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Il
 
PICCOLO
 
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CREMASCO
CREMA HA PERSO I SUOI GIARDINI
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ANNO III • NUMERO 19 • SABATO 10 MAGGIO 2014
di Enrico Tupone
tuponee@alice.it
Sono ormai territorio marocchino. La gente evita di passarci. Mega rissa martedì scorso con cocci di bottiglia
iò che sta succedendo in questi giorni nel sindacato è solo l’atto fi-nale di una fase storica a cui stiamo assistendo in cui prende corpo la caduta di reputazione del sindacato, il venir meno della fiducia nella capacità di rappre-sentazione di tutto il mondo del lavoro, l’in-capacità di elaborare idee e strumenti per  far fronte ad una delle crisi economiche più  pesanti della storia, l’identificazione del sindacato come forza di conservazione. L’elezione di Renzi e la sua nomina a ca- po del governo non ha fatto altro che far da detonatore ad una situazione ormai matura e le sue frasi come «In un paese civile non  può bastare l'iscrizione al sindacato per fa-re carriera. Il sindacato deve cambiare con noi» dimostrano chiaramente che il vento è cambiato, che non è più tollerabile che un sindacato blocchi i lavori del governo, che le riunioni a porte chiuse senza che vengano  prese decisioni non sono più accettabili, che la concertazione oggi non è più percorribile ma si devono chiarire una volta per tutti i ruoli di ognuno, di chi governa e fa le leggi da una parte e del sindacato dall’altra. Cito ancora Renzi quando dice che «i sin-dacati devono capire che la musica è cam-biata, non possono pensare di decidere o bloccare tutto loro. Se vogliono dare una mano bene ma noi non stiamo ad aspettarli» causando con queste parole la reazione di Susanna Camusso che lo accusa di distorce-re la democrazia, di impedire la critica, di togliere la parola a chi non è d’accordo.Forse è in parte vero ma forse è in parte anche il problema del nostro Paese dove non si decide mai nulla, dove si fanno montagne di leggi inapplicabili, dove tutto è fermo e immobile, dove il sindacato difende la poli-tica dell’accordo fra le parti sociali senza rendersi conto che dietro questo paravento si è occultata la degenerazione del sistema decisionale in questo Paese. Il governo de-cida, il sindacato valuti e, se necessario, si opponga, ma è importante che il tutto avven-ga nella chiarezza dei ruoli, nel rispetto del-le competenze, soprattutto nel rispetto dei cittadini che devono capire.
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Renzi e i sindacati: un’altra musica
IL PUNTO DI VISTA/1
OFFANENGO,SI CANDIDA SOLO ROSSONI:SUICIDIO PDE SINISTRA?
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«CREMA IN UNA NOTTE»:
TUTTA LA CITTA’ IN ROSA 
Sabato, l’evento organizzato da Asvicom
Interviste a Tarcisio ed Elena  Viscardi, e Omar Bragonzi La dichiarazione di Corlazzoli
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di Daniele Tamburini
residente di Sinistra Ecologia Li-bertà e governatore della Puglia dal 2005,
Nichi Vendola
 è un uomo politico di lunga esperien-za, ma all’ascoltatore non dà l’im-pressione del politico “navigato”, di chi della politica ha fatto un mestiere asetti-co. A prescindere dai contenuti dei suoi interventi, con cui si può, ovviamente, concordare o dissentire, Vendola è ancora un oratore “all’antica”, capace di cattura-re l’uditorio con un argomentare, comun-que, fitto e approfondito. Niente slogan, ma il ragionamento insieme all’uditorio . Nichi Vendola terrà un comizio a Cremona domenica 11, alle 11, ai giardini pubblici di Piazza Roma, per la campagna eletto-rale, per il rinnovo del parlamento euro-peo, a favore della lista Tsipras. Lo abbia-mo intervistato.
Presidente Vendola, il prossimo 25 maggio si svolgerà nel nostro Paese un’importante tornata elettorale ammi-nistrativa, ma voteremo anche per il Parlamento Europeo. Perché è impor-tante stare in Europa? Per molta parte dell’opinione pubblica i nostri guai de-rivano in parte dall’Europa…
«E’ importante stare in un’Europa che sia, come indicava il più lungimirante dei suoi padri fondatori a cui noi ci ispiriamo,  Altiero Spinelli, giusta e libera. L’Europa di questi anni di crisi ha segnato il fallimento delle sue classi dirigenti, politiche ed eco-nomiche. Le conseguenze di questo falli-mento sono sopportate dal peso delle condizioni di vita quotidiana di gran parte della popolazione europea, nel lavoro co-me nella sanità, nel degrado dell’ambien-te come nella cancellazione di diritti e di libertà fondamentali. E’ importante stare in un’Europa giusta nelle politiche sociali che pratica e libera dalle oligarchie finan-ziarie e monetarie. La vera questione da risolvere non è se stare o meno in Europa, ma quale Europa siamo capaci di costrui-re al posto di quella attuale».
Lei sostiene la lista Tsipras. Ci dica chi è Tsipras e perché un cittadino ita-liano dovrebbe votare per una lista col nome di un politico greco…
«Alexis Tsipras è un giovane politico greco che partendo dal disastro sociale ed umano praticato dalle classi dirigenti europee con le politiche di austerità si è messo in testa di tramutare la giusta pro-testa di un popolo nella proposta di una nuova idea di Europa. In questo e nel pro-gramma che propone c’è una piena sinto-nia con la nostra azione in Italia. In questi anni la Grecia è stata usata come il labo-ratorio di una sperimentazione sociale che ha prodotto povertà, diseguaglianze, vite sradicate. Lì come altrove si sono le-vati i venti di ritorni nazionalisti, di populi-smi dal segno autoritario, di rigurgiti xeno-fobi. Tsipras con le sue idee di sinistra si pone il tema di una nuova Europa e del suo governo, non di uscirne per disinte-grarla. Lui, come noi, è un cittadino di questa nuova Europa da costruire, uscen-do ognuno dai propri ristretti confini e re-alizzando finalmente quel programma che è la vera, unica risposta alla crisi: politiche comuni dell’occupazione e del lavoro, del welfare e del fisco, grandi investimenti pubblici comunitari per l’economia verde, leggi che smontino il potere ormai assolu-to della finanza speculativa, non il fiscal compact imposto dalle banche ma il so-cial compact che guarda ai diversi cittadi-ni europei in una reale unità di condizioni nuove di vita».
Il suo partito, Sel, si colloca all’oppo-sizione in Parlamento e “a macchia di leopardo” nelle amministrazioni locali: un po’ all’opposizione di giunte PD, un po’ alleato del PD, e allo stesso modo si presenta alle amministrative. Non è un atteggiamento contraddittorio?
«Nel Parlamento siamo all’opposizione perché, in coerenza con il programma con cui ci siamo presentati al voto lo scorso anno, siamo una forza politica che si pone l’obiettivo di governare questo paese non insieme alla destra, ma in alternativa ad essa. Non potevamo certo tradire un im-pegno preso nelle piazze di tutta Italia con centinaia di migliaia di persone. Nelle amministrazioni locali deve valere una sola logica, quella di rispondere ai bisogni di cambiamento e di governo di quel determinato territorio, rispondendo direttamente ai cittadini. Le nostre scelte, nelle alleanze, dipendono prima di tutto da questo. Qui sta la nostra coerenza. Non abbiamo ordini di scuderia da calare dall’alto, imponendo alleanze contro l’espressione di questo o quel territorio. Nella gran parte delle città in cui si vota siamo alleati con il Partito Democratico sulla base di un programma comune di governo locale. E’ evidente che là dove vi sono divergenze di merito sull’idea di cit-tà, di sviluppo del territorio, di qualità ur-bana, la nostra scelta può essere diversa e i cittadini liberamente potranno valutarla attraverso il voto».
Facciamo una simulazione, presi-dente: lei è premier, con una salda maggioranza parlamentare. Le ponia-mo tre temi: riforme istituzionali, lavo-ro, debito pubblico. Come li affronte-rebbe?
«Affronterei le riforme istituzionali met-tendo il paese sulla strada maestra da cui in questi anni la politica italiana, con i di-versi governi, si è sempre più allontanata: la Costituzione.  Anziché smontarla pezzo dopo pezzo come si sta facendo, proporrei riforme nella direzione di applicarla, dato che nei suoi principi fondamentali, penso al lavo-ro, alla cultura, allo stesso ruolo dell’im-presa, ai diritti collettivi e soggettivi, essa è spesso disattesa. Affronterei il tema del lavoro abrogando quelle norme che in questi anni hanno fatto dell’Italia il paese con il record europeo di precarietà e fles-sibilità e metterei in atto, soprattutto attra-verso forti investimenti pubblici, un piano per l’occupazione a partire dai quei setto-ri della società oggi più esposti: i giovani, le donne, i lavoratori over cinquanta. Af-fronterei infine il tema del debito pubblico uscendo dalla spirale delle politiche fin qui praticate e rivelatesi inefficaci, dato che non sono mai andate al cuore del ve-ro problema italiano. Che è quello di prati-care, come nel resto dell’Europa, una po-litica contributiva capace di contrare alla radice evasione ed elusione fiscale, con una reale lotta alla corruzione economica, con il recupero degli ingenti patrimoni che un certo tipo di capitalismo italiano ha collocato al riparo di paradisi fiscali anzi-ché investire parte di quei profitti derivati dal lavoro nel lavoro stesso. Risorse in-genti sottratte ad una azione sociale del paese che in tal modo non redistribuisce la ricchezza che produce. Queste risorse vanno messe a disposizione di una cre-scita nuova per qualità e consumo, di una domanda di nuovi beni sociali, comuni, materiali ed immateriali. Il debito pubbli-co, con queste politiche attive che nessun governo fin qui ha praticato, scenderà fi-no al punto che potremmo lasciare in eredità, ai cittadini di domani, non un cap-pio economico al loro collo, ma un lavoro di risanamento e di cambiamento del pa-ese da proseguire».
Grazie, Presidente
P
 Nostra intervista al leader di Sel, Nichi Vendola, che domenica terrà un comizio in piazza Roma, a Cremona (ore 11)
«Tsipras si pone il tema di una nuova Europa»
«E’ importante stare in una Europa giusta nelle politiche sociali e libera dalle oligarchie finanziarie e monetarie»
CREMONA
 Appuntamento per martedì 13 maggio al Cittanova (ore14-18) con l'ultimo incontro del ciclo formativo promosso da Ance Cre-mona per i professionisti del settore edile (con rilascio di crediti formativi). Tema del corso è "Obblighi derivanti dal tema pae-saggio: complessità, interdipendenze, dif-ferente modo di progettare".
13 MAGGIO AL CITTANOVA
Il paesaggio: incontro formativo per professionisti
 
Cronaca
Sabato 10 Maggio 2014
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di Laura Bosio
re persone ferite, un giovane in fin di vita, pestaggi e tafferugli, scontri con la polizia: è il triste epilogo di una giornata di ordi-naria follia, che ha preceduto una partita di calcio: la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.Una vicenda drammatica, che poco ha a che fare con lo sport, ma piuttosto con un tifo malato in odor di malavita. Sono in molti a sostenere che la camor-ra si sia infiltrata nelle tifoserie organiz-zate, dettando legge: lo dimostra il fatto che per giocare la partita sia stato ne-cessario chiedere "il permesso" ai tifosi, e non è la prima volta.«Fatti come quelli di sabato scorso provocano disgusto nei confronti del mondo del calcio». Un commento molto duro quello di Ettore Zucchetti, presi-dente dello Uisp Calcio di Cremona. «E' inaccettabile che si verifichino episodi come questo».Il problema più grosso è che anche il calcio amatoriale viene sempre più spesso "contagiato" dagli episodi che si verificano a livello nazionale. «Purtrop-po, anche se il calcio amatoriale non è condizionato da tutti gli interessi econo-mici che ruotano attorno a quello pro-fessionistico, episodi come quello di sabato condizionano anche questo set-tore, soprattutto in ambito giovanile - continua Zucchetti -. Purtroppo anche nei campionati Csi e Uisp mi capita di osservare episodi ben poco confortanti: ho assistito a incontri del settore giova-nile in cui i genitori, invece di tifare i propri figli, finiscono con il litigare tra loro per quanto accade in campo. C'è un clima di tensione incredibile nel cal-cio, a qualsiasi livello. Racconto un epi-sodio: abbiamo tardato di un solo gior-no nello spostare una partita e la squa-dra ha presentato ricorso a livello nazio-nale, vincendolo. E' vero, abbiamo fatto un errore, ma questo episodio descrive bene a che punto siamo arrivati e quale sia la situazione che stiamo vivendo in quello che dovrebbe essere semplice-mente un bel gioco. Tutto viene conta-minato da quanto accade nella Serie A e soprattutto da quello che i media rac-contano».Quale soluzione? Secondo Zucchetti occorrono misure drastiche: «A mio av-viso si dovrebbe fermare il campionato almeno per due anni, in modo da avere il tempo di ripulirlo da tutto lo schifo che è diventato: così non si può più andare avanti. E non mi vengano a dire che chi va sugli spalti a fare il direttore d'orchestra pos-sa essere definito tifoso: quella è gente che fa tutto meno che tifare. Purtroppo il calcio professionistico è diventato solo un giro di interessi economici. E' assurdo che per una partita si debbano schierare centinaia di agenti, quasi un esercito, a spese dei contribuenti. Se non viene presa una decisione forte, il problema non verrà mai risolto, a disca-pito di tutti quei giovani che vorrebbero accostarsi in modo sano al mondo del calcio. Così come ai giovani non fanno bene quei concorsi spesso promossi dalla stampa locale, in cui si deve vota-re il talento migliore: un clima di compe-tizione tutt'altro che sano, con concorsi che non definiscono affatto chi sia real-mente il migliore». Sulle vicende di sa-bato scorso interviene anche il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, che in questi anni della "civilizzazione" del mondo calcistico ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia. «Purtroppo di episodi assurdi ne vediamo molti an-che negli stadi di Lega Pro. In questi anni abbiamo fatto molto per migliorare la situazione, e possiamo definirci all'avanguardia. Molte sono state le ini-ziative che stiamo portando avanti per rendere gli stadi più sicuri e vivibili, eli-minando le barriere e tenendo lontano chi non si comporta bene». Purtroppo il problema principale è di tipo normativo: «Episodi come quello di sabato fanno solo male al mondo del calcio - evidenzia il presidente Lega Pro. Per contrastarli è necessario che si riveda la normativa a livello nazionale: in Italia oggi quei soggetti che si rendono responsabili di episodi di violenza, spesso restano impuniti. Ora la politica si è presa degli impe-gni specifici rispetto a quanto accadu-to; ma in questi anni di parole ne sono già state dette a fiumi: ora servono i fatti. Chi delinque deve andare in gale-ra, punto. E' assurdo che questi sog-getti possano fare qualsiasi cosa nella convinzione di poter restare impuniti, sfidando le forze dell'ordine e l'intero sistema». Purtroppo questi episodi hanno in-fluenzato molto anche coloro che il cal-cio vorrebbero viverlo con passione: «In questi anni abbiamo avuto un calo no-tevole degli spettatori negli stadi di Le-ga Pro, e non è solo per il fatto che molte strutture sono obsolete: anche questo sicuramente ha il suo peso, ma il problema maggiore è che i padri non vogliono portare i propri figli in stadi dove c'è sempre il rischio di ricevere un pugno. Nelle curve accade di tutto: si spaccia, ci si prostituisce. Sono cose risapute, ma nessuno fa nulla per fer-mare davvero questi fenomeni. E' ora di cambiare. Le brave persone non devono avere paura di andare a vedere una partita della propria squadra del cuore. In questo le società sportive giocano un ruolo fondamentale e hanno la loro parte di responsabilità: spesso, infatti, sono troppo condiscendenti nei confronti di questi soggetti, lasciandogli fare il bello e il cattivo tempo. Serve una svolta, al più presto».
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 I commenti dopo le vicende di sabato scorso a Roma, in occasione della finale di Coppa Italia. Zucchetti (Uisp Calcio): «Provo disgusto»
 Mario Macalli (presidente Lega Pro): «I soggetti che si rendono responsabili di violenza restano spesso impuniti. Serve una svolta al più presto»
Tifo violento, esasperazione anche nel calcio giovanile
«Ai giovani non fanno bene quei concorsi promossi dalla stampa locale»
I gravissimi incidenti acca-duti la scorsa domenica nei pressi dello stadio Olimpico di Roma gettano una luce molto preoccupante sulla generale situazione dell’ordine pubblico negli stadi. La violenza che spesso pur-troppo accompagna le princi-pali manifestazioni sportive rappresenta una minaccia per i cittadini ma anche per gli ope-ratori di polizia, colpiti dai tagli della spending review nell’or-ganico e nell’equipaggiamen-to. Sono preoccupanti le cifre comunicate da Guido Ettari del sindacato Silp Cgil di Cremo-na: «Nel primo quadrimestre del 2013 si sono contati 60 poliziotti feriti durante i disordi-ni. Nello stesso periodo del 2014 il numero è quasi rad-doppiato: quest’anno sono già 110 operatori che hanno ripor-tato lesioni e ferite. Questo è il termometro di come vanno le cose». All’origine vi è «la man-canza di turn-over, la cui natu-rale conseguenza sono le mancate assunzioni che pro-vocano il progressivo aumento dell’età media degli operatori di polizia, giunta attualmente a 45 anni (ed anche nel resto del pubblico impiego, dove si ag-gira sui 50anni). Di questa si-tuazione è responsabile il de-creto legge del 2010 che ridu-ce le assunzioni nella polizia, dove vi sono soltanto 6mila unità che hanno un’età inferio-re ai 35 anni. Contestualmen-te, si registra una preoccupan-te carenza di organico che co-stringe talvolta gli operatori ad intervenire senza il consueto appoggio, anche in situazioni piuttosto pericolose che coin-volgono decine di persone». Questa situazione precaria delle forze di polizia, prosegue Ettari, ha pesanti ricadute an-che sulla sicurezza per il citta-dino. Altro problema, relativo alla sicurezza degli operatori, ri-guarda l’equipaggiamento, inadeguato: «vi sono forti pro-blemi riguardanti l’approvvi-gionamento delle risorse di tutti i tipi, che toccano persino la cancelleria e il vestiario, sia per le squadre volanti che per le sezioni di polizia stradale. In molti casi si ricorre ad abiti usati e manca un’adeguata va-rietà nelle misure. Recentemente a Cremona sono arrivate le nuove divise, che però sono insufficienti a coprire il totale degli operatori, perciò è stato deciso di asse-gnarle al ufficio volanti di Cre-ma. Molti mezzi del parco vo-lanti hanno ormai superato il chilometraggio ed è sempre più urgente il rimpiazzo con auto nuove. E che dire delle due motociclette assegnate nuove alla questura di Cremo-na, ma che non sono mai en-trate in servizio perché sono arrivate già difettose: questo fatto, come altri, ha rappresen-tato anche la rinuncia alla gra-tificazione per gli agenti qualifi-cati ed in possesso della pa-tente per la guida delle motoci-clette. Questi ovviamente sono problemi che rimbalzano come boomerang su tutte le città ita-liane. E i punti esclamativi pro-seguono con l'accorpamento dell'Ufficio di Polizia Postale e la crescente privatizzazione della sicurezza, rappresentata ad esempio dalla sostituzione degli agenti di polizia ferrovia-ria pensionati con guardie giu-rate (che presentano un range d’azione più limitato). Come Silp Cgil stiamo insistendo sul-la proposta di un accorpamen-to delle forze di polizia (che in Francia è già realtà), destinato però ad incontrare parecchi ostacoli, assieme ai risparmi sulla logistica con la creazione di “poli della sicurezza” (a Cre-mona è fermo il progetto au-spicato per la Caserma Man-fredini). Il punto – conclude Ettari – è che un paese rivolto al futuro deve investire in ricer-ca, sanità e sicurezza. E in Ita-lia stiamo andando nella dire-zione diametralmente oppo-sta, con il rischio di sprecare il know-how tesaurizzato in de-cenni di esperienza dalle forze di polizia».
 Michele Scolari
 L’analisi di Guido Ettari del sindacato Silp-Cgil 
«Con la spending review a rischio anche la sicurezza degli agenti»

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