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Università degli Studi Guglielmo Marconi – Law Student – Human Resources

TURIN, ITALY, 31/07/2023

IL NEO-ILLUMINISMO
DEL XXI SECOLO

IL RAZIONALISMO,
L’UTILITARISMO CHE
NECESSITANO I NOSTRI TEMPI E
LE NUOVE GENERAZIONI:

- Egemonia dei principi della razionalità illuminista


sull’economia, sul mercato, sul commercio e sulla
produzione materiale e immateriale.

- Pensiero critico sul Liberalismo del XXI Secolo.

- Il ritorno alle basi Democratiche e Costituzionali.

A cura di ALESSIO DI VIRGILIO


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La razionalità illuminista porta il termine utilità all’ interno


dell’economia, del mercato, del commercio e quindi della
produzione.
Utilità intesa come un qualcosa di cui la società necessità, e
che quindi ogni singolo individuo necessità, e può avere, nei
limiti dello sviluppo sostenibile (sociale ed ambientale) e nel
rispetto delle leggi di uno stato secondo ragione, stabilendo
quindi dei limiti fondamentali che non si possono superare.
Questa teoria si scontra con le teorie del liberismo economico
capitalista attuale, in cui vige la liberalizzazione e quindi la
deregolamentazione del mercato e della produzione e in cui
ciò che subordina ogni cosa, è il profitto economico, nella
maggior parte dei casi; producendo quindi qualunque cosa si
voglia, o quasi, anche se inutile e in alcuni casi anche non
educativo per la popolazione.
Questa teoria appoggia la critica al mercato al mercato
capitalistico auto-regolato di cui parlava Karl Polanyi, che si
identifica come irrazionale perché senza una
regolamentazione vera e propria fatta da parte delle
istituzioni politiche e con l’obbiettivo del profitto sociale che
subordina quello economico.
Il liberismo economico quindi, come le dittature che tutti
conosciamo, fa la sua propaganda non democratica ( ad
esempio attraverso la pubblicità, la normalizzazione di
attività che in realtà non sono normali o comunque non utili
e non educative, esempio la pornografia, il fast fashion,
attività di consumismo in generale ), che porta ad uno
sviluppo non sostenibile in tutti i campi, a problematiche

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psico-sociali, ambientali, disuguaglianza, alienazione,


privazione dei diritti. Il tutto sventolando la sua bandiera
della libertà; libertà che in realtà non esiste.
Razionalmente parlando, si è liberi quando in quanto
cittadini di uno Stato, si hanno tutti i diritti e i beni
necessari per vivere e soprattutto, se le debolezze della
mente umana non vengono usate come strumento di
manipolazione.
Si parla di GREEN DEAL, transizione energetica ed eco-
sostenibile e di GREEN ECONOMY; il fatto che se ne parli è
sicuramente una cosa positiva. Il problema sta nel fatto che
non si può solo parlarne, e fare finta di fare una transizione,
senza essere razionali sulla risoluzione del problema dalle
sue fondamenta, quindi dalle sue radici. Questo è GREEN
WASHING.
Non si può fare una transizione ambientale sostenibile senza
modificare e regolamentare la produzione e il commercio
capitalistico.
Voglio quindi collegare la transizione sostenibile all’utilità
del prodotto e del commercio, questo perché la produzione
inutile e il commercio inutile sono alla base delle
problematiche relative all’inquinamento globale, quindi
anche alle emissioni di Co2, allo spreco delle risorse; ma non
solo, incide anche come già accennato a livello sociale,
alimentando un circolo vizioso non educativo e non evolutivo
per le future generazioni.
Voglio fare un esempio semplice sulla globalizzazione
commerciale attuale, per far capire meglio a chi sta
leggendo.

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Un commerciante compra un prodotto inutile a livello


collettivo (un pupazzo di plastica ad esempio) che producono
solo a Singapore. Questo prodotto è però proprietà di una
impresa Americana, che prima di venderlo lo impacchetta e
lo imballa, di conseguenza da Singapore viene spedito in
AMERICA con l’aereo. Il commerciante di questo prodotto è
EUROPEO, di conseguenza ordina il prodotto che gli arriva
dall’AMERICA e che arriverà sempre con l’aereo.
Ricapitolando, ho prodotto qualcosa di inutile a livello
collettivo, producendo plastica e lavorandola, ho spedito il
prodotto in America con l’aereo e dall’America in Europa,
sempre con l’aereo. Ho quindi sprecato energia producendo
plastica inutilmente (sprecando e inquinando), ho
globalizzato inutilmente un prodotto (sprecando energie e
quindi inquinando con il trasporto), ci sono persone che
hanno fatto attività inutili per la società che potrebbero
meglio essere impiegate in attività di utilità sociale e
soprattutto, visto che sono presenti, di risoluzioni di
problemi.
Come può la globalizzazione liberalizzata attuale essere
SOSTENIBILE? Questo era solo un esempio, pensate
quanti prodotti INUTILI per la società vengono globalizzati
in questo modo ogni giorno.
La libertà individuale nei principi democratici, non può non
avere dei limiti, appunto perché si parla di principi
democratici.
Sicuramente c’è chi direbbe “una cosa inutile per te non è
detto che sia inutile per un altro“; il problema è che se si
parla di sostenibilità ambientale si deve anche parlare di
collettività, perché appunto c’è di mezzo il pianeta e la
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natura che è di tutti, e soprattutto si deve parlare anche di


ciò che lasceremo alle future generazioni, che si spera un
mondo il meno inquinato possibile e il più sviluppato a
livello sociale in modo sostenibile.
La produzione industriale del XXI secolo non viene fatta
secondo i principi democratici e limiti costituzionali.
Questo fa capire che siamo ben lontano dagli obbiettivi dello
sviluppo sostenibile (Agenda ONU 2030) e che serve un
cambiamento, partendo però alla radice del problema; come
abbiamo detto, si dovrebbe fare una regolamentazione
dell’economia e del mercato, della produzione e del
commercio, ponendo quindi dei limiti necessari.
Nel mondo moderno, si considera normale il fatto che l’uomo
domini la natura e che quindi la natura deve essere
sottoposta al dominio dell’uomo, affinchè lui possa soddisfare
i suoi bisogni (dell’uomo) che però non necessariamente sono
necessari.
Anche questa considerazione deve essere ripensata quando
parliamo di sostenibilità ambientale e proprio qui entra in
gioco il limite, e quindi l’utilità e la necessità. Se necessito di
trasformare e quindi dominare la natura lo posso fare, se
non lo necessito e non è utile per la società non dovrei
poterlo fare.
Per quanto riguarda i bisogni della popolazione come
dicevamo, tutti hanno diritto ai beni di necessità, in cambio
della loro attività socialmente utile all’ interno della società.
Qui entra in gioco la spartizione delle risorse e quindi dei
beni di necessità.

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Per questo, voglio citare il filosofo tedesco Johann Gottlieb


Fichte, continuatore del pensiero di Kant, che nella sua
opera “Lo Stato Commerciale Chiuso” del 1800, diceva dello
Stato: “ Egli non è fondato nel diritto che uno pretenda il
SUPERFLUO, mentre un altro suo concittadino manchi il
necessario; e mentre quello che ha di che pagare il superfluo
e gli oggetti di lusso, questo resti privo del necessario; ciò
non può dirsi conforme al diritto, e, in uno Stato conforme
secondo ragione, il proprio di ciascuno “.
Qui si intersecano i principi di uguaglianza, di sviluppo
sostenibile in tutti i campi e settori di un paese.
Il termine “utile” si identifica anche nell’Illuminismo; in
particolare viene citato da Cesare Beccaria, uno degli
esponenti dell’Illuminismo Italiano.
Per Cesare Beccaria si considera l’utile come “movente e
principio di valutazione di ogni azione umana”, quindi “ogni
azione pubblica deve mirare al bene pubblico“; utilizzò il
termine utile, e quindi utilitarismo, opponendosi alla
tortura. Quindi in campo penale, l’utilitarismo implica che
una sanzione è legittima solo se utile: pertanto il fine delle
pene può essere soltanto la prevenzione delle stesse.
Della globalizzazione possiamo dire tante cose, positive e
negative dai dati che abbiamo, ma sicuramente più negative
che positive.
La positività della globalizzazione sussiste quando si da vita
ad un rapporto di collaborazione e diplomazia tra gli stati;
un esempio è l’Europa disegnata da Immanuel Kant e dal
pensiero illuminista, che alcuni considerano liberale, ma
essendo che il significato del termine liberale così come

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quello di libertà è diventato soggettivo, possiamo chiamarlo


solo illuminista.
Se interpretiamo il termine liberale, nel mondo economico,
quindi come libertà economica, cioè la liberta di poter
investire il proprio denaro e la libertà in generale intesa
come la possibilità di decidere della propria vita e di avere
tutti i diritti necessari per vivere nel rispetto delle leggi, dei
cittadini, della natura, delle future generazioni, dei diritti
stessi di tutti e quindi della società, allora Immanuel Kant
era liberale.
Questo liberalismo di cui sto parlando non ha niente a che
vedere con il significato di liberalismo che si dà nel XXI
secolo, soprattutto sulla libertà economica, che come
possiamo vedere non ha limiti, non ha regolamentazione,
non ha delle vere leggi egemoniche sull’economia, e che
quindi la regolano di fatto.
La produzione, il mercato, il commercio e la globalizzazione
capitalista, quindi anche quella attuale ormai ultra-
capitalista, sono come diceva Johann Gottlieb Fichte,”
l’ANARCHIA DEL COMMERCIO” o se vogliamo della
produzione capitalistica.
Riassumendo, il liberalismo attuale non è democratico,
nonostante abbia qualcosa dei principi democratici, siamo
più vicini all’Anarchia che alla Democrazia.
Il liberalismo di Immanuel Kant e quello delle Arti Liberali
dell’Illuminismo, nel XXI secolo si avvicinano di più al
Socialismo e alla Social-Democrazia. Il Liberismo attuale,
oltre che economicamente Anarchico nel nome del “Laissez
Faire“, è anche dittatoriale e ha le sue forme di propaganda,

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soprattutto per quanto riguarda il mercato come già


accennato, e di censura per quanto riguardano tematiche di
opposizione politica come l’anti-capitalismo e più in generale
su cambiamenti del sistema economico attuale, preferendone
uno che subordini il profitto economico a quello sociale.
La propaganda dittatoriale si rispecchia nella falsa e
domanda ed offerta diretta dei prodotti e dei servizi
all’interno del mercato; se ci fosse la reale domanda ed
offerta di ogni singola persona di questo mondo non
esisterebbe il capitalismo, e quindi non esisterebbe un
sistema economico basato sul profitto economico.
A causa di ciò la domanda viene creata dal mercato, creando
quindi un sistema di propaganda manipolatorio di prodotti e
il promuovere uno stile di vita che come direbbe Karl Marx è
“alienante“, che non fa pensare ai problemi sociali, non
promuove lo studio in modo razionale, non è educativo, fa in
modo che non si partecipi attivamente alla politica e che non
ci si preoccupi dei problemi che circondano; questo è appunto
il “Laissez Faire“ del XXI secolo; un problema grave è che
tutto questo viene fatto anche dalle multinazionali che
possiedono i social network, i primi che dovrebbero dare il
buon esempio, attraverso algoritmi che vanno contro i
principi democratici e non sono educativi per la popolazione.
In questo Anarco-Liberalismo di tipo dittatoriale, possiamo
identificare una struttura con matrice Anti-Illuminista e
quindi irrazionale sotto tutti i punti di vista.
L’instabilità economica e il poco controllo dei capitali, delle
merci, delle informazioni, della tecnologia ha dato vita a
quelle che io definisco “oligarchie della criminalità
organizzata“.
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Questa poca sicurezza in tutto ciò, scredita ovviamente


anche la scienza, che diventa corruttibile come un pacco di
sigarette di contrabbando.
Un esempio che abbiamo sotto gli occhi sulla domanda ed
offerta non veritiera, e quindi che non arriva direttamente
dai cittadini ma dal mercato stesso, sono i business
dell’Intelligenza Artificiale e della carne sintetica che
valgono rispettivamente 380 milioni di euro e 450 miliardi;
vi sfido a fare sondaggi in cui chiedete alle persone se hanno
veramente bisogno di queste cose nella loro vita.
La maggior parte di loro, se persone normali, vi risponderà
che ha bisogno dei diritti e quindi di mangiare cibo sano e di
qualità, bere acqua sana e di qualità, di una casa, di un
lavoro (che è diritto e dovere) e quindi di contribuire nel
perfezionamento della società, del benessere psico-fisico;
tutti beni di prima necessità che ancora non tutti hanno.
Forse prima di pensare all’Intelligenza Artificiale, sarebbe
meglio investire nella risoluzione di questi problemi, che ci
portiamo avanti da secoli, e di cui i continenti non hanno
ancora trovato una soluzione a livello mondiale, nonostante
le collaborazioni e il cosmopolitismo, quest’ultimo anche
eccessivo, che è venuto a crearsi.
Analizzando il capitalismo degli ultimi 100 anni e la sua
evoluzione, possiamo vedere come la situazione sociale è
peggiorata; in molti casi si vede un evidente regresso
anziché un progresso. Il progresso si evidenzia nei servizi e
nelle infrastrutture che sicuramente sono migliorati, ma
tutto il resto è peggiorato, e se non peggiorato, ad esempio
per quando riguarda l’evoluzione dell’essere umano e quindi

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il suo perfezionamento, che porterebbe ad un progresso


sociale, siamo in una fase di stagnazione.
Il progresso tecnologico non viene sfruttato nel modo
corretto, al contrario viene usato proprio per ciò che non
dovrebbe essere utilizzato, cioè per lo sviluppo economico ed
il profitto economico.
La storia ci racconta e ci fa vedere come la libera
concorrenza del mercato, e quindi dei prodotti, è uno dei
fallimenti più grandi dell’economia capitalistica; un
fallimento che al posto di creare rapporti diplomatici tra gli
stati, le aziende e le imprese, crea solo conflitti, competizione
non umana, se non addirittura guerre; in alcuni casi si
trovano degli accordi tra le parti in concorrenza, ma rimane
comunque la rivalità e il potere economico sull’altro che
genera come una battaglia di mercato.
La prima guerra mondiale ne è sicuramente un esempio,
una guerra in cui si lottava per prendere il possesso di
materie prime, depredandole con l’Imperialismo coloniale
nei paesi sottosviluppati, e crescere più di altri paesi
economicamente.
La censura di cui parlo si afferma proprio su temi come la
libertà economica, il capitalismo, la concorrenza nei mercati;
proprio per questo non si vedono quasi mai articoli sui
principali quotidiani che parlano di economia.
Una delle cose che negli ultimi 100 anni è decisamente
peggiorata è la qualità delle merci che vengono prodotte, in
tutti i campi di produzione. Non esistono degli standard di
qualità dei prodotti definiti dalle leggi, sono stabiliti
direttamente dalle aziende e dalle imprese, e la libera

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concorrenza dà la possibilità di produrre uno stesso prodotto


con diverse qualità, sempre nel nome del profitto economico,
inutile e non sostenibile a livello sociale e ambientale.
Questo è un regresso sociale di rilevante importanza, perché
ne va di mezzo l’ambiente e soprattutto la mente umana
delle persone, si va a creare un brutto circolo vizioso e una
ideologia che viene normalizzata.
Per questo al giorno d’oggi una delle cose più importanti e
democratiche che si possono fare, è partecipare; partecipare
al miglioramento della società, tutti i giorni della nostra
vita, chi riesce lo fa in grande, chi non riesce a farlo in
grande lo può fare nel proprio piccolo, cioè nella sua
quotidianità, l’importante è dare il proprio contributo
positivo.
Su questa teoria, penso che la Democrazia non può esistere
se non è partecipativa, se quindi non tutti partecipano per il
miglioramento e il perfezionamento della società. Abbiamo
avuto varie dimostrazioni di Democrazia diretta, in cui i
cittadini partecipano a livello politico, ma non è bastata,
partecipano comunque in pochi e la politica da sola,
attualmente, è troppo debole.
Questo è un problema di attualità, in quanto sussiste poca
partecipazione a causa di un sistema che distoglie la mente
dalle problematiche sociali, economiche, politiche e
ambientali e in cui quindi si va a creare individualismo e
addirittura una competizione e concorrenza non umana tra
umani.

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Quando la politica non riesce a migliorare le cose da sola, è


perché il potere più forte è nelle mani di chi detiene il
denaro e le tecnologie più avanzate, bisogna quindi
impegnarsi tutti i giorni e fare qualcosa che porti ad un
miglioramento, come da esempio, nella tematica della
sostenibilità ambientale, non fare utilizzo di plastica, se si
può farne a meno.
Nei paesi avanzati come in Europa si potrebbe essere Plastic
Free al 100%, cioè non utilizzarla quasi per niente.
Ho provato io stesso a sperimentare ad esempio la spesa
alimentare; non ho comprato più prodotti confezionati con
plastica, al massimo di carta al 100%, ho comprato cibo sfuso
al posto che confezionato, cibo fresco al posto che conservato,
bevande in bottiglie di vetro che si possono riutilizzare
riportandole al venditore della bevanda, e così via. In questo
modo si potrebbe fare solo rifiuto organico al 100% o quasi,
ma appunto bisogna metterci impegno e quindi,
PARTECIPARE.
In questo modo, senza una legge che vieti l’uso della plastica
superflua, si potrebbe direttamente eliminare la domanda
del prodotto confezionato con la plastica non comprandolo; se
tutti facessero così non verrebbe più prodotto o sarebbe
confezionato con la carta.
Sono sicuro che se tutti facessero così, ad esempio in Europa,
basterebbe una sola azienda piccola per tutta l’Europa, per
riciclare tutti i rifiuti plastici; di cui sicuramente a questo
punto sarebbero per la maggior parte di imballaggio e
spedizioni.

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Si potrebbe per questo smettere di comprare la merce online


e preferire i negozi fisici, questo ci risulta difficile a causa
dei prezzi che risultano più alti nei negozi fisici rispetto che
online; anche questo lo possiamo definire come un diritto che
ci viene negato, così come l’impossibilità di comprare i
prodotti biologici perché troppo cari.
Si potrebbero fare tantissimi tanti esempi di partecipazione
sociale, come il cambiare la mobilità, quindi preferire i
viaggi con distanze più basse ed evitare se possibile quelli
con lunghe distanze se non necessari; utilizzare quindi il
treno piuttosto che l’ aereo, i mezzi pubblici piuttosto che la
macchina o ancora meglio muoversi a piedi, magari
trasferendosi vicino al posto di lavoro ( questo dovrebbero
averne il diritto di farlo tutti e dovrebbe essere incentivato,
creando quindi un sistema Welfare intorno ).
Partecipare vuol dire studiare, sperimentare, avere
coscienza critica; questo vuol dire essere ribelli, la ribellione
democratica è quindi intelligente, quella violenta e
anarchica e dilaga nell’ignoranza. Un esempio di ribellione
Anarchica ignorante è il mercato attuale stesso, che si
ribella contro la Democrazia e i principi costituzionali.
Quando la democrazia è però compromessa come quella nel
nostro XXI secolo, sarebbe necessaria una seconda
Rivoluzione Francese, che secondo i principi della ragione e
della razionalità illuminista, risvegli la coscienza critica,
ormai ipnotizzata da TikTok, Instagram, Facebook e
addirittura da quella routine lavorativa, che priva della
possibilità di pensare o fare altro nella propria vita che non
sia l’attività lavorativa; il problema è che essa potrebbe
essere alienante e farci sprecare così tante energie da non
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avere il tempo per pensare ad altro; tutto questo soprattutto


nella situazione attuale, in cui c’è precarietà e instabilità
lavorativa, a causa dell’instabilità del mercato.
Non possiamo delegare i governi tecnici a mettere una toppa
sui problemi e poi continuare a comportarci in maniera non
corretta, adeguarci ad un sistema sbagliato, non combattere
per i propri diritti e per quelli delle future generazioni.
Questo non è ammissibile; non è ammissibile che non si
risvegli attivismo, coscienza critica e partecipazione dopo
avvenimenti come la guerra in Ucraina.
Gli imprenditori e il popolo continuano ad inquinare, ad
essere individualisti e quindi a non portare rispetto, a non
prendere esempio da quegli eroi, che tutti i giorni si
impegnano per cambiare le cose, ma che però non bastano.
Dobbiamo diventare tutti degli eroi, non basta il Superman
della situazione.
Secondo Jean-Jacques Rosseau, uno degli esponenti del
movimento e del pensiero Illuminista, la Società è divenuta
necessaria dopo che l’uomo ha trasformato la natura, a tal
punto di dominarla. Una Società che si può chiamare tale, la
natura la domina ma non la distrugge, si crea quindi un
bilanciamento tra artificialità e natura che non porta alla
distruzione della natura stessa; tutto questo grazie alla
“volontà generale” di cui egli parlava, e quindi alla
partecipazione del popolo nella costruzione di una società
con i limiti necessari.

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La Società nel XXI secolo non esiste più, la distruzione della


natura ne evidenzia il fatto; risulta difficile anche creare
delle piccole società di persone che perseguono uno stesso
obbiettivo, questo perché sono dilagati dei principi sbagliati
come la competizione tra gli individui; l’obbiettivo è quello di
collaborare, non di competere, la competizione si può
lasciare agli sportivi.
In una situazione di questa gravità, in cui quindi non
esistono più effettivamente, né una Democrazia, né una vera
e propria società realizzata e siamo ben lontani da questi
obbiettivi, potrebbe essere necessario, come voleva fare il
politico e rivoluzionario italiano Filippo Buonarroti ( Pisa, 11
novembre 1761 – Parigi, 16 settembre 1837) durante la
Rivoluzione Francese, di cui era profondo sostenitore, cioè di
instaurare, per necessità, prima e ai fini della realizzazione
di una reale società democratica, una dittatura temporanea,
in modo che si reinstauri l’ordine attraverso la legge.
Filippo Buonarroti nel 1796 organizzò, con la collaborazione
di Gracco Babeuf e Augustin Darthè, una cospirazione; “La
Congiura degli Eguali”, organizzata in Francia nel 1796, era
contro il Direttorio nell’ ultimo periodo della Rivoluzione
Francese. Il Direttorio era un organo politico-istituzionale ai
vertici delle istituzioni francesi.
L’obbiettivo della “Congiura degli Eguali” era l’eliminazione
della proprietà privata e il soffermarsi dell’eguaglianza
sociale ed economica; ovviamente per eguaglianza si
intendeva anche la corretta spartizione dei beni e delle
risorse, tant’è uno dei loro programmi era la cosiddetta
“riforma agraria”, che militava i principi di Robespierre della
Dichiarazione dei Diritti dell’uomo; cioè che il diritto di
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proprietà non può recare pregiudizio all’esistenza dei nostri


simili e che la società ha l’obbligo di provvedere alla
sussistenza di tutti i suoi membri procurando il lavoro o
assicurando i mezzi di esistere a coloro che non possono
lavorare.
Per sintetizzare, con la “Congiura degli Eguali”, volevano
l’eguaglianza dei diritti, l’eguaglianza presuntiva, ma
l’egalitè rèelle, la soddisfazione legalmente garantita di tutti
i bisogni dell’esistenza e godimento di tutti i vantaggi della
vita associata in cambio della parte di lavoro che ciascuno
fornisce alla patria. Questo era il partito plebeo, in contrasto
con il partito patriziato o plebe.
Il tentativo di Rivoluzione della “Congiura degli Eguali” è
definito da Marx ed Engels “uno dei primi tentativi del
proletariato di far valere direttamente il suo proprio
interesse di classe”.
Possiamo definire la cospirazione per l’eguaglianza (con la
“riforma agraria”), l’Illuminismo francese e la Rivoluzione
Francese, come anti-capitalismo e anti-industrialismo,
quindi a favore dell’artigianato e contro l’alienazione delle
attività produttive industriali, di cui parlavano Marx ed
Engels e che nel XXI Secolo, che risultano far parte dei
problemi più gravi che affliggono le popolazioni dei paesi
sviluppati e in via di sviluppo, e che si ripercuote in tutti gli
scenari, quello psico-sociale, economico ed ambientale.
L’ideologia imperial-capitalista del XXI Secolo sta creando
non pochi problemi nei paesi in via di sviluppo. Non c’è
dubbio che ci sono stati miglioramenti, ad esempio in Africa,
sono migliorate le infrastrutture e di conseguenza il confort
di vita; è stata però imposta una cultura, anzi, una non-
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cultura, che possiamo definire come pensiero unico


capitalista e del libero mercato senza limitazioni, che
sventolando i miglioramenti legati al profitto economico e
dell’aumento del PIL, nasconde i disastri sociali, ambientali,
le guerre e le diseguaglianze in tutto il paese; a cui possiamo
aggiungere la distruzione della cultura (Africana) a causa di
una colonizzazione non solo di potere, ma anche culturale.
Basta andare su Google Maps per capire che il Sud-Africa
sono i nuovi Stati Uniti d’ America, mischiati con una
Rivoluzione Industriale in corso che sembra voler ripetere
gli stessi avvenimenti della prima e della seconda
Rivoluzione Industriale in Europa, in cui veniva sfruttata
l’ignoranza del popolo per elogiare lo sviluppo economico, ma
dalle prove evidenti che abbiamo, non hanno portato pace e
stabilità. La produzione in Sud-Africa, attualmente, risulta
essere la più inquinante del mondo; non potevamo che
aspettarci questo, constatando che ci sono problemi
economici in Europa per finanziare una produzione
sostenibile a livello ambientale, figuriamoci nei paesi poveri
in via di sviluppo.
Questo è un problema grave, ripetere gli errori nei paesi in
via di sviluppo che sono stati già commessi in altri paesi e di
cui ci sono delle prove scientifiche, dovrebbe essere proibito
dalle leggi di una Costituzione mondiale, come direbbe
Immanuel Kant.

ALESSIO DI VIRGILIO

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