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STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO

PRIMO PARZIALE

Preistoria del pensiero economico: X millennio a.c. al V secolo a.c. :


Rivoluzione neolitica. Agricoltura, allevamento, grandi civiltà agricole e idrauliche
- Attività economica e cultura
- Architettura, arte e scrittura

Storia delle idee economiche dal V secolo a.c. al XVI secolo d.c.
Cristianesimo (I-III secolo d.c.) Patristica (III-V secolo d.c)  filosofia greca, cultura biblica
Monachesimo (V secolo-XII secolo)  cultura giuridica romana
Scolastica e Francescanesimo (XII-XV sec.)  cultura araba
Umanesimo (XV secolo)

Il pensiero economico nell’età moderna (XVI-XVIII secolo).


Scoperte geografiche, stati nazionali, rivoluzione scientifica influirono su
 Mercantilismo
 Fisiocrazia
 Illuminismo e teoria economica

L’analisi del capitalismo e l’economia politica classica:


Adam Smith (1723-1790): Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (1776)
L’economia politica classica:
-Robert Malthus (1766-1834)
-David Ricardo (1772-1821)
-John Stuart Mill (1806-1873)
Karl Marx (1818-1883)

I fondamenti della Microeconomia (1870-1945)


-Analisi marginalista: consumo, impresa, risparmi, investimenti
- Equilibrio economico parziale e generale
- Dalle funzioni di utilità alle curve di indifferenza (and back)
-Consumo e benessere sociale
-Concorrenza perfetta e imperfetta

I fondamenti della Macroeconomia (1907-1945)


-La teoria neoclassica: occupazione, moneta e ciclo economico
-La rivoluzione Keynesiana
-La sintesi Neoclassica e il modello IS-LM

Esiodo, Le opere e i giorni, VIII secolo a.c.


• Poema didascalico con cui si insegnano le attività da svolgersi nelle diverse stagioni agricole.
• Mito dell’età dell’oro, in cui si vive senza lavorare e soffrire
• Lavoro come punizione all’umanità (Prometeo rubò il fuoco agli dei), ma anche come mezzo di riscatto e
di elevazione nell’ “età del ferro”.

La scarsità e il lavoro
“Sappi che tengono i numi nascosto ogni bene che valga a ostentar la vita. Se no, col travaglio d’un giorno,
agevolmente un anno campare oziando potresti: staccar presto il timone potresti, ed appenderlo al fumo,
dei buoi nulla varrebbe, dei muli ostinati al lavoro” ma Giove i beni nascose, per l’ira concetta nel cuore
perché Prometeo, mente sottile, lo trasse in inganno”, Esiodo, Le opere i giorni.
Cinque periodi nella storia greca
 Formazione città stato e colonie (X-V secolo): rigida divisione in classi sociali: cittadini, schiavi,
stranieri.
 Guerra vittoriosa con i Persiani (V secolo, prima metà)

 Guerre del Peloponneso (V secolo): fra Sparta, Atene, Corinto, Tebe

 Conquistata dalla Macedonia (IV secolo): Alessandro Magnoesportazione della cultura greca

 Conquista Romana e mondo ellenistico (II secolo).

Cinque eventi economici fondamentali


 Scrittura (IX secolo a.c.): introduzione dell’alfabeto fenicio
 Colonie (VIII secolo): città stato in magna Grecia e nel mar Nero: rete di partner commerciali.

 Moneta (dal VII secolo): gli scambi venivano prima regolati con misure di argento, oro, ma anche
orzo, greggi o strumenti di lavoro.

 Prestito a interesse (dal VII secolo): inizialmente sotto forma di grano, o altri beni reali, poi di
moneta. Tassi d’interesse altissimi. Forte crescita delle diseguaglianze. Prime condanne di Omero
ed Esiodo.

 Riforme di Solone (V secolo): democratizzazione e redistribuzione della ricchezza fra i cittadini.

«Esiste una sola sapienza: riconoscere l'intelligenza (lógos) che governa tutte le cose attraverso tutte le
cose». (Eraclito)il mondo ha una struttura che segue una linea logica, questo è l’inizio della conoscenza
scientifica, si iniziano ad identificare leggi, cause e principi che governano il mondo, attraverso la ragione.
Vi è la ragione umana e la ragione che governa l’umanità.

Filosofi Presocratici
• Ricerca della vera natura di tutte le cose: lógos, la struttura delle leggi che regolano la vita naturale e
sociale
• Importanza del ragionamento, della retorica (arte della persuasione), metodo dialettico fatto per
argomentazioni e contro argomentazioni
• Riflessione sulla società: leggi che regolano la società. Giustizia e conservazione della Polis
• Riflessione sulla natura
• I numeri (e la geometria) come essenza della realtà: Pitagora e Talete, la realtà e fatta di numeri
• Tensione tra forze e loro equilibrio: Eraclito, la realtà è fatta da realtà contrapposte che devono trovare
equilibrio, il bene o il male nascono dall’ dis/equilibrio
• Valore del pensiero astratto: il “mito della caverna” di Platone le ombre proiettate dalla luce rivelano la
vera realtà fuori dalla caverna, proiezione della mente permette di cogliere elementi di permanenza e
solidità della realtà
• Aristotele: l’universale si raggiunge dall’analisi del particolare metodo induttivo

Le idee economiche dei greci


‘Oikos’ (casaintesa come famiglia che produce ciò di cui necessita, commercia ciò che avanza, si tratta di
un’unità economica composta da vari soggetti), ‘nomos’ (norma, legge)
• Diodoro Siculo
• Senofonte (430-355 a.c.), Economica, Ciropedia, Delle entrate pubbliche
• Platone (427-347 a.c.), Repubblica
• Aristotele (382-322 a.c.): Politica, Etica Nicomachea, Economico attribuito ad Aristotele (probabilmente
del discepolo Teofrasto)
Divisione del lavoro
“nei piccoli centri sono le stesse persone a fabbricare un letto, una porta, un aratro, una tavola, e spesso è
lo stesso uomo a costruire pure una casa, ed è soddisfatto se anche in questo modo trova committenti che
gli diano lavoro in misura sufficiente a farlo vivere; allora non è possibile che un uomo che esercita tanti
mestieri li faccia bene tutti. Nelle grandi città, invece, per il fatto che tante persone hanno bisogno di
ciascun oggetto, una sola attività basta a ciascuno per dargli da vivere, spesso una sola neppure completa,
ma uno fa i calzari per uomo, un altro per donna; e ci sono luoghi nei quali ci si guadagna da vivere anche
solo cucendo i calzari, un altro soltanto tagliando il rivestimento, un altro poi non facendo nulla di tutto ciò,
ma mettendo insieme questi pezzi. Allora è inevitabile che ci si occupa di un lavoro molto specifico e
delimitato sia anche costretto a farlo nel migliore dei modi (Senofonte, Ciropedia, VIII.2.5).

Platone, Repubblica
• Economia, come disciplina che si occupa della produzione, dello scambio, della distribuzione e del
consumo dei beni
• Importanza di una amministrazione efficiente ed illuminata
• Specializzazione produttiva e dipendenza reciproca fra i cittadini
• Rigida divisione in classi: per guardiani e «re filosofi» è proibito il possesso della terra e l’arricchimento
che distoglie dalla cura del bene comune
• Dimensioni ottimali della città
• Gerarchie sociali fondate sulle caratteristiche innate degli individui

La legge naturale di aristotele


Una cosa è naturale se conduce al fine per il quale è stata formata: famiglia, villaggio, comunità sono
naturali, nel senso che sono necessarie per una vita ricca e piena dell’individuo.
Principi di proporzionalità̀ (influenza di Euclide e Pitagora, Policleto).
Comportamento naturale: il naturale soddisfa il fine per cui qualcosa (es comunità) è stato creato.
L’uomo è un animale sociale, il suo fine è stare con gli altri comportamento naturale.

Divisione in classi sociali


Natura e proporzioni definiscono come devono essere le cose.
• “Per natura femmina e schiavo sono distinti (infatti la natura produce una sola cosa per un solo fine)”
(Politica, I, 2, 125b).
• “Il padrone non è chiamato così in rapporto a una scienza, ma per la sua condizione: così pure lo schiavo e
il libero. Di tal genere sono tutte le scienze dello schiavo, mentre quella del Padrone consiste nel servirsi
degli schiavi” (Politica, I.7, 1255b).
• Aristotele: “l’essere che può prevedere con l’intelligenza è capo per natura, è padrone per natura, mentre
quello che col corpo può faticare, è soggetto e quindi per natura schiavo” (Politica I.2.1252b)

La proprietà privata
• Senofonte “La cura dei patrimoni privati differisce solo per quantità da quella dei beni pubblici, nel resto
essi sono simili”.
• “Nessuno cura gli affari altrui allo stesso modo che i propri, sicché, per quanto possibile, conviene
prendersene cura da sé. È anche giusto il detto di quel persiano [il quale], richiesto cosa ingrassasse il
cavallo, rispose “l’occhio del padrone’”principio di cura del proprio.

La proprietà privata è naturale


• è più produttiva
• riduce i conflitti
• dà piacere all’uomo ed è un piacere naturale poter dire “è mio”
• la proprietà privata consente agli individui di esercitare liberamente la propria solidarietà con gli altri e
verso la Polis.
«la proprietà dev'essere comune, ma come regola generale, in qualche modo, privata: così la separazione
degli interessi non darà luogo a rimostranze reciproche, sarà piuttosto uno stimolo, giacché ciascuno bada a
quel che è suo, mentre la virtù farà sì che nell'uso le proprietà degli amici siano comuni». (Aristotele,
Politica II, 5, 1263a 25-32), ritorna l’idea di uomo animale sociale

Aristotele
• «Ciascuno è parte dello Stato e la cura di ciascuna parte deve naturalmente tenere conto della cura del
tutto»visione olistica. (Politica, Libro VIII)
La giustizia riguarda il rapporto Stato-cittadini
• Ogni attività dell’uomo ha un proprio fine ed è regolata da relazioni di giustizia fra i cittadini:
• Una transazione è giusta quando è volontaria, senza forme di coercizione e senza inganno.
Asimmetria informativa tra venditore e cliente, si parla anche di asimmetria contrattuale (solo io vendo
quel bene e quindi ne determino il prezzo).
• La misura del prezzo: è la media armonica (Pitagora). La media armonica è il reciproco della media dei
reciproci. Il risultato è simile alla media dei compratori, e non a quella dei venditori.

I 3 tipi di giustizia e il prezzo giusto (Etica Nichomachea, V libro)

Valore d’uso e valore di scambio


Ogni oggetto di proprietà ha due usi: tutte e due appartengono all’oggetto per sé, ma non allo stesso modo
per sé; l’uno è proprio, l’altro non è proprio dell’oggetto: ad. es. la scarpa può usarsi come calzatura e come
mezzo di scambio. Entrambi sono modi di usare la scarpa: così chi baratta un paio di scarpe con chi ne ha
bisogno in cambio di denaro o di cibo, usa la scarpa in quanto scarpa, ma non secondo l’uso proprio, perché
la scarpa non è fatta per lo scambio. Lo stesso vale per gli altri oggetti di proprietà. In realtà di tutto si può
fare scambio: esso trae la prima origine da un fatto naturale, che cioè gli uomini hanno di alcune cose più
del necessario, di altre meno (Aristotele: Politica, I).

Mercato, valore e moneta


• Importanza della moneta per poter effettuare gli scambi e commisurare le merci. La moneta «rende tutte
le cose commensurabili: tutto, infatti, si misura in moneta» Etica Nicomachea.
• Distinzione fra valore d’uso e valore di scambio
• Scambi naturali per conseguire valor d’uso, finalizzata alla «Eudaimonia»
• Scambi «artificiali», non naturale, per conseguire e accumulare valore di scambio.
«Crematistica»mettere i beni davanti alle relazioni, l’uomo perde la sua socialità. La filia è il valore
supremo.
• Condanna del prestito a interesse la moneta non può produrre altra moneta

Il pensiero economico post-Aristotelico


• Filosofia «Cinica»: Diogene (412-323 a.c.): i beni sono fonte di desiderio, e il desiderio è fonte di
frustrazione dell’uomol’uomo dovrebbe liberarsi il più possibile dai beniaterassia
• La rinuncia ai beni (e dalle passioni) libera l’uomo dal bisogno e lo rende più felice, riducendo il dolore di
questa vita. I beni (e la ricchezza) sono un male per la vita dell’uomo
• Toni simili all’ascetismo cristiano, ma senza un orizzonte di salvezza

La filosofia stoica
• Filosofia «Stoica»: Zenone (336-264 a.c.); Crisippo (280-207 a.c.)
• Il solo bene è la virtù. Solo essa dà la felicità. La virtù è una vita libera da passioni e dalle emozioni. Non il
piacere ma la serenità deve essere obiettivo della vita dell’uomo. L’uomo è felice quando è virtuoso, quindi
quando può controllare le passioni, che non si possono eliminare
• Accettazione della proprietà privata, delle ineguaglianze e della ricchezza, ma con distacco
• Idea di una legge naturale applicabile a tutti gli uomini e parametro delle leggi civili

La cultura giuridica romana


Ius civile (si applica ai cittadini) e ius gensium= diritto delle genti riguarda i non cittadini, che non avevano
gli stessi diritti dei cittadini, ma comunque godevano dei diritti naturali; questo permette ai romani di
stabilire relazioni commerciali con popoli non romani, sulla base di reciproca fiducia.
• Assenza di pensiero economico astratto
• Diritto rimane sotto l’influsso della filosofia stoica. Legge naturale.
• Grande influsso sulla Civil Law di tutti gli stati Europei e Latino-americani.
• Proprietà privata come “legge naturale” influenza su John Locke: compito del governo è la protezione
della proprietà privata
• distinzione fra proprietà e possesso, fra persone, cose, azioni
• Libertà e natura del contratto
• Sviluppo del diritto commerciale: commercium= diritto di vendere e comprare merci
• Primo trattato sistematico di diritto commerciale Callistrato, de cognitionibus
• Diritto marittimo
• Attività di impresa e aziende
• Banche, prestatori ad interesse

Tappe della storia d’Israele


1750 a.c.: Da Ur ad Harran alla Palestina (Terra di Canaan), Abramo, Isacco, Giacobbe (Genesi, 12-50)
1600-1200 a.c.: Egitto, Ramses II (1290-1224), Mose e Giosuè (Esodo, Libro di Giosuè)
1200-1030 a.c.: Giudici, guerra con i Filistei (Giudici)
1030-587 a.c.: Monarchia: Saul (1030-1000 a.c.), Davide (1000-960 a.c.), Salomone (960-931 a.c.)(I e II Re, I
e II Samuele). Costruzione del Tempio ad opera di Salomone.
931-722 a.c.: divisione fra Regno del Nord (Regno d’Israele) e Regno del Sud (Regno di Giuda)(Cronache, I-II
Re)
Epoca dei grandi Profeti: Elia, Eliseo, Amos, Osea al Nord; Isaia, Michea e Geremia a Gerusalemme.
Tappe della storia d’Israele
722 a.c.: distruzione Regno del Nord da Sargon II, Re degli Assiri
587 a.c.-538 a.c.: assedio dei babilonesi guidati da Nabucodonosor. Distruzione del tempio ed esilio Profeti
dell’esilio: Ezechiele, II Isaia
538: Ciro, Re dei Persiani libera gli israeliti
520-515 a.c. Costruzione del II tempio e riforme di Esdra. Pentateuco
336-320 a.c.: Invasione di Alessandro Magno, Tolomei, Seleucidi. Libri sapienziali
143-134 a.c.: rivolte dei Maccabei e ritorno all’indipendenza sotto i re Asmonei
63 a.c. Pompeo conquista la Palestina, dividendola in 4 parti. 70.d.c. Distruzione del Tempio e diaspora.

La vita economica del popolo ebraico


• Pastorizia, commercio e artigianato: uno spazio economico più aperto.
• Forte codificazione dei comportamenti anche in campo economico
• L’arricchimento non è condannato in sé, ma solo quando diventa unica ragione di vita.
• Divieto del prestito a interesse nei confronti degli altri ebrei.
• Riflessioni sulla moneta e le sue triplici funzioni: unità di misura, mezzo di scambio e strumento di
tesaurizzazione.
• Rapporti tra uomo e donna. Kethubah: vincoli economici tra i coniugi a garanzia della moglie in caso di
decesso o divorzio.

Alcune idee fondamentali


• Dio è alleato dell’uomo (non è un Dio lontano e capriccioso come Zeus), è diverso da lui e ha un progetto
di bene per l’uomo
• La realtà è ordinata dalla parola di Dio ed è conoscibile dall’uomo.
• Bontà della natura e sua desacralizzazione: il divino interviene nel mondo ma non è nel mondo
(trascendenza di Dio). La natura è per l’uomo, ed è plasmabile dalla sua parola. L’uomo è co-creatore del
mondo.
• Visione del tempo lineare e non circolare: progresso
• I beni sono a disposizione dell’uomo: non per l’individuo ma per il popolo e le future generazioni;
custodia, condivisione e divieto dello spreco.
• Laicizzazione del mondo sociale: la sovranità, la divinità è solo di Dio.
• Benessere e etica vanno di pari passo.
• Bontà del lavoro (e del riposo) che è partecipazione al lavoro (e al riposo) di Dio.

NUOVO TESTAMENTO
“In principio era il logos,...” il logos= sapienza era presso dio. Introduzione al tema della trinità: da una
visione della sapienza come un qualcosa da conoscere tramite la ragione ed esterno a dio, a qualcosa di
personale. Nel cristianesimo il logos è Gesù cristo. I cristiani guardano le realtà attraverso un filtro, ovvero
Gesù, che rappresenta un incontro mistico.
 Cambiare logica: non conformarsi alla logica del secolo, ma rinnovare la mente, assumendo i
pensieri che furono di cristo.
 Beati i poveri (luca): ribaltamento della logica, per gli ebrei i poveri erano degli emarginati, non figli
di dio. Gesù beatifica i poveri e gli odiati.
 Guai a voi ricchi: perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Opposizione tra ricchi e poveri,
messaggio
 Prestate a chi non rende: richiamo al codice di santità (siate santi come lui è santo,..). si passa da
una logica di reciprocità stretta, ad una logica di dono.
 Amate i nemici
 Il discorso della montagna:
-non accumulate
-non preoccupatevi per la vostra vita abbandonarsi alla provvidenza
 Gesù e i discepoli lasciano tutto
 La prima comunità cristiana: modello di vita sociale basato sulla condivisione dei beni e sul dono

Spiegazione dei passi: cambio di registro per quanto riguarda il tema del denaro e della ricchezza, che
connotavano il popolo ebraico. Focus su valori che hanno a che fare con le relazioni, con il valore della
persona, una vita spesa per accumulare ricchezza può portare a grandi delusioni.
Rottura epistemologica: nuovo filtro con cui guardare alla realtà.
Ma i discepoli non abbandonano tutti la proprietà privata e Gesù accetta dei doni da loro, Gesù partecipa a
banchetti, le parabole di Gesù sono piene di esempi tratti dalla vita economica, nei quali la proprietà privata
è data per scontata. Il problema non è tanto la proprietà privata in sé, ma all’uso improprio che ne deriva.
Non bisogna impoverirsi troppo nel fare carità.
Lettera a Diogneto: i cristiani sostanzialmente non si differenziano dagli altri uomini, non si distinguono per
nessuna caratteristica specifica. Tuttavia vi sono degli aspetti particolari e paradossali: per esempio
possiedono i beni ma non se ne curavo troppo.

Una nuova koinonia oltre le gerarchie sociali


 Condivisione della tavola senza discriminazioni di natura religiosa o sociale, questo al fine di
togliere onore, status, potere ed è oggetto di riprovazione per scribi Farisei, ma anche nella cultura
greco-romana mangiare insieme non è scontato.
 Non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, né uomo né donna, poiché tutti voi siete
uno in cristo Gesù
 Cristiani devono essere una comunità di amici e devono aiutarsi ed aiutare le altre comunità,
condivisione dei beni che devono estendersi anche ai poveri.

Tutti questi elementi rendono popolari i cristiani, vengono visti come empatici e quindi come punti di
riferimento, in un mondo che si stava via via disgregando. Le comunità cristiane offrono protezione e
suppliscono al servizio civile insufficiente.
La comunità è ciò che tutela la persona, la persona in quanto tale vale indipendentemente dalle origini,
ricchezza, provenienza superamento di barriere. Nuovo modo di stare insieme che diventa fonte di molte
innovazioni sociali. Critica mossa da Shrumpter: l’innovazione è una distruzione creatrice.

In questa visione comunitaria, il desiderio di arricchimento personale è un pericolo per la comunità e per la
persona. La ricchezza va a creare una mentalità egoistica che non può convivere con l’idea di comunità.
Si dona gratuitamente, nuova norma sociale dove è normale donare a chi ne ha bisogno. Non sono rilassato
perché ho accumulato per me, ma perché ho donato e la comunità mi sostiene.
Importanza dell’uso della ricchezza, la ricchezza è per la condivisione:
condanna dell’arroganza, invisa e disordinata ricerca del profitto
 Le ammonizioni a condividere e a donare sono sia per i ricchi che per i poveri
 No idolatria del denaro che divide la comunità, alimenta le invidie, crea conflitti, ingiustizie e
allontana il cristiano da dio
 Gesù invita a confidare non nella ricchezza, ma in dio solo
 Passaggio dalla logica della reciprocità stretta (do ut des) a quella del dono gratuito e della
condivisione.
 Superamento della logica della “contabilità congiunta fra ricchezza e benedizione di Dio

Etica del lavoro


 Il lavoro è un dono di dio, ma è anche un’obbligazione
 Nuova dimensione del lavoro: è un servizio verso la comunità
 Molte parabole dei vangeli dedicate al lavoro
 San paolo continua a lavorare: indipendenza grazie al lavoro, ma apprezza l’aiuto economico che gli
viene offerto dalle comunità non necessariamente tutto quello di cui necessito lo produco io, ma
la comunità si aiuta ed è responsabile del benessere degli altri.
Logica di gestione delle relazioni diversa rispetto a quella che le persone tendono a mettere in atto, tale
logica porta a risultati paradossalmente efficienti da un punto di vista sociale e di espansione della
comunità all’interno dell’Impero romano.

Come funziona la vita economica del cristiano delle origini?


Alcuni punti fermi:
 Il discepolo non fugge dal mondo ma vive nel mondo. Lavora, possiede beni e ne gode. Non da
solo, ma nella relazione con una comunità e con i poveri.
 Importante è l’uso che si fa dei beni, non la proprietà in quanto tale, le relazioni sono più
importanti dei beni.
 Povertà personale è una possibilità, un invito, una chiamata, non una legge imposta a tutti.
 Ciò che viene lodata è la povertà come dipendenza da dio solo (come libertà dai beni) e non la
povertà come miseria.
 Le gerarchie sociali non vengono abolite, ma superate.

Finora i comandamenti evangelici sono interpretati in un contesto di un mondo apocalittico, catastrofico,


si vive come l’ultima generazione. Dopo la prima generazione dopo cristo, attorno al 70-80 dc ci si rende
conto che il mondo non finisce, che c’è una continuazione, quindi i testi evangelici vanno reinterpretati.

Duplice tensione. Come vivere da cristiani e come convivere con l’impero, tale convivenza è segnata da
profonda tensione e persecuzione.
Siamo nei primi due secoli dell’impero, all’apice della gloria di Roma, che ha la massima espansione sotto la
guida di Adriano. Tuttavia si assisterà presto al declino dell’impero (a parte dal III secolocarestie,
popolazioni barbariche, processi inflattivi, crisi demografica), dunque quella visione apocalittica
precedentemente adottata.

Apoteosi e declino del mondo greco-romano


 Massima espansione dell’impero con Adriano (117.138 a.d.)
 Il centro dell’impero si impoverisce progressivamente
 Declino demografico e rapida sostituzione delle élites
 Crescenti risorse destinate alla difesa dei confini (minacce barbariche)
 Venir meno di un ethos pubblico condiviso (mos maiorum) crisi d’identità
 Sclerotizzazione delle divisioni sociali
 Inefficienze dell’economia schiavile (infatti vi sono 2 tipologie di lavoratori schiavi e lavoratori in
proprio)
 Invasioni barbariche: deposizione di Romolo Augustolo 476 d.c.
 Ricorrenti persecuzioni verso ebrei e cristiani, che spesso vivono nelle città, vengono percepiti
come estranei, cristiani perseguitati anche perché rifiutano il servizio militare.

L’ascesa dei cristiani: dalle persecuzioni alla religione di Stato


Il potere politico vede il cristianesimo come una minaccia, dall’altra una potenziale ancora di stabilità in
una società che si sta disgregando. Inoltre, molte élites iniziano ad aderire al cristianesimo.
 Anno 70: distruzione del tempio di Gerusalemme
 Nerone: 64 d.c.
 Domiziano: 81-96 d.c. e Traiano 98-110
 Le grandi persecuzioni del III: Decio (249-251 d.c.), Valeriano (253-260), Diocleziano e Galerio
(297-311 d.c.)

Costantino, editto di Milano (313 d.c.): tolleranza e libertà religiosa


 Limitare diatribe religiose che possono creare problemi intestini nell’impero
 La fede cristiana può essere inserita nell’alveo della civiltà romana, tuttavia le persecuzioni non
cessano totalmente
 Libertà di culto religioso per evitare che all’interno della comunità religiosa ci si divida
 Graduale avvicinamento fra due comunità che inizialmente si guardano con ostilità e che scoprono
di avere interessi comuni di stabilità sociale

Teodosio (380), editto di Tessalonica: cristianesimo religione dell’impero


 Svolta: la chiesa diventa parte dello stato, lo stato si preoccupa di mantenerla e di provvedere agli
eretici
 Religione come supporto al potere dell’imperatore, legame tra stato e chiesa

Il pensiero economico dei padri della Chiesa


Epoca della letteratura patristica
L’arricchimento persone è visto come minaccia alla vita della comunità, chi si arricchisce lo fa a scapito di
qualcun altroquesto in realtà è vero perché ci troviamo in un periodo di decrescita.
Tema centrale della giustizia.
 Ruolo crescente dei vescovi nell’ambito civile
 I pensatori cristiani del II-III secolo, come Clemente Alessandrino
 Clemente di Alessandria
 San Giovanni Crisostomo

Sant’Ambrogio: povertà, elemosina e giustizia, ogni ricchezza è negativa in quanto ci si arricchisce


impoverendo qualcun altro. Nei monasteri vi è l’ideale di esaltare la povertà evangelica.
Clemente d’Alessandria: ricchezza e condivisione, non condanna totalmente la ricchezza, ma ne giudica
l’uso
Non sempre la ricchezza è giudicata un male in sé.

Il sistema feudale nell’alto medioevo


 Carlo magno e sacro romano impero (XI secolo d.c.)
 Crescente ruolo della cavalleria nelle guerre. Sistema feudale (non proprietà privata). La terra
appartiene al re che l’affida in premio al feudatario
 Divisione rigida del lavoro secondo l’ordine “trifarius”: monaci (oratores), cavalieri (bellatores),
contadini (laboratores)
 Terre di uso comune e servizi per il feudatario o per l’abate
 Economia di sussistenza
 Monasteri benedettini a partire dal IV secolo
 Obbedienza come massima virtù e superbia come massimo vizio

Pensiero economico all’interno di una visione morale

Monachesimo orientale (II secolo) ed occidentale (IV secolo dc)


Vivere secondo castità, obbedienza e povertà insieme ad altri
 In Oriente: sant’Antonio d’Egitto (IV secolo), San Paolo da Tebe, Efrem il Siro, San Basilio
 In occidente: san Girolamo, sant’Agostino, san benedetto
 Dall’anacoretismo al monachesimo
 Regola di san benedetto (480-550 d-c): ora et labora economia comunitaria, inizialmente
molto povera ma presto molto efficienza e produce proprietà comunitarie del monastero (ruolo
culturale economico fondamentale). Economia di sussistenza ben organizzata, la vita comune
permette di creare una divisione del lavoro e diffusione della conoscenza che migliora la qualità
di ciò che si produce. Ruolo forte di leadership dell’abbate, si produce un surplus oggetto di
commercio.
 Ruolo dei monasteri nell’economia occidentale e nella conservazione della cultura greco-latina
e biblica. Organizzazione del lavoro interna, produzione per l’autosufficienza e vendita di
prodotti, leadership forte, ospitalità
 Esternalizzazione del lavoro: canoni di libellum e canoni di enfiteusi, i monaci affida la
coltivazione della terra al contadino
 Innovazioni: rotazione delle colture
 Attività culturale fondamentale: copiatura dei testi antichi

Evoluzione del quadro economico a partire dall’anno 1000


 Aratro pesante: buoi e cavalli ferrati e chiodati per l’aratura
 Nuovo sistema di rotazione triennale delle terre: crescita della produttività agricola, creazione di un
consistente surplus
 Mulini ad acqua e a vento: molitura, forgiatura, ecc
 Evoluzione delle tecniche di navigazione e ripresa di scambi nel mediterraneo
 Ripresa di vitalità della città e dei borghi, ospedali e assistenza
 Sviluppo dei commerci e del credito (Venezia, IX sec): contratti, mercati, ampio uso della moneta,
lettere di cambio (XII sec), diffusione del credito

Nuove istituzioni religiose


 Riforma monastica di Cluny, certosini e cistercensi (XII sec): centralità del lavoro, grande
produttività e povertà dei consumi: investimento del surplus che si genera e innovazioni. Gestione
condivisa, non gerarchica: il “capitolo”
 Riforma gregoriana (XI-XII sec): disciplina la vita del clero, vietando simonia e concubinato. Lotta
per le investiture e l’indipendenza dei vescovi dal potere politico imperiale
 Ordini mendicanti (XII-XIII sec): francescani e dominicani
-vivono nelle città, insegnano, predicano, studiano. Osservano la realtà urbana e definiscono nuove
norme di comportamento
-avarizia sostituisce la superbia come massimo vizio: gli ordini mendicanti vivono di carità e
scelgono la povertà personale. Per evitare di accumulare si favorisce la fondazione di nuove abbazie
(cistercensi) e la circolazione della ricchezza con le elemosine e il mercato (francescani)

La società comunale e mercantile


 Civiltà comunale: la città come luogo di comunità, di incontro e di scambio. Gestione comune della
res publica. Abolizione della servitù
 Ruolo dei mercanti: arricchimento, carità, mecenatismo, lex mercatoria, notariato, assicurazione,
camera dei mercanti: fiducia, reputazione come virtù essenziali
 Società di capitali: “commenda” a Venezia, “colleganza” Genova, “compagnie” Firenze
 Ruolo delle corporazioni: apprendistato, assistenza ai lavoratori, politiche commerciali, definizione
di standard

Nella società mercantile del basso medioevo, quando l’economia inizia a ripartire, si pongono problemi
morali che precedentemente non sussistevano: alcune città godono di abbondanza, alcuni mercanti sono
ricchi. La condanna dell’arricchimento smodato che vede processi di tipo proto capitalistica (le imprese e le
botteghe si ampliano) genera una soluzione di tipo teorico: richiede una migliore comprensione di che
consa significa economia, mercato, prezzo, scambio, finanza.

Il dibattito morale e giuridico medievale


 avarizia sostituisce la superbia come massimo vizio tipico della civiltà mercantile: la figura del
mercante è al centro dell’attenzione rischio del denaro e dell’accumulazione
 grande dibattito dell’uso del denaro, sul giusto prezzo, distinzione tra necessario e superfluo.
Dibattito sull’usura: divieto del prestito a usura
 Università di Bologna: diritto romano Irnerio (1060-1030), Glossatori. Riscoprono e commentano
il codice di Giustiniano (Codex Iuris Civilis, 535).
 Diritti canonico. Decretum Gratiani (XII sec): fonda il diritto canonico. Papi giuristi: Alessandro III,
Innocenzo III, Gregorio IX, Innocenzo IV, Bonifacio VIII. Logica greca e diritto.

Filosofia scolastica
 Le opere di Aristotele tradotte, nella prima metà del XII secolo, dal greco al latino nell’abbazia di
Mont Saint Michel.
 Traduzione in latino del commentario di Al Farabi e Averroè alle opere di Aristotele.
 Leonardo Fibonacci (1175-1235), introduce i numeri arabi in Europa.
 Alberto Magno (1200-1280), Super Ethicam (1252): giustizia negli scambi, il prezzo è una
combinazione del suo costo di produzione (labor et expansae) e di una valutazione soggettiva
(aestimatio). Il valore non dipende dallo status dei contraenti dello scambio, ma è intrinseco ai
beni. Scarsità come reciproco bisogno (Indgentia: do più valore ad una cosa quanto più necessito d
quella cosa). Maestro di San Tommaso d’Acquino (1225-1274).
San Tommaso d’Aquino (1225-1274).
Vita
• Nasce ad Aquino in provincia di Frosinone
• Nel 1244 entra nell’ordine domenicano. Studia a Parigi con Alberto Magno.
Insegna a Parigi come Professore di Teologia
• Fra il 1256 e il 1259 è teologo del papa, poi torna a Parigi.
• Nel 1272 torna in Italia e insegna all’Università di Napoli.

Opere di contenuto economico:


- Summa Theologiae, Secunda Pars, Secunda (1266-1273)
- De emptione et venditione ad tempus (1262)
- Summa contra Gentiles (1259-1264)
- In libros Politicorum expositio (1272)

San Tommaso d’Aquino


• Affermazione del carattere laico dello Stato, che fa leggi sulla base di una potestà naturale
• Proprietà privata (nell’uso dei beni) legittima non è contraria alla legge naturale, è necessaria
all’ordine sociale (se qualcuno gestisce beni i propri beni, questo ha un riflesso positivo sul bene della
comunità, esternalità positiva). La proprietà deve comunque produrre un vantaggio per la comunità.
• La regolamentazione della proprietà privata da parte dello Stato per perseguire il bene comune è
legittima. La ricchezza è strumento per il raggiungimento del bene comune, per il perseguimento delle
virtù. Non deve essere cercata in quanto tale. «Uso sociale dei beni»
• Distinzione fra bisogni e desideri, fra necessario e superfluo.
• La carità non deve essere tale da danneggiare lo stato di vita di una persona e della sua famiglia nella
società (non devo impoverirmi per fare carità).
• Il valore di un bene dipende dal costo di produzione e dall’intensità del bisogno (indigentia), non
individuale, ma secondo una gerarchia sociale dei bisogni umani.
• Legittimità dei profitti commerciali (che remunerano il lavoro del commerciante).
• Giustizia commutativa e giustizia distributiva: la prima riguarda i rapporti di reciprocità e si applica
allo scambio; la seconda riguarda il rapporto fra lo Stato e il singolo.
• Condanna dell’usura. Ma il suo campo d’applicazione è ristretto. Si applica al denaro ma non alla casa,
ai beni produttivi (mutuum).

La figura del mercante: dalla paura all’accettazione (XI-XII secolo)


• Il mercante cerca il superfluo e lo vende agli altri: rompe l’unità della comunità dei fedeli che sono
eguali nella ricerca del necessario. Il denaro rompe l’ordine gerarchico della società (Pier Damiani,
Giordano da Rivalta, Pietro Lombardo, Anselmo d’Aosta)
• Il mercato esalta la ricerca dei desideri individuali contro il bene comune. distoglie la sua attenzione
dal vero fine della vita che è la ricerca di Dio.
• “Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portare via. Quando dunque abbiamo
di che mangiare e di che coprirci contentiamoci di questo (Tm 6,7-8)”, in Bonaventura da Bagnoregio.
• Il fuoco del dibattito diventa: che cosa è necessario e cosa è superfluo?

Distinzione fra necessario e superfluo


• “L’avarizia, in quanto vizio capitale, è comunemente rivolta al superfluo”, Bonaventura.
• La cupidigia ha qualcosa di infinito[...]. Il bene dell’uomo per ciò che concerne l’uso dei beni materiali
consiste nel fruirne con giusta misura; secondo ciò che è necessario alla vita tenendo conto delle
condizioni personali; nell’eccedere da questa misura consiste il peccato; allorché uno vuole acquistare o
conservare al di là di quanto occorre”, (S. Tommaso, Summa XIX, 246)
• I beni materiali sono strumenti per il raggiungimento dell’Eudaimonia (fioritura, felicità virtuosa). Il
superfluo è ciò che supera la quantità di beni necessari a raggiungere tale fioritura e impedisce ad
altri di soddisfare il necessario. L’avaro non dona ciò che non gli costerebbe sacrificio alcuno.
• Ma il ragionamento di S. Tommaso presuppone la saziabilità e staticità dei bisogni, che invece
crescono nel tempo.

Proibizione dell’usura
• Decretum Gratiani (XII secolo): «L’usura è ricevere qualcosa in più rispetto a ciò che è stato prestato»
• Argomenti aristotelici (Tommaso e Alberto Magno):
-il denaro è mezzo di scambio e dunque è sterile
-uso del denaro non è separabile dal suo possesso
• Riforma Gregoriana (secoli XI-XII): usuraio e simoniaco vengono associati
• Innocenzo IV (1195-1254. Il tempo è di Dio (tempus donum Dei est, unde vendi non potest); il denaro
solo mezzo di scambio e non dà frutto. Crea povertà involontaria.
• Pietro Lombardo e Bonaventura: usura come furto.

Allentamento del divieto di usura


• Irnerio da Bologna: interesse come risarcimento del danno (vitatio damni).
• Concetti di danno emergente e lucro cessante (applicabili al solo mercante, non all’usuraio di
professione)
• Enrico di Susa (1210-1271), giurista: distinzione fra interesse legittimo e guadagno disonesto (di
nuovo tra mercanti). Il mercante che presta denaro rinuncia ad usarlo per la sua attività (lucrum
cessans) e si espone ad un rischio (damnum emergens), in questo caso l’interesse corrisposto sul
presito è legittimo. Il prestito ad interesse è condannato per beni di consumo (non producono valore
aggiunto), ma non per beni produttivi

La tradizione francescana
• San Bonaventura (1221-1274), Pietro di Giovanni Olivi (Pierre Olieu)(1248- 1298), San Bernardino da
Siena (1380-1444)
• Olivi: Tractatus de emptionibus ed venditionibus, de usuris, de restitutionibus.
• Il valore dei beni dipende da: virtuositas (efficacia nel rispondere ad un bisogno), complacibilitas
(qualità non strettamente necessarie ma gradevoli che permettono al consumatore di apprezzarne il
valore) e raritas.
• Il profitto dipende dalla capacità del commerciante di cogliere i bisogni del mercato: il tempo è
dinamico, pianificazione, richiesta abilità mentale e assunzione di rischio
• Importanza del fine per cui si chiede denaro. Carattere produttivo del denaro e legittimità del prestito
a interesse quando il capitale prestato crea: «valor superadiunctus» (valore aggiunto). Il prestito a
interesse è legittimo quando ha un valore aggiunto. Invenzione dei monti di pietà primi istituti di
credito pubblici, fine evitare che i poveri cadano in mano agli usurai.
La progressiva accettazione dell’interesse e del profitto (XIII-XVI secolo).
• Distinzione fra prestito per il consumo (proibito) e prestito per il commercio (consentito a certe
condizioni)
• «Scuola Francescana». Pietro di Giovanni Olivi(1248-1298) il denaro ha «una potenzialità di profitto
che nel linguaggio di tutti i giorni, è chiamata capitale»
• Monti di Pietà: Perugia (1462), Gubbio (1463)
• Bernardino da Siena (1380-1444) e Antonino da Firenze (1389-1459): accettazione del profitto come
compensazione dell’industriosità e del rischio.
• William Petty (1623-1687): astensione dall’uso del denaro e compenso per il rischio (misurato dallo
spread su rendimento un investimento fondiario).
Pietro di Giovanni Olivi (1248-1298)
 “Il denaro, in quanto realmente destinato a realizzare operazioni commerciali aggiunge una certa
natura generatrice di guadagno alla sua essenza di semplice denaro della medesima quantità, il
quale non è destinato ad operazioni commerciali....Come il valore del semplice denaro appartiene a
chi lo cede, così anche il valore del predetto capitale” (De venditionibus).
 “L’interesse del probabile lucro era contenuto in quel capitale in modo potenziale e quasi
embrionale; altrimenti esso non potrebbe essere lecitamente richiesto”
Giovanni Olivi

“Il denaro, in quanto realmente destinato a realizzare operazioni commerciali aggiunge una certa natura
generatrice di guadagno alla sua essenza di semplice denaro della medesima quantità, il quale non è
destinato ad operazioni commerciali....Come il valore del semplice denaro appartiene a chi lo cede, così
anche il valore del predetto capitale” (De venditionibus).

“L’interesse del probabile lucro era contenuto in quel capitale in modo potenziale e quasi embrionale;
altrimenti esso non potrebbe essere lecitamente richiesto”

Umanesimo e cambiamenti sociali


• Progressivo affermarsi di una visione laica del mondo, dell’uomo e della politica.
• Ascesa delle città italiane e della Repubblica di Firenze: grandi mercanti e finanzieri: Bardi, Peruzzi,
Acciaiuoli, Medici.
• Diffusione del credito industriale e commerciale: Milano
• Coluccio Salutati (1331-1406) e Poggio Bracciolini (1380-1459): nuovo atteggiamento verso la
ricchezza che deve essere fatta circolare e fruttare: «istinto lucrativo».
• Luca Pacioli (1445-1517), partita doppia e contabilità d’esercizio.
 La ricchezza è buona se ha delle ricadute positive sulla città, opere d’arte, mecenatismo
 Rottura religiosa: riforma protestante
 La politica si laicizza

Scoperte geografiche
 1454: Enrico il Navigatore
 1488: Bartolomeo Diaz doppia il capo di Buonasperanza
 1498: Vasco De Gama raggiunge l'India.
 1492: Cristoforo Colombo raggiunge i Caraibi e poi la Colombia
 1501: Amerigo Vespucci circumnaviga l'America del Sud
 1519-1522: Ferdinando Magellano compie la circumnavigazione del globo
Visione laica della politica
 Nicolò Machiavelli (1469-1527), Il principe (1517)
 Francesco Guicciardini (1483-1540), Storia d’Italia (1534)
 Erasmo da Rotterdam (1467-1536)
 Thomas more (1478-1536)
 Jean Bodin (1529-1596)
 Hugo Grozio (1583-1645)
 Thomas Hobbes (1588-1679)

Nascita degli stati nazionali


 El siglo de oro: Carlo V e Filippo II
 Grandi imperi coloniali: spagna, portogallo
 Francia, spagna, portogallo: monarchie assolute
 Inghilterra: la dinastia Tudor, Enrico VIII ed Elisabetta I, scisma anglicano nel 1534
 La repubblica delle province unite (Olanda)
 Spagna, portogallo, olanda, Inghilterra si disputano la supremazia sui mari. Nel 1588 Francis Drake
sconfigge l’invincibile armata
 1648: pace di Westfalia, la supremazia degli stati sull’impero e il declino della spagna

Pensiero economico mercantilista


Pensiero prodotto dai mercanti
 Cameralisti: membri della camera del re, consiglieri, mercanti, funzionari pubblici
 Inghilterra: Thomas Gresham (1510-1579), john hales (…-1571), Josiah child (1630-1699), Thomas
mun (1571-1641), William petty (1623-1687)
 Italia: Bernardo davanzati (1529-1606), Antonio serra (inizio XVII secolo), geminiano montanari
(1633-1687).
 Francia: Antoine de montechrestien (1575-1621), Jean-Baptiste Colbert (1619-1683) ministro delle
finanze (1661-1683), John Law (1671-1729) -

Bullionismo
 Forte attenzione ai flussi di moneta e oro (bullion) fra stati come indice della ricchezza nazionale
 Occorre vendere agli stranieri annualmente più di ciò che consumiamo con le loro merci (Mun)
 La ricchezza non consiste nel possedere oro e argento, ma nel possedere di più rispetto agli altri

Il pensiero economico mercantilista


 Produzione, commercio estero e potenza nazionale
 Centralità della produzione per le esportazioni (manufatti, beni di lusso): bilancia commerciale
attiva e politiche protezioniste: comprare a poco, rivendere a tanto (beggar thy neighbour policy)
 Ruolo centrale dello stato e suo rafforzamento: catasti, sistema fiscale, amministrazione efficiente,
unificazione mercato interno.
Dibattiti in materia di moneta
 Abbondanza di oro può essere un pericolo. Inflazione e perdita di competitività
 Jean bodin (1530-1597): relazione inversa fra valore della moneta e sua quantità. “svilimento”
 William petty: la moneta è come il grasso del corpo
 Geminiano montanari: “circolazione” monetaria, la moneta, così come il sangue, trasporta le
sostanze nutrienti alle singole cellule, il corpo sociale attraverso la moneta, fa circolare i beni.

Moneta e tassi d’interesse


 L’abbondanza di oro fa ridurre il tasso di interesse, stimola la produzione e gli investimenti (child,
law, hume, cantillon)
 Importanza dei meccanismi di trasmissione (cantillon):
-se l’aumento della disponibilità di oro e di moneta affluisce nelle mani di imprenditori e capitalisti,
il costo del credito può ridursi
-se l’aumento di oro arriva dalle miniere questo può avvantaggiare i proprietari terrieri e generare
inflazione

Il periodo mercantilista è caratterizzato dalle prime bolle finanziarie:


 La bolla dei tulipani
 Missisipi bubble

La rivoluzione scientifica
 Copernico (1473-1543)
 Keplero (1571-1630)
 Galileo galilei (1564-1642)
 Isaac Newton (1643-1727)
 Henry Percy, Francis bacon (il nuovo metodo, unione della facoltà sperimentale e razionale),
Giordano Bruno e Thomas Hobbes: atomismo
 Fisica, chimica, anatomia: grandi sviluppi fra XVI e XVI secolo

Il metodo scientifico
 Finalismo aristotelico: scolastica
 Empirismo e metodo induttivo: galileo galilei, Francis bacon, Thomas Hobbes
-esperimenti e raccolta di dati, generalizzazione (teoria), test di teoria
 Hobbes: concezione materialistica meccanica del mondo”compiuto sive logics”

Razionalismo
 Deduttivismo: renè descartes (1596-1650)
-Analisi del mondo come complesso dinamico di parti n relazione fra di loro. Utilizzo della logica a partire da
alcuni principi indiscutibili
-Matematica e geometria come basi della scienza assoluta
-Esistenza di una ragione universale che consente di conoscere la logica che governa il mondo a prescindere
dal singolo fenomeno

La teoria quantitativa della moneta


 MV=PQ
 M=moneta
 P=Prezzi
 V=velocità
 Q=quantità di beni disponibil sul mercato
 John locke: importanza della velocità di circolazione della moneta
 David hume (1711-1776): effetti a breve e lungo periodo della moneta e meccanismo classico di
riequilibrio della bilancia dei pagamenti: price specie flow mechanism, on the balance of trade

Verso la teoria classica della moneta


 L’aumento della ricchezza nazionale attraverso la bilancia commerciale potrebbe non funzionare
 Se vale la teoria quantitativa della moneta il tentativo di un paese di migliorare la bilancia
commerciale potrebbe essere ostacolato dall’aumento dei prezzi
 Un aumento dei prezzi si traduce in perdita di competitività

Approccio storico
 Influenza del filosofo gan battista vico
 James steuart epoche storiche e scetticismo verso l’esistenza di leggi di carattere universale

Il metodo induttivo: aritmetica politica


 William petty: prime stime del prodotto aggregato, dei salari, rendite e profitti
 Distribuzione della proprietà della terra, dimensioni famliari, occupazione. Calcolo della rendita
come sovrappiù
 Royal society for the improving of natural knowledge: boyle, newton, locke, Robert hooke
 John graunt e Gregory king continuano l’opera di petty

Il metodo Petty
 Non solo quantificazione dei fenomeni sociali, ma ricerca dei nessi causali: “delle cause che hanno
fondamenta visibili nella natura”
 I dati stessi sono ricostruiti e stimati attraverso complesse catene logico-deduttive e non solo
raccolti
 Non solo descrizione, ma costruzione di un modello aritmetico e geometrico del sistema economico
che permetta di interpretarlo e spiegarne il funzionamento
 Economa nazionale come “corpo politico”: “anatomia politica”
 Netta separazione fra scienza e morale: il problema morale sorge non per la scienza in sé che si
occupa dei mezzi. La morale riguarda i fini

L’anatomia politica
 Individuo e stato sono i due oggetti di analisi: i corpi intermedi e i cittadini di altri paesi hanno avuto
un’influenza limitata sulla vita dell’individuo
 L’economia nazionale è delimitata dalla sovranità politica (come lo stato in machiavelli)
 Analogie anatomiche: moneta e grasso

Agricoltura e manifattura
 Il sangue e i succhi nutritivi del corpo politico sono costruiti dal prodotto dell’agricoltura e della
manifattura
 Idea del sistema economico come un sistema circolatorio, basato sul flusso di beni fra settori e
territori
 Petty anticipa i classici sotto molti aspetti: teoria dei prezzi e del sovrappiù

Una prima teoria dei prezzi


 Mercato, merce, prezzo richiedono un certo livelli di astrazione per essere trattati. Da molti scambi
di beni diiversi emergono alcune regolarità, alcune caratteristiche oggettive che nel singolo scambio
non si vedono
 Elementi oggettivi, cause intriseche che determinano il prezzo politico di un bene e che dipendono
dal suo costo di produzione, mentre l prezzo corrente è determinato da causa estrinseche o
contingenti, che possono variari
 Petty valuta anche il prezzo naturale quando il bene viene realizzato con la migliore efficienza
possibile

La teoria del valore


 Il prezzo dei beni è determinato da loro costo fisico e questo può essere espresso in termini di terra
e lavoro
 Il lavoro è il padre, e il principio attivo della ricchezza, e la terra è la madre
 La questione più importante per l’economia politica è come trovare una parità e un equiparazione
fra terra e lavoro in modo da poter esprimere il valore di ogni cosa mediante uno solo dei due

Il sovrappiù
 È ciò che avanza una volta pagati i costi di produzione (lavoro incluso)
 Problema dei prezzi fra i beni in termini di grano è risolto ricorrendo al lavoro necessario a produrre
grano e moneta
 Il sovrappiù può essere espresso anche come rapporto fra il numero di persone che producono
servizi e beni di lusso (+disoccupati e inabili al lavoro) e numero di persone necessarie a produrre i
beni necessari (grano, vestiti, ecc)

Le cause del sovrappù


 Rapporto tra occupati e popolazione: importanza di misure atte a ridurre la disoccupazione
 Produttività del lavoro e dunque:
-infrastrutture, bonifiche, strade, canali
-organizzazione del lavoro
 Manca un saggio di profitto e distinzione fra capitalista e proprietario terriero

Politica economica
 Posizioni mercantiliste
-importanza del surplis della bilancia commerciale per acquisire oro e argento
-tuttavia la vera ricchezza del paese è data da un alto livello di occupazione e produzione
 Sistema fiscale semplice, rigoroso ed efficiente: tassare i consumi e non i risparmi per evitare
doppia tassazione
 Proporzionalità dell’imposta
 Importanza di un catasto

Prezzo politico prezzo determinato dai costi di produzione in un determinato territorio, prezzo efficiente
ma relativo ad una comunità politica
Prezzo naturale è il prezzo più efficiente in generale tra i prezzi politici, indipendentemente dal territorio.

Richard Cantillon (1680-1734)


• Uomo di finanza, nato in Irlanda, vive tra Parigi e Londra.
• Essay de la nature du commerce en général (1730[1755])
• Riprende molti elementi da William Petty: sovrappiù, teoria dei prezzi basato su terra-lavoro.
• Trattazione più sistematica: saggio organizzato in tre sezioni (organizzazione del sistema economico;
moneta; tassi di cambio e bilancia dei pagamenti)
• Alcuni elementi di originalità
• Grande influenza su Quesnay e sulla scuola fisiocratica
• Essai sur la nature du commerce en général (1730[1755])
• Ricchezza: «insieme dei nutrimenti, delle comodità e degli agi della vita»
• Collegamento più sistematico e coerente fra circolazione e produzione fra i diversi settori
economici, diversi gruppi sociali e territori

La formazione dei prezzi e il capitalismo agrario


- Prezzo di mercato e “prezzo intrinseco”. Il prezzo intrinseco è determinato dai costi di produzione. Più i
mercati si sviluppano, più tendono a creare un unico prezzo dato dai costi di produzione in un’ottica di
migliore efficienza produttiva.
- Il valore dei beni è dato dalla terra e dal lavoro in esso contenuti. Dato che il lavoro è misurabile nella terra
necessaria al mantenimento del salariato, tutto il valore può essere misurato in terra.
• Ruolo fondamentale dell’agricoltura per il sistema economico e dei consumi dei proprietari nell’allocare le
risorse
• La rendita si divide in tre parti: una parte va al fittavolo, una parte al proprietario e una parte al
pagamento dei lavoratori.
• Ruolo dell’imprenditore che acquista ad un prezzo certo e rivende a un prezzo incerto. In questo modo
circola la ricchezza.

Alcuni elementi classici


• Il tasso d’interesse è un fenomeno finanziario e non monetario: determinato da offerta e domanda di
prestatori e investitori.
• Manca una teoria del tasso d’interesse unico e del saggio di profitto unico: non esiste ancora un mercato
finanziario: forte dispersione dei rendimenti.
• La moneta è necessaria alla circolazione delle merci ma non è ricchezza.
• Il valore della moneta dipende dal suo costo di produzione (costi di estrazione dell’oro, non da
domanda e offerta di moneta come, ad esempio, per Locke).

I fisiocratici
• vengono chiamati “Les Économistes”
• Partecipano all’Encyclopédie di Denis Diderot e Jean-Baptiste Le Rond D’Alembert
• fondatore: François Quesnay (1694-1774)
• Nicolas Baudeau (1730-1792)
• Pierre Samuel Dupont de Nemours (1739-1817)
• Victor Riqueti De Mirabeau (1715-1781)
• Anne-Robert-Jacques Turgot (1727-1781), Ministro delle finanze (1774-1776).
• Pierre-Paul Mercier de la Rivière (1720-1794)

Le principali opere
• Quesnay:
-le due voci Fermiers e Grains (nell’Encyclopédie) (1756, 1757)
-Tableau Économique (1758-59)
-Droit naturel (1756)
• Mirabaeu, L’ami des hommes (1756)
• Merciere De La Rivière, L’ordre naturel et essential des sociétés politiques (1767)
• Turgot, Réflexions sur la formation et la distribution des richesses (1766)

Riviste:
• Journal de l’Agriculture, du Commerce et des Finances (1766-1768)
• Ephémerédis du Citoyen (1768-1772)

I principi della fisiocrazia


• La prima scuola economica, con un fondatore e dei seguaci, dei criteri di appartenenza
• Notevole esprit de systèm: un sistema completo, razionale fondato sull’idea di ordine naturale che l’uomo
deve comprendere e assecondare, adattando ad esso le istituzioni
• Superiorità dell’agricoltura sugli altri settori.
• Visione capitalistica della società
• Avversione contro le politiche protezionistiche (Colbertismo), le corporazioni, le manifatture protette
• Laissez-Faire, Laissez-Passer: il mercato deve essere lasciato libero di operare (Jacques Claude Marie
Vincent, marchese di Gournay, 1712-1759, Intendente del Commercio dal 1751)
 È l’agricoltura a produrre il surplus, priorità dell’agricoltura, dato che la terra è fertile allora l’unico
lavoro produttivo è quello che coinvolge la terra, agricoltura. L’agricoltura è l’unico settore a cui al
lavoro umano si aggiunge il lavoro della natura.
Che cos’è il Tableu économique
• E’ un modello di interdipendenza del sistema economico: flussi monetari fra i vari settori
• Serve a mettere in luce le “leggi naturali dell’economia”. L’uomo può trarne tutti i vantaggi solo
se egli stesso non pone ostacoli al suo operare.
• Come si produce e come circola il sovrappiù (produit net): il prodotto netto è ciò che permette
all’economia di espandersi, di accrescere la ricchezza complessiva.

Assunti di Partenza 1
Società capitalistica:
• Il capitale è produttivo in agricoltura, dove il suo investimento produce un sovrappiù, grazie alla
fertilità naturale della terra.
• Il sovrappiù è quella parte della ricchezza prodotta nel processo produttivo che eccede la
ricchezza necessaria a riprodurre i mezzi di produzione.
• Tale ricchezza permette dunque un consumo superiore a quello necessario e permette di
accrescere il processo produttivo estendendolo.

Assunti di Partenza 2
• Tre classi: agricoltori (intesi come impenditori agricolifittavoli, capitalisti), proprietari fondiari,
artigiani e servitori
• Sistema chiuso. No commercio estero. Non c’è Stato.
• Il prodotto è calcolato in termini monetari (lira francese)
• Sistema di mercato: ognuno acquista sul mercato tutto ciò che gli serve.
• Gli scambi all’interno di un settore non sono contabilizzati nell’aggregato.

Assunti di partenza 3
• Solo la terra genera un output più grande dei costi della sua produzione: si assume che la
produttività della terra sia del 100%.
• Per gli artigiani il valore dell’output è uguale al pagamento dei fattori di produzione, mentre per
gli agricoltori, 2.000 lire di investimento generano 2.000 lire di prodotto netto.
• Il prodotto netto (= risultato della naturale fertilità della terra), generato sulla terra dagli
agricoltori, viene interamente pagato ai proprietari a titolo di rendita.

Il flusso di spesa e produzione


1) Il ciclo ha inizio quando gli agricoltori pagano la rendita dell’anno precedente ai proprietari.
2) I proprietari spendono il prodotto netto acquistando 1.000 lire di beni dagli artigiani e 1.000 lire
di beni agricoli dagli agricoltori.

• Le 1.000 lire spese dai proprietari nel settore agricolo in cambio di beni agricoli vengono
reinvestite e generano 2.000 lire di prodotto totale, delle quali:
• 1.000 lire servono al pagamento dei costi di produzione
• 1.000 lire vanno ai proprietari terrieri in forma di rendita monetaria.

• Le 1.000 lire pagate dai proprietari agli artigiani in cambio di manufatti e servizi vengono spese
per metà nell’acquisto di beni agricoli e per metà nell’acquisto di altri beni manifatturieri
• Le 500 lire spese dagli artigiani nel settore agricolo generano uno stesso prodotto netto che
viene conferito ai proprietari terrieri a titolo di rendita.

• Le 1000 lire che gli agricoltori ricevono dai proprietari vengono in parte spese nell’acquisto di
manufatti dagli artigiani (500 lire)
• Gli artigiani spendono una parte delle 500 lire per acquistare beni agricoli (250 lire)
• Le 250 lire ricevute dagli agricoltori vengono investite sulla terra e generano un prodotto netto di
250, che va ai proprietari terrieri sotto forma di rendita.

Alla fine:
• Gli agricoltori hanno avuto una domanda complessiva di 2.000 lire (1000+500+250+…), di cui
1000 lire dai proprietari e le restanti dagli artigiani.
• Anche gli artigiani hanno avuto una domanda complessiva di 2.000.
• Gli agricoltori hanno speso metà dei loro redditi nell’acquisto di beni manufatti (500+250+125 +
…) e l’altra metà in beni agricoli al loro interno.
• Gli agricoltori hanno investito complessivamente 2000 lire che hanno fruttato 2000 lire di
prodotto netto (+100%).
• Il prodotto netto pagato ai proprietari viene da loro speso in beni artigiani e beni agricoli e il ciclo
ricomincia.

Alcuni problemi
• Il settore agricolo produce merci per 4000 lire, quello artigianale per 2000
• Se gli individui dividono i loro consumi in parte uguali fra manufatti e alimentari: 3000 + 3000
mancano 1000 lire di manufatti e ci sono 1000 lire di beni agricoli in eccesso.
• Soluzione 1 (prime due edizioni del Tableau): commercio estero per scambiare beni agricoli con
beni manufatti
• Soluzione 2 (III edizione del Tableau): proporzioni diverse fra la popolazione dei due settori. Gli
artigiani consumano solo sussistenze e materie prime.
• Soluzione 3 (dalla IV edizione del Tableau, Formula aritmetica, 1766): la classe sterile non utilizza
manufatti e la produzione agricola totale è di 5000 lire (che include le sussistenze dei lavoratori di
tutti i settori).
Principali pregi
• Interdipendenza fra i settori economici (ispira Marx, Walras, Leontieff)
• Ruolo degli imprenditori (come in Cantillon)
• Accumulazione del capitale come fattore di crescita economica
• Idee di leggi naturali che governano il sistema economico.

Alcuni limiti del modello fisiocratico


• Visione sociale molto tradizionale
• Prodotto netto solo in agricoltura sia nell’origine che nella destinazione
• Tutto è espresso in moneta ma non ci sono prezzi: mancanza di una teoria del valore che ne
renda possibile la misurazione: il problema è quello di misurare la differenza fra i due valori
(ricchezza prodotta e ricchezza impiegata nella produzione = prodotto netto). La ricchezza è fatta
di beni disomogenei che non possono essere sommati in termini fisici
D= 1000
D D=2000
I proprietari terrieri hanno bisogno di beni agricoli e di manufatti
I prop ter comprano 1 unità di manufatti (=1 M) e 1 unità di beni agricoli (1 MP)
Gli agricoltori e artigiani si cambiano manufatti e prodotti agricoli con il denaro ricevuto dai prop
terrieri.
Gli agric danno MP agli artigiani in cambio di D (denaro) e viceversa

Configurazione finale
Propr ottengono prod alimenti e M, scambiando D nel sistema economico
La classe sterile ottiene alimenti, manufatti, mp per continuare a lavorare
Gli agricoltori ottengono M, A, MP, D=2000conferiti ai proprietari terrieri che iniziano
nuovamente il ciclo

Adam Smith (1723-1790)


1723 – Nasce a Kirkcaldy. Orfano di padre, funzionario dogane.
1737 – Glasgow. Studi di filosofia morale
1740 – Oxford. Baliol College. Esperienza negativa
1748 – Conferenze a Edinburgh, letteratura e retorica
1751 – Professore a Glasow di Logica e Filosofia Morale
1759 – Theory of Moral Sentiments (TMS)
1762-63 – Lectures on Jurisprudence (LJ)(1895 e 1958)
1764 – Viaggio in Francia: Quesnay, Voltaire, d’Alembert, Turgot
1767-1776 – Stesura della Inquiry into the nature and cause of the wealth of nations (WN)
1778 – Edinburgh Commissario delle dogane per la Scozia
1790 – Ultima edizione TMS

Filosofia morale: motivazioni umane, libertà e ordine sociale


- Thomas Hobbes, Leviathan (1651)
- John Locke, Two treatise on good government (1690)
- Anthony A. Cooper, Earl of Shaftesbury, The inquiry concerning virtue (1711)
- Bernard Mandeville, The fable of the bees (1723)
- Francis Hutcheson, Essay on the Nature and Conduct of the Passions and Affections (1725)
- David Hume, Treatise of Human Nature (1739-1740)

Contrattualismo
Per Hobbes la libertà nello stato di natura porta al caos e all’insicurezza.
Gli uomini rinunciano alla piena libertà, e delegano il potere ad un Leviatano che stabilisce la
proprietà, la difende e fa rispettare la legge.
Per Locke la proprietà non deriva dal contratto o dal potere statale, ma è un diritto naturale:
«Ognuno ha la proprietà della propria persona, alla quale ha diritto nessun’altro che lui [… ] Il
lavoro del suo corpo e l’opera delle sue mani possiamo dire che sono propriamente suoi». Se
ognuno è proprietario del propria persona e del proprio lavoro, ciascuno è anche proprietario dei
beni materiali che ha prodotto «in quanto vi aggiunge qualcosa di più di quel che ha fatto la
natura, madre comune di tutti» «indichiamo con il nome generale di proprietà privata dei mezzi di
produzione» (John Locke 1690, p. 130)

Egoismo o benevolenza?
• Per Hobbes l’uomo è fondamentalmente egoista per questo la libertà è un pericolo. Potere
coercitivo unica soluzione.
• Per Kant la legge morale è innata e viene colta dalla ragione. La legge positiva deve riflettere la
legge naturale.
• Per Shaftesbury e Hutcheson la radice della moralità sta nei sentimenti di benevolenza che
prevalgono nel comportamento umano e generano ordine sociale e armonia.
• Per Mandeville i vizi privati possono diventare pubbliche virtù se abilmente regolate da un
governo.
• Per Smith le motivazioni dell’uomo sono complesse, non buone o cattive in assoluto. L’uomo può
apprendere a sviluppare la propria moralità e dominare le passioni a partire dall’interazione
sociale. La società stessa evolve nei suoi costumi morali.

Adam Smith: TMS (1759/1790)


• Complessità delle motivazioni umane
• Capacità dell’uomo di acquisire moralità attraverso l’interrelazione con gli altri (famiglia, amici,
pari, etc.)
• Distinzione fra: Self-love (pensare ai sé stessi ed ai propri interessi) vs self-interest (istinto di
autoconservazione)
• Approbation, desiderio di essere amati, accolti, riconosciuti dagli altri
• Sympathy: immedesimarsi con i sentimenti altrui (empatia)
• Spettatore imparziale: esperimento mentale che permette di valutare il proprio comportamento.
Imparziale perché permette all’individuo di valutarsi a prescindere dalle sue preferenze.
La conoscenza morale è il frutto della società che abbiamo interiorizzato.
• Relazioni diverse richiedono comportamenti diversi.
• Importanza della fiducia, della benevolenza, della moralità in una società commerciale

Differenza tra self interest e self love


Self love: perseguire il proprio interesse nell’immediato
Self interest: perseguire si il proprio interesse, ma rimanendo nell’ambito della socialità con gli
altri, tenendo conto che gli altri dipendono da noi, ma che anche noi dipendiamo dagli altri.
Interesse più riflettuto e strategico. Non si parla di benevolenza.
La persona desidera ottenere approvazione dagli altri, e questo fa parte della propria funzione di
utilità. Noi non lavoriamo solo per guadagnare denaro, ma affinché gli altri riconoscano il valore
che facciamo, quindi per il valore che produciamo. Il riconoscimento e desiderio di approvazione
sono meritati.
Il prezzo che per me è legittimo perché so quanto vale e quanto mi è costata, se riesco a vendere
quel prodotto ciò mi da soddisfazione, perché è meritato.

Auto interesse e bene pubblico


“In una società incivilita …l’uomo ha quasi sempre bisogno dell’aiuto dei suoi simili e lo
aspetterebbe invano dalla sola benevolenza; avrà molta più probabilità di ottenerlo volgendo a suo
favore l’egoismo altrui e dimostrando il vantaggio che gli altri otterrebbero facendo ciò che egli
chiede. ….Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il
nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse. Non ci rivolgiamo alla loro
umanità ma al loro interesse personale e con loro non parliamo ma delle nostre necessità, ma dei
loro vantaggi” (WN, p. 73)

La mano invisibile
“Essi sono condotti da una mano invisibile a realizzare quella stessa distribuzione dei generi di
necessità che si sarebbe realizzata se la terra fosse stata divisa in eguali proporzioni tra i suoi
abitanti; e così’, senza volerlo e senza saperlo, promuovono l’interesse della società, e forniscono i
mezzi per la moltiplicazione della specie” (TMS, p. IV, c.1)

La mano invisibile
“Egli non intende promuovere l’interesse pubblico né sa quanto lo promuova…egli mira soltanto al
suo guadagno e in questo come in molti altri casi, egli è condotto da una mano invisibile a
promuovere un fine che non rientrava nelle sue intenzioni. Perseguendo il proprio interesse, egli
spesso promuove quello della società in modo più efficace di quanto intenda promuoverlo”.

Spesso quando si persegue il proprio interesse, si consegue anche quello altrui. L’aspetto
relazionale e quello economico vanno di pari passo.
La mano invisibile viene successivamente interpretata come egoismo economico e libero mercato.

Il metodo di Smith
• The history of astronomy: the principles which lead and direct philosophical enquiries (1795).
• “La natura sembra abbondare di eventi che appaiono isolati e incoerenti in tutto ciò che li
precede, e quindi disturbano la facilità del movimento dell’immaginazione (p. 33)…compito della
filosofia è introdurre ordine in questo caos di apparenze dissonanti, rappresentando le invisibili
catene che collegano fra loro tutti questi oggetti disgiunti” (p. 45) I sistemi filosofici sono “mere
invenzioni dell’immaginazione, dirette a collegare gli altrimenti sconnessi e discordi fenomeni
naturali”
• Sfiducia verso esistenza di leggi naturali, espresse in forma matematica (come per Petty o i
fisiocratici) o meccanica
• Metodo della retorica e del dibattimento processuale per scegliere le proposizioni da accettare e
rifiutare.
La verità viene individuata tramite il metodo dialettico: tesi, antitesi, argomentazioni.
Tutti devono avere accesso a libera istruzione.

La natura della ricchezza


“Il lavoro svolto in un anno è il fondo da cui ogni nazione trae in ultima analisi tutte le cose
necessarie e comode della vita che in un anno consuma e che consistono in effetti o nel prodotto
immediato di quel lavoro o in ciò che in cambio di quel prodotto viene acquistato da altre nazioni.
Una nazione risulterà così provvista più o meno bene delle cose necessarie che le occorrono, nella
misura in cui sarà maggiore o minore il rapporto tra quel prodotto, ovvero con ciò che si compra
con esso, e la quantità di persone che lo devono consumare”, Adam Smith, La ricchezza delle
nazioni, Newton Compton, Roma 1995, (WN).

Smith da una prima idea di Pil (nella sua ipotesi mancano i servizi).

La divisione del lavoro


“Un operaio non educato in questa manifattura, che a causa della divisione del lavoro ha fatto uno
speciale mestiere, non abituato all'uso delle macchine che vi s'impiegano, ed all'invenzione delle
quali la stessa divisione del lavoro ha probabilmente dato occasione, con gli ultimi sforzi di sua
industria forse appena farà uno spillo in un giorno, e certamente non ne farà mica venti. […]
L'importante mestiere di fare uno spillo si divide in circa diciotto distinte operazioni: […] un uomo
tira il filo del metallo, un altro dirizza, un terzo lo taglia, un quarto lo appunta, un quinto l'arrota
all'estremità ove deve farsi la testa; farne la testa richiede due o tre distinte operazioni, collocarla
è una speciale occupazione, pulire gli spilli ne è un'altra, ed un'altra ne è il disporli entro la carta; e
in questo che in alcune fabbriche sono tutte eseguite da distinte mani” (WN, p. 66).

Idea di organizzazione e divisione del lavoro, al centro dell’economia di un paese.

La divisione del lavoro


Io ho visto una piccola manifattura...dove erano impiegati soltanto dieci uomini e dove alcuni di
loro, di conseguenza, compivano due o tre operazioni distinte. Ma, sebbene fossero
molto poveri e perciò solo mediocremente dotati dei macchinari necessari, erano in grado,
quando ci si mettevano, di fabbricare, fra tutti, più di quarantottomila spilli al giorno. Si può
dunque considerare che ogni persona, facendo la decima parte di quarantottomila, fabbricasse
quattromila ottocento spilli al giorno. Se invece avessero lavorato tutti in modo separato e
indipendente e senza che alcuno di loro fosse stato previamente addestrato a questo compito
particolare, non avrebbero certamente potuto fabbricare neanche venti spilli per ciascuno.

Y= prodotto lordo pro capite


N= popolazione
Y/N lavoro prodotto da ogni lavoratore, dipende dall’accumulazione di capitale, da istituzioni e
costumi
L/N lavoratori che partecipano alla produzione, sui lavoratori incide la divisione del lavoro, a sua
volta influenzata da accumulazione di capitale ed ampiezza dei mercati.
Fluidità del lavoro.
Modello dinamico e propulsivo, motore di propulsione del sistema capitalistico: più n lavoratori
aumenta, più si produce, più la produttività aumenta, più il capitale riceve profitti che servono a
sostenere più investimenti.
Affinché il processo avvenga, è necessario un capitale accumulato per dare sussistenza ai
lavoratori che hanno lasciato i campi e hanno bisogno di un’anticipazione per sostenersi e per
lavorare, affinché vengano realizzati i prodotti. Il capitale è un’anticipazione dei salari.
Il capitale innesca il processo e lo sostiene.

Questo meccanismo è rivoluzionario: riorganizzare i rapporti di produzione a livello sciale in modo


diverso, togliere la ricchezza ai vecchi proprietari e farla crescere grazie alla produttività dei
lavoratori. Smith dofende la libertà di mercato perché in esso vi è la crescita delle persone.

La rappresentazione del Sistema economico prima di Smith


• Petty, King, Davenant rappresentano il sistema economico per aree geografiche
• A partire dalla metà del XVIII si preferisce suddividere la società in classi sociali e settori di
attività
• Cantillon: agricoltori (fittavoli e braccianti), artigiani e nobiltà,
• Quesnay: proprietari, agricoltori (fittavoli), classe sterile (artigiani e servitori)

La suddivisione in classi sociali


• Successivamente, si afferma il criterio di suddividere la società in classi sociali non collegate
strettamente ai settori di attività.
• Smith suddivide la società per classi sociali
Capitalisti - profitti
Proprietari terrieri – rendite
Lavoratori – salari

Il Profitto
• Profitti e rendite sono pari al sovrappiù quella parte del prodotto che eccede quanto serve a
ricostituire le scorte iniziali di mezzi di produzione e di mezzi di sussistenza
per i lavoratori impiegati nel processo produttivo.
Il profitto è ciò che il capitalista tiene per sé dopo aver pagato i costi di produzione e la rendita.
Quando si produce qualcosa, vi sono costi vivi, ciò che avanza è il surplus che deve remunerare
rendita e profitto. La rendita remunera la proprietà terriera e in gran parte non viene investita ma
consumata in cose che non producono beni scambiabili sul mercato. Il profitto invece genera un
ulteriore cambiamento, viene reimmesso nel processo produttivo sotto forma di investimento,
aumenta la quantità di lavoro e la sua produttività. Gran parte dei prodotti vengono reinvestiti, la
spinta a reinvestire è data dal rendimento.
• Smith accetta e legittima il profitto quale remunerazione per l'attività socialmente utile svolta dal
capitalista, incluso l’aver fornito ai lavoratori, durante il processo produttivo, i mezzi di
sostentamento e i macchinari con cui lavorare.
Il fondo salari
Il fondo salari è il fondo anticipato ai lavoratori affinché possano andare a lavorare e guadagnare
un salario. Il fondo cresce nel tempo grazie al reinvestimento dei profitti.
• la domanda di lavoro è determinata dalla quantità di capitale destinato a pagare il lavoro e che,
pertanto, varia a seconda dell'accumulazione del capitale.
• In pratica, la quantità di lavoratori è determinata dividendo il fondo salari (vale a dire il capitale
disponibile per remunerare i lavoratori) per il salario.
• Il salario è normalmente vicino alla sussistenza dei lavoratori, ovvero a quel salario che consente
la sussistenza di un lavoratore e di una famiglia con 2-3 figli. Non si tratta di sussistenza fisica, ma è
un salario socialmente ritenuto dalla società adeguato per lo stile di vita del tempo. Al di sotto di
tale livello il lavoratore tornerebbe in campagna.
• Quando la domanda di lavoro sale perché l’accumulazione di capitale cresce e cresce il reddito di
un paese, il salario può crescere oltre il salario di sussistenza. Quindi il salario riflette dinamiche di
domanda e offerta.

La concorrenza in un’economia liberale


• La concorrenza è quel meccanismo che assicura il coordinamento tra la miriade di centri
decisionali decentrati, produttori e acquirenti.
• Smith distingue due tipi di concorrenza
1. la concorrenza interna al mercato di ciascuna merce
(si veda lezione 7: prezzo naturale e prezzo di mercato)
2. la 'concorrenza dei capitali': i capitalisti detengono una ricchezza fluida, possono decidere se
investire il denaro nel settore in cui sono attivi o se spostarsi verso un nuovo settore, il main driver
è il saggio di profitto, elemento che determina lo spostamento dei capitali. Infine, si giungerà ad un
saggio di profitto unico per tutto il sistema, grazie a processi di arbitraggio (aggiustamento tra
domanda-offerta).

Rendita e Monopolio
A volte la rendita è necessaria, a volte nasce in seguito ad un privilegiosituazioni tali per cui la
rendita non dipende tanto da ciò che si investe, ma dalla posizione che si detiene sul mercato,
posizione aiutata dalla politica. Ecco perché Smith è contro il monopolio
• Un punto sul quale Smith si espresse con continua coerenza fu la critica, talvolta aspra, rivolta ai
proprietari terrieri che «amano raccogliere dove non hanno mai seminato», e ciò induce a ritenere
che Smith avvertisse quel conflitto di fondo, tra gli interessi dei proprietari terrieri e quelli dei
capitalisti, che Ricardo avrebbe in seguito colto pienamente.
• Smith non è uno strenuo sostenitore del liberismo tout court.
• È consapevole dei fallimenti di mercato e del fatto che i monopoli impediscono il corretto
funzionamento del sistema economico i monopoli sono un male per l’economia. Il mercato deve
essere libero di operare, no monopoli, no dazi, no restrizioni al commercio interno internazionale,
no politiche mercantilistiche nel commercio internazionale.
 Principio del vantaggio assoluto nel commercio internazionale: l’economia è un gioco win
win, ognuno guadagna dalla specializzazione propria ed altrui, raggiungendo un livello di
consumo maggiore grazie al commercio internazionale.

La politica economica
• Laissez-Faire, Laissez Passer (come Quesnay, Turgot).
• Lotta contro monopoli, corporazioni, dazi, restrizioni al
commercio interno e internazionale
• Guadagni del commercio per tutti i partecipanti (antimercantilismo): dottrina del vantaggio
assoluto.
• Ruolo dello Stato: difesa nazionale amministrazione della
giustizia, educazione pubblica e gratuita per tutti.
• Smith favorevole alle Poor Laws
– Contrario al Settlement act: contrario al mantenere i poveri in una parrocchia, questo impediva
un loro migramento e miglioramento della vita
– I riformatori delle Poor Laws traggono ispirazione da Smith

Il conflitto fra lavoratori e capitalisti


L’economia non è fine a sé stessa, ma è volta alla creazione di benessere diffuso e ad una vita civile
ed ordinata, relazione umane di rispetto e potenzialità aperte a tutte.

Meccanismo di crescita del sistema economico basato sul lavoro, produzione di beni e servizi
scambiabili sul mercato, la forza del sistema è il capitale.
La società è attraversata da conflitti, divisioni in classi e ogni classe ha bisogno dell’altra, tuttavia vi
sono asimmetrie di potere e conflitti.

Teoria dei prezzi: esclude che la moneta possa essere misura del valore, la moneta è un bene e il
suo valore cambia nel tempo, non è stabile. La misura stabile del valore è data dal lavoro: il lavoro
è qualcosa che si percepisce immediatamente. Il tempo di lavoro indipendentemente dall’attività
svolta, non cambia (1h è 1h). I beni vengono misurati in base al tempo impiegato per produrlo, più
tempo= più valore=più denaro.

“I salari correnti del lavoro dipendono ovunque dal contratto che comunemente si conclude tra
queste due parti i cui interessi non sono affatto gli stessi. Gli operai desiderano ricevere il più
possibile, i padroni dare il meno possibile. I primi sono propensi a coalizzarsi per elevare il salario, i
secondi per diminuirlo. Non è comunque difficile prevedere quale delle due parti in una situazione
normale dovrà prevalere nella contesa, costringendo l’altra ad accettare le
sue condizioni. I padroni, essendo in numero minore, possono coalizzarsi più facilmente; e la legge
del resto, autorizza o almeno non proibisce le loro coalizioni, mentre proibisce quelle degli
operai”.

Coalizioni e sindacati
• “Non esistono leggi in Parlamento contro le coalizioni volte ad abbassare il prezzo del lavoro
mentre ne esistono molte contro le coalizioni volte ad elevarlo. In tutte queste contese i padroni
possono resistere più a lungo. Un proprietario terriero, un agricoltore, un padrone manifatturiero
o un mercante, anche senza impiegare un solo operaio, possono in genere vivere un anno o due
sui fondi che possiedono, mentre molti operai non potrebbero sopravvivere disoccupati
una settimana, pochi potrebbero sopravvivere un mese e quasi nessuno un anno. Nel lungo
periodo l’operaio può essere tanto necessario al padrone quanto il padrone all’operaio, ma la
necessità non è altrettanto immediata”,
(Smith 1776, trad.it. 2010, p. 155).

Effetti negativi della divisione del lavoro


• L’intelletto della maggior parte degli uomini è necessariamente formato dalle sue occupazioni
ordinarie. Chi passa tutta la sua vita a eseguire alcune semplici operazioni…non ha occasione di
esercitare l’intelletto o la sua inventiva nell’escogitare espedienti per superare difficoltà che non si
presentano mai. Perciò egli perde l’abitudine in questo esercizio e generalmente diventa tanto
stupido e ignorante quanto può diventarlo una creatura umana. Il torpore della mente lo rende
non soltanto incapace di godere o di partecipare a una conversazione razionale, ma di concepire
un sentimento generoso, nobile e tenero, e quindi di formare un giusto giudizio relativamente a
molti normalissimi doveri della sua vita privata…Ma in ogni società progredita e civile questo è lo
stato in cui i poveri che lavorano, cioè la gran massa del popolo, devono necessariamente cadere a
meno che il governo si prenda cura di impedirlo (Smith 1776, trad.it. 2010, pp. 949). I capitalisti
“La classe di coloro che vivono di profitto… L’interesse di questa terza classe non ha la stessa
relazione con l’interesse generale della società di quello delle altre due. … Essendo i loro pensieri
normalmente diretti all’interesse del proprio particolare ramo di attività, anziché a quello della
società, il loro giudizio, anche quando dato con la massima schiettezza (il che non è sempre
verificato) è molto più attento al primo che al secondo…..L’interesse dell’uomo d’affari in qualsiasi
branca del commercio e dell’industria, è sempre in qualche aspetto differente e persino opposto a
quello del pubblico. E’ sempre suo interesse ampliare il mercato e ridurre la concorrenza….. La
proposta di ogni nuova legge o regolamentazione commerciale proveniente da questa classe
dovrebbe essere sempre ascoltata con grande cautela”, (Smith 1776, trad.it. 2010, p. 375).

Mercanti e produttori manifatturieri


• I nostri commercianti e i nostri manifattori si lamentano molto dei cattivi effetti degli alti salari
nell’aumentare il prezzo, e quindi nel ridurre le loro vendite tanto all’interno che all’estero. Essi
non dicono nulla relativamente ai cattivi effetti degli elevati profitti. Essi tacciono sui dannosi
effetti dei loro guadagni. Si lamentano soltanto dei guadagni degli altri. (Smith 1776, trad.it. 2010,
p. 194).

Liberal reward of labour Esistono però determinate circostanze che vanno talvolta a vantaggio dei
lavoratori mettendoli in grado di aumentare notevolmente i loro salari oltre questo livello, che è
evidentemente il più basso compatibile con la natura umana. Quando in un paese la domanda di
coloro che vivono di salario […] è in continuo aumento; quando ogni anno dà impiego a un numero
maggiore dell’anno precedente, allora […] la scarsità di braccia genera la concorrenza tra i padroni,
i quali rialzano le offerte l’uno contro l’altro per procurarsi operai rompendo così volontariamente
la loro naturale coalizione volta a impedire l’aumento dei salari. La remunerazione liberale del
lavoro non è quindi soltanto l’effetto necessario, ma anche il sintomo naturale dell’aumento della
ricchezza nazionale. Inversamente la scarsità dei mezzi di mantenimento dei poveri che lavorano è
il sintomo di una situazione stazionaria, mentre il fatto che i poveri muoiano di fame è il sintomo
naturale di una situazione di rapido regresso. (WM, I, pp.113-114) Liberal reward of labour • Il
progresso nelle condizioni dei ceti più bassi del popolo deve essere considerato un vantaggio o un
inconveniente per la società? La risposta sembra a prima vista estremamente agevole. Servi
lavoratori e operai di diverso genere rappresentano la parte di gran lunga maggiore di ogni grande
società politica. Ma tutto ciò che fa progredire le condizioni della maggioranza non può mai essere
considerato un inconveniente per l’insieme. Nessuna società può essere florida e felice se la
grande maggioranza dei suoi membri è povera e miserabile. Oltretutto, è semplice questione di
equità il fatto che coloro che nutrono, vestono e alloggiano la gran massa del popolo debbano
avere una quota del prodotto del loro stesso lavoro tale da essere loro stessi passabilmente ben
nutriti, vestiti e alloggiati. (WN, I, p. 117)

Che cosa è il valore?


• Valore d’uso e valore di scambio
• Valore di scambio come prezzo relativo di un bene rispetto agli altri beni.
• Come si misura il valore di scambio
• Che cosa determina il valore di scambio?

Valore d’uso e valore di scambio: paradosso dell’acqua e dei diamanti


Le cose che hanno il maggior valore d'uso hanno spesso poco o nessun valore di scambio; e, al
contrario, quelle che hanno maggior valore di scambio hanno spesso poco o nessun valore d'uso.
[...] Nulla è più utile dell'acqua, ma difficilmente con essa si comprerà qualcosa, difficilmente se ne
può avere qualcosa in cambio. Un diamante, al contrario, ha difficilmente qualche valore d'uso, ma
in cambio di esso si può ottenere una grandissima quantità di altri beni.

Come si misura il valore?


• Valore d’uso e valore di scambio
• Oltre la moneta
• Lavoro come misura invariabile e ‘umana’ del valore
• Il concetto di lavoro “comandato”
Un bene A, vale tanto di più, quanto più alta è la quantità di lavoro contenuta nel bene B con il
quale posso scambiarlo sul mercato.
Il lavoro contenuto in B è la misura del valore di A, ovvero del suo lavoro comandato sul mercato.

Il valore di un bene è il lavoro che un bene permette di acquisire sul mercato, nel momento in
cui scambio il bene. Il valore di un bene equivale a quante ore mi permette di acquisire sul
mercato. Valore contenuto nei beni che posso ottenere scambiando quel prodotto.
La misura del valore è il lavoro comandato.

Oro, argento, lavoro


L’oro e l’argento, come ogni altra merce, variano di valore, a volte sono meno cari e a volte più
cari, a volte di più facile e a volte di più difficile acquisto. [...] una merce che vari essa stessa di
continuo nel proprio valore non può mai essere una misura precisa del valore delle altre merci. In
ogni tempo e in ogni luogo uguali quantità di lavoro si può dire abbiano uguale valore per il
lavoratore. Nel suo stato ordinario di salute, di forza e d'animo, al livello ordinario della sua arte e
della sua destrezza, egli deve sacrificare la stessa quota del suo riposo, della sua libertà e della sua
felicità...Soltanto il lavoro dunque, non variando mai nel suo proprio valore, è l'ultima e reale
misura con cui il valore di tutte le merci può essere stimato e paragonato in ogni tempo e luogo. È
il loro prezzo reale; la moneta è solo il loro prezzo nominale (WN, pp. 84-85).

La misura universale e invariabile del valore


Il lavoro è la sola misura universale del valore, oltre che la sola precisa, ovvero è la sola unità di
misura per mezzo della quale possiamo paragonare i valori di diverse merci in tutti i tempi e in tutti
i luoghi. Si ammette che non è possibile stimare il valore reale delle diverse merci da un secolo
all’altro in base alla diversa quantità d’argento che viene data per esse. Non è possibile stimarlo da
un anno all’altro in base alla quantità di grano. In base alla quantità di lavoro è invece possibile,
con la massima accuratezza, stimarlo sia da un secolo all’altro che da un anno all’altro. (p. 87)

Lavoro comandato come misura


«Ogni uomo è ricco o povero secondo la misura in cui può permettersi di godere delle necessità,
dei comodi e dei piaceri della vita umana. Ma dopo che la divisione del lavoro si è pienamente
affermata, il lavoro di un singolo uomo può provvedere solo a una piccolissima parte di queste
cose. La parte di gran lunga maggiore egli la deve trarre dal lavoro dell’altra gente e sarà ricco o
povero secondo la quantità di lavoro che può comandare, ovvero che può permettersi di
comprare. Il valore di una merce, per la persona che la possiede e che non intende usarla o
consumarla lei stessa ma scambiarla con altre merci, è quindi uguale alla quantità di lavoro che
essa la mette in grado di comprare o di comandare. Il lavoro è dunque la misura reale del valore
di scambio di tutte le merci (p. 82)»

Che cosa determina il valore di scambio secondo Adam Smith?


• Lavoro contenuto
• Costo di produzione: salari, profitti, rendite.
In una società primitiva vale la prima definizione di valore (lavoro contenuto).
In una società capitalistica la seconda (costo di produzione).

Il primo modello serve a ragionare, il secondo modello integra una serie di elementi che in una
società capitalista non si può tener conto. Quindi in una società primitiva, il lavoro comandato
viene determinato dal lavoro contenuto. In una società capitalista, il lavoro comandato dipende da
terra, capitale, lavoro per produrre un bene.

Il valore in una società primitiva


Società di liberi cacciatori. Non ci sono beni capitali importanti e la terra non è di proprietà privata.
Ci sono due beni: Castori e Cervi. Per uccidere un Castoro occorrono due ore (2h), per uccidere un
cervo soltanto 1 ora (1h).
Il castoro si scambierà con un numero di cervi pari al rapporto fra le ore mediamente necessarie a
catturare un castoro e quelle necessarie a catturare un cervo.
Castoro = ore necessarie a catturare un castoro = 2h
Cervo= ore necessarie a catturare un cervo 1h
1 Castoro = 2 Cervi

Lavoro comandato e lavoro contenuto


Lavoro contenuto: quantità di lavoro necessario a produrre il bene.
Lavoro comandato:
- quantità di lavoro che si può comandare scambiando il bene posseduto sul mercato
- ovvero, la quantità di lavoro contenuto nel bene acquistabile con lo scambio.

Equivalenza tra lavoro comandato e contenuto che non fa subire danni a casa dell’equivalenza

Il valore in una società primitiva


• Lavoro contenuto:
– Castoro = 2h
– Cervo = 1h → 1 Castoro = 2 Cervi

In una società primitiva


• Lavoro contenuto:
– Castoro = 2h
– Cervo = 1h → 1 Castoro = 2 Cervi
• Lavoro comandato
– Castoro = 2 cervi = 2 x 1h (lavoro contenuto nel cervo)
– Cervo = ½ castoro = ½ x 2h (lavoro contenuto nel castoro)
Cosa succede quando cambiano i gusti (cambia la domanda)?
Equivalenza fra lavoro comandato e contenuto in una società primitiva
• Quando i due beni sono scambiati ai prezzi naturali, Il rapporto fra lavoro contenuto nei due beni
è lo stesso che fra lavoro comandato. Il valore del castoro è sempre uguale a 2 cervi.
• Per il singolo cacciatore è indifferente acquistare cervi sul mercato o cacciarli da solo.
• Se il lavoro comandato fosse diverso dal lavoro contenuto si innescherebbe infatti un processo di
aggiustamento verso l’equivalenza fra i due.

Prezzo di mercato e prezzo naturale


• Il prezzo di mercato di ogni singola merce è regolato dal rapporto fra la quantità che viene
effettivamente portata al mercato e la domanda di coloro che sono disposti a pagare il
prezzo naturale della merce [….] Il prezzo naturale è in un certo senso il prezzo centrale, attorno al
quale i prezzi di tutte le merci gravitano in continuazione […] Ma benché in tal modo il prezzo di
mercato di ogni singola merce graviti continuamente, se così si può dire, verso il prezzo naturale,
pure a volte particolari accidenti, a volte cause naturali e a volte particolari regolamenti di polizia
possono mantenere, per molte merci e per un lungo periodo di tempo, il prezzo di mercato molto
al di sopra del prezzo naturale.

Prezzo di mercato e prezzo naturale


• Ipotizziamo che per un cambio di gusti nel villaggio, la domanda di castori salga e 1 castoro
giunga a valere 3 cervi.
• Il lavoro comandato da un castoro diventa di 3 ore (1 ora x 3 cervi), mentre il suo lavoro
contenuto rimane di 2 ore.
• Poiché il lavoro comandato del castoro è più alto del lavoro contenuto, ogni cacciatore troverà
conveniente dedicarsi alla caccia del castoro e scambiare castori con cervi.
• In 6 ore un cacciatore poteva catturare 3 castori e scambiarne uno con 2 cervi consumando 2
castori + 2 cervi. Ma se adesso un castoro vale 3 cervi, il cacciatore potrà consumare 2 castori + 3
cervi, aumentando di 1 cervo il suo benessere a parità di lavoro.

Il ritorno al prezzo naturale


• Poiché tutti i cacciatori hanno incentivo a cacciare castori piuttosto che cervi, l’offerta di castori
aumenterà facendone abbassare il prezzo di mercato mentre l’offerta di cervi scenderà,
rendendoli più rari e dunque più cari.
• Questa tendenza al riequilibrio cesserà quando il prezzo sarà tornato al suo livello naturale di 1
castoro = 2 cervi.
• Lavoro comandato e lavoro contenuto torneranno a coincidere, il processo di arbitraggio cessa,
si torna in una situazione di indifferenza

Il lavoro contenuto non è modificato perché dipende dalla tecnologia, il lavoro comandato
dipende da domanda e offerta, quindi può modificarsi. Quando prezzo di mercato coincide con
prezzo naturale, il prezzo naturale porta all’uguaglianza tra lavoro contenuto e contenuto.
La quantità di castori e cervi alla fine, quando si raggiunge il nuovo equilibrio, il prezzo ritorna alla
condizione iniziale. Mediamente i lavoratori dedicheranno più tempo a produrre castori anziché
cervi, ma in equilibrio non vi è più un guadagno ricavabile dalla produzione di cervi o di castori.
In equilibrio, il prezzo è determinato solo dalla tecnologia, ossia dalle condizioni di offerta. La
domanda è importante perché determina come si ripartisce il lavoro sociale, quindi quanta offerta
di quel bene è necessaria per raggiungere un equilibrio. La domanda è importante per
determinare le quantità, non i prezzi naturali dei beni, dal passaggio da una qtà ad un’altra qtà,
determina il meccanismo di aggiustamento: finchè l’offerta non si è adeguata alla nuova domanda,
quel prezzo sarà premiante per i produttorifinché i consumatori non sono soddisfatti dei castori
prodotti, il castoro avrà un premio sul cervo. I meccanismi di mercato sono dei segnali che servono
ad orientare l’attività produttiva, dove sta andando la domanda, dove orientare le proprie energie,
ma in equilibrio il prezzo naturale è determinato solo dalle condizioni di produzione, il prezzo
naturale è determinato dalla curva dei costi, che in questo caso significa qtà di lavoro necessarie a
produrre quel bene.

Domanda e offerta
• Un cambiamento dei gusti, ovvero nella domanda dei consumi per i due beni, induce un
cambiamento nei prezzi di mercato.
• Il cambiamento dei prezzi di mercato crea gli incentivi necessari a spingere i cacciatori a produrre
la quantità desiderata dai consumatori.
In modo che l’offerta si adegui alla domanda.
• Quando la quantità domandata dei due beni viene prodotta il prezzo di mercato torna a
convergere verso il prezzo naturale.

Il valore in una società progredita (capitalistica)


In una società progredita, il lavoro non è l’unico fattore di produzione:
• La terra è oggetto di proprietà privata
• I mezzi di produzione appartengono ai capitalisti
Il valore di un bene sarà determinato oltreché dal lavoro contenuto, anche dalla terra e dal
capitale (utilizzato per costruire i fucili da caccia).
• Il lavoro comandato da un bene sarà superiore al lavoro in esso contenuto,
• perché dovrà includere una remunerazione per la terra (rendita) e una per il capitale (profitto).

Quindi il lavoro comandato sarà più alto, perché tiene conto degli altri due fattori produttivi: terra
e capitale.

Il lavoro comandato in una società capitalistica


Assumiamo che la remunerazione del lavoro costituisca i 3/4 del valore di un bene, mentre 1/4
serve a remunerare rendite e profitti
Lavoro comandato dal castoro: X
Lavoro contenuto dal castoro: 2 h = 3/4X
3/4X = 2h
X = 2h * 4/3 = 8h/3 = 2h+2/3h2/3 è ciò che devo pagare al proletario terriero e al capitalistica
che ha fabbricato i fucili
lavoro comandato dal castoro = 2h+2/3h

Il lavoro comandato in una società capitalistica


Lo stesso vale per il lavoro comandato dal cervo
Lavoro comandato dal cervo: Y
Lavoro contenuto dal cervo: 1 h = 3/4Y
3/4Y = 1h
Y = 1h * 4/3 = 4h/3 = 1h+1/3h
lavoro comandato dal cervo = 1h+1/3hnuovo prezzo naturale, più alto in una società capialistica
I prezzi in una società capitalistica
Il lavoro comandato per il cervo e per il castoro è maggiore di quello contenuto, tuttavia il prezzo
relativo fra cervo e castoro rimane lo stesso, questo perché il rapporto tra i lavori comandati dei
due beni è uguale.
(2+2/3): (1+1/3) = 2:1

I prezzi in una società capitalistica


Il lavoro comandato per il cervo e per il castoro è maggiore di quello contenuto, tuttavia il prezzo
relativo fra cervo e castoro rimane lo stesso.

Vizio del modello:


i beni vengono prodotti con la stessa tecnica, questo è vero per cervo e castoro, ma non per la
generalità dei beni, quindi in una società è probabile che due beni vengano prodotti con tecniche
diverse, queste tecniche comportano mix di capitale e terra diversi. Quindi in lav comandato è
superiore a lav contenuto, ma dove abbiamo beni prodotti con tecniche diverse, la quota che va a
capitale e terra sono diverse, quindi le proporzioni tra lav comandato e contenuto non sono più le
stesse. Ecco perché il valore è misurato come valore comandato, ma la causa del valore non è più
lavoro contenuto, ma la somma di salari, profitti e rendite moltiplicati per le qtà di lavoro che
ciascun fattore produttivo impiega teoria del valore: costo di produzione.

Ma si tratta di una eccezione…


Tale risultato è tuttavia condizionato dall’ipotesi cruciale e molto irrealistica che il lavoro
rappresenti una stessa quota dei fattori di produzione totali per entrambi i beni (3/4), ovvero che i
due beni siano prodotti con una tecnica equivalente. Ma se si rimuove questa ipotesi, allora non
solo il lavoro comandato è maggiore del lavoro contenuto, ma i prezzi naturali calcolati secondo il
metodo del lavoro contenuto non corrispondono più a quelli calcolati secondo il lavoro
comandato.

Beni prodotti con quote di lavoro diverse…..


L= 3/4 prezzo per il castoro
L= 3/5 prezzo finale per il cervo
1 castoro comanda 2+2/3 unità di lavoro:
3/4 X = 2 X = 8/3h
1 cervo comanda 1+1/3 unità di lavoro
3/5 Y=1 Y = 5h/3 = 1h+2/3h
1 : 2 ≠ (1+ 2/3):(2 + 2/3)
In sintesi nella società capitalista
- Lavoro comandato > lavoro contenuto
- Tuttavia se la proporzione fra capitale, terra e
lavoro è uguale nelle due merci scambiate il
prezzo relativo è uguale al rapporto tra le
quantità di lavoro
- Ma se tale proporzione, come è probabile, è
diversa nelle diverse merci, allora è chiaro
che il rapporto tra quantità di lavoro e prezzi
relativi non è più omogeneo e la teoria del
valore lavoro contenuto non è più in alcun
modo sostenibile

Teoria del valore costo di produzione


• Smith sostiene dunque che in una società capitalistica il valore di scambio dei beni, determinato
dal rapporto fra i lavori comandati dai due beni, coincide con il costo di produzione, ovvero la
somma di salari, profitti e rendite ai loro saggi di remunerazione normali, moltiplicati per la
quantità di ciascun fattore necessaria a produrre quel bene.
• Il lavoro comandato da un bene sarà equivalente al costo di produzione. Si tratterà di un lavoro
salariato. Il salario unitario diviene, per Smith, la nuova unità di misura.

Quindi il costo di produzione non è più misurabile come qtà di lavoro contenuto, ma vanno
considerate terra e capitale, introducendo la remunerazione di mercato del lavoro, della terra e
del capitale, la quale a sua volta avrà un valore naturale. Nel caso del lavoro è il salario di
sussistenza, nel caso del capitale è il profitto che nasce dalla concorrenza tra capitalisti.
Teoria tale per cui tutti fattori produttivi concorrono alla formazione del costo di produzione e
quindi del prezzo. Tuttavia, rimane fermo il concetto che il valore di scambio è determinato dal
costo di produzione, e la domanda regola la qtà prodotta, ma non il prezzo. Nell’immediato il
prezzo di mercato può cambiare per effetto della domanda. Nel passaggio tra una data qtà offerta
e una nuova qtà offerta trainata dalla domanda, il prezzo momentaneamente aumenta, ma poi il
prezzo sarà determinato dai costi di produzione, se non cambia la tecnologia.
I costi di produzione determinano il prezzo naturale, ovvero il valore di scambio, questo costo di
produzione in una società primitiva è determinato dal lavoro contenuto, in una società
capitalistica è dato da salari, profitti e rendite. Quindi nell’immediato possiamo avere uno
squilibrio nei prezzi, ma il valore non cambia, perchè è dato dal costo di produzione!!

Cosa succede se troviamo una tecnologia migliore per cacciare?


Il tempo per cacciare un castoro si riducesi riduce anche il prezzo del castoro.
In una società capitalistica il lavoro comandato sarà maggiore, deve remunerare i costi di
produzione. I costi di produzione determinano il valore, nel breve e lungo periodo, mentre le
variazioni della domanda fanno oscillare i prezzi di mercato.

La divisione sociale del lavoro


• Se si osserva la condizione del più comune artigiano o lavorante a giornata di un paese civile e
prospero, si noterà che il numero di persone, una parte della cui industria, sebbene piccola, è stata
impiegata nel procurargli questa condizione, va al di la d’ogni possibilità di calcolo. L’abito di lana,
che il lavorante a giornata indossa, per quanto grossolano e ruvido possa
apparire, è ad es. il prodotto del lavoro congiunto di una grande moltitudine
di operai. Il pastore, il selezionatore di lana, il pettinatore o cardatore, il
tintore, il cardatore di grosso, il filatore, il tessitore, il follatore, l’apprettatore
e molti altri devono mettere insieme le loro differenti arti al fine di portare a
termine anche solo questa produzione casalinga. Quanti mercanti e vetturali
devono inoltre essere stati impiegati per trasportare i materiali da qualcuno
di questi operai ad altri che spesso vivono in parti remotissime del paese! In
particolare, quanto commercio e navigazione, quanti costruttori di navi, marinai, velai, cordai,
devono essere stati impiegati al fine di mettere insieme le differenti sostanze usate dal tintore,
spesso provenienti dagli angoli più remoti della terra!

Le origini della divisione del lavoro


• Questa divisione del lavoro, da cui tanti vantaggi sono derivati, non è in origine il risultato di una
intenzione consapevole degli uomini, che preveda la generale prosperità che ne risulta. Si tratta
invece della conseguenza necessaria, per quanto assai lenta e graduale, di una particolare
inclinazione della natura umana che non si preoccupa certo di un’utilità così estesa: l’inclinazione a
trafficare, a barattare e a scambiare una cosa con l’altra. Se poi questa inclinazione sia uno di quei
principi originari della natura umana al di là dei quali non si possono cercare spiegazioni ulteriori, o
se invece, come sembra più probabile, essa non sia la conseguenza necessaria delle facoltà della
ragione e della parola, è un problema che non riguarda questa ricerca. Quest’inclinazione è
comune a tutti gli uomini e non si trova nelle altre razze animali, che sembra ignorino questo come
ogni altro tipo di contratto.

Scambio e natura umana


• Nessuno ha mai visto un cane con un suo simile fare lo scambio deliberato e leale di un osso
contro un altro osso. Nessuno ha mai visto un animale, coi suoi gesti o le sue grida naturali, far
capire a un altro animale: «questo è mio, quello è tuo, io darei volentieri questo in cambio di
quello». Quando un animale ha bisogno di ottenere qualcosa da un uomo o da un altro animale,
non ha altri mezzi di persuasione oltre quello di guadagnarsi il favore di colui di cui ricerca i servizi.
Il cucciolo lecca la madre; lo spaniel tenta con mille scodinzolamenti di attirare l’attenzione del
padrone che sta pranzando per farsi dare da mangiare. Anche l’uomo usa qualche
volta coi suoi simili le stesse arti e, quando non ha altri mezzi per
indurli ad agire secondo i suoi desideri, tenta di ottenere la loro
benevolenza profondendosi in gentilezze servili e striscianti.

Benevolenza, interesse e cooperazione


• Ma l’uomo non ha il tempo per comportarsi così in tutte le circostanze. In una società incivilita
egli ha bisogno in ogni momento della cooperazione e dell’assistenza di moltissima gente, mentre
tutta la vita gli basta appena per assicurarsi l’amicizia di poche persone. In quasi tutte le altre razze
animali l’individuo giunto a maturità è del tutto indipendente, e nel suo stato naturale non ha
bisogno dell’assistenza di altre creature viventi. L’uomo ha invece quasi sempre bisogno dell’aiuto
dei suoi simili e lo aspetterebbe invano dalla sola benevolenza; avrà molta più probabilità di
ottenerlo volgendo a suo favore l’interesse altrui e dimostrando il vantaggio che gli altri
otterrebbero facendo ciò che egli chiede.

Divisione del lavoro, scambio e specializzazione


In una tribù di cacciatori o di pescatori un individuo fa per esempio archi e frecce con più rapidità e
destrezza degli altri, e li dà spesso ai suoi compagni in cambio di selvaggina o bestiame. Alla fine si
accorgerà che in questo modo può avere più bestiame e selvaggina di quanto ne avrebbe se fosse
andato a caccia di persona, sicché in base al semplice interesse egoistico la fabbricazione di armi e
frecce si trasformerà nella sua occupazione principale ed egli diventerà una specie di armaiolo.
Un altro è il migliore nel fabbricare le strutture e le coperture delle loro piccole capanne o
abitazioni mobili; si abitua a rendersi utile in questo modo ai suoi vicini, che dal canto loro lo
ricambiano con bestiame e selvaggina, cosicché alla fine trova il suo interesse nel dedicarsi
completamente a questa occupazione, ed eccolo diventato una specie di carpentiere edile.

Specializzazione, scambio e sovrappiù


• Allo stesso modo un terzo diventa fabbro o calderaio, un quarto conciatore di cuoi o pelli,
elemento principale dell’abbigliamento dei selvaggi.
• La certezza di avere la possibilità di scambiare tutto il sovrappiù del prodotto del proprio lavoro
che supera il consumo, col sovrappiù del prodotto del lavoro degli altri uomini di cui si ha bisogno,
incoraggia ogni uomo a dedicarsi a una occupazione particolare, coltivando e portando alla
perfezione il talento o l’inclinazione che si trova ad avere per un tipo particolare di attività

Talenti naturali e istruzione


• La differenza tra i talenti naturali degli uomini è in effetti molto minore di quel che si pensa; e, in
molti casi, le diversissime inclinazioni che sembrano distinguere in età matura uomini di diverse
professioni sono piuttosto effetto che causa della divisione del lavoro.

• La differenza tra due personaggi tanto diversi come un filosofo e un volgare facchino di strada,
per esempio, sembra derivi non tanto dalla natura quanto dall’abitudine, dal costume e
dall’istruzione. Quando vennero al mondo, e fino a sei o otto anni, potevano anche
somigliarsi molto e magari i genitori e i compagni di gioco non sarebbero stati capaci di notare
nessuna differenza significativa.

Talenti, specializzazione divisione del lavoro


• Ma a questa età, o poco dopo, vengono indirizzati a occupazioni molto diverse, sicché da allora
comincia a essere avvertita una differenza di talenti che cresce a poco a poco fino a che la vanità
del filosofo giunge a non riconoscere più quasi nessuna somiglianza. Ma senza la disposizione a
trafficare, barattare e scambiare, ogni uomo avrebbe dovuto procurarsi da solo tutte le cose
necessarie e comode della vita di cui ha bisogno; tutti avrebbero avuto le stesse funzioni da
svolgere e lo stesso lavoro da fare e non sarebbe stata possibile la varietà di occupazioni che sola
dà origine alle differenze di talenti.

Riformismo illuminato e analisi economica in Italia


Negli anni di Smith in Italia nascono due gruppi di illuminismo: il gruppo napoletano e quello
milanese. Due scuole principali:
 scuola napoletana Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, Gaetano Filangieri e Giuseppe
Palmieri.
 La scuola milanese: cesare beccaria, pietro verri, Alessandro verri

Ferdinando Galiani
– Della moneta (1751); Dialogo sul commercio dei grani (1770)
– Seguace di Vico: antirazionalista, maestro di pensiero critico
– Comportamenti individuali e progressive generalizzazioni (ceteris paribus)
– Teoria del valore soggettiva: utilità e rarità: “proporzione tra la quantità delle cose e l’uso che ne
viene fatto” (Galiani, 1769)
– La rarità dipende a sua volta dalla “fatica” ovvero dal lavoro necessario.
– Teoria quantitativa della moneta, domanda e offerta, moneta riserva di valore
Teoria del valore più soggettiva rispetto a Smith, teoria dell’utilità: idea che il valore dipende
dall’utilità e dalla rarità. Il valore dipende dalla proporzione delle cose e dall’uso che ne viene
fatto. Ciò che da valore non è il lavoro in sé, ma piuttosto la rarità rispetto alla domanda.
Galiani è un teorico della teoria quantitativa della moneta. Ritiene che la moneta non sia solo un
mezzo di scambio, ma anche una riserva di valore.

Antonio Genovesi
• Prima cattedra di economia politica in Europa (1754)
• 1757 Elementi di commercio
• 1765-1770 Lezioni di economia civile
• 1766 Logica e Diceosina o sia della filosofia del giusto e dell’onesto
• 1777 traduce Esprit des lois di Montesquieu

L’economia civile
• Rifiuta la lezione di Thomas Hobbes. Non homo homini lupus che ripropone come homo homini
natura amicus.
• “Forza diffusiva” e “forza concentrativa”
• Mercato e “incivilimento”
• Non c’è contrasto tra interesse individuale e felicità pubblica
• Importanza della fiducia per il mercato

Antropologia diversa da quella di hobbes. Homo homini natura amicus: l’uomo è naturalmente
amico dell’uomo.
Forza concertativa: forza che tende a concentrare l’attenzione sui nostri bisogni
Forza diffusiva ci spinge a ricercare la relazione con gli altri.
Lo stato deve favorire le forze diffusive e tenere a bada le forze concentrative.
Il mercato aiuta l’incivilimentoconcetto che riprende dall’umanesimo italiano. La ricchezza è
cosa buona che porta alla civiltà, motore di ordinamenti che rispettano la dignità dei diritti della
persona.
Non vi è un contrasto tra la felicità pubblica e l’interesse individuale. Per genovese vi è una spinta
positiva verso gli altri, l’interesse individuale si accompagna ad una capacità di vivere in società
che lo rende accettabile e che promuove la felicità pubblica (anticipazione di economia del
benessere).

Mercato e “incivilimento”
• Il mercato è fonte di civiltà.
• La riflessione di Genovesi rappresenta l’approdo moderno della tradizione classica e cristiana
delle virtù civili e del bene comune che, pur cogliendo lo spirito e le novità del suo tempo, tendeva
a leggere le dinamiche economiche all’interno della vita civile.
• «in natura queste parole giusto, onesto, virtù, utile, interesse non si possono se non
isolatamente disgiungere»

Il mercato per funzionare ha bisogno di fiducia: favorisce lo scambio e il superamento di


asimmetrie informative.
Per gli illuministi italiani, un governo che vuole favorire l’incivilimento e la crescita del mercato,
non deve dare solo incentivi, ma anche premi in modo da stimolare comportamenti virtuosi.
Processo di coevoluzione tra mercato e società che devono andare di pari passo, cooperazione
intenzionale.

Mercato e fiducia
• Come per i francescani del Tre-Quattrocento, il mercato è per Genovesi una faccenda di fides
• Il discepolo Filangeri ci ricorda che per Genovesi la fiducia «è l’anima del commercio, […] senza di
essa tutte le parti che compongono il suo edificio, crollano da sé medesime»

Felicità e interesse: idea di legame sociale forte, qualcuno non si può arricchire se la sua città sta
andando a rotoli, idea di condivisone.

La scuola milanese
• Cesare Beccaria (1738-1794)
• Pietro Verri (1728-1797)
• Alessandro Verri (1741 –1816)
• I fratelli Verri fondano la rivista Il Caffè
• Esce tra il 1764 e il 1766. Furono realizzati complessivamente 74 numeri, che trattavano di “cose
varie, cose disparatissime, cose inedite, cose fatte da diversi autori, cose tutte dirette alla pubblica
utilità”. (Verri)

Verri e l’illuminismo sensista


Sensismo filosofia secondo la quale il mondo esterno si conosce solo grazie alle nostre sensazioni.
Vicinanza con adam smith
La ricchezza dev’essere diffusa affinché si possa parlare di sviluppo economico, la società acquista
dinamismo.

Pietro Verri (1728-1797)


• Pietro Verri propugna una visione economica tardo mercantilista
• «ogni vantaggio d’una nazione nel commercio porta un danno all’altra nazione»
• La riflessione sul lusso – una posizione ambivalente
• Elogio del lavoro
• Richiamo alla felicità pubblica collegata al tema dell’eguaglianza

Meditazioni sulla felicità


La felicità pubblica è la somma delle felicità individuali
Critica ai fisiocratici e a smith: non è vero che solo il lavoro agricolo è produttivo e gli artigiani sono
sterili, anzi molte città prosperano del prodotto degli artigiani.
D’accordo con il libero scambio proposto dai fisiocratici

Le Meditazioni sulla economia politica 1771


• Anticipa la legge di Say e abbozza un modello di equilibrio macroeconomico
• Critica i fisiocratici: – la fonte principale della ricchezza è il lavoro manifatturiero: «Delle intere
città e degli stati interi campano non d’altro che del prodotto di questa fecondissima classe
sterile»
• Favorevole al laissez-faire «A me pare che sia interesse del sovrano di lasciare ai cittadini la
maggior possibile libertà, e toglier loro quella sola porzione di naturale indipendenza che è
necessaria a conservare o migliorare l’attuale forma di governo»
Cesare Beccaria (1738-1794)
Elementi di economia pubblica (1769)
• Fortemente influenzati dalla riflessione fisiocratica
• Vede l’economia come un flusso circolare.
• Identità tra prodotto, reddito e spesa totale.
• Anticipa la divisione del lavoro proposta da Smith
• “ciascuno prova coll’esperienza, che applicando la mano e l’ingegno sempre allo stesso genere di
opera e di prodotti, egli più facili, più abbondanti e migliori ne trova i risultati, di quello che se
ciascuno isolatamente le cose tutte a se necessarie facesse soltanto”

Fondatore del diritto moderno, è anche un economista


Importanza della divisione del lavoro
L’economia è un flusso circolare di reddito, produzione, spesa.
Sostiene l’importanza che i fisiocratici chiamavano la grande cultura grande azienda capitalista
nel settore agricolo, al fine di creare un surplus da investire in altre attività.
Una crescita demografica, mercantilisticamente, aumenta l’offerta di lavoro

Sovrappiù agricolo e sviluppo


• Sostiene la “Grande” vs “piccola” coltura: capitalismo agrario
• I paesi che hanno un’agricoltura progredita sona anche quelli che hanno una manifattura più
progredita (Inghilterra)
• Equilibrio fra città e campagna, popolazione e sussistenze
• A differenza di Malthus, Beccaria è favorevole alla crescita demografica grazie a un forte
impegno statale a garantire una politica sanitaria, incoraggiamento dei matrimoni.

Smith e il pensiero riformista


• Adam Smith: Liberismo economico e liberalismo politico.
• Non è un rivoluzionario alla Rousseau, diffida del razionalismo estremo e dei progetti di
palingenesi.
• Smith viene visto come un progressista, riformatore, fautore del superamento di ogni residuo di
feudalesimo, dell’elevazione materiale e morale delle classi lavoratrici
• favorevole all’indipendenza delle colonie americane, ostile a tutte le concentrazioni di potere e
alla schiavitù.
• Thomas Paine (1737-1809), Mary Wollestonecraft (1759- 1797), Marie-Jean-Antoine-Nicolas de
Caritat Marchese di Condorcet (1743-1794), lo interpretano in questo modo.
• Emma Rotschild (1992; 2001) riscopre questo Smith

Il pensiero post smithiano: riformismo, rivoluzione


Rivoluzione francese: ribaltamento violento e radicale dell’ordine finora stabilito. Segna un
periodo di inizio delle guerre, le cd guerre rivoluzionarie e poi quelle napoleoniche.
Divisione tra libertà economica (affermata) e libertà politica (negata).
La visione dell’economia cambia: si ritiene che la natura umana sia violenta e conflittuale, e per
questo deve ‘essere contenuta.

Ottimismo post-smithiano
• Marie-Jean-Antoine-Nicolas de Caritat Marchese di Condorcet (1743-1794)
• William Godwin (1756-1836): libertario, istituzioni, benevolenza, eguaglianza. Compagno di Mary
Wollenstonecraft
• Redistribuzione del reddito apre possibilità di sviluppo economico e sociale.
• “Quando i giusti ragionamenti e le verità sono comunicati adeguatamente, essi sconfiggono
sempre l’errore; la verità è onnipotente; i vizi e le debolezze morali dell’uomo non sono invincibili,
l’uomo è perfettibile, ossia, in altre parole, è suscettibile di un perpetuo miglioramento”, W.
Godwin
La svolta del 1879
• La rivoluzione francese e ancor più la sua degenerazione nel periodo del “terrore” (1793-1794)
segnano la fine del riformismo.
• Guerre rivoluzionarie e poi Napoleoniche
• Restaurazione successiva con Napoleone sul piano culturale e politico
• Dugald Stewart (1753-1858) e Jean Baptiste Say (1767-1832): reinterpretazione conservatrice di
Smith liberismo economico e liberismo politico vengono divisi

Thomas Malthus (1766-1834)


• Nasce da Daniel Malthus (1730-1800), amico di William Godwin e vicino alle sue idee. Studia al
Jesus College di Cambridge ed entra nella chiesa anglicana
• Insegna storia ed economia politica all’East India College, usando la Ricchezza delle Nazioni
• Nel 1798 pubblica la prima versione del Saggio sul Principio di Popolazione che ha subito un
grande successo
• Nel 1803 pubblica la seconda versione, molto più ampia e meno felice. Altre 4 edizioni sempre
più ampie.
• 1815: On Rent
• 1836: Principles of political economy considered with a view to their practical application

Il grande errore di Godwin sta nell’attribuire alle istituzioni umane la responsabilità di quasi tutti i
vizi e le miserie esistenti nella società civile. Gli ordinamenti politici e gli istituti tradizionali della
proprietà, sono le sorgenti feconde di tutti i mali, i focolari di tutti i delitti che degradano
l’umanità…ma la verità è che, sebbene le istituzioni umane possono sembrare le cause ovvie e
importune di tanti mali dell’umanità, esse sono invece lievi e superficiali, sono semplici piume che
galleggiano sulla superficie, a paragone di quelle più profonde che inquinano le fonti e rendono
torbido tutto il corso della vita umana”, Malthus

• Essay on the principle of population (1798)


• Popolazione cresce in proporzione geometrica (1, 2, 4, 8, 16, 32)
• la produzione di beni alimentari in proporzione aritmetica (1, 2, 3, 4, 5, 6):
• crescente sproporzione (1:1; 2:2; 4:3; 8:4; 16:5; 32:6).
• Freni repressivi e freni preventivi

La legge di popolazione
“Affermo che il potere di popolazione è infinitamente maggiore del potere che ha la terra di
produrre sussistenza per l’uomo. La popolazione, quando non è frenata, aumenta in progressione
geometrica. La sussistenza aumenta soltanto in progressione aritmetica. Una conoscenza anche
superficiale dei numeri mostrerà l’enormità del primo potere con il secondo”

Le correnti che inquinano le fonti sono gli istinti della persona umana
Istinto riproduttivo, Malthus incoraggia la riproduzione
La crescita e il benessere liberano gli istinti, quegli istinti che portano a procreare e far crescere la
popolazione, la popolazione cresce di più della disponibilità delle risorse. La popolazione cresce in
proporzione geometrica, le risorse crescono in proporzione aritmetica.
Trappola malthusiana:
freni repressivi:
della naturapandemie e carestie
degli uominiguerre
Per evitare i fini repressivi, Malthus proporne di ritardare l’età del matrimonio.
Visione gloomy della società, che fa da sfondo alla sua riflessione economica: perché dare un
aumento agli operai se poi i lavoratori si moltiplicheranno e creeranno le basi della loro povertà,
diminuendo ulteriormente il loro salario. Quindi ogni aumento di salario è vano, perché la legge di
popolazione porterà i lavoratori a moltiplicarsi e ridurre il salarioLegge bronzea del salario di
sussistenza.
Per Malthus è la pressione dei lavoratori sul mercato del lavoro a far si che il salario possa
scendere o salire. Se il salario sale, i lavoratori fanno figli, il salario scende. Quindi il salario di
sussistenza non può essere modificato, contrariamente a ciò che riteneva Smith.
Se la popolazione aumenta il salario reale diminuisce, la povertà riduce la natalità e i matrimoni
finché non si ritorna al salario di sussistenza. Qui il salario è dato da fondo salari/n lavoratori.
Non c’è spazio per una crescita del salario e per una politica redistributiva da parte dello stato,
come le poor lawsportano ad un aumento delle nascite.
Paura della crescita di una massa die poveri.
Malthus è contro gli alti salari richiesti dai sindacati (trade unions), contro le poor laws.
La teoria del fondo salari da vita alla legge ferrea del salario di sussistenzanon ci sono deroghe al
salario di sussistenza.

Legge dei rendimenti decrescenti in agricoltura


• An inquiry into the Nature and Progress of Rent (1815)
• Anche nel caso in cui si mettesse a profitto adeguatamente e continuativamente tutte le capacità
del suolo, le aggiunte alla produzione diverrebbero costantemente decrescenti, a prescindere da
nuove invenzioni, sino ad un momento, non molto lontano nel tempo, in cui gli sforzi di ogni
lavoratore non saranno neppure sufficienti a procurargli la sola sussistenza, (Malthus, Principles of
Political Economy, 1830)
• La crescita è limitata, vincolata dal lato dell’offerta: legge di natura che determina quantità di
risorse disponibili, quantità di lavoro impiegabile e salario reale.

Il dibattito sugli alti salari e le poor laws Per Smith, il salario di sussistenza dipende dalla scarsa
forza contrattuale dei lavoratori. Fondo salari: K/w = L Malthus: Legge “ferrea” o “bronzea” del
salario di sussistenza: - principio maltusiano: se popolazione aumenta il salario reale diminuisce,
povertà riduce natalità e matrimoni finché non si torna al salario di sussistenza.
- Contro le Poor Laws: necessità della miseria per evitare crescita della popolazione: la miseria è
frutto della scarsità naturale.
1834: abolizione delle Poor Laws

Visione negativa di Malthus si aggancia alla legge dei rendimenti decrescenti in agricoltura
Il rendimento agricolo oltre ad un certo livello decresce, perché la terra offre rendimenti
decrescenti, alla fine avremo un lavoratore marginale che scopre che il frutto del suo lavoro non
ripaga il suo salario di sussistenza Trappola malthusiana.
La scienza di malthus è una scienza triste che non da speranze alle fasce più basse, il progresso
economico è destinato a pochi.

Karl marx chiama gli economisti che vanno da Smith a ricardo gli economisti classici, perché
rispecchiano il punto di vista della borghesia, classe che andava via via affermandosi.
Ricardo è colui che rappresenta gli ideali e la visione borghese

Il contesto storico
• Guerre napoleoniche (1793-1815)
• Emissione di debito e aumento circolazione della moneta, svalutazione della moneta
• Chiusura delle frontiere rafforza i proprietari terrieri: il prezzo del grano sale, aumentano i salari
monetari
• Danno per gli interessi commerciali e manifatturieri dell’Inghilterra: riduzione di profitti ed
esportazioni.
• Esplode la rivoluzione industriale. La meccanizzazione dell’industria è diventata ormai un
fenomeno sotto gli occhi di tutti.
• L’Inghilterra deve decidere che strada prendere: garantire gli interessi terrieri o favorire quelli
manifatturieri

La produttività del settore manifatturiero aumentaforte domanda di lavoro nelle


cittàaumenta la domanda di grano.
Dibattito alla fine della guerra: interessi forti dei proprietari terrieri che resistono al libero
commercio di grano, mentre i borghesi vogliono il libero commercio del grano e l’abolizione dei
dazi.

David Ricardo
1772: nasce a Londra, da un agente di Borsa di origini ebraiche e si impegna con successo nella
stessa attività
• 1809: The price of Gold
• 1810: The high price of Bullion
• 1815: Essay on the influence of a low price of corn on the profit of stock
• 1816: Plan for an economical and secure currency
• 1817: Principles of Political Economy and Taxation
• 1819: Siede in Parlamento nella House of Commons
• 1819: II ed. • 1821: III ed.
• 1823: Plan for the establishment of a National Bank
• 1951: Edizione critica Opere di Ricardo, curata da Piero Sraffa e poi da Maurice Dobb.

Un’analisi per la politica economica


Problemi più scottanti del suo tempo:
• tariffe sul grano che ne mantenevano artificialmente alto il prezzo, aumentando le rendite
• Protezionismo e limitazione ai commerci
• Poor Laws
• Condizione operaia, Trade Unions e movimento luddista
• Ruolo delle banche nell’emissione di moneta

Finalità della Scienza Economica


• Obiettivo della Scienza Economica è per Ricardo spiegare le forze che determinano la
distribuzione del reddito fra le classi sociali: capitalisti, lavoratori, proprietari terrieri
• Dalla distribuzione del reddito, e in particolar modo dal saggio di profitto, dipende il tasso di
accumulazione del capitale e dunque la crescita della ricchezza.
• Adam Smith aveva trattato in modo confuso la distribuzione del reddito (in particolare rendite e
profitti), senza chiarire le determinanti delle varie quote distributive e sommandole come variabili
indipendenti le une dalle altre.

Tema dei dazi doganali e dell’alto prezzo del grano. Gli economisti vicini ai proprietari terrieri
sostengono che i dazi non danneggiano l’economia inglese. Argomentazione: è uno sviluppo del
valore-costo di produzione di smith. Il valore di ogni bene è dato dal costo di produzione, il costo
di produzione è dato da tre componenti: profitto, rendita, salario. Il prezzo di un bene dipende
quindi dalle 3 componenti. Se rendita e salarli crescono perché il grano è caro, non c’è motivo per
cui assumere che anche i profitti debbano scendere, perché il valore dei beni che i capitalisti
manifatturieri vendono incorpora il maggiore valore che è incluso nei salari.
Sulla base della teoria del valore costo di produzione di Smith, dato che il valore di un bene
dipende dalla somma di salari, profitti, rendite, allora se aumentano i salari, il prezzo di vendita
aumenta. La maggior inflazione portata sui salari dall’aumento del prezzo del grano si traslerà sui
consumatori.
Ricardo sostiene il contrario. Inoltre, egli sostiene l’idea che in natura vi sono rendimenti
decrescenti, essi fanno si che più si produce grano, più aumenta il costo di produzione e questo
porta dei problemi all’economia.
Se non si ha più a disposizione grano da importare dall’estero a basso prezzo, quella qtà di
produzione non può più essere effettuata, dovrò produrre internamente di più per consumare di
più, producendo di più se ho rendimenti decrescenti ho aumento dei costi.

Metodo di ricardo
Si occupa dei problemi del suo tempo
L’obiettivo della scienza economica è spiegare la produzione e la distribuzione del reddito tra le
classi sociali. Affinché la società prosperi e cresca, i capitalisti devono vivere di profitto, una
riduzione dei profitti riduce la crescita.
Esiste un legame stretto tra distribuzione del reddito e produzione.
Il tasso di accumulazione dipende dai profitti.
Il prodotto dell’economista è un modello che serve a capire la realtà

“Ricardian Vice”
• Smith usa un metodo logico-deduttivo, contestualizzato: l’analisi storico istituzionale e
l’attenzione al contesto specifico, politica economica come arte più che come scienza
• Ricardo adotta un approccio decisamente più teorico e deduttivo, nel quale egli assume una
serie di ipotesi e ne deduce prescrizioni di politica economica, senza significative
contestualizzazioni.
• Schumpeter, History of economic analysis, 1954

Vizio di ricardo è che i suoi modelli non contestualizzano l’analisi economica, non prevede passaggi
intermedi, va considerato che la realtà è più complessa.
Usa la teoria per rispondere a problemi pratici.
Prende le distanze da Smith perché lo ritiene confuso.

Il problema della rendita


• Sulla base della teoria smithiana veniva allora sostenuto che un aumento della rendita si sarebbe
tradotto in un aumento dei prezzi del grano e dei salari monetari, ma non in una riduzione dei
profitti.
• 1815: Robert Torrens, Edward West, Thomas R. Malthus, David Ricardo cercano di dimostrare
che l’alto prezzo del grano, dovuto alle tariffe sul grano provoca un aumento della rendita a
scapito dei profitti e dunque della crescita.

Alcune definizioni
Capitale: sementi + salari anticipati per sostentare i lavoratori durante il ciclo produttivo
Surplus: qtà di prodotto che avanza una volta pagati i salari e ricostruite le sementi
Rendite: qtà di prodotto pagato dagli agricoltori ai proprietari terrieri in cambi della possibilità di
coltivare i loro terreni.
Prodotti: qtà di prodotto pagato dagli agricoltori ai proprietari terrieri in cambio della possibilità di
coltivare i loro terreni.
Profitti: qtà di prodotto che rimane agli agricoltori una volta pagati salari, sementi e rendite
Saggio di profitto: rapporto fra profitti e capitale investito

Il capitalista in questione è un capitalista agrario, è un fittavolo che lavora la terra di un altro, si


avvale di lavoratori salariati sotto la sua direzione
Profitto= surplus-rendita

Alcune ipotesi
• Salari, profitti e rendite siano pagati solo in grano.
• La terra marginale non paga rendita (il suo costo opportunità è zero). Il prodotto che si genera
sulla terra marginale determina il saggio di profitto.
• Concorrenza fra agricoltori spinge ad offrire una rendita più elevata ai proprietari per avere la
terra più fertile fino a che il loro profitto (al netto della rendita) coincide con quello che avrebbero
sulla terra marginale.
• Il tasso di profitto determinato sulla terra marginale diviene il tasso di profitto accettato da tutti
gli agricoltori.

Modello granotutto ciò che si produce e consuma è espresso in grano, anche le rendite sono in
grano
Terra marginale= ultima terra messa a coltura, è la meno fertile. Essa non paga alcuna rendita, il
proprietario la da in coltura gratuitamente, dato che non ha usi alternativi, così facendo risparmia
sui costi di manutenzione della terra. Dato che non si deve pagare la rendita sulla terra marginale,
tutto il surplus si traduce in profitto.
I capitalisti sono in concorrenza fra di loro per ottenere la terra più fertile, competizione dura
fintato che si raggiunge un equilibrio tale per cui il tasso di profitto è pari a quello che si ottiene
sulla terra marginale. Si arriva quindi ad un saggio di profitto unico pari a quello sulla terra
marginale.
Idea di rendimenti crescenti della terra, come in Malthus.

Spiegazione schema teoria della rendita distribuzione del reddito


Asse y prodotto, asse x capitale investito
Ogni volta che voglio aumentare la produzione devo aumentare il capitale investito. Unità
successive di terreno richiedono unità aggiuntive di capitale.
Ipotizziamo di coltivare la terra più fertile, l’affitto di tale terra è zero, no rendita, allora ho capitale
investito =monte salari=salari pagati ai lavoratori che coltivano la terra. Una volta pagato il salario,
il resto se lo intasca il capitalista.
Ammettiamo che la crescita della popolazione richiede più granoestendere la coltivazione a più
terre che avranno una produttività minore, decrescente. Ora i salari sono sempre gli stessi, di
sussistenza, ma il prodotto che il capitale investito frutta è più basso perché la terra è meno fertile.
Se l’imprenditore deve decidere dove coltivare, sceglierà la terra di prima, quella più fertile,
perché offre un prodotto più alto. Questa volontà a pagare del capitalista lo porta ad offrire al
proprietario della terra A, che prima non guadagnava niente (perché non richiedeva alcuna
rendita), un corrispettivo. Il proprietario della terra A ottiene quindi una rendita.
I capitalisti smettono di farsi concorrenza per ottenere la terra A quando la rendita pagata al
proprietario di A sarà tale da uguagliare il profitto sulle due terre (A e B). i profitti decrescono
perché bisogna remunerare la rendita
L’arbitraggio porta il saggio di profitto a scendere su tutte le terre e capitali investiti, per la legge
del profitto unico.
Conflitto tra proprietari terrieri e capitalisti.

Al diminuire della fertilità, il costo di produzione aumenta ed aumenta la rendita.


Se imponiamo un dazio sul grano, il prezzo del grano aumenta, la rendita aumenta, il profitto
diminuisce.
In un regime di libero scambio, l’unica terra che può rimanere in coltura è la terra A, le altre sono
antieconomiche ed escono dal mercato. il dazio sul grano non influenza solo il livello della
produzione nazionale, ma anche la distribuzione del reddito ed i costi di produzione.
Legge di mercato basata sulla concorrenza (saggio di profitto unico e prezzo unico) che schiaccia i
profitti dei capitalistici e premia i proprietari terrieri. Aumentando il prezzo del grano, il reddito
viene distribuito ai proprietari terrieri.
Il modello mette in luce un legame tra commercio internazionale-distribuzione reddito interno.

La rendita è causata del prezzo, a fronte di una politica di liberalizzazione che riduce il prezzo, si
riduce anche la rendita. Dove le rendite sono elevate, l’economia è poco dinamica.

Riascolta margine intensivo estensivo

E’ il prezzo che determina la rendita e non viceversa


• Se il prezzo di mercato, determinato dalla domanda, è 5£ solo la terra A verrà coltivata, perché è
l’unica in cui è possibile recuperare i costi. Tutto il surplus si trasforma in profitto. In questo caso la
rendita è 0.
• Se il prezzo di mercato è 5,8£, anche la terra B verrà coltivata e il tasso di profitto si stabilisce
sulla terra B determinando la rendita
• Se il prezzo di mercato è 9£, anche la terra C può essere posta in produzione recuperando i costi.
Il surplus sulla terra C determina il tasso di profitto uniforme. La rendita aumenta in A e fa la sua
comparsa anche in B. Effetti di un dazio sul grano
• Ammettiamo che il prezzo del grano francese sia di 5£.
• In una situazione di libero commercio nessuno in Inghilterra avrà interesse a coltivare le terre di
qualità B e C, dove il grano ha un costo più alto. Per questo la rendita sulle terre inglesi sarà nulla o
molto bassa.
• Se si impone un dazio di 4£ ogni sacco di grano allora il prezzo all’importazione diventa per gli
inglesi di 9£.
• A quel punto sarà conveniente per gli inglesi mettere a coltura anche le terre B e C. La rendita, di
conseguenza, salirà in Inghilterra e il tasso di profitto si ridurrà fino a scomparire

Quindi il modello della rendita è importante perché è un modello di determinazione della


distribuzione del reddito ed è un modello di crescita, perché ci dice quale sarà il livello dei profitti,
e noi sappiamo che la crescita è determinata dai profitti.
È un modello di determinazione dei prezzi agricoli: a seconda di come saranno i prezzi, la rendita
sarà un quota del reddito totale e determinerà, per differenza i profitti.
Quindi il modello di ricardo è un modello di determinazione dei costi di produzione, questi costi
risultano più o meno compatibili con i prezzi a seconda di quello che è il prezzo del grano
prevalente sul mercato. dato che il prezzo del grano dipende da ciò che scende nei mercati
internazionali, una chiusura di tali mercati provoca un rialzo sul prezzo che rende compatibile con
le condizioni di produzione anche terre che hanno un coto di produzione elevato: se il prezzo è
elevato, si produce su terre poco fertili, ma questo ha conseguenze anche per la rendita, profitto e
tasso di crescita dell’economia.
Questo modello rafforza la convinzione che l’economia è una scienza triste perché fa delle
previsioni infauste sulla crescita dell’economia, derivanti dalla riduzione del saggio di profitto.
Inoltre, secondo ricorda l’economia è una scienza che fornisce delle soluzioni eliminare dazi per
favorire afflusso di grano a basso prezzo e dunque eliminare incentivi eccesivi alle rendite. Avere
più grano, a basso prezzo, producendolo in misura limitata, liberando lavoratori per altre attività,
in particolare per quelle industriali. Si parla quindi di un modello macroeconomico che determina
un risultato generale per il sistema economico.

Tra le varie ipotesi alla base del modello è che tutti i prezzi e flussi sono espressi in grano: ipotesi
molto restrittiva. Ricardo opera così perché non ha elaborato ancora una teoria dei prezzi, utile
per misurare la distribuzione del prodotto e il relativo valore di scambio.
Ricardo torna sulla teoria del valore e lo fa cercando una teoria che non dipenda da valutazioni
individuali e che sia basata sulle difficoltà di produzione.

La ricerca di una teoria del valore “oggettiva”


• Per Ricardo è necessario trovare una teoria oggettiva del valore, basata sulle “difficoltà di
produzione” e che sia neutrale rispetto alla distribuzione del reddito.
Per Ricardo tutto è riproducibile: tanto più è costoso riprodurre un bene, tanto più sarà alto il suo
valore. Non vi è il concetto di scarsità assoluta, tranne che in caso della terra.
Bisogna concentrarsi sulle difficoltà di produzione.
-Dato che con i prezzi vogliamo misurare non solo il volume tot della produzione, ma anche la
distribuzione del reddito, necessitiamo di un’unità di misura invariabile rispetto alla distribuzione
del reddito.
• Come per Smith, la domanda non può entrare nella determinazione del valore, ma solo le
condizioni di offerta. La domanda incide invece sul prezzo di mercato e sulla quantità prodotta.
• Ma Ricardo ritiene che Smith non sia stato del tutto coerente e che le sue contraddizioni creino
confusione nell’analisi e nelle scelte di politica economica. Smith fa dipendere il valore dal costo di
produzione in termini monetari (=somma di rendite, profitti e salari). Il modello non funziona
perché i salari dipendono dai prezzi e i prezzi dipendono dai salari, profitti e rendite.

La critica di Ricardo alla teoria del valore costo di produzione


• La teoria del costo di produzione somma il prezzo di terra, lavoro e capitale assumendo che
questi siano indipendenti fra di loro. Un aumento delle rendite o dei salari non dovrebbe
comportare alcuna riduzione dei profitti.
• Ricardo vuole dimostrare che il saggio di profitto è inversamente correlato a salari e rendite
(teoria della rendita).
• Il saggio di profitto è una variabile che non può rimanere indeterminata. La centralità del saggio
di profitto
• Il saggio di profitto serve a determinare il tasso di crescita degli investimenti e, dunque, il tasso di
crescita del sistema economico
• Il saggio di profitto è l’indicatore che spinge i capitalisti a spostare i loro capitali (e dunque i
lavoratori) in quei settori in cui il saggio di profitto è più elevato. Si tratta dei settori dove la
domanda cresce di più, perché la società desidera consumare di più. In questo modo l’offerta si
adegua alla domanda.
• Per questo il saggio di profitto tende verso un unico livello. Da qui la necessità di una precisa
teoria del valore.

La critica al costo di produzione


• I prezzi servono a Ricardo per misurare il valore del prodotto e la distribuzione del reddito, una
volta abbandonato il modello Grano (vedi).
• Secondo Ricardo la teoria del costo di produzione comporta un ragionamento circolare che ne
inficia la validità: se i prezzi dipendono dal costo di produzione e il costo di produzione dipende dai
prezzi di terra, capitale e lavoro, allora non si ha alcuna unità di misura stabile del valore.
• Il valore del prodotto nazionale e la sua distribuzione non possono essere misurati

Occorre avere una misura oggettiva: ci serve sapere quanto la società sta investendo in termini di
risorse reali per la produzione di un bene, come si definisce la divisone sociale del lavoro.
La nostra società oggi si basa solo su prezzi, su valori monetari

Critica al lavoro comandato


• Neppure il lavoro comandato può essere una misura adeguata del valore (come per Smith)
perché dipende anch’esso dai salari, ovvero dalla distribuzione del reddito.
• Quando il livello dei salari cambia non solo relativo il valore dei beni, ma anche la quantità di
lavoro che ogni bene può acquistare.

Ricordiamo che il lavoro comandato è la qtà di lavoro che può essere ottenuta in cambio di una
merce. In una società primitiva lavoro comandato e contenuto coincidono, in una società avanzato
lavoro comandato>lavoro contenuto.
Salario, valore e costo di produzione
Assumiamo un salario orario di 10 euro
Merce A = 10Lx10 euro + K 100 euro (10h di lavoro * 10 euro salario/h + un capitale di 10 euro)
Merce B = 10Lx10 euro + K 200 euro

Prezzo A = 200/300 B
A = 0,66 B
Assumiamo che il salario orario diventi di 20 euro
Merce A = 10hLx20 euro + K 100 euro =200+100
Merce B = 10Lx20 euro + K 200 euro = 200+200
Prezzo A = 300/400 B
A = 0,75 B

Quindi i prezzi dei beni A e B variano al variare del salario.


Un cambiamento nella distribuzione del reddito porta ad un cambiamento nel prezzo dei due
beni per ricardo ciò è un problema

Commento: la teoria del lavoro comandato in una società capitalistica, non funziona come misura
invariabile del lavoro.
Critica di ricardo

I requisiti di una teoria del valore per Ricardo


• Occorre una unità invariabile del valore per misurare il valore del prodotto nazionale e della
distribuzione del reddito in modo inequivocabile.
• Il prezzo dei beni (il loro valore di scambio) non deve cambiare al variare della distribuzione del
reddito.
• La maggior parte dei beni sono riproducibili.
• Il prezzo di mercato dipende da domanda e offerta, ma il valore deve dipendere da fattori
oggettivi, le “difficoltà di produzione” ovvero dalla tecnologia.
• Per Ricardo la teoria del valore deve anche a spiegare perché cambiano i prezzi relativi nel corso
del tempo: se il prezzo del castoro passa da 2 a 3 cervi, niente ci dice se è aumentato il costo di
produzione del primo o è diminuito quello del secondo: occorre una misura invariabile del valore.
A ricardo interessa come varano i prezzi se si verificano determinate circostanze.
Occorre riflettere su come vengono prodotti i ben, ovvero riflettere sulla tecnologia di produzione,
per prevedere come evolverà il prezzo dei beni e come vengono determinati i prezzi fra paesi
diversi. Per ricardo, la base del valore dei beni è il valore contenuto, il lavoro necessario a
produrre.

In una società capitalista, i beni sono prodotti con terra, capitale, lavoro.
Ricardo sostiene che dato tutti i beni sono riproducibili, il capitale è prodotto dal lavoro.
Ricardo distingue tra lavoro diretto e lavoro indiretto. È possibile tornare alla teoria del lavoro
contenuto dividendo il lavoro contenuto in lavoro diretto e indiretto. Il lavoro indiretto è realizzato
da lavoratori che utilizzano macchine nella produzione di un bene finale, il cui valore sarà dato
dalla somma di lavoro diretto ed indiretto necessario a realizzarlo.
Possiamo rappresentare la società come somma di settori verticalmente integrati.
Lavoro diretto + indiretto= valore contenuto nel bene= il suo valore.

Se aumentare la scala di produzione mi consente di adottare una tecnologia migliore, il costo di


produzione e il prezzo scendono.

Quello che finora abbiamo detto si applica ai beni riproducibili. I beni irriproducibili, come la terra,
essi entrano nel costo di produzione, ma non si possono fabbricare. Ricardo risponde che, come
abbiamo visto nel modello della rendita, non è il costo della terra che determina il prezzo, non è la
rendita che determina il prezzo del grano: è il prezzo del grano che determina la rendita. Quindi
non dobbiamo preoccuparci della terra: sappiamo che quando vendiamo una merce dobbiamo
pagare una rendita, ma essa è determinata dal prezzo. Si ragiona in termini causali che
permettono di ordinare il ragionamento (causa-effetto).
La qtà di lavoro, diretto e indiretto, causa il valore la rendita no. Perché la rendita è a sua volta
determinata dal prezzo.

E se vi sono lavori di qualità diversa: più lavoro è richiesto per la realizzazione del bene, più esso
sarà costoso. In presenza di un artigiano bravo che riduce il proprio il tempo di produzione
mantenendo inalterata la produttività media, avrà un salario più alto. L’artigiano sarà pagato di
più, ma il prezzo del bene non cambia. Se tutti gli artigiani diventano bravi come l’artigiano in
questione e la loro produttività media aumenta, il costo di produzione diminuisce e il prezzo di
vendita sarà minore. Allora in quel caso aumenta la tecnologia e diminuisce il prezzo. La qualità
individuale del lavoro consente al singolo lavoratore di avere un tenore di vita più alto. Ciò che
determina il prezzo del bene non è la produttività del singolo lavoratore, ma la produttività
media.

Prodotto nazionale, lavoro e saggio di profitto


• La prospettiva di Ricardo è di natura macroeconomica: il lavoro è l’origine del prodotto sociale.
• Il prodotto annuo del sistema economico è originato dal lavoro e può essere espresso in termini
di ore lavoro (L).
• Il capitale anticipato è dato da capitale circolante ovvero salari (Lw) e capitale fisso (macchine,
fabbricati, infrastrutture) (Lc).
• Il profitto è pari alla differenza fra prodotto totale e capitale anticipato: L-Lw-Lc = P
• Il saggio di profitto è pari al rapporto fra profitto e capitale investito π = (P/(Lw+Lc)
Saggio di Profitto= profitto totale ottenuto da capitalisti/capitale
investitomacchinari+lavoratori= lavoro diretto (salari) + lavoro indiretto (macchine)
Il saggio di profitto entra nella determinazione dei prezzi e dipende anche dal tempo: i profitti si
calcolano nel tempo. Un capitale investito oggi non è come un capitale investito 10 anni fa. Anche
se il saggio di profitto è unico, e viene determinato a livello aggregato, quando poi lo applichiamo
ai singoli beni, essi sono stati prodotti con un capitale che non ha la stessa scala temporale. Per
esempio, alcuni macchinari sono stati acquistati 4 o 5 anni fa, altri 2 anni fa. Quindi il lavoro ha una
data e questo fa si che il tasso di profitto debba essere scontato. Il tasso di profitto entra nelle
singole merci in modi diversificatiproblema: nella realtà i prezzi dei beni dipendono anche da
profitti e rendite, non solo dal lavoro.

Per capire qual è la distribuzione del reddito bisogna ragionare a livello macroeconomico: poi
applicare ciò che si è determinato a livello macroeconomico, ai singoli settori produttivi. Salari,
profitti e rendite non sono determinati sul singolo bene, ma sono determinati a livello
macroeconomico. Salari profitti e rendite non sono determinati sul singolo bene, ma sono
determinato a livello macroeconomico, perché vi è concorrenza tra capitalisti, lavoratori e
proprietari terrieri. La concorrenza porta il sistema economico a raggiungere determinate quote
distributive.
Il saggio di profitto emerge dalla qtà di lavoro globalmente preformato a livello economico, che
determina una certa qtà di prodotto, al quale, una volta tolte le sussistenze (MP x riattivare il
ciclo della produzione), lascia un surplus economico.

L’alternativa potrebbe essere saggi di profitto diversi per i diversi settori economici, questo
permetterebbe di rendere uguali i prezzi in modo da tener conto solo della qtà di lavoro. Se si
rinuncia al saggio di profitto unico a livello di sistema, potremmo dire che quando una merce è
prodotta con più capitale, allora il profitto potrebbe essere più basso in quel settore e consentire
di calcolare comunque il lavoro come unico determinante del prezzo dei beni.
Ricardo rifiuta questa strada: il saggio di profitto, data la concorrenza dei capitalisti, deve essere
unico nel sistema economico. Se il saggio di profitto è unico, ma entra in modo diverso nei diversi
beni, i prezzi effettivi saranno diversi dai prezzi determinati dalle qtà di lavoro contenute,
direttamente e indirettamente.

Ricardo trova due soluzioni:


-sapendo che profitto e rendite intervengono nel prezzo finale dei beni, la parte dondamente del
cambiamento dei prezzi nel tempo e nello spazio dipende dal lavoro. Profitti e rendite entrano
nella determinazione del prezzo per un 5/6%, il resto dipende dal lavoro contenuto, diretto e
indiretto. I prezzi sono determinati dai cambiamenti nella qtà di lavoro contenuto, il quale ha il
vantaggio di essere misurato in ore di lavoro della media di lavoratori del settore.
-Laddove vogliamo misurare il valore dei ben indipendentemente dalla distribuzione del reddito,
avere quindi una misura oggettiva del reddito, ricardo parla di valore assoluto e valore di scambio.
Ricardo cerca di individuare una merce tipo che avendo una struttura degli input intermedia
rispetto al sistema economico (una sorta di merce rappresentativa) risulta invariante rispetto alla
distribuzione del reddito. La composizione tra salari, rendite e profitti riflette la media del
sistema economico. Questo consente, quando salari, profitti e rendite cambiano, di non avere
un cambiamento nel valore della merce media merce media utilizzata come misura del valore
di tutte le altre merci. Ricardo ricerca una misura oggettiva del valore invariante rispetto alla
distribuzione del reddito e che gli permette di calcolare come cambia nel tempo il valore dei beni.
-In prima approssimazione è il lavoro contenuto che permette di ragionare su come cambia il
valore dei beni, tendo conto di un’oscillazione del 5/7% determinata da profitti e rendite.
Non soddisfatto di tale soluzione, cerca una merce tipo che sia composta con una qtà di fattori
intermedia rispetto a quella di tutte le altre merci e che quindi sia invariabile rispetto alla
distribuzione del reddito. È chiaro che quando misuriamo il lavoro contenuto e teniamo conto di
quel 5/7% la distribuzione del reddito cambia: se i profitti aumentano, il prezzo di beni (anche se
hanno contenuti diversi di capitale e terra) avranno un valore diverso.

Nb: lavoro indiretto= lavoro necessario per costruire macchinari, strumenti. In ogni bene abbiamo
qtà di lavoro x costruire la macchina/qtà di prodotti che la macchina è in grado di realizzare.

Lavoro contenuto e valore


• Il lavoro contenuto è una misura stabile del valore e non dipende dalla distribuzione del
reddito.
• Secondo Ricardo, il fatto che nell’economia capitalistica una parte del prodotto non ritorni ai
lavoratori perché si trasforma o in profitto o in rendita, non impedisce affatto che le merci si
scambino secondo i lavori in esse contenuti.
• Il valore di scambio di due beni dipende dalla quantità di lavoro in essi contenuto (come nella
società primitiva di Smith).
• Se la quantità di lavoro mediamente contenuto in una merce scende anche il suo valore
scenderà. Abilità, produttività e remunerazione
• Ammettiamo che ci siano due lavoratori (Pino e Giorgio) il cui salario dipende dalla loro
produttività e dal prezzo dei beni A e B che producono.
• Che cosa accade quando cambia la produttività personale (la sua abilità) di uno dei due
lavoratori e cosa accade quando cambia la produttività di tutta l’impresa o del settore?

Conseguenze
• Una variazione della produttività del singolo lavorativo comporta un aumento del suo salario
• Una variazione della produttività media di tutti i lavoratori nella merce A comporta una
riduzione del costo in termini di lavoro, e, dunque, una riduzione del prezzo di A.
• Il salario rimane ancorato al livello di sussistenza.

Lavoro diretto e indiretto


• Capitale fisso e capitale circolante
• Il capitale circolante paga i salari (lavoro diretto).
• Il capitale fisso (macchine, fabbricati, infrastrutture) può essere considerato come lavoro
accumulato nel tempo (lavoro indiretto) ed entra nel prodotto come deprezzamento.
• Se il rapporto fra lavoro diretto e indiretto è identico nei due beni, il rapporto di scambio
dipende soltanto dalla quantità di lavoro diretto.
• La distribuzione fra salari e profitti non ha alcun influsso sui prezzi relativi. Un aumento dei
salari riduce i profitti, ma i prezzi delle merci restano invariati.

La rendita non determina il valore


Rendita:
• se i due lavoratori lavorano su terreni che hanno rendimenti diversi, come si fa a determinare
quale quantità di lavoro è necessaria a produrre un quintale di grano?
• La teoria della rendita di Ricardo dice che il prezzo viene stabilito sul terreno meno produttivo
tra quelli messi a coltura: su di esso la rendita è 0.
• La rendita viene determinata dal prezzo e non viceversa. Quindi nello spiegare la variazione dei
prezzi relativi la rendita non entra. Saggio di profitto unico e prezzi relativi
• Profitto (π): Ricardo riconosce che normalmente il lavoro indiretto concorre alla formazione del
prezzo in modo diverso nei diversi settori produttivi (sia come quantità, che come durata).
• Perché i beni si scambino secondo il lavoro contenuto occorrerebbe avere saggi di profitto
diversi nella produzione dei diversi beni. Ma per Ricardo questo è inaccettabile.
• Se il saggio profitto è lo stesso nei diversi settori, ma la proporzione del capitale è diversa, i beni
non saranno scambiati secondo il costo di produzione.
• Ciononostante Ricardo ritiene che il peso dei profitti nella determinazione dei prezzi relativi sia
trascurabile (intorno ad una media del 5-7%).

La “merce media”
• Nella terza ediz. dei Principles e, in modo più ampio, nello scritto inedito “valore assoluto e
valore di scambio” (1823) pubblicato da Sraffa nel 1951, Ricardo introduce la merce “Merce
media” che ha una posizione intermedia tra le merci il cui prezzo aumenta all’aumentare del
salario e quelle il cui prezzo diminuisce.
• La merce media può essere usata per misurare il valore del prodotto e la distribuzione del
reddito: un aumento di rendite o salari provoca una riduzione del profitto.
• Rimane il problema della determinazione dei prezzi, che continuano a dipendere dalla
distribuzione del reddito.

Il problema insolubile che rimane sospeso


È evidente che in ogni momento i prezzi sono determinati non solo dalla qtà di lavoro contenuto,
ma anche dai profitti. Occorre determinare i profitti che a lavoro volta sono determinati dalla qtà
di capitale che c’è in un bene, i prezzi riflettono la qtà di profitti incorporati.
La critica che si può muovere a ricardo
Quando cambia l composizione delle merci mediamente prodotte in un paese, cambia anche la
merce media.
Critica filosofica a ricardo: è vero che l’origine del valore è il lavoro. Il punto è vedere se il lavoro
piò essere l’unità di misura dei beni. Non è corretto pensare al valore di un bene come qualcosa di
intrinseco a quel bene, qualcosa di oggettivo.
Ricardo non considera che il valore dei beni dipende dalle relazioni sociali in cui i beni vengono
costruiti. Il prezzo (valore) è una valutazione sociale, non naturale o fisica.

Le ambiguità della teoria del valore


• Ricardo cerca una teoria del valore oggettiva.
• Ma confonde origine e misura del valore
• certamente l’origine è nel lavoro
• la misura del valore non può essere qualcosa di puramente naturale (il tempo di lavoro), ma
dipende necessariamente da istituzioni, consuetudini, assetti sociali, dai rapporti di potere tra le
classi che governano la divisione del lavoro e la rete di scambi sociali

La teoria classica del commercio internazionale


I vantaggi del commercio internazionale
• Ricardo applica la logica del valore lavoro anche all’analisi del commercio internazionale.
• La divisione internazionale del lavoro fra paesi, segue la logica del minor costo in termini di
lavoro e permette di avere più beni a disposizione a parità di lavoro, aumentando il benessere per
tutti i paesi (come già osservato da Adam Smith).
• Per Ricardo i vantaggi dello scambio si hanno anche quando uno dei paesi fosse più produttivo in
tutte le merci (vantaggio comparato).

Produzione e consumo in autarchia


Ammettiamo di avere due paesi (Argentina e Francia) che producono due soli prodotti (grano e
vino) con produttività diverse: Francia: per produrre 1 Q di grano (G) ci vogliono 2 ore per
produrre 1 Q di vino (V) ci vuole 1 ora Argentina: per produrre 1 Q di grano (G) ci vuole 1 ora: per
produrre 1 Q di vino (V) ci vogliono 2 ore.
In Francia: il prezzo relativo del grano di G/V = 2 G = 2 V In Argentina: il prezzo relativo di G/V = ½
G = 0,5 V

Valore assoluto: si scambiano beni tra 3 paesi, ogni paese esporta verso l’altro paese quel bene
dove la sua produttività è maggiore rispetto all’altro paese. Più produttivo= viene impiegato meno
lavoro.
Vantaggio comparato: vantaggio quando uno dei due paesi è più bravo dell’altro nella produzione
di entrambi i beni.

Produzione e consumo in autarchia (vantaggio assoluto)


In autarchia, cioè senza commercio, Argentina e Francia possono produrre e consumare solo ciò
che producono. Esaminiamo un 1 giorno di lavoro = 8 ore.:
Soluzioni estreme: impiegando tutte le ore di lavoro nella produzione di uno solo
dei due beni, ciascuno dei due paesi potrà:
Francia: 4G oppure 8V
Argentina: 8G oppure 4V
E’ più probabile tuttavia che ogni paese voglia consumare sia grano che vino allora
dovrà scegliere di produrre un paniere misto, dividendo il proprio tempo di lavoro fra i due beni,
per es.
Francia: 2G (4h) + 4V (4h)
Argentina: 4G (4h) + 2V (4h)
In totale Francia e Argentina producono 6G e 6V

Guadagni della specializzazione e dal commercio internazionale


Aprendosi al commercio internazionale i due paesi possono specializzarsi nella produzione in cui
sono più efficienti: Francia: 8 V; Argentina: 8 G.
La produzione complessiva è 8 G + 8 V I due paesi potranno scambiare i due beni nelle quantità
che vogliono ed ottenere in una giornata lavorativa, la possibilità di consumare ad es: Argentina: 4
G + 4 V; Francia: 4 V + 4G Rispetto alla soluzione precedente La Francia (2G +4V) può aumentare il
proprio consumo di grano di 2G.
L’Argentina (4G + 2V) può aumentare di 2V il consumo di Vino.

I vantaggi del commercio internazionale


Nello scambio il benessere complessivo dei due paesi aumenta (grazie alla specializzazione
produttiva): ogni paese concentra la sua produzione in ciò che sa fare meglio, riesce a produrre il
massimo sulla base delle proprie capacità e, attraverso lo scambio, può consumare di più.
Nel commercio dunque affinché un paese guadagni non è necessario che l’altro perda.
Entrambi possono guadagnare: Ciò che può cambiare è la ripartizione dei guadagni. Questa
dipende da fattori economici (gusti dei consumatori, grado di monopolio di produttori e
distributori, ecc.), ma anche istituzionali (barriere e preferenze commerciali, fattori politici)

Produzione e consumo (vantaggio comparato)


Ammettiamo di avere due paesi (Argentina e Francia) che producono due soli prodotti (grano e
vino) con produttività diverse:
Francia: per produrre 1 Q di grano (G) ci vogliono 3/4 ora per produrre 1 Q di vino (V) ci vogliono 2
ore
Argentina: per produrre 1 Q di grano (G) ci vuole 1 ora: per produrre 1 Q di vino (V) ci vogliono 4
ore.
La Francia è più produttiva in entrambe le industrie: tuttavia il suo costo comparato è più alto nella
produzione del Grano e più basso nel Vino rispetto all’argentina.
In Francia: il prezzo relativo del grano: G/V =0,75/2 = 0,37 V, (V/G=2,6)
In Argentina: il prezzo relativo del grano G/V = 1/3 =0,25 V, (V/G=4)

Non è la produttività assoluta fra i due paesi a determinare il vantaggio, ma è la produttività


relativa. Quindi non si tratta del numero di ore, ma del rapporto tra numero di ore. Si potrebbe
parlare di costo opportunitàqtà di un bene a cui devo rinunciare se voglio produrre l’altro bene,
quanto mi costa produrre grano anziché vino, in termini di vino, in francia.
Io devo specializzarmi in ciò che so fare in modo più efficiente rispetto agli altri.

Produzione e consumo in autarchia


Autarchia: impiegando tutte le ore di lavoro nella produzione di uno solo dei due beni, ciascuno
dei due paesi potrà: Francia: 10,7G oppure 4V Argentina: 8G oppure 2V
Paniere misto, dividendo il proprio tempo di lavoro fra i due beni, per es.
Francia: 4G (3h) + 2,5V (5h)
Argentina: 3G (3h) + 1,25V (5h)
In autarchia Francia e Argentina producono 7G + 3,75V
Specializzandosi: 8G + 4V
Il guadagno è più piccolo rispetto al vantaggio assoluto, ma c’è!

Sintesi.
Nella teoria del lavoro contenuto, il particolare accorgimento che ricardo adotta è quello di
considerare il capitale come lavoro indiretto. Inoltre ricardo calcola sul lavoro diretto e indiretto un
saggio di profitto unico per tutta l’economia. Questo accorgimento gli permette di dire che anche
una volta tenuto conto del saggio di profitto, i beni sul mercato si scambiano in proporzione del
lavoro contenuto, diretto e indiretto, che da luogo al valore del bene stesso.
Ricardo riconosce un problema: quando la struttura temporale dei capitali investiti non coincide
più con quella del lavoro direttamente erogato, il saggio di profitto ha delle deviazioni nei prezzi
relativi. Ricardo, da un lato dimostra che queste deviazioni sono piccole (5/7%), dall’altra cerca
una misura del valore indifferente rispetto alla distribuzione del reddito merce media, composta
da una quota di capitale e di lavoro intermedia rispetto all’economia nella sua generalità.

Abbiamo poi visto come la teoria del valore-lavoro viene usata per misurare vantaggi assoluti e
quelli comparati nello scambio internazionale. I due paesi hanno convenienza a commercializzare
tra di loro, specializzandosi nella produzione di uno dei due beni. Il commercio internazionale è un
gioco win win, entrambi i paesi ottengono un vantaggio sotto forma di qtà di beni che si possono
consumare. Questo è vero non solo quando le produttività assolute sono diverse nei due paesi, ma
anche quando quelle relative lo sonoqtà a cui un paese deve rinunciare di un bene per produrne
un altro. Anche quando uno dei due paesi ha una produttività assoluta maggiore rispetto all’altro
paese, vanno considerando le produttività relative dei due paesi rispetto ai due beni è possibile
individuare un vantaggio comparato rispetto all’altro paese.
Nell’esempio visto, la franchia ha una produttività maggiore sia nel vino che nel grano, ma il
differenziale di produttività è maggiore nel vino rispetto che nl grano: la qtà a cui deve rinunciare
per produrre vino è molto elevata, in particolare è maggiore rispetto alla qtà di grano a cui deve
rinunciare l’argentina per produrre 1 quintale di vino. Quindi in relazione alle produttività relative,
la franca si specializza in vino e l’argentina in grano. I paesi poi commercializzano fra di loro e il
vantaggio in termini di aumento dei beni di consumo è più piccolo, quindi il vantaggio esiste, ma
l’aumento di benessere è più piccolo rispetto a quello che si otterrebbe con il vantaggio assoluto.

Nb: lavoro diretto= qtà fisica di lavoro, h di lavoro, non è il salario degli operai.

Sovrapproduzione, sottoconsumo disoccupazione tecnologica nei classici

Ora parliamo di ricardo in merito ad alcuni dibatti ai quali partecipa. Sono i grandi dibattiti di
politica e teoria economica durante l’epoca classica. Temi: possibilità di crisi di sovrapproduzione,
disoccupazione tecnologica, ruolo della moneta e delle banche.

Di fronte alla magia della rivoluzione delle macchine nell’epoca industriale, emerge una domanda:
tutta questa merce, che siamo in grado di produrre, troverà un mercato in grado di assorbirla? O
rimarrà invenduta o sarà svenduta?
La capacità produttiva aumenta grazie alla tecnica, ma ci si domanda se la società è in grado di
consumare tutto ciò che viene prodotto.

Jean-Baptiste Say (Lione 1767 – Parigi 1832)


• Traité d'économie politique (1803)
• Cours complet d'économie politique pratique (1828-1829)
• Teoria del valore basata su utilità e scarsità, idee ispirate alle teoria degli illuministi italiani.
• il lavoro produttivo è quello che genera utilità: comprende non solo le merci, ma anche i servizi.
• Ruolo dell’imprenditore come «colui che combina i fattori di produzione nell’organismo
produttivo»
• I risparmi non sono un deflusso dalla spesa e dalla creazione di reddito (Quesnay, Cantillon)
• La spesa improduttiva dei nobili non è necessaria per la circolazione della ricchezza
• « L’offerta crea la propria domanda»

Say vede l’imprenditore non solo come un capitalista, ma come qualcuno con delle abilità
specifiche: colui che guardando l’andamento dei mercati, coglie quali sono le combinazioni dei
fattori produttivi che meglio possono rispondere a ciò che il mercato e la società in quel momento
chiedono. Quindi non solo un uomo ricco di capitali, ma ricco di idee e coraggio, che si assume la
responsabilità di coordinare i fattori produttivi in modo da rispondere ai bisogni della società.

Say contesta a Quesnay e Cantillon il fatto che i risparmi rappresentino un deflusso dal circuito
della spesa e del reddito. Say sostiene che in realtà, i risparmi non ostacolano la formazione del
reddito: trasformandosi in investimenti generano ulteriore possibilità di crescita.
Questo significa che non è necessario che vi siano persone che consumano senza produrre, come
sostenevano alcuni teorici. L’idea che vi sia una capacità produttiva in eccesso porta a pensare che
l’unico modo per compensare questo eccessivo lavoro da parte di alcuni sia la presenza di altri
soggetti che consumano senza produrre niente, senza lavorare, in modo da compensare questo
eccesso. Quindi questa teoria si basa sull’idea che vi dev’essere qualcuno che produce e qualcuno
che consuma.
Say vuole dimostrare che in realtà non sussiste questa capacità produttiva in eccesso, perché
l’offerta la propria domanda. Quindi secondo say non vi possono essere crisi generali si
sovrapproduzione. Si parla di legge di say o legge degli sbocchi: si parla di economia di scambio, in
cui si produce per scambiare, nel momento dello scambio si mette in circolazione il reddito
ricevuto. Il risultato è una dinamica del mercato che si autoalimenta: quando abbiamo realizzato
dei prodotti, essi avranno uno sbocco sul mercato.

• I risparmi e gli investimenti non sono un male per il sistema economico: esiste sempre uno
sbocco per i maggiori prodotti. La spesa aumenta quando aumenta la produzione.
Quindi se aumenta la produzione aumenta la spesa dei consumatori.
• Il potere d’acquisto di una comunità (la sua domanda effettiva) è limitato dal, ed è eguale al, suo
prodotto, perché la produzione procura i mezzi con cui il prodotto può essere acquistato. Quindi
producendo si guadagna, e non si può spendere più di ciò che si è guadagnato. La produzione
procura i mezzi con cui il prodotto può essere acquistato.
Idea che tra domanda ed offerta vi sia stretta corrispondenza e non vi possa essere carenza
dell’uno o dell’altro.

Altre affermazioni di Say


In realtà, vi sono due versioni della legge di say: una forte ed una debole.

«L’offerta crea la propria domanda»: la versione forte della legge di Say


• James Mill (Commerce defended, 1807) e Robert Torrens (The economists refuted, 1808)
• Identità ex-ante (“versione forte della legge di Say”) fra domanda e offerta aggregata basata su
teoria del valore costo di produzione:
• In ogni momento il sistema economico genera un reddito sufficiente ad acquistare i beni prodotti
secondo il prezzo naturale. Il prezzo naturale è infatti determinato dalla somma di salari, rendite e
profitti necessari a pagare il lavoro, la terra e il capitale: la somma del valore dei beni è
necessariamente uguale ai redditi presenti nel sistema.
• La moneta non viene tesaurizzata e viene domandata solo per scambiare beni. Non ci può essere
carenza di domanda.

Esiste un’identità ex ante tra domanda ed offerta aggregata: il valore di vendita di un bene è dato
dalla somma di salari, prodotti e rendite necessari a realizzarlo. Quindi il valore del bene è
determinato dai redditi che esso genera. Se questo è vero, allora quando il bene fa la sua
comparsa sul mercato, sul mercato vi saranno i redditi necessari ad acquistare quel valore, perché
quel valore deriva esattamente da quei redditi. Dato che la moneta non viene tesaurizzata allora
quella moneta ricevuta dai capitalisti, salariati e lavoratori terrieri sotto forma di salari, profitti e
rendite verrà riversato sul mercato per l’acquisto dei beni.
Complessivamente, la somma di salari profitti e rendite necessarie per pagare un certo
ammontare di beni sarà uguale al valore id quei beni sul mercato. quindi non vi possono essere risi
di sovrapproduzione.
Se aumentassero i costi di produzione, aumenterebbe il prezzo del beni ed aumenterebbe il salario
per poter acquistare.
Negazione crisi di sovrapproduzione, nega teoria del costo di produzione di smith.

Visione debole
L’eguaglianza di Say
• Eguaglianza di Say (versione più debole). Possono esserci squilibri di breve periodo “ma esistono
forze equilibratrici affidabili che portano necessariamente le due grandezze a coincidere” (William
Baumol 1977, citato da Roncaglia 2003, p. 181)
• I risparmi si trasformano sempre in investimenti e costituiscono un mezzo più efficace per
ampliare il mercato rispetto al consumo improduttivo
• “Ogni ingorgo nel mercato di una merce deve implicare qualche sottoproduzione relativa di
qualche altra merce o merci, e la mobilità del capitale in uscita dall’area con eccesso e l’entrata
nelle industrie i cui prodotti sono insufficienti a far fronte alla domanda tenderà rapidamente a
eliminare la sovrapproduzione”, Baumol 1977, citato da Roncaglia.
• In ogni caso la legge di Say non richiede la piena occupazione dei lavoratori (come la teoria
neoclassica di equilibrio economico generale)

Idea che nel mercato vi possano essere momenti temporanei di crisi: il potere d’acquisti generato
nel processo produttivo potrebbe non riversarsi immediatamente nell’acquisto delle merci.
Tuttavia, questa crisi può essere solo momentanea: nel mercato vi sono forze che porteranno ad
un equilibrio tra domanda ed offerta. La sovrapproduzione è il modo in cui funziona il mercato, i
profitti scenderanno, i capitali usciranno da quel settore ed andranno verso un settore in cui si è
prodotto pocoapplicazione della legge del saggio di profitto unico e dell’arbitraggio da
concorrenza di capitali vista da smith.
In ogni caso, qui non stiamo parlando di una piena occupazione dei lavoratori il concetto non
esiste nei classici, perché si parla di economia capitalista che si sta espandendo in un contesto di
economia più arretrata, non capitalista. Man mano che procede la crescita del nucleo capitalista, i
lavoratori vengono attratti dalle campagne verso le fabbrichi.
Quindi il punto non è capire se le persone abbiano un lavoro o meno, il punto è vedere se hanno
un lavoro produttivo che li impone nel mercato del lavoro capitalista, perché esiste poi una
situazione lavorativa che non han nulla a che fare con il mercato agricoltura di sussistenza,
lavoro artigianale.

Quindi dire che non vi sono crisi di sovrapproduzione e dire che domanda aggregata=offerta
aggregata non implica la piena occupazione.

Teorie del sottoconsumo


• James Maitland Earl of Lauerdale (1759-1839), Inquiry into the nature and origins of public
wealth (1819): risparmio in eccesso riduce la crescita dei consumi (oversaving) e dunque la crescita
della ricchezza. La soluzione è avere proprietari terrieri che consumano ciò che hanno prodotto, in
modo da riattivare il circuito della ricchezza e della crescita economica.

• Thomas Robert Malthus (Principles of political economy e corrispondenza con Ricardo): aumento
della capacità produttiva oltre le capacità di acquisto dei salari. Importanza del “consumo
improduttivo” dei proprietari terrieri.
• Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi (1773 – 1842), Nouveaux Principe d’économie
politique (1819): bassi salari non consentono di assorbire tutta la produzione che cresce a ritmi
molto superiori. Necessità di redistribuire reddito in senso egualitario. La produttività dei
lavoratori aumenta, ma il loro salario è ancorato ai livelli di sussistenza. Riducono molto e
consumano poco, e dato che i lavoratori sono la maggior parte della popolazione, vi sarà
un’incapacità della domanda di far fronte ad una produttività crescente

Critiche alla legge di say: idee eterodosse non vengono accettate dagli economisti accademici.
Li chiamiamo sotto consumisti perché secondo loro viene a mancare una qtà di consumo capace di
assorbire tutta l’offerta e la produzione.

Thomas Robert Malthus (1766-1834), Principles of political economy (1820).


• Domanda effettiva e capacità produttiva non aumentano di pari passo. La produzione troverà
sbocco solo a prezzi decrescenti, con riduzione del saggio di profitto. L’eccesso di risparmi può
essere colmato dal consumo improduttivo dei proprietari terrieri.

• Ricardo risponde a Malthus che i risparmi si traducono in investimenti e che gli investimenti sono
a tutti gli effetti domanda aggregata. Nell’immediato, il risparmio è una sottrazione alla domanda
di beni di consumo, ma se si risparmia lo si fa con l’intenzione di investire, e quell’investimento
diventa componente della domanda effettiva (perché poi si acquistano macchinari, strumenti,
ecc). Oggi la domanda aggregata è data proprio da consumi + investimenti.

• Ricardo ammette (in una lettera a Malthus) che non è detto che i maggiori redditi generati dal
lavoro produttivo vengano effettivamente spesi (domanda potenziale e domanda effettiva
potrebbero non coincidere). Tuttavia Malthus non sfrutta questa ammissione di Ricardo e non trae
le logiche conseguenze
Ricardo ammette che i risparmi sono uguali agni investimenti: i risparmi sono gli investimenti, si
risparmia per investire. Ricardo sostiene che i redditi generati dal lavoro produttivo, quindi i
risparmi, in certi momenti potrebbero non trasformarsi in investimenti. Ricardo intravede la
possibilità che la moneta che i capitalisti incamerano sotto forma di risparmia non si traduca in
investimenti. Se gli investimenti sono minori dei risparmi, l’offerta aggregata sarà eccessiva
rispetto alla domanda effettiva. Malthus non coglie l’importanza tra risparmi ed investimenti

Malthus sviluppa l’idea di domanda effettiva sostenendo che la domanda effettiva è la domanda di
beni che giunge sul mercato, non è una domanda potenziale, è effettiva. La generazione di reddito
da parte dei produttori non necessariamente si trasforma in domanda effettiva, molto dipende dai
risparmi, i quali sono un reddito non consumato.

Il problema della disoccupazione tecnologica


Le lotte degli operai contro le macchine iniziano immediatamente dopo la rivoluzione industriale,
essi ritengono che le macchine siano distruttrici di domanda di lavoro.
In effetti le macchine sostituiscono i lavoratori, e questa sostituzione non viene immediatamente
risolta dal mercato.

• John Barton, On the conditions of the labouring classes (1817)


- L’introduzione dei macchinari espelle lavoratori dal processo produttivo, poiché è possibile
produrre gli stessi prodotti con minor manodopera.
-ricardo ed altri economisti rispondono con la Teoria della compensazione: l’introduzione delle
macchine in un settore:
(1) richiede lavoro per produrre le macchine;
(2) comporta una riduzione del costo di produzione, del prezzo e dunque un aumento della
domanda per quel bene;
(3) aumenta il reddito reale della comunità, stimolando la domanda in tutti i settori. In questo
modo la disoccupazione creata nel primo settore viene riassorbita. A parità di salario, se i prezzi
diminuiscono, aumenta il potere d’acquisto e il numero di beni acquistabili. Questo aumenta il
benessere dei lavoratori e la loro spesa, ed in generale viene stimolata una crescita in tutti i settori
dell’economia. Quindi la disoccupazione apparentemente creata nel settore 1 (macchinizzato)
viene riassorbita da tutta l’economa.
Tuttavia non vi è nessun meccanismo che garantisca che il tasso di distruzione nel settore
macchinizzato sia completamente compensato dal tasso di creazione di lavoro negli altri
settoriproblema. Molto dipenda dalla velocità con cui si introducono le innovazioni, dal loro
impatto nel settore 1, dall’elasticità dei consumatori rispetto ai prezzi. quindi è possibile che la
macchinizzazione porti ad una distruzione di posti di lavoro.

- Nel 1820 Ricardo rimprovera McCulloch per aver accettato la tesi di Barton

On Machinery (Principles, III ediz).


• Dopo aver affermato la «teoria della compensazione», Ricardo cambia idea nella III edizione dei
Principles. Barton potrebbe aver ragione, ciò dipende da una condizione Focus: capire come
l’investimento nelle nuove macchine venga finanziato.
• Se le macchine vengono costruite finanziando la spesa con un aumento del fondo salari (dalla
rendita o dai risparmi personali del capitalista) non si crea disoccupazione.
• Ma se le macchine vengono costruite finanziando la spesa dal fondo salari, si riduce il monte
salari e la disoccupazione che si crea può essere persistente.
• Se la maggiore produttività viene assorbita da profitti e rendite non è detto che essa dia luogo a
nuovi investimenti.
• La domanda di lavoro, dunque, non cresce necessariamente con l’aumento del capitale.

Moneta e attività bancaria: il dibattito fra gli economisti classici


Dicotomia classica: tra parte reale dell’economia (quanto produciamo, come scambiamo i
beniprezzi relativi tra i diversi beni, come distribuiamo il reddito) e parte monetaria (unità di
misura con cui misuriamo i beni).

La teoria classica della moneta


• La moneta è un puro mezzo di scambio, un velo, che nasconde relazioni di ‘baratto’. La moneta
non è ricchezza. L’aumento di moneta provoca un aumento dei prezzi.
• L’aumento della quantità di moneta non fa aumentare la produzione ma solo i valori nominali,
ovvero genera inflazione. Il reddito reale rimane esattamente lo stesso.
• Teoria quantitativa della moneta: PY=MV
• John Locke, David Hume, Adam Smith, David Ricardo: la moneta non è ricchezza.
L’inflazione è una svalutazione del metro monetario. Ogni aumento della qtà di moneta provoca
un aumento dei prezzi, secondo la teoria quantitativa della moneta.

Bullionisti e anti-bullionisti (1820s).


• Posizione bullionista: Henry Thornton (1802): Enquiry into the nature and the effects of paper
credit in England: rapporto fra moneta e prezzi. L’inflazione dipende dalla circolazione di
cartamoneta nel sistema, si verifica un problema di inflazione quando la cartamoneta non è più
convertibile in oro. L’oro ha un valore preciso rispetto alle altre merci e questo valore è
sufficientemente stabile.
Visone monetaria dell’inflazione.
La convertibilità è stata sospesa con l’inizio della guerra con la francia.
• L’inflazione deriva dall’eccesso di circolazione monetaria consentita dalla sospensione della
convertibilità.
• La moneta deve essere ancorata all’oro (Gold standard). L’oro ha un valore preciso rispetto alle
altre merci determinato dal suo costo di produzione, secondo la teoria generale del valore. Il
valore della moneta rispetto all’oro è regolato dalla Teoria quantitativa.
• 1810: Bullion Report: Ricardo suggerisce che la moneta non sia aurea ma ancorata all’oro. A
circolare devono essere i biglietti, non le monete auree, le riserve auree si devono conservare
presso la banca d’Inghilterra.
• 1819: Resumption Act: ristabilita la convertibilità dal 1797

Anti-bullionismo
Teoria monetaria anti quantitativa: la cartamoneta non crea inflazione se emessa per transazioni
reali del sistema economico. Quando le banche commerciali scontano cambiali commerciali che
rappresentano lo scambio di beni reali, abbiamo un aumento della moneta a fronte di un aumento
reale dei beni, questo non dovrebbe creare inflazione.

• Loans make deposits: il credito crea i depositi. Le banche creano moneta.


• Aumento moneta non crea inflazione se le banche concedono credito a fronte di cambiali
commerciali (Real bills doctrine) perché la moneta creata viene distrutta per pari importo al
pagamento del debito.
• Se un aumento della moneta avviene a fronte di un aumento del commercio, delle transazioni e
dei beni prodotti, non crea inflazione.
• L’inflazione ha cause diverse dalla moneta. Guerra, aumento dei costi di produzione, carestie,
etc..

Il Gold standard classico (1717-1797; 1819-1914)


Ogni biglietto di carta deve essere coperto dal valore equivalente in riserva aurea.

• Nel 1717: Isaac Newton, direttore della Zecca inglese, fissa il valore della sterlina (allora in
argento) in termini di oro: 3,17£ per oncia di oro.
• Gradualmente si sviluppa la cartamoneta, convertibile in oro. Le banche detengono l’equivalente
di ogni moneta in oro per cambiare i biglietti a vista. Ogni moneta è coperta al 100% da
equivalente in oro.
• Il tasso di cambio fra valute è determinato dal contenuto aureo.
• La quantità di oro determina direttamente la quantità di moneta nel paese.
• Secondo la Teoria quantitativa, la quantità di moneta determina i prezzi.
• Una riduzione dell’oro (a causa di deficit commerciale o deflussi di capitale) fa diminuire i prezzi
e porta alla bilancia in pareggio (price specie flow mechanism). Meccanismo automatico di
aggiustamento.
• Aumenti o riduzioni dell’oro a livello mondiale provocano ondate inflattive o deflattive. Es.
Scoperte dell’oro in California e Australia nel 1849-1851. Tanto oro: tendenza al rialzo dei prezzi,
poco oro: prezzi stagnanti o che addirittura scendono.

Ancorare la moneta all’oro non significa necessariamente avere un’assoluta sbaliità dei prezzi, ma
significa che tutti i paesi sono apparentemente sullo stesso pianol’oro dovrebbe distribuirsi in
maniera proporzionale fra i vari scambi commerciali.

Visione liberale del sistema economico: no dazi, gold standard, lassaize fair lassaize passaire.

Banking-School / Currency-School (1840s)


• Banking school: John Stuart Mill, Thomas Tooke, John Fullarton: occorre dare discrezionalità alle
banche: la convertibilità in oro della moneta è sufficiente ad evitare eccessiva espansione
dell’emissione di moneta da parte delle banche.
• Currency School: Lord Overstone, Robert Torrens, Mountifort Longfield: occorre fissare regole
rigide per evitare l’inflazione che deriva da eccessi di emissione di moneta.
• 1844: Bank Charter Act: concentrazione dell’emissione di carta moneta nella sola Banca
d’Inghilterra in un rapporto 1:1 con l’oro. Ma consente alle banche di creare liberamente
depositile banche possono usare i depositi come mezzo di pagamento, senza vincoli di riserva.
L’attività bancaria, sul frotne dei pagamenti, viene incentivata.

La prima banca centrale: 1844 Banking act (Peel Act)


• Bank Charter Act. Noto anche come Peel Act, dal nome del primo ministro Robert Peel (1788-
1850)
• La Banca d’Inghilterra ha il monopolio dell’emissione di nuove banconote.
• Le banconote devono essere interamente coperte dalle riserve auree conservate presso la Banca
d‘Inghilterra. Ma possono essere emesse fino a un massimo di 15 milioni di sterline coperte con
titoli del debito pubblico inglese.
• Le banche commerciali possono creare depositi senza limiti.

Gold standard: il sistema frazionale (FED 1913) (siamo negli USA)


• Dato che gli individui non cambiano tutti insieme i loro biglietti, le banche detengono solo una
frazione di riserve a fronte di una data quantità di biglietti (es. 40%). In questo modo l’offerta di
moneta è più elastica. Di riduce la rigidità del rapporto oro-moneta, ma lo si sta facendo per dare
elasticità all’offerta di moneta. Non posso creare depositi in eccesso rispetto al 40% della riserva.
• Inoltre, le banche creano depositi “a vista” che possono essere utilizzati per effettuare
pagamenti con assegni. La moneta complessiva è data da oro, banconote e depositi a vista.
• L’offerta di mezzi di pagamento è più elastica che nel caso in cui tutta la cartamoneta debba
essere coperta da oro.
• Se il rapporto fra riserve, contanti e depositi è costante, una variazione delle riserve auree fa
variare proporzionalmente la quantità totale di mezzi di pagamento.

Quando aumenta la disponibilità di oro, aumenta la possibilità di creare moneta e depositi. Le


banche non possono stampare moneta e creare depositi in eccesso rispetto al 40% della riserva.
Il Gold standard fra mito e realtà
• Fra il 1865 e il 1914 la maggior parte dei paesi adotta il Gold Standard semplice (solo oro) oppure
bimetallico (argento e oro).
• Le banche centrali cercano di evitare movimenti di riserve. In caso di deficit della bilancia dei
pagamenti, alzano il tasso di sconto e limitano il credito e (dunque) i depositi, frenando la crescita
dei prezzi.
• Il tasso di sconto fa alzare i tassi d’interesse nominali e attira capitali dal resto del mondo.
• Accordi fra banche centrali mantengono stabili i tassi di cambio ed evitano svalutazioni della
moneta.
• Grandi flussi di capitale, investimenti e crescita del commercio (colonizzazione America nord e
sud).

Prima che la sterlina scenda sotto della parità fissata con l’oro, la banca d’Inghilterra alza i tassi di
interesse, frena la creazione di moneta, gli investitori esteri hanno convenienza ad investire sulla
sterlina, afflusso di capitali che riportano la sterlina in equilibrio.
Questo sistema garantisce la stabilità dei cambi.

Meccanismo apprezzamento deprezzamento


L’inghilterra, quando importa offre sterline e domanda dollari aumento di domanda di dollari
il dollaro si apprezzail dollaro vale di più del valore stabilito dalla riserva aurea della banca
centrale conviene prende l’oro dall’inghilterra e spostarlo negli usa deflusso di oro comporta
il pagamento di un premio per lo spostamento da uk a usale riserve auree uk scendonoofferta
di domanda si riduceprezzi si riduconomerci inglesi tornano ad essere competitiva e il
deflusso di oro non vi sarà più.

L’economia politica classica: ascesa e declino di un paradigma


Paradigma economico insieme di teorie utilizzato dalla maggior parte degli economisti. Vi è una
prima teoria economica dominante e riconosciuta: teoria classica.
Paradigma= punto di riferimento

L’economia politica classica (1776-1848) , caratteristiche del paradigma


• Società divisa in classi
• Teoria oggettiva del valore:valore misurato in termini di lavoro (contenutoricardo) e costo di
produzione (smith)
• Individui razionali e self-interested: individui mossi da un autointeresse razionale
• Libertà economica, scambio e crescita economica: lassaize faire, lassaize passaire.
• Lavoro fonte della ricchezza, non la terra è fonte di ricchezza, ma il lavoro che porta alla
realizzazione di beni e servizi scambiabili sul mercato.
• Teoria della distribuzione basata sul surplus (profitti come residuo):
surplus economico – salari – rendite = profitti. Conflitto tra proprietari terrieri salariati e capitalisti
sulla distribuzione del reddito.
• Salario di sussistenza (legge di popolazione e fondo salari): legge bronzea su salario determinata
dalla popolazione (malthus) e dal fondo salari (smith). Data la popolazione, se il salario screscesse
vi sarebbe un aumento della popolazione che riporterebbe il salario al livello di sussistenza.
• Rendimenti decrescenti in agricoltura che rischiano di portare il sistema ad uno stato stazionario.
Questa prospettiva di crescita 0 deve essere allontanata da una politica economica liberale che
permette di ottenere il grano laddove esso costa meno, evitando di pagare ulteriori rendite. Il
surplus deve essere allocato ai capitalisti che lo reinvestono e fanno crescere il sistema economico
• La moneta neutrale, velo, puro mezzo di scambio
• Legge di Say, non possono esservi crisi di sovrapproduzione, il sistema economico ha la forza di
riassorbire ciò che produce. Versione debole e forte.
L’età d’oro dell’economia politica classica
• David Ricardo (1772-1823)
• Thomas R. Malthus (1766-1834)
• Robert Torrens (1780-1864)
• James Mill (1773-1836)

Opere divulgative
• Harriet Martineau (1802-1876)
• Thomas De Quincey (1785-1859)

Professionalizzazione dell’economia politica


• Political economy club (1821)
• 1825: Cattedra di Economia a Oxford:
– William Nassau Senior
• Riviste:
– Edinburgh Review (1802): Dugald Stewart: (Whig)
– Quarterly Review (1809): (Tories)
– Westmister Review (1824): Jeremy Bentham e radicalismo filosofico

Influenza sulla politica economica


• Ripristino del Gold Standard (1819)
• Banking Act (1844)
• Liberoscambismo e Manchester School:
– 1846: abolizione del dazio sul grano
• Legge sui poveri:
– 1601: Elisabethan Poor Law (old poor Law)
– Sistema di Speenhamland (1795)
– New Poor Law (1834)

La diffusione e volgarizzazione dell’economia politica anglosassone


• Scuola Manchesteriana: programma per convincere che il libero scambio e il capitalismo sono la
migliore soluzione.
– difesa del liberismo e del ruolo della borghesia
– Visione armonica della società
– Avversione ai sindacati
– Liberoscambio
– Lo stato può intervenire solo a protezione della libertà individuale e della proprietà privata
L’economia diventa uno strumento della borghesia per portare avanti i suoi interessi di classe
• Richard Cobden: Anti-Corn Law League (1838)

Questa teoria si diffonde anche in Francia e in Italia


• Jean Baptiste Say (1767-1832)
• Jean Charles Leonard Sismonde De Sismondi (1773-1842)
• Claude Frédéric De Bastiat (1801-1850)
• Melchiorre Gioia (1767-1829)
• Francesco Fuoco (1774-1841)
• Carlo Cattaneo (1801-1869)
• Francesco Ferrara (1810-1900)
Deduttivismo metodologico
L’affermarsi dell’economa classica porta ad un irrigidimento metodologico. Il deduttivismo di
ricardo si afferma in modo molto forte. L’economia si configura come una scienza deduttiva che
permette, date certe premesse, di giungere ad un risultato certo, senza riferimento a dati empirici.

• Richard Whately (1787-1863) e William Nassau Senior (1790-1864)


• Economia politica come scienza della produzione e distribuzione della ricchezza, scienza positiva
che analizza freddamente le leggi della natura, le descrive e le applica.
• I 4 principi:
– razionalità e self-interest;
– Rendimenti decrescenti in agricoltura
– Legge di popolazione di Malthus
– Rendimenti crescenti in industria
• L’economia deve essere scienza positiva: descrive la realtà sulla base delle sue leggi naturali
•da questa scienza derivano delle proposizioni normative: prescrivono comportamenti e politiche
(es si aboliscono i dazi e si scambiano i beni nel commercio).

Rivoluzioni scientifiche e cambi di paradigma


• Karl Popper (1934), The logic of scientific discovery: principio di falsificazione. Karl popper dice
che le proprosizioni non vanno verificate, perché non è possibile in quanto è sempre possibile un
esperimento che neghi quanto dimostrato dalla teoria. La teoria è scientifica è scientifica in quanto
tale quando viene formulata in modo tale da potervi essere un’osservazione che possa confermare
o falsificare la teoria.

• Thomas Khun (1961), The structure of scientific revolutions: scienza normale e paradigmi. La
scienza normale è ciò che in un dato momento viene ritenuto credibile e corretto da un insieme di
scienziati. I sostenitori della teoria dominante possono provare a resistere, cercando degli
aggiustamenti nella teoria dominante che tengano conto della nuova osservazione si parla di
slittamento di paradigma o un cambio di paradigma.

• Imre Lakatos (1978): The methodology of scientific research programs: concorrenza fra
programmi di ricerca. Il paradigma perdente o emergente non riesce né a scomparire né a vincere,
quindi rimane in concorrenza con l’altro paradigma sostenuto da una piccola comunità epistemica
che sostiene non il paradigma meno dominante, ma l’altro (quello meno dominante)
• Paul K. Feyerabend (1975), Against-method outline of an anarchistic theory of knowledge
Socialisti Ricardiani. Posizione relativista, teorie che si propongono come alternative, ma non c’è
una verità scientifica, ma vi sono solo narrazioni sulla realtà.

- William Thompson (1775-1833)


– Thomas Hodgskin (1787-1869)
– John Gray (1799-1883)
– John Bray (1809-1897)
• Capitale e rendita come deduzioni dal lavoro (Smith)
• Capitale = lavoro accumulato (Ricardo)
• Rendita = lavoro accumulato

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