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LEZIONE 1
L’ETA’ COMUNALE
1) In Italia la letteratura volgare si afferma con un secolo di ritardo rispetto alla Francia dove
aveva già conosciuto un notevole successo.
a) soprattutto nasce in un contesto storico completamente nuovo: il sistema feudale è ormai
completamente tramontato e la vita associata ha come centro il COMUNE.
b) È vero però che un influsso letterario potente è comunque presente: si tratta del modello
costituito dalla letteratura d’oc e d’oil.
c) Non solo i Comuni poi sono presenti in Italia; contribuisce molto a far nascere le prime
produzioni letterarie la corte di Federico II di Svevia che nell’Italia meridionale raduna
attorno a se un’élite di letterati-uomini di corte, in grado di contribuire fortemente alla
nascita di una letteratura in volgare.
3) Anche la Chiesa che in passato era stata un fattore di stabilità cominciò con la sua politica a
generare tensioni:
a) in un primo tempo la politica papale era stata quella di contrastare la monarchia di Federico
II, che era a capo in Italia del partito ghibellino
b) in un secondo tempo con Bonifacio VIII tentò di introdursi nelle faccende dei comuni della
Toscana inserendosi nelle lotte tra Guelfi Bianchi e Neri.
c) Dopo un conflitto durissimo con la monarchia francese, ai primi del Trecento la Chiesa vide
un periodo di decadenza culminato nella cosiddetta cattività avignonese, ovvero il
trasferimento del papato da Roma ad Avignone, trasferimento durato 70 anni (1309-1377)
d) Anche sul fronte interno la Chiesa dovette fronteggiare il problema delle eresie, in
particolare nei confronti di quei movimenti religiosi che nascevano dal basso e che avevano
istanze riformatrici: riportare la Chiesa alla purezza delle origini.
I patarini, combatterono i costumi corrotti del clero
I catari, rigoristi e intransigenti (distrutti dalla crociata indetta contro di loro da papa
Innocenzo III)
e) Nascono nuovi ordini religiosi per far fronte a questi problemi denunciati dal nascere delle
sette eretiche:
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I francescani, ovvero i riformatori della Chiesa e il nuovo tramite fra la povera gente e le
istituzioni ecclesiastiche (con rischi di eresia come nel caso dei cosiddetti fraticelli o
minori, condannati come eretici)
I domenicani, dediti alla predicazione e alla difesa dell’ortodossia cattolica (a loro verrà
affidato il tribunale dell’Inquisizione)
LA MENTALITA’
1) Nasce con l’età comunale un uomo nuovo: non è più colui che vive in una società chiusa
(economicamente e socialmente) in cui l’ordine è immutabile perché voluto da Dio,; invece
l’uomo è ora calato in una nuova dimensione dinamica, in una società dove è possibile la
trasformazione economica e sociale.
a) Responsabile di questo nuovo approccio alla vita è principalmente il mercante: egli è un
uomo attivo che rischia in proprio economicamente e che incide attivamente sulla realtà che
lo circonda.
b) Le nuove parole cardine delle nuove possibilità dell’uomo nell’età comunale sono:
intelligenza, volontà e energia.
c) Al centro di tutto c’è il nuovo valore dell’individuo:
non conta più che faccia parte di una determinata classe sociale, ma conta per le sue
capacità personali.
Si sente più libero di fronte all’Auctoritas
Vuole esplorare anche ciò che non è noto, andando al di là dei limiti fissati dalla
tradizione (Marco Polo e il Milione)
Si vuole esplorare direttamente la realtà senza bisogno di mediatori culturali (la Chiesa,
l’Impero)
Si rivaluta la sfera mondana cancellando definitivamente il contemptus mundi, ovvero il
disprezzo del mondo di marca medievale.
2) Si affermano nuovi valori che regolano la vita associata degli uomini
a) la liberalità, ovvero il saper donare generosamente, con disprezzo per il denaro che si
pensava continuamente sperperabile e magicamente rinnovabile, viene sostituita dalla
MASSERIZIA, ovvero una visione che si basa sull’utile prodotto in proprio dal mercante e
quindi emergono come valori il risparmio e l’interesse.
b) la masserizia insomma è l’oculata amministrazione dei propri beni
c) va specificato comunque che si era arrivati ad una sostanziale fusione dei due ceti della
nobiltà e della borghesia che avevano dato luogo ad una nuova aristocrazia cittadina
eredità dei vecchi valori adattati alle nuove esigenze
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si crea un equilibrio tra masserizia e liberalità: l’accorto risparmio non deve impedire
gesti di generosità disinteressata e l’ostentazione di splendide forme di vita.
L’esempio migliore può essere costituito dalla novella del Decameron che ha come
protagonista Federigo degli Alberighi
d) si sviluppò un senso di colpa del mercante nei confronti della Chiesa: per rimediare
all’accumulo di denaro e allo sfarzo sulla terra (in contrasto con il contemptus mundi predicato
dalla Chiesa) non resta che fare (e la Chiesa accetta) beneficenze e penitenze. In tal modo anche
Dio favorirà le attività dei mercanti.
3) La società dei mercanti porta anche al sorgere di centri di cultura laici, non legati direttamente
alla Chiesa. Questo perché:
a) bisogna saper leggere, scrivere e far di conto per tenere i libri contabili, stipulare contratti
ecc.
b) bisogna elevarsi culturalmente per sostenere un nuovo prestigio
c) curiosità di conoscere le norme della cortesia attraverso una formazione scolastica.
4) Nascono allora diversi tipi di scuole
a) maestri privati assunti dalle famiglie più facoltose
b) scuole tenute dagli stessi Comuni
finalità diverse dell’insegnamento: non più chierici per formare istruzione religiosa, ma laici per
nuove esigenze
Il Villani ci parla di 10.000 ragazzi (e ragazze!!) impegnati in attività di studio
Nasce anche l’apprendistato nella bottega, per imparare un mestiere nella pratica.
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LEZIONE 2
I GENERI LETTERARI: LA POESIA RELIGIOSA
1) La poesia religiosa non è propriamente un genere letterario quanto piuttosto un’area tematica,
un nucleo di contenuti, che può trovare espressione in forme letterarie anche molto diverse.
2) Dare una definizione non è facile: potrebbe considerarsi opera religiosa quell’opera in cui il fine
religioso prevale su altri fini.
3) Il primo testo della letteratura italiana è considerato appartenente alla poesia religiosa: si tratta
del Cantico di Frate Sole di San Francesco d’Assisi. (per la vita cfr. pag. 254)
a) del resto proprio i valori alla base del messaggio francescano sono alla base della scelta
linguistica di scrivere un poesia religiosa non in lingua latina, ma in lingua volgare.
b) Il testo infatti si rivolge ai colti e agli illetterati.
c) Tuttavia il cantico non è affatto un canto rozzamente popolaresco, ma nasce da un fondo di
cultura letteraria (si ricordi che il santo conosceva oltre il latino anche il francese, in quanto
la madre era francese).
Infatti sono presenti memorie delle sacre scritture
Consapevolezza retorica e stilistica
Non si tratta di prosa in versi, ma di prosa ritmica, cioè strutturata in particolari clausole
ritmiche.
d) in sostanza si tratta di una preghiera, sotto forma di inno di lode a Dio
LEZIONE 3
I GENERI LETTERARI: IL DOLCE STIL NOVO
1) Negli ultimi decenni del Duecento si afferma a Firenze, città all’avanguardia nei cambiamenti
della vita economica, il nuovo nucleo guida della cultura italiana con una nuova tendenza
poetica: il “dolce stil nuovo” in cui trova massima espressione la lirica cortese d’amore.
a) i maggiori poeti sono i fiorentini Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Dino
Frescobaldi + il pistoiese Cino da Pistoia
b) Si tratta di poeti dalla forte personalità, per cui è davvero difficile fissare i canoni di una
scuola, procedendo tutti su binari propri che in più di un punto si intersecano.
2) Si possono individuare caratteri comuni:
a) rifiuto del trobar clus pieno di artifici stilistici cari a poeti toscani precedenti, ovvero i
cosiddetti “poeti toscani di transizione”, come Guittone d’Arezzo o Bonaggiunta
Orbicciani.
b) Ereditano la poesia amorosa giunta dalla Francia attraverso la Scuola Siciliana e poi con
Guittone e Guido Guinizzelli.
LA SCUOLA SICILIANA
1) La scuola poetica siciliana trovò subito grandi imitatori nell’Italia centrale, in particolar modo in
Toscana. Basti pensare che noi conosciamo i testi dei Siciliani grazie a volgarizzazioni in toscano ad
opera di copisti toscani che toscanizzarono la lingua originale.
a) i toscani tengono gli schemi siciliani, ma li ampliano dal punto di vista tematico
b) l’ambiente politico non è più quello della monarchia assoluta, ma quella della libera vita dei
Comuni
- il poeta non è più il cortigiano con compiti di funzionario politico e amministrativo
- egli è ora il cittadino pienamente inserito nella vita politica.
c) il principale poeta di questa scuola è GUITTONE D’AREZZO, che si ispira al trobar clus
provenzale: egli ama utilizzare gli artifici retorici e metrici più astrusi insieme ad un vocabolario
assai astruso.
d) Fra gli altri poeti segnaliamo Bonagiunta Orbicciani.
a) all’omaggio feudale si sostituisce una visione più spiritualizzata della donna: ella è un
angelo in terra e dispensa salvezza
b) maggiore concentrazione sull’interiorità dell’amante, con l’esclusione di situazioni esterne
c) sostituzione della corte reale, con una corte ideale, composta da una cerchia di spiriti eletti,
dotati di cultura e disdegnosi del volgo
d) il dolce stil novo è la manifestazione di un nuovo ceto dominante: si tratta della nuova classe
dirigenti dei Comuni che aspirano a presentarsi come una nuova aristocrazia, basata sulla
nobiltà delle azioni e non su quella del sangue.
Si tratta della gentilezza che è un dato di natura, legato alle qualità personali, non alla
nascita
Questa rivendicazione nella lirica provenzale era l’espressione di una nobiltà che solo
recentemente aveva conquistato posizioni di potere.
Nel dolce stil novo invece era l’espressione delle rivendicazione dei nuovi ceti urbani
e) la formula “dolce stil novo” è stata coniata da Dante Alighieri per designare il gruppo di
amici uniti dai medesimi interessi poetici nel campo della lirica d’amore.
La vera discriminante è costituita dalle rime “dolci e leggiadre” come le indica Dante
Un ‘altra differenza starebbe in ciò che Amor “ditta dentro” al cuore del poeta.
4) Il precursore di questi poeti è il bolognese Guido Guinizzelli.
a) Dante stesso lo definisce il suo maestro.
b) Suo è da considerarsi il manifesto del dolce stil novo, Al cor gentile rempaira sempre Amore
in cui propone due concetti innovativi rispetto alla poesia d’amore dei rimatori toscani di
transizione:
Identificazione tra amore e gentilezza
La donna è equiparata ad un angelo proveniente dal regno di Dio
Gusto sottile per il ragionamento filosofico
5) Dopo Dante il maggiore di questi poeti è il suo amico GUIDO CAVALCANTI
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LEZIONE 4
GUIDO CAVALCANTI
1) Fiorentino e di famiglia nobile, carattere eletto e sdegnoso, impegnato nelle lotte politiche e
immerso nella meditazione filosofica. Mandato in esilio nel 1300.
2) La sua poesia stilnovistica presenta alcune caratteristiche:
a) l’amore è una passione sensuale che esclude ogni controllo razionale
b) l’amore è una forza oscura e devastante che impossessandosi dell’anima provoca dolore e
angoscia
c) tutte le vicende esterne dell’esperienza amorosa vengono messe in secondo piano a
vantaggio dell’interiorizzazione di questa vicenda: non importa dove e come è la donna
realmente, ma quali effetti produce in colui che la guarda.
d) la poesia è inserita in uno scenario astratto e irreale, senza spazio e senza tempo, senza
colori e oggetti che è l’interiorità stessa del poeta
e) i moti interiori dell’animo sono oggettivizzati
gli spiritelli, cioè le varie facoltà dell’animo oggettivizzate
l’immagine della donna amata, pura creazione soggettiva
il poeta sbigottito e non in grado di esplicitare i suoi sentimenti
3) Analizziamo il sonetto Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira:
a) cadono i paragoni concreti e reali a vantaggio di un discorso più astratto e metafisico: non
c’è alcun connotato scenografico che permetta di collocare nello spazio e nel tempo la donna
amata
b) la donna è trasformata in un essere sovrannaturale e irraggiungibile.
c) L’attacco (“Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira”) rimanda al linguaggio sacro delle
sacre scritture
(Quae est ista quae progreditur, del Cantico dei Cantici), passo biblico che
l’interpretazione delle sacre scritture nel medioevo attribuiva a Maria. Viene rafforzata
l’immagine divina della donna che appare come la Madonna.
“Fa tremar di chiaritate l’are” richiama la luce fulgente che circonda nelle
rappresentazione artistiche le figure sovrannaturali
“sì che parlare/null’omo pote”: stupore dei mortali di fronte al divino: il tema
dell’INEFFABILITÀ (cioè del troppo bello e superiore per poter essere significato “per
verba” come dirà Dante Alighieri…)
questo tema percorre tutta la poesia (“Ch’io nol savria contare”; “Non si poria contar la
sua piagenza”; “non fu sì alta già la mente nostra”)
d) tuttavia il clima mistico (accentuato dall’invocazione “O Deo” v. 5) viene subito violato in
maniera profana dalla presenza del dio Amore, che riporta i termini del discorso all’interno
dei canoni dell’amor cortese
e) nell’ultima terzina la mente mortale (e qui si vede la preparazione filosofica di Guido
Cavalcanti) dichiara la sua incapacità: essa non ha la conoscenza necessaria per
comprendere la donna
in questo modo la donna viene assimilata a Dio
Cavalcanti spinge molto più in là il culto della donna portato da Guinizzelli: la donna
non è solo un essere angelico emanazione di Dio, ma è Dio.
4) Altra poesia interessante è Voi che per li occhi mi passaste ‘l core.
a) in questo sonetto troviamo l’altro tema di Cavalcanti; se nel primo c’era la lode della donna,
qui abbiamo gli effetti che la donna produce sull’amante: gli effetti sono sempre negativi e
distruttivi
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QUARTINA
la donna con i suoi sguardi trafigge il cuore del poeta e mette in angoscia la mente prima
tranquilla
Amore col la forza della sua saetta genera scompiglio nel cuore del poeta
Gli spiriti vitali, difensori della fortezza del cuore, vengono sbaragliati
In mano ad Amore vincitore rimangono solo l’esteriorità dell’uomo ormai privo di forze
vitali
La voce segnala con dolore questa nuova situazione
TERZINA
Gli spiritelli d’amore che escono dagli occhi della donna hanno disfatto il cuore del
poeta
L’amore getta un dardo nel cuore dell’uomo
L’anima si scuote tremando
L’anima vede il cuore morto nel lato sinistro
d) in queste sequenze, così incredibilmente parallele, di personaggi astratti, i moti interiori del
poeta assumono forma oggettivata.
e) L’amore, passione sconvolgente, annulla ogni personalità; siamo in presenza di un amore
mistico “alla rovescia”:
Mentre nell’amore mistico l’Io si annulla a contatto con l’infinita divinità, traendone
ebbrezza e gioia e l’annientamento della personalità è in realtà un potenziamento in Dio
Qui il senso di annullamento, di morte, non conduce ad alcuna rinascita spirituale e tutto
si risolve in cupa e paurosa disperazione.
NOTA BENE: forse è questo il motivo che fece guadagnare a Cavalcanti la fama di ateo
“eretico” con posizioni vicine al materialismo.