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-GLOBALIZZAZIONE
È un fenomeno complesso e vario, proprio per questo è difficile da definire. Il
mondo è avvolto da una fitta rete di connessioni, che indichiamo con il termine
"globalizzazione". Gli studiosi, gli analisti credono che la globalizzazione possa
portare allo sviluppo di una grande varietà di processi e fenomeni, per esempio
attraverso la circolazione di idee e l'estensione dell'industria culturale (musica,
cinema).
Integrazione economica
-L'affermazione del capitalismo favorisce la nascita della globalizzazione
economica.
La dimensione economica è di gran lunga la più importante, poiché si orienta e
guida i processi globali. L'affermazione del capitalismo, che si è consolidato con
l'allargamento senza regole dei mercati, detta le sue logiche consumistiche, e si
vuole imporre sulle idee, sui saperi, sulla politica e sulla cultura. Inoltre, tutti gli
oggetti che desideriamo e acquistiamo nella nostra quotidianità hanno un
brand/marchio, in modo che chi li produce non passi inosservato.
-Anche oggi, come sosteneva Marx, il profitto deriva dal risparmio sulla forza
lavoro
Se confrontiamo i lavoratori del Sud Est Asiatico guadagnano venti volte meno
rispetto ai loro colleghi europei, lavorando di più e non avendo permessi, ferie
o diritto di sciopero.
Essendo la forza lavoro meno cara, il profitto aumenta, riuscendo a coprire le
spese di delocalizzazione industriale e di distribuzione del prodotto.
Infatti, delocalizzazione significa spostare una sede in un Paese in cui la
manodopera è meno cara, in modo da incrementare il profitto, risparmiando
sulla forza lavoro del lavoratore.
-L’unificazione culturale
La diffusione del capitalismo ha avuto una conseguenza culturale e ideologica:
ha diffuso la convinzione che il nostro sia il migliore dei mondi possibili; l’idea
di base è che la cultura imprenditoriale, avviatasi alcuni secoli fa con la riforma
protestante (secondo Weber) o con lo sviluppo della tecnica (secondo Marx),
abbia trionfato, e porterà presto a un mondo unificato sotto il capitalismo
mondiale, alla pace, a un’accordo tra i popoli.
In realtà, non sembra che tutto questo sia sul punto di avverarsi.
La globalizzazione economica non comporta automaticamente un’uniformità
politica e culturale.
André Gorz
-Per Gorz coesistono diversi sistemi produttivi.
Gorz si concentra sul superamento del sistema capitalista e sull'analisi delle
trasformazioni delle società postindustriale contemporanea, in cui è in declino
la produzione materiale che viene sostituita dal sapere (produzione
immateriale).
IL CAPITALISMO RESISTE
-Il capitalismo tende a controllare anche la produzione immateriale
Si potrebbe pensare che l'aumento della produzione immateriale, fatta cioè di
sapere e di conoscenze, possa condurre a un superamento del capitalismo. Ma,
dice Gorz che il capitale non mostra nessuna intenzione di cedere il passo, anzi
cerca in tutti modi di far funzionare anche i saperi e le conoscenze secondo la
logica capitalista. Il capitalismo, per continuare a esistere, deve limitare la
diffusione della produzione immateriale con strumenti giuridici (copyright,
diritti d’autore). La conoscenza è un patrimonio culturale, condiviso da tutti,
soprattutto grazie a tecnologie (internet). Il capitale si appropria dei mezzi di
accesso alla conoscenza per conservarne il controllo (es. prima vi era accesso
libero alle notizie, oggi si chiede un abbonamento).
L'analisi di Gorz si sposta verso quella capacità del capitale fisso immateriale (la
conoscenza) di cui un'azienda dispone, di produrre ``consumatori": produrre
cioè desideri, immagini di sé e stili di vita che trasformano gli individui in
acquirenti. Per questo il consumo diventa il modo del capitale di asservire gli
individui. Gorz-ribadisce che le risorse immateriali, come l'intelligenza e la
creatività, non sono misurabili, né scambiabili sul mercato.
● Oppure andremo verso la fine del genere umano, vale a dire verso una
società composta di "uomini" privati della loro "natura", in cui gli abitanti
sono spogliati del loro ambiente, inquinato dai prodotti chimici dalla
privatizzazione delle risorse primarie come l'acqua, l'aria, la luce, il
silenzio, lo spazio. la vegetazione. Le conoscenze tecnoscientifiche
generano una società dell'ignoranza, fatta di esperti iperspecializzati che
ignorano il contesto, il senso, le credenze comuni, i saperi intuitivi, e
rendono gli individui incapaci di essere responsabili.
DISUGUAGLIANZA
A partire dalla frase: "tutti gli uomini nascono uguali. Sen mette in evidenza che
gli uomini in realtà sono diversi: se non si considerano le diversità, l'idea di
uguaglianza rimane a livello ideale.
Rendere concreto il progetto ugualitario significherebbe misurare le diversità e
decidere in che cosa si vorrebbe rendere gli uomini uguali (felicità, reddito,
ricchezza ecc.). Se vogliamo parlare di eguaglianza concretamente (e fare
qualcosa per realizzarla), dobbiamo chiederci e decidere quali caratteristiche
rendere uguali (redditi, opportunità, libertà, diritti ecc.). Secondo Sen il valore
uguaglianza va collegato al valore libertà. A partire da ciò Sen sviluppa
un'articolata analisi del nesso uguaglianza/libertà, basata su una ripresa del
concetto di Aristotele dell'eudaimonia: non tanto happiness (felicità), ma
fulfillment (realizzazione di sé). Secondo Sen, per ottenere l'eudaimonia bisogna
tenere conto del fatto che esiste una pluralità di fini e di obiettivi che gli uomini
possono perseguire.
Sen afferma che l'imposizione di una presunta identità unica spesso fomenta
conflitti. Il mondo suddiviso secondo un unico criterio di ripartizione è molto
più conflittuale rispetto al mondo suddiviso secondo categorie plurali e distinte.
Il rifiuto delle cosiddette "identità univoche fondate su un unico criterio di tipo
religioso o culturale porta al riconoscimento delle identità plurime" che
convivono in ognuno di noi. La cittadinanza, la residenza, l'origine geografica, il
genere, la classe, la politica, gli interessi sportivi, i gusti musicali ci rendono
membri di una serie di gruppi
Ognuna di queste collettività, a cui apparteniamo simultaneamente, ci
conferisce un'identità specifica.
DEMOCRAZIA
Per Sen la democrazia non è necessariamente connessa al sistema politico, ma
nella possibilità di esprimere liberamente la propria opinione e di manifestare:
"discussione pubblica, tolleranza, pluralismo", gli elementi che costituiscono il
nucleo universale della democrazia. La tesi cui Sen arriva è che non è fondato
affermare che l'efficienza della produzione sia possibile solo sacrificando un po'
di libertà e di democrazia. Libertà e democrazia sono valori non negoziabili.
LA CITTÁ
L'Ottocento è il secolo della rivoluzione industriale: grandi fabbriche nascono
nei pressi delle città, che si popolano di operai.
Nel Novecento l'industrializzazione ha portato a un picco occupazionale fino
alla fine degli anni Sessanta circa, per poi regredire progressivamente nei
decenni successivi, quando nuove tecnologie, nuove forme di organizzazione
del lavoro, hanno bloccato l'aumento dei posti di lavoro nell'industria, anzi lo
hanno diminuito (deindustrializzazione).
Negli ultimi decenni, a causa dell'aumento della popolazione, del traffico,la vita
metropolitana è diventata sempre più difficoltosa; ciò ha provocato prima una
sorta di decentramento al contrario, per così dire, per cui la città è divenuta
opprimente, un luogo inquinato e caotico, dove si sta solo per la necessità di
lavorare, ma da abbandonare non appena possibile, cioè per il tempo libero.
Zygmunt Bauman
I processi globali economici possono provocare un senso d'incertezza sul piano
culturale, che si tramuta in crisi di identità e si ricerca un senso di rassicurazione
nel consumo. Bauman parla della società dell'incertezza.
Sostiene Bauman che uno degli aspetti che ha contribuito al fallimento del
progetto modernista sia stato pensare che l'Europa fosse come destinata a
guidare tutte le altre "culture" e a convertirle verso la "ragione universale". Al
centro la cultura europea, alla periferia tutte le altre, che vanno corrette.
Quest'idea, unitamente alla convinzione.di
essere superiore all'Oriente, superiore al "primitivi", superiore in quanto "razza
bianca, richiama la dimensione dell'ordine e del controllo sociale, vale a dire,
alcuni sono in grado di agire secondo L'ordine sociale altri sono invece
imperfetti; la società illuminata deve farsene carico attraverso le figure
professionali che hanno il compito di produrre con la disciplina le condotte
desiderate.
La metafora del giardino ben curato, in cui tutte le erbacce sono state estirpate
ei sentieri tracciano un percorso chiaro e coerente, senza possibilità di
incertezze, esprime il progetto moderno di eliminazione dell'ambiguità. Un
giardino ben curato va seguito, sorvegliato e il giardiniere si occupa di
mantenere l'ordine, all'insegna della ragione. Il mondo moderno dunque è una
realizzazione di quello spirito del capitalismo descritto da Max Weber,
improntato al calcolo alla ricerca della massima efficienza.
IDENTITA’ E CONSUMI
I governi, per non ammettere la propria impotenza,cercano rimedi contro le
ansie dei cittadini. Un modo è spostare l’attenzione dai temi economici alla
questione della sicurezza personale. si insiste sull’incolumità della persona.
Si conquistano consenso e legittimità vendendo “sicurezza”. Il consumo ha
preso il posto primario.
-Consumatori desideranti
La diffusione globale del consumo secondo i modi occidentali provoca desideri,
ma anche senso di esclusione. Le incertezze si manifestano in comportamenti
apparentemente tesi a rassicurare, come le pratiche di consumo che creano
quella massa di consumatori desideranti che partecipa al gioco
dell'omologazione dei consumi globali.
“Compro dunque sono” esprime la centralità che le pratiche di consumo
hanno sempre più assunto nella nostra vita quotidiana.
Sempre più persone usano gli oggetti per significare chi sono, per la formazione
dell’identità.
-La pubblicità riveste i beni di significati simbolici.
I processi di consumo perdono così la connotazione di semplici scambi di merci
per far fronte alle necessità materiali dell'esistenza, e divengono processi di
manipolazione dei significati agganciati ai beni di consumo.
L'individuo è chiamato a scegliere fra molteplici opportunità di consumo, e così
aggiorna il proprio sé di nuove ma sempre fragilissime identità.
La pubblicità gioca in tutto questo un ruolo fondamentale, proprio perché
collega i beni offerti all'immaginario sociale, privando i beni stessi del loro
valore funzionale e caricandoli di valore e di significato simbolici.
Le merci dotate di un brand delimitato sono allora in questo senso oggetti del
desiderio. Non sono più oggetti d’uso quotidiano, ma strumenti per socializzare,
comunicare le proprie appartenenze e asportazioni personali.-
Non ci sono però nella società globale solo rischi legati alla tecnologia
incontrollabile, ma anche legati alla dimensione economica e politica della
globalizzazione.
La società in cui viviamo oggi è una "società del rischio" anche perché non
siamo in grado di esercitare un controllo politico sul mercato finanziario.
Anche la dimensione globale dei conflitti può essere vista sotto la luce del
rischio.
ESEMPIO Gli apparati di sicurezza di cui gli Stati nazionali dispongono anche
quelli più ricchi - appaiono inadeguati a garantire la piena sicurezza, di fronte a
un terrorismo globale in grado con modesti mezzi di provocare danni enormi
anche allo Stato più potente del mondo.
LA GUERRA GLOBALE
-Le guerre globali sono difficili da delimitare, nel tempo, nello spazio e nelle
conseguenze su larga scala.
Nella società globale è molto difficile individuare un campo di battaglia fisico,
gli attori, cioè chi combatte, l'inizio e la fine di un conflitto.Le guerre globali non
hanno inizio e fine ben precisi e coinvolgono zone e persone diverse, mescolate
e interconnesse. Un evento conflittuale che accade in un punto della Terra e che
prima si poteva considerare limitato e locale, adesso assume un’estensione
maggiore e potrebbe coinvolgerci.
Ma la connessione tra eventi è anche una sequenza nel tempo, che inizia anni fa
e arriva fino a noi. Come ci ricorda il sociologo Alessandro Dal Lago, quando
negli anni Ottanta gli americani iniziarono a finanziare e dare armi ai gruppi di
mujaheddin che combattevano in Afghanistan contro l'armata sovietica, non
potevano prevedere le conseguenza disastrose di quella operazione. L'Armata
rossa fu sconfitta e diede un bel contributo al collasso dell'Unione Sovietica, ma
portò anche al più disastroso attacco interno che gli Stati Uniti abbiano mai
subito nella loro storia. Osama Bin Laden, un guerrigliero volontario in
Afghanistan, imparò le tattiche della guerriglia e le usò poi contro l'alleato di un
tempo. Quel conflitto e le conseguenze che ebbe hanno profonde implicazioni
per ognuno di noi, non solo in modo esplicito diretto, come è stato per i
cittadini di New York, per le perdite umane nel crollo delle torri gemelle, ma
anche indirettamente, per chiunque viva a Londra,Roma, Baghdad, Parigi.
Dopo la fine dell’URSS, gli Stati Uniti sono rimasti l’unica superpotenza, ma non
in grado di controllare tutto il mondo. Ci sono altre potenze con cui l’America
deve fare i conti.
Il sociologo Alessandro Dal Lago ha usato una metafora efficace per spiegare la
posizione degli USA: gli USA sarebbero come un adolescente in una classe
scolastica in grado di tenere a bada e di sconfiggere nella lotta qualsiasi altro
compagno di classe, e anche due o al massimo tre alla volta, ma non di più, e
quindi non può fare a meno di alleati. Quella degli Stati Uniti è quindi
un'egemonia relativa.
-Il terrorismo suicida per esistere e realizzare la propria missione di morte con
cui si manifesta richiede tre elementi: gli attentatori, l’organizzazione e
l’ambiente.
I terroristi non sono persone isolate, ma devono essere dentro
un’organizzazione, una rete, che comprende connessioni, contatti, capacità di
pianificazione, i cellulari.
Il terzo elemento è l’esistenza di un ambiente non ostile, se non addirittura
favorevole. Una comunità che ospita, sostiene, nasconde, favoreggia, riconosce
in modo implicito gli attentatori come persone degne di un premio.
Il terrorismo odierno è globale, ma ciò non vuol dire che manchi il terzo
elemento. L’ambiente in cui si colloca è transnazionale, o virtuale per certi
aspetti.
I MOVIMENTI SOCIALI
-SOCIETÀ IN FERMENTO
Possiamo definire i movimenti sociali come :
● Reti di relazioni prevalentemente informali tra individui e gruppi: i
movimenti sociali sono composti da reti di individui che si sentono parte
di un'impresa collettiva.
● reti basate su nuove credenze condivise e nuove identità: i movimenti
sociali non mirano a perseguire esclusivamente interessi particolari, ma si
propongono come portatori di visioni del mondo e sistemi di valori
alternativi rispetto a quelli dominanti.
● reti che si mobilitano su tematiche conflittuali: l'azione dei movimenti
sociali è di tipo conflittuale, di rivolta contro autorità politiche o codici
culturali precisi, con lo scopo di promuovere una qualche forma di
mutamento sociale.
● uso frequente di varie forme di protesta: i movimenti adottano forme
particolari di comportamento politico, in primis l'utilizzo della protesta
come modo di fare pressione politica: scioperi, petizioni, fino all'uso
della violenza
FORME DI PROTESTA
Le forme di protesta messe in atto dai movimenti sociali sono influenzate dagli
scopi che essi si prefiggono.
Possiamo individuarne tre principali.
1. Esistono forme di protesta basate sulla strategia dei numeri: fanno leva sul
numero dei sostenitori del movimento e sono alla base dell'organizzazione di
cortei, referendum, petizioni...
2. Esistono forme di protesta basate sul "danno materiale": si basano sulla
capacità di produrre danni a cose o persone, attraverso scioperi, azioni di
boicottaggio, se non atti terroristici. La logica del danno materiale è quella che
troviamo alla base per esempio degli scioperi. Scopo di questo tipo di protesta è
arrecare un danno materiale al datore di lavoro; il danno economico dovrebbe
spingere l'imprenditore a scendere a patti con i lavoratori per evitare altre
perdite.