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RELAZIONE GIGIA BUCCI SEGRETARIO GENERALE CDLM BARI

Ecco il nuovo fantasma italiano: il bambino straniero. La vicenda di Lodi è un


fatto agghiacciante. Non lo commento. Voglio invece discutere con voi su che fine
ha fatto la nostra umanità.

Care compagne e cari compagni, gentili ospiti, benvenuti ai lavori del V congresso
della Camera del Lavoro metropolitana e provinciale di Bari.

Il Congresso rappresenta sempre il momento più importante di un’organizzazione


sindacale. Nell’epoca dei social network, della comunicazione semplificata e ridotta a
spot, di chi prova a svuotare o a trasformare in altro il significato di partecipazione, la
CGIL ancora una volta è protagonista di un momento di dibattito vero, persone che in
carne e ossa si sono confrontate sui nostri documenti, sulle nostre proposte, sulla fase
politica e sociale che sta attraversando il Paese.
Tutto questo è sinonimo di DEMOCRAZIA. Qui risiede la forza del nostro sindacato,
in uomini e donne che liberamente si associano, discutono, agiscono spinti dai
comuni ideali di giustizia sociale, solidarietà, antirazzismo, antifascismo. Valori che
sono scritti nella nostra Costituzione e nel nostro Statuto. Quindi il mio grazie va a
tutte le categorie, a tutti i territori, alle leghe, ai delegati aziendali per aver compiuto
assieme questo straordinario esercizio di democrazia.

E per quanto non cessino gli attacchi alla nostra funzione costituzionalmente
riconosciuta, per quanto certa politica provi a dipingere il sindacato come qualcosa di
obsoleto, LA CGIL NON SMETTERA’ MAI DI ESSERE LA PIÙ GRANDE
ORGANIZZAZIONE SOCIALE DEL PAESE.

Le sorti e le scelte della Cgil non riguardano solo i suoi iscritti, ma parlano al Paese,
perché come ci ha insegnato IL NOSTRO PEPPINO DI VITTORIO:
“LA NOSTRA AZIONE È NELL’INTERESSE DI TUTTI, NELL’INTERESSE
DELL’INTERA SOCIETÀ ITALIANA”.

Certo una società giusta, inclusiva, che non discrimina chi ha un colore diverso della
pelle fino a negare per questa ragione la mensa ai bambini di una scuola primaria.
Quello che è avvenuto a Lodi e Riace in questi giorni è lo specchio dell’Italia
peggiore, rozza e razzista, chiusa in se stessa, che nega la ricchezza sociale ed
economica che rappresenta l’immigrazione. Si colpiscono modelli di integrazione
perché di stranieri si debba parlare solo e soltanto in termini di allarme sicurezza a
mero fine di propaganda politica. E noi quando parliamo di diritti universali, di
inclusione, di lotta alla povertà siamo in campo proprio contro questa idea di Paese.

E LA STRADA È UNA SOLA: IL LAVORO.

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“IL LAVORO È”: titolo scelto dalla nostra organizzazione per il XVIII congresso
nazionale, viene declinato in:

DEMOCRAZIA, UGUAGLIANZA, DIRITTI, SVILUPPO, SOLIDARIETÀ.


Sono queste le parole chiave che la CGIL ha sviluppato in questi anni attraverso le
sue proposte: DAL PIANO DEL LAVORO ALLA CARTA DEI DIRITTI
UNIVERSALI così come con le risultanze del LABORATORIO SUD, unica forza
sociale che ha tenuto accesa la luce sui gravi problemi che ancora vive il
Mezzogiorno che ne ostacolano la crescita economica e sociale.

Questa è l’Italia che colma le diseguaglianze tra persone e territori, che dà risposte ai
giovani in termini di buon lavoro, sicuro e stabile, per frenare la forte emigrazione.
Invece abbiamo alle spalle venti anni di smantellamento dei diritti e precarizzazione
del lavoro, che hanno fatto il paio con la crisi economica che a sua volta ha
comportato la perdita di posti di lavoro, il calo dei redditi, l’aumento di quelle
insicurezze che alimentano poi odio e divisioni.

In tutta Europa la ripresa dei nazionalismi, dei sovranismi, è il prodotto di questi anni
di attacchi ai diritti delle persone, alle tutele sociali e del lavoro. Un’idea tutta
economicistica della società, la pretesa di autosufficienza di un ceto politico che ha
avallato politiche di austerità a danno degli ultimi, ha soffocato il confronto
democratico dando spazio a populismi e a forze politiche che parlano alla pancia
delle persone, proponendo soluzioni semplicistiche per problematiche molto
complesse. Una vecchia politica che non ha saputo ascoltare e confrontarsi con
quanto accadeva nel Paese, che ha preferito un procedere solitario senza l’ascolto di
forze sociali come il sindacato, sono stati i prodromi ai risultati elettorali del marzo
scorso. Quel progetto di disintermediazione – come si afferma nel documento
congressuale – è fallito ma oggi tocca ricostruire unità tra lavoratori, tocca ricostruire
fiducia, ma ci ritroviamo a fare i conti con un Governo che oltre gli annunci roboanti
non riesce ad andare, palesando incapacità e improvvisazione. Pur affrontando
questioni delicate da noi sottoposte, fino ad ora fumosi sono stati i riferimenti al
reddito di cittadinanza; nessuna cornice complessiva sulla riforma delle pensioni, che
ad esempio affronti il futuro dei giovani e delle donne; niente sul Mezzogiorno e lo
sviluppo, sul lavoro precario. Di contro il Governo pensa di togliere tasse ai ricchi,
decidendo l’ennesimo condono fiscale con modalità peggiori del passato dando agli
evasori la patente di vittime. Uno schiaffo a chi, lavoratori e pensionati, le tasse le ha
sempre pagate fino all’ultimo centesimo.

Svolgiamo questo nostro congresso in una fase storica e politica di grande incertezza
e confusione in cui si moltiplicano i segnali di disgregazione sociale e le divisioni tra
nord e sud del paese, crescono paura e insicurezza che alimentano egoismi individuali

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e collettivi, a cui si da risposta con assistenzialismo e politiche divisive del Paese
sempre più spaccato a metà.

Il colpo mortale sarebbe dato dal Federalismo differenziato nel caso in cui il Governo
decidesse di andare avanti su questa strada.

In questo scenario, noi, rimarchiamo il nostro ruolo fondamentale di punto di


riferimento per i lavoratori e la società: accanto ai bisogni della gente, contro i
populismi e respingendo le derive autoritarie e sovraniste, proponendo la nostra idea
di condivisione, inclusione e sviluppo alternativi. Derive che hanno reso di recente
anche la Puglia e Bari teatro di episodi fascisti e xenofobi col tentativo di far arretrare
questo paese rispetto alle conquiste democratiche ottenute grazie ad anni di lotte.
Importante è stato ed è il lavoro che stiamo facendo di ricucitura del fronte
democratico della città e che di fatto ha determinato una sintesi di un progetto
politico e democratico e antifascista che prima viaggiava su singole sensibilità e che
oggi si pone l’ambizione di raggiungere anche altre forze democratiche presenti
all’interno della città, costruendo un progetto di resistenza che fa leva sui valori
costituzionali, che oggi più che mai sono messi in discussione ma che noi abbiamo il
dovere di difendere.

Questo è per me il primo congresso da Segretario Generale della Camera del Lavoro
di Bari, impegno che io non ho assunto nel precedente congresso ma
successivamente, a seguito della elezione del compagno Pino Gesmundo che mi
aveva preceduto in questo incarico a Segretario Generale della CGIL Puglia.

Confermo quello che pensavo allora: si tratta di un impegno che ne io ne voi


avremmo potuto proseguire se Pino Gesmundo non avesse continuato a sostenerci in
pieno nel portare avanti un progetto politico, un’idea di Cgil all’interno dell’Area
Metropolitana tesa a rimettere al centro le lavoratrici e i lavoratori, gli anziani con le
loro fragilità, le periferie, i giovani con tutta la loro ricchezza creativa e con una
visione del lavoro che ci costringe a fare i conti anche con i luoghi comuni che
coinvolgono tutti, compresi noi.

Questa è stata per me una straordinaria esperienza, un percorso di crescita autentico


che è stato arricchito ogni giorno di più dalla carica umana, dai contributi di tutti,
dalla qualità delle relazioni programmatiche condivise in ogni congresso di categoria,
in cui è risultato dominante il bisogno di confederalità, dentro e fuori
l’organizzazione.

Ringrazio davvero tutte e tutti per il grande lavoro svolto nel predisporre le
assemblee coinvolgendo tutti i posti di lavoro e tutti i territori attraverso le Leghe
Spi; un’occasione unica per determinare un contatto diretto con tante realtà
produttive del nostro territorio. Questo ha significato avere tante occasioni per

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chiacchierare con gli iscritti e capire, attraverso il dialogo faccia a faccia, dove e
come intervenire.
Abbracci e strette di mani, occhi lucidi e rabbia, mi hanno trasmesso forte il bisogno
che la gente ha di riappropriarsi degli strumenti di democrazia sindacale che noi,
forse per pigrizia, forse per abitudine alla quotidianità, avevamo trascurato.

Vale anche per noi IL CONCETTO PIÙ GRANDE DI DEMOCRAZIA:


VA COLTIVATA COSTANTEMENTE SE NON VOGLIAMO CHE QUALCUNO
ATTENTI AD ESSA.

Questo è successo negli anni passati quando dopo la conquista nel 1970 dello Statuto
dei Lavoratori “per consuetudine” abbiamo pensato che quei diritti non sarebbero mai
stati messi in discussione, ed invece è successo.
È successo quando sono stati limitati i permessi sindacali nel pubblico impiego; è
successo quando ci hanno dato locali sempre meno idonei per tenere le nostre
assemblee; è successo quando sono state ridotte le ore di assemblea sindacale,
FINO AD ARRIVARE ALLA ELIMINAZIONE DELL’ART.18.
TUTTO CIO’ HA PORTATO ALLA MESSA IN DISCUSSIONE DI DIRITTI
FONDAMENTALI.
Abbiamo invece assistito alla moltiplicazione delle tipologie contrattuali che hanno
ridotto sempre più i diritti dei lavoratori rendendoli più deboli nei confronti del datore
di lavoro. E parliamo dell’introduzione dei voucher, delle finte partite Iva e di tante
altre forme di precarizzazione che abbiamo contrastato spesso in solitudine. Abbiamo
reagito a questi attacchi con le iniziative referendarie ma nella consapevolezza di aver
combattuto pancia a terra, dobbiamo sapere che questo non basta.

Il documento congressuale della Cgil “Il lavoro è” coglie in pieno questo bisogno già
in parte vissuto direttamente da noi con l’assemblea generale di questa Camera del
Lavoro, che ha espresso grande condivisione (a seguito anche delle assemblee
generali di categoria) circa l’impostazione e le progettualità dimostrate nel
documento “Il lavoro è”, apprezzandone inoltre il metodo partecipativo che ha
consentito una reale partecipazione dal basso sui temi illustrati confermando una
continuità di metodo con la straordinaria fase di consultazione avviata con la Carta
dei diritti Universali del lavoro che risulta essere centrale nella proposta del
documento congressuale stesso.

Dal 5 al 20 aprile si sono svolte12 assemblee generali di categorie di questa Camera


del Lavoro che hanno visto la partecipazione di oltre 1.000 compagni e compagne in
un dibattito ricco e articolato sui temi proposti da quella che era inizialmente la bozza
del documento “Il lavoro è”. Successivamente in tutto il territorio metropolitano si
sono svolte quasi 400 assemblee congressuali di base che hanno visto la
partecipazione di circa 32.000 lavoratori, lavoratrici e pensionati, con una
partecipazione e consultazione che si attesta oltre il 60% degli aventi diritto,
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confermando l’armonizzazione di un documento che sta dentro una visione generale
della società che è capace di interpretare la condizione del mondo del lavoro di oggi
tratteggiandone obiettivi e definendo il ruolo che un sindacato confederale come la
CGIL deve svolgere insieme alle Categorie.

A questo straordinario lavoro messo in campo da tutto il gruppo dirigente, si


aggiunge quella straordinaria fase di consultazione, di presidio e di raccolta firme per
la carta dei diritti e per i quesiti referendari, che ha consentito di misurarci con uno
sforzo notevole che ha prodotto per quanto riguarda noi oltre 22mila firme in
aggiunta alle circa 50mila raccolte a sostegno dei tre referendum abrogativi.

Questi dati fotografano l’entità del lavoro di confronto messo in campo, con una
partecipazione non scontata che ha riguardato tutti, compresi lavoratori e pensionati
iscritti ad altre organizzazioni o non iscritti. Questa operazione inclusiva è il monito
per continuare quella mobilitazione necessaria per far diventare legge la carta dei
diritti nel parlamento e ridare dignità al lavoro ed ai lavoratori.

Uno degli sforzi che questa Camera del Lavoro ha fatto nel corso di questi anni è
stato dotarsi anche sul piano organizzativo di una struttura più snella e nello stesso
tempo più articolata e specializzata che rispondesse adeguatamente alla molteplicità
delle problematiche che una grande Camera del Lavoro come la nostra ha sia sul
piano interno, sia soprattutto nei confronti delle Istituzioni. A questo bisogno ha
risposto la COSTITUZIONE DEI DIPARTIMENTI:
WELFARE, SICUREZZA E LEGALITÀ, POLITICHE DI GENERE,
POLITICHE GIOVANILI, POLITICHE CULTURALI, POLITICHE SULLE
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, POLITICHE SULL’IMMIGRAZIONE,
POLITICHE DELL’ORGANIZZAZIONE, POLITICHE DELLA TUTELA
INDIVIDUALE E COLLETTIVA.

Per cercare di individuare le risposte giuste abbiamo ritenuto che bisognasse partire
DALL’ANALISI SCIENTIFICA DEI BISOGNI DEL TERRITORIO. È iniziato
così un lungo lavoro di ricerca, mettendo a fuoco le condizioni di salute, dei bisogni
sociali e dei diritti dei cittadini della Città di Bari e della sua Area Metropolitana.

Una delle prime esigenze che abbiamo avvertito è stato il tema della legalità intesa
nel senso più pieno del termine che ci ha portato NEL 2015 A DAR VITA AL
FORUM DELLA LEGALITÀ DELL’AREA METROPOLITANA DI BARI che
ha coinvolto tanti soggetti istituzionali pubblici (Città Metropolitana di Bari, ASL,
Irccs, Inps, Inail, Arca Puglia) e privati (Confindustria, Ance, Confagricoltura,
Confesercenti, Confcommercio, Confcooperative, Cna, Legacoop), oltre alle tante

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associazioni di volontariato presenti sul nostro territorio (Libera, Arci, Legambiente,
Zona Franca, Link, Abusuan, Federconsumatori, ecc.).
37 i soggetti che hanno sottoscritto il protocollo.

Rispettare la legalità vuol dire contrastare la criminalità, la corruzione, l’evasione


fiscale e contributiva, il lavoro nero che indeboliscono la coesione sociale, creando
effetti deleteri sull’allocazione delle risorse finanziarie e umane, rendendo inefficace
anche l’azione riformatrice.

Tutti i soggetti firmatari del protocollo di legalità hanno approvato le linee di azione
in esso contenute a partire dall’inserimento nei bandi di gara e nei capitolati di
appalto, di adeguate misure coerenti con la legislazione vigente ed in particolare con
il rendere esigibile il nuovo codice degli appalti in funzione di prevenzione antimafia,
così da assicurare anche una efficace attività di controllo sugli appalti pubblici e
privati e sui successivi subappalti e subcontratti aventi ad oggetto lavori, servizi,
forniture. Protocolli d’intesa in materia di concessioni e appalti pubblici di lavori,
forniture, servizi sono stati sottoscritti con Città Metropolitana di Bari, Arca Puglia
centrale, Comune di Ruvo di Puglia oltre ad altri sottoscritti autonomamente da
singole categorie con enti pubblici locali e imprese private. Si sono così ottenute
garanzie sui trattamenti economici con l’applicazione del contratto nazionale
sottoscritto dai sindacati maggiormente rappresentativi: tutela dell’occupazione nei
cambi d’appalto con l’introduzione della “clausola sociale” di assorbimento e
ripristino della norma sulla responsabilità solidale. Il forum ha consentito di aprire un
confronto con gli amministratori pubblici per verificare la stesura dei piani
anticorruzione oltre ad esercitare una verifica sul “campo” della effettiva entità delle
aziende e dei beni sequestrati e confiscati alle mafie affinché si possano promuovere
iniziative per ridare prospettive di lavoro a quanti lo hanno perso.

Si è avviata inoltre UNA CONCERTAZIONE CON IL TRIBUNALE DI BARI E


CON LA PREFETTURA DI BARI PER ISTITUIRE UN TAVOLO PERMANENTE
SULLE AZIENDE SEQUESTRATE E CONFISCATE.

IL FORUM HA ELABORATO E PROPOSTO UN PROGETTO DAL TITOLO:


“SICUREZZA URBANA INTEGRATA - GLI OCCHI SULLA CITTÀ” COME
RISPOSTA VERSO UN AVVERSARIO APPARENTEMENTE INVINCIBILE:
L’ILLEGALITÀ.

Il progetto, rivolto all’amministrazione comunale di Bari, invita ad aprire un tavolo di


confronto per rafforzare la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica,
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confrontandosi al contempo con le forze del volontariato, del privato sociale, della
scuola, del sindacato confederale. È un progetto che opera in rete e conta sulle
sinergie presenti sul territorio. Insistiamo e chiediamo al Sindaco Antonio Decaro di
credere in questo progetto, già in suo possesso, sapendo che non è più possibile dire
che ci mancano gli strumenti sia legislativi che finanziari.

Il progetto punta a:
- riqualificare le aree e i siti più degradati;
- eliminare i fattori di marginalità e di esclusione sociale;
- prevenire la criminalità di tipo predatorio;
Sono obiettivi finanziati e definiti dagli assi strategici del PON legalità integrati con
quelli del por puglia e occorre soltanto attuarli.

Il forum della legalità, presieduto da Vito Savino - già presidente del tribunale di Bari
- che ringrazio a nome di tutta la Cgil per il lavoro svolto, continuerà a rendere
fattibile un’idea, traducendola in progettualità.

Il forum ha anche affrontato il tema del SOVRAINDEBITAMENTO, anticamera per


l’inferno chiamato USURA, attraverso UN CONSULTORIO (istituito presso la
Camera del Lavoro di Bari) CHE QUOTIDIANAMENTE ASCOLTA PERSONE IN
CONDIZIONE EMERGENZIALE indirizzandole verso gli specialisti in grado di
dare loro tutto il supporto di cui necessitano.

Quando parliamo di legalità non possiamo non sottolineare la gravità di quello che sta
succedendo al Tribunale di Bari: sedi inadeguate, turni di lavoro massacranti e una
incapacità della politica ed in particolare del Ministero della Giustizia di dare una
risposta efficace. Evidentemente non ci si rende conto dei danni che produce una
giustizia che non funziona non solo sugli operatori, ma sull’intero tessuto economico
e sociale del territorio. Insistere sulla necessità di affrontare il tema della sicurezza e
della legalità come strumento di inclusione sociale serve oggi più che mai a
contrastare tutte quelle forze che giocano sulla pelle e sul bisogno di sicurezza delle
persone per creare un clima di odio sociale.

Un esempio eclatante lo abbiamo avuto al Quartiere Libertà, dove, complice un


Ministro dell’Interno che Saviano definisce il “Ministro della Malavita”, si è tentato
di far passare gli immigrati come il pericolo più grande di quel quartiere, ospitati
come se fossero negli Hotel a 5 stelle. Non sono gli immigrati il problema, ma le
famiglie malavitose che tengono in ostaggio l’intero quartiere Libertà. Quello che è
accaduto qui a Bari con l’aggressione da parte di CasaPound nei confronti di cittadini
inermi, è un campanello d’allarme che non può essere sottovalutato. Siamo riusciti a
dare a questi episodi una risposta pronta e compatta. La Cgil in prima fila ha fatto da
collante alle tante espressioni dell’Associazionismo democratico e delle forze

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politiche che proprio grazie a noi si sono ritrovate unite nella volontà di contrastare
un pericolo reale alla Democrazia di questo Paese. Abbiamo dato la giusta risposta
organizzando l’iniziativa pubblica in Piazza Risorgimento così come siamo stati in
prima fila in piazza Prefettura contro gli attacchi di CasaPound.

Questo si traduce in un grande OBIETTIVO RAGGIUNTO: ABBIAMO


CONTRIBUITO AL RISVEGLIO DI UNA COSCIENZA ANTIFASCISTA.

Percorso già intrapreso con le iniziative nelle scuole, finalizzate al recupero della
memoria della resistenza e della storia antifascista. E ancora: abbiamo presentato
nella sede Rai di Bari del libro sulla storia di Radio Bari e abbiamo posto la pietra
d’inciampo in Via Putignani, come simbolo di una tappa importante nella storia
antifascista barese. Lo abbiamo fatto per non dimenticare chi ha sacrificato la propria
giovane vita per la nostra libertà.
L’esperienza partigiana rappresenta valori senza tempo, sempre attuali, un lascito
etico ben racchiuso nella nostra Carta Costituzionale su cui dobbiamo interrogarci
sempre per capire lo stato di salute della nostra democrazia. Un patrimonio di valori e
idee che la nostra organizzazione ha nel suo Dna, nel suo Statuto, perché sono il faro
della nostra azione di rappresentanza per l’interesse generale dei lavoratori e del
Paese

LA LIBERTÀ, LA DEMOCRAZIA, LA SOLIDARIETÀ non sono parole ma


VANNO DECLINATE NELL’AGIRE QUOTIDIANO: CIVILE, SOCIALE E
POLITICO.

La presenza delle Istituzioni ed in particolar modo dell’Amministrazione Comunale


alle nostre iniziative e il rapporto proficuo che abbiamo costruito sui vari temi:
periferie, trasporti, cultura, lavoro non sono scontati rispetto agli interlocutori che
abbiamo di fronte. Noi nella nostra autonomia dialoghiamo con tutti ma privilegiamo
il rapporto con chi è più in sintonia con le esigenze espresse dal nostro mondo,
avendo l’obiettivo comunque di migliorare le condizioni dei cittadini. Con questo
spirito presenteremo a breve una piattaforma programmatica su cui confrontarci
rispetto alla quale ci aspettiamo risposte non elettorali ma impegni concreti. Questo
vale per Bari come per tutti i comuni dell’Area Metropolitana.

Sicurezza e disagio sociale sono legati a doppio nodo e ciò deriva da una sempre
maggiore divaricazione dei diversi strati della popolazione. Le uniche risposte
positive arrivano da politiche di inclusione che le istituzioni hanno il dovere di
mettere in atto con urgenza affrontando il disagio delle periferie considerandole non
solo come luoghi fisici. Per questo non possiamo non denunciare le scelte che fa il
Governo Nazionale nel decreto mille proroghe tagliando 1 miliardo e 700 milioni di
risorse cui 1 miliardo e 200 milioni solo per il Mezzogiorno.
NOI NON CI RASSEGNAMO perché qui è in discussione anche la nostra capacità
di essere Sindacato Confederale, sindacato che difende il lavoratore nel suo luogo di
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lavoro ma che si pone anche come soggetto di aggregazione sociale e come soggetto
capace di difendere i cittadini a cominciare dai ceti più deboli che nella vita
quotidiana hanno difficoltà di accesso ai servizi e alle infrastrutture materiali e
immateriali.
Bene ha fatto il nostro sindaco Antonio De Caro in qualità di Presidente Anci ad
insistere nella contestazione dei tagli tanto da produrre un emendamento alla manovra
che costringe il Governo a fare un passo indietro. E’ di qualche giorno fa la notizia
che sono state rimesse a disposizione risorse per 1,6 miliardi di euro per i prossimi
due anni. Concretamente ciò significa che i progetti sulle periferie non saranno
bloccati.

QUESTA BATTAGLIA CHE È ANCHE LA NOSTRA, È LA VITTORIA DEI


CITTADINI.

A Bari non siamo all’anno zero, abbiamo partecipato attivamente al confronto con i
Comuni per individuare le azioni strategiche da mettere in campo per ricucire le
periferie con il Centro. Cito per tutte l’esperienza di Carbonara, come i protocolli
sulla rigenerazione siglati insieme a Cisl e Uil, all’interno di un percorso unitario, con
27 Comuni con un’avvertenza: un protocollo non fa rigenerazione Urbana ma
costituisce solo l’inizio di un percorso che dobbiamo avere la costanza di seguire se
vogliamo portare avanti la politica di insediamento del territorio che è uno dei nostri
obiettivi.

Abbiamo attivato un confronto che per noi non può essere episodico ma deve
innervare la nostra presenza nel territorio. Con i comuni stiamo discutendo sia di
rigenerazione che periferie, ma anche di tariffe, di qualità dei servizi, di welfare
comunale. Ciò è ancora più importante in una fase che, in presenza di una sempre
maggiore riduzione dei trasferimenti statali, costringe a fare delle scelte e noi,
attraverso il confronto, dobbiamo lavorare proprio per la qualificazione della spesa.

Il benessere di una città non si misura unicamente da quanti siti economici ci sono ma
anche dalle politiche sociali e dalla qualità che supportano quella comunità. È con
questo obiettivo che abbiamo deciso di COSTITUIRE “L’OSSERVATORIO
SULLE POLITICHE SOCIALI” CON IL CONTRIBUTO DI TUTTE LE
CATEGORIE E DEI RAPPRESENTANTI DEL TERRITORIO PER
DEFINIRE, ad iniziare da alcuni ambiti più significativi (Altamura – Conversano –
Città Metropolitana di Bari) UNA PROGETTUALITÀ INNOVATIVA DELLE
POLITICHE SOCIO-SANITARIE, RIVENDICANDO UNA PIÙ SPECIFICA

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CONTRATTAZIONE PER DARE RISPOSTE D’INSIEME E CONDIVISE AI
CITTADINI.

Anche grazie al prezioso contributo di due categorie: lo Spi e la Funzione Pubblica,


abbiamo svolto un’azione importante nella riprogrammazione dei piani sociali di
zona avendo riscontrato e denunciato molte criticità dei precedenti piani. L’AVER
RIVENDICATO E OTTENUTO LA COSTITUZIONE DELLA CABINA DI
REGIA NON PIÙ SOLTANTO A LIVELLO REGIONALE MA IN CIASCUN
AMBITO, ha consentito a tutti gli attori in campo di sviluppare per ciascun obiettivo
di piano regionale proposte coerenti con i reali bisogni dei cittadini di quegli ambiti
puntando ad esempio ad avvicinare il più possibile il target per l’ADI (assistenza
domiciliare integrata) al 3,5% della popolazione anziana che con le risorse assegnate
per trasferimenti raggiunge appena l’1%.

Stiamo pungolando il nuovo Direttore Generale della ASL Bari e tutti i responsabili
dei distretti socio-sanitari che sono i diretti interessati delle cure domiciliari integrate,
a lavorare per una diversa e migliore programmazione della medicina territoriale,
vero antidoto ai ricoveri impropri e spesso inopportuni.

È con questo spirito che stiamo portando al tavolo della contrattazione la proposta di
legge sull’invecchiamento attivo. Se le nostre proposte resteranno inascoltate, siamo
pronti alla mobilitazione. CON CISL E UIL, il 13 novembre terremo una conferenza
stampa unitaria regionale a cui farà seguito un attivo unitario sempre regionale sul
Def per poi fare UNA MANIFESTAZIONE CHE COINVOLGERÀ TUTTA LA
PUGLIA SUI TEMI DELLA SANITÀ E DELLE POLITICHE SOCIALI IN
PROGRAMMA IL 12 DICEMBRE PROSSIMO.

Non dimentichiamo che la confederalità è basata sull’unità sindacale.

Sempre unitariamente con Cisl e Uil presenteremo le nostre proposte sulla legge di
bilancio, arricchite e discusse con lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionate in
tante assemblee nei luoghi di lavoro e negli attivi unitari in tutti i territori. Le
proposte delineano un modello di sviluppo del Paese fondato sulla sostenibilità
sociale e ambientale e sulla solidarietà nazionale.

PAROLE D’ORDINE SONO: COESIONE, INCLUSIONE, INTEGRAZIONE.

La nostra storia come territorio barese e pugliese è una storia fatta di CAMERE DEL
LAVORO COMUNALI CONSIDERATE IL PRIMO NUCLEO DI
AGGREGAZIONE E DI DIFESA DEI LAVORATORI. Questo era vero per il
passato e lo è ancora di più oggi, proprio per come sono strutturati i nostri comuni,

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per i livelli di servizi pubblici erogati e anche per le forme di aggregazione. Sappiamo
che non c’è un modello organizzativo uguale per tutto il territorio nazionale e questo
forse riduce la nostra possibilità di intervento con strumenti certi, ma pur cercando di
contare sempre di più sul volontariato straordinario, sulla militanza di tanti compagni
e compagne, dei pensionati, dobbiamo prevedere forme di finanziamento che
includano le strutture comunali come elemento strutturale della nostra presenza. C’è
bisogno quindi di rivedere il modello organizzativo a partire dalla modalità di
finanziamento anche per alleggerire i territori sempre più coinvolti e impegnati nelle
azioni vertenziali.

La CGIL di Bari non intende rinunciare al modello che ha nelle Camere del Lavoro
comunali elementi di elaborazione, impulso e ascolto. La sempre più intensa
flessibilità lavorativa, così come il venir meno di luoghi di lavoro intesi in senso
fisico, rendono oggi ancora più strategico il nostro ruolo nei territori. Questo vale per
tutte le categorie oltre che per la Confederazione.

I LAVORATORI, I CITTADINI, I PENSIONATI, DEVONO AVERE UNA


CERTEZZA: QUELLA DI TROVARCI NELLE NOSTRE SEDI, INCROCIARE I
NOSTRI SERVIZI INCA E CAAF CON IL PEZZO DELLA TUTELA
INDIVIDUALE.

Ed è rilevante ricordare che circa l’80% delle tessere sindacali oggi proviene dal
sistema dei servizi e dal lavoro assiduo e instancabile che i nostri operatori tutti i
giorni garantiscono nei territori.

LE NOSTRE SEDI DEVONO ESSERE L’ANTIDOTO ALL’ISOLAMENTO


DILAGANTE CHE SOVRASTA LA SOCIETÀ: DEVONO ESSERE QUEL
LUOGO CERTO DI DEMOCRAZIA IN CUI SENTIRSI AL SICURO, UN LUOGO
DI CONFRONTO MA ANCHE SEMPLICEMENTE DI COMUNITÀ.

Rivitalizzare le Camere del Lavoro comporta la necessità di investimenti certi.

La consapevolezza delle mutate condizioni per cui non tutti vengono nelle nostre
Camere del Lavoro, ci ha portato a SVILUPPARE PROGETTI IMPORTANTI
COME QUELLO DENOMINATO CGIL MOBILE, CHE HA PORTATO
DIRETTAMENTE NELLE ZONE INDUSTRIALI DEL TERRITORIO UNO
SPORTELLO MOBILE DEI NOSTRI SERVIZI INCA E CAAF PER
RACCOGLIERE IL BISOGNO DI TUTELA INDIVIDUALE DIRETTAMENTE
SUI LUOGHI DI LAVORO.

Questo progetto è stato reso possibile grazie a tutte le categorie e a compagni come
Alfredo Ruscigno e Duilio Di Rienzo che si sono cimentati prima in un percorso di

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formazione sindacale e poi nell’attività di raccolta ed elaborazione delle pratiche
fiscali e previdenziali. Un progetto che intendiamo potenziare nel tempo e che sono
certa sarà sostenuto da tutti voi.

Questo progetto non ha speranze di realizzazione se non inserito in un contesto


regionale e la Cgil Puglia ha già dimostrato una grandissima capacità di
comprensione delle dinamiche territoriali. Si è consolidato nel tempo un “modello
Puglia”, ossia un modello fatto di condivisione delle politiche generali così come
delle politiche settoriali e territoriali. Un modello inaugurato dalla Segreteria
Regionale già da qualche anno, con un modus operandi che ci ha coinvolti sempre di
più nelle scelte, eliminando quelle modalità un po’ burocratiche in cui ciascuno
faceva la sua parte e la mano destra ignorava ciò che faceva la mano sinistra.
La piattaforma regionale “SVILUPPO, LAVORO, AMBIENTE”, presentata a
Taranto a febbraio dell’anno scorso, ha rappresentato un ottimo esempio di come
riuscire a connettere le diverse prospettive territoriali, armonizzandole in una comune
e forte proposta per la crescita sostenibile, lo sviluppo e l’occupazione in Puglia.
Aver avuto la capacità di sviluppare una vertenza regionale mettendo insieme le
specificità di ogni singolo territorio e facendo cimentare tutto il gruppo dirigente
nella elaborazione di proposte che formassero le tessere di un mosaico regionale dove
la singola tessera non aveva alcun valore, ma inserita in una strategia regionale ci ha
consentito di esprimere una proposta politica che ha portato la nostra organizzazione
in Puglia ad essere un soggetto sociale ascoltato e rispettato dalle Istituzioni e dalle
controparti, ma anche a giocare un ruolo di maggiore protagonismo a livello
nazionale.

Particolarmente significativo dello spirito nuovo con cui abbiamo operato, è stata la
scelta compiuta dalla segreteria regionale della Cgil di condividere con tutti i territori,
tutte le politiche regionali che avessero una qualche ricaduta territoriale ed in primo
luogo tutta la partita relativa ai finanziamenti comunitari che ha consentito a noi tutti
di essere partecipi di scelte che poi abbiamo trasferito, da protagonisti, nel confronto
con i comuni e gli enti pubblici coinvolti da questi finanziamenti. Sul piano
organizzativo interno, va considerato allo stesso modo il grande lavoro svolto
nell’unificazione del CAAF che ha dimostrato la validità della strategia basata sul
metodo della condivisione e del confronto con i territori.

Come Cgil di Bari un tema che vogliamo affrontare con assoluta urgenza è il TEMA
DELLA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO. Di lavoro in Puglia si continua a
morire come pure vi è un costante aumento delle malattie professionali. Nella nostra

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regioni si sono registrati 48 casi di morte sul lavoro nel 2017 e il 2018 non è affatto in
controtendenza.

Abbiamo dedicato quest’anno la celebrazione del 1°maggio al tema della salute e


sicurezza nei luoghi di lavoro per sensibilizzare le istituzioni e le imprese a fermare la
strage di innocenti e rilanciare alcune priorità:

- strategia nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro;


- rapporto costante con le istituzioni (Regione, Inail, ASL, Servizi di vigilanza);
- contrattazione;
- rappresentanza;

La contrattazione deve svolgere sempre più un ruolo attivo sul tema della sicurezza
ed essa non può che essere patrimonio comune e quotidiano del singolo RLS, RLST,
RLSPP.

Lungimirante è stata la COSTITUZIONE DEL DIPARTIMENTO POLITICHE


CULTURALI CHE SI NUTRE DEL COINVOLGIMENTO E CONTRIBUTO
DI TUTTE LE CATEGORIE SU UN PEZZO CHE A NOI PIACE DEFINIRE
INDUSTRIA CULTURALE poiché coinvolge i lavoratori dello spettacolo, delle
industrie creative culturali, del settore turistico, della comunicazione, e delle
infrastrutture. La cultura, in tutte le sue componenti, è un potente fattore di sviluppo
del territorio che necessita di una adeguata programmazione e non può prescindere
dal rispetto dei diritti dei lavoratori. Ciò ha un valore particolare nella nostra Area
Metropolitana che rappresenta il 44,5% del totale regionale.

Affronteremo i recenti cambiamenti del mercato del lavoro, attraverso


“INNESTI”, un nuovo percorso finalizzato alla scoperta e allo studio dei
cambiamenti nel Mercato del Lavoro influenzati dalla rivoluzione digitale. Una
discussione necessaria ad individuare e leggere le esigenze delle tantissime start-up e
delle imprese culturali del territorio. Il nostro intento è cercare soluzioni, strumenti e
tutele efficaci per dare risposta alle problematiche riscontrate durante le precedenti
analisi del territorio, incontro con gli operatori locali oltre che alle esperienze di co-
progettazione che hanno caratterizzato finora il percorso di INNESTI.

Stiamo adeguando i nostri strumenti al mondo del lavoro che cambia e per questo
ABBIAMO ATTIVATO NEL 2018 UN PERCORSO DI FORMAZIONE
SINDACALE RIVOLTO AI DELEGATI E ALLE DELEGATE, sicuramente
anticipando la scelta della Cgil di alfabetizzare i nostri futuri quadri dirigenti rispetto
ai valori dell’Europa, in una nuova politica dei quadri che anticipi e accompagni i
processi di ricambio generazionale. Tutto questo traduce operativamente il progetto

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denominato “Tu noi, CGIL, Costituzione e Lavoro” che ha affrontato i temi della
democrazia e del diritto di cittadinanza, con un approccio sistemico in quanto
connesso con le strategie complessive della confederazione, dando centralità al
territorio, indicando nella costituzione e nel lavoro i riferimenti concettuali per un
rafforzamento dei legami identitari.

Stiamo costruendo un percorso formativo sulla legge 199, legge di civiltà e


patrimonio di tutta l’organizzazione, ottenuta attraverso l’intenso lavoro della FLAI e
che ora va utilizzata anche da altre categorie, come già in parte avviene con FILLEA,
FILCAMS ed SLC. La legge 199 contro il caporalato e il lavoro nero rappresenta una
conquista importante pertanto va considerata uno strumento da aggiungere nella
cassetta degli attrezzi per la nostra attività quotidiana di difesa dei lavoratori più
deboli e ricattabili. La discussione della legge 199 va portata anche nei luoghi di
lavoro.

La centralità del lavoro, i diritti e lo sviluppo del Mezzogiorno come condizione


indispensabile per lo sviluppo dell’intero paese, che la CGIL nazionale ha
continuamente ribadito in tutti questi anni, ha prodotto un nostro specifico progetto
per lo sviluppo metropolitano di Bari considerando che l’Area Metropolitana di Bari
attrae oltre la metà degli investimenti nel settore industriale di tutta la Regione, e che
Bari costituisce il centro di un sistema produttivo ampio e diversificato che
nonostante le periodiche oscillazioni nei suoi tassi di crescita consente tutt’oggi
all’Area Metropolitana di collocarsi al secondo posto dopo Napoli ed al primo posto
lungo la costa adriatica per volume di ricchezza prodotta e presenza industriale. La
vitalità del nostro sistema industriale è data anche dalla sua peculiarità: la multi
settorialità e la multipolarità.

Non vi è settore merceologico che non abbia nel nostro territorio un impianto di
significativa importanza cosi come non c’è comune del barese che non abbia la sua
Area PIP o un’area industriale, pur avendo comunque la massima concentrazione
nell’ASI Bari – Modugno con oltre 640 aziende. Ma forti concentrazioni di aziende
sono presenti anche nell’area industriale di Molfetta con circa 140 realtà produttive o
ancora, Bitonto, Giovinazzo, Altamura, Putignano, Gioia del Colle, Monopoli,
Santeramo, per citare le più significative. Si tratta di realtà storiche o frutto di
coraggiose scelte imprenditoriali che hanno cambiato per sempre il territorio.

Nel nostro territorio convivono realtà industriali storiche che hanno affrontato vari
processi di ammodernamento avvalendosi della ricerca e del know-how divenendo
estremamente innovative e aziende che purtroppo non hanno vinto la sfida
dell’innovazione.

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L’area industriale di Bari - Modugno occupa oltre 15 mila addetti, in un complesso di
aziende che vanno dalla piccola impresa o quasi artigianale a veri colossi facenti capo
a multinazionali italiane ed estere come Bosch, Magneti Marelli, Bridgestone,
Getrag, Masmec, Wind Telecomunicazioni, Sedit, Oerlikon (ex Graziano
Trasmissioni), Nuovo Pignone, Isotta Fraschini, Fincantieri, Merck Serono, Sorgenia,
Prusman, Alstom, Fassa Bortolo e tante altre, per non dire di grandi aziende come la
Peroni che pur allocate fuori dal perimetro dell’ASI hanno contribuito a scrivere la
storia dell’industria barese o aziende del settore informatico e dei servizi.

E’ una storia che nasce all’inizio degli anni ‘60 con l’insediamento di importanti
realtà e che dimostra che il settore pubblico può determinare le reali condizioni di
sviluppo di un territorio con i suoi investimenti, accompagnando il processo di
industrializzazione con un parallelo processo di formazione dei lavoratori. Questo
ruolo può essere oggi svolto egregiamente dalla nuova agenzia per il lavoro,
l’ARPAL, una formazione che incroci domanda e offerta di lavoro, un rafforzamento
degli ITS in collegamento diretto con Aziende, Università e Politecnico.

Insieme alle tante realtà che sono in espansione, abbiamo tuttavia situazioni di crisi
che vanno gestite fino alla loro positiva soluzione. Uno degli esempi della nostra
capacità di contrattare nella crisi, è la vicenda della Bridgestone, salita alla ribalta
della cronaca qualche anno fa, ma qui da noi, quella condizione la conosciamo bene e
da molto tempo. Adesso la situazione è cambiata, siamo riusciti ad anticipare alcune
scadenze previste dall’accordo del 2015 al MISE, sottoscrivendo il 12 gennaio 2017
un accordo di PDR, premio di risultato, e il 25 settembre dello stesso anno un accordo
sui 18 turni con un riconoscimento economico di presenza al sabato di 43 euro e circa
115 assunzioni. Le previsioni sono di una ulteriore crescita dei volumi oltre che
occupazionale nei prossimi 3 anni, con investimenti pari a 40 milioni circa. Ancora
una volta le richieste aziendali di mantenere basso il costo del lavoro non mancano,
per questo continueremo a vigilare.

Poi c’è la vertenza simbolo del territorio: la OM Carrelli.

La Segreteria CGIL, insieme alla FIOM di Bari sta effettuando l’estremo tentativo di
risolvere forse una delle vertenze più complicate e longeve degli ultimi anni,
attraverso un protocollo con tutti i soggetti presenti al tavolo di Task Force della
Regione.
Il protocollo prevede che azienda, regione Puglia, comune di Modugno, area
metropolitana e AGER si impegnino alla re-industrializzazione del sito ex Om
Carrelli, recependo l’ipotesi di accordo sindacale già sottoscritta ed il piano
industriale presentato dalla azienda Selectika per l’attività di riciclo dei rifiuti
plastica, carta, alluminio e vetro. Un ulteriore appuntamento per definire il protocollo
è previsto per domani (24 ottobre), momento nel quale cercheremo di sciogliere gli

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ultimi nodi e giungere a un’ampia condivisione del percorso da parte di tutti i soggetti
coinvolti.

La sottoscrizione dell’intesa è funzionale ad avviare immediatamente un nuovo


tavolo di confronto presso il Ministero del Lavoro e Sviluppo Economico, con
l’obiettivo di garantire un periodo di cassa integrazione in deroga o un qualsiasi altro
strumento che possa salvaguardare un reddito a tutti i lavoratori che sono ormai senza
ammortizzatori sociali da oltre 10 mesi; uno strumento utile a coprire il periodo
necessario alla realizzazione del nuovo impianto, che prevede un investimento di 26,5
milioni di euro per la riconversione dello stabilimento.

Un’altra grande preoccupazione riguarda il futuro industriale e occupazionale di


Magneti Marelli. Sono sempre più incessanti le indiscrezioni circa una possibile
cessione di Magneti Marelli ad un gruppo estero per cui noi richiediamo
un’attenzione particolare del Governo Nazionale e Regionale. Le politiche industriali
non devono essere relegate al libero gioco dei privati e dei mercati, perché questo ha
portato i lavoratori, negli anni, a pagare il prezzo più alto sia in termini di posti di
lavoro che di impoverimento industriale con il conseguente crescente disagio sociale
in tanti territori soprattutto nel mezzogiorno. Un territorio che, come anticipato
prima, ha la caratteristica della multisettorialità nonché della multipolarità in quanto
storicamente impregnato di piccole e medie imprese. La nostra esperienza
contrattuale anche recente ci sta dimostrando che era del tutto errata l’equazione:
riduzione dei diritti, compressione dei salari, in cambio della sopravvivenza. Nel
confronto con le imprese abbiamo dimostrato che la sfida si vince sulla capacità di
innovazione e non sulla sopravvivenza assicurata da bassi salari e condizioni di
lavoro precarie.

Questo è valido sia per la grande impresa che per la piccola impresa. Un esempio è
quanto avvenuto in una sartoria di Locorotondo, fiore all’occhiello per la produzione
di capi spalla uomo di alta qualità “Made in Italy” in tutta la Valle d’Itria che
intendeva fare profitto sulla riduzione dei diritti non rispettando il CCNL dei Tessili
delle PMI, minacciando la chiusura dello stabilimento. L’azienda è stata costretta,
grazie alle lotte sindacali, ma soprattutto alle battaglie delle tante lavoratrici e dei
lavoratori ad applicare il CCNL di settore con un accordo progressivo che, vede oggi
quella realtà passare da 60 a 90 dipendenti, la costruzione di un nuovo sito e il
ripristino delle corrette relazioni sindacali con il riconoscimento dei diritti dei
lavoratori e la conseguente crescita della nostra adesione sindacale. In quella
vertenza, abbiamo toccato con mano quanto sia fondamentale il ruolo della donna
non solo nel settore manifatturiero ma in tutto il mondo del lavoro.

Infatti il ruolo delle donne nel lavoro così come nelle lotte risulta essere di esempio
per molte realtà del nostro territorio, ma questo non ci fa dimenticare il divario

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salariale che penalizza le donne, una più ridotta possibilità di crescita occupazionale,
una disoccupazione femminile che a volte è drammatica. La conciliazione dei tempi
vita-lavoro, le forme di flessibilità non punitiva, la disponibilità di servizi sociali
specie per l’infanzia e gli anziani, sono fattori che possono ridurre il gap. Purtroppo
dobbiamo segnalare che, non solo c’è un enorme ritardo delle istituzioni nel superare
il gap con i paesi più avanzati per consentire alle donne di avere uguali opportunità
rispetto agli uomini, ma assistiamo ad un rigurgito oscurantista non in un paese
sperduto della Sicilia, bensì nella città di Giulietta e Romeo dove il consiglio
comunale non trova di meglio da fare che approvare una mozione anti abortista.

LE STESSE CONQUISTE CONTRATTUALI, CI IMPONGONO OGGI LA


NECESSITÀ DI SVILUPPARE SEMPRE DI PIÙ INIZIATIVE SUL VALORE
DELLA GENITORIALITÀ.

E’ QUANTO ABBIAMO FATTO CON L’INIZIATIVA “LAVORARE PER


VIVERE O VIVERE PER LAVORARE” NELLA QUALE CI SIAMO
INTERROGATI SU QUALE MODELLO DI CITTÀ, QUALE MODELLO DI
IMPRESA, QUALE MODELLO DI SINDACATO MA SOPRATTUTTO
QUALE MODELLO DI SOCIETÀ E DI LAVORO STIAMO PROVANDO A
COSTRUIRE E PARTENDO DA QUESTO INTERROGATIVO ABBIAMO
ARTICOLATO LA NOSTRA PROPOSTA SULLA COSTRUZIONE DI UNA
STRATEGIA PER LA CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI LAVORO CON I
TEMPI DI VITA.

La base di questa scelta è che più è forte ed estesa la rete di protezione sociale, più si
creano le precondizioni per migliorare la qualità dello sviluppo in ogni sua
declinazione.

Con questo spirito abbiamo affrontato l’indagine sul tema della conciliazione, in
maniera trasversale per tutte le categorie di lavoro, pubbliche e private. Indagine che
se da una parte ha evidenziato forti lacune nel sistema di welfare pubblico e
aziendale, dall’altro ha confermato la centralità del ruolo dei pensionati e delle
pensionate nella conciliazione dei tempi vita-lavoro. Essi infatti sono risultati il primo
sostegno a cui le giovani famiglie si rivolgono. Anche in questo caso abbiamo scelto
l’approccio scientifico convinti che non si possa fare contrattazione in azienda,
ovvero affrontare un tema delicato come il welfare locale, senza prima aver effettuato
una fondamentale indagine conoscitiva ed una analisi approfondita della realtà nella
quale si opera. Questo metodo ci ha permesso di ricondurre ad una visione unitaria il
modello vertenziale che noi intendiamo sviluppare nel nostro territorio. Le mie
considerazioni riguardano essenzialmente il ruolo che noi siamo chiamati a svolgere
partendo da quanto già è stato fatto sia nella contrattazione collettiva sia nel
confronto con le istituzioni pubbliche per l’adeguamento di un modello di welfare
sociale della nostra realtà.

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Occorre recuperare il tempo perduto, quel gap di ritardo nello sviluppo di queste
tematiche dovuto in gran parte a fattori endemici alle nostre latitudini, che si sono
aggravati nella crisi. I fattori culturali innanzitutto, come la miopia delle imprese che
ha considerato questi temi come un costo piuttosto che come una risorsa, insieme alle
problematiche inerenti al benessere delle lavoratrici e dei lavoratori funzionali anche
ad una migliore qualità del lavoro prodotto, che hanno contribuito in maniera
determinante a relegare questi temi in fondo all’agenda ritardandone la discussione.

Dobbiamo ripartire dalle conquiste che già abbiamo ottenuto nella contrattazione di
primo livello, avendo una certezza: la consapevolezza sempre più forte delle
lavoratrici e dei lavoratori, del valore anche culturale della genitorialità che deve
spingerci a ricercare nuove modalità di contrattazione attraverso strumenti di welfare
aziendale.

Bisogna contrattare i tempi di lavoro con una nuova distribuzione - cosa per altro
molto complicata - e contemporaneamente la presenza nei luoghi di lavoro di nidi
come risposta immediata, è un tema che va affrontato subito approfondendo l’impatto
che questi strumenti, hanno prodotto dove sono stati già adottati.

Siamo solo all’inizio, ma abbiamo la consapevolezza che su questo terreno dobbiamo


spendere il massimo del nostro impegno per tradurre le esigenze che ci vengono
rappresentate quotidianamente dai nostri lavoratori e che la ricerca ha ampiamente
evidenziato in termini di pratica contrattuale e vita quotidiana.

La contrattazione aziendale non deve riguardare soltanto ritmi, livelli, sicurezza.

Oggi dobbiamo alzare l’asticella e questo tema deve entrare preponderante


nell’agenda di ogni impresa, e per realizzare questo attiveremo anche una parte del
percorso formativo rivolto ai nostri delegati alla costruzione di questo pezzo di
vertenzialità.

IL TEMA PER NOI È QUELLO DI METTERE INSIEME LE BATTAGLIE GIÀ


INTRAPRESE AD UN PROCESSO COSTANTE DI INNOVAZIONE DELLA
PRATICA SINDACALE.

Tutti i lavori di ricerca che abbiamo realizzato, si avvalgono del prezioso aiuto della
FONDAZIONE RITA MAIEROTTI, VERO FIORE ALL’OCCHIELLO
DELLA CGIL DI BARI, nata per amore della nostra storia, della storia della Cgil di
Bari che si intreccia con quella della città stessa, una città che è stata teatro di alcuni
dei momenti più drammatici ed importanti dell’antifascismo e della resistenza del
nostro Paese: dall’agosto del 1922, quando Giuseppe Di Vittorio e pochi altri
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compagni, fra cui spiccava proprio Rita Maierotti, che insieme a Carolina, moglie di
Peppino, difesero la Camera del Lavoro dall’assalto dei fascisti, alla strage di via
Nicolò dell’Arca nel luglio del 1943, quando all’indomani della caduta del fascismo,
studenti e professori che manifestavano per richiedere la scarcerazione dei detenuti
politici furono trucidati dalle milizie fasciste, al gennaio del 1944, quando il teatro
Piccinni di Bari ospitò il primo congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale, fino
all’omicidio di Benedetto Petrone nel 1977 per mano di una squadraccia fascista.

La Camera del Lavoro ha avvertito la necessità di dotarsi di un proprio centro studi e


di ricerche socioeconomiche, che nel corso degli anni, anche grazie all’apporto degli
eminenti componenti del suo comitato scientifico e alle collaborazioni instaurate con
altri istituti di ricerca e con l’Università di Bari, ha prodotto ricerche ed indagini di
altissimo livello qualitativo.

Inaugurato a marzo del 2016, alla presenza del Segretario Generale Susanna
Camusso, “quadrato rosso”, rappresenta un contenitore culturale per valorizzare il
rapporto con il territorio, mettendo a confronto le nuove generazioni con l’esperienza
dei pensionati impegnati in una serie di attività che stanno coinvolgendo anche e
sempre più i giovani, in molti casi anche i bambini. Un luogo innovativo non solo
finalizzato a recuperare il tema dell’aggregazione di una periferia, ma diventato
ormai centrale per tutta la città. Laboratori di teatro, musica, lingue si incrociano ogni
giorno nel nostro quadrato rosso, ideato inizialmente come spazio di co-working e
diventato un vero e proprio luogo di incontro generazionale.

Per rendere sempre più efficace la sua azione sul territorio, la Cgil di Bari si è dotata
anche di una CONSULTA GIURIDICA. Si tratta di organismi composti da avvocati
lavoristi e docenti universitari anche di levatura nazionale, il cui compito è quello di
approfondire le tematiche più controverse derivanti dall’attività quotidiana portata
avanti dalle categorie, dando loro sostegno e supporto nella soluzione di vertenze in
alcuni casi molto complesse. Tutto questo viene allo stesso tempo supportato e
intercettato attraverso il prezioso lavoro dell’UFFICIO VERTENZE LEGALI
(UVL), che sempre di più dobbiamo garantire anche nelle Camere del Lavoro
territoriali.
Avere il supporto di importanti giuristi, ci ha consentito anche di sviluppare al meglio
un altro settore che per la nostra organizzazione è di grande importanza: parlo
dell’UFFICIO IMMIGRATI. Siamo orgogliosi di aver sviluppato un modello che
non è solo di informazione, ma anche di tutela, di ascolto ed integrazione di questi
lavoratori e delle loro famiglie nella nostra realtà territoriale.

Stiamo provando a declinare un modello di integrazione e lavoro che è lontano anni


luce dalle politiche sovraniste ma anche da Governi Europei che sono più bravi a fare
la morale agli altri che non ad assumere un ruolo di solidarietà e gestione condivisa
dei flussi migratori.
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Presso la nostra Area Metropolitana è necessario dare seguito al protocollo istitutivo
del Consiglio Territoriale per l’immigrazione che coinvolge una molteplicità di attori
sociali, economici, istituzionali, del mondo della cultura, dell’università e
dell’associazionismo. Questo organismo ha il ruolo fondamentale di indicare le
priorità degli interventi e delle politiche più aderenti al territorio per favorire
l’integrazione promuovendo politiche capaci di favorire realmente la partecipazione,
l'accesso ai diritti di cittadinanza e il contrasto alle discriminazioni.

Le azioni devono prendere in considerazione i diversi aspetti dell’immigrazione


(residenti, lavoratori stagionali, studenti, richiedenti asilo e rifugiati, minori non
accompagnati, apolidi, vittime di tratta e di sfruttamento) e agire sui bisogni di
accoglienza e di inclusione nei vari ambiti (scuola ed istruzione, sanità, abitazione,
lavoro e welfare in genere).

A otto anni dall’approvazione della legge regionale n°32 del 2009 in tema di
immigrazione è importante aprire un confronto sul livello della sua applicazione ed
avviare un processo di adeguamento e di revisione della normativa e degli strumenti
di programmazione delle politiche regionali e della loro efficacia.

STIAMO LAVORANDO AD UNA PROGRAMMAZIONE CHE SI


ARRICCHISCE INTORNO AI BISOGNI E AI DIRITTI DELLE PERSONE,
PROGETTI CHE CAMMINANO ASSIEME A UNA CGIL CAPACE DI
DIFENDERE LA SUA STORIA INNOVANDOLA, SECONDO ABITUDINI,
CHE ALCUNI CHIAMANO RITUALI, MA CHE SONO IL SENTIMENTO DI
UNA APPARTENENZA AVVERTITA COME COSA PREZIOSA:
L’APPARTENENZA ALLA STORIA CHE CI FA ESSERE OGGI ANCORA PIU’
FORTI ED IN CONTINUA TRASFORMAZIONE, MANTENENDO
L’ORGOGLIO DELLA CGIL.

Un compito difficile, ma entusiasmante che condividiamo consapevoli delle nuove


sfide a cui ci chiamano questi tempi e questa missione.

La Cgil è un sindacato che non fa solo vertenze di carattere generale ma che


conferma tutti i giorni un rapporto molto forte tra il lavoro confederale e il lavoro
delle categorie.

Lavoro che è certificato anche dal consenso che abbiamo. Siamo una organizzazione
in salute quando dimostriamo con grande capacità di fare nuove adesioni, siamo una
organizzazione in salute quando affrontiamo la prova del rinnovo RSU nel pubblico
impiego e nel comparto della conoscenza dove, pur con qualche punto di sofferenza,
rappresentiamo il primo sindacato, cosa per niente scontata specie alla luce della
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lunghissima vacanza contrattuale, dei tagli alle agibilità e delle tante difficoltà che
registriamo costantemente. Dimostriamo di essere in salute quando dopo tanti anni
raccogliamo i frutti di un lungo lavoro che ha portato A BARI L’APERTURA DI
ALTRI 3 ASILI NIDO, MERITO DELLE BATTAGLIE DEI NOSTRI
LAVORATORI CHE NON DESISTONO MAI anche di fronte ad una
amministrazione oggettivamente in difficoltà a riorganizzare e mettere a sistema i
bisogni fondamentali della cittadinanza e delle sue famiglie.

Siamo un’organizzazione in salute quando con la campagna della FLAI “Ancora in


campo” alle 5 del mattino raggiungiamo i campi delle principali aree agricole della
nostra area metropolitana per incontrare i lavoratori e le lavoratrici.

Siamo un’organizzazione in salute quando tutti insieme presentiamo una proposta di


legge sull’invecchiamento attivo e sosteniamo lo SPI nella raccolta firme, convinti
che misurarsi con la longevità sia una responsabilità di tutta la CGIL e che il tema
dell’invecchiamento sia un tema strettamente legato alla qualità della vita e alla
qualità della contrattazione sociale che mettiamo in campo. Quando scendiamo in
piazza per chiedere tutti insieme la modifica della legge Fornero.

Siamo un’organizzazione in salute quando accanto alla FILCAMS scendiamo in


campo per difendere i lavoratori dagli effetti nefasti della crisi nella grande
distribuzione.

Siamo un’organizzazione in salute quando assieme alla FLC scendiamo in piazza con
centinaia di studenti, chiedendo alle istituzioni una risposta rispetto al problema della
sicurezza degli edifici scolastici, alla mancanza di alloggi per studenti universitari,
alle difficoltà economiche nell’accesso ai trasporti, ai musei ed ai teatri, reclamando
una carta di cittadinanza studentesca ed anche quando portiamo quegli stessi studenti
a scendere in piazza con noi contro la “Buona scuola”.

Siamo un’organizzazione in salute quando insieme alla FILT combattiamo lo


sfruttamento di manodopera e l’intermediazione illecita che rappresenta una delle
piaghe più grandi nel settore logistica e trasporto merci.

Siamo un’organizzazione in salute quando con la Funzione Pubblica riusciamo a


stabilizzare una grossa parte di lavoratori nel comparto della Sanità anche a seguito di
un preciso lavoro di modifica e di proposta della bozza della riforma Madia che
tenesse conto anche delle specificità del nostro territorio.

Siamo un’organizzazione in salute quando assieme alla SLC combattiamo a fianco


dei lavoratori della Gazzetta del Mezzogiorno perché le vicende giudiziarie che
hanno coinvolto l’editore, non possono e devono mettere a rischio la vita del nostro

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quotidiano di Puglia e Basilicata e nemmeno minare la continuità lavorativa dei tanti
dipendenti che ci lavorano.

Siamo un’organizzazione in salute quando assieme alla FILLEA firmiamo protocolli


sulla legalità e prendiamo parte attiva al tavolo in Prefettura di verifica rispetto alle
infiltrazioni mafiose nell’appalto di costruzione del nuovo nodo Ferroviario di Bari.

Siamo un’organizzazione in salute quando con la FISAC accanto ai lavoratori che


vedono mettere in discussione i loro posti di lavoro, minacciati da una rivoluzione
digitale che non risparmia nessuno.

Siamo un’organizzazione in salute quando assieme ai lavoratori ed alle lavoratrici


della FIOM e della FILCTEM ci battiamo per far rimanere nel nostro territorio le
tante realtà multinazionali attraverso una grande capacità di mobilitazione e di
contrattazione.

Siamo un’organizzazione in salute quando il NIDIL insieme alla FILT, ma


soprattutto grazie alla mobilitazione dei lavoratori, riesce a stabilizzare i lavoratori
impiegati con contratto di somministrazione presso Aeroporti di Puglia e avviare un
processo di stabilizzazione in Innovapuglia assieme alla FIOM.

Quasi sempre le relazioni congressuali si concludono con delle citazioni storiche. Io


invece ho scelto di chiudere questa relazione con l’augurio speciale che ho ricevuto la
prima volta che sono stata eletta Segretario Generale ho dai colleghi e dalle colleghe
che insieme a me qualche anno fa, hanno iniziato la battaglia per la dignità del lavoro
nei Call Center. Quelle parole che provengono dalla base della nostra organizzazione,
voglio dedicare ora a tutti noi:

“Scegliete compagni, amanti e amori che siano ali forti in cui spiccare il
volo, che vi aiutino a nascere pure quando nascere fa male, per scoprire
chi siete davvero, per rendervi migliori. Scegliete chi vi rimprovera per
troppo affetto, invece di chi vi consola per convenienza. Chi vi affronta a
muso duro, vi urla addosso e alla fine resta. Scegliete chi non vi incatena
all’immobilità del suolo ma disegna per voi un altro pezzo di cielo. Chi
non fa promesse ma chi le mantiene. Chi tradisce le aspettative, perché
non c’è altro modo di onorare la vita nella sua imperfezione, chi vi
cambia gli occhi o ve li restituisce la prima volta, mostrandovi un modo
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diverso di guardare. Scegliete chi vi spinge a lottare a combattere, a
crescere, a sperimentare, a stare dalla parte dei più deboli. Scegliete chi
vi fa paura e poi scegliete chi vi fa venire voglia di vincere quella paura.”

BUON CONGRESSO!

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