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UN MERCATO GLOBALE

-GLOBALIZZAZIONE
È un fenomeno complesso e vario, proprio per questo è difficile da definire. Il
mondo è avvolto da una fitta rete di connessioni, che indichiamo con il termine
"globalizzazione". Gli studiosi, gli analisti credono che la globalizzazione possa
portare allo sviluppo di una grande varietà di processi e fenomeni, per esempio
attraverso la circolazione di idee e l'estensione dell'industria culturale (musica,
cinema).

-La globalizzazione investe in due diversi ambiti: cultura ed economia


La globalizzazione può assumere significati diversi. Pensiamo a tutti gli oggetti a
noi vicini (sneakers, jeans, smartphone), i social network o piattaforme come
Amazon e YouTube. Generano socialità, ovvero contatti tra persone, anche se
lontane.

Integrazione economica
-L'affermazione del capitalismo favorisce la nascita della globalizzazione
economica.
La dimensione economica è di gran lunga la più importante, poiché si orienta e
guida i processi globali. L'affermazione del capitalismo, che si è consolidato con
l'allargamento senza regole dei mercati, detta le sue logiche consumistiche, e si
vuole imporre sulle idee, sui saperi, sulla politica e sulla cultura. Inoltre, tutti gli
oggetti che desideriamo e acquistiamo nella nostra quotidianità hanno un
brand/marchio, in modo che chi li produce non passi inosservato.

-Anche oggi, come sosteneva Marx, il profitto deriva dal risparmio sulla forza
lavoro
Se confrontiamo i lavoratori del Sud Est Asiatico guadagnano venti volte meno
rispetto ai loro colleghi europei, lavorando di più e non avendo permessi, ferie
o diritto di sciopero.
Essendo la forza lavoro meno cara, il profitto aumenta, riuscendo a coprire le
spese di delocalizzazione industriale e di distribuzione del prodotto.
Infatti, delocalizzazione significa spostare una sede in un Paese in cui la
manodopera è meno cara, in modo da incrementare il profitto, risparmiando
sulla forza lavoro del lavoratore.

-La catena globale del valore


Per esempio, la Nutella nasce da un minuscolo centro italiano, e si dipana una
vera e propria catena, ovvero una serie di connessioni che ci portano in molti
altri Paesi e continenti.
La produzione si articola in singole fasi spezzate, coinvolgimento fornitori e
imprese sparsi in diversi Paesi. Quindi, dalla concezione diretta del prodotto
alla vendita diretta al consumatore, vi sono fasi intermedie che si possono
realizzare grazie a un network di imprese collocate in diversi Paesi. Una catena
produce valore e profitto, a prescindere da eventi che possono causare danni
ambientali (inquinamento), sociali (sfruttamento minorile), culturali
(devastazione dei valori tradizionali).
La globalizzazione riduce le distanze geografiche, fino a quasi annullarle.
Essa comporta anche connessioni meno visibili, per esempio quelle finanziarie,
legate alle politiche estere di uno Stato, agli investimenti degli imprenditori.
Es. la crisi finanziaria di un gruppo internazionale può determinare la
bancarotta di tante famiglie, anche a chilometri di distanza.

-La "new economy"


È una nuova fase economica, determinata da cambiamenti legati allo sviluppo
delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (include i computer,
smartphone, internet e tutto ciò che è connesso alla rete). Essa produce
conseguenze sia per la produzione e la distribuzione di beni materiali (es.
l'importanza ad oggi del commercio elettronico), ma anche per le relazioni
sociali. Il perno dell'economia attuale non è più solo la produzione di beni
materiali, ma anche la produzione di beni immateriali (informazioni,
conoscenza, sapere).

-L’unificazione culturale
La diffusione del capitalismo ha avuto una conseguenza culturale e ideologica:
ha diffuso la convinzione che il nostro sia il migliore dei mondi possibili; l’idea
di base è che la cultura imprenditoriale, avviatasi alcuni secoli fa con la riforma
protestante (secondo Weber) o con lo sviluppo della tecnica (secondo Marx),
abbia trionfato, e porterà presto a un mondo unificato sotto il capitalismo
mondiale, alla pace, a un’accordo tra i popoli.
In realtà, non sembra che tutto questo sia sul punto di avverarsi.
La globalizzazione economica non comporta automaticamente un’uniformità
politica e culturale.

André Gorz
-Per Gorz coesistono diversi sistemi produttivi.
Gorz si concentra sul superamento del sistema capitalista e sull'analisi delle
trasformazioni delle società postindustriale contemporanea, in cui è in declino
la produzione materiale che viene sostituita dal sapere (produzione
immateriale).

Nel capitalismo è aumentata la produzione di beni immateriali, che determina


la valorizzazione delle capacità individuali, ovvero quelle capacità che non
erano richieste nelle fabbriche precedentemente, poiché gli operai dovevano
svolgere mansioni sempre uguali e prefissate. Ad oggi, le imprese hanno
bisogno del coinvolgimento dell'individuo in tutti i suoi aspetti; il sapere
acquisito e la cultura di ogni singolo individuo viene richiesto dall'imprenditore
per preservare la progettazione del prodotto.

-il nuovo modo di produrre spesso determina condizioni di lavoro precario


La valorizzazione delle capacità individuali (creatività, conoscenza, intelligenza)
porta anche una forte precarietà. La visione di oggi fa finta di non vedere la
precarietà, i rischi che pesano su ogni lavoro, gli imprenditori in balia dei grandi
gruppi aziendali. Per Gorz, la società necessita di un “reddito di esistenza”, che
permetta di far fronte alla discontinuità e alla precarietà dei rapporti di lavoro e
di sviluppare attività indipendenti.

IL CAPITALISMO RESISTE
-Il capitalismo tende a controllare anche la produzione immateriale
Si potrebbe pensare che l'aumento della produzione immateriale, fatta cioè di
sapere e di conoscenze, possa condurre a un superamento del capitalismo. Ma,
dice Gorz che il capitale non mostra nessuna intenzione di cedere il passo, anzi
cerca in tutti modi di far funzionare anche i saperi e le conoscenze secondo la
logica capitalista. Il capitalismo, per continuare a esistere, deve limitare la
diffusione della produzione immateriale con strumenti giuridici (copyright,
diritti d’autore). La conoscenza è un patrimonio culturale, condiviso da tutti,
soprattutto grazie a tecnologie (internet). Il capitale si appropria dei mezzi di
accesso alla conoscenza per conservarne il controllo (es. prima vi era accesso
libero alle notizie, oggi si chiede un abbonamento).
L'analisi di Gorz si sposta verso quella capacità del capitale fisso immateriale (la
conoscenza) di cui un'azienda dispone, di produrre ``consumatori": produrre
cioè desideri, immagini di sé e stili di vita che trasformano gli individui in
acquirenti. Per questo il consumo diventa il modo del capitale di asservire gli
individui. Gorz-ribadisce che le risorse immateriali, come l'intelligenza e la
creatività, non sono misurabili, né scambiabili sul mercato.

-Una società dell’intelligenza o il postumano?


La conclusione dell'analisi di Gorz si articola quindi in un bivio: andremo verso
una società dell'intelligenza oppure verso la fine del genere umano?
● La società dell'intelligenza: una società in cui l'uomo non è più al servizio
della produzione, ma è la produzione al servizio dello sviluppo umano.
Una società in cui la piena realizzazione di ciascuno è il fine comune di
tutti.

● Oppure andremo verso la fine del genere umano, vale a dire verso una
società composta di "uomini" privati della loro "natura", in cui gli abitanti
sono spogliati del loro ambiente, inquinato dai prodotti chimici dalla
privatizzazione delle risorse primarie come l'acqua, l'aria, la luce, il
silenzio, lo spazio. la vegetazione. Le conoscenze tecnoscientifiche
generano una società dell'ignoranza, fatta di esperti iperspecializzati che
ignorano il contesto, il senso, le credenze comuni, i saperi intuitivi, e
rendono gli individui incapaci di essere responsabili.

AMARTYA SEN E LA FELICITA’


Autore di numerose opere sull'economia dello sviluppo, sulla filosofia morale e
politica, e sul tema dell'identità. Sen ha introdotto una serie di concetti e di
categorie filosofiche, sociologiche, antropologiche che ne hanno esteso di molto
l'ambito e che gli consentono di delineare prospettive nuove da cui osservare le
dinamiche anche specificamente economiche.Analizza la società mediante uno
sguardo d'insieme.

DISUGUAGLIANZA

A partire dalla frase: "tutti gli uomini nascono uguali. Sen mette in evidenza che
gli uomini in realtà sono diversi: se non si considerano le diversità, l'idea di
uguaglianza rimane a livello ideale.
Rendere concreto il progetto ugualitario significherebbe misurare le diversità e
decidere in che cosa si vorrebbe rendere gli uomini uguali (felicità, reddito,
ricchezza ecc.). Se vogliamo parlare di eguaglianza concretamente (e fare
qualcosa per realizzarla), dobbiamo chiederci e decidere quali caratteristiche
rendere uguali (redditi, opportunità, libertà, diritti ecc.). Secondo Sen il valore
uguaglianza va collegato al valore libertà. A partire da ciò Sen sviluppa
un'articolata analisi del nesso uguaglianza/libertà, basata su una ripresa del
concetto di Aristotele dell'eudaimonia: non tanto happiness (felicità), ma
fulfillment (realizzazione di sé). Secondo Sen, per ottenere l'eudaimonia bisogna
tenere conto del fatto che esiste una pluralità di fini e di obiettivi che gli uomini
possono perseguire.

In ogni individuo convivono identità plurime

Sen afferma che l'imposizione di una presunta identità unica spesso fomenta
conflitti. Il mondo suddiviso secondo un unico criterio di ripartizione è molto
più conflittuale rispetto al mondo suddiviso secondo categorie plurali e distinte.
Il rifiuto delle cosiddette "identità univoche fondate su un unico criterio di tipo
religioso o culturale porta al riconoscimento delle identità plurime" che
convivono in ognuno di noi. La cittadinanza, la residenza, l'origine geografica, il
genere, la classe, la politica, gli interessi sportivi, i gusti musicali ci rendono
membri di una serie di gruppi
Ognuna di queste collettività, a cui apparteniamo simultaneamente, ci
conferisce un'identità specifica.

DEMOCRAZIA
Per Sen la democrazia non è necessariamente connessa al sistema politico, ma
nella possibilità di esprimere liberamente la propria opinione e di manifestare:
"discussione pubblica, tolleranza, pluralismo", gli elementi che costituiscono il
nucleo universale della democrazia. La tesi cui Sen arriva è che non è fondato
affermare che l'efficienza della produzione sia possibile solo sacrificando un po'
di libertà e di democrazia. Libertà e democrazia sono valori non negoziabili.

LA CITTÁ
L'Ottocento è il secolo della rivoluzione industriale: grandi fabbriche nascono
nei pressi delle città, che si popolano di operai.
Nel Novecento l'industrializzazione ha portato a un picco occupazionale fino
alla fine degli anni Sessanta circa, per poi regredire progressivamente nei
decenni successivi, quando nuove tecnologie, nuove forme di organizzazione
del lavoro, hanno bloccato l'aumento dei posti di lavoro nell'industria, anzi lo
hanno diminuito (deindustrializzazione).
Negli ultimi decenni, a causa dell'aumento della popolazione, del traffico,la vita
metropolitana è diventata sempre più difficoltosa; ciò ha provocato prima una
sorta di decentramento al contrario, per così dire, per cui la città è divenuta
opprimente, un luogo inquinato e caotico, dove si sta solo per la necessità di
lavorare, ma da abbandonare non appena possibile, cioè per il tempo libero.

-Oggi il modello urbano è diffuso, ma non è uniforme.


Il modello urbano ha dato al mondo un aspetto unificato.
Ovunque troviamo organizzazioni sociali, che si avvicinano a una sorta di
organizzazione sociale di tipo ideale, in cui vi è la presenza dello Stato, della
stratificazione sociale, della comunicazione di massa, del mercato, della
scolarizzazione.
La città si è diffusa dappertutto ma non in modo uniforme.
La città come fenomeno sociale.

-Weber vede le città occidentali come luogo di riscatto ed emancipazione


La città come spazio simbolo delle libertà promesse agli individui dalla
modernità nasce in Occidente e i primi a occuparsi della città come un
fenomeno sociale sono stati i sociologi Max Weber e Georg Simmel. Entrambi
hanno sottolineato la caratteristica della città di essere una comunità di estranei
che "si prendono reciprocamente in considerazione" senza obblighi tradizionali
e legami di parentela tipici del contesto sociale del villaggio.
Weber mise in luce comparativamente le caratteristiche della città medioevale
rispetto alle città orientali, indicando che fin dalle città medievali «l'aria della
città rende liberi»: le leggi consentivano ai servi che si fossero rifugiati in città di
diventare uomini liberi.
Questo elemento dell'opportunità, della possibilità, si coglie nelle città perché
esse nascono attorno a un mercato e gli individui possono dunque offrire il loro
lavoro ed emanciparsi rispetto a una condizione di sottomissione.

-Simmel analizzó le caratteristiche specifiche degli individui che vivono nelle


città.
Come già aveva intuito Simmel, la vita cittadina ha delle peculiarità che si
riflettono nella figura nuova dell'individuo metropolitano"; la città è come
un'enorme calamita, attrae individui di ogni tipo e crea al suo interno un
crogiolo in cui nuove attività lavorative,aspettative, bisogni e desideri si
mescolano, fra persone sostanzialmente estranee l'una all'altra.
Una figura tipica della città è l'eccentrico, l'individuo che, per non sparire nella
frenesia della metropoli, s'inventa una particolarità che attiri l'attenzione; per
questo la città è anche luogo di produzione di nuove mode. Anche lo straniero è
una figura tipica della metropoli: data il suo potere di attrazione, la città è in
grado di tollerare gli stranieri in numero molto maggiore che i villaggi.
L’individuo nella città svincolato dai legami e dalle appartenenze è soprattutto
libero di costruirsi la propria vita, di cogliere le possibilità che la metropoli gli
offre. Opportunità, ma anche rischi: rischia di perdersi in uno spazio sociale
privo di riferimenti, di smarrire la propria coscienza di sé, la propria identità.
-Gli esponenti della Scuola di Chicago evidenziano le contraddizioni nella città.

Le affermazioni e la prospettiva di Simmel sulla metropoli vennero in parte


riprese negli anni '30 del Novecento dai ricercatori della Scuola di Chicago,che
realizzarono un'approfondita e innovativa ricerca ricerca di sociologia urbana
su Chicago, divenuta in quegli anni una metropoli. Osservarono la vita nei
quartieri, i vari gruppi etnici, le bande giovanili, varie forme di devianza e
costruirono una rappresentazione della città estremamente articolata
mostrandone aspetti di cui prima si ignorava l'esistenza.Quella della Scuola di
Chicago fu forse la prima ricerca che mise in evidenza il nesso esistente fra città
e devianza.

-Le megalopoli periferiche


La città, la metropoli,con il passaggio dalla modernità alla cosiddetta
postmodernità,diventa emblema della globalizzazione economica.
In particolare le megalopoli periferiche, vale a dire le tante metropoli
globalizzate del Terzo mondo. Esse sono sedi di imponenti operazioni di
delocalizzazione di servizi o di produzioni da parte di imprese multinazionali,
ma sono sedi di aumento della povertà e della criminalità feroce di strada.

Zygmunt Bauman
I processi globali economici possono provocare un senso d'incertezza sul piano
culturale, che si tramuta in crisi di identità e si ricerca un senso di rassicurazione
nel consumo. Bauman parla della società dell'incertezza.

La metafora della modernità liquida


Nonostante in molti suoi libri abbia usato il termine "postmodernità", Bauman
decide poi di abbandonarlo, scegliendo la metafora della liquidità"; la modernità
liquida è quella attuale, rispetto alla modernità "pesante" di alcuni decenni fa.
L'idea di liquidità" si contrappone in questo senso all'idea di solidità,
compattezza, pesantezza espressa dalla modernità avviatasi nell'Europa del XVII
secolo: quella concezione del mondo come governabile tramite l'azione
razionale, sostenuta dalla fede incondizionata nella scienza.Per Bauman non si
può parlare di fine della modernità, ma dell'avvio di una nuova modernità
liquida perché consapevole di aver perso certezze, direzione, universalità,
progettualità. Quindi postmodernità, per Bauman, non è qualcosa che viene
dopo la fine della modernità; al contrario, la modernità continua anche ora.

Il fallimento del progetto modernista ha trasformato la modernità in liquidità

Sostiene Bauman che uno degli aspetti che ha contribuito al fallimento del
progetto modernista sia stato pensare che l'Europa fosse come destinata a
guidare tutte le altre "culture" e a convertirle verso la "ragione universale". Al
centro la cultura europea, alla periferia tutte le altre, che vanno corrette.
Quest'idea, unitamente alla convinzione.di
essere superiore all'Oriente, superiore al "primitivi", superiore in quanto "razza
bianca, richiama la dimensione dell'ordine e del controllo sociale, vale a dire,
alcuni sono in grado di agire secondo L'ordine sociale altri sono invece
imperfetti; la società illuminata deve farsene carico attraverso le figure
professionali che hanno il compito di produrre con la disciplina le condotte
desiderate.

La metafora del giardino ben curato, in cui tutte le erbacce sono state estirpate
ei sentieri tracciano un percorso chiaro e coerente, senza possibilità di
incertezze, esprime il progetto moderno di eliminazione dell'ambiguità. Un
giardino ben curato va seguito, sorvegliato e il giardiniere si occupa di
mantenere l'ordine, all'insegna della ragione. Il mondo moderno dunque è una
realizzazione di quello spirito del capitalismo descritto da Max Weber,
improntato al calcolo alla ricerca della massima efficienza.

Nella modernità la fusione tra tecnologia e burocrazia, unita all'idea di


superiorità culturale,ha determinato genocidi come quello dell'Olocausto. Lo
Sterminio degli ebrei è inteso come un prodotto della modernità.
Bauman coglie nello sterminio pianificato che i nazisti hanno realizzato con
meticolosa razionalità con orari e tempi e procedure del tutto simili a quelle
della produzione in fabbrica.Nella modernità il genocidio diventa elemento di
ingegneria sociale, finalizzato a eliminare lo sporco, il disordine, l'ambiguità.

L'incertezza come chiave di lettura del mondo sociale

La mancanza di punti di riferimento determina incertezza. Ciò che è liquido


sono "corpi sociali di riferimento", come i sindacati, le istituzioni, come la
famiglia, luoghi tradizionali del lavoro, come le grandi fabbriche.

Nella modernità liquida gli individui hanno il compito di costruire da soli la


propria identità, laddove prima, in un certo senso, la società sceglieva per loro.
Poiché il vecchio ordine, facendosi liquido, scompare e non se ne vede uno
nuovo, la società contemporanea è quindi il regno dell'incertezza

I ritmi di vita frenetici ostacolano la possibilità di fermarsi a riflettere e


approfondire prima di prendere decisioni
Nelle "società liquide prevale la perdita della stabilità lavorativa, le relazioni
d'amore durano finchè durano, cresce L'indifferenza verso la politica, il
cittadino è ridotto a ad essere un consumatore.Dentro le società liquide si deve
essere flessibili, veloci, mobili, pronti a cogliere c che passa qui e ora essere lenti,
pensare alle conseguenze che avere un'azione sono modi di essere
"anacronistici”, "fuori tempo, non conformi.

IDENTITA’ E CONSUMI
I governi, per non ammettere la propria impotenza,cercano rimedi contro le
ansie dei cittadini. Un modo è spostare l’attenzione dai temi economici alla
questione della sicurezza personale. si insiste sull’incolumità della persona.
Si conquistano consenso e legittimità vendendo “sicurezza”. Il consumo ha
preso il posto primario.

-Gli individui cercano di costruire la propria identità assecondando il bisogno di


possedere continuamente nuovi beni.
Uomini e donne vivono la loro vita attraverso gli oggetti che acquistano e
consumano, lo shopping è un "rito di esorcismo" nei confronti delle paure e
delle incertezze: comprare oggetti che sono simboli significa comprare
"identità" II consumo produce cumuli di rifiuti, ciò che è vecchio deve essere
sostituito dal nuovo. Nuove merci subentrano alle vecchie.
Chi non può accedere al mondo del consumo è emarginato, non tutelato.

-Consumatori desideranti
La diffusione globale del consumo secondo i modi occidentali provoca desideri,
ma anche senso di esclusione. Le incertezze si manifestano in comportamenti
apparentemente tesi a rassicurare, come le pratiche di consumo che creano
quella massa di consumatori desideranti che partecipa al gioco
dell'omologazione dei consumi globali.
“Compro dunque sono” esprime la centralità che le pratiche di consumo
hanno sempre più assunto nella nostra vita quotidiana.
Sempre più persone usano gli oggetti per significare chi sono, per la formazione
dell’identità.
-La pubblicità riveste i beni di significati simbolici.
I processi di consumo perdono così la connotazione di semplici scambi di merci
per far fronte alle necessità materiali dell'esistenza, e divengono processi di
manipolazione dei significati agganciati ai beni di consumo.
L'individuo è chiamato a scegliere fra molteplici opportunità di consumo, e così
aggiorna il proprio sé di nuove ma sempre fragilissime identità.
La pubblicità gioca in tutto questo un ruolo fondamentale, proprio perché
collega i beni offerti all'immaginario sociale, privando i beni stessi del loro
valore funzionale e caricandoli di valore e di significato simbolici.

Le merci dotate di un brand delimitato sono allora in questo senso oggetti del
desiderio. Non sono più oggetti d’uso quotidiano, ma strumenti per socializzare,
comunicare le proprie appartenenze e asportazioni personali.-

Ulrich Beck: la società del rischio

L'elevato livello tecnologico aumenta la ricchezza ma anche il livello di rischio


La società del rischio è il titolo di un libro che Ulrich Beck (1944-2015),
sociologo tedesco, pubblicò in Germania nel 1986. Il 1986 fu l'anno in cui si
verificò il gravissimo incidente nucleare di Chernobyl in Russia (allora Unione
Sovietica) e segnò anche il momento in cui per la prima volta cittadini di tutto il
mondo ebbero la sensazione dell'implicazione di ognuno negli eventi che
accadono altrove, che è alla base delle fitte connessioni della società globale. Il
tema del rischio diventa oggetto dell’analisi di Beck. Il tema del rischio è di
straordinaria rilevanza per la vita quotidiana di milioni di persone.

La riflessione di Beck si avvia proprio dal constatare che l'elevatissimo livello


tecnologico delle società industriali moderne aumenta la produzione sociale di
ricchezza, ma aumenta anche la produzione sociale del rischio.

Anche l'uso massiccio della tecnologia facilmente sfugge al controllo completo


dell'uomo (il nucleare ne è un esempio evidente).

La disuguaglianza sociale espone gli individui a diversi livelli di rischio


L'analisi del rischio, come elemento non eliminabile, a meno di non eliminare
anche l'industria, nella riflessione di Beck si espande, divenendo la chiave di
lettura di altri fenomeni sociali, come la disuguaglianza: chi ha le risorse
economiche può limitare il rischio, per esempio perché può permettersi di
abitare lontano da impianti pericolosi, di consumare alimenti biologici. e non è
costretto ad accettare lavori pericolosi. Una catastrofe nucleare o una
contaminazione dell'aria prodotta da un impianto chimico può annullare ogni
tipo di stratificazione sociale.

La società mondiale del rischio

Non ci sono però nella società globale solo rischi legati alla tecnologia
incontrollabile, ma anche legati alla dimensione economica e politica della
globalizzazione.
La società in cui viviamo oggi è una "società del rischio" anche perché non
siamo in grado di esercitare un controllo politico sul mercato finanziario.
Anche la dimensione globale dei conflitti può essere vista sotto la luce del
rischio.

ESEMPIO Gli apparati di sicurezza di cui gli Stati nazionali dispongono anche
quelli più ricchi - appaiono inadeguati a garantire la piena sicurezza, di fronte a
un terrorismo globale in grado con modesti mezzi di provocare danni enormi
anche allo Stato più potente del mondo.

IL MONDO FUORI CONTROLLO


Come mette in luce il sociologo italiano Walter Privitera in un saggio in cui
ricostruisce la riflessione di Beck (2009), le analisi dello studioso tedesco non
sono semplicemente acute denunce prive di un inquadramento teorico: il
rischio ambientale, il rischio finanziario e il rischio terroristico derivano
dall'evidente incapacità politica della società contemporanea di controllare il
mondo. Max Weber aveva intuito il rischio di un'umanità costretta dentro una
vita sociale dominata da procedure ormai fuori controllo; Georg Simmel aveva
colto l'inca mpacità dell'individuo di far fronte a una realtà culturale e sociale
sempre più complessa.
Adorno e Horkheimer sottolineano come tratto essenziale della società di massa
la totale riduzione dell'individuo entro schemi sociali prefissati; Marcuse ricorda
come la tecnologia sia sempre più invasiva e finisca per annullare totalmente lo
"spazio privato" dell'individuo.
Beck mette chiaramente in luce che il mondo sociale reso autonomo -senza più
il controllo dell'uomo - è privo di meccanismi di autocontrollo, e ciò aumenta a
dismisura il rischio.

Un punto di convergenza fra Beck e Bauman riguarda la crisi della politica di


fronte alla globalizzazione. Partendo dalla comune convinzione dell'incapacità
degli Stati nazionali di affrontare in modo efficace processi globali, Beck elabora
una prospettiva cosmopolita per riflettere sulla globalizzazione. Le sue
riflessioni si articolano intorno alla necessità di delineare uno spazio politico
cosmopolita, entro il quale gli Stati possano ristabilire il primato della politica
sull'economia. Beck sostiene che è inutile e pericoloso insistere sulla
salvaguardia delle sovranità nazionali: al contrario, è necessario accettare una
riduzione della sovranità nazionale per metterla in comune con altri Stati o con
organizzazioni internazionali (l'ONU.) e creare ampie zone integrate, del tipo
dell'Unione europea, per operare a livello globale.

LA GUERRA GLOBALE

Connessione, coinvolgimento, implicazione sono tutti termini che rendono


bene la condizione umana in una società globalizzata. Ciò non vale solo per la
dimensione economica, ma anche per quella politica. Per esempio, la guerra da
locale è diventata sempre più "globale". Non però nel senso di "mondiale", cioè
che si estende a tutto il mondo, come è stato nel corso del Novecento, ma nel
senso che "è combattuta in nome del mondo".
L’elezione del Presidente repubblicano Donald Trump ha impresso una svolta
alla politica americana.Gli USA hanno svolto il ruolo di grande sentinella in
grado di agire per conto del mondo nella reazione a conflitti locali. Oggi anche
gli Stati Uniti appaiono meno propensi a intervenire a nome del mondo.
Del resto, la storia degli ultimi vent'anni dimostra quanto a volte sia nulla la
capacità di tenere a freno in nome di tutto il mondo l'aggressività e le mire
espansionistiche locali, senza naturalmente dimenticarsi dei propri interessi,
cosa che tutti gli Stati.

-Le guerre globali sono difficili da delimitare, nel tempo, nello spazio e nelle
conseguenze su larga scala.
Nella società globale è molto difficile individuare un campo di battaglia fisico,
gli attori, cioè chi combatte, l'inizio e la fine di un conflitto.Le guerre globali non
hanno inizio e fine ben precisi e coinvolgono zone e persone diverse, mescolate
e interconnesse. Un evento conflittuale che accade in un punto della Terra e che
prima si poteva considerare limitato e locale, adesso assume un’estensione
maggiore e potrebbe coinvolgerci.

Ma la connessione tra eventi è anche una sequenza nel tempo, che inizia anni fa
e arriva fino a noi. Come ci ricorda il sociologo Alessandro Dal Lago, quando
negli anni Ottanta gli americani iniziarono a finanziare e dare armi ai gruppi di
mujaheddin che combattevano in Afghanistan contro l'armata sovietica, non
potevano prevedere le conseguenza disastrose di quella operazione. L'Armata
rossa fu sconfitta e diede un bel contributo al collasso dell'Unione Sovietica, ma
portò anche al più disastroso attacco interno che gli Stati Uniti abbiano mai
subito nella loro storia. Osama Bin Laden, un guerrigliero volontario in
Afghanistan, imparò le tattiche della guerriglia e le usò poi contro l'alleato di un
tempo. Quel conflitto e le conseguenze che ebbe hanno profonde implicazioni
per ognuno di noi, non solo in modo esplicito diretto, come è stato per i
cittadini di New York, per le perdite umane nel crollo delle torri gemelle, ma
anche indirettamente, per chiunque viva a Londra,Roma, Baghdad, Parigi.

-Di fronte alla minaccia terroristica, le democrazie occidentali si trovano


costrette a scegliere tra libertà e sicurezza: se si difende tenendo fermi i principi
di tolleranza e i diritti dell'uomo fa il gioco dei suoi nemici e spesso soccombe.
Se, al contrario, rinuncia ai suoi principi rischia di suicidarsi immolandosi alla
richiesta di sicurezza.

Dopo la fine dell’URSS, gli Stati Uniti sono rimasti l’unica superpotenza, ma non
in grado di controllare tutto il mondo. Ci sono altre potenze con cui l’America
deve fare i conti.
Il sociologo Alessandro Dal Lago ha usato una metafora efficace per spiegare la
posizione degli USA: gli USA sarebbero come un adolescente in una classe
scolastica in grado di tenere a bada e di sconfiggere nella lotta qualsiasi altro
compagno di classe, e anche due o al massimo tre alla volta, ma non di più, e
quindi non può fare a meno di alleati. Quella degli Stati Uniti è quindi
un'egemonia relativa.

-Il terrorismo suicida per esistere e realizzare la propria missione di morte con
cui si manifesta richiede tre elementi: gli attentatori, l’organizzazione e
l’ambiente.
I terroristi non sono persone isolate, ma devono essere dentro
un’organizzazione, una rete, che comprende connessioni, contatti, capacità di
pianificazione, i cellulari.
Il terzo elemento è l’esistenza di un ambiente non ostile, se non addirittura
favorevole. Una comunità che ospita, sostiene, nasconde, favoreggia, riconosce
in modo implicito gli attentatori come persone degne di un premio.
Il terrorismo odierno è globale, ma ciò non vuol dire che manchi il terzo
elemento. L’ambiente in cui si colloca è transnazionale, o virtuale per certi
aspetti.

I MOVIMENTI SOCIALI

-SOCIETÀ IN FERMENTO
Possiamo definire i movimenti sociali come :
● Reti di relazioni prevalentemente informali tra individui e gruppi: i
movimenti sociali sono composti da reti di individui che si sentono parte
di un'impresa collettiva.
● reti basate su nuove credenze condivise e nuove identità: i movimenti
sociali non mirano a perseguire esclusivamente interessi particolari, ma si
propongono come portatori di visioni del mondo e sistemi di valori
alternativi rispetto a quelli dominanti.
● reti che si mobilitano su tematiche conflittuali: l'azione dei movimenti
sociali è di tipo conflittuale, di rivolta contro autorità politiche o codici
culturali precisi, con lo scopo di promuovere una qualche forma di
mutamento sociale.
● uso frequente di varie forme di protesta: i movimenti adottano forme
particolari di comportamento politico, in primis l'utilizzo della protesta
come modo di fare pressione politica: scioperi, petizioni, fino all'uso
della violenza

I movimenti sociali hanno perlopiù origine in momenti di crisi o economica e


sociale o di diffusa insoddisfazione nei confronti dell'ordine sociale esistente: si
formano quando un numero consistente d'individui che condividono
sentimenti di frustrazione (e la convinzione che non viene fatto nulla da parte
del sistema per migliorare la situazione presente) si aggregano per protestare.
Questi soggetti ipotizzano una visione ideale di come dovrebbero andare le cose
(creano cioè un'ideologia condivisa), che fornisce unità, rafforza i legami tra i
membri e orienta l'azione politica.

Se nelle prime fasi di vita del movimento il leader è un "agitatore" in grado di


motivare e trasmettere entusiasmo ai seguaci, e un "profeta" cioè colui che,
grazie al suo carisma, permette di immaginare un mondo diverso, durante la
fase finale di istituzionalizzazione, il movimento diventa necessariamente più
burocratico e il leader tipico è un "amministratore", poi un "politico" che
pianifica strategie di azione e aiuta il movimento a raggiungere i suoi obiettivi.

FORME DI PROTESTA
Le forme di protesta messe in atto dai movimenti sociali sono influenzate dagli
scopi che essi si prefiggono.
Possiamo individuarne tre principali.
1. Esistono forme di protesta basate sulla strategia dei numeri: fanno leva sul
numero dei sostenitori del movimento e sono alla base dell'organizzazione di
cortei, referendum, petizioni...
2. Esistono forme di protesta basate sul "danno materiale": si basano sulla
capacità di produrre danni a cose o persone, attraverso scioperi, azioni di
boicottaggio, se non atti terroristici. La logica del danno materiale è quella che
troviamo alla base per esempio degli scioperi. Scopo di questo tipo di protesta è
arrecare un danno materiale al datore di lavoro; il danno economico dovrebbe
spingere l'imprenditore a scendere a patti con i lavoratori per evitare altre
perdite.

Esistono poi forme di protesta basate sulla testimonianza. Attraverso azioni


come la disobbedienza civile o lo sciopero della fame, i dimostranti cercano di
testimoniare la convinzione che sia indispensabile, anche correndo alti rischi
(come l'arresto), fare qualcosa contro una situazione ritenuta profondamente
ingiusta.

Tipi di movimento sociale


Per proporre una classificazione dei movimenti sociali sono utili due variabili
• le modalità d'azione, che possono essere pacifiche o conflittuali;
• il livello di opposizione alle istituzioni, che può essere parziale o totale.
Incrociando queste due variabili otteniamo quattro tipi di movimenti:

1. movimenti conflittuali a opposizione parziale: sono movimenti espressivi, che


si basano su una forte affermazione identitaria,

2. movimenti conflittuali a opposizione totale: sono movimenti integralisti, che


mirano a sovvertire le istituzioni politiche e sociali attraverso forme d'azione
altamente antagoniste,

3. movimenti pacifici a opposizione parziale: sono movimenti riformisti,


organizzati intorno a obiettivi di riforma sociale, NO VIOLENZA e
AGGRESSIONE

4.movimenti pacifici a opposizione totale: sono movimenti comunitari,


rifiutano le istituzioni esistenti e cercano di costruire comunità alternative
autosufficienti.

Perché gli individui si mobilitano?

Le prime teorie dei comportamenti collettivi compaiono negli anni Cinquanta


nell'ambito del pensiero struttural-funzionalista. Il sociologo statunitense Neil
Smelser definisce il comportamento collettivo come una mobilitazione
(passaggio da una situazione statica a una dinamica) non istituzionale rivolta
all'azione, finalizzata a modificare una o più tensioni nel sistema sociale. Alla
base di questa definizione sta la visione funzionalista di Parsons del sistema
sociale come un sistema tendente all'equilibrio:
ogni volta che si verifica una tensione o un cattivo funzionamento, il sistema
deve ristrutturarsi per trovare un nuovo equilibrio. I movimenti sociali
permettono quindi di superare la crisi conducendo a un nuovo ordine sociale,
basato su valori e norme più funzionali alla situazione esistente. Secondo
Smelser, perché nasca un movimento collettivo ci deve essere una credenza
generalizzata che individui alcuni responsabili della situazione di crisi e indichi
possibili soluzioni per superarla.

La teoria a base utilitarista confuta la teoria struttural-funzionalista poiché


molti individui rinunciano a mobilitarsi perché ritengono la propria
partecipazione marginale e valutano l’utilità di ‘stare ad aspettare e raccogliere
dopo i frutti della mobilitazione di altri.

Nuovi movimenti sociali


L'espressione "nuovi movimenti sociali" è utilizzata per identificare le forme
originali di mobilitazione e contestazione che compaiono sulla scena pubblica a
partire dagli anni '60 e '70, come il femminismo, la contro-cultura giovanile, i
movimenti studenteschi o ambientalisti, i movimenti pacifisti.
Se i movimenti sociali classici puntavano soprattutto alla ridistribuzione delle
ricchezze e all'accesso ai centri di potere e decisionali, i nuovi movimenti sociali
si battono per l'affermazione di diritti individuali.

-I mezzi di comunicazione nel mondo globalizzato permettono forme di


protesta transazionali, dal momento che la comunicazione elettronica diventa
un rapido strumento di propagazione delle informazioni.

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