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Dal 1922 sino al 1943 durata fascismo, quando Mussolini viene destituito. Il fascismo crea Cinecittà negli anni 30 e la
scuola dove si preparano registi e tecnici. Il cinema è un forte strumento di propaganda e quindi va in tutti i modi favorito.
3 sono i registi che annoveriamo nel cosiddetto ABC del fascismo: Goffredo Alessandrini, Alessandro Blasetti e Mario
Camerini.
Mario Camerini ha lavorato con De Sica, le sue commedie sono importanti perché lui per la prima volta si occupa non solo
delle classi altolocate, ma anche dei piccolo borghesi e del proletariato residente a Milano e Roma. Si contraddistingue
per una serie di film che descrivono il popolo umile, il cui interprete preminente è Vittorio De Sica, estremamente
innovativo nel cinema italiano. De Sica è un ragazzo come tanti dell’Italia di allora, la recitazione dell’uomo comune è la
grande novità. Poi è diventato grande regista del neorealismo e non solo. Camerini con lui fa alcune delle + innovative e
divertenti commedie degli anni 30. Il film che pone le basi dell’espressività di Camerini del 1932 è “ Gli uomini, che
mascalzoni” con De Sica, che aprì la sua cosiddetta "pentalogia borghese".
È la storia di Bruno, un autista, che si innamora perdutamente di Mariuccia, giovane commessa in una profumeria di
Milano. Il giovane sin dal primo istante tenta di attirare l’attenzione della ragazza che, però non lo prende troppo sul
serio. Così, decide di prendere l’auto del padrone, a sua insaputa per andare a prendere Mariuccia a lavoro e portarla a
fare una gita sul Lago Maggiore. Si fermano a prendere qualcosa da bere e felici e spensierati danzano beati sulle note
della celeberrima canzone Parlami d’amore Mariù. La moglie del padrone dell’auto, riconosce Bruno e l’auto parcheggiata
chiedendogli cosa ci faccia in quel luogo invece di essere sul posto di lavoro. Bruno le risponde che è uscito per provare
l’auto appena riparata e di corsa torna a Milano lasciando Mariuccia sola all’osteria dicendole che sarebbe tornato. Bruno,
purtroppo, durante la folle corsa ha un incidente e non ha modo di avvertire Mariù. La ragazza, intanto, disperata e senza
soldi, si ritrova di sera, sola, in lacrime, all’osteria tanto che non può nemmeno pagare la sua consumazione.
Bruno viene licenziato ma non vuole rinunciare a Mariuccia. Si reca, così, alla profumeria e la ragazza, arrabbiata, lo
costringe ad acquistare un costoso profumo come vendetta. Camerini apporta delle importanti novità. L’innovazione più
eclatante sono le riprese in esterno, senza ricostruire gli ambienti nei freddi teatri di posa. È un film che si proietta verso il
progresso, come lo dimostra la Fiera Campionaria e gli strumenti per l’irrigazione che pubblicizza Bruno. Camerini mostra
una città che si sta costruendo con l’intenzione di proiettarsi verso il futuro. Il regista, come accade nella prima scena del
film, alza letteralmente una serranda, uno sguardo su questa città che si sta modernizzando e, a sua volta, su un Paese
che sta cercando di progredire. Questo film è da ricordare perché c’è lo sviluppo di alcune doti di Vittorio De Sica come
attore che parla in modo normale, non recita in maniera caricata e retorica come altri attori di quel momento. De Sica
canta anche e più che impostare il proprio lavoro sul timbro era un dicitore. Questa caratteristica in America, con Frank
Sinatra, si chiama crooner (cantante confidenziale). Si sviluppa quindi l’unità tra il dato diegetico, perché lui canta, ed
extradiegetico perché la canzone è stata messa da altri, viene dall’esterno.
Seguirono altri quattro film dello stesso genere, sempre ambientati nel mondo della piccola borghesia, come Darò un
milione (1935), Ma non è una cosa seria (1936), Il signor Max (1937) e Grandi magazzini (1939). C’è una dimensione di
tipo classista, esistono dei compartimenti sociali stagni, non si può fare il passaggio di classe, bisogna rimanere nel proprio
spicchio di società, che poi era la stessa morale di Alessandrini, però in Camerini c’è un’attenzione precisa e affettiva alle
classi meno abbienti e disagiate della piccola borghesia romana e milanese.
“Darò un milione” del 1935, unico film di Camerini sceneggiato da Cesare Zavattini, che diventerà il più bravo e noto
sceneggiatore del cinema italiano. Zavattini ha una formazione socialista, è romagnolo, ed è molto giovane quando lo
scrive. Il suo talento è diviso in 2 parti:
1- Da un lato il realismo circostanziale con cui descrive la società dei piccolo borghesi e proletari, tipico della visione
socialista
2- Dall’altra un aspetto surreale della sua poeticità, l’invenzione di elementi fantastici che si integra bene nel suo
realismo, a volte in modo contradditorio, ma è proprio questo che gli dona fascino.
Zavattini lavorerà molto con De Sica una volta che lui passerà alla regia. Darò un milione è un film in cui prevale l’aspetto
surrealista del genio di Zavattini. È la storia di un uomo ricco (De Sica) che vuole scoprire chi farà una buona azione nei
suoi confronti. Si traveste da barbone e darà un milione a chi farà una buona azione per lui. Nel cinema Cameriniano di
solito ci sono dei poveri che aspirano alla scalata sociale. Qui invece un ricco si traveste da barbone per vedere il lato
umano.
Preston Sturges, un regista americano, fa un film nel 1941 “I Dimenticati” il cui titolo originale è Sullivan’s travels.
È interessante compararli perché qui un regista di Hollywood si traveste da barbone e va in giro per gli Stati Uniti per
cercare di capire quali storie più reali si possono girare ad Hollywood. Viene perseguitato dalla polizia, incarcerato, finisce
ai lavori forzati ecc. È un cinema brillante, che diverte, ma fa anche pensare. Il regista poi viene riconosciuto, torna ad
Hollywood e dice ai suoi collaboratori che bisogna fare un cinema della realtà, un meta cinema.
“Il Signor Max” è del 1937 , è un film in cui Gianni (De Sica) ha dovuto interrompere gli studi per ereditare il commercio
paterno che consiste nella gestione di un’ edicola in via Veneto a Roma. Gianni vuole apparire ricco perché è affascinato
dal mondo aristocratico e si è invaghito di un’aristocratica, siamo nella Milano degli anni 30. Possiede una macchina
fotografica, contenuta in un astuccio con il nome Max Varaldo, e viene così scambiato per un nobile, potendo intrecciare
diverse relazioni. Lauretta, dama di compagnia della signora si innamora di lui, tanto somigliante all'aristocratico Max.
Questa somiglianza la insospettisce un po', ma Gianni, con vari trucchi riesce a fugare i dubbi. Viene riconosciuto dalla
cameriera della dama e, per rintracciarla, inizia una doppia vita: da una parte il giornalaio che corteggia la cameriera, e
dall'altra il giovane mondano che spasima per la signora. Dopo aver subito umiliazioni dagli amici di lei capisce che questo
gran mondo non è adatto ai suoi gusti e, finalmente, fa scomparire il giovane mondano per ritornare il buon ragazzo
lavoratore e sposa la cameriera . Anche qui la morale dell’epoca fascista, ognuno al posto suo, ma con una particolare
ironia sulla povertà.
Grandi Magazzini del 1939 racconta di alcuni furti che avvengono in questi magazzini e il capo del personale accusa una
commessa, ricattandola in cambio di favori sessuali. La ragazza, fidanzata con un autista, è però innocente: si scopre che
dietro ai furti c'è proprio l'uomo che la ricatta, a capo di una banda di piccoli criminali.
Goffredo Alessandrini ha fatto un terzetto di film negli anni 30, due commedie e un film di ambiente militaresco. La sua
carriera si divide tra la commedia e il cinema eroicistico e propagandistico degli ideali militareschi. È un regista elegante
per quanto riguarda la commedia, a volte raffinato, fa film abbastanza originali. “Seconda B” nel milanese e “La
segretaria privata” sono 2 commedie molto interessanti.
La segretaria privata del 1931 è il primo film a soggetto girato da Alessandrini. Un esempio della sua delicatezza sono ad
es. le inquadrature molte eleganti. È un professionista serio seppur non un grande regista. Una donna viene dalla
provincia e viene assunta come segretaria in un ufficio privato e diventa oggetto di attenzioni da parte di un funzionario.
Viene protetta dal direttore generale da queste insidie e si fidanza con lui. Film originale perché ci mostra una donna che
cerca il suo destino nel lavoro, non è la madre, mamma custode del focolare che il fascismo ci proponeva. Figura rara e
interessante all’epoca. Qui la barriera sociale non c’è. Il ricco se vuole può prendersi la ragazza intelligente e semplice.
Pensiamo a Pretty Woman.
SECONDA B è un film commedia scolastico del 1934. È una storia ambientata nell’anno scolastico 1911-12, dove il
professor Monti, timido insegnante di storia naturale all'Istituto di Educazione Femminile, si innamora di una collega
insegnante di ginnastica che, con qualche titubanza, ricambia il suo amore. Lui non è giovane, né ricco né bello.
Un'allieva, Maria Renzi, figlia di un deputato, li scopre e, d'accordo con alcune compagne decide di vendicarsi del
professore che l'aveva segnalata come la più indisciplinata: si finge innamorata di Monti fino a fargli perdere la testa, con
lo scopo di umiliarlo di fronte a tutta la scolaresca. La professoressa di ginnastica, venuta al corrente della beffa,
rimprovera aspramente l'allieva e la prende a schiaffi. Il preside prende le parti della figlia dell'onorevole e licenzia la
professoressa che però riconquisterà il collega che per solidarietà lascerà il lavoro. Morale come in Camerini: ognuno al
posto suo. È una storia classista. Non è importante che lei sia minorenne e lui adulto, allora non erano fattori
determinanti. Ciò che era decisivo era che lei apparteneva alla ricca borghesia e lui alla piccola borghesia.
Luciano Serra Pilota del 1938, sceneggiatura di Roberto Rossellini e attore Amedeo Nazzari. Virile, dagli atteggiamenti
autorevoli se non autoritari. L’altro bello è Massimo Girotti, più delicato nel suo aspetto e nel suo porgersi, ha qualche
elemento di effeminatezza. (Visconti quando lo utilizza in Ossessione poggia proprio su questi elementi).
Trama: Alla fine della prima guerra mondiale un pilota dell'aviazione militare tenta di passare all'aviazione civile, offrendo
voli sul Lago Maggiore a 50 lire. Però gli affari non vanno bene e per sei mesi non paga la pigione: quando gli tagliano la
luce sua moglie torna dal padre portandosi dietro il figlio e Luciano parte per l'America. Dopo dieci anni, incastrato da un
malfattore che vuole sfruttarlo, Luciano scappa, il giorno in cui firma la domanda per far entrare il figlio nella scuola di
aviazione. Tenta di raggiungere l'Italia ma, privo di bussola, scompare durante il tragitto. Passano altri anni: il figlio Aldo,
ormai grande, partecipa alla campagna d'Africa come pilota. Durante una missione rimane ferito ed è costretto ad
atterrare in zona nemica. Luciano, che è vivo e si è arruolato sotto falso nome, viene a sapere che il figlio è ferito e lo
raggiunge, venendo ferito a morte, ma riesce comunque a far decollare l'aereo e riportarlo in territorio italiano.
Alessandro Blasetti è un bravissimo regista ed è il migliore del terzetto. Nella sua filmografia ricordiamo “Terra Madre”
del 1931 di cui rimangono poche scene, film muto corrotto nel tempo e andato perduto, sulla bonifica delle paludi
pontine, di propagandismo fascista. Cinema epico, c’è molto cielo con le nuvole, la terra è in basso. È un modo di
inquadrare tipico dell’epica cinematografica sovietica che doveva glorificare gli obiettivi della politica. Qui si costruiva
l’Italia fascista. Scene interessanti, c’è il buono che salva una contadina da uno stupro, il film mostra come nell’ambito
della bonifica girino personaggi positivi e negativi. “Resurrectio” primo vero film sonoro italiano del 1931. Inizio anni
30, parla di un direttore d’orchestra lasciato dalla sua donna che vuole spararsi. Prende un tram e incontra una ragazza
che si accorge che quest’uomo è stravolto. Scendono e vanno in un bar. Si innamora di lei, lui è ricco e invita lei e la madre
ad un concerto che lui dirige e in questo concerto ne succedono di tutti i colori. Una tempesta rompe tutto, la gente
fugge, torna il sereno, lui conclude il suo concerto e poi va via con la ragazza che diventerà la sua sposa. Blasetti mostra
che per fare spettacolo tutto è possibile. Lui vuole far vedere che tecnicamente è capace di tutto, un regista che vuole
catturare il pubblico con tutti i mezzi, amico di Mussolini, questo lo aiuta molto nel trovare finanziamenti per le sue opere
cinematografiche.
1860 bellissimo film epico e corale del 1934 che descrive l’epica garibaldina e la spedizione del 1000 che va a liberare la
Sicilia dai Borboni. Sentiamo le intonazioni dialettali della penisola. I picciotti siciliani parlano in siciliano. Belli sul piano
visivo e sonoro, tanto + che all’epoca il fascismo aveva proibito i dialetti, perché l’italiano era la lingua centrale, la lingua
del regime che tutti dovevano studiare a scuola. Il teatro dialettale fu perseguitato ad esempio. A Blasetti si permette di
usare il dialetto perché è amico di Mussolini e a lui si consente tutto. Nel finale si vedono i garibaldini da una parte che si
congiungono con un manipolo di camicie nere nella marcia su Roma...questo rovina un po' il film e dopo la caduta del
fascismo sono state tagliate. 12 anni dopo Rossellini girà Paisà capolavoro del neorealismo, uno dei film + importanti
della storia del cinema. Lui però tiene presente 1860 e la liberazione della Sicilia dalle truppe anglo americane lo
dimostra.
Nel gruppo di opere neorealiste abbiamo anche un film del 42 di Blasetti “4 passi tra le nuvole”, (gli altri tre film
neorealisti sono: I bambini ci guardano di Zavattini e De Sica 1943, Ossessione di Visconti del 1943 e Gente del Po di
Antonioni. Girato nel 1943 e uscito nel 1947.
Il protagonista è un commesso viaggiatore e nel cinema americano è la figura tipica del venditore con la valigetta. Il
protagonista della pièce più nota della drammaturgia americana è Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Nel
film di Blasetti non muore ma ha una crisi. Paolo Bianchi (l’attore Gino Cervi) vende cioccolatini. È un uomo in crisi, fa
una vita stressante, sempre in giro, con una moglie che lo rimbrotta continuamente, vediamo la crisi della famiglia,
dell’uomo, la crisi sociale che adesso i registi iniziano a descrivere, l’adulterio, il marito che si suicida . Un giorno Paolo
Bianchi, sul treno che prende per lavoro, incontra un collega, Magnaschi. I due si mettono a parlare e una giovane donna
occupa per sbaglio il posto di Paolo. L'uomo la fa alzare ma poi, vedendo che la giovane è provata glielo cede. All'arrivo
del controllore, la ragazza non trova il biglietto. Il bigliettaio si innervosisce, ma Paolo interviene in difesa della ragazza.
Durante una vivace discussione la ragazza finalmente trova il suo biglietto. Quando è la volta di Paolo, il controllore gli
chiede di mostrare l'abbonamento, ma egli non riesce a trovarlo. Il controllore gli intima di scendere con lui alla fermata
successiva. Nella stanza del capostazione, Paolo mostra la sua irritazione, deve ripartire per lavoro. Appena arriva la
conferma che Paolo possiede un abbonamento, viene lasciato andare. Sale su una corriera, e si ritrova casualmente vicino
alla stessa ragazza e iniziano a chiacchierare. La donna confessa a Paolo il desiderio di non tornare a casa. Intanto, a
causa di una mandria di pecore, la corriera finisce fuori strada. Paolo fa un tratto di strada a piedi con la ragazza che
improvvisamente si sente male e gli confessa di essere in attesa di un bambino, il cui padre è fuggito. Maria gli chiede
quindi di accompagnarla a casa e fingersi suo marito. Paolo inizialmente si scandalizza, ma poi cambia idea e due si
presentano come marito e moglie. Paolo, che pensava di ripartire subito, è invece costretto a rimanere a cena con tutta la
famiglia, trovandosi a passare la notte nella casa. Paolo esprime a Maria il suo disappunto e decide di uscire dalla stanza.
Al mattino si risveglia e, di buon umore, accetta l'invito del padre di Maria a visitare il podere, accompagnandoli Maria
stessa. Trascorre così un momento di serenità nel quale rivela a Maria la sua amicizia. Al ritorno Paolo è accolto dal padre,
il fratello e il nonno di Maria con tutt'altra atmosfera: dal campionario di Paolo, aperto la sera prima, è uscita una foto che
ritrae la sua vera famiglia. A quel punto Paolo rivela quanto avvenuto e, compresa la situazione, il padre di Maria
acconsente a che possa allontanarsi. Ma prima di uscire Paolo difende la ragazza con un discorso appassionato, riuscendo
a convincere i familiari a tenerla fra loro. Poi si allontana, prende la corriera e torna a casa in città dove lo attende la solita
vita di tutti i giorni.
Blasetti poi fa commedie molto divertenti come Contessa di Parma, la Cena delle beffe. Primo seno nudo del cinema
italiano è di Clara Calamai. Dopo la guerra lui fa film molto interessanti, anche se non arriva al livello dei grandi, ma si
inventa dei generi perché è molto intelligente. Fabiola del 1949 è un kolossal, nel dopoguerra lo imposta in modo
diverso. “Peccato che sia una canaglia” del 1954 con Mastroianni-Loren è un anticipo della commedia all’italiana.
Mastroianni fece la parte di un taxista che conobbe una ragazza bella e procace, Sofia Loren, e se ne innamorò. Questa
ragazza era una truffatrice e ne fece le spese proprio il taxista. Il padre della ragazza anche era un truffatore ed è
interpretato da Vittorio De Sica. Blasetti per incantare il pubblico inventa anche il genere dello spettacolo sexy.
Altro film autobiografico, perché era un narcisista, IO IO IO e gli altri del 1966. Serie di sketch brillanti sull’italiano medio
egoista. Interpretato da Walter Chiari nel ruolo di Sandro, noto giornalista e scrittore, decide di condurre un'inchiesta
sull'egoismo umano. Per alcuni giorni osserva i comportamenti delle persone che frequenta o che incontra
occasionalmente. Inoltre, sentendosi anch'egli parte dell'inchiesta, esamina anche il proprio comportamento presente e
passato a suon di flashback. Ricco di numerose scene che evidenziano come la vita quotidiana di tutti sia impregnata di
egoismo e tutto quello che ne consegue.