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il capitale.
Due avanti
i lavoratori
Sconfiggere
limperialismo
per costruire
la pace
di Bruno Casati
di Hugo Chvez
segue a pag. 2
segue a pag. 9
sommario a pagina 3
Anno XIII - N. 4 Luglio/Agosto 2005 - 5 euro
Reg. Trib. Cremona n. 355 12.4.2000
Sped. A.P. D.L. 353/2003
(con. in L. 27/02/2004 n46) art. 1 c.1 DCB-CR
Editoriale
PRIMARIE
E Q U E S T I O N E P R O G R A M M AT I C A
gliere la strada a quel bivio, ben altre primarie: delle primarie programmatiche ad esempio. Ritengo
invece discutibili i due tempi come
anche appaiono nel libro intervista
di Fausto Bertinotti che dice: le primarie, eppoi una forma di consultazione sul programma. Comunque, a differenza di Chiarante, noi
a votare ci andremo, con un accorgimento per: si utilizzi questa campagna per discutere proprio del
che fare dopo aver cacciato Berlusconi, ammesso ci si riesca. Ma dobbiamo dire prima quel che faremo
dopo, provandoci subito a far collimare le nostre idee di cambiamento
con il sostegno dato alla candidatura di Fausto Bertinotti.
Votando per il Segretario di Rifondazione Comunista votiamo per un
progetto. Un desiderio di progetto.
UN
PA S S O I N D I E T R O R I C C H I
E A R R I C C H I T I , D U E PA S S I AVA N T I
L AV O R AT O R I E P E N S I O N AT I
della luce, dellacqua, del gas, regalate loro dal Governo, questo e anche il precedente in verit. In cosa
consisterebbe il passo indietro?
Niente di rivoluzionario: si tratta di
far pagare loro le tasse, per almeno
invertire la tendenza in atto del trasferimento della tassazione dai redditi da capitale ai redditi da lavoro,
che oggi fa s che le tasse pagate dalle famiglie rappresentino ben il
43% delle entrate primarie dello
Stato, mentre quelle delle imprese
rappresentano solo il 6%. Questa inversione lunico mezzo, appunto
se imposto, che pu consentire facciano contemporaneamente due
passi avanti i lavoratori (perch oggi
si pu diventare molto poveri anche
lavorando molto), i pensionati, i
precari e disoccupati. E a tutti costoro, i nostri di una scomposta
classe operaia, che va inviato il messaggio, semplice semplice, di una
griglia di voglio che diventano appunto il progetto, il progetto dei bisogni e dei diritti: il lavoro certo e
deprecarizzato, il salario e la pensione rivalutati, la sanit assicurata,
cos come la casa e listruzione. Un
successivo programma di Governo
dovr solo estrarre, ma dicendo come e soprattutto quando, le cose
che del progetto si possono fare nel
campo del mandato. Un messaggio
semplice perci ma anche mobilitante, perch molti tra questi lavoratori, pensionati, precari, disoccupati (i veri soggetti dellalternativa
sociale insomma) non vanno pi
nemmeno a votare. Perch? Perch
hanno perso fiducia, non vedono
chi li rappresenta a tutela dei loro
concreti interessi, che sono in
quella griglia. Alle ultime elezioni
regionali si ricordi che il primo partito, con il 28,8% dei consensi,
stato proprio quello del non voto. E
chi non vota, lo ripeto, sono proprio
i nostri non certo i ricchi e gli arricchiti: costoro il loro partito ce lhanno e se lo votano, statene sicuri.
La nostra discussione, alla fin fine,
oggi dovrebbe ruotare attorno a un
solo quesito secco: Come tornare a
rappresentarli. Ma la discussione
che per ora non si fa.
BERLUSCONI VA
NON CI SIAMO
Editoriale
CACCIATO.
ANCORA
NON
DIMENTICHIAMO N IL
LONTANO
47
N IL VICINO98
SOMMARIO
13
F. Maringi
17
22
P. Di Siena
25
P. Folena
29
F. Ottaviano
32
G. Grassi
Lavoro
35
60
S. Ricaldone
64
G. Labica
68
Internazionale
73
Partito della Sinistra Europea (F. Sorini)
- Iraq (G. Lannutti) - Iran (S. Cararo)
-Ritiro da Gaza (Samir Al Qariouti)
- Cina, Russia, India (G. Chiesa) - Cuba (A. Riccio)
- Parito comunista ungherese (Gyula Thurmer)
Recensioni
95
Editoriale
NON
VENDERE
L A P E L L E D E L L O R S O
Editoriale
AL
BERLUSCONISMO DEL
isolato Enrico Berlinguer a denunciarlo e non si dica che non fu capito dal suo Partito. Fu capito benissimo, ma lo Stato maggiore di
quel PCI con Unipol e Lega delle
Cooperative a sostegno, temeva
che, agitando la diversit comunista che era insita nella cosiddetta
questione morale, il partito andasse
fuori gioco dalla politica corrente e
perdesse laggancio con la modernit di cui Craxi era il portatore (secondo sempre quello Stato maggiore del tempo ma anche secondo
Fassino nel nostro tempo). Ma oggi,
ripeto, non corriamo il rischio del
craxismo, ma ancor peggio: si rischia lidentificazione del potere
Editoriale
economico con quello politico, si rischia una Repubblica che non contrasta il conflitto di interessi ma lo
assume, si rischia insomma il berlusconismo del dopo Berlusconi. Si
prepara un altro dopo rispetto a
quello sperato. Ma se le cose stanno
per davvero cos, due domande dobbiamo porcele, e senza troppi giri di
parole: non , prima domanda, che
la desistenza programmatica che incontriamo sia dovuta proprio al
fatto che non si voglia discutere proprio dellautonomia della politica
SALARIO E
L A CGIL
UNA MANO,
DEMOCRAZIA:
PU DARCI
LA
FIOM
DUE
Editoriale
PER
U N A V E R A S V O LTA
BISOGNA RITORNARE
AL LUGLIO
92
M A P E R R I PA RT I R E
S U T U T TA LT R A S T R A D A
viamo, nemmeno nelle pallide dichiarazioni dintenti di quella cornice dei valori comuni che stata
chiamata il progetto dellUnione.
Ma quale progetto? Si procede ancora in quellalveo del 92. Sinistra
se ci sei batti un colpo!
LALTRA
ECONOMIA POSSIBILE
SE SORRETTA D A
U N A LT R A P O L I T I C A
Editoriale
PROPONIAMO
NOI
UN PROGRAMMA,
CHE NON UN ELENCO
MA ANCHE UN METODO
IL
PA RT I T O E L A C R I S I
D I R A P P R E S E N TA N Z A
Imperialismo/Socialismo
scono tutti i percorsi, in questa porta caraibica, amazzonica, sudamericana, andina, integratrice. Da qui
voglio cominciare questintervento;
non lora adatta per un discorso,
sono gi sei ore che voi state sfilando. Hanno sfilato qui 1444 paesi
del mondo, delegazioni di 144
paesi, circa 15000 giovani dei cinque continenti. Voglio raccogliere il
sentimento del popolo di Simn
B o l i v a r, il sentimento di tutto il
Venezuela per dirvi, giovani di tutto
il mondo: benvenuti in Venezuela!
Benvenuti in questa patria che anche patria vostra, benvenuti in questa terra, ragazze e ragazzi di differenti organizzazioni sociali, di differenti organizzazioni politiche che
siete presenti qui. Miguel Maderia,
il nostro presidente, il presidente
della Federazione Mondiale della
Giovent e degli Studenti, ci ricordava che 60 anni fa nasceva questa
federazione, nasceva precisamente
in quei giorni, dopo le bombe di
Hiroschima e Nagasaki; nasceva nel
momento in cui finiva la Seconda
Guerra Mondiale. Osserviamo retrospettivamente, ragazze e ragazzi
del mondo, che cosa avvenuto in
questi 60 anni di storia mondiale, di
storia universale.
Non possiamo non ricordare, in
breve, quel grande avvenimento
storico che ha segnato il mondo e
lo sta ancora segnando e che avvenuto alla fine degli anni 40, vale
a dire la Rivoluzione Cinese, Mao
Tse- Tung, il Grande Timoniere, che
profuse nel mondo forza, coraggio
ed una grande speranza. Anche negli anni 50 vi furono molti eventi.
Tra le altre cose ma questo insignificante mi tocc di nascere, e
ci avvenne nel 1954. Ma soprattutto, qui in America Latina, esplose
la Rivoluzione cubana! Fidel Castro
Imperialismo/Socialismo
10
fondo dei fiumi, cominciassero a riaffiorare le combattenti ed i combattenti e, con loro, la corrente rivoluzionaria che oggi ripercorre di
nuovo il nostro pianeta e il cui destino non sar altro che crescere nei
giorni, nei mesi e negli anni a venire. Perch questo processo sta appena cominciando: c una nuova
alba nel mondo, e noi siamo parte
di questo meraviglioso risveglio dellidea della centralit assoluta dellessere umano, della giustizia, delluguaglianza, della pace, della lotta
contro la guerra e contro limperialismo, della lotta contro lo sfruttamento delluomo sulluomo; una
lotta antica, quanto lo stesso essere
umano.
Sicch, compagni e compagne,
compatrioti di questa grande patria,
sebbene i decenni 50, 60, 70, 80 e
90 furono molto duri e difficili,
colmi per un verso di grandi speranze e anche di grandi frustrazioni,
questo decennio in cui viviamo, il
primo del secolo XXI e il primo del
terzo millennio, il pi importante.
Esattamente a met di questo primo
decennio, nellagosto del 2005,
siamo giunti a concentrarci nella
Caracas bolivariana, in migliaia e
migliaia di giovani dal mondo intero, che hanno prodotto questo festival, il quale rappresenta molto
pi che un incontro di allegria, di
speranza e di giovent: esso rappresenta un meraviglioso scenario
per il dibattito delle idee, per la battaglia delle idee, per la costruzione
e la ricerca della strada verso altri
orizzonti.
Per questa ragione lasciate che vi
dica, ragazze e ragazzi, che noi e voi
siamo contemporaneamente di
fronte ad una sfida gigantesca, che
ci chiama a gran voce. Non si tratta
soltanto di lottare negli scenari ristretti di ogni paese o negli scenari
di ogni regione o continente per le
idee in cui crediamo, per il socialismo in cui crediamo, come lunica
strada necessaria per costruire un
mondo nuovo e differente: non si
tratta solo di questo. C qualcosa di
pi: si tratta , ragazze e ragazzi, di
salvare il mondo. La sfida che ab-
biamo davanti la salvezza del nostro pianeta, minacciato dalla voracit dellimperialismo nordamericano, che non rispetta confini.
Limperialismo Usa, limpero nordamericano il pi grande nella storia di tutti gli imperi. Non solo il
pi potente economicamente, tecnologicamente e militarmente, ma
anche il pi aggressivo, il pi selvaggio, il pi crudele ed il pi assassino che sia mai esistito nella storia del mondo. Desidero salutare, in
special modo, la presenza qui, nel
nostro festival, di questa numerosa
delegazione di giovani nordamericani, che hanno sfilato con i giovani
di tutto il mondo; desidero salutare
i ragazzi statunitensi. In loro riconosciamo i grandi combattenti che
questo popolo ha avuto, tra loro
Walt Whitman; in loro riconosciamo Martin Luther King, il martire
dei popoli. In loro riconosciamo
lintero popolo degli Stati Uniti,
dalla cui coscienza e dalla cui azione
dipender, in buona parte, la salvezza del pianeta. Perch un giorno
sgorgher dalle vene aperte di questo popolo lispirazione dei suoi migliori combattenti; un giorno il popolo degli Stati Uniti si unir ai popoli del mondo per salvare il pianeta
dallimperialismo, dalla guerra e
dalla distruzione.
Limpero romano non era ipocrita,
era impero, e come tale si considerava e si definiva; lattuale impero
statunitense invece, il Mister Morte, annuncia di combattere per la
democrazia ma, in realt, si scaglia
contro la democrazia stessa. Occorre forse ricordare come stata aggredita, nel secolo XX, la democrazia in America Latina, nel Cile di
Salvador Allende, nella Repubblica
Domenicana di Juan Bosch, il rivoluzionario socialista caraibico; il
Guatemala di Jacopo Arbenz; Grenada, Haiti e Panama ? Tutta lAmerica ha patito la baionetta e lassalto
feroce dellimperialismo nordamericano in questi cento anni.
Aveva ragione Bolivar, ragazzi, aveva
ragione Simon Bolivar, quando dallalto di queste stesse terre ( prestate
attenzione alla data che vi richiamo:
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23 settembre 2005
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11
Imperialismo/Socialismo
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nobbe sia Fidel che il Che, dopodich ritorn in Francia e lasci degli scritti sulla sua visita a Cuba.
Sartre disse una grande verit, ragazze e ragazzi, una verit per la storia, un riconoscimento alla giovent non solo per la giovent cubana, ma per la giovent di tutti i
tempi, del passato del presente e del
futuro : Le condizioni, le circostanze imponevano una rivoluzione, era necessaria una rivoluzione. E aggiunse: Solo la giovent ha il coraggio, la passione e la
purezza per compiere delle vere rivoluzioni.
Sono dati a voi i doni della passione,
sono vostri i doni del coraggio e della purezza per compiere la rivoluzione di cui il mondo oggi necessita per salvarsi. La rivoluzione morale in primo luogo, la rivoluzione
spirituale, una rivoluzione che polverizzi legoismo, una rivoluzione
nel campo etico, in quello morale,
in quello spirituale. Una rivoluzione che collochi lessere umano,
come diceva Cristo, come lalfa e lomega, linizio e la fine; si tratta
dellumanesimo rivoluzionario,
dellumanesimo sociale. Una rivoluzione che polverizzi lindividualismo, lambizione, le perversioni del
capitalismo; una rivoluzione sociale
che recuperi i sacri principi delluguaglianza e della libert; una rivoluzione politica che sviluppi la vera
democrazia, con al centro il popolo,
non la falsa democrazia delle lites.
La vera democrazia quella che in
Venezuela sta avanzando, una rivoluzione nel campo spirituale ma anche in quello sociale e politico; una
rivoluzione anche nel campo economico, che ci permette di proseguire smontando i meccanismi perversi dello sfruttamento delluomo
16 Festival Mondiale
della Giovent
e dgli Studenti
di Francesco Maringi
Coordinamento Nazionale Giovani Comuniste/i
Usa, durante la cerimonia di apertura del Festival, dichiarer: i giovani degli Stati Uniti esprimono solidariet ai giovani di tutto il
mondo; noi vogliamo la pace e la
fratellanza fra i popoli, non la politica di aggressione scatenata dallamministrazione Bush.
Per tutti i delegati sono stati giorni
intensi ed entusiasmanti. Il fatto che
il Festival si sia tenuto nel paese
della Rivoluzione Bolivariana ha
dato loro la possibilit di visitare le
scuole, le industrie autogestite dagli operai o nazionalizzate, gli ospedali e rendersi conto direttamente
dei successi di questa inedita rivoluzione basata sullalto consenso e
partecipazione popolare e sul radicale cambiamento dei rapporti di
propriet e di produzione.
Tanti e partecipati anche i dibattiti
in agenda al Festival, divisi in quattro assi tematici: Pace, Guerra ed
Imperialismo, Educazione, Cultura, Scienza e Tecnologia, Lavoro,
Economia e Sviluppo ed infine
Democrazia e Diritti Umani.
Il 13 e 14 agosto, una speciale area
in grado di ospitare 15.000 delegati,
stata allestita per dare vita al Tribunale Anti Imperlista a cui ha preso
parte lo stesso Hugo Chavez,
Presidente del Venezuela, che ha tenuto un intervento di tre ore e mezzo durante il quale, partendo dall
uso della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, ha descritto gli innumerevoli crimini dellimperialismo, che ora cerca di mettere in dis-
13
zionale, indipendenza ed autodeterminazione dei popoli e si fa appello affinch si lotti per la difesa
dei diritti umani, dei diritti delle
donne e contro le discriminazioni
sessuali. Centrali ovviamente il diritto allo studio e laccesso a cure
mediche ed ospedaliere, negati a
tantissimi giovani e bambini poveri
costretti a lavorare in condizioni disumane in tanti paesi.
Il segreto del successo di questo Festival stato il lungo lavoro che ha
coinvolto migliaia di organizzazioni, in rappresentanza di milioni di
giovani e studenti, di ogni angolo
del pianeta. Per due anni migliaia
di giovani hanno lavorato per rendere possibile tutto questo, ha affermato Miguel Madeira, presidente della Federazione Mondiale della
Giovent Democratica (FMGD) e
responsabile del Comitato Internazionale preparatorio del Festival,
durante la coloratissima cerimonia
di chiusura del Festival. Tantissimi
anche gli artisti ed intellettuali che
hanno preso parte ai lavori preparatori dei vari CNP dando cos mag-
giore forza ed impulso al lavoro territoriale di coinvolgimento dei giovani nella lotta per la costruzione un
mondo libero dalla guerra e dal
mercato. A tal riguardo doveroso,
quanto spiacevole, sottolineare
come lItalia sia stato uno dei pochissimi paesi (se non lunico) nel
quale non c stato alcun processo
di costruzione della partecipazione
dei giovani italiani al Festival, ed
un peccato che ci non sia avvenuto
e che lorganizzazione dei Giovani
Comunisti (membro di diritto del
FMGD, e quindi deputata a lanciare
lappello per la costituzione di un
CNP largo e plurale) abbia perso
unoccasione cos preziosa.
Il successo di questo Festival, ci consegna in dote la responsabilit di
mobilitarci e lottare con maggiore
forza e determinazione affinch
tutti questi anni che ci separano
dalla prossima edizione del Festival,
siano spesi nella lotta per una societ di pace e di giustizia con laugurio che , questo secolo che appena iniziato, sia il secolo della vittoria dei popoli sullimperialismo.
14
Il vero nemico
la logica del
noi e loro
TOSSINE PERICOLOSISSIME.
LINVASIONE
non cos ora. In questa tragica spirale di sangue che costituita dalla
guerra e dal terrorismo, la guerra in
Iraq (ma anche quella in Afghanistan) risulta come un elemento fondamentale e decisivo. Determinante.
Se fino a quel momento il terrorismo
aveva colpito soltanto sul suolo americano in quel terribile 11 settembre
2001, dalla guerra in Iraq in poi abbiamo dovuto aggiungere molte puntate al tragico serial di sangue e di
morte della violenza terroristica, dal
Marocco alla Turchia, dalla Spagna
alla Gran Bretagna, dallEgitto allArabia Saudita Ma proprio in Iraq
che il terrorismo ha colpito e continua ad azzannare quotidianamente
con inaudita violenza. A tal punto
questi attacchi sono quotidiani, che
ormai da tempo sono stati declassati
nelle pagine dei giornali.
Il pi delle volte le vittime sono da registrare tra gli stessi iracheni, parte di
una popolazione stremata dalla dittatura e da questa morsa mortifera data
dalloccupazione militare e dal terrorismo. sotto gli occhi di tutti che la
guerra in Iraq, lungi dallaver sgominato, contrastato o solo ridotto il fenomeno del terrorismo, lha alimentato offrendogli linfa, vigore, nuove e
farneticanti motivazioni che, se prima
della guerra apparivano teoriche e fumose, ora sono reinterpretate nellimmaginario farneticante ed esaltato
del fondamentalismo, ma a partire dal
dato di una nemico che calpesta il
15
In questo contesto tornano di bruciante attualit le parole de Papa Giovanni Paolo II pronunciate nel messaggio per la Giornata Mondiale della
pace del 1 gennaio 2003: La piaga del
terrorismo diventata in questi anni pi
virulenta e ha prodotto massacri efferati,
che hanno reso sempre pi irta di ostacoli
la via del dialogo e del negoziato, esacerbando gli animi e aggravando i problemi,
p a rt i c o l a rmente nel Medio Oriente.
Tuttavia, per essere vincente, la lotta contro il terrorismo non pu esaurirsi soltanto
in operazioni repressive e punitive. essenziale che il pur necessario ricorso alla
forza sia accompagnato da una coraggiosa
e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti agli attacchi terroristici. Allo stesso
tempo, l'impegno contro il terrorismo deve
esprimersi anche sul piano politico e pedagogico: da un lato, rimuovendo le cause
che stanno all'origine di situazioni di ingiustizia, dalle quali scaturiscono sovente
le spinte agli atti pi disperati e sanguinosi; dall'altro, insistendo su un'educazione ispirata al rispetto per la vita umana
in ogni circostanza: l'unit del genere
umano infatti una realt pi forte delle
divisioni contingenti che separano uomini
e popoli. Nella doverosa lotta contro il terrorismo, il diritto internazionale ora chiamato ad elaborare strumenti giuridici dotati di efficienti meccanismi di prevenzione, di monitoraggio e di repressione dei
reati. In ogni caso, i Governi democratici
ben sanno che l'uso della forza contro i terroristi non pu giustificare la rinuncia ai
principi di uno Stato di diritto. Sarebbero
scelte politiche inaccettabili quelle che ricercassero il successo senza tener conto dei
fondamentali diritti dell'uomo: il fine non
giustifica mai i mezzi!.
Ci sarebbe da chiedersi quanti di quei
mezzi alternativi o preventivi della violenza sono stati assunti e adottati dai
governi delle democrazie occidentali
per contrastare la piaga del terrorismo. Ma ahim questa domanda
ha il sapore paradossale della retorica.
Nonostante la piaga si sia diffusa dolorosamente invadendo altre parti del
corpo, anche quando si tratta di adottare misure di prevenzione e di sicurezza allinterno stesso degli Stati,
non si riesce ad andare al di l della
restrizione delle garanzie democratiche e di ridicole limitazioni alluso del
burqua. Il dialogo con il mondo islamico appare anche alla luce del semplice buonsenso come la via maestra
16
LA RESISTENZA PACIFICA
CONTRO BASI MILITARI
E CEMENTO SELVAGGIO
NO
alle servit militari
SI
alla pace e alla civilt
INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE AUTONOMA
DELLA SARDEGNA RENATO SORU
17
18
Coloro che si oppongono alla dismissione delle basi utilizza come argomento la presunta ricaduta occupazionale che essa comporta affermando che essa porter ad unulteriore impoverimento dellisola, lei
al contrario afferma che dalla fine
della presenza militare pu venire
un nuovo impulso decisivo per il ben e s s e re della nostra Regione, che
idea di sviluppo ha per quei territori una volta liberati da filo spinato, poligoni e caserme.
Anzitutto va precisato che chiudere
un poligono non significa necessariamente dover mandare a casa i militari, o comunque non incompatibile con la presenza di militari. Recentemente a S. Antioco, un paesino
del basso Sulcis, mi capitato di parlare con un alto ufficiale. E gli ho
chiesto ma perch dovete sparare
per forza sempre in Sardegna? La
sua risposta stata semplice: perch gli unici poligoni sono qui.
Nelle mie posizioni non c antimilitarismo, sia chiaro, i militari sono
importanti. Importantissimi. Non
abbiamo difficolt ad ospitarli e
ospitarne anche di pi in futuro.
Tuttavia rivendichiamo il nostro diritto ad essere trattati come i cittadini di tutte le altre regioni italiane.
Con gli stessi diritti e con gli stessi
doveri. Con lo stesso dovere di partecipare nei diversi modi dovuti alla
difesa di questo paese, in tempo di
pace, ospitando attivit militari.
Siamo interessati a farlo in maniera
equilibrata. In maniera paragonabile allospitalit che viene resa in
altre regioni dItalia. La legge gi
prevede tutto questo, va semplicemente applicata.
Per quanto riguarda le prospettive
successive alla dismissione dei poligoni militari mi basta dire che ho
fiducia nellintelligenza e nel coraggio dei sardi. Ho la fiducia che
sia nellintelligenza e nel coraggio
dei sardi poter fare pi e meglio nellarcipelago di La Maddalena piuttosto che ospitare sommergibili nucleari. E ci vale per tutte le altre
aree della nostra regione sottoposte
al regime di servit militare.
19
20
Note
1 Il DECRETO LEGISLATIVO 241 26 maggio
2000 - che ha modificato il DECRETO LEGISLATIVO 230/95, in Attuazione delle dire t t i v e
96/29/EURATOM in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti - prevede
agli articoli 117, 118, 119, 120, 121, una normativa molto precisa e dettagliata sui piani di emergenza che sono totalmente elusi dalla Prefettura di
Cagliari e dalle altre autorit competenti in materia
2Lisola americana nel numero n. 3 Maggio
Giugno 2004 de lernesto .
3 Una prima intesa in direzione della progressiva
riduzione dei vincoli imposti dalle servit militari,
fu siglata nel 1985 tra il ministro della difesa
Spadolini e il presidente della Regione, Mario
Melis, quindi nel 1999 venne ratificata una nuova
un intesa Stato Regione, rispettivamente dal
P residente del Consiglio dei Ministri Massimo
D'Alema e quello della Regione sarda Federico
Palomba. Inutile sottolineare che entrambi gli accordi sono rimasti fino ad oggi lettera morta.
21
Politica/Dibattito
La dimensione
europea
delle scelte
dellUnione
UN CONTRIBUTO PER UN NUOVO CORSO EUROPEO POTREBBE VENIRE
DALLA VITTORIA DELLUNIONE SE LA SUA COSTRUZIONE FOSSE POSTA
SU BASI ADEGUATE. QUESTA ALLEANZA DA RIFONDAZIONE ALLUDEUR
di Piero Di Siena
22
Se questa tendenza dovesse prendere piede, anche solo nelle aspettative di settori dell'opinione pubblica, per lUnione sarebbe una sciagura. Anche se dovesse vincere le
elezioni, la sua esperienza di governo sarebbe condannata allinstabilit, e potrebbe addirittura avere
breve durata. Cos potrebbero concepirla anche una parte di coloro
che dovrebbero esserne protagonisti, da Rutelli a Mastella, e ad un
certo punto forse settori della stessa
sinistra cosiddetta radicale, che potrebbero, di fronte alle difficolt,
avere la tentazione di ritornare a
rinchiudersi nei propri recinti e a
sottrarsi alla difficile sfida del governo. Sarebbe una sciagura per il
paese, che dopo la catastrofica esperienza di governo della destra e a
causa del maturare di questioni antiche e mai risolte, ha bisogno di un
periodo di stabilit politica per compiere quelle scelte impegnative capaci di scongiurare il pericolo che
il declino della nostra economia diventi irreversibile.
Rispetto a questi problemi, il passaggio delle primarie per designare
la leadership del centrosinistra non
costituir certo un contributo di
chiarezza. Decise per evitare che il
fallimento del progetto riformista, voluto in primo luogo da Romano Prodi e quindi fatto proprio
dalla maggioranza dei Ds, travol-
Politica/Dibattito
23
Politica/Dibattito
24
Politica/Dibattito
Lo stato dellUnione
e la questione
morale
di Pietro Folena
a coalizione di centrosinistra ha vissuto, in questo agosto, uno dei periodi peggiori dalla sua nascita e le questioni allorigine di quellacceso dibattito (chiamiamolo cos, con un eufemismo) sono tuttaltro che risolte.
Proviamo ad analizzare lo stato
dellUnione. Il progetto della Federazione dellUlivo, che sottendeva quello di un partito unico riformista, naufragato di fronte alle
sue contraddizioni interne. Nato
per mitigare la competizione tra i
due maggiori partiti del centrosinistra (Ds e Margherita) ha finito per
accentuarla fino ad uno scontro al
calor bianco che ha diviso ancor pi
le due gambe dellUlivo e ha prodotto allinterno dei DL una frattura strategica.
Quel progetto era e rimane sbagliato per molti motivi che la sinistra dei Ds ha cercato di portare allattenzione del partito durante la
fase congressuale e che possono essere ricondotti a due temi, uno di
merito e laltro di metodo: la necessit, nella societ della globalizzazione, di contenuti e politiche
chiaramente di sinistra per uscire
dalla crisi del neoliberismo (e
quindi lesistenza stessa della sinistra organizzata in quanto tale) e la
consapevolezza che non sono le alchimie tra ceti dirigenti (la Fed) a
poter risolvere i problemi politici.
Questultimo tema, peraltro, non ri-
guarda solo la parte riformista-moderata dellUnione ma, come cercher di dire pi avanti, anche la nostra parte.
La competizione tra Quercia e Margherita non un accidenti dovuto a
qualche bizzarra posizione di Francesco Rutelli. E, invece, leffetto pi
evidente delle scelte politico-identitarie del gruppo dirigente riformista
e in particolare della maggioranza
dei Ds da Pesaro in poi. Anche in passato non lo nascondo la Quercia
ha assunto posizioni moderate e in
parte centriste. Ma da quel congresso in avanti queste posizioni
sono diventate sistema e governo del
partito. Un processo che ha trovato
un forte ostacolo nei movimenti,
nella sinistra Ds, nel sindacato. Ma
che, alla fine, ha visto prevalere lautoreferenzialit del partito e del suo
ceto politico.
Se questo il quadro, non stupisce
allora quanto avvenuto in questo
agosto burrascoso. Lo dico senza
boria ma anche senza peli sulla lingua: quando si d un giudizio positivo dellazione di Bettino Craxi,
naturale che, davanti ad operazioni
finanziarie diciamo allegre, si
corra in difesa di chi in quel momento protagonista di ci che
viene definita una rottura degli
equilibri pre-esistenti. Si tratti di scalate alla Telecom o a qualche banca,
tutto ci che odora di capitani co-
25
Politica/Dibattito
LE
PRIMARIE
Quanto detto attiene al tema pi generale della crisi della politica e dei
partiti. Il centrosinistra, in questi
anni, ne stato investito appieno.
Da un lato, sugli aspetti di contenuto, la sinistra moderata non ha saputo rispondere alla sfida di governare gran parte dellEuropa nella
fase di passaggio tra lascesa e il declino del consenso al neoliberismo.
Troppo stato concesso al pensiero
unico, forte stata lubriacatura di
cui persino alcuni esponenti riformisti si sono lamentati.
Dallaltro lato, i partiti democratici
non hanno saputo cogliere ci che
di buono e di nuovo veniva dai mo-
26
mente, di rinunciare.
Oggi si parla di crisi dei movimenti.
C del vero. Ma non sono in crisi le
idee che hanno animato quei movimenti. Pi banalmente, il muro
eretto dalla politica tradizionale ha
occluso lo sbocco che questi soggetti cercavano, uno sbocco che
non significava diventare soggetto
che concorre al potere (anzi, i movimenti hanno sempre rifiutato il
potere) quanto cambiare il potere
attraverso lazione dei movimenti.
Per quanto detto, si tratta di un
obiettivo fallito? Io non credo.
Penso al contrario che siamo in una
fase di transizione i cui esiti sono
tutti da definire. Se da un lato la politica cerca di fortificare il suo castello incantato, dallaltro linsoddisfazione dellelettorato si trasferita dalle piazze alle urne. Le primarie pugliesi sono state questo. Ha
pienamente ragione Nichi Vendola
quando dice che senza Scanzano,
senza Cosenza, senza le lotte di
Terlizzi e delle tante piccole e grandi realt del Mezzogiorno non ci sarebbe mai stata la sua vittoria alle
primarie. Ed ha ancor pi ragione
quando rinfaccia ai politologi lerrore commesso quando preventivavano una sicura sconfitta nelle elezioni vere. Vendola ha vinto le primarie e ha vinto le elezioni perch
il Sud di oggi esprime una domanda
di cambiamento inedita. Una domanda che anche nazionale.
Per questo credo che le primarie
dellUnione siano una grande occasione. Non perch siano oggi prevedibili risultati sconvolgenti (anche se qualche sorpresa gli elettori
del centrosinistra, stanchi delle
schermaglie di un ceto ristretto, la
possono riser vare, e Fausto
Bertinotti ne pu essere premiato).
Ma perch il meccanismo delle primarie rompe lo schema autoreferenziale della politica del centrosinistra. Chiunque vinca dovr tenere
conto di ci che pensano gli elettori
da cui stato nominato, elettori che
hanno vissuto, attivamente o no, la
stagione dei movimenti di questi
anni. Non a caso Prodi sfida Bertinotti su contenuti di sinistra. Sa
Politica/Dibattito
IL
GOVERNO E LA SINISTRA
L I N I Z I AT I VA D I
UNITI A SINISTRA
In questo crinale, tra politica e movimenti, tra partiti e sindacato, che
si colloca Uniti a sinistra, la rete
che abbiamo formato lo scorso lu-
27
Politica/Dibattito
sul quale si innesta tutto, dalle primarie alla formazione del programma alla ricomposizione della
sinistra sar il nostro metodo di lavoro.
Niente comitati centrali, niente
cappelli, niente sezioni di Uniti
a sinistra ma tante realt in rete con
la loro specificit territoriale, tematica, culturale.
Insomma, il contrario di un partito.
Non perch i partiti siano male o
perch non servano pi a nulla.
Ma perch se ci si vuole muovere
verso una sinistra in grado di rappresentare il lavoro, il precariato, il
non lavoro, il pacifismo, laltermondialismo, la critica allesistente,
la straordinaria occasione offerta
dalla condivisione dei saperi, non ci
si pu muovere aggregando ceti dirigenti, ma procedendo dalla sinistra che esiste nella societ prima di
quella che esiste nei palazzi.
Domenico Losurdo
Controstoria del liberalismo
Biblioteca Universale Laterza, pp. 376
euro 24,00
28
Politica/Dibattito
Dare unit
e forza
alla sinistra tutta
di Franco Ottaviano
Presidente Casa delle Culture di Roma
tonomia dei movimenti e una rappresentanza non delegata al solo sistema dei partiti. Al di l degli esiti
e nella loro diversit, denunciano
lincapacit della sinistra di essere il
luogo della democrazia partecipata
e deliberante, lo spazio pubblico
delle decisioni collettive.
Tutto ci nonostante i risultati elettorali conseguiti e la crisi comatosa
e a mio avviso irreversibile in cui
versa il centro-destra. Dalla natura
di questa crisi dovremmo partire
per affrontare con coerenza e responsabilit l urgenza della ricomposizione dellintera sinistra-sinistra, politica e sociale.
Lesito disastroso del governo di
centro-destra pone ormai il problema di un ricambio alla guida del
paese non solo alle forze riformiste,
riformismo debole o forte che sia,
ma anche ai poteri forti variamente
dislocati. Per il vecchio e nuovo capitalismo, per gli esegeti del mercato e del liberismo, gi oggi il punto come condizionare lUnione.
Le dichiarazioni di Mario Monti
sono state molto esplicite in proposito. Nulla scontato, ma quello che
si avverte allorizzonte la possibile
fine dellanomalia berlusconiana.
Anomalia che ha saputo tenere insieme ex democristiani, ex socialisti, ex liberali, Alleanza nazionale e
Lega. Un ibrido senza precedenti.
Estraneo alla tradizione democra-
29
Politica/Dibattito
30
Politica/Dibattito
31
Politica/Dibattito
La realt generale
parla di uno spostamento enorme
di ricchezza dal lavoro
al capitale, dai lavoratori
ai padroni:
ora di cambiare
Alternativa:
la centralit
del programma
di Claudio Grassi
32
Politica/Dibattito
33
Politica/Dibattito
AUGURI!
I COMPAGNI GUIDO CAPPELLONI E SERGIO RICALDONE
HANNO COMPIUTO GLI 80 ANNI
Lavoro
di Paolo Nerozzi
Segretario Confederale CGIL
Il nodo politico
della democrazia
economica
I DISASTRI DEL LIBERISMO E DELLATTUALE CRISI VANNO AGGREDITI
REINTRODUCENDO LA CENTRALIT DEL VALORE SOCIALE DEL LAVORO E
DELLA SUA DECISIVA IMPORTANZA PER LA QUALIT DELLA DEMOCRAZIA
35
Lavoro
che, visto i processi non solo produttivi che da questi nascono e si sviluppano, alcuni di questi settori assumono sempre pi il rango di diritti di nuova cittadinanza (i trasporti, la protezione del territorio,
ecc.) e non di merce. E allora il mercato non pu esserne il principio regolatore. Se la cittadinanza (e il fisco che traduce tale patto in moneta sonante) un contratto di mutuo soccorso a cui i cittadini non
possono sottrarsi in quanto vi appartengono, allora che sia realmente patrimonio universale di cittadinanza tutto ci che la cittadinanza ha prodotto (come Stato,
come Ente Locale, ecc.) esclusivamente per il proprio benessere collettivo.
Democrazia quindi come premessa
per una nuova politica economica.
In questi anni i processi a cui abbiamo assistito sono stati di portata
tale da richiedere, soprattutto a sinistra, una capacit di interrogarsi
come mai prima. In un intreccio assai profondo tra crisi italiana, modello di sviluppo europeo (di cui il
sistema di protezione sociale parte
integrante) e dinamiche planetarie.
In Italia la crescita economica povera: povera in quantit, ma soprattutto in qualit. A fronte di una povert sempre pi diffusa, con prezzi
che per i beni di consumo raddoppiano, con investimenti che mancano e con una specializzazione
produttiva che rimane ancorata a
settori tradizionali esposti alla concorrenza, ci si chiede come puntare
su politiche che non solo rimettano
in moto leconomia, ma soprattutto
sappiano indirizzarla verso un modello di sviluppo dove qualit ed innovazione, redistribuzione dei saperi e dei guadagni e sostenibilit
ambientale siano i termini esatti
grazie a cui uscire dalla crisi. Secondo un principio per cui sviluppo
non solo arricchirsi, ma incivilirsi.
Non sono un economista, ma
chiaro che siamo di fronte ad un
paese che va a fondo perch vi
troppo poco sapere in circolazione,
troppo poca qualit, troppo poca
voglia di cimentarsi con le reali sfide
36
Fare del grande tema della rappresentanza, vecchia e nuova, la premessa per costruire una democrazia
pi avanzata la strada obbligata,
anche per il sindacato e le forze sociali. Una strada che passa prima di
tutto per il rafforzamento del contratto
collettivo nazionale di lavoro, strumento principe nel definire una
concreta cornice di diritti esigibili
sempre, per qualsivoglia lavoratore,
in qualsiasi territorio si trovi. Un
contratto collettivo nazionale che,
oltre a garantire a tutti diritti e salario, permetta magari sostenuto da
una legislazione attiva di aggredire i nodi di fondo di una riorganizzazione del come produrre che
minaccia sempre pi il benessere
anche psico-fisico dei lavoratori.
Democrazia e contratto collettiva
sono quindi terreni fra loro connessi, in quanto cassetta degli attrezzi necessaria ad aprire una
nuova fase di discussione sullorganizzazione del lavoro, sui tempi, i carichi e i diritti di chi, tutti i giorni,
manda avanti questo paese.
E del resto senza contratti collettivi
nazionali pi forti non pensabile
un vero riconoscimento dellemergenza salariale che in atto: occorrono
politiche e strumenti per aumentare il potere di acquisto dei salarti
e delle pensioni e per contrastare
lesplodere di un fenomeno sempre
pi diffuso, quello del lavoro dipendente povero.
Occorre a questo scopo che sia individuato anche un sistema per rendere economicamente agibili i diritti di
cittadinanza: uno strumento articolato, sia in trasferimenti economici
quanto in servizi (canone sociale,
trasporto pubblico, ecc.), che possa
garantire la partecipazione attiva di
tutti coloro che vivono entro i confini nazionali (e in prospettiva europei), coordinandolo tanto a percorsi di qualit del lavoro oltre i limiti imposti dal mercato (produzione agricola di qualit e difesa del
territorio, autorganizzazione del lavoro e della produzione, conservazione ambientale, produzione culturale, ecc.) quanto alla produzione
di beni comuni sociali.
Lavoro
di Tiziano Rinaldini
CGIL Emilia Romagna
Unione Europea:
il lavoro
sotto attacco.
Che far la sinistra?
CONTRATTO NAZIONALE COME STRUMENTO DI SOLIDARIET FRA TUTTI
I LAVORATORI, ORARIO DI LAVORO, REDDITO, PRECARIET, STATO
SOCIALE, RUOLO ECONOMICO DELLO STATO, SONO ALCUNI DEI TEMI
CHE NEI PROSSIMI MESI SINDACATO E SINISTRE DOVRANNO AFFRONTARE
E CHE DETERMINERANNO IL SEGNO DELLA LORO INIZIATIVA
37
Lavoro
38
Lavoro
Il contratto nazionale
lo strumento fondamentale
che afferma effettivamente
lobiettivo e la solidariet
tra tutti i lavoratori,
e quindi la loro unit
39
Lavoro
abrogazione con una nuova legislazione di ispirazione opposta rispetto a quella del libro bianco, oppure tutto finisce sul piano di aggiustamenti pi o meno migliorativi sulla base della parola dordine
tutele ai precari ?
Poi, si torna a porsi il problema del
ruolo dello Stato anche su un piano
(certo, da innovare profondamente
rispetto alla tradizione) di intervento imprenditoriale, oppure si
continua a restare esclusivamente sul
piano delle regole e del controllo del
mercato e delle sue attivit?
Inoltre, viene ricercata sul terreno
legislativo laffermazione della titolarit dei lavoratori e delle lavoratrici sui contratto e quindi del vincolo referendario costringendo le
dinamiche sociali a considerare soggetto i lavoratori e le lavoratrici, oppure si conferma in un modo o nellaltro una concezione delle organizzazioni sindacali come titolari in
quanto tali della contrattazione,
quando ormai chiaro in tutto il
mondo che si creano cos le condizioni peggiori affinch le organizzazioni possano esercitare un ruolo
forte e nel contempo autonomo e
indipendente dai poteri forti della
societ?
Infine, quelle qui indicate sono tra
le basi fondamentali su cui costruire
coerentemente liniziativa sullEu-
40
ropa (dimensione comunque da assumere senza inutili incertezze), oppure, accampando raragioni di realismo, si opera allinterno delle basi
attualmente definite?
Lelenco potrebbe continuare, ma
per ogni punto lispirazione sottesa
analoga, e quindi ci pare che possa
bastare per chiarire il problema e lo
snodo con cui ci misuriamo: o siamo
in grado di contraddire nei fatti, qui
ed ora, il modello dominante nelle
sue caratteristiche di fondo, oppure
restiamo dentro e lo accompagniamo il quadro attuale, come insegna
la stessa vicenda della direttiva europea sugli orari.
A questa verit non si sfugge, n
questa nota pretende di fornire la
soluzione.
Abbiamo per la certezza che ci allontana dalla ricerca di risposte sia
il suo superamento volontaristico
che, senza intaccare i processi ed
aprire un altro quadro, si autocompiaccia di unopposizione predicatoria, consolandosi con i pi svariati
catastrofismi sulle sorti del capitalismo e delluniverso ad esso sottomesso, sia il rifugiarsi in nome di
una presunta concretezza in ipervalutazioni di questo o quellintervento migliorativo ma sempre di conferma e accettazione degli aspetti
strutturali (prima richiamati) dei
processi in corso.
NOTE
1 Viene qui richiamato, a due anni dalla scomparsa di Claudio Sabattini, un concetto da lui
espresso in occasione di un intervento sui processi
di globalizzazione del novembre 2002 (Con la
scomparsa del movimento operaio, sparita una
parte del tutto che, per dirla come Hegel, pi importante del tutto.) pubblicato a cura del Centro
Studi R. 60 CdLT Reggio Emilia in collaborazione
con FIOM Bologna e Reggio Emilia.
2 interessante notare come da parte di autorevoli esponenti del pensiero cattolico venga lucidamente espressa la consapevolezza della portata storica e della drammaticit dei processi che in questi
anni hanno investito il mondo del lavoro con conseguenze sulla possibilit di un universalismo laico
sui problemi del mondo (.La solidariet tra gli
uomini del lavoro era uno dei principali segni
dellUMANESIMO UNIVERSALE DEL LAVORO. Ebbene oggi questa stessa solidariet sembra essere sottoposta a gravi minacce proprio dallevoluzione del mondo del lavoro, il quale sta conoscendo frammentazione e individualizzazione.
., inter vento del Cardinale Martino nel
Simposio europeo dei docenti universitari Ora et
labora del 30/06/2005).
3 In Germania limpresa, uscendo dallassociazione industriali, pu non applicare le condizioni
stabilite dal contratto di Land sottoscritto dallassociazione stessa con il sindacato. Molte imprese per
questa via hanno potuto determinare una profonda
crisi del valore del contratto nazionale e il travolgimento del modello di relazioni tedesco di cui era
parte fondamentale e che da decenni era considerato in tutto il mondo punto di riferimento del sindacalismo riformista di derivazione socialdemocratica.
Lavoro
di Marilde Provera
Deputata PRC
CGIL: un congresso
per rilanciare
autonomia
e credibilit
DECISIVE SARANNO LA CENTRALIT DEL CONFLITTO E LA REALE
CAPACIT DECISIONALE DEI LAVORATORI
41
Lavoro
42
regole!?!)? Si eviter di fare dichiarazioni dirompenti rispetto alla situazione determinata dallattuale
governo Berlusconi solo per evitare
oggi, prima delle elezioni politiche,
di delineare una pratica che prescinda dal temporaneo governoamico o governo nemico? Si riuscir
a dimostrare che vi una piena ripresa di titolarit negoziale, e dunque conflittuale, che pone alle forze
politiche la necessit di avere allordine del giorno dei propri lavori
e del proprio programma risposte
da dare al mondo del lavoro dipendente?
La forza e la capacit del pi grande
Sindacato italiano di porsi con questa autonomia ed autorevolezza
sono discriminanti per il cammino
di tutta la Sinistra. Per questo il
ruolo avuto dalle compagne e dai
compagni della rete 28 aprile
Tra Giorello
e Ratzinger,
preferisco Marx
43
44
45
La legge va respinta senza se e senza ma perch confessionale, misogina e retriva. I problemi sono invece complessi, aperti e di non facile soluzione.
Talvolta questi problemi sono stati
sollevati dai sostenitori della legge,
ma in modo non pertinente.
Quando Ratzinger, per esempio,
dice luomo diventa merce, coglie
un aspetto di queste tecniche che
pu provocare una giusta ripulsa.
Con la legge tuttavia la mercificazione non ha nulla a che fare. Anche
nella donazione di organi c il mercato: si possono prelevare organi da
un corpo umano, vivo o morto, e
venderli poi a chi li pu comprare.
Questo non significa che la dona-
46
nazione, lesigenza per gli africanoamericani e per le donne di costituirsi in soggetti politici autonomi.
Ma la rivendicazione di alterit
che lalterit a cui ci si riferisce sia
essenziale, storica o politica- ha limiti ormai noti a tutti e a tutte. Ci
in cui un soggetto sottoposto a una
lunga vicenda di oppressione differisce, porta spesso il marchio della
relazione di potere. Il rischio quindi
lidealizzazione degli effetti di
quella relazione. Per intenderci, ci
si pu riferire alla lotta di classe
nelle sue forme pi primitive e
meno consapevoli, cio ai movimenti religiosi popolari del Medioevo, che rivendicavano la povert
come valore e passaporto per il
Paradiso. Cos per le donne (per
esempio) la rivendicazione del loro
carattere pacifico pu ridursi allidealizzazione di un effetto delloppressione, cio dellimpossibilit di
manifestare laggressivit propria di
ogni essere umano. La concezione
della donna come natura, contrapposta alluomo come cultura (vedi
lecofemminismo differenzialista)
lidealizzazione dellesclusione
femminile. Lo stesso vale per certe
forme di aggregazione politica
delle donne ancora necessariamente embrionali e spesso non capaci di elevarsi al livello della politica.
Alla fine, applicato con coerenza, il
paradigma della differenza conduce dove ha condotto le donne
che lo hanno coerentemente applicato, cio a un moto antiemancipatorio, a una sorta di autoesclusione
di fatto dalla politica. Naturalmente
questa solo una reazione alla delusione per lemancipazione, ai suoi
limiti, al fatto che la politica respinge ed esclude le donne.
La Chiesa cattolica esalta la differenza di genere come valore, contro unaltra tendenza femminista,
quella nella quale pi mi riconosco,
il cosiddetto costruzionismo, che
considera il maschile ed il femminile non leffetto del corpo (anche
se ovviamente il corpo conta), ma
costruzioni culturali, sociali e politiche. Esso quindi critica il maschile,
47
ma non rivendica il femminile perch li considera luno lopposto speculare allaltro, costruzioni, entrambe della relazione di potere tra
uomo e donna. Cio relazioni sociali, storicamente condizionate e
quindi modificabili e da modificare.
Parliamo dellaborto. Nel momento
in cui si discusso, con i referendum sulla procreazione medicalmente assistita, della possibilit
delle tecnologie di incidere e modificare le forme della procreazione,
si riaperta pi o meno velatamente
la contesa sullaborto, una contesa
che appare infinita. Credo che se la
questione viene posta come questione di diritti in conflitto: quello
della donna e quello del nascituro,
la contesa non avr mai termine ed
comunque mal posta.
Occorre porre al centro gli interessi
da tutelare: la libera disposizione
della donna sul suo corpo da una
parte, la vita futura dallaltra. Ma
avendo bene presente che il nascit u ro, per avere diritti, dovre b b e
avere una vita personale, essere una
persona che per lappunto loggetto della controversia.
Avr temine questa discussione? E
poi, ti faccio una domanda che pu
sembrarti campata in aria: secondo
te, se oggi ci fosse un referendum
per abro g a re laborto, quale sarebbe lesito?
No, la domanda non affatto campata in aria. Se la Chiesa e le sue pi
immediate espressioni politiche
non attaccano ancora direttamente
laborto perch tutti i sondaggi
hanno detto finora che un referendum per labrogazione della legge
194 sarebbe bocciato.
Per quanto riguarda la polemica sullaborto, dietro c qualcosa di pi
complicato e inquietante. Certamente finch ci sar in Italia un
ruolo cos importante della Chiesa
cattolica, in questa fase accentuato,
torneremo allinfinito a dibattere di
48
questo tema. Ma nella riproposizione della problematica dellaborto c anche linquietudine maschile di fronte allautodeterminazione della donna: tu puoi disporre,
puoi decidere che cosa fare dellembrione, del feto che il prodotto anche del mio seme. La Chiesa
rappresenta gli interessi specifici di
una potente burocrazia, ma anche
in sintonia con consapevoli o inconsce inquietudini maschili, perch assolve un ruolo di conservazione di ci che vi di pi arcaico
nei rapporti umani.
Negli ultimi anni, per esempio, c
stata una mobilitazione di padri per
laffido congiunto della prole in
caso di separazione o divorzio. La
cosa ha lapparenza del buon senso,
ma solo lapparenza.
Laffido congiunto come viene richiesto da alcune associazioni sarebbe praticamente lannullamento dellistituto del divorzio, perch consentirebbe lintromissione
continua di un coniuge nella vita di
quello (di solito la donna) che convive con i figli. Per sostenere le loro
ragioni, le associazioni di padri si riferiscono ad abusi e ricatti reali, che
per sono leccezione e non la regola. Ma soprattutto sono violazioni
della legge, sempre possibili, anche
con la migliore delle normative.
Il vero conflitto non tra i diritti
della donna e quelli dellembrione,
ma tra i sessi. Si tratta di un conflitto
destinato ad andare avanti, perch
c la posta in gioco della prole. Del
resto gli uomini hanno sempre cercato di tenere le donne sotto controllo, proprio perch sono i mezzi
della riproduzione della specie.
Da tutto ci che abbiamo detto sinora emerge che nel nostro paese
c unoffensiva ideologica oltre che
politica fondata sullalleanza tra il
Vaticano e una parte del mondo reazionario e conser v a t o re, anche
laico. Unoffensiva che forse non ha
la portata di quella dei teo-cons ne-
gli Stati Uniti, ma comunque rilevante. Penso ad esempio alle posizioni assunte apertamente dal
P residente del Senato, Pera, (e
stiamo parlando di una delle pi alte
cariche istituzionali del Paese): posizioni sostenute in pieno da un
laico reazionario come Giuliano
Ferrara e dal suo giornale, Il Foglio,
che non a caso ha dedicato tanta attenzione alle problematiche di cui
abbiamo discusso. In che modo le
forze progressiste possono fronteggiare questa offensiva volta a far regredire il nostro paese?
Non un fatto nuovo. Gi lascesa
del movimento operaio agli inizi del
Novecento aveva prodotto in Italia
come reazione un accordo tra liberali e cattolici. I liberali rinunciavano al loro anticlericalismo, alla
laicit, alla libert in cambio del sostegno elettorale della Chiesa cattolica. I precedenti sono anche pi
lontani, nellalleanza tra borghesia
liberale, Chiesa e resti delle classi di
origine feudale.
E il movimento operaio nei suoi
momenti migliori a raccogliere gli
ideali del liberalismo (laicit, diritti
individuali, libert sessuale).
Insomma il liberismo non pu mai
essere liberale.
La storia oggi si ripete perch il liberismo conservatore non riesce a
coagulare in Italia una formazione
con caratteri di stabilit e credibilit. Il controllo dei media non basta e la Chiesa offre una struttura organizzativa capillare, una credibilit
recuperata, la capacit di rivolgersi
a masse giovaniliCome fronteggiare questa offensiva?
La lotta per la laicit ovviamente
fondamentale, ma non basta e da
sola perdente. La risposta nella
soluzione di un problema irrisolto
per tutta la sinistra, quello che noi
chiamiamo radicamento e che la
sinistra (tutta) ha ormai perso.
(4 agosto 2005)
Europa
di Luciana Castellina
Costituzione Europea:
bocciata dai popoli
e assunta dalle
sinistre?
DOPO LA BOCCIATURA AI REFERENDUM DI FRANCIA E OLANDA TUTTO
PROSEGUE COME SE NULLA FOSSE ACCADUTO: TORNA AL LAVORO LA
BUROCRAZIA EUROPEA E LA SINISTRA TACE
olo tre mesi fa sembrava che lEuropa stesse per naufragare e tutti ( o
meglio, quasi tutti ) si strappavano
i capelli pensando a cosa sarebbe accaduto adesso che la Costituzione
europea era stata bocciata dai referendum di Francia ed Olanda.
Buona parte della sinistra, dal canto
suo, aveva lanciato un vero allarme
terroristico: vero che il Trattato
fondamentale che ci viene proposto
non quello che avremmo voluto,
ma andata dicendo guai a rifiutarlo, pena il sotterramento dellipotesi europea per la quale si sta
lavorando da mezzo secolo! Se non
viene ratificato cadremo in una crisi
irreversibile!
Come tutti hanno avuto modo di
constatare nulla di quanto era stato
preannunciato accaduto: gi lindomani, come a chiunque dotato di
un minimo di buon senso era sempre apparso chiaro, la mastodontica
burocrazia comunitaria peraltro
oramai difficilmente biodegradabile tornata nei suoi uffici a badare alle pratiche correnti che certo
non erano state interrotte dalle
mancate ratifiche. E cos in poche
settimane tutti si sono gioiosamente
scordati della Costituzione, non
prima, tuttavia, di promuovere qualche dotto convegno sullargomento, in cui in buona sostanza si generalmente detto che i cittadini
non avevano capito. Cos resusci-
49
Europa
50
Europa
di Andrea Catone
LUnione europea,
la sua crisi
e le sue radici
QUESTA UE NATA SOTTO IL SEGNO DELLA SOLA CLASSE BORGHESE
TRANSNAZIONALE, CHE HA CREDUTO DI POTER FARE A MENO DELLE
CLASSI POPOLARI.
MA COS NON SI D ALCUN PROCESSO COSTITUENTE.
LA
COSTRUZIONE DI UNO
S TAT O E U R O P E O : U N P R O C E S S O
PROMOSSO DAL GRANDE
C A P I TA L E T R A N S N A Z I O N A L E
51
Europa
buon numero di tedeschi e francesi), che globalmente rappresentano il 55% del giro daffari delle
grandi societ industriali europee e
il 48% dei salariati . Il primo rapporto dellERT, dallemblematico
titolo Gli anelli mancanti, esce nel
dicembre 1984: chiede grandi lavori
per organizzare il mercato europeo
e una ridefinizione degli assetti economici ( allora che prende il via il
tunnel sotto la Manica). Ma ben pi
significativo per la comprensione
dellobiettivo del grande capitale di
trasformare il mercato comune in
un vero e proprio Stato il documento Rimodellare lEuropa, apparso nel settembre 1991, a pochi
mesi dalla prima guerra americana
contro lIraq, dalla costituzione
52
della grande Germania, con la riuscita annessione da parte del cancelliere Kohl della DDR, e a ridosso
del golpe di agosto in URSS che
consegner interamente il paese ad
Eltsin e decreter, pochi mesi dopo,
la dissoluzione dellUnione sovietica. Si tratta di un vero e proprio
progetto politico.
I problemi che affrontiamo nel
presente rapporto riguardano tutti
i paesi europei a livelli diversi, ma
nessuno stato nazione capace di risolverli da solo. Isolatamente nessun
paese in grado di gestire efficacemente la sua industria aerospaziale
n di realizzare uninfrastruttura di
trasporti che risponda ai bisogni
moderni. Come non pu fare una
politica monetaria veramente indipendente o sviluppare uno sforzo di
ricerca appropriato nelle tecnologie di punta [] cos nessun paese
europeo pu influenzare da solo in
modo determinante lordine mondiale, come ha chiaramente mostrato la
crisi del 1990 in Medio Oriente.
LEuropa pu dare un grande apporto alla costruzione della pace e
della prosperit mondiali, ma se gli
europei sono troppo indisciplinati
per collaborare strettamente gli uni
con gli altri, la loro influenza rester
trascurabile [] il Giappone ha
una moneta unica. Gli Usa hanno
una moneta unica. Come pu vivere
la Comunit Europea con 12 monete differenti? [] Le industrie e
i popoli che lavorano in Europa desiderano vivere in sicurezza [] desiderano che i loro dirigenti facciano intendere la loro voce nel concerto mondiale
e non possono accettare di vedere la comunit relegata ai margini della politica internazionale. Gli stati nazione
presi isolatamente non sono in
grado di affrontare tale compito. Se
la comunit in procinto di acquisire un potere economico e politico
effettivo, a questo stesso livello che
dovr intervenire anche la responsabilit della nostra sicurezza []
La crisi del 1990 in Medio Oriente ha
mostrato la difficolt di trasferire i nostri progressi tecnici ed economici sulla
scena politica: qui il paradosso
della Rdt, che squilibra il precedente asse con Francia e Italia, e dagli ostacoli crescenti frapposti dagli
USA, che, non potendo arrestare il
processo di costruzione europea,
cercano di depotenziarlo, puntando anche su quinte colonne
(in primis il Regno Unito e poi i
nuovi arrivati, gli stati ex socialisti
del disciolto COMECON).
Tutto il processo di costruzione
della UE nella prospettiva non solo
di un mercato comune, ma di un
vero e proprio Stato in grado di pesare come superpotenza nellarena
internazionale, stato progettato,
diretto e gestito dalla frazione europea del grande capitale transnazionale. Il proletariato dei paesi europei, o in senso pi ampio i popoli,
non vi hanno partecipato, o, in talune fasi, vi hanno preso parte solo
in modo subalterno. Il soggetto che
ha promosso il processo della UE
non il soggetto di riferimento dei
comunisti, ma il loro antagonista
storico e strategico.
LA
BORGHESIA EUROPEA E LE
SUE FRAZIONI
Europa
53
Europa
54
Europa
IL
R A P P O RT O T R A B O R G H E S I A
E U R O P E I S TA E P O P O L O
La borghesia europeista
interessata a creare un nuovo
polo imperialista europeo
(con un suo Stato) vuole lo Stato
per controllare le vie del petrolio
mondiali, per aprire anche
con la forza delle armi nuovi mercati
55
Europa
chica e il distacco sempre pi marcato dal sentire delle masse intervenuto negli ultimi quindici anni,
dallinizio del nuovo secolo postsovietico. Non sempre stato cos. In
una fase precedente la borghesia
europeista ha cercato di costruire lo
Stato ricorrendo al compromesso
con i rappresentanti politici moderati della classe operaia e delle classi
subalterne, in una parola, con le socialdemocrazie e con i sindacati ad
esse legate, che hanno costituito per
decenni il puntello pi solido del
processo di costruzione dello Stato
europeo, al quale si aggregarono, a
partire dalla met degli anni 70 e
dalle prime elezioni per il parlamento europeo del 1979 anche i
partiti eurocomunisti, in precedenza decisamente contrari alla co-
56
Questa regressione secca delle economie dellest si ripercuote sui processi di accumulazione dellovest,
che cerca di recuperare attraverso
unulteriore e pi massiccia pressione sulla forza lavoro, attraverso
lesercizio di un comando capitalistico totale sul lavoratore che deve
essere al massimo flessibile, al massimo precario, privo di diritti sindacali e di certezze. Salta cos anche
gran parte del potere sindacale e del
consenso organizzato sui lavoratori
che esso esercitava. Salta il compromesso sociale e la borghesia europeista si converte tutta al liberismo,
forse appena un po temperato,
come vorrebbe Romano Prodi. Ma
ci mette in difficolt i sindacati e
le socialdemocrazie. E cos il processo di annessione dellest europeo avvenuto sotto il segno del
neoliberismo. Rispetto al quale le
socialdemocrazie balbettano. La
borghesia europeista ha abbracciato il neoliberismo anche perch
si illusa che, finita lalternativa rappresentata dallURSS, il proletariato fosse talmente piegato dalla
sconfitta che sarebbe stato piuttosto
agevole imporgli definitivamente il
morso. E dunque, si poteva ben fare
anche a meno di esso nella costruzione dello Stato europeo, che sarebbe stata ingegneria della sola
classe borghese.
La borghesia europeista non ha resistito alla tentazione di buttare nellangolo il suo nemico di classe, e lo
ha fatto. Ma nella costruzione di
uno Stato moderno che non sia
uno Stato assolutistico o patrimoniale come era nel 600 e nel 700,
in cui i sovrani disponevano dello
Stato come di un proprio patrimonio personale i soggetti vanno interpellati, anzi coinvolti, poich
non possono essere i soli ratificatori
di decisioni prese in alto loco e in
lontane stanze del potere.
PROSPETTIVE
FUTURE
Europa
IL
R A P P O RT O
USA/UE
57
Europa
LA
CLASSE OPERAIA E LA
UE
Questa contraddizione una contraddizione tra due poli imperialistici, tra due lupi (ci perdoni il lupoanimale fuor di metafora) lun contro laltro in lotta per la propria affermazione. Non certo una contraddizione tra leone e asino (per ricordare la metafora del canto della
Guardia rossa), tra capitale e lavoro.
Nella situazione attuale il movi-
58
Europa
Note
1 C f r. ad es. Sami Nar, Las tres crisis de
Europa, El Pas, 28-06-2005 (reperibile anche
al sito www.rebelion.org/). Le tre rotture di cui
parla larticolo sono: 1. rispetto alle politiche economiche e finanziarie europee, su cui non c accordo tra i 25 paesi membri e neppure tra i 12
dellarea delleuro su politica agraria e fondi
strutturali; 2. rispetto al progetto: lEuropa non
sa se essere un gran mercato, che non necessita di
un solido sistema istituzionale ( la posizione inglese), o una confederazione politica; 3. tra lite
dirigenti (politiche, finanziarie, mediatiche) e i
popoli.
2 Cfr. il citato articolo del Pas.
3 Cfr. LEurope de tous les dangers, numero
monografico sulla UE della rivista belga Etudes
marxistes, n. 57, ed. EPO Bruxelles, 2002.
4 Ivi, p. 34; sul ruolo della Tavola rotonda degli industriali europei cfr. la ricostruzione che
Houben ne fa e le interessanti tabelle statistiche,
pp. 28-42.
5 Ivi, pp. 38-40, corsivi miei, A.C.
6 Cfr. T. Blair, Speech to the Polish Stock
E x c h a n g e, 6 ottobre 2000: lEuropa
unEuropa di nazioni libere, indipendenti e sovrane, che scelgono di mettere in comune questa
sovranit nel perseguimento dei propri interessi e
del bene comune realizzando insieme pi di
quanto non possano realizzare da sole. Lunione
europea rester una combinazione unica di intergovernamentale e di sopranazionale. Una simile Europa pu, se forte economicamente e politicamente, divenire una superpotenza, una superpotenza, non un superstato (in Houben,
op. cit., p. 50, corsivo mio, AC). Tale posizione
stata ribadita anche con lavvio della presidenza
inglese nel secondo semestre 2005.
7 Cfr. Houben, op. cit.
8 Cfr. linteressante articolo di Diana Johnstone
sul precedente numero de lenesto
59
Revisionismo storico
Occorreva rispondere
colpo su colpo
e senza esitazione
ad un invasore feroce e crudele
e alle bande di torturatori
in camicia nera
Lottavamo
per la libert:
ci chiamavano
banditi e terroristi
di Sergio Ricaldone
ivivere questa sera, con Nori e Giovanni Pesce, gli stati danimo, le ansie, il coraggio, le paure, ma soprattutto la grande tensione ideale che
ci animava in quelle terribili giornate di lotta di sessanta anni fa
sempre una grande emozione.
Anche allora gli invasori ci chiamavano banditi e terroristi, come succede ancora oggi in altre parti del
mondo, ed in un certo senso avevano anche ragione di farlo.
Compito dei Gap e dei gruppi giovanili del Fronte della Giovent, nei
quali militavo, era esattamente
quello di seminare il terrore nelle
file dei nazifascisti e di rendere la
vita impossibile alle truppe hitleriane e ai brigatisti neri di Mussolini.
Occorreva rispondere colpo su
colpo e senza esitazione ad un invasore feroce e crudele e alle bande
di torturatori in camicia nera.
Per capire quale era il clima di
quelle giornate terribili inviterei
tutti a leggere (o a rileggere) il libro
di Giovanni Pesce, Senza tregua. E
una lettura che concorre a rivitalizzare i nostri usurati neuroni e protegge dal rischio che la memoria
venga travolta, oltre che dal tempo,
anche da certe tendenze diffamatorie e distruttive.
Dal 25 aprile 1945 sono passati sessantanni. Allingrosso tre generazioni. Sono tante.
Ma quel che peggio che stiamo
60
Revisionismo storico
61
Revisionismo storico
ture nella sfortunata ipotesi di cadere nelle mani dei macellai delle
brigate nere. Insomma cerano
proprio tutti gli ingredienti per farti
crescere la volont di combattere
una guerra di liberazione spietata e
crudele ma inevitabile.
Ora, siccome la mia idea di comunismo e di libert, unitamente a
quella di Giovanni e di Nori, si dovuta purtroppo formare anche in
mezzo a quellabisso di orrore, vorrei spendere qualche parola per
spiegare che la scelta di combattere
con i fucili e con le bombe i nazifascismi, non fu dettata da tendenze
avventuriste. Avremmo potuto anche allora scegliere la non violenza (allora si chiamava attendismo), avremmo potuto nasconderci in una cantina meglio se svizzera e attendere larrivo della 5
Armata americana che stava risalendo con esasperante lentezza la
penisola. Ci avrebbero pensato i
soldati di Clark a portarci la libert
e la democrazia.
Abbiamo invece deciso diversamente. Abbiamo scelto la lotta armata. Abbiamo dovuto contaminarci con la violenza. Ed stata
unesperienza sconvolgente. Lo
sempre quando nel mirino del tuo
fucile inquadri un essere umano,
quando la sola alternativa possibile
quella di uccidere per non essere
uccisi. Superare quella sottile barriera di violenza estrema non stato
facile per nessuno. Ma poi sapevi
che sotto quelle divise fasciste e naziste cerano uomini feroci che avevano impiccato, torturato, incendiato i villaggi della nostre vallate.
E allora superavi le esitazioni e
schiacciavi il grilletto. Ma bisognava
nel contempo creare un clima di fiducia nel popolo, convincerlo che
la resistenza allinvasore, in ogni sua
forma, piccola e grande, era una doverosa necessit ed un passaggio
inevitabile verso la liberazione, la
pace e la democrazia. Ci siamo riusciti? Penso proprio di si. Credo
che mai come allora la resistenza popolare, intesa come legame profondo tra avanguardia armata e
masse, abbia avuto una dimensione
62
Revisionismo storico
sciotte di Cervantes che sembra ritagliato apposta e che provo a riassumere a memoria. Mentre cavalcano nella notte, Don Chisciotte e
Sancho Pancia sono inseguiti e molestati dal latrare dei cani. Sancho
Pancia vorrebbe fermarsi ed aspet-
comunisti, o presunti tali, continuano ad essere inquadrati nel mirino dei moderni cacciatori di scalpi.
Dopo avere avuto la maggioranza del partito sterminata dai nazisti, i comunisti del DKP sono quelli che
hanno pagato il prezzo pi alto del revanscismo tedesco seguito alla fine della seconda guerra mondiale:
dalla messa fuori legge del loro piccolo, combattivo
partito, fino al Beruftverboten, versione europea del
famigerato maccartismo, introdotto, guarda caso,
dalla SPD. Discorso inverso per coloro che li hanno
torturati e massacrati. Prontamente archiviata la galleria degli orrori uscita dal processo di Norimberga,
eccoli riemergere i peggiori criminali di guerra nazisti, osceni gaglioffi del calibro di Reinhard Gehlen, ex
capo degli agenti segreti di Hitler, Klaus Barbie, alto
u fficiale delle SS e della Gestapo, Hans Otto,
Obersturmfuhrer delle SS. Sono solo un piccolissimo
e miserabile campionario delle decine di migliaia di
gentiluomini, riciclati dopo un veloce passaggio in lavatrice, nelle accoglienti file della Bundeswher, della
CIA, della Nato e, ovviamente, negli stessi servizi segreti eredi di Gehlen, che ora ricambiano con un eccesso di zelo i loro potenti protettori di Langley.
Per chi avesse ancora qualche dubbio sul ruolo tuttaltro che marginale svolto dai vecchi nazisti nella
Germania democratica ricordiamo che il superterrorista, capitano delle SS Theodor Saewecke, individuato fin dal 1945 come il responsabile della fucilazione di 15 patrioti italiani in piazzale Loreto a Milano,
e condannato in contumacia dal Tribunale di Torino
con oltre mezzo secolo di ritardo, grazie anche a compiacenti coperture italiane, morto nel 2005, nel proprio letto e alla bella et di 93 anni, dopo avere ricoperto incarichi di grosso rilievo nella Repubblica
Federale: collaboratore dei servizi segreti americani,
consigliere del governo federale, direttore della scuola
di polizia, vice capo della polizia di sicurezza. Una brillante carriera conclusasi con una lauta pensione consumata in piena libert fino allultimo giorno di vita.
Pare dunque che la sorte delle associazioni resistenziali (e quello della democrazia) ricominci a correre
pericoli molto seri in questa parte del mondo. Sar il
caso di darci una regolata.
(S.R.)
63
Dibattito
di Georges Labica
64
Sulla questione
violenza
non violenza
ALLULTIMO CONGRESSO DI ACTUEL MARX ( PARIGI, OTTOBRE
2004), ETIENNE BALIBAR INTERVIENTE SUL TEMA LENIN E GANDHI,
UN INCONTRO MANCATO? . LA RIVISTA ITALIANA ALTERNATIVE
PUBBLICA LINTERVENTO. DALLE NOSTRE PAGINE RISPONDE LABICA
Dibattito
65
Dibattito
66
rispetto che comunque gli dobbiamo, esattamente con lopposto che John Le Carr ha ragione:
Se io fossi un Palestinese della
Cisgiordania o di Gaza, sparerei a
vista a tutti i soldati israeliani doccupazione () Un atto di violenza
premeditato contro dei civili disarmati non in alcun caso ammissibile. E il fatto che voi e i vostri padroni americani lanciate
bombe a frammentazione messe al
bando e altre armi immonde su
una popolazione irachena indifesa composta per il 60% da bambini, non cambier assolutamente
la mia posizione.10 Tuttavia lidealismo di principio non resiste
affatto alla constatazione che in
tutte le guerre, sin dalla notte dei
tempi, le disgrazie, morte compresa, dei civili innocenti sono
imcomparabilmente pi numerose di quelle dei militari. Non dimentichiamo mai n Dresda n
Hiroshima. per questo, anche,
che il termine terrorismo richiede
un atteggiamento di cautela analogo a quello che merita il termine
violenza. Sono indispensabili in
proposito forti distinguo. Certo,
come ha detto Bertinotti il bushista e il fondamentalista islamico
rappresentano le due facce della
medesima medaglia, ma questa
constatazione non autorizza affatto lobbrobrio generale gettato
sulla parola. Come simpone una
distinzione fra violenza dominante e
violenza dominata, anche il terrorismo di Stato non pu essere confuso
con il terrorismo che lo combatte
e che si chiama re s i s t e n z a.
LIntifada, in tutte le sue forme, ,
per essenza, una risposta alloccupazione, ed essa a permette al popolo palestinese di rimanere in
piedi. Come la resistenza irachena che tiene in scacco limperialismo. Ecco, questi sono gli
avamposti della sola violenza legittima. E tanto peggio per le indignazioni morali.
Non tutto. La lotta delle masse
poich esse esistono davvero ancora , in primo luogo
nellAmerica Latina e nel Medio
Dibattito
Note
1 Questo giudizio simile a quello di Robert Payne
che, allinizio della sua biografia di Gandhi, scriveva: "La nostra epoca non ha avuto che due autentici geni politici, Lenin e Gandhi" (The life
and death of Mahatma Gandhi, New Delhi,
Rupa & Co ed., 1999, p.14)..
2 Cf. in part i c o l a re gli articoli di Rossana
Rossanda, Giovanni Pesce e Salvatore Distefano
sul numero di gennaio-febbraio 2004
3 Citato in L. Fisher, Life of Mahatma Gandhi,
1951.
4 In Encyclopdie Philosophique Universelle, II/2,
art. "Ahimsa", Paris, PUF, 1990
5 Cf. lelenco riportato da Bernhard Lang, in
Franoise Hritier, De la violence, Paris, Odile
Jacob ed., 1996.
6 Histoire et vrit, Paris, Seuil, 1955, p. 235.
7 Cf. Marie-Pierre Bovy, Gandhi, l'hritage,
Paris, Silo ed., 2001, Appendici
8 Intervista a La Nacion di Buenos Aires del
11.01 04.
9 Encyclopaedia Universalis, s.v.
10 Une amiti absolue, Paris, Seuil, 2003, p. 329.
67
Dibattito
Quando sintetizzava
i compiti primari del paese
scaturito dalla rivoluzione dOttobre
nella formula Soviet + elettrificazione,
Lenin dimenticava la lotta
contro lingiustizia e loppressione?
ella recensione (O Globo del 1 gennaio 2005) da lui dedicata alledizione brasiliana di Fuga dalla storia?
La rivoluzione russa e la rivoluzione cinese viste oggi, Leandro Konder (intellettuale marxista brasiliano, n.d.r.)
sostiene che la motivazione stretta
e strettamente economica (che caratterizzerebbe lodierna linea politica del gruppo dirigente della
Repubblica Popolare Cinese), non
si concilia con gli ideali socialisti,
con la lotta incessante che essi conducono contro le disuguaglianze,
contro loppressione, contro le ingiustizie e a favore di uno sviluppo
della partecipazione degli strati popolari alla vita politica.
Quando sintetizzava i compiti primari del paese scaturito dalla rivoluzione dOttobre nella formula
Soviet + elettrificazione, Lenin dimenticava la lotta contro lingiustizia e loppressione? E la dimenticava il Manifesto del partito comunista
quando chiamava il proletariato vittorioso a servirsi del potere politico
in primo luogo per accrescere, con
la pi grande rapidit possibile, la
massa delle forze produttive? In
realt, in entrambi i casi lindustrializzazione, la modernizzazione,
lo sviluppo delle forze produttive
sono individuati come lo strumento
fondamentale, in una situazione
ben determinata (il controllo del-
68
vittoria sullimperialismo e il
Kuomintang, soltanto il nostro lavoro pianificato, organizzato, nel
campo delledificazione economica, possono salvare il nostro popolo da una sciagura senza precedenti.
Circa dieci anni dopo divampa la seconda guerra mondiale e, per
quanto riguarda la Cina, in corso
la resistenza contro limperialismo
giapponese. In tutto il mondo la parola decisamente alle armi, ma
Mao sente tuttavia il bisogno di ribadire: Nelle condizioni attuali di
guerra, tutti gli organismi, le scuole
e le unit delle esercito devono dedicarsi attivamente alla coltivazione
degli ortaggi, allallevamento dei
suini, alla raccolta della legna, alla
produzione del carbone di legna;
devono sviluppare lartigianato e
produrre una parte dei cereali necessari al loro sostentamento [] I
dirigenti del Partito, del governo e
dellesercito ad ogni livello, come
anche quelli delle scuole, devono
imparare, sistematicamente, larte
di dirigere le masse nella produzione. Colui che non studia attentamente i problemi della produzione non un buon dirigente (Per
la riduzione dei canoni daffitto, 1 ottobre 1943).
Coltivare ortaggi e cereali, allevare suini: ma dove finita la lotta
contro loppressione e lingiustizia?
Dibattito
69
Dibattito
70
Dibattito
plesso.
Si potrebbero addurre innumerevoli altre, analoghe prese di posizione di Mao, ancora ad anni di distanza dalla presa del potere (ad
esempio, nel 1958), ma sarebbe
uninutile perdita di tempo e di spazio, anche perch alcune le ho gi
citate nel mio libro.
E allora? Allora bisogna prendere
atto della realt. La storia e la teoria del Partito Comunista Cinese
sono in larga parte ignorate. S, si
conoscono le tesi enunciate nel corso dello scontro con il Partito Comunista dellUnione Sovietica e negli anni della Rivoluzione Culturale. Per il resto si sa poco o nulla.
Quanti, ad esempio, hanno sentito
parlare della polemica sviluppata
da Mao in un testo programmatico
della rivoluzione cinese (Sulla nuova democrazia, gennaio 1940) contro
i chiacchieroni di "sinistra", i
quali non comprendono che la rivoluzione divisa in fasi, che possiamo passare alla seconda fase solo
dopo aver completato la prima, e
che non c la minima possibilit di
risolvere tutto "con un solo colpo"?
per questo che un medesimo
evento stato percepito in maniera
diversa e contrapposta in Cina e al
di fuori di essa. Interpretati in
Occidente come sinonimo di abbandono del marxismo e del socialismo, lavvento al potere di Deng
Xiaoping e la riaffermazione della
centralit delledificazione economica sono stati salutati in Cina come
la ripresa e lo sviluppo della linea
che aveva presieduto al trionfo della
rivoluzione cinese e che era stata abbandonata solo per un periodo di
tempo relativamente breve.
Prima di dare per scontata la restaurazione del capitalismo in Cina,
la sinistra dellOccidente e dellAmerica Latina non farebbe meglio a studiare una linea, una teoria,
una tradizione politica in larga parte ignorate? Giusti o sbagliati che
siano, il marxismo e il socialismo
con caratteristiche cinesi, che cominciano a prendere forma gi in
Mao, meritano qualcosa di meglio
che non la liquidazione sommaria e
persino preventiva.
Infine Konder esprime il suo scetticismo, allorch tu affermi che ci
sono ancora partiti e paesi importanti impegnati nella costruzione di
una societ che vada al di l del capitalismo. Nel tuo accenno alla
Cina come un paese abitato da pi
di un quinto dellumanit, egli scopre un tono che tende allepopea.
Bisogner scegliere tra il suo tono
ironico e il tuo presunto tono epico?
La storia e la teoria
del Partito Comunista Cinese
sono in larga parte ignorate
A sottolineare la straordinaria importanza di quello che sta avvenendo nel grande paese asiatico sono
autori che non sono inclini ai facili
entusiasmi, e tanto meno ai facili entusiasmi filo-cinesi. Nel riferire
del promettente sviluppo in Cina
delle regioni sinora rimaste indietro, il giornalista gi citato del
Corriera della Sera parla, gi nel titolo
del suo articolo, della nuova Lunga
Marcia verso Ovest. E la Lunga Marcia propriamente detta, che conduce un piccolo e perseguitato partito comunista a compiere in condizioni drammatiche un percorso di
migliaia di chilometri, per mettersi
alla testa della lotta popolare di resistenza contro uno degli imperialismi pi barbari, rappresenta indubbiamente uno dei grandi avvenimenti epici del ventesimo secolo e
della storia dellumanit in quanto
tale. Ma in questo contesto conviene
soprattutto citare Huntington.
71
Dibattito
72
scista di ridare vitalit alla tradizione coloniale, al tentativo di schiavizzare interi popoli, come nei periodi peggiori della tratta dei neri,
per mettere gli Untermenschen, i presunti omuncoli o sotto-uomini, al
servizio della razza dei signori.
La Lunga Marcia rappresenta per
lAsia quello che Stalingrado per
lEuropa: sullonda di queste due
disfatte epocali dellimperialismo si
sviluppa un poderoso processo di
emancipazione dei popoli coloniali, che va ben al di l della seconda guerra mondiale, investe
ogni angolo del mondo e conosce
momenti particolarmente significativi in paesi quali il Vietnam e Cuba.
Oggi vediamo dispiegarsi un nuovo
capitolo della storia iniziata con la
rivoluzione dOttobre. Un paese di
civilt millenaria, a partire dalle
guerre delloppio aggredito, calpestato, umiliato e de-umanizzato
(Vietato lingresso ai cani e ai cinesi!), si appresta a tornare come
protagonista sulla scena mondiale,
e non solo sul piano politico ma anche su quello culturale e tecnologico, come lo stato per millenni.
E nel mettere fine ad un capitolo
tragico della sua storia nazionale, la
Cina tende a chiudere un capitolo
ben pi ampio della storia mondiale
Internazionale
SI SVOLGER AD ATENE
IL 29-30 OTTOBRE 2005
Verso il congresso
del Partito
della Sinistra
Europea
di Fausto Sorini
73
Internazionale
Lo sviluppo della SE
continua ad essere viziato
da un approccio politicamente
e ideologicamente selettivo
3. Il processo di costruzione e di sviluppo della SE stato dunque e continua ad essere viziato da un approccio politicamente e ideologicamente selettivo, come non mancano di rilevare tutte le forze comuniste e di sinistra alternativa che
non vi hanno aderito o che sottolineano la loro criticit mantenendo
uno status di osservatori. Ed ha prodotto un processo inverso a quello,
unitario e ricompositivo, che si era
prodotto in Europa, e segnatamente nei paesi dellUe, dopo la
grande crisi del 1989 e il crollo del
campo socialista in Europa. Basti
pensare che nel 1989 la sinistra comunista presente nel Parlamento
europea era divisa in due gruppi
parlamentari distinti, e ci in conseguenza della scelta compiuti alcuni anni prima dallultimo Pci e da
Izquierda Unida di rompere il grup-
74
Internazionale
SE (a partire dal capolista Lafontaine e dal suo raggruppamento) come determinato essenzialmente
da dinamiche interne alla sinistra
tedesca.
7. Per quanto riguarda le Tesi politiche e programmatiche del Congresso di Atene, proprio mentre siamo in chiusura di giornale, ci viene
fatto conoscere un testo non ancora
ufficiale . Vi ritorneremo, in modo
pi puntuale, nel dibattito che presumibilmente si aprir sulle pagine
di Liberazione. Allo stato attuale ci limitiamo ad evidenziare alcune questioni generali di impianto.
Il profilo politico-programmatico
e identitario complessivo
richiama quello
di una socialdemocrazia
di sinistra
75
Internazionale
76
ORIZZONTE
R I F O R M I S TA
Si prospetta un nuovo contratto sociale del XXI secolo che faccia gli
interessi di tutti i popoli della terra,
delle questioni ambientali, dei valori democratici, della pace, della
giustizia sociale, della coesistenza
tra i popoli. E assente ogni orizzonte strategico anti-capitalista, antimperialista, che prospetti lobiettivo storico del socialismo e della costruzione di una societ alternativa
al capitalismo. Scompare anche
ogni nozione anti-imperiale, che
pure qualche fortuna aveva avuto
nel lessico del movimento altermondialista. Scompare il termine
comunista, comunque lo si voglia
declinare, e non poco per un forza
europea che sorta ponendosi
come punto di riferimento per linsieme della sinistra alternativa europea, di cui i comunisti e i partiti
comunisti sono parte rilevante. E
non si dice una parola sul sostegno
alla lotta del popolo irakeno contro
loccupazione militare.
- Il progetto strategico che si profila
(sarebbe diverso se esso fosse indicato come obbiettivo tattico di fase)
appare quello di un capitalismo regolato, riformato e temperato nelle sue
pulsioni liberiste e militariste, con il
recupero di uno Stato sociale e di
uno spazio pubblico nelleconomia e nei servizi, che consenta appunto di contenere e bilanciare,
nellottica tradizionale della socialdemocrazia, le spinte pi pericolose
del capitalismo. Si dir : non poco,
coi tempi che corrono. E vero. Ma
pu essere questo il profilo strategico e politico-identitario di una
forza che voglia tenere aperto, in
Europa e nel mondo, lobiettivo storico del socialismo come nuovo
mondo possibile?
8.Che fare, dunque? Per non cristallizzare divisioni irrimediabili tra
le forze comuniste e di sinistra alternativa europee e tenere aperto un
processo unitario e ricompositivo,
necessario riprendere l'iter della
discussione per la costruzione di un
soggetto europeo su basi unitarie e
paritarie, bandendo veti, pregiudiziali, esclusioni di ogni tipo: aprendo a tutte le forze comuniste e di sinistra alternativa del continente,
per pervenire insieme a soluzioni
unitarie. Proprio la consapevolezza
dellimportanza del terreno europeo e la necessit di coinvolgere
tutte le forze che si collocano a sinistra della socialdemocrazia, ci inducono a ribadire la necessit di costruire un Forum o un Coordinamento permanente e strutturato
(sul tipo di quello realizzato a San
Paolo del Brasile), in grado di comprendere lintera sinistra comunista, anticapitalista e antimperialista
dellEuropa, dallAtlantico agli
Urali. E evidente che, se la SE europea dovesse prendere iniziative in
questa direzione (come auspicano
anche importanti partiti membri e
osservatori di essa) tutta la discussione potrebbe essere suscettibile di
evoluzioni positive.
(20 settembre 2005)
NOTE
ad Hal noviny, quotidiano del Partito comunista di Boemia e Moravia (KSCM), il responsabile esteri del partito ha dichiarato in proposito : Nel preambolo dello statuto della SE
l'utilizzo della nozione di "stalinismo" d origine a una quantit di diverse possibili interpretazioni e reminiscenze riguardanti il passato.
La nozione di stalinismo non affatto comunemente e univocamente accettata. Si tratta
di una nozione di cui tra laltro si abusato per
a t t a c c a re tutta la storia del socialismo in
Europa. Peraltro la nozione di stalinismo non
neppure comprensiva di tutte le pratiche non
democratiche e di tutti i delitti, che lo stesso movimento comunista ha gi per parte sua condannato, distanziandosene, e che considera anche per il futuro inaccettabili.
Oggi sono soprattutto gli avversari politici che
definiscono alcuni partiti come stalinisti.
Abbiamo proposto di sostituire l'espressione :
pratiche e crimini stalinisti, con termini pi
estensivi, come ad esempio "tutte le pratiche e i
crimini antidemocratici". Nell'incontro del luglio scorso con i rappresentanti della Pds tedesca abbiamo proposto, come possibile compromesso, un eventuale aggiunta: "compresi quelli
cui prese parte Stalin", oppure la cancellazione
del testo oggetto della controversia.
Tutte le proposte del KSCM sono state finora respinte.
2 Sui 41 euro-parlamentari del GUE-NGL, sono
gli osservatori (tra parentesi, la prima percentuale si riferisce al risultato delle ultime elezioni
politiche, la seconda alle europee del 2004).
Internazionale
Membri effettivi:
-PC austriaco (0,6% - 0,8%);
-Partito del socialismo democratico ceko (0,1%
- 0,1%);
-Sinistra di Estonia (= - 0,5%);
-PC francese (4,8% - 5,3%);
-PDS tedesca (4,0 % nelle politiche del 2002,
8,7% nelle recenti politiche, dopo si presentava
insieme al raggruppamento di Lafontaine 6,1% alle europee);
-Synaspismos greco (3,3% - 4,2%);
-Partito operaio ungherese-Munkaspart (2,2%
- 1,6%);
-PRC (5,0% - 6,1%);
-Rifondazione comunista di San Marino
(3,4% - = );
-Alleanza socialista di Romania (0,3% - =);
-Partito svizzero del lavoro (0,7% - =);
-Blocco di Sinistra portoghese (5,1% - 6,5%);
-Izquierda Unida spagnola , PC di Spagna, EUiA
di Catalogna : iscritte alla Sinistra Europea come
tre formazioni distinte, ma che alle elezioni nazionali ed europee fanno parte di un'unica entit politico-elettorale (5,0% - 4,2%).
Osservatori:
-PC ceko KSCM (18,5% - 20,3%);
-PC slovacco (6,3% - 4,6%);
-AKEL di Cipro (34,8% - 27,4%);
-Alleanza rosso-verde danese (3,4% - =);
-PdCI (1,7% - 2,4%);
-PC tedesco-DKP (= - 0,1%);
-Sinistra lussemburghese (1,7% - 1,7%);
-PC finlandese (0,9% - 0,6%);
-Partito della Libert e Solidariet (ODP) di
Turchia (0,3% - =).
DKP e PC finlandese sono entrati da poco come
osservatori, con una scelta che obbiettivamente - non nasce da affinit politico-ideologiche con la SE (cui rivolgono le nostre stesse critiche), ma per tentare in qualche modo di uscire
da un isolamento pesante in cui si trovavano
nel circuito della sinistra europea, dovuto ai veti
subiti da parte dei fratelli maggiori dei rispettivi Paesi (il DKP da parte della PDS tedesca, il PC finlandese da parte della Sinistra
Ve rde nordica). Discorso analogo vale per il
Munkaspart ungherese, membro effettivo della
SE, che in pi subisce nel suo paese vere e proprie persecuzioni sulla base della vigente legislazione anticomunista (per cui ad es. reato esibire simboli con la falce e il martello) e cerca
quindi anche una sorta di protezione nelladesione a un partito europeo legittimato dalla
UE. Nel suo recente congresso (cfr. intervista del
suo Presidente, in questo stesso numero de lernesto) il Munkaspart ha deciso di assumere il
nome di comunista, chiede alla Presidenza
77
Internazionale
PIENO
RESISTENZA
ARTICOLAZIONI;
SOSTEGNO ALLA
IN TUTTE LE SUE
IRACHENA
Iraq:
una Costituzione
americana
di Giancarlo Lannutti
Il 15 ottobre gli iracheni dovrebbero votare sul progetto di Costituzione, tre giorni dopo a sentire il
presidente provvisorio, il curdo
Talabani dovrebbe cominciare il
processo a Saddam Hussein, per il
quale lo stesso Talabani ha di fatto
gi anticipato un verdetto di morte.
Sono due esempi macroscopici di
quale specie di democrazia lamministrazione Bush voglia costruire
in Iraq: un testo Costituzionale fatto
su misura per gli amici dellAmerica e inteso concretamente a libanizzare il Paese nel senso peggiore
del termine e una giustizia pilotata
con verdetti scontati e predeterminati. Lasciando per ora da parte la
questione di Saddam Hussein al
cui processo non detto che gli americani vogliano davvero arrivare,
perch risulterebbe alquanto imbarazzante per personaggi come Bush
padre e Donald Rumsfel, che negli
anni 80 di Saddam Hussein si sono
serviti senza scrupoli contro lIran soffermiamoci sul processo istituzionale, del quale il referendum di
ottobre dovrebbe costituire una
delle tappe essenziali e che Bush Jr.
sta cercando di vendere alla opinione pubblica americana e occidentale come un successo, per cercare di tamponare il malcontento
crescente in casa sua contro la
78
continuazione della guerra, accresciuto enormemente dalla catastrofe di New Orleans, dove lesercito e la guardia nazionale non sono
potuti intervenire da subito in forze
appunto perch impegnati in modo
massiccio in Iraq.
Il difetto ovviamente sta nel manico,
cio nelle elezioni del 30 gennaio
scorso, svoltesi secondo le regole
dettate in precedenza dal proconsole americano Paul Bremer e che
hanno dato vita ad una assemblea
nazionale provvisoria la cui rappresentativit a dir poco dubbia e che
nonostante le pressioni di Bush non
stata nemmeno in grado (non ha
osato) di votare sul progetto di
Costituzione.
Le elezioni sono state a suo tempo
decantate da tutti mass-media occidentali come una svolta storica
con lavvio dellIraq sulla strada
della democrazia. In realt ad otto
mesi di distanza nessuno ancora
in grado di dire quanti iracheni abbiano davvero partecipato al voto ne
di garantire la regolarit del voto
stesso e del successivo scrutinio.
Sono state comunque elezioni di
minoranza: stando ai dati ufficiali,
che ci sono tutte le ragioni per ritenere gonfiati, andato alle urne un
terzo degli iracheni e sono rimaste
comunque fuori dal processo elet-
Internazionale
prosimazione e dellavventurismo
della politica di Bush il fatto che
non si tengano in conto i riflessi regionali del progetto di cui stiamo
parlando, sopratutto nei confronti
della Turchia, ostile a qualsiasi ipotesi di potere statale autonomo
curdo e non certo disposta a restare
con le mani in mano, e dellIran,
che potrebbe esercitare una concreta influenza su uno Stato federato sciita nel sud iracheno.
Da tutto questo emerge con chiarezza la funzione obiettivamente
nazionale svolta dalla Resistenza,
che ha certamente solide basi nella
comunit sunnita ma comprende
militanti di tutti i gruppi e di tutte
le confessioni e che non va assolutamente confusa o assimilata con il
terrorismo dei gruppi legati ad Al
Qaida e ad Al Zarqawi; terrorismo
che era assente dallIraq ai tempi di
Saddam (anzi in aperto conflitto
con quel regime dittatoriale ma
laico) e che ha potuto installarsi nel
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Internazionale
80
Internazionale
Iran:
la questione
atomica
di Sergio Cararo
l rapporto indipendente di un gruppo plurinazionale di scienziati rivelato dal Washington Post1 ha ulteriormente demolito la campagna
mediatica, politica e diplomatica
contro lIran sulla vicenda del nucleare. Questo gruppo di scienziati
ha scoperto che i residui di uranio
per la bomba iraniana appartengono in realt ad un vecchio silos
pakistano portato pubblicamente(per lAgenzia Atomica Internazionale) in Iran per essere bonificato. Il Washington Post ha affermato
perentoriamente che questo rapporto priva la campagna anti-iraniana dellamministrazione Bush
del suo argomento principale.
noto a tutti che gli artefici di questa campagna siano i cosiddetti lik u d z i k, cio i progetti e i soggetti
convergenti della fazione filo-israeliana nellamministrazione Bush
con le autorit israeliane vere e proprie. Per i primi la liquidazione
anche manu militari dellIran significa il completamento del progetto Grande Medio Oriente; per
i secondi rappresenta leliminazione di una potenza regionale rivale che sostiene apertamente organizzazioni come gli Hezbollah libanesi e che rimane lunico fattore
di equilibrio nei confronti della
strapotenza militare e nucleare
israeliana.
Diversamente dallIraq, questa volta importanti paesi europei come
Francia e Germania sembrano essersi fatti influenzare pesantemente
dalla Gran Bretagna. La trojka europea a cui gli USA hanno lasciato
parziali spazi di manovra nei negoziati con lIran, in questa occasione
pare ripetere a pappagallo i luoghi
comuni e le menzogne diffuse a
piene mani dai giornali reazionari
statunitensi ed israeliani. La posizione degli europei talmente subalterna agli USA da aver provocato
la sospensione dei colloqui con le
autorit iraniane e il riavvio del piano nucleare di Teheran. Al momento, solo uno Schroeder azzoppato
dalla crisi e dalle elezioni alle porte
si limitato a dire no allopzione militare contro lIran visti i guasti prodotti da questa opzione in Iraq, ma
il cancelliere tedesco questa volta
unanatra zoppa e il suo partner
francese Chirac lo altrettanto
a causa delle ripetute batoste accumulate sul piano interno ed internazionale.
Una cosa certa: se la resistenza irachena non avesse inchiodato le forze armate americane, lescalation
aggressiva statunitense ed israeliana
contro lIran oggi non sarebbe ancora limitata alle sole minacce.
A LT I
E B A S S I N E I R A P P O RT I
TRA
I R A N , S TAT I U N I T I
E ISRAELE
81
Internazionale
cupato dagli USA alle milizie filoiraniane dello Sciri che si vanno
configurando (insieme a quelle
curde) come il vero braccio armato
del governo fantoccio scaturito
dalle elezioni farsa.
Non solo. Nel 1998, Paul Wolfowitz
(oggi collocato alla Banca
Mondiale, ma uomo chiave nel
team della prima amministrazione
Bush) pubblicava un rapporto sul
Medio Oriente in cui diceva quattro
cose esplicite: gli USA devono attaccare lIraq, non si pu permettere che il prezzo del petrolio sia
troppo bassi, occorre impedire la
destabilizzazione dellArabia
Saudita, occorre riaprire il dialogo
con lIran. Se un falco come
Wolfowitz auspicava il dialogo con
Teheran, vuol dire che in quellambito esistevano canali aperti, probabilmente con lo stesso Rafsanjani e
settori dei cosiddetti riformisti.2
Diverso invece il rapporto tra
Israele e Iran. In questo caso possiamo parlare pi di interessi oggettivi che di dialogo. La destra
israeliana infatti dagli anni
Ottanta che ha in mente la riscrittura della mappa geopolitica del
Medio Oriente funzionale ai propri
progetti.3 In tal senso ha sempre
cercato di dare vita ad una diplomazia di interessi verso i paesi non
arabi dellarea in funzione destabilizzante nei confronti dei paesi
arabi. il caso della Turchia prima
e dellIran poi.
Gli effetti di questa politica si sono
visti nel prolungamento/dissanguamento dellassurda guerra tra
Iran e Iraq, nelle ingerenze della
Turchia contro Siria e Iraq, nel sostegno ai curdi iracheni o ai gruppi
secessionisti in Sudan ed infine nel
pervicace tentativo di balcanizzazione dellIraq in tre cantoni (curdo
a nord, sciita a sud e sannita al centro). Lapprovazione della Costituzione federale in Iraq segnerebbe
un indubbio successo israeliano,
che non a caso ha inviato numerosi
consiglieri nella regione curdairachena e parecchi specialisti di
controguerriglia al fianco delle
truppe statunitensi.
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SIGNORI E I PLEBEI
DEL NUCLEARE
IL
UNA
NUCLEARE IRANIANO.
M I N A C C I A O U N FAT T O R E
DI RIEQUILIBRIO?
Internazionale
NOTE
1 Washington Post del 23 agosto, riportato sulla stampa italiana il 24 agosto.
2 Il rapporto di Wolfowitz stato resto noto
dal Corriere Economia del 14 dicembre
1998.
3 Vedi Israele senza confini, a cura di
Antonio Moscato e Sergio Giulianati,
Edizioni Sapere 2000, 1984.
4 Vedi Sergio Cararo Il Grande Gioco in
Asia Centrale, Proteo n. 4 del 2001.
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Internazionale
Il ritiro da Gaza:
la natura della
decisione di Sharon
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Internazionale
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Internazionale
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* intervista rilasciata a
Radio Citt Aperta e a lernesto
Internazionale
Un nuovo asse
nella politica
mondiale
di Giulietto Chiesa
Giornalista, deputato europeo
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Internazionale
meno sufficiente farsi da parte, starsene buono fuori dal mirino americano. Dall'alto della collina del suo
potere quinquennale non poteva
non tirare le somme. In Asia centrale, appunto, basi americane una
dietro l'altra. In Georgia una presenza statunitense ormai decisiva
per orientare il governo locale. In
Ucraina una rivoluzione democratica alimentata dall'esterno.
Attorno alla Bielorussia segnali di
un'offensiva analoga a breve scadenza. La Nato ormai stabilmente
piazzata in tutto l'est Europa, e perfino in tre repubbliche che un
tempo erano state parte dell'URSS.
E, in Russia, il varo della corazzata
Jukos sulla scena politica, con l'obiettivo di sostituire lui stesso, a
tempo debito, con un nuovo leader
pilotato dalla Exxon.
Gli Imperi non si sono mai accontentati del tributo dei vassalli e non
hanno inclinazione alla gratitudine. Se i tempi diventano duri, allora le loro esigenze si moltiplicano.
E ai vassalli non resta che l'alternativa tra soddisfarle e ribellarsi.
I tempi duri per l'America sono ormai venuti e non pare se ne andranno presto. Il faro dell'occidente indebitato fino agli occhi, proiettato
lungo un asse di guerre che non sta
vincendo, incapace di dominare gli
effetti del vaso di Pandora delle globalizzazione, cavalcata per un ventennio con orgogliosa sicurezza e
sbalorditiva irresponsabilit.
La Cina non un vassallo e non intende diventarlo. Ma questo solo
l'antipasto. La Cina legge i giornali
come li leggiamo noi "civilizzati e,
quando legge Condoleeza Rice
dire, papale papale, che la Cina
piuttosto che un partner un avversario, perch udite, udite!
vuole cambiare i rapporti di forza
a suo vantaggio, conclude che il
momento di far sentire il suo peso,
in tutte le direzioni.
Le manovre congiunte con i russi,
del resto, sono solo la ciliegina sulla
torta, quello che serve per svegliare
i governi occidentali che dormono,
88
L A S I A
A G L I A S I AT I C I
Internazionale
di Alessandra Riccio
I cinque cubani
in carcere negli USA:
emerge la verit
UNA ISTRUTTIVA STORIA MADE IN USA: TERRORISTI ANTICASTRISTI
BUONI E CINQUE CUBANI DELLANTITERRORISMO CONDANNATI
A MIAMI. ORA LA SENTENZA STATA ANNULLATA
zie allimpresa turistica riemergeva faticosamente dal duro periodo speciale conseguente alla
caduta del muro di Berlino, alla
scomparsa del campo socialista e
dellUnione Sovietica con cui
Cuba, fra le altre cose, intratteneva pi dell80% dei propri rapporti commerciali.
I numerosi gruppi anticastristi
che operano in Florida alla luce
del sole e senza che il governo statunitense abbia mai fatto un tentativo serio per impedire che dalle
sue coste e dai suoi aeroporti partissero imprese destabilizzatrici,
carichi di armi, operazioni terroristiche e quantaltro, si aspettavano da un momento allaltro la
caduta del regime di Castro per
una legge che aveva affascinato
anche i giornalisti e gli osservatori
di mezzo mondo e che portava il
nome di effetto domino. Come
nel gioco con questo nome, per altro assai popolare fra i cubani dellisola e dellesilio, una volta caduto un pezzo, esso trascina con
s tutti gli altri. Ma Cuba rimase in
piedi, con il suo lider maximo
ben saldo in sella.
Bisognava dare un altro colpetto
per far crollare lostinata tessera
di quel gioco drammatico.
Lincarico fu dato a colui che, fin
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Internazionale
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Internazionale
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Internazionale
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Il Partito operaio
ungherese decide
di chiamarsi
comunista
LA DECISIONE, ASSUNTA DALLULTIMO CONGRESSO
DEL GIUGNO 2005, VERR SOTTOPOSTA IN SETTEMBRE
AD UN REFERENDUM TRA GLI ISCRITTI
con una maggioranza risicata, promettendo una vita migliore per gli
strati poveri della societ ungherese. I socialisti non sono stati, per,
in grado di realizzare pienamente la
loro politica. La situazione economica in Europa, inclusa la
Germania (aspetto questo importante per lUngheria), volge al peggio. Come conseguenza, le entrate
del governo ungherese si sono drasticamente ridotte ed il programma
di giustizia sociale fallito.
Lingresso
dellUngheria
nellUnione Europea, poi, non ha
portato ad alcun miglioramento
nella vita della gente comune, mentre stanno crescendo lincertezza e
linsoddisfazione. Nel 2004 la coalizione di governo formata da socialisti e Lega dei Liberi Democratici
(SZDSZ) ha tentato di modificare la
situazione a proprio favore cambiando il primo ministro.
Medgyssey stato sostituito con
G y u r c s a n y, gi attivista del
Movimento dei Giovani Comunisti
ed oggi uno degli uomini pi ricchi
del paese. Alla luce degli avvenimenti recenti, per, possiamo tranquillamente affermare che la crisi
del governo social-liberale continua.
E giusto definire il quadro politico
ungherese una sorta di alternanza
senza alternativa?
Sostanzialmente s. La classe capitalistica al governo detiene il potere
con laiuto sostanziale della grande
parte del quadro politico ungherese: da una parte, il blocco socialliberale guidato dal Partito
Socialista e, dallaltra, il blocco cons e rvatore guidato dalla FIDESZ.
Entrambi i blocchi perseguono il
medesimo obiettivo, vale a dire il
rafforzamento del sistema capitalistico in Ungheria, senza consentire
il dispiegamento della lotta di
classe, in modo tale da realizzare gli
interessi del capitale multinazionale e del grande capitale ungherese. Sulla questione di fondo del
capitalismo e della contraddizione
tra capitale e lavoro non vi sono dif-
Internazionale
ferenze tra i due blocchi. Detto questo, non possibile affermare che
entrambi sono sullo stesso piano,
anche se entrambi sono utili al capitale. Possiamo, dunque, limitarci
ad affermare che i socialisti sono
meno peggio degli altri.
In questo contesto difficile non temete una ripresa prepotente delle
forze dellestrema destra come avvenuto in diversi paesi europei anche di recente?
La povert, lingiustizia sociale, lo
sfruttamento, lirresponsabile condotta dei governi capitalisti hanno
rafforzato cos come avviene negli
altri paesi dEuropa lestremismo
di destra, con relativi sentimenti antisemiti e anti-rom. Il Partito
Operaio Ungherese continuer anche in futuro la propria lotta contro
questo estremismo, ma ritiene altrettanto necessario che i partiti rappresentati in parlamento tentino di
eliminare le ragioni di fondo che finiscono per favorire questo fenomeno, a partire dalla povert, invece di limitarsi a declamare slogan.
Noi ribadiamo che, oggi, non esiste
un pericolo di deriva fascista in
Ungheria, al di l della propaganda
del governo social-liberale.
Ci hai raccontato, invece, di una ripresa della lotta di classe, terreno
fertile per rilanciare anche il conflitto sociale. Qual stata lattivit
del Munkaspart su questo fondamentale terreno?
Nel 2004 abbiamo promosso un referendum, che ha avuto luogo il 5
dicembre, contro la privatizzazione
del sistema ospedaliero, raccogliendo pi di 300.000 firme. E
stato il primo referendum promosso e realizzato con successo da
una forza politica in Ungheria, dal
momento che tutti gli appuntamenti precedenti sono stati organizzati direttamente dal governo su
argomenti quali ladesione a NATO
ed Unione Europea. E stato il
primo referendum, altres, organizzato su una importante questione
93
Internazionale
94
garantendo nel contempo organizzazione e disciplina.Sul piano politico, infine, abbiamo deciso di presentarci con il nostro simbolo alle
elezioni politiche del 2006.
Avete confermato la scelta di aderire alla Sinistra Europea?
Sostanzialmente s, ma chiederemo
alla Presidenza del Partito della
Sinistra Europea di impegnarsi a
fondo per rafforzare gli elementi
comunisti nellelaborazione della linea politica di questo nuovo soggetto, dato che noi siamo propensi
a favorire lo sviluppo di relazioni
con gli altri partiti comunisti, inclusi
quelli degli attuali paesi socialisti.
Recensioni
Escalation Anatomia
della guerra
infinita
di Salvatore Distefano
95
Recensioni
96
Recensioni
Imperialismi
e movimenti
di Resistenza
di Renato Caputo
Docente a La Sapienza di Roma
97
Recensioni
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mobilitazione bellica e lunit nazionale le costringe a richiedere la presenza di istruttori e basi militari dei
paesi imperialisti ed, infine, a rendersi dipendenti dalle politiche di ristrutturazione, privatizzazione ed indebitamento endemico ad opera degli istituti finanziari internazionali.
Occorre, dunque, istituire uno stato deccezione permanente allo
scopo di militarizzare la forza-lavoro,
dimporre preventivamente la pace
sociale, per ampliare gli investimenti
volti alla ricostruzione dei paesi devastati dalle guerre umanitarie.
Sul piano geopolitico, proprio la
fine della guerra fredda sancisce
non il pacifico affermarsi del cosmopolitismo borghese, ma il rinvigorirsi
delle lotte interne per la spartizione
del mondo tra i fratelli nemici imperialisti. I conflitti che spingono innanzi la storia non sono venuti
meno con lo sciogliersi del fronte
controrivoluzionario, funzionale
alla sconfitta dellUrss. Di contro al
progressivo accentuarsi delle contraddizioni fra i diversi blocchi, ogni
soluzione pacificatoria ricercata
sulla base del diritto internazionale non potr che rivelarsi temporanea. Tale diritto , infatti, il prodotto dei rapporti di forza reali tra
le classi sociali e tra le nazioni e i
blocchi imperialisti. Egualmente gli
organismi internazionali, i quali sarebbero tenuti ad arginare la volont
di potenza delle nazioni prime fra
tutte gli Usa, trasgressori dogni trattato internazionale che ostacoli i
propri interessi sono quasi interamente subordinati agli interessi imperialisti, tanto da un punto di vista
economico quanto politico.
LONU, dopo un blando monito
agli Usa dietro pressione francotedesca sullillegalit della guerra preventiva, ha in seguito progettato una riforma del suo statuto in grado di offrire copertura legale alle ingerenze umanitarie
degli stati imperialisti. Nel migliore
dei casi, gli appelli ad un mondo
multipolare si rivelano edificanti
ma illusori propositi, quando non
celano brama di potere o esigenze
di consolidamento della coopera-
Recensioni
spartizione del globo tra potenze imperialiste. Inevitabile, dunque, chiedersi se tali paesi, per divenire protagonisti nella competizione globale, saranno costretti a sacrificare i
tratti distintivi della propria storia
politico-sociale, spesso divergente
dal modello imperialista tradizionale, oppure li rafforzeranno, facendosi portatori di un modello di
sviluppo alternativo. Interrogativi
che gli autori del libro lasciano necessariamente aperti, dato che la soluzione sar determinata dal risultato del decisivo conflitto di classe
che si svolge in tali paesi. Del resto
proprio laccentuarsi della politica
aggressiva dellimperialismo a far rinascere, in tutte le nazioni da essa
investite, fronti uniti di resistenza
popolare, che parevano definitivamente scomparsi in seguito al trionfo della controrivoluzione nellEuropa orientale. Quel che lidealismo
hegeliano defin lastuzia della ragione e Marx la contraddizione fondamentale del capitalismo mostra
ancora la sua inconciliata attualit:
lo stesso apparente trionfo dellimperialismo ed il costituirsi del mercato mondiale riporta in auge i suoi
becchini. La mondializzazione del
capitale transnazionale, inderogabile premessa al pieno dispiegarsi
del processo rivoluzionario, ci invita
a riorganizzare la soggettivit in grado
di abbattere e superare il modo di
produzione capitalistico, abbandonando ogni consolatoria teodicea
crollista.
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Crescita e sviluppo:
la centralit delle infrastrutture - Salvatore Di Stefano
Riforma della politica: condizione essenziale
per una rinascita economica e sociale - Francesco Cirigliano
Una politica per lambiente
Per unalternativa energetica - Giorgio Nebbia
Valorizzazione delle aree protette - Cosimo Marco Cal
Per una diversa concezione della citt
e del vivere sociale - Paolo Berdini
Difesa ed stensione del welfare
Contro la privatizzazione dei beni comuni,
per il rilancio dei servizi pubblici - Stefano Zolea
Sanit pubblica e bioetica - Marina Rossanda
Previdenza pubblica: un diritto da garantire - Felice Roberto Pizzuti
Per una legge-quadro nazionale sulla casa - Massimo Pasquini
Cittadinanza e diritti
Dare dignit al cittadino immigrato - Dino Greco
Migrazioni e cittadinanza - Don Fabio Corazzina
Disagio sociale e marginalit - Emilio Santoro
Libert femminile
e autodeterminazione delle donne - Delfina Tromboni
La rivoluzione libertaria che serve allItalia - Sergio Lo Giudice
Contro la povert - Guido Barsella
3. SISTEMA ISTITUZIONALE E GIUSTIZIA
Assetti istituzionali
Costituzione:
cancellare la controriforma delle destre - Massimo Villone
Per una legge elettorale proporzionale - Giuseppe Chiarante
Democrazia diretta e democrazia rappresentativa:
un intreccio indispensabile - Enrico Melchionda
Giustizia e legalit
No alla controriforma del sistema giudiziario - Marco Daltoso
Carcere e diritti - Desi Bruno
4. FORMAZIONE, CULTURA E POLITICHE GIOVANILI
Per una riforma dellistruzione
e dei sistemi formativi - Andrea Catone
Politiche giovanili: ridare prospettive
ad una generazione - Simone Oggionni e Francesco Maringi
Per uninformazione democratica e pluralista - Alessandro Curzi
Contro il revisionismo storico - Bianca Bracci Torsi e Massimo Rendina
Per lacquisto del volume versare 12 euro (prezzo di copertina + spese di spedizione)
sul c.c.p n 14176226 intestato a: lernesto - via del Sale 19 - 26100 Cremona
specificando chiaramente nominativo, indirizzo e la causale del versamento.