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“Quando cadono la volontà e la capacità di contestazione, il socialismo è finito…

Il vecchio Partito Socialista era stato anche una grande scuola di autoeducazione democratica:
quella vasta rete di istituzioni e di associazioni politiche, cooperative, sindacali e culturali aveva
contribuito potentemente a dare alla classe lavoratrice la coscienza della sua maturità, della sua
capacità a gestire interessi collettivi, e soprattutto attraverso la conquista dei poteri locali, dei
comuni e delle province il Partito Socialista aveva vinto una grande battaglia di importanza storica:
aveva dato la dimostrazione che dei semplici lavoratori, dei contadini, degli operai, potevano
diventare amministratori della cosa pubblica, capaci di reggere in Italia migliaia di comuni,
capaci di reggere le più grandi città, … capaci di affrontare e risolvere i più complessi
problemi fornendo così la prova storica che una nuova classe era matura e aveva quindi diritto
di assumere un ruolo dirigente nella vita del nostro Paese.

Ed oggi il nuovo Partito socialdemocratico si propone, viceversa, di realizzare dappertutto IL


CENTROSINISTRA, il che vorrebbe dire due cose, semmai questo fosse possibile: vorrebbe dire
in primo luogo strappare ai lavoratori, che li avevano conquistati attraverso decenni e decenni di
lotta, quei centri di potere popolare e locale che pure il PSI si era sempre impegnato a
difendere: vorrebbe dire reintrodurre forze clericali e forze conservatrici…

... E forse potremmo aggiungere qualche parola, a proposito dei vecchi valori del Partito
Socialista, anche in riferimento ai valori morali nella vita politica. Il vecchio Partito Socialista fu
sempre fustigatore di scandali, fu sempre portatore di nuovi valori morali nella vita pubblica...
Ebbene, noi li rivendichiamo, questi valori fondamentali, senza i quali crediamo non possa
esistere socialismo né ieri, né oggi, né domani. Siamo forse, dei nostalgici, dei passatisti, dei
rigoristi morali, come ci è stato rimproverato? Forse il socialismo, oggi, non è più necessario,
non ha più diritto di esistenza? Forse inseguiamo ancora delle chimere o dei sogni del passato
proclamandoci socialisti?

… io non lo credo: se noi diamo uno sguardo al mondo di oggi dove domina il capitalismo,
vediamo che ovunque IL POTERE PUBBLICO, che vuol dire potere di prendere le decisioni
che concernono la vita di tutti, SI ALLONTANA SEMPRE DI PIÙ DALLE MASSE
LAVORATRICI che appunto per questo diventano sempre più oggetto e non soggetto della vita e
della storia, vediamo dappertutto che questo potere passa in poche, ristrette e private mani di grandi
capitalisti, vediamo che dalla disoccupazione all’emigrazione, dalle disuguaglianze sociali alle
discriminazioni politiche o razziali, dalla fame alla guerra, tutti i mali del mondo sono seminati
a piene mani dal regime capitalistico.

E se guardiamo nel nostro Paese, vediamo che le tensioni sociali rimangono e si accrescono
nonostante il centrosinistra…L’Italia rimane il Paese che nega agli operai la sicurezza del
lavoro e che nega ai contadini la possibilità di lavorare e di vivere sulla propria terra, che
nega a tutti i lavoratori… il rispetto dalla loro personalità, della loro dignità civile di uomini ed
anzi esalta il simbolo dell’offesa quotidiana a questa dignità civile dei lavoratori, l’Italia
rimane il Paese che nega agli scienziati i mezzi di una moderna ricerca scientifica, quindi la
possibilità di esercitare la loro funzione nella storia, rimane il Paese che nega agli ammalati un letto
in ospedale, che nega ai vecchi una pensione umana e dignitosa…

E se, guardando il nostro Paese, ci riferiamo agli avvenimenti recenti, ALLE ALLUVIONI che
hanno tanto impressionato, e giustamente, il nostro Popolo, VEDIAMO CHE NON SI
TRATTA DI SCIAGURE FATALI: fatale è solo quello che è inevitabile, ed inevitabile in questo
campo è solo quello che è imprevedibile, ma le alluvioni erano state previste dai tecnici i cui
progetti si erano ammassati nei cassetti: erano state previste dalle leggi che non furono
attuate, che avevano votato stanziamenti che non furono realizzati…: erano state
drammaticamente preannunciate da tutte le precedenti alluvioni che quasi ogni anno si erano
abbattute sul nostro Paese e che avevano mostrato come le difese del suolo fossero sempre
minori ed andassero cedendo.

Dobbiamo concludere, quindi, che ANCHE DI FRONTE A QUELLE CHE POSSONO


APPARIRE DELLE CATASTROFI NATURALI IN REALTÀ SI TRATTA DI PRECISE
SCELTE POLITICHE, IN BASE A PRIORITÀ CHE VENGONO STABILITE DA CHI HA
IL POTERE A VANTAGGIO DI INTERESSI PRIVATI, ANZICHÉ A VANTAGGIO DI
INTERESSI COLLETTIVI. Si tratta, in realtà, di tutto un processo di sviluppo che si è voluto
fondare quasi esclusivamente sull’esaltazione del profitto monopolistico, sacrificando
investimenti sociali.

Ed allora ci ricordiamo che nel programma dell’attuale governo Moro, in contraddizione con il
programma del primo governo Moro, stava scritto testualmente “che il governo vuole garantire la
capacità di soddisfare tutte le richieste che verranno dal settore privato per il finanziamento dei suoi
piani di espansione”, e capiamo, allora, che la contropartita di questa volontà di servire alle
richieste del settore privato per i suoi finanziamenti significa la RINUNCIA A FARE DELLA
SPESA PUBBLICA, VICEVERSA, LO STRUMENTO PER LA DIFESA DEGLI
INTERESSI COLLETTIVI. Scopriamo, allora, che disordine urbanistico, speculazione sui
terreni, mancato assetto del territorio, crisi nelle campagne, caos nei trasporti, tutto quello che
affligge e tormenta la nostra popolazione sono tutti problemi connessi LA CUI SOLUZIONE
VIENE COSCIENTEMENTE SACRIFICATA AD INTERESSI PRIVATI E SETTORIALI.

Scopriamo, allora, che questa È LA LEGGE INSOPPRIMIBILE DEL CAPITALISMO, che è


matrice di disuguaglianza, di oppressioni, di iniquità e di miserie che nessuna vernice
socialdemocratica riuscirà a cancellare. Scopriamo, allora, che ovunque vi è capitalismo, vi sono
classi dominanti e classi dominate, vi è inevitabilmente conflitto di interessi privati e di interessi
pubblici e collettivi, ci sono problemi di priorità da risolvere e vi è, quindi, il problema a chi
spetti il potere di decidere.

Ecco allora che l’esigenza di una battaglia socialista prorompe impetuosa dalle cose stesse,
l’esigenza di una lotta per la conquista del potere da parte delle classi lavoratrici, esigenza di una
lotta per una gerarchia di valori che NON CONSENTA AI PRIVATI DI CALPESTARE
L’INTERESSE COLLETTIVO E DI SACRIFICARE PER I PROPRI PRIVATI INTERESSI
LA VITA STESSA FISICA E SPIRITUALE DEI CITTADINI.

Ecco perché siamo socialisti; SIAMO SOCIALISTI PERCHÉ CREDIAMO NELLA DIGNITÀ
DELL’UOMO, SIAMO SOCIALISTI PERCHÉ NON VOGLIAMO CHE LA STORIA
DEBBA ESSERE SEMPRE STORIA DI PADRONI E DI SCHIAVI, di oppressori e di
oppressi, di sfruttatori e di sfruttati, di guerre di conquista e di guerre di liberazione. Questa è la
nostra continuità, questa è la nostra coerenza con il socialismo di ieri, la fedeltà a questi principi…

Vogliamo essere moderni ma restare socialisti, e pensiamo di poggiare la nostra azione sui tre punti
essenziali: la democrazia, l’unità ed una strategia della lotta di classe rispondente alle esigenze di
oggi. In primo luogo una democrazia che non sia più soltanto una democrazia formale, ma che
sia democrazia sostanziale, partecipazione effettiva, di base delle masse lavoratrici a tutte le forme
della vita pubblica, una democrazia che non trovi porte chiuse davanti a sé o che sfondi le porte se
le trova chiuse e penetri nelle fabbriche, nelle scuole, nella pubblica amministrazione, nell’esercito,
una democrazia che dia ai lavoratori la possibilità di gestire, di decidere da sé, o comunque di
partecipare alle decisioni su quanto attiene alla loro vita di oggi e di domani, che dia ai lavoratori
la possibilità di gestire da sé la Previdenza sociale, di gestire da sé il proprio tempo libero, i
servizi pubblici, che faccia veramente di ogni momento della vita una celebrazione della
personalità dell’uomo capace di guidare le proprie sorti e di prendere le proprie decisioni…

Questo, compagni, non è qualche cosa che possiamo né improvvisare né fare in pochi: richiede la
ricerca, l’analisi, l’esperienza e la verifica e un impegno di tutti i militanti, di tutto il movimento
operaio. Non vi sono qui, davvero, possessori di verità, non vi sono qui, davvero, primogeniture da
rivendicare. Ed ecco perché celebrando, oggi, qui questa giornata di lotta contro la socialdemocrazia
non rivendichiamo per il PSIUP nessuna posizione di privilegio, ma ci sentiamo nella stessa trincea
con tutti coloro che hanno rifiutato, rifiutano e rifiuteranno la scelta socialdemocratica…Vogliamo
trovarci uniti a tutti coloro che sentono nel socialismo la sola strada possibile per la
liberazione dell’uomo…

Vogliamo fare un partito… che dia alle giovani generazioni la certezza di uno strumento sicuro
per costruire, nella loro vita di domani, una Italia in cui la vita possa essere finalmente da
tutti vissuta in letizia…Compagni, levate in alto le vostre bandiere! Salutate l’alba di un nuovo
giorno che sta per spuntare! ”
[L. BASSO, Parla Lelio Basso, Il Mondo, 18 dicembre 1966, n. 50, 3-4].

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