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LEZIONE 1
L’ETA’ COMUNALE

1) In Italia la letteratura volgare si afferma con un secolo di ritardo rispetto alla Francia dove
aveva già conosciuto un notevole successo.
a) soprattutto nasce in un contesto storico completamente nuovo: il sistema feudale è ormai
completamente tramontato e la vita associata ha come centro il COMUNE.
b) È vero però che un influsso letterario potente è comunque presente: si tratta del modello
costituito dalla letteratura d’oc e d’oil.
c) Non solo i Comuni poi sono presenti in Italia; contribuisce molto a far nascere le prime
produzioni letterarie la corte di Federico II di Svevia che nell’Italia meridionale raduna
attorno a se un’élite di letterati-uomini di corte, in grado di contribuire fortemente alla
nascita di una letteratura in volgare.

2) Dal punto di vista politico la situazione si presenta in Italia molto variegata:


a) Nel Centro-Nord si era creata una fitta rete di città politicamente autonome che stavano
approfittando della vacanza del potere imperiale, che sembra disinteressarsi di queste nuove
realtà, che si chiamano Comuni
b) Nel Sud si erano succedute una serie di monarchie: prima il regno normanno, poi quella
degli Svevi, poi dal 1266 la dinastia angioina e dopo la guerra dei Vespri del 1283, la
dinastia aragonese. Federico II di Svevia aveva cercato di contrastare il particolarismo
anarchico dei signori feudali; gli Angioini invece avevano ridato pieno vigore alla feudalità.
c) Nell’Italia centrale c’era inoltre la presenza di uno stato molto particolare quale lo Stato
della Chiesa, che si basava su una monarchia di tipo teocratico, in cui potere temporale e
spirituale erano nelle mani della stessa persona.
NB: in ogni caso è importante rilevare come il particolarismo emergesse in quanto l’autorità
imperiale e quella papale erano ormai svuotate di contenuti reali. La sconfitta del Barbarossa
nella battaglia di Legnano contro la Lega Lombarda dei Comuni costituirono una sorta di
spartiacque: da allora le autorità del passato (impero e papato) si trovarono molto slegate dal
controllo reale esercitato in passato.

3) Anche la Chiesa che in passato era stata un fattore di stabilità cominciò con la sua politica a
generare tensioni:
a) in un primo tempo la politica papale era stata quella di contrastare la monarchia di Federico
II, che era a capo in Italia del partito ghibellino
b) in un secondo tempo con Bonifacio VIII tentò di introdursi nelle faccende dei comuni della
Toscana inserendosi nelle lotte tra Guelfi Bianchi e Neri.
c) Dopo un conflitto durissimo con la monarchia francese, ai primi del Trecento la Chiesa vide
un periodo di decadenza culminato nella cosiddetta cattività avignonese, ovvero il
trasferimento del papato da Roma ad Avignone, trasferimento durato 70 anni (1309-1377)
d) Anche sul fronte interno la Chiesa dovette fronteggiare il problema delle eresie, in
particolare nei confronti di quei movimenti religiosi che nascevano dal basso e che avevano
istanze riformatrici: riportare la Chiesa alla purezza delle origini.
 I patarini, combatterono i costumi corrotti del clero
 I catari, rigoristi e intransigenti (distrutti dalla crociata indetta contro di loro da papa
Innocenzo III)
e) Nascono nuovi ordini religiosi per far fronte a questi problemi denunciati dal nascere delle
sette eretiche:
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 I francescani, ovvero i riformatori della Chiesa e il nuovo tramite fra la povera gente e le
istituzioni ecclesiastiche (con rischi di eresia come nel caso dei cosiddetti fraticelli o
minori, condannati come eretici)
 I domenicani, dediti alla predicazione e alla difesa dell’ortodossia cattolica (a loro verrà
affidato il tribunale dell’Inquisizione)

4) Dal punto di vista dell’organizzazione politica il Comune seguì il seguente percorso:


a) all’inizio era una gestione in comune della cosa pubblica, che esigeva la partecipazione dei
cittadini aventi diritti politici, riuniti in assemblea popolare, detta Concione o Parlamento,
per stabilire le leggi e per eleggere il governo della città-stato.
 Comune consolare: la carica suprema è costituita dai consoli coadiuvati da un consiglio
Maggiore e da un Consiglio Minore. Predominano i ceti nobiliari di origine feudale.
 Comune podestarile: il popolo impone la nomina di un magistrato proveniente da altra
città, il podestà, che governa super partes. Predominano i mercanti gli imprenditori e i
ceti più professionalmente potenti. (NB: un grande peso politico assumono le Arti,
ovvero le associazione private che raggruppavano tutti coloro che operavano nello stesso
settore di attività.)
b) la conflittualità fra i vari Comuni contribuì a portare al potere la Signoria; in pratica alcuni
nobili politici ambiziosi approfittando delle continue rivalità fra fazioni all’interno della
stessa città, imposero la loro supremazia personale.

LA MENTALITA’

1) Nasce con l’età comunale un uomo nuovo: non è più colui che vive in una società chiusa
(economicamente e socialmente) in cui l’ordine è immutabile perché voluto da Dio,; invece
l’uomo è ora calato in una nuova dimensione dinamica, in una società dove è possibile la
trasformazione economica e sociale.
a) Responsabile di questo nuovo approccio alla vita è principalmente il mercante: egli è un
uomo attivo che rischia in proprio economicamente e che incide attivamente sulla realtà che
lo circonda.
b) Le nuove parole cardine delle nuove possibilità dell’uomo nell’età comunale sono:
intelligenza, volontà e energia.
c) Al centro di tutto c’è il nuovo valore dell’individuo:
 non conta più che faccia parte di una determinata classe sociale, ma conta per le sue
capacità personali.
 Si sente più libero di fronte all’Auctoritas
 Vuole esplorare anche ciò che non è noto, andando al di là dei limiti fissati dalla
tradizione (Marco Polo e il Milione)
 Si vuole esplorare direttamente la realtà senza bisogno di mediatori culturali (la Chiesa,
l’Impero)
 Si rivaluta la sfera mondana cancellando definitivamente il contemptus mundi, ovvero il
disprezzo del mondo di marca medievale.
2) Si affermano nuovi valori che regolano la vita associata degli uomini
a) la liberalità, ovvero il saper donare generosamente, con disprezzo per il denaro che si
pensava continuamente sperperabile e magicamente rinnovabile, viene sostituita dalla
MASSERIZIA, ovvero una visione che si basa sull’utile prodotto in proprio dal mercante e
quindi emergono come valori il risparmio e l’interesse.
b) la masserizia insomma è l’oculata amministrazione dei propri beni
c) va specificato comunque che si era arrivati ad una sostanziale fusione dei due ceti della
nobiltà e della borghesia che avevano dato luogo ad una nuova aristocrazia cittadina
 eredità dei vecchi valori adattati alle nuove esigenze
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 si crea un equilibrio tra masserizia e liberalità: l’accorto risparmio non deve impedire
gesti di generosità disinteressata e l’ostentazione di splendide forme di vita.
 L’esempio migliore può essere costituito dalla novella del Decameron che ha come
protagonista Federigo degli Alberighi
d) si sviluppò un senso di colpa del mercante nei confronti della Chiesa: per rimediare
all’accumulo di denaro e allo sfarzo sulla terra (in contrasto con il contemptus mundi predicato
dalla Chiesa) non resta che fare (e la Chiesa accetta) beneficenze e penitenze. In tal modo anche
Dio favorirà le attività dei mercanti.
3) La società dei mercanti porta anche al sorgere di centri di cultura laici, non legati direttamente
alla Chiesa. Questo perché:
a) bisogna saper leggere, scrivere e far di conto per tenere i libri contabili, stipulare contratti
ecc.
b) bisogna elevarsi culturalmente per sostenere un nuovo prestigio
c) curiosità di conoscere le norme della cortesia attraverso una formazione scolastica.
4) Nascono allora diversi tipi di scuole
a) maestri privati assunti dalle famiglie più facoltose
b) scuole tenute dagli stessi Comuni
 finalità diverse dell’insegnamento: non più chierici per formare istruzione religiosa, ma laici per
nuove esigenze
 Il Villani ci parla di 10.000 ragazzi (e ragazze!!) impegnati in attività di studio
Nasce anche l’apprendistato nella bottega, per imparare un mestiere nella pratica.
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LEZIONE 2
I GENERI LETTERARI: LA POESIA RELIGIOSA
1) La poesia religiosa non è propriamente un genere letterario quanto piuttosto un’area tematica,
un nucleo di contenuti, che può trovare espressione in forme letterarie anche molto diverse.
2) Dare una definizione non è facile: potrebbe considerarsi opera religiosa quell’opera in cui il fine
religioso prevale su altri fini.
3) Il primo testo della letteratura italiana è considerato appartenente alla poesia religiosa: si tratta
del Cantico di Frate Sole di San Francesco d’Assisi. (per la vita cfr. pag. 254)
a) del resto proprio i valori alla base del messaggio francescano sono alla base della scelta
linguistica di scrivere un poesia religiosa non in lingua latina, ma in lingua volgare.
b) Il testo infatti si rivolge ai colti e agli illetterati.
c) Tuttavia il cantico non è affatto un canto rozzamente popolaresco, ma nasce da un fondo di
cultura letteraria (si ricordi che il santo conosceva oltre il latino anche il francese, in quanto
la madre era francese).
 Infatti sono presenti memorie delle sacre scritture
 Consapevolezza retorica e stilistica
 Non si tratta di prosa in versi, ma di prosa ritmica, cioè strutturata in particolari clausole
ritmiche.
d) in sostanza si tratta di una preghiera, sotto forma di inno di lode a Dio

IL CANTICO DI FRATE SOLE

Diverse sono le interpretazioni riguardo questo inno di S. Francesco.

1) L’INTERPRETAZIONE ROMANTICA (1800): ingenuo slancio d’amore e fraternità


2) l’interpretazione di CASELLA (1949-1950):
a) l’idea che Dio non può essere mentovato, ma può essere lodato solo in base alle cose visibili
da lui create (“per” = perché)
b) le cose sono considerate sia perché belle in sé, sia perché belle in relazione con Dio.
c) Ma anche perché portano significatione, avvicinano alla comprensione di Dio che le ha
create.
d) In tal modo S. Francesco non rifiuterebbe il mondo rifugiandosi nel contemptus mundi
e) Nemmeno però S. Francesco ha intenzione di dare valore alle cose slegandole dalla realtà
trascendente di Dio.
3) l’interpretazione di LEO SPITZER.
a) Le cose non sarebbero solo lodate in sé e in relazione con Dio, ma anche in relazione
all’uomo, in quanto a lui utili.
b) Nell’inno c’è quindi una visione antropocentrica, che ha come centro l’uomo
c) Ma l’uomo è una creatura non lodata di per sé ma solo a determinate condizioni (sono lodati
“quelli ke perdonano”)
d) L’inno è diviso in due parti: nella prima vi è un ottimismo che abbraccia le creature, nella
seconda vi è invece una visione pessimistica dell’uomo. L’inno da lode universale alle
creature si trasforma in una predica ai peccatori.
4) L’interpretazione di GIOVANNI GETTO:
a) contesta la divisione in due parti operata da Spitzer
b) sostiene che accanto alle cose obbedienti e a Dio stanno gli uomini, con la loro volontà non
più ribelle come in regime di peccato
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5) Tra le forme di poesia religiosa ricordiamo la lauda.


a) canti in volgare con argomenti tratti dalla vita del Cristo, lodi alla Madonna, temi religiosi
quale il peccato, la misericordia di Dio, la speranza.
b) Cantati in processione dagli aderenti alla confraternita dei Flagellanti (incitati dalla
predicazione di Raniero Fasani)
c) Una voce solista recitava la strofa e il coro riprendeva con un ritornello
d) Talora entravano in gioco più ruovi recitanti, con veri e propri dialoghi in forma drammatica
le laude drammatiche iniziatrici delle sacre rappresentazioni
e) Questa forma fu scelta da uno dei più grandi poeti in assoluto dei tempi: IACOPONE DA
TODI. (per la vita cfr. pag. 259)
 La sua esistenza è nettamente divisa in due: prima e dopo la conversione
 Entrò nell’ordine francescano degli spirituali, lottando contro papa Bonifacio VIII
 Nelle sue laudi passa in rassegna le miserie umane, con un gusto per il pessimismo che
richiama il contemptus mundi.
 Il linguaggio è gremito di termini violenti e corposi, plebei, anche se egli è tutt’altro che
un uomo rozzo: ma il suo rifiuto per tutto ciò che è cultura e raffinatezza del vivere
sociale
 Argomento preferito: l’esperienza mistica
 La poesia più famosa è Donna de Paradiso che costituisce il primo esempio di lauda
drammatica (cfr. pag. 269).
6) Attorno alla figura di San Francesco si svilupparono una serie di aneddoti riguardanti la sua vita.
a) I fioretti di San Francesco, opera di un anonimo tradotta nel Trecento da un originale latino
dal titolo Actus beati Francisci et sociorum eius
b) Ottimismo evangelico, semplicità francescana, l’attesa di una terra promessa, cantico
d’amore per tutte le creature fanno di questa raccolta di aneddoti un ottimo specchio della
vita francescana dal tono di fiaba sulla purezza cristiana.

ATTENZIONE: RICORDA CHE…

Dopo la morte di San Francesco l’ordine si era diviso in due tronconi:


GLI SPIRITUALI, che predicavano l’assoluta fedeltà a Francesco, soprattutto per quanto
riguarda la fedeltà alla povertà e la rinuncia a non possedere non solo beni personali, ma anche
collettivi.
I CONVENTUALI, più disposti a scendere a compromessi con gli interesse politici e mondani,
attenuando il rigore della povertà e accettando la proprietà collettiva.
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LEZIONE 3
I GENERI LETTERARI: IL DOLCE STIL NOVO
1) Negli ultimi decenni del Duecento si afferma a Firenze, città all’avanguardia nei cambiamenti
della vita economica, il nuovo nucleo guida della cultura italiana con una nuova tendenza
poetica: il “dolce stil nuovo” in cui trova massima espressione la lirica cortese d’amore.
a) i maggiori poeti sono i fiorentini Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Dino
Frescobaldi + il pistoiese Cino da Pistoia
b) Si tratta di poeti dalla forte personalità, per cui è davvero difficile fissare i canoni di una
scuola, procedendo tutti su binari propri che in più di un punto si intersecano.
2) Si possono individuare caratteri comuni:
a) rifiuto del trobar clus pieno di artifici stilistici cari a poeti toscani precedenti, ovvero i
cosiddetti “poeti toscani di transizione”, come Guittone d’Arezzo o Bonaggiunta
Orbicciani.
b) Ereditano la poesia amorosa giunta dalla Francia attraverso la Scuola Siciliana e poi con
Guittone e Guido Guinizzelli.

LA SCUOLA SICILIANA

1) Gruppo di poeti cresciuto intorno alla corte di Federico II di Svevia:


a) prendono le liriche d’amore della poesia provenzale (di cui abbandona l’accompagnamento
musicale) e la rielaborano adattandola nella lingua siciliana, depurata e nobilitata con l’utilizzo di
latinismi e arcaismi.
b) Essi danno inizio alla vera e propria scuola poetica italiana, svincolando la letteratura da schemi
religiosi.
c) Accanto alla poesia amorosa utilizzano anche una tematica morale, civile, politica e guerresca.
2) I poeti maggiori di questa scuola sono Iacopo da Lentini, Pier delle Vigne, Guido delle Colonne,
uomini che quotidianamente si occupano di amministrazione e di politica, ma che coltivano l’hobby dei
versi d’amore alla provenzale. Potrebbe stupire questo monoargomento, se non fosse che la scelta della
poesia amorosa è giustificata dal clima di forte accentramento del potere nelle mani del monarca che
impedisce di fatto il nascere di forme poetiche più libere come nei comuni del Centro-Nord.
a) I temi principali sono quelli dell’amor cortese.
b) Questa poesia contiene una prevalenza di aspetti formalmente ineccepibili, ma sembra priva di
sentimento e di spontaneità

I RIMATORI TOSCANI DI TRANSIZIONE

1) La scuola poetica siciliana trovò subito grandi imitatori nell’Italia centrale, in particolar modo in
Toscana. Basti pensare che noi conosciamo i testi dei Siciliani grazie a volgarizzazioni in toscano ad
opera di copisti toscani che toscanizzarono la lingua originale.
a) i toscani tengono gli schemi siciliani, ma li ampliano dal punto di vista tematico
b) l’ambiente politico non è più quello della monarchia assoluta, ma quella della libera vita dei
Comuni
- il poeta non è più il cortigiano con compiti di funzionario politico e amministrativo
- egli è ora il cittadino pienamente inserito nella vita politica.
c) il principale poeta di questa scuola è GUITTONE D’AREZZO, che si ispira al trobar clus
provenzale: egli ama utilizzare gli artifici retorici e metrici più astrusi insieme ad un vocabolario
assai astruso.
d) Fra gli altri poeti segnaliamo Bonagiunta Orbicciani.

3) I contenuti di questo nuovo modo di fare poesia d’amore sono:


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a) all’omaggio feudale si sostituisce una visione più spiritualizzata della donna: ella è un
angelo in terra e dispensa salvezza
b) maggiore concentrazione sull’interiorità dell’amante, con l’esclusione di situazioni esterne
c) sostituzione della corte reale, con una corte ideale, composta da una cerchia di spiriti eletti,
dotati di cultura e disdegnosi del volgo
d) il dolce stil novo è la manifestazione di un nuovo ceto dominante: si tratta della nuova classe
dirigenti dei Comuni che aspirano a presentarsi come una nuova aristocrazia, basata sulla
nobiltà delle azioni e non su quella del sangue.
 Si tratta della gentilezza che è un dato di natura, legato alle qualità personali, non alla
nascita
 Questa rivendicazione nella lirica provenzale era l’espressione di una nobiltà che solo
recentemente aveva conquistato posizioni di potere.
 Nel dolce stil novo invece era l’espressione delle rivendicazione dei nuovi ceti urbani
e) la formula “dolce stil novo” è stata coniata da Dante Alighieri per designare il gruppo di
amici uniti dai medesimi interessi poetici nel campo della lirica d’amore.
 La vera discriminante è costituita dalle rime “dolci e leggiadre” come le indica Dante
 Un ‘altra differenza starebbe in ciò che Amor “ditta dentro” al cuore del poeta.
4) Il precursore di questi poeti è il bolognese Guido Guinizzelli.
a) Dante stesso lo definisce il suo maestro.
b) Suo è da considerarsi il manifesto del dolce stil novo, Al cor gentile rempaira sempre Amore
in cui propone due concetti innovativi rispetto alla poesia d’amore dei rimatori toscani di
transizione:
 Identificazione tra amore e gentilezza
 La donna è equiparata ad un angelo proveniente dal regno di Dio
 Gusto sottile per il ragionamento filosofico
5) Dopo Dante il maggiore di questi poeti è il suo amico GUIDO CAVALCANTI
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LEZIONE 4
GUIDO CAVALCANTI

1) Fiorentino e di famiglia nobile, carattere eletto e sdegnoso, impegnato nelle lotte politiche e
immerso nella meditazione filosofica. Mandato in esilio nel 1300.
2) La sua poesia stilnovistica presenta alcune caratteristiche:
a) l’amore è una passione sensuale che esclude ogni controllo razionale
b) l’amore è una forza oscura e devastante che impossessandosi dell’anima provoca dolore e
angoscia
c) tutte le vicende esterne dell’esperienza amorosa vengono messe in secondo piano a
vantaggio dell’interiorizzazione di questa vicenda: non importa dove e come è la donna
realmente, ma quali effetti produce in colui che la guarda.
d) la poesia è inserita in uno scenario astratto e irreale, senza spazio e senza tempo, senza
colori e oggetti che è l’interiorità stessa del poeta
e) i moti interiori dell’animo sono oggettivizzati
 gli spiritelli, cioè le varie facoltà dell’animo oggettivizzate
 l’immagine della donna amata, pura creazione soggettiva
 il poeta sbigottito e non in grado di esplicitare i suoi sentimenti
3) Analizziamo il sonetto Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira:
a) cadono i paragoni concreti e reali a vantaggio di un discorso più astratto e metafisico: non
c’è alcun connotato scenografico che permetta di collocare nello spazio e nel tempo la donna
amata
b) la donna è trasformata in un essere sovrannaturale e irraggiungibile.
c) L’attacco (“Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira”) rimanda al linguaggio sacro delle
sacre scritture
 (Quae est ista quae progreditur, del Cantico dei Cantici), passo biblico che
l’interpretazione delle sacre scritture nel medioevo attribuiva a Maria. Viene rafforzata
l’immagine divina della donna che appare come la Madonna.
 “Fa tremar di chiaritate l’are” richiama la luce fulgente che circonda nelle
rappresentazione artistiche le figure sovrannaturali
 “sì che parlare/null’omo pote”: stupore dei mortali di fronte al divino: il tema
dell’INEFFABILITÀ (cioè del troppo bello e superiore per poter essere significato “per
verba” come dirà Dante Alighieri…)
 questo tema percorre tutta la poesia (“Ch’io nol savria contare”; “Non si poria contar la
sua piagenza”; “non fu sì alta già la mente nostra”)
d) tuttavia il clima mistico (accentuato dall’invocazione “O Deo” v. 5) viene subito violato in
maniera profana dalla presenza del dio Amore, che riporta i termini del discorso all’interno
dei canoni dell’amor cortese
e) nell’ultima terzina la mente mortale (e qui si vede la preparazione filosofica di Guido
Cavalcanti) dichiara la sua incapacità: essa non ha la conoscenza necessaria per
comprendere la donna
 in questo modo la donna viene assimilata a Dio
 Cavalcanti spinge molto più in là il culto della donna portato da Guinizzelli: la donna
non è solo un essere angelico emanazione di Dio, ma è Dio.
4) Altra poesia interessante è Voi che per li occhi mi passaste ‘l core.
a) in questo sonetto troviamo l’altro tema di Cavalcanti; se nel primo c’era la lode della donna,
qui abbiamo gli effetti che la donna produce sull’amante: gli effetti sono sempre negativi e
distruttivi
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b) un’analisi della semantica di questo sonetto lo conferma: si sprecano le parole come


“sofferenza”, “angosciosa”, “distrugge”, “dolore”, “morto”, ecc.
c) nella poesia è presente una vera e propria sequenza narrativa:

QUARTINA
 la donna con i suoi sguardi trafigge il cuore del poeta e mette in angoscia la mente prima
tranquilla
 Amore col la forza della sua saetta genera scompiglio nel cuore del poeta
 Gli spiriti vitali, difensori della fortezza del cuore, vengono sbaragliati
 In mano ad Amore vincitore rimangono solo l’esteriorità dell’uomo ormai privo di forze
vitali
 La voce segnala con dolore questa nuova situazione

TERZINA
 Gli spiritelli d’amore che escono dagli occhi della donna hanno disfatto il cuore del
poeta
 L’amore getta un dardo nel cuore dell’uomo
 L’anima si scuote tremando
 L’anima vede il cuore morto nel lato sinistro

d) in queste sequenze, così incredibilmente parallele, di personaggi astratti, i moti interiori del
poeta assumono forma oggettivata.
e) L’amore, passione sconvolgente, annulla ogni personalità; siamo in presenza di un amore
mistico “alla rovescia”:
 Mentre nell’amore mistico l’Io si annulla a contatto con l’infinita divinità, traendone
ebbrezza e gioia e l’annientamento della personalità è in realtà un potenziamento in Dio
 Qui il senso di annullamento, di morte, non conduce ad alcuna rinascita spirituale e tutto
si risolve in cupa e paurosa disperazione.
NOTA BENE: forse è questo il motivo che fece guadagnare a Cavalcanti la fama di ateo
“eretico” con posizioni vicine al materialismo.

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