
citt
infatti
iniziarono
ad
essere
un
aspetto
integrante
del
sistema
feudale
ma
mai
dominante.
I
feudatari,
per,
iniziarono
a
chiedere
tributi
sempre
pi
ingenti
e
ben
presto
la
situazione
per
i
contadini
divent
molto
difficile
e
iniziarono
le
prime
fughe
verso
le
citt.
Labbandono
delle
terre
port
a
un
calo
della
produzione
agricola
e
a
una
diminuzione
del
potere
dacquisto
dei
suoi
percettori
sui
mercati
urbani.
Ci
testimonia
che
lagricoltura
era
alla
base
del
sistema
feudale.
La
causa
principale
della
staticit
economica
del
feudalesimo
fu
la
Peste
del
1347;
in
quegli
anni
infatti
iniziarono
a
mancare
le
braccia
(anche
a
causa
delle
carestie,
delle
guerre
e
dellabbandono
dei
villaggi)
e
la
produzione
croll.
3) La
transizione
al
capitalismo:
il
mercantilismo
Il
sistema
economico
mercantile,
si
fondava
sul
commercio
su
grandi
distanze
e
sullacquisizione
di
profitti
monopolistici
derivanti
dalla
differenza
tra
costi
e
valori
duso
tra
le
diverse
aree
geografiche.
Si
diffuse
prevalentemente
tra
la
fine
del
1300
e
la
seconda
met
del
1700
in
Europa
Occidentale.
Tale
sistema
economico
pu
essere
definito
mercantilistico-tributario
in
quanto
la
prosperit
del
mercantilismo
dipendeva
molto
dal
controllo
dello
Stato
attraverso
una
valida
politica
fiscale.
Il
mercantilismo
si
intensific
soprattutto
a
seguito
dellaumento
della
popolazione
e
con
il
relativo
sviluppo
urbano
ma
anche
grazie
al
sorgere
degli
Stati
Nazionali
e
allindebolimento
della
Chiesa
(che
non
condivideva
questo
sistema
economico
basato
sul
profitto).
Il
massimo
livello
si
raggiunse
per
allindomani
della
scoperta
dellamerica
nel
1492;
con
questa
data
si
cre
una
vera
e
propria
osmosi
tra
stato
e
commercio
e
il
mercantilismo
si
avvi
verso
la
sua
massima
espansione.
Il
consistente
aumento
di
importazioni,
provoc
un
forte
innalzamento
dei
prezzi
tra
il
500
e
il
600
e
mercanti
e
statisti
iniziarono
a
identificare
le
ricchezze
in
base
ai
possedimenti
di
oro
e
argento.
I
governi
a
tal
fine
iniziarono
ad
intensificare
le
esportazioni
e
a
incentivare
il
commercio
estero
con
la
conquista
di
imperi
coloniali.
La
politica
mercantile
cambi
di
stato
in
stato;
ad
esempio
la
Spagna
privilegi
i
metalli
preziosi
importati
dai
propri
territori
oltreoceano
(es.
Messico);
tale
politica
prese
il
nome
di
Bullionismo.
LInghilterra,
invece,
sanc
nel
1651
latto
di
navigazione
con
il
quale
si
assicurava
il
monopolio
dei
trasporti
con
le
proprie
colonie.
La
Francia
il
mercantilismo
fu
regolato
da
Colbert
che
fece
in
modo
che
i
manufatti
francesi
fossero
i
migliori
in
Europa.
Il
mercantilismo
fu
attuato
tra
paesi
il
cui
livello
di
sviluppo
era
molto
diverso
e
il
cui
commercio
rappresent
un
momento
della
dominazione
politica
sugli
altri.
Lerrore
che
fecero
i
mercanti
fu
quello
di
associare
la
ricchezza
alla
moneta
e
al
possesso
di
metalli
preziosi
come
oro
e
argento;
4) Il
capitalismo
industriale
e
le
origini
delleconomia
politica
Per
Capitalismo
si
intende
un
sistema
economico
basato
sullimpiego
di
capitale
e
fondato
sullimpresa,
sulla
propriet
privata
e
sulleconomia
di
mercato.
Tutte
queste
condizioni
sono
essenziali
e
dunque
il
capitalismo
cos
inteso
si
affermato
soltanto
dopo
la
prima
rivoluzione
industriale.
Grazie
allattivit
mercantile
era
stato
possibile
accumulare
capitali;
ci
rese
necessario
la
diffusione
delle
banche,
considerate
da
molti
studiosi
tra
gli
elementi
pi
importanti
del
capitalismo.
La
progressiva
accumulazione
di
capitale
e
il
diffondersi
di
strumenti
che
ne
assicurassero
la
tutela
(nascono
le
spa
in
Inghilterra
in
questi
anni)
spinsero
il
mercante
ad
allargare
la
propria
azione
alla
sfera
della
produzione.
Il
mercante
inizi
pian
piano
a
ricoprire
sempre
di
pi
la
veste
di
imprenditore.
Si
diffuse
inoltre
il
fenomeno
del
Putting-out
nelle
campagne
che
consisteva
nella
manifattura
a
domicilio
della
lana.
I
mercanti
infatti
acquistavano
la
lana
grezza
soprattutto
in
Inghilterra
per
poi
farla
lavorare
e
rivendere
il
prodotto
finito.
Il
mercante
vendeva
la
lana
grezza
al
tessitore
per
poi
riacquistare
il
produtto
finito.
In
questo
modo
lucrava
sulla
vendita
della
lana
e
inoltre
non
era
tenuto
a
riacquistare
il
manufatto
alla
fine
del
processo.
Il
Putting-out
rappresent
anche
un
fenomeno
di
divisione
internazionale
del
lavoro.
In
seguito
il
lavoro
a
domicilio
si
svilupp
anche
nelle
campagne
in
piccole
fabbriche
vere
e
proprie
nelle
quali
il
mercante
era
anche
proprietario
dei
mezzi
di
produzione
e
delle
materie
prime
e
i
lavoratori
percepivano
un
salario.
Il
factory-system
si
diffuse
in
alcuni
paesi
europei
grazie
alla
politica
mercantilistica.
Dal
1750
si
ebbe
la
propriet
privata
dei
mezzi
di
produzione
e
inizi
il
rapporto
salariale
e
a
causa
dellincremento
demografico
vi
fu
laumento
della
domanda
dei
beni
e
ci
fu
la
rivoluzione
industriale.
Tutto
ci
port
al
passaggio
dalla
protofabbrica
alla
fabbrica
vera
e
propria.
La
scuola
classica
si
assunse
il
compito
di
dare
forma
compiuta
al
capitalismo
come
sistema
economico.
In
particolare,
il
concetto
di
libert
trov
particolare
fondamento
nella
dottrina
della
fisiocrazia
,
incentrata
sullesistenza
di
un
ordine
naturale;
il
mondo
naturale
governato
da
leggi
che
possono
essere
scoperte
ma
non
modificate.
La
filosofia
fisiocratica
individu
nella
terra
lorigine
del
prodotto
netto.
Il
surplus
per
i
fisiocratici
altro
non
era
che
la
differenza
tra
produzione
agricola
totale
e
le
spese
sostenute.
I
fisiocratici
gettarono
le
basi
per
il
sistema
economico
liberista.
Quesnay
invece
sosteneva
che
lagricoltura
fosse
il
solo
settore
che
consentisse
un
aumento
reale
della
ricchezza.
Say
invece
elabor
una
legge
che
porta
il
suo
nome.
Say
sosteneva
che
in
libero
scambio
non
potessero
esistere
crisi
prolungate
e
di
sovrapproduzione.
Ci
perch
lofferta
per
Say
era
sempre
in
grado
di
generare
domanda.
Dunque
allaumentare
dei
fattori
di
produzione
(terra,capitale,lavoro)
sarebbe
di
conseguenza
aumentata
lofferta
di
beni.
Tutto
dipendeva
dal
surplus
che
sarebbe
stato
reinvestito
nel
mercato
e
dunque
avrebbe
fatto
innalzare
la
domanda.
David
Ricardo
invece
dimostr
nella
teoria
dei
costi
comparati
che
i
paesi
internazionali
potessero
beneficiare
della
divisione
internazionale
del
lavoro;
per
Ricardo
infatti
ogni
paese
doveva
produrre
i
beni
che
gli
costassero
di
meno
e
scambiarli
con
altri
stati.
5) Il
marxismo
e
le
economie
socialiste
La
teoria
elaborata
da
Marx
poggia
in
gran
parte
sulle
tesi
di
Ricardo
e
Malthus
alla
cui
base
vi
era
il
valore-lavoro.
Smith
sosteneva
che
allorigine
della
ricchezza
vi
fosse
il
lavoro
produttivo
applicabile
a
tutti
i
settori
produttivi
di
beni
tangibili.
Per
smith
ogni
bene
possedeva
un
valore
duso
commisurato
alla
sua
quantit
di
soddisfare
bisogni
soggettivi
e
un
valore
di
scambio
rappresentato
dalla
capacit
di
acquistare
altri
beni
sul
mercato.
Smith
focalizz
la
sua
attenzione
sul
valore
di
scambio
in
quanto
era
prevalentemente
interessato
alle
cause
che
producevano
ricchezza.
Nella
societ
precapitalistica
nelle
quali
il
lavoratore
era
anche
il
proprietario
della
materia
prima
e
disponeva
del
proprio
lavoro,
il
valore
del
bene
coincideva
con
la
quantit
di
lavoro
necessario
a
produrlo.
In
quella
capitalistica
il
valore
non
coincide
pi
con
il
lavoro
necessario
a
produrlo,
ma
si
deve
comprendere
anche
gli
altri
due
fattori
della
produzione:
Terra
(rendita)
e
Capitale
(profitto).
Per
Smith
dunque
il
Capitale
ha
un
ruolo
fondamentale
nel
sistema
capitalistico
in
quanto
consente
di
reclutare
forza-lavoro
e
di
possedere
Terre.
Ricardo
formul
una
diversa
teoria
del
valore-lavoro;
in
questa
teoria
escluse
la
rendita
come
componente
del
valore
di
scambio,
in
quanto
non
costituiva
un
reddito
originario
ma
derivato.
Ricardo
dimostr
che
il
lavoro
era
la
fonte
delle
societ
(sia
precapitalistiche
che
industrializzate).
Egli
sosteneva
che
il
valore
di
scambio
di
una
merce
derivasse
dalla
somma
del
lavoro
diretto
(ossia
della
manodopera
e
degli
operai)
e
da
quello
indiretto
(ossia
degli
impianti
di
produzione
ecc).
Marx,
che
part
dalla
filosofia
hegeliana
basata
sullimmutabilit
della
natura
umana
e
sulle
trasformazioni
della
storia,
arriv
al
concetto
di
materialismo
dialettico.
Per
Marx
lo
scopo
delleconomia
era
lo
studio
dei
rapporti
sociali
di
produzione.
Per
Marx
,infatti,
ogni
forma
di
produzione
comporta
determinati
rapporti
sociali
che
costituiscono
la
struttura
economica
di
un
sistema.
Su
questa
struttura
nasce
una
sovrastruttura
politica,
istituzionale,
ideologica
ecc
Inoltre,
le
sovrastrutture
mutano
al
cambiamento
delle
strutture
economiche
(influenzato
da
hegel).
Per
Marx
dunque
il
capitalismo
altro
non
che
una
fase
storica
molto
ambigua;
infatti
mentre
da
un
lato
era
basato
sulla
propriet
privata
dei
mezzi
di
produzione,
dallaltro
richiedeva
rapporti
sociali
di
tipo
cooperativo
per
raggiungere
unadeguata
produttivit.
Tale
dicotomia
si
sarebbe
risolta
solo
a
seguito
di
una
violenta
lotta
di
classe
al
termine
della
quale
vi
sarebbe
stato
il
trionfo
del
socialismo
e
della
collettivizzazione.
Marx
riprese
le
idee
sullanalisi
del
valore-lavoro
introdotta
dai
classici
sostenendo
in
particolare
limpostazione
ricardiana
del
valore.
Marx
sosteneva
che
il
plusvalore
fosse
uguale
alla
differenza
tra
il
valore
duso
e
il
valore
di
scambio
della
forza
lavoro.
I
detentori
dei
capitali
per
marx
sfruttavano
la
classe
operaia;
infatti
il
capitalista
genera
un
profitto
concedendo
un
minimo
salario
di
sussistenza
al
lavoratore;
ci
era
possibile
a
causa
dellesistenza
di
un
esercito
industriale
di
riserva
(ossia
a
causa
dei
molti
disoccupati).
Dunque
il
lavoro
lunica
merce
in
grado
di
generare
profitto
per
Marx.
Al
tempo
stesso,
il
lavoro
pu
anche
generare
sovrapproduzione.
Le
crisi
di
sovrapproduzione
per
Marx
erano
cicliche
e
crescenti
e
avrebbero
portato
allimplosione
del
capitalismo.
Dunque
il
filosofo
sosteneva
che
questo
conflitto
tra
capitale
e
lavoro
sarebbe
terminato
soltanto
con
la
fine
di
questo
sistema
economico
e
con
linstaurarsi
di
quello
capitalistico.
La
storia
condanna
per
Marx
e
la
sua
critica
al
capitalismo
in
quanto
questo
sistema
non
mai
crollato
(nemmeno
con
la
crisi
del
29)
e
il
socialismo
si
instaurato
soltanto
laddove
non
si
era
sviluppato
il
capitalismo
(russia
e
cina
in
primis
infatti
avevano
una
struttura
feudale).
La
situazione
sociale
migliorata
con
la
nascita
dei
sindacati
e
del
welfare
state.
Marx
per
aveva
previsto
che
si
sarebbe
manifestata
la
necessit
di
nuovi
bisogni
e
sarebbe
stato
necessario
abbandonare
un
isolamento
nazionale
per
dare
spazio
a
una
interdipendenza
universale
tra
le
nazioni.
Si
pu
dire
dunque
che
marx
abbia
anticipato
la
nascita
di
multinazionali
e
della
globalizzazione.
Dunque,
mai
come
oggi
pu
risultare
attuale
una
rilettura
di
Marx;
non
solo
per
quanto
aveva
scritto
riguardo
linterdipendenza
universale
tra
le
nazioni
ma
anche
a
seguito
della
crisi
dei
debiti
sovrani.
Tale
lettura
comunque
va
interpretata
in
chiave
contemporanea
tenendo
conto
che
non
tutte
le
previsioni
di
marx
si
sono
poi
realizzate.
6) Crisi
e
rinascita
del
capitalismo
La
filosofia
marxiana
che
prevedeva
le
crisi
di
sovrapproduzione
nel
sistema
capitalistico,
aveva
posto
in
discussione
la
cd.
teoria
degli
sbocchi.
Tale
teoria
prevedeva
che
il
reddito
percepito
dalle
vendite
fosse
interamente
reinvestito
nel
mercato
e
non
prevedeva
alcuna
forma
di
tesaurizzazione.
In
verit
non
fu
cos
e
molto
spesso
si
verificarono
eccedenze
di
offerte
e
crisi
di
sovrapproduzione
proprio
come
aveva
previsto
Marx.
Lo
studioso
Malthus
si
preoccup
cos
di
capire
le
cause
di
queste
crisi
di
sovrapproduzione
e
cerc
di
capire
come
andavano
affrontate.
Per
Malthus
i
lavoratori
avevano
un
salario
che
consentiva
a
questi
di
sopravvivere
senza
possedere
nessun
risparmio.
Se
i
salari
fossero
aumentati,
i
lavoratori
avrebbero
avuto
modo
di
avere
famiglie
pi
numerose
e
la
conseguenza
sarebbe
stata
che
il
costo
della
manodopera
sarebbe
precipitato.
Al
contrario,
gli
imprenditori
per
accumulare
maggiori
capitali
da
un
lato
diminuirebbero
la
domanda
di
beni
di
consumo
e
dallaltro
utilizzerebbero
tali
capitali
in
capacit
produttiva
aumentando
lofferta
sul
mercato.
Ci
avrebbe
generato
uno
squilibrio
che
dipendeva
dalla
trasformazione
di
reddito
in
capitale.
Malthus
riteneva
che
lo
squilibrio
dipendeva
da
coloro
che
non
operavano
in
via
immediata
la
trasformazione
in
capitale
(i
proprietari
terrieri).
Egli
individu
nella
rendita
la
fonte
del
consumo
improduttivo
e
difese
il
ruolo
dei
proprietari
terrieri.
Per
malthus
tale
squilibrio
poteva
essere
compensato
ad
esempio
attraverso
opere
pubbliche
(anticipa
keynes)
realizzabili
attraverso
unimposta.
Anche
De
Sismondi
si
interrog
sulla
produzione
e
sul
consumo
per
comprendere
le
crisi
di
sovrapproduzione.
La
sua
tesi
pu
essere
cos
riassunta:
in
una
societ
capitalista
laumento
del
reddito
degli
imprenditori
rispetto
a
quello
dei
consumatori
genera
un
diseguale
accrescimento
della
domanda.
Infatti
mentre
si
accrescer
la
domanda
dei
prodotti
destinati
ai
capitalisti,
laltra
porzione
della
domanda
di
beni
destinati
ai
lavoratori
non
aumenter
nello
stesso
modo.
Per
De
Sismondi
la
soluzione
a
questo
problema
il
ritorno
a
una
societ
di
piccoli
imprenditori
che
come
in
passato
devono
riunire
capitale
e
lavoro;
necessario
inoltre
un
intervento
nelleconomia
da
parte
dello
Stato.
Era
dunque
palese
che
il
capitalismo
andasse
rivisto
dopo
le
critiche
di
Marx
,
De
Sismondi
e
Malthus
anche
a
seguito
delle
numerose
crisi.
Nel
1873
vi
fu
un
periodo
(conosciuto
come
la
grande
depressione)
di
continue
crisi
economiche
che
si
susseguirono,
alternandosi
con
lievi
riprese,
fino
alla
grande
crisi
del
1929
dove
sembrava
che
si
stessero
per
realizzare
le
previsioni
di
Marx.
In
questi
anni
comunque
si
rafforzarono
i
commerci
esteri
dei
singoli
paesi
e
i
mercati
si
rafforzarono
anche
grazie
al
gold
standard.
Questo
contesto
storico
conteneva
tutti
i
postulati
della
teoria
marginalistica.
Alla
fine
della
prima
guerra
mondiale,
gli
Usa
avevano
un
debito
derivato
dal
conflitto
molto
alto
e
tutti
gli
stati
si
erano
indeboliti
economicamente;
fu
poi
molto
difficile
riconvertire
lindustria
bellica
e
tutto
ci
port
come
si
pu
pensare
a
un
eccesso
di
offerta
che
non
si
manifest
immediatamente
ma
solo
dopo
un
decennio.
La
disoccupazione
aument
molto
tra
il
1920
e
il
1930
e
cos
gli
Stati
iniziarono
a
finanziare
molti
lavori
pubblici
per
lenire
la
disoccupazione.
In
questi
anni
Keynes
elabor
la
sua
teoria
che
alla
base
della
macroeconomia.
Keynes
si
ispir
a
Malthus
e
ad
altri
che
avevano
anticipato
altri
aspetti
della
sua
teoria.
Per
keynes
la
condizione
necessaria
per
lequilibrio
economico
era
luguaglianza
tra
risparmio
e
investimento.
Per
keynes
tale
variazione
si
pu
realizzare
esclusivamente
con
la
variazione
del
reddito.
La
grandezza
di
keynes
fu
quella
di
studiare
leconomia
in
aggregato.
Per
questo
considerato
il
fondatore
della
macroeconomia.
Per
keynes
le
aspettative
hanno
un
ruolo
fondamentale;
maggiori
saranno
queste
ultime
maggiori
saranno
gli
investimenti
degli
imprenditori.
Altrimenti
ci
sarebbe
un
eccesso
di
liquidit
(considerata
una
trappola
da
keynes).
Per
keynes
gli
imprenditori
valutano
lefficienza
marginale
del
capitale
rispetto
al
saggio
di
interesse.
Per
fare
in
modo
che
si
arrivi
a
unuguaglianza
tra
risparmio
e
investimento
per
keynes
era
necessario
un
intervento
dello
stato
in
economia.
Come
noto
infatti
nella
teoria
keynesiana
lintervento
dello
stato
in
economia
ha
un
effetto
moltiplicativo
sul
reddito.
Lo
stato
deve
ricorrere
al
prestito
per
promuovere
opere
pubbliche
(deficit
spending).
Capitolo
3
1)
Onde
lunghe
e
onde
brevi
nellattivit
economica
Il
capitalismo
si
caratterizzato
negli
anni
con
tendenze
di
fondo
come
ad
esempio
il
progressivo
abbandono
del
settore
primario
per
quello
secondario
e
in
seguito
anche
terziario.
Unaltra
tendenza
del
capitalismo
stato
il
trend
secolare
positivo;
infatti
nel
periodo
che
va
dal
1820
a
oggi
vi
stata
sempre
una
crescita
costantemente
superiore
al
periodo
precedente.
Questo
nel
lungo
periodo,
mentre
nel
breve
periodo
si
sono
sempre
manifestati
dei
periodi
di
crisi
di
sovrapproduzione,
sottoconsumo
o
pi
in
generale
di
fluttuazioni
economiche.
Molti
studiosi
hanno
analizzato
tali
fluttuazioni;
per
Smith
dipendevano
da
fattori
esogeni
e
transitori
e
non
permettevano
lequilibrio
nel
preve
periodo
mentre
nel
lungo
periodo
non
influivano.
Malthus
invece
attribuiva
il
problema
alle
crisi
di
sovrapproduzione
nel
breve
periodo.
Per
Marx
invece
le
fluttuazioni
dipendevano
dal
sottoconsumo.
John
Stuart
Mill
riteneva
che
la
colpa
fosse
dell
eccesso
di
risparmio
che
provocava
la
caduta
del
saggio
di
interesse
e
dei
prezzi
con
conseguente
rarefazione
della
moneta
dovuta
ad
acquisti
speculativi
da
parte
dei
detentori
di
capitali.
Comunque
anche
per
mill
tali
fluttuazioni
si
sarebbero
riassorbite
nel
lungo
periodo.
Anche
molti
esponenti
della
scuola
storica
si
interrogarono
su
tali
fluttuazioni
economiche.
Roscher
nel
1865
sottoline
che
tanto
pi
il
sistema
economico
era
pi
ampio,
tanto
pi
era
pi
difficile
raggiungere
un
equilibrio
economico.
Clement
Juglar,
invece,
not
che
le
onde
di
breve
periodo
hanno
una
durata
di
circa
dieci
anni
contraddistinte
da
fasi
di
prosperit,
di
crisi
e
di
liquidazione
(crolli
finanziari
fallimenti
e
disoccupazione).
Per
Juglar
lorigine
di
queste
crisi
andava
attribuita
allespansione
e
contrazione
del
credito
e
al
livello
del
saggio
dinteresse.
Juglar
riusc
a
dimostrare
che
le
crisi
erano
sistematiche
e
avevano
carattere
ricorrente
ma
non
regolare.
Egli
per
svolgere
i
suoi
studi
si
serv
dei
dati
di
prezzi,depositi,
conti
correnti
di
Usa
e
Inghilterra.
Altro
studioso
fu
Joseph
Kitchin
che
nel
1923
riscontr
lesistenza
di
fluttuazioni
minori
della
durata
di
circa
40
mesi.
Nel
1926
Nikolai
Kondratev
dimostr
(attraverso
dati
di
Germania,
USA,
Inghilterra
ecc.)
lesistenza
di
cicli
di
lungo
periodo
della
durata
di
40-60
anni.
Per
Kondratev
in
ogni
ciclo
vi
era
una
fase
di
rialzo
e
ribasso
dei
prezzi.
Allinizio
vi
era
un
periodo
di
prosperit
(contraddistinto
da
estrazioni
di
oro,
scoperte
tecnologiche
ecc..)
che
era
sempre
seguito
da
una
fase
di
Crisi.
La
massima
tensione
di
forze
economiche
coincideva
per
il
russo
in
genere
con
lo
scoppio
di
conflitti
internazionali.
Kondratev
sosteneva
che
le
onde
di
lungo
periodo
avessero
lo
stesso
processo
dinamico
di
quelle
a
breve
periodo.
Ci
permise
allaustriaco
Schumepeter
di
elaborare
una
teoria
di
cicli
di
lunga
e
breve
durata
basando
le
innovazioni
poste
in
essere
dagli
imprenditori
come
elemento
principale
nel
processo
di
sviluppo
economico.
Le
durate
di
questi
cicli
per
schumepeter
dipendevano
dal
periodo
di
assorbimento
di
queste
innovazioni.
Per
schumepeter
le
innovazioni
si
presentavano
in
sciami
o
grappoli.
Attraverso
le
innovazioni
gli
imprenditori
potevano
trarre
il
profitto.
Allinizio
per
produrre
le
innovazioni
era
necessario
investire
e
dunque
iniziava
una
fase
di
espansione
del
ciclo
con
conseguente
aumento
dellattivit
economica
e
spinta
inflattiva;
man
mano
che
le
innovazioni
si
diffondono
in
tutte
le
imprese
il
mercato
diventa
saturo
(inizia
la
deflazione,
crolla
la
domanda,
le
imprese
falliscono
e
aumenta
la
disoccupazione)
e
dunque
ha
inizio
una
fase
di
crisi
che
cesser
soltanto
quando
degli
imprenditori
investano
nuovamente
nellinnovazione.
2)I
cicli
economici
Nel
corso
degli
anni
si
dato
sempre
maggiore
rilevanza
alle
onde
di
lungo
periodo;
la
prima
onda
lunga
di
Kondratev
quella
che
va
dalla
rivoluzione
industriale
al
1849.
La
fase
ascendente
dur
fino
al
1814
e
linnovazione
principale
fu
la
macchina
a
vapore
mentre
lapice
fu
raggiunto
con
la
guerra
napoleonica.
La
seconda
onda
lunga
va
dal
1850
al
1896;
la
fase
ascendente
dur
fino
al
1873
e
fu
caratterizzata
dall
uso
mobile
della
macchina
a
vapore
e
lapice
fu
raggiunto
con
la
guerra
di
secessione
degli
Usa.
La
fase
discendente
si
verific
a
seguito
di
un
crollo
dei
prezzi.
La
terza
onda
lunga
va
dal
1897
al
1945
circa.
La
fase
ascendente
dur
fino
al
1920
e
si
caratterizz
con
nuove
forme
di
energia
petrolio
ed
elettricit.
Lapice
si
raggiunse
con
la
prima
guerra
mondiale.
La
fase
di
depressione
si
verific
allindomani
della
grande
guerra
e
con
la
successiva
crisi
del
29.
Molto
spesso
le
crisi
dipesero
dalla
costruzione
di
ferrovie.
Infatti
per
realizzare
queste
opere
era
necessario
chiedere
dei
prestiti;
una
volta
realizzate
queste
ultime
i
titoli
in
borsa
crescevano
moltissimo
ma
bastava
una
forte
speculazione
in
borsa
o
il
dissesto
finanziario
di
qualche
impresa
per
determinare
un
crollo
dei
titoli
e
un
relativo
crollo
dellattivit
economica.
3)Recenti
interpretazioni
delle
fluttuazioni
economiche
Ernest
Mandel
ha
individuato
secondo
la
teoria
shumepeteriana
una
quarta
onda
lunga
caratterizzata
dallo
sviluppo
dellenergia
nucleare
e
dalla
rivoluzione
elettronica.
Tale
periodo
va
dal
1943
al
1992
circa.
Lapice
stato
raggiunto
secondo
mandel
negli
anni
60.
Al
contrario
un
altro
studioso,
Madison,
sostiene
che
vi
siano
elementi
sufficienti
a
provare
lesistenza
di
unonda
lunga
di
lungo
periodo.
Questo
perch
vi
sono
stati
a
partire
dal
1820
dei
fattori
di
disturbo
che
hanno
generato
rallentamenti
della
crescita
del
capitalismo.
Tali
fattori
sono
ad
esempio
il
costante
intervento
da
parte
dello
stato
in
economia.
CAPITOLO
4
1)
LEconomia
della
globalizzazione
Per
Globalizzazione
si
intende
la
ricomposizione
dei
sistemi
economici
(collettivismo
e
capitalismo)
attraverso
laffermazione
e
la
diffusione
della
teoria
e
della
prassi
del
mercato.
Gli
eventi
che
hanno
favorito
linstaurarsi
di
questo
sistema
economico
sono
la
liberalizzazione
degli
scambi,
linternazionalizzazione
delle
scelte,
nella
predominanza
delle
economie
di
mercato
su
quelle
pubbliche
e
nella
finanziarizzazione
delle
economie.
Per
globalizzazione
si
intende
una
crescita
di
reti
di
interdipendenza
planetaria
dovuta
alle
nuove
tecnologie
e
allespansione
di
un
assetto
produttivo
fondato
sulla
competivit.
La
globalizzazione
pu
essere
vista
con
un
approccio
storico
economico
o
con
un
approccio
contemporaneo.
Tra
i
maggiori
pensatori
storici
ricordiamo
Braudel,
Wallerstein
e
Frank.
Braudel
sosteneva
che
il
capitalismo
manovrasse
dallalto
la
vita
quotidiana
e
prevedeva
la
compatibilit
tra
competivit
e
oligopolio.
Wallerstein
sosteneva
che
leconomia
mondo
necessitasse
della
convivenza
di
internazionalizzazione
degli
scambi
e
mercati
adeguati
al
suo
regolare
funzionamento.
Wallerstein
aggiorn
la
teoria
di
Frank
il
quale
negli
anni
60
sosteneva
che
il
sottosviluppo
fosse
funzionale
allo
sviluppo
stesso;
secondo
Frank
lintegrazione
di
economie
periferiche
a
strutture
capitalistiche
generasse
vantaggi
solo
per
le
economie
pi
sviluppate
e
impoveriva
sempre
di
pi
le
economie
pi
deboli
che
dovevano
versare
tassi
di
interesse
altissimi
alle
potenze
economiche.
Oggi
avviene
la
stessa
cosa
ma
con
il
cd.
Outsorcing
e
con
le
delocalizzazioni;
ugualmente
per
le
economie
pi
arretrate
non
beneficiano
di
queste
politiche
al
contrario
delle
potenze
capitaliste.
La
definizione
di
globalizzazione
secondo
un
approccio
pi
contemporaneo
stata
coniata
da
Marshall
McLuhan
che
la
ha
definita
un
villaggio
globale
reso
interattivo,
coeso
e
interdipendente
grazie
agli
sviluppi
della
tecnologia.
Necessario
per
il
mercato
la
sovranit
del
consumatore
ma
evidente
che
oggi
attraverso
attente
pubblicit
e
operazioni
di
marketing
il
produttore
ha
un
predominio
sul
mercato.
La
libera
concorrenza,
funzionale
alla
globalizzazione,
non
ammette
teoricamente
pubblicit,
che
assente
per
definizione
in
regime
di
concorrenza
perfetta
dove
il
consumatore
effettua
scelte
razionali.
Dunque
si
giunti
a
una
progressiva
concorrenza
imperfetta
e
ad
oligopoli
che
tendono
a
orientare
i
gusti
e
a
determinare
la
domanda.
La
globalizzazione
dunque
crea
le
condizioni
e
i
presupposti
per
la
transnazionalit
delle
imprese
e
pone
le
scelte
dei
consumatori
come
immagini
riflesse
delle
scelte
dei
produttori.
La
globalizzazione
inoltre
ha
favorito
lo
sviluppo
di
societ
senza
fabbriche
dove
un
network
rappresenta
il
core
business
e
la
produzione
trasferita
in
outsourcing.
Tutto
ci
ha
favorito
lo
sviluppo
di
multinazionali
e
transnazionali
e
linternazionalizzazione
delle
economie
e
ha
ridotto
la
competivit
delle
piccole
imprese.
2)La
globalizzazione
dei
mercati
Nel
corso
del
anni
800
la
rete
ferroviaria
era
cresciuta
notevolmente
e
contribu
allinterdipendenza
dei
mercati
che
fu
favorita
anche
grazie
al
canale
di
Suez,
alla
sostituzione
della
navigazione
a
vela
con
quella
a
vapore
ecc
Inoltre
furono
siglati
(in
particolare
tra
il
1850
e
il
1870)
una
serie
di
trattati
commerciali
ispirati
al
liberismo.
Il
commercio
internazionale
raddoppi
tra
il
1860
e
il
1880
per
poi
addirittura
triplicarsi
nel
1913.
Ci
fu
favorito
soprattutto
dal
trionfo
del
libero
scambio
e
allaffermarsi
del
gold
standard.
Nonostante
tutti
questi
tentativi
e
questi
progressi
nellinterdipendenza
degli
scambi
anche
grazie
alladozione
del
sistema
libero-concorrenziale,
il
processo
di
globalizzazione
dei
mercati
non
era
ancora
concluso
ma
andava
esteso
ancora
alla
circolazione
dei
capitali
e
alla
internazionalizzazione
finanziaria.
3)La
globalizzazione
della
conoscenza
I
progressi
compiuti
dallindustria
richiedevano
un
adeguamento
dei
mezzi
di
trasporto
e
di
comunicazione.
Dal
punto
di
vista
dei
trasporti
fu
utilizzata
per
la
prima
volta
lelettricit
e
il
motore
diesel.
Per
quanto
riguarda
le
comunicazioni
si
diffuse
il
telegrafo,
la
radio
e
il
telefono.
Nel
1910
era
possibile
telefonare
fino
a
3000
km
di
distanza!
Lavvento
della
rete
elettrica
pu
essere
paragonato
a
quello
di
internet
per
quanto
fu
rivoluzionario
e
innovativo.
La
diminuzione
della
distanza
organizzativa
fu
fondamentale
per
la
nascita
della
grande
industria.
In
questi
anni
nascono
le
prime
transnazionali
e
fu
agevolato
il
processo
di
internazionalizzazione.
In
Germania
soprattutto
le
imprese
si
aggregarono
in
cartelli
controllando
i
prezzi
attraverso
il
fenomeno
del
dumping.
Negli
usa
ci
furono
molte
pi
spa
e
nacquero
le
pools
per
ridurre
i
costi
e
le
holding
companies
che
erano
societ
finanziarie
a
controllo
incrociato.
In
europa
invece
si
diffusero
le
multinazionali
dellautomobile.
Ci
fu
in
questi
anni
inoltre
la
moltiplicazione
delle
Borse
e
i
rapporti
tra
banche
e
imprese
crebbe
sempre
di
pi
in
tutto
il
mondo.
4)La
globalizzazione
tecnica
e
i
nuovi
paradigmi
delleconomia
Linnovazione
ha
contraddistinto
le
fasi
dellindustrializzazione
e
ha
portato
alla
cosidetta
new
economy.
La
New
economy
ha
implementato
le
pi
innovative
tecnologie
informatiche
e
ha
avviato
unulteriore
spinta
delle
produttivit
e
del
processo
di
globalizzazione.
La
new
economy
stata
definita
una
di
quelle
innovazioni
che
ha
fatto
epoca
in
quanto
ha
generato
un
forte
sviluppo
economico.
La
new
economy
ha
per
portato
anche
ad
una
bolla
speculativa.
In
questi
anni
inoltre
gli
Usa
sono
cresciuti
maggiormente
rispetto
allEuropa,
probabilmente
poich
hanno
investito
maggiormente
nello
sviluppo
e
nelle
innovazioni.
La
new
economy
ha
portato
a
numerosi
mutamenti
e
ad
una
globalizzazione
complessa.
Sono
stati
introdotti
infatti
nuovi
paradigmi
nella
teoria
e
nel
pensare
leconomia.
Fino
alla
prima
guerra
mondiale
infatti
la
globalizzazione
del
mercato
sembrava
avvalorare
il
meccanismo
della
concorrenza
e
lo
strumento
dei
prezzi
come
regolatore
dellequilibrio
economico.
Con
il
crollo
di
Wall
Street
si
dimostr
quanto
fosse
debole
tale
impostazione.
La
teoria
di
Keynes
al
contrario
mostr
che
in
caso
di
crisi
i
governi
dovessero
intervenire
in
economia.
La
teoria
keynesiana
fu
applicata
anche
nel
secondo
dopoguerra
e
anche
dai
paesi
emergenti,
fino
agli
anni
70
quando
a
seguito
degli
shock
petroliferi
crollarono
gli
accordi
di
bretton-
woods.
Negli
anni
70
ci
fu
un
periodo
di
stagnazione
in
quanto
linflazione
era
accompagnata
da
un
periodo
di
stagnazione
delleconomia
in
cui
andava
sempre
pi
aumentando
la
disoccupazione.
La
crisi
degli
anni
70
fu
superata
non
attraverso
le
teorie
keynesiane,
ma
con
una
politica
di
neoconservatorismo
che
si
basava
sul
neoliberismo
e
sulla
riproposizione
di
un
sistema
concorrenziale
in
cui
le
regole
(o
meglio
la
loro
assenza)
erano
giustificate
dallassenza
dei
nuovi
paradigmi
delleconomia
che
progressivamente
facevano
sopravanzare
lo
stato
dal
mercato
e
la
sua
sovranit
dalla
transnazionalit
del
potere
economico
e
finanziario.
Un
esemplificazione
della
globalizzazione
complessa
sono
lunione
monetaria
europea
e
latto
unico
europeo.
5)
LEuropa
subordinata
LUE
espressione
del
processo
di
relativizzazione
della
sovranit
degli
stati
rispetto
a
istanze
transnazionali
verso
lalto
e
locali
verso
il
basso.
integrazione
economica
internazionale
(simile
al
sogno
liberista)
per
rodrik
era
necessario
attraverso
un
federalismo
globale.
Se
si
preferisce
invece
mantere
uno
stato-nazione
significa
che
le
decisioni
di
politica
economica
saranno
assunte
allinterno
del
proprio
paese;
in
questo
modo,
per,
ogni
paese
vivrebbe
una
democrazia
limitata
nella
quale
la
societ
non
potrebbe
influenzare
la
grande
economia
nazionale.
Si
avrebbe
dunque
la
cosiddetta
camicia
di
forza
dorata.
Dunque
la
soluzione
a
questo
problema
sarebbe
una
struttura
di
governo
sovrannazionale
ma
eletta.
Dunque
corretto
chiedersi
e
interrogarsi
se
la
globalizzazione
stata
davvero
raggiunta
e
,in
caso
contrario,
un
obiettivo
desiderabile
a
ogni
costo.
Tra
le
molte
contraddizioni
di
questo
processo
ecco
quelle
principali:
1) Cina,
India
e
Vietnam
definite
star
globalizers
gi
nel
2001
hanno
una
politica
basata
sulle
esportazioni
mentre
la
politica
interna
piuttosto
protezionistica.
Ci
si
sposa
poco
con
il
dogma
del
libero
mercato.
2) I
principali
followers
dei
paesi
pi
avanzati
(leaders)
sono
stati
continuamente
sottoposti
ad
attacchi
speculativi
e
a
crisi
finanziarie.
3) I
paesi
promotori
del
processo
di
globalizzazione
hanno
cercato
di
mantenere
una
protezione
dei
mercati
pi
rilevanti
e
su
quello
del
lavoro.
Pur
continuando
a
sostenere
la
globalizzazione,
questi
aspetti
hanno
fatto
si
che
il
suo
approccio
fosse
meno
dogmatico.
Infatti
si
iniziato
ad
ammettere
che
la
globalizzazione
ha
portato
nel
complesso
ad
una
crescita
del
pianeta
ma
anche
a
numerose
crisi
finanziarie
e
gravi
tensioni
sociali.
Per
il
teorema
di
Rodrik
si
dovrebbe
giungere
ad
un
eclissi
dello
stato-nazione
anche
se
sembra
quasi
impossibile
tale
soluzione.
Dunque
sarebbe
meglio
abbandonare
nel
breve
periodo
lintegrazione
economica
globale
e
dedicarsi
ad
una
democrazia
effettiva.
Si
dovrebbe
creare
uno
spazio
politico
per
affrontare
i
problemi
e
le
esigenze
della
societ.
Insistendo
sulla
volont
di
una
integrazione
economica
internazionale
e
dellimpossibilit
di
creare
una
nazione-mondo
abolendo
lo
stato-nazione
si
rischierebbe
di
cancellare
il
miglioramento
della
qualit
della
vita.
Basti
pensare
ai
seguenti
due
esempi:
1) nei
paesi
leaders
le
condizioni
dei
lavoratori
sono
totalmente
diverse
a
quelle
dei
followers;
2) la
maggiore
integrazione
economica
impone
di
fissare
standard
qualitativi
per
i
beni
e
i
serizi
tali
da
non
risultare
lesivi
e
discriminatori
La
necessit
di
tenere
le
politiche
integrate
determina
unimposizione
sempre
pi
stringente
e
le
singole
societ
nazionali
hanno
perso
sempre
pi
la
possibilit
di
esprimere
visioni
diverse.
Ci
ha
determinato
numerose
tensioni.
La
soluzione
sarebbe
quella
di
tornare
in
un
regime
simile
a
quello
di
Bretton-Woods:
necessario
infatti
riprendere
negoziati
tra
stati
effettivamente
rappresentativi
dei
cittadini
e
delle
loro
esigenze
economiche.
Conclusioni
Le
conseguenze
della
globalizzazione
sono
state
sostanzialmente
due:
- da
un
lato
la
crescita
dei
paesi
si
spostata
da
quelli
sviluppati
a
quelli
emergenti.
Dallaltro,
lunione
europea
finita
in
recessione
e
lunificazione
politica
sempre
pi
lontana.
- Il
fatto
che
le
crisi
finanziarie
sono
diventate
praticamente
sistemiche
e
hanno
contribuito
a
far
crescere
esponenzialmente
i
debiti
pubblici
degli
stati
pi
sviluppati,
tanto
da
diventare
pi
alti
della
loro
crescita.
Inoltre
uno
dei
pi
importanti
studiosi
della
globalizzazione,
Mario
Deaglio,
sosteneva
che
con
la
crisi
e
con
la
conseguente
caduta
della
domanda
e
delle
entrate
fiscali,
non
si
possono
tagliare
le
spese
ma
(come
dimostra
il
moltiplicatore
keynesiano)
la
spesa
pubblica
deve
essere
aumentata.
Invece
negli
ultimi
decenni,
caratterizzati
da
privatizzazioni
e
liberalizzazioni,
tali
politiche
non
sono
state
attuate
e
dunque
la
politica
economica
ha
posto
le
basi
per
il
proprio
fallimento.
A
ci
ha
contribuito
la
politica
degli
enti
internazionali
(bce,fmi,
commissione
europea)
di
raggiungere
il
pareggio
del
bilancio.
Unaltra
conseguenza
della
globalizzazione
stata
la
nascita
di
gruppi
operanti
in
maniera
oligopolistica/monopolistica
e
le
istituzioni
non
sono
state
in
grado
di
contrastarli.
Le
multinazionali
hanno
aumentato
esponenzialmente
il
proprio
profitto
e
il
proprio
potere
anche
a
causa
degli
abusi
commessi
nei
paesi
in
via
di
sviluppo.
Lautore
del
libro
certo
che
sia
corretto
tornare
ad
un
keyenesian
consensus
basato
sul
regime
concorrenziale
(ma
temperandone
gli
eccessi)
e
sull
intervento
dello
stato
nelleconomia.
Si
avrebbe
in
questo
modo
inoltre
una
maggiore
considerazione
e
rispetto
dei
ceti
pi
deboli
e
dei
paesi
in
via
di
sviluppo
e
una
vera
concorrenza
perfetta.
Si
tratta
dunque
di
adattare
il
concetto
di
globalizzazione
alle
nuove
esigenze
del
mercato
visto
che
probabilmente
la
globalizzazione
in
senso
attuale
sta
implodendo
ed
stata
definita
addirittura
dimezzata.
Comunque
difficile
determinare
leffetto
complessivo
della
globalizzazione
visto
che
non
in
tutti
i
paesi
stata
sperimentata
allo
stesso
grado.
Non
possibile
considerare
infatti
gli
effetti
della
globalizzazione
sui
rispettivi
paesi,
ma
solo
allinterno
di
questi.
Allinterno
dei
singoli
paesi
la
disuguaglianza
sembra
essere
aumentata
a
causa
della
globalizzazione
(sia
nei
paesi
gi
sviluppati
che
in
quelli
emergenti).
Altra
conseguenza
della
globalizzazione
linquinamento
(sempre
in
aumento
anche
nei
pvs).
Alcuni
studiosi
sostengono
che
la
prossima
onda
lunga
di
Kondratev
sar
infatti
caratterizzata
dalla
green
economy
e
fonder
lo
sviluppo
su
questo
tipo
di
tecnologie.