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ECONOMIA DELLA

CONDIVISIONE & SHARING


ECONOMY
Condivisione, Fare insieme, Convivialità,
Redistribuzione delle risorse
Da dove incominciare..

Se l’economia poté essere inizialmente identificata con


l’agricoltura, con il consolidamento degli imperi europei,
che crearono un primo <<sistema mondiale>> (Wallerstein
2003) l’economia venne a essere sempre più identificata
con i mercati, reti costituite da vendita e acquisto.

Perché arriviamo alla considerazione secondo cui i mercati


sono sovversivi per gli assetti sociali tradizionali? Il potere
dei mercati mondiali spesso si scontra con l’autonomia dei
governanti locali.
“E chiaramente contro la legge di natura,
in qualsiasi modo la si definisca [..] che un
pugno di uomini nuoti nel superfluo,
mentre la moltitudine affamata manca del
necessario”
(Rousseau 1994, “Discorso sull’origine e i fondamenti
dell’ineguaglianza tra gli uomini” p.163)
«In tutte le civiltà umane esiste l’idea di mercato come
luogo deputato all’incontro tra persone con bisogni diversi
che desiderano scambiare beni e servizi. La caratteristica
dei mercati di oggi è che lo scambio è guidato non dai
bisogni, ma dal profitto. È pura ideologia pensare che la
società possa funzionare al meglio lasciando i mercati liberi
di perseguire il profitto, e che i mercati possano operare
efficacemente soltanto limitando le interferenze al minimo.
Le regole che governano il funzionamento dei mercati sono
stabilite dai potenti; il nostro dramma è aver permesso che
questo accadesse .»

 Raj Patel, ”Il valore delle cose e


le illusioni del capitalismo”, 2018 p.27
Una serie di rivoluzioni politiche negli anni Sessanta
dell’Ottocento (in concomitanza con la rivoluzione nei
trasporti e nelle comunicazioni) hanno permesso ai poteri
in carica di ottenere mezzi istituzionali per organizzare il
capitalismo industriale. I proprietari non potendo mettere
in pratica la loro sovranità senza un ancora
istituzionalizzata, incominciano a ricevere supporto dai
governi, leggi, prigioni, polizia o addirittura eserciti. Così
da rivendicare un uso della forza legittima. Fu così che i
governi stabilirono nuovi ordini, introducendo la
produzione e il consumo di massa per mezzo di una
rivoluzione burocratica.
Mauss con l Saggio sul Dono insiste sul fatto che il complesso gioco di
rapporti fra libertà individuale e obblighi sociali è insito nella
condizione umana; soldi e mercati sono dunque universali, anche se
non nella forma impersonale di oggi. La principale conclusione fu, che
creare un libero mercato dei contratti privati è utopistico e irrealizzabile
tanto quanto la sua antitesi, ovverossia la collettivizzazione basata
esclusivamente sull’altruismo. Le istituzioni umane sono ovunque
fondate sull’unione di individuo e società, libertà e obbligo, interesse
personale e preoccupazione per gli altri. Il punto è che il capitalismo e
l’economia dei tempi moderni si basano su un insostenibile
sbilanciamento a favore del polo società, obblighi, interesse personale,
creando disuguaglianze sociali ed economiche, stabilendo per chi sono
i diritti umani e per chi no in modo “implicito”.
Sempre Mauss aveva sottolineato come la gerarchia, la
dipendenza e la schiavitù si costruiscano attraverso quei
doni che non si possono ricambiare e quelle pratiche del
dare ostensivo e del dilapidare improduttivo, esaltate
successivamente da Bataille, in cui la piena affermazione
del sé si realizza a discapito del noi.
Adam Smith provò ad impostare il suo ragionamento alla
maniera di quello newtoniano. Dio – o la Divina
provvidenza, nelle sue parole_- aveva disposto le cose in
modo che la nostra ricerca dell’interesse personale
sarebbe stata – in un mercato privo di vincoli – guidata
<< come da una mano invisibile >> verso la promozione
del benessere generale. La famosa << mano invisibile >>
di Smith era come sostiene lui stesso nella Teoria dei
sentimenti morali l’agente della Divina Provvidenza
(caso?) . La mano di Dio.
«Per permettere alla società dei consumi di
continuare il suo carosello diabolico sono
necessari tre ingredienti: la pubblicità, che
crea il desiderio di consumare, il credito, che
ne fornisce i mezzi, e l'obsolescenza
accelerata e programmata dei prodotti, che
ne rinnova la necessità .»
Serge Latouche, ”Breve trattato sulla
decrescita serena”, 2008, p.27
Incominciamo ad avvicinarci al succo
del discorso.

Che differenza c’è tra donare e


condividere?

La reciprocità è un modello di scambio razionale ed


ugualitario che trova con ogni probabilità origine nelle
società di banda, ma lo sharing/la condivisione è una
pratica ancor più importante, probabilmente sorta già ai
tempi delle prime società di ominidi.
Woodburn fa infatti notare che se noi definiamo, in simili
contesti, generoso un atto non obbligatorio o caratterizzato
dal dare più di quel che si riceve, ignoriamo il fatto che il
dare è legato a una richiesta e che tale richiesta è vista come
un ragionevole diritto. Le riflessioni di Woodburn
forniscono un punto di riferimento per il modello di
Gudeman “Dal dono alla condivisione” che pone lo sharing
di risorse durevoli come la terra o l’acqua, i beni prodotti e i
costrutti immateriali quali i saperi, la tecnologia, le leggi, le
pratiche, le competenze e le abitudini, a fondamento
dell’esistenza della comunità (Gudeman, 2001a, p. 7)
In un diverso senso del termine condivisione
indica un uso comune dei beni all’interno di una
comunità organica: dividere il cibo Dal dono alla
condivisione all’interno di una famiglia, ad
esempio. In questo caso non vi è propriamente
scambio, mentre il dono implica necessariamente
il fluire di beni tra soggetti sociali distinti.
Matteo Aria, “I doni di Mauss” pp.108,109
Riportiamo le parole di un Inuit della Groenlandia reso
famoso nell’ “Eschimese” un libro dello scrittore Peter
Freuchen , quest ultimo ci racconta come un giorno, tornando
a casa affamato dopo una caccia al tricheco finita male, trovò
un cacciatore a cui invece la caccia era andata bene che gli
stava dando qualche centinaio di chili di carne. Freuchen lo
ringraziò ed egli rispose

<< Qui nel nostro paese siamo esseri umani. E siccome siamo umani
ci aiutiamo a vicenda. Non ci piace sentire qualcuno che dice grazie.
Quel che prendo io oggi, tu lo prendi domani. Qui diciamo che i doni
rendono schiavi e la frusta rende cani>>.
«Da ciascuno secondo le sue
capacità, a ciascuno secondo i suoi
bisogni»
(David Greber, “Il Debito”, p. 96)

«L’esperienza della convivialità condivisa non costituisce


solo la base morale della società ma anche la sua più
importante fonte di piacere. I piaceri solitari esisteranno
sempre, com’è ovvio, ma per la maggior parte degli esseri
umani le attività più piacevoli, ancora oggi, comportano
quasi sempre la condivisione di qualcosa: musica, cibo,
alcool, droghe, gossip, drammi, letti …» (Ibidem p. 207).
Graeber potrebbe tradurla così.:
-Dobbiamo la nostra esistenza alle forze cosmiche ,
oggi diremmo alla Natura. Il fondamento della
nostra esistenza. Da ripagare attraverso il rituale,
cioè un atto di rispetto, di ammissione che siamo
piccoli di fronte a quelle stesse forze.
-A coloro che hanno creato la conoscenza e le opere
culturali che danno forma e significato alla nostra
esistenza , ma anche alla struttura. Includerei in
questo gruppo i filosofi e gli scienziati che hanno
dato vita alla nostra tradizione intellettuale, ma
anche chiunque, da William Shakespeare a quella
donna ormai dimenticata dal medio oriente che ha
inventato la lievitazione del pane. Li ripaghiamo con
la nostra istruzione e contribuendo alla conoscenza
e cultura umana.
-Ai nostri genitori nel suo complesso. Li
ripaghiamo diventando noi stessi antenati.

- All’umanità nel suo complesso. La ripaghiamo


con la generosità verso gli stranieri, mantenendo
il terreno comunitario di base della socialità che
rende possibili le relazioni umane e pertanto la
vita stessa.

Posto così non esistono debiti commerciali. Però i


teorici del debito hanno altro a cui pensare che al
cosmo, guardano la società.
TERZA RIVOLUZIONE IDUSTRIALE
 «La Prima e la Seconda rivoluzione industriale ci stanno
presentando il loro conto in termini di entropia: duecento
anni di carbone, petrolio e gas naturale bruciati per
promuovere e favorire uno stile di vita industriale hanno
prodotto il rilascio di ingenti quantità di biossido di
carbonio nell'atmosfera terrestre. Questa energia
consumata – il saldo entropico – impedisce alla
radiazione solare di sfuggire dal pianeta e minaccia un
catastrofico cambiamento della temperatura della terra,
con conseguenze potenzialmente devastanti per il futuro
della vita ».
 Jeremy Rifkin, La Terza Rivoluzione Industriale, 2011, p.32
«La nostra economia, immensamente
produttiva, esige che noi facciamo del consumo
il nostro stile di vita [...] Abbiamo bisogno che i
nostri oggetti si consumino, si brucino e siano
sostituiti e gettati a un ritmo sempre più
rapido »
Victor Lebow in Piero Bevilacqua in ”La terra è finita. Breve storia
dell'ambiente”, 2006, p.80
HUMAN ECONOMY
The idea of a “human economy” reminds us that
the economy is made and remade by people in
their everyday lives.
“Society will not become democratic
without democratizing the economy”
Keith Hart “Human economy as a religious project”
To be human, an economy must be at least four things:

1. È fatta e rifatta dalle persone; l'economia dovrebbe


essere di utilità pratica nella nostra vita quotidiana.
2. Dovrebbe affrontare una grande varietà di situazioni
economiche nella loro complessità istituzionale.
3. Deve essere basata su una concezione più olistica dei
bisogni e degli interessi umani.
4. Deve rivolgersi all'umanità nel suo insieme e alla
società mondiale che stiamo creando.
(Ibidem)

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