ILLUSTRAZIONE DI SANDRA FRANCHINO
la guida rapida
1 Domande. Quest’anno debutta l’obbligo di presentazione
Alessandra Gerbaldi
M
ancano poche settima-
ne all’appuntamento
del 1° luglio con la pre-
sentazione delle do-
mande per gli assegni
del nucleo familiare (Anf) secondo i
nuovi limiti di reddito dettati dal-
l’Inps con la circolare 66 del 17 mag-
gio 2019. Di norma, infatti, le richieste
valgono per l’arco temporale 1° lu-
glio-30 giugno dell’anno successivo.
Questa volta debutterà anche il nuo-
vo obbligo di inoltro telematico. Ma
andiamo con ordine.
Fino al 31 marzo 2019 i lavoratori
del settore privato che volevano rice-
vere in busta paga gli assegni per il
nucleo familiare dovevano presenta-
re la domanda al proprio datore, com-
Il Sole 24 Ore pilando il modello cartaceo Anf/Dip.
Lunedì Dal 1° aprile 2019, (Inps, circolare 45 e
3 Giugno messaggi 1777 e 1430 del 2019), la ri-
chiesta va presentata dal lavoratore
2019 all’Inps, solo in via telematica, me-
ilsole24ore.com diante uno dei seguenti canali:
Trova questo quotidiano e tutti gli altri molto prima,ed in più riviste,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.red
telematica delle richieste Anf - L’Inps provvederà all’istruttoria
Sostegno al reddito:
da luglio nuovi importi
 web, tramite il servizio online dedi-
cato, accessibile dal sito www.Inps.it,
se in possesso di Pin dispositivo, di
una identità Spid (Sistema pubblico
di identità digitale) almeno di livello
2 o Cns (Carta nazionale dei servizi).
 patronati, attraverso i servizi tele-
matici offerti dagli stessi, anche se
non in possesso di Pin. Secondo
quanto anticipato dai rispettivi ordi-
ni, anche consulenti del lavoro e com-
mercialisti saranno tra gli interme-
diari autorizzati. La nuova procedura
non interessa gli operai agricoli a
tempo indeterminato, che continue-
ranno ad utilizzare la consueta do-
manda cartacea.
L’esito della domanda
L’esito della domanda e gli importi
massimi spettanti saranno visibili
nella specifica sezione “Consultazio-
ne domanda”, disponibile nell’area
riservata. Solo in caso di rigetto della
domanda sarà inviato un provvedi-
mento formale.
Il lavoratore dovrà comunicare
Lavoro
e Inps
Assegni
familiari
l’esito positivo della richiesta al dato-
re, il quale avrà accesso ai dati neces-
sari per il pagamento degli Anf. Le do-
mande già presentate fino al 31 marzo
2019, con il modello cartaceo, per il
periodo compreso tra il 1° luglio 2018
ed il 30 giugno 2019 o a valere sugli
anni precedenti, non devono essere
reiterate, ma saranno gestite secondo
le regole già in uso.
La scadenza
Come già detto, il prossimo 1° luglio
2019, i lavoratori dovranno presenta-
re le nuove richieste, questa volta con
modalità telematiche. Dopo la do-
manda online, sarà la stessa l’Inps a
provvedere all’istruttoria, calcolando
direttamente importi giornalieri e
mensili teoricamente spettanti che
saranno messi a disposizione del da-
tore di lavoro attraverso una specifica
utility, nel “cassetto previdenziale
aziendale”. Sulla base degli importi
teorici, individuati dall’Inps, il datore
di lavoro dovrà calcolare l’importo ef-
fettivamente spettante nel mese, in
relazione alla tipologia di contratto
sottoscritto e alla presenza/assenza
del lavoratore nel periodo di riferi-
mento e liquidarlo ai dipendenti in
busta paga.
Qualora il lavoratore abbia richie-
sto assegni per il nucleo familiare ar-
retrati, il datore di lavoro potrà pagare
esclusivamente gli assegni relativi ai
periodi di paga durante i quali il lavo-
ratore è stato alle sue dipendenze. Gli
Anf degli anni precedenti, per periodi
lavorativi alle dipendenze di un dato-
re di lavoro diverso da quello attuale,
dovranno essere liquidati dal datore
presso cui il lavoratore prestava la
propria attività nel periodo richiesto.
In caso di domanda di assegno
per il nucleo familiare da parte di la-
voratori di ditte cessate o fallite, la
prestazione viene erogata diretta-
mente dall’Inps, nel limite della pre-
scrizione quinquennale, sempre
previa presentazione di una doman-
da telematica attraverso il servizio
online dedicato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2 la guida rapida Lunedì 3 Giugno 2019 Il Sole 24 Ore
Assegni
familiari

I PARAMETRI NUCLEI FAMILIARI CON ENTRAMBI I GENITORI E ALMENO UN FIGLIO MINORE

PER DEFINIRE Importo mensile dell’assegno dal 1° luglio 2019 per livello di reddito e numero di componenti (non portatori di handicap).
GLI ASSEGNI Dati in euro
Il rapporto tra reddito (2018) REDDITO FAMILIARE IMPORTO DELL'ASSEGNO PER NUMERO REDDITO FAMILIARE IMPORTO DELL'ASSEGNO PER NUMERO
e numero dei componenti ANNUO DEL 2018 COMPONENTI DEL NUCLEO ANNUO DEL 2018 COMPONENTI DEL NUCLEO
per nucleo familiare, valido DA A 3 4 5 DA A 3 4 5
dal 1° luglio 2019, è stato 0 14.701,55 137,50 258,33 375,00 54.689,74 54.807,33 29,06 54,28 129,67
fissato dalla circolare Inps 66 16.583,33 16.700,93 124,33 239,92 358,71 56.689,12 56.806,74 25,80 49,89 122,87
del 17 maggio 2019 18.582,76 18.700,34 111,15 221,50 342,42 58.688,54 58.806,14 22,54 45,50 116,07
20.699,76 20.817,38 97,20 202,00 325,17 60.805,55 60.923,15 19,09 40,85 108,87
Per individuare l’importo
22.699,19 22.816,79 84,03 183,58 308,88 62.687,38 62.804,97 16,03 36,72 102,47
dell’assegno al quale
un nucleo familiare – con 24.698,59 24.816,20 70,85 165,17 292,58 64.686,75 64.804,36 12,77 32,32 95,67
entrambi i genitori e 26.697,99 26.815,60 57,68 146,75 276,29 66.686,17 66.803,79 9,51 27,93 88,87
almeno un figlio minore – 28.697,40 28.815,02 48,17 128,33 260,00 68.685,58 68.803,19 6,25 23,54 82,07
ha diritto l’Inps allega alla 30.696,83 30.814,42 47,46 109,92 243,71 70.685,00 70.802,60 2,99 19,15 75,27
circolare 66/2019 32.696,20 32.813,83 46,75 91,50 227,42 72.684,39 72.802,00 - 14,76 68,47
le tabelle, tra cui la 11, 34.695,62 34.813,23 46,04 79,13 211,13 74.683,79 74.801,41 - 10,37 61,67
dalla quale sono state 36.695,03 36.812,65 45,33 77,86 194,83 76.683,22 76.800,83 - 5,97 54,87
estrapolate alcune 38.694,46 38.812,05 44,63 76,58 178,54 78.682,63 78.800,24 - 1,58 48,07
tipologie di nucleo 40.693,84 40.811,46 43,92 75,31 162,25 80.682,03 80.799,64 - - 41,27
familiare e di reddito più 42.693,27 42.810,87 43,21 74,03 160,27 82.681,43 82.799,05 - - 34,47
ricorrenti. Si tratta di nuclei 44.692,68 44.810,29 42,50 72,76 158,28 84.680,85 84.798,45 - - 27,67
da 3 a 5 componenti 46.692,10 46.809,69 41,79 71,48 156,30 86.680,28 86.797,88 - - 20,87
(in tutti i casi genitori 48.809,11 48.926,72 38,64 67,20 149,67 88.679,66 88.797,26 - - 14,07
compresi). 50.808,51 50.926,12 35,38 62,81 142,87 90.679,08 90.796,69 - - 7,27
52.690,31 52.807,92 32,32 58,68 136,47 92.796,10 92.913,71 - - 0,07
Fonte: Inps - Circolare 66/2019, tabella 11

2 Il calcolo. Se cambia la composizione del nucleo per un periodo già richiesto o mutano
le condizioni reddituali occorre presentere una richiesta di variazione entro 30 giorni

Tipo di famiglia, componenti

e «incassi» definiscono le cifre
Alessandra Gerbaldi validi fino al 30 giugno 2020, stabi- che compongono il nucleo familia- so, ammonta almeno al 70% del-  previa autorizzazione, i nipoti in

L’
assegno per il nucleo
familiare consiste in un
trattamento economi-
co che spetta, a richie-
sta, a tutti i lavoratori i
cui redditi complessivi siano al di
sotto di determinati limiti, stabili-
ti di anno in anno. Tale importo,
espressamente escluso sia da con-
tribuzione che da tassazione, co-
stituisce una somma netta da cor-
rispondere al dipendente.
La misura dell’assegno è di im-
porto variabile, sulla base di tre fat-
tori principali:
 tipologia del nucleo familiare;
 numero dei componenti del nucleo;
 reddito complessivo conseguito
da tutti i componenti.
Le fasce di reddito e gli importi
da corrispondere, a loro volta, so-
no differenziati a seconda delle
caratteristiche del nucleo familia-
re, distinte in specifiche tabelle
pubblicate annualmente dall’Inps,
con decorrenza dal 1° luglio di ogni
anno e valide fino al 30 giugno
dell’anno successivo.
Pertanto, il 1° luglio prossimo en-
treranno in vigore i nuovi importi
degli assegni del nucleo familiare,
liti dall’Inps con la circolare 66 del 17
maggio 2019. Alla circolare sono al-
legate, come di consueto, le tabelle
di riferimento per la determinazio-
ne dell’importo dell’assegno, codifi-
cate dall’Inps con numeri diversi a
seconda della tipologia del nucleo
familiare (ad esempio, tabella 11:
«Nuclei familiari con entrambi i ge-
nitori e almeno un figlio minore»).
La misura dell’assegno, che va-
ria in funzione del numero dei
componenti del nucleo, è stabilita
in importi decrescenti per scaglio-
ni crescenti del reddito conseguito
da tutti i componenti e cessa al
raggiungimento di determinate
soglie, diverse a seconda della ti-
pologia del nucleo familiare. Sono,
infatti, previsti importi e fasce
reddituali più favorevoli per alcu-
ne tipologie di nuclei familiari, co-
me ad esempio nel caso di nuclei
monoparentali o con componenti
diversamente abili.
Reddito
Per ottenere il pagamento dell’asse-
gno i dipendenti devono presentare
all’Inps una richiesta telematica per
ogni anno in cui si ha diritto, indi-
cando il reddito di tutte le persone
re. La domanda viene fatta, di nor-
ma, dal componente del nucleo
(esclusi i figli e equiparati) che è ti-
tolare di un rapporto di lavoro di-
pendente; se entrambi i genitori so-
no lavoratori dipendenti, la stessa
può essere presentata indifferente-
mente dall’uno oppure dall’altro.
Per quanto riguarda le domande
decorrenti dal 1° luglio prossimo, il
reddito da prendere in considera-
zione ai fini della concessione del-
l’assegno per il periodo 1° luglio
2019 - 30 giugno 2020 è quello pro-
dotto nell’anno 2018 e comprende
la somma dei redditi complessivi
assoggettabili all’Irpef (al lordo
quindi delle detrazioni, degli oneri
deducibili e delle ritenute) e dei
redditi di qualsiasi natura, - com-
presi - se superiori a 1.032,91 euro,
quelli esenti da imposta e quelli
soggetti a ritenuta alla fonte o im-
posta sostitutiva.
L’assegno, in ogni caso, spetta
solo se la somma dei redditi deri-
vanti da lavoro dipendente, da
pensione o da altre prestazioni
conseguenti ad attività di lavoro
dipendente (integrazioni salariali,
disoccupazione e altro), riferita al
nucleo familiare nel suo comples-
l’intero reddito.
Nucleo familiare
Fanno parte del nucleo familiare i
seguenti soggetti:
 il lavoratore richiedente l’assegno;
 il coniuge/parte dell’unione civile
non legalmente ed effettivamente
separato o sciolto da unione civile
(anche se non convivente) o che non
abbia abbandonato la famiglia;
 i figli e equiparati di età inferiore a
18 anni compiuti, conviventi o meno;
 previa autorizzazione, i figli e
equiparati maggiorenni con inabili-
tà assoluta e permanente a un profi-
cuo lavoro, purché non coniugati;
 previa autorizzazione, i figli e
equiparati, studenti o apprendisti,
di età superiore ai 18 anni ed infe-
riore ai 21 anni, purché il nucleo fa-
miliare sia composto da almeno
quattro figli o equiparati, tutti di età
inferiore a 26 anni;
 previa autorizzazione, i fratelli,
sorelle del richiedente e nipoti (col-
laterali o in linea retta non a carico
dell’ascendente), minorenni o mag-
giorenni, inabili a proficuo lavoro
solo se orfani di entrambi i genitori
e non aventi diritto alla pensione ai
superstiti, né coniugati;
linea retta di età inferiore a 18 anni
e viventi a carico dell’ascendente.
Comunicazione delle variazioni
Nelle ipotesi di variazione della
composizione o della condizione
del nucleo familiare per un periodo
già richiesto, o nel caso in cui si mo-
difichino le condizioni che danno
diritto all’aumento dei livelli reddi-
tuali, il lavoratore è tenuto a pre-
sentare all’Inps, per il periodo di in-
teresse, una domanda di variazione
entro 30 giorni dalla stessa, attra-
verso la procedura telematica «Anf
Dip». La domanda di variazione va
presentata, inoltre, anche in caso di
rioccupazione presso un nuovo da-
tore di lavoro.
Con riferimento all’evento che
ha dato origine alla variazione del
nucleo familiare, il diritto all’asse-
gno decorre dal primo giorno del
mese in cui l’evento si verifica (ad
esempio nascita del figlio, matri-
monio e altro) all’ultimo giorno del
periodo di paga in cui le condizioni
stesse vengono a mancare (ad
esempio raggiungimento della
maggiore età da parte del figlio, se-
parazione dal coniuge e altro).
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Il Sole 24 Ore Lunedì 3 Giugno 2019 la guida rapida 3
Assegni
familiari

3
I PARAMETRI

1,1% Rivalutazione annuale per i livelli di reddito

Con circolare Inps 66 del 17 maggio 2019, resi
noti i nuovi importi degli Anf dal 1° luglio 2019 al
30 giungo 2020. La legge 153/88 stabilisce che i
livelli di reddito ai fini della corresponsione
dell’assegno siano rivalutati annualmente con
effetto dal 1° luglio di ogni anno. La variazione
Modalità percentuale dell’indice dei prezzi al consumo tra
il 2017 e il 2018, sulla cui base sono stati
rideterminati i livelli reddituali è stata dell’1,1%.
Tra nuove
Le tabelle contenenti i nuovi redditi, i
corrispondenti importi mensili della
prestazione, diversificati secondo le diverse
tabelle, tipologie di nuclei familiari sono allegate, come
di consueto, alla circolare. Per ottenere il
misura
pagamento dell’assegno i dipendenti devono
presentare una richiesta telematica all’Inps,
indicando il reddito di tutte le persone che
compongono il nucleo familiare. Il reddito da
prendere in considerazione per l’ok all’assegno
per il periodo 1° luglio 2019-30 giugno 2020 è
quello prodotto nel 2018. La cifra dell’assegno
varia in funzione del numero dei componenti del
nucleo e del reddito conseguito nell’anno
precedente da tutti i componenti del nucleo
stesso. L’assegno spetta solo se il reddito
complessivo del nucleo familiare è composto,
per almeno il 70%, da redditi derivanti da lavoro
dipendente e assimilato. Le fasce di reddito e gli
importi sono differenziati secondo le
caratteristiche del nucleo familiare.

dell’aiuto 2019
GLI ASSEGNI

Importo intero se c’è la «settimana corta»

e casi 1
7
2
8
3
9
4
10
5
11
6
12 13 L’assegno mensile è divisibile in quote festività, donazione sangue). In caso di aziende
particolari 14
20
15
21
16
22
17
23
18
24
19
25 26
giornaliere (ventiseiesimi) e spetta per intero
quando i dipendenti nel mese abbiano lavorato
che adottano la “settimana corta” (in genere
sabato non lavorato), spetta comunque l’intero
130 ore se impiegati e 104 se operai. Se non si importo dell’assegno settimanale (compresa
A cura di raggiungono questi valori, occorre fare anche la giornata di sabato), quando il motivo
Alessandra Gerbaldi riferimento alle singole settimane e spetterà la del mancato raggiungimento di 24 o 30 ore sia
quota intera settimanale (importo mensile: 26 dipeso da assenze che comunque danno
x 6) se gli stessi abbiano lavorato almeno 30 diritto all’assegno. In caso contrario, spettano
ore se impiegati o 24 se operai. In presenza di tanti ventiseiesimi quanti sono i giorni lavorati
settimane nelle quali, invece, non si siano o che, anche se non lavorati, danno diritto
raggiunti i limiti descritti, al lavoratore spettano all’assegno. In caso di lavoratori part-time,
tanti assegni giornalieri (importo mensile spetta l’assegno per intero purché la
diviso 26) quanti sono i giorni lavorati, tenendo prestazione settimanale sia pari almeno a 24
conto che l’assegno spetta, in ogni caso per i ore. Se non si raggiungono le 24 ore, spettano
giorni non lavorati a causa di assenze previste tanti assegni giornalieri quante sono le
dalla legge (ad esempio malattia, infortunio, giornate retribuite, con esclusione del sabato,
maternità, ferie, congedo matrimoniale, se si adotta la settimana corta.

LE SITUAZIONI SPECIFICHE

?
Divorzio, il genitore affidatario presenta domanda
In caso di separazione, divorzio, figli naturali
riconosciuti da entrambe i genitori, ai fini della
composizione del nucleo familiare, la domanda
per ottenere gli assegni può essere fatta dal
genitore cui i figli sono affidati e con cui i figli
convivono. In questi casi, però, è necessario
anche presentare all’Inps una richiesta
preventiva, attraverso la procedura
«Autorizzazione Anf». Se c’è affidamento
congiunto dei figli, il diritto all’assegno scatta a
favore di entrambi i coniugi affidatari. In tal
caso, può essere stabilito di comune accordo
quale dei due coniugi deve richiedere
l’autorizzazione al trattamento di famiglia. Se c’è
contrasto tra i coniugi affidatari, viene utilizzato
il criterio della convivenza per valutare intorno a
quale dei due coniugi affidatari si è ricomposto il
nucleo familiare (Inps, messaggio 12791/2006).
Nell’ipotesi di genitori naturali conviventi, la
richiesta può essere fatta indifferentemente
dall’uno o dall’altro tenendo conto che il nucleo
familiare non può comprendere il genitore non
richiedente proprio perché non c’è matrimonio.
Per la misura dell’Anf, per la determinazione
del reddito complessivo è assimilabile ai
nuclei familiari coniugali la sola situazione
dei conviventi di fatto, che abbiano stipulato
il contratto di convivenza secondo la legge
76/2016, qualora dal suo contenuto emerga
con chiarezza l’entità dell’apporto
economico di ciascuno alla vita in comune
(circolare Inps 84/2007).

LA PROCEDURA «DI CRISI»

Ditte cessate o fallite: assegno direttamente dall’Inps

In caso di lavoratori di ditte cessate o fallite,
l’assegno per il nucleo viene erogato direttamente
dall’Inps. La domanda deve essere presentata
all’Istituto, attraverso uno dei seguenti canali:
 web, tramite il servizio on-line dedicato,
accessibile dal cittadino munito di Pin dispositivo,
Spid (Sistema pubblico di identità digitale) almeno
di livello 2 o Cns (Carta nazionale dei servizi), dal
sito Inps al seguente percorso: «Invio online di
domande di prestazioni a sostegno del reddito»,
poi «Funzione Anf ditte cessate e fallite»;
 contact Center multicanale, chiamando da
telefono fisso il numero 803 164 o da cellulare il
numero 06 164164, se in possesso di Pin;
 patronati e intermediari autorizzati, attraverso i
servizi telematici offerti dagli stessi, anche se non
in possesso di Pin. Come previsto dalla circolare
Inps 136/2014, nel caso di ditte cessate, alla
richiesta dovrà essere allegata una dichiarazione
della ditta da cui risulti la data di cessazione attività,
i motivi della mancata erogazione dell’Anf, nei
periodi indicati e l’impegno a non effettuare il
pagamento successivamente al rilascio della
dichiarazione. Nel caso di ditte fallite dovrà essere
allegata la dichiarazione del curatore fallimentare
attestante gli estremi del fallimento e l’esistenza
del rapporto di lavoro, quella del lavoratore che
attesti il mancato ricevimento dell’assegno e
l’impegno a non insinuare nel passivo i crediti per la
prestazione richiesta con pagamento diretto.

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4 la guida rapida
4 Autorizzazione. Va chiesta in presenza
Pagina a cura di
Alessandra Gerbaldi
F
igli del coniuge, familiari
residenti all’estero, nipo-
ti orfani di entrambi i ge-
nitori: se, di norma, per
ottenere il pagamento
dell'assegno del nucleo familiare,
il lavoratore deve presentare la
domanda «Anf/Dip», non man-
cano i casi particolari che devono
essere autorizzati preventiva-
mente dall’Inps.
Il lavoratore,in questo caso,
deve infatti presentare all’Istituto
una richiesta per includere nel
proprio nucleo determinati fami-
liari, corredata dalla documenta-
zione necessaria per definire il di-
ritto alla prestazione.
La richiesta di autorizzazione
è necessaria nei casi in cui nel nu-
cleo familiare siano ricompresi:
 figli e equiparati di coniugi/
parti dell’unione civile legalmen-
te ed effettivamente separati o di-
vorziati/sciolti da unione civile o
in stato di abbandono;
 figli del coniuge/parte del-
l’unione civile nati da prece-
dente matrimonio;
 figli (propri o del coniuge/parte
dell’unione civile) riconosciuti
dall’altro genitore;
 fratelli, sorelle o nipoti del ri-
chiedente orfani di entrambi i ge-
nitori e non aventi diritto a pen-
sione ai superstiti;
 nipoti minori in linea retta a ca-
rico dell’ascendente (nonno/a)
richiedente;
 minori affidati a strutture pubbli-
che in accasamento etero familiare;
 familiari residenti all’estero di
cittadino italiano, comunitario o
straniero di Stato convenzionato;
 figli o equiparati studenti o ap-
prendisti, di età compresa tra i 18
anni compiuti e inferiore ai 21 an-
ni compiuti, purché facenti parti
di nuclei familiari con almeno
quattro figli o equiparati, tutti di
età inferiore a 26 anni;
 familiari minorenni incapaci di
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Assegni
familiari
di orfani, figli di genitori divisi, persone
inabili e altre categore da proteggere
Per i nuclei
più deboli
serve il placet
dell’Inps
compiere gli atti propri della loro
età (se non in possesso di docu-
menti attestanti il diritto all’in-
dennità di accompagnamento o
di frequenza);
 familiari maggiorenni con ina-
bilità assoluta e permanente a
proficuo lavoro (se non in posses-
so di documenti attestanti l’ina-
bilità al 100%).
Il riscontro dell’Inps
Fino al 31 marzo 2019, a seguito
della richiesta, l’Inps rilasciava al
lavoratore il modello cartaceo di
autorizzazione Anf 43, da presen-
tare al proprio datore in allegato
al modello cartaceo Anf/Dip di ri-
chiesta degli assegni.
Dal 1° aprile 2019, come illu-
strato dall’Inps nella circolare 45
e nel messaggio 1777 del 2019, in
caso di esito positivo, al cittadi-
no non verrà più inviato il prov-
vedimento di accoglimento della
domanda di autorizzazione
(modello Anf 43), come finora
previsto, ma solo l’eventuale
provvedimento di reiezione
(modello Anf 58).
A seguito dell’obbligo di pre-
sentazione telematica delle do-
mande di assegni per il nucleo fa-
miliare da parte dei dipendenti,
introdotto dal 1° aprile 2019, in-
fatti, nei casi di preventiva auto-
rizzazione agli assegni per il nu-
cleo da parte dell’Inps, le strutture
territoriali competenti provvede-
ranno alla successiva istruttoria
della domanda di «Anf /Dip» pre-
sentata dal lavoratore e gli impor-
ti, eventualmente spettanti e già
calcolati dall’Istituto, saranno poi
messi a disposizione del datore di
lavoro all’interno del «Cassetto
previdenziale».
Operai agricoli
Il modello Anf 43, invece, verrà
inviato nei casi di domande pre-
sentate da operai agricoli a tem-
po indeterminato. Per tali lavo-
ratori continueranno a valere le
regole previgenti di presenta-
zione della domanda di assegni
per il nucleo familiare con mo-
dalità cartacea al proprio datore
con il modello «Anf/Dip», a cui,
se necessario, dovrà essere alle-
gato il modello di autorizzazio-
ne Anf43.
Stop ai modelli cartacei
Dal 1° aprile 2019, anche per le do-
mande di autorizzazione preven-
tiva agli assegni per il nucleo fa-
miliare presentate in precedenza
ma non ancora istruite, così come
per quelle presentate successiva-
mente, non saranno più inviati
agli interessati i modelli di auto-
rizzazione cartacei Anf 43.
Il datore di lavoro, di conse-
guenza, non dovrà più prendere
visione né acquisire agli atti le au-
torizzazioni, in quanto il diritto
alla prestazione familiare è verifi-
cato direttamente dall’Inps.
In caso di autorizzazione par-
ziale, rilasciata solo in riferi-
mento ad alcuni componenti,
l’importo da erogare a titolo di
assegni per il nucleo familiare
sarà calcolato solo considerando
il nucleo autorizzato.
Trasparenza
Va sottolineato che anche per
quanto riguarda la procedura
online di «Autorizzazione Anf»,
così come accade per le doman-
de di Anf, l’esito della richiesta è
visibile all’utente, o all’interme-
diario delegato, accedendo con
le proprie credenziali nella spe-
cifica sezione «Consultazione
domanda».
Si tratta di un’ ulteriore atten-
zione verso la trasparenza, per-
ché consente al cittadino richie-
dente o all’intermediario dele-
gato di monitorare la decorrenza
dell’autorizzazione e la scaden-
za della stessa, al termine della
quale, se persistono le condizio-
ni già richieste, sarà necessario
riproporre una nuova domanda
di autorizzazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lunedì 3 Giugno 2019 Il Sole 24 Ore
LE NORME
Testo unico
assegni familiari
I QUESITI
Il Testo unico sugli assegni
familiari, approvato con Dpr
797/1955 e il Dl 69/1988,
convertito nella legge
153/1988, rappresentano i
due strumenti normativi
principali che regolamentano
la disciplina dell’assegno del
nucleo. Numerose circolari e
messaggi Inps si sono
succeduti nel tempo, come la
la circolare 12/1990, di
riepilogo e coordinamento
dei vari criteri normativi
Circolare Inps 66/2019
Con la circolare 66 del 17
maggio 2019, come ogni
anno, l’Inps ha reso noti gli
importi degli Anf, le fasce di
reddito e le tabelle valide dal
1° luglio 2019 fino al
30 giugno 2020
Circolare 45/2019
Con la circolare 45 del 22
marzo 2019 e il messaggio
1777 dell’8 maggio 2019 sono
state fornite le indicazioni
operative relative alla nuova
modalità di presentazione
telematica delle domande di
assegno per il nucleo
familiare, da parte di
lavoratori del settore privato
non agricolo, in vigore dal
1° aprile 2019
IL GLOSSARIO
Anf
L’Anf (Assegno per il nucleo
familiare) è un trattamento
economico che spetta, a
richiesta, ai lavoratori i cui
redditi complessivi siano al di
sotto di determinati limiti,
stabiliti di anno in anno.
Il reddito complessivo è la
somma dei redditi di tutti i
familiari che compongono il
nucleo. Per le domande
decorrenti dal 1° luglio 2019
va indicato il reddito del 2018
Nucleo familiare
Il nucleo familiare è costituito
da tutti i familiari considerati
utili per la corresponsione
dell’assegno. Le diverse
tipologie di nuclei sono
individuate dall’Inps in
specifiche tabelle. La domanda
«Anf/Dip» va compilata via
web dai dipendenti, indicando i
componenti del nucleo e i
redditi complessivi
Autorizzazione Anf
La domanda
«Autorizzazione Anf» è la
richiesta che il lavoratore, in
casi particolari, deve
presentare online all’Inps
per includere nel proprio
nucleo determinati familiari
Il genitore naturale
convivente con i figli può
ricevere l’assegno del
nucleo anche se non è
lavoratore dipendente e
non convive con l’altro
genitore?
Nel caso di genitori
naturali non conviventi, il
genitore con cui
convivono i figli naturali
riconosciuti da entrambi i
genitori, che non sia
lavoratore dipendente,
può fruire dell’assegno in
relazione al rapporto di
lavoro dell’altro genitore
non convivente, fermo
restando che il reddito da
prendere in
considerazione è quello
del genitore convivente. In
questo caso, la richiesta
dell’assegno dovrà essere
presentata dal genitore
lavoratore dipendente
non convivente con i figli,
ma la prestazione sarà
erogata direttamente al
genitore convivente, così
come illustrato dall’Inps
nella circolare 36 del 19
marzo 2008.
Ai fini degli assegni per il
nucleo familiare che cosa
si intende per parte
dell’unione civile?
L’articolo 1, commi 1-35
della legge 76/2016 ha
disciplinato le unioni civili
tra persone dello stesso
sesso prevedendo, tra
l’altro, che «le disposizioni
che si riferiscono al
matrimonio e le
disposizioni contenenti le
parole “coniuge”, “coniugi”
o termini equivalenti,
ovunque ricorrono nelle
leggi, negli atti aventi
forza di legge, nei
regolamenti nonché negli
atti amministrativi e nei
contratti collettivi, si
applicano anche ad
ognuna delle parti
dell’unione civile tra
persone dello stesso
sesso». Pertanto, ai fini
della domanda degli
assegni per il nucleo, la
parte dell’unione civile
(non sciolto dall’unione) è
equiparato al coniuge (non
legalmente ed
effettivamente separato).
Per la qualificazione di
«unito civilmente» in base
al comma 3, articolo 1 della
legge 76/2016, si dovrà
fare riferimento agli atti
dell’unione civile registrati
nell’archivio dello
stato civile. In questi casi,
per il riconoscimento
dell’assegno valgono le
regole generali, con alcune
specificità esaminate
dall’Inps nella circolare 84
del 5 maggio 2017.
l’esperto risponde

la
guida
21
Lavoro
rapida e Inps
Assegni
Estraibile
al centro
dell’inserto

familiari

Agevolazioni Controversie stradali Locazioni

L’immobile donato I rilevatori ai semafori Niente cedolare secca
e intestato alla figlia non devono essere se il contratto di affitto
le preclude i nuovi segnalati da cartelli del negozio è ristipulato
benefici «prima casa» o dispositivi luminosi con la stessa società
SETTIMANALE
— Marcello Claudio Lupetti a pagina 2 — Maria Laura Barbera a pagina 8 — Matteo Rezzonico a pagina 10
DI CONSULENZA

PER I LETTORI

Focus FISCO DICHIARAZIONE IVA SANZIONI EDILIZIA LOCAZIONI

Finanza alternativa DEI REDDITI DELLE Giorgio Confente TRIBUTARIE E URBANISTICA Matteo Rezzonico
per le imprese AGEVOLAZIONI PERSONE FISICHE Giampaolo Giuliani Giorgio Confente Vincenzo Petrone Luca Stendardi
SULLA CASA Alfredo Calvano Albino Leonardi Massimo Sanguini
Marcello Claudio Stefano Setti
In allegato con il Sole 24 Ore Lupetti CONTRIBUENTI CONTROVERSIE PREVIDENZA
Marco Zandonà MINORI, MINIMI E IVA UE–EXTRA UE LEGALI CONDOMINIO Aldo Forte
REGIMI CONTABILI Giuseppe Barbiero Daniele Ciuti Giuseppe Mantarro Pietro Gremigni
MERCOLEDÌ AGEVOLAZIONI Paolo Meneghetti Stefano Setti Alessandro Sartirana Matteo Rezzonico Fabio Venanzi
IN
TRIBUTARIE Cesarina Vittoria
EDICOLA
Gabriele Ferlito ACCERTAMENTO/ Vegni
Marco Zandonà CONTENZIOSO CONTROVERSIE
Rosanna Acierno STRADALI
Giorgio Confente Maria Laura Barbera
Pasquale Mirto

Il Sole 24 Ore
Lunedì 3 Giugno 2019
Per inviare le domande agli esperti compilare
l'esperto risponde il modulo presente sul sito del Sole 24 Ore dove è disponibile In diretta con l'esperto
n. 21/2019 anche la banca dati con oltre 200mila risposte. ilsole24ore.com/espertorisponde

Trova questo quotidiano e tutti gli altri molto prima,ed in più riviste,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.red
2 n. 21
Fisco
AGEVOLAZIONI SULLA CASA
A cura di
Marcello Claudio Lupetti
[1173][390703]
L’immobile intestato alla figlia
preclude la nuova prima casa
L
Alcuni anni fa, dopo la vendita di una piccola
abitazione lasciatami in eredità, ho acquistato, nello
stesso luogo, un’abitazione più recente
intestandola direttamente a mia figlia. Le imposte
catastali e quelle relative all’acquisto sono state
pagate con l’agevolazione prima casa. L’acquisto per
mia figlia può essere considerato donazione e,
quindi, nel caso in cui lei volesse acquistare un altro
immobile, potrebbe fruire comunque
dell’agevolazione prima casa?
G.P. - ANCONA
L elettrico e la cella frigorifera
a risposta è negativa. Se è vero, infatti, che l’intesta-
zione di beni immobili a nome altrui configura una
donazione indiretta dell’immobile, è pur vero che
l’atto ha scontato le imposte previste per i trasferimenti
a titolo oneroso. Nel caso di successivo acquisto, la figlia
del lettore non potrebbe fruire delle agevolazioni prima
casa perché mancherebbe il requisito di cui alla lettera
c) della nota II–bis all’articolo 1 della Tariffa, parte pri-
ma, allegata al Dpr 131/1986. Occorre pertanto che la
figlia alieni prima l’immobile di sua proprietà per poter
fruire nuovamente delle agevolazioni in questione.
A cura di
Marco Zandonà
[1174][390543]
Nessuno sconto su immobili
di nuova costruzione
Nel dicembre 2018, mio figlio e la sua compagna
hanno firmato un compromesso, registrato presso
l’agenzia delle Entrate, per l’acquisto di un
appartamento (prima casa) che è in fase di
costruzione. Il rogito verrà firmato presumibilmente
nella primavera 2020. L’appartamento che è parte di
un condominio, sarà dotato di pannelli solari,
cappotto, riscaldamento a pavimento, domotica.
Possono beneficiare delle detrazioni fiscali? Se sì, il
costruttore deve rilasciare qualche tipo di
dichiarazione ai fini delle detrazioni?
D.Z. - PIOLTELLO
L
a risposta è negativa. Le detrazioni fiscali per gli
interventi di ristrutturazione e di risparmio energe-
tico (articolo 16–bis del Tuir, Dpr 917/1986, e artico-
lo 1, comma 67, della legge 145/2018, di Bilancio per il
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l’esperto risponde
L’
2019), non si applicano agli interventi di nuova costru-
zione come nel caso di specie. Anche nell’ipotesi di rogito
prima del completamento (fabbricato al rustico) gli stessi
lavori sarebbero poi di completamento e, come tali, non
agevolati. In sostanza, per fruire dei benefici fiscali oc-
corre intervenire su un fabbricato esistente prima del-
l’inizio dei lavori, cioè accatastato come ultimato prima
del sostenimento delle spese detraibili.
[1175][390537]
Risparmio energetico :
spese ripartite per millesimi
Un condominio, composto da 20 unità abitative,
spende complessivamente 600mila euro (Iva
compresa) per un intervento di risparmio energetico
con isolamento a cappotto, che rientra
nell’ecobonus con detrazione del 70 per cento. La
norma prevede un ammontare complessivo delle
spese pari a 40mila euro per ciascuna delle 20 unità
e, quindi, 800mila euro lordi, Iva inclusa. Nella
ripartizione dei costi (da indicare nella delibera
condominiale), avendo più millesimi di proprietà
rispetto agli altri condòmini, mi è stato imputato un
costo di 48.600 euro lordi, con Iva.
Nel mio caso specifico posso applicare la detrazione
fiscale del 70% su 40.000 euro, quindi dovrò pagare
il 30% di 40mila euro più la differenza tra 48.600 –
40.000, per un totale di 20.600 euro? Oppure
pagherò il 30% di 48.600 euro, quindi 14.850 euro?
I.E.C. - ANCONA
a risposta corretta è la seconda: il condomino deve
deve pagare 14.850 euro, mentre la restante parte vie-
ne saldata con la cessione del credito d’imposta all’ese-
cutore dei lavori. L’articolo 1, comma 2, lettera a, nn. 1–3
della legge 232/2016, di Bilancio 2017, per i soli interventi
che riguardano l’intero condominio prevede la proroga fino
al 31 dicembre 2021 (proroga quinquennale) della detrazio-
ne per interventi di risparmio energetico con un aumento
della percentuale di detrazione in ragione dell’intervento
effettuato. In particolare, la percentuale ordinaria del 65%
viene elevata al:
• 70% se l’intervento riguarda l’involucro dell’edificio, con
un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente
lorda dell’intero edificio,
• 75% se l’intervento è finalizzato a migliorare la prestazio-
ne energetica invernale ed estiva e consegua almeno la qua-
lità media di cui al Dm 26 giugno 2015. Peché sia rispettato
quest’ultimo requisito, si fa riferimento al più recente de-
creto del 2015, a differenza della regolamentazione applica-
tiva del bonus del 65% “ordinario”, per il quale dovrebbero
continuare a valere le indicazioni fornite dal Dm 11 marzo
2008. È prevista, inoltre, la possibilità di cedere la detrazio-
ne alle imprese esecutrici o a “soggetti privati”, con esplicita
esclusione degli istituti di credito e degli intermediari fi-
nanziari. In entrambe le ipotesi, la detrazione si applica su
un ammontare delle spese non superiore a 40mila euro
L
moltiplicato il numero delle unità immobiliari che com-
pongono l’edificio e deve essere ripartita in dieci quote an-
nuali di pari importo sulla base dalla tabella millesimale,
cioè tenuto conto della dimensione e della percentuale della
proprietà di ciascun soggetto (è chiaro che un cantina non
avrà detrazione commisurata a 40mila euro). L’importante
è che la detrazione massima sia commisurata a 40mila euro
moltiplicata per il numero delle unità immobiliari.
[1176][390488]
Elettrodomestici: all’Enea
i dati degli acquisti del 2018
Ho in corso una ristrutturazione partita a maggio
2017. Nel modello 730 dell’anno scorso ho indicato
tutte le spese per detrazioni edilizie, comprese le
spese per mobili e arredi (nello specifico:
elettrodomestici). Ho letto che da gennaio 2018, per
l’acquisto degli elettrodomestici, bisogna
trasmettere all’Enea le informazioni utili per fruire del
bonus mobili. Sono obbligata alla comunicazione
Enea per beneficiare della detrazione fiscale del 50%
per gli elettrodomestici acquistati sia nel 2018 che
nel 2019 essendo tutti riferiti a una ristrutturazione
edilizia già in corso dal mese di maggio 2017?
C.N. - BEDONIA
Lunedì 3 Giugno 2019 Il Sole 24 Ore
obbligo di comunicazione all’Enea sussiste anche
nell’ipotesi in cui si fruisca del bonus mobili per l’ac-
quisto di elettrodomestici effettuato nel 2018, in re-
lazione a lavori eseguiti nel 2017. In particolare, la comuni-
cazione all’Enea, nel caso di specie, va eseguita in quanto
l’acquisto dell’elettrodomestico è stato effettuato nel 2018,
anche se l’intervento edile cui è connesso il bonus mobili
era già ultimato al 31 dicembre 2017. Il sito
ristrutturazioni2018.enea.it è destinato alla trasmissione
dei dati inerenti anche l’acquisto di elettrodomestici effet-
tuati nel 2018. L’Enea ribadisce che la comunicazione de-
v’essere inviata entro il termine di 90 giorni dalla data di
ultimazione dei lavori o del collaudo. All’Enea andranno,
pertanto, inoltrati: i dati del beneficiario dell’agevolazione,
i dati dell’immobile, inclusi quelli catastali, i dati dell’inter-
vento tramite la compilazione di una scheda descrittiva
costituita da un unico modello che contiene tutti i tipi di
interventi previsti, che sarà compilata dall’utente solo nelle
parti di interesse. In caso di omessa o tardiva comunicazio-
ne in ogni caso non si decade dai benefici e il contribuente
può sanare l’omissione: effettuando la comunicazione en-
tro il termine di presentazione della prima dichiarazione
utile; versando contestualmente 250 euro (con pagamento
tramite F24) cioè l’importo pari alla misura minima della
sanzione stabilita dall’articolo 11, comma 1, del Dlgs
471/1997, secondo le modalità stabilite dall’articolo 17 del
Dlgs 241/1997 e successive modificazioni.
Si consideri, infine, che se i lavori sono iniziati prima del
2018 (nel 2017, nel caso di specie), il bonus mobili non trova
applicazione per i mobili ed elettrodomestici acquistati nel
2019, anche se nei limiti dei 10mila euro complessivi. Infatti
per il bonus mobili nel 2019 i lavori di ristrutturazione non
devono essere iniziati prima del 1° gennaio 2018.
AGEVOLAZIONI TRIBUTARIE
A cura di
Gabriele Ferlito
[1177][390977]
Bonus sud per l’impianto
Un’azienda intende iniziare l’attività di commercio
all’ingrosso di carni fresche e ha acquistato un
capannone di nuova costruzione per lo svolgimento
della propria attività. L’immobile è privo
dell’impianto elettrico: è possibile accedere al
bonus sud per il rifacimento? Sempre per lo stesso
capannone, sarà acquistata una cella frigorifera di
200 metri quadrati: può beneficiare
dell’agevolazione?
A.M. - NAPOLI
a risposta è positiva. Rientrano nell’agevolazione gli
investimenti in beni strumentali nuovi rappresentati
da macchinari, impianti e attrezzature varie (classifi-
cabili nell’attivo dello stato patrimoniale alle voci B.II.2 e
B.II.3 dello schema previsto dall’articolo 2424 del Codice
civile) facenti parte di un progetto di investimento iniziale
(non di mera sostituzione) e destinati a strutture produttive
già esistenti o che vengono impiantate nei territori agevola-
ti. Nel caso in esame, appare evidente la sussistenza di un
progetto di investimento iniziale, stante l’avvio di una nuo-
va struttura produttiva. Detto questo, sono agevolabili en-
trambi i beni in cui si articola l’investimento, in quanto
iscrivibili tra gli impianti e macchinari alla voce B.II.2 dello
schema di Stato Patrimoniale (in particolare, si nota che,
con riferimento ad immobili di proprietà, rientrano tra gli
“impianti” anche quelli non legati all’attività tipica dell’im-
presa, quali l’impianto elettrico, di riscaldamento e condi-
zionamento, eccetera).
[1178][390890]
Agevolazione solo nel caso
di investimento strutturale
Un supermercato pugliese ha sostituito i tradizionali
segnaprezzo con dei frontalini elettronici collegati al
software gestionale, il quale, avendo la mappatura di
Il Sole 24 Ore Lunedì 3 Giugno 2019
tutte le referenze a scaffale, riceve il flusso dei dati
di variazione di prezzo e li aggiorna automaticamente
senza che una singola ora lavorativa del repartista
venga impiegata, consentendo un notevole
risparmio dei costi del personale. Inoltre, ha
sostituito i vecchi banchi frigo con modelli nuovi che,
oltre ad avere motori più efficienti a parità di
raffreddamento, sono dotati di sportelli che si
chiudono automaticamente e riescono a mantenere
la temperatura costante. Questi investimenti
possono essere agevolati con il credito d’imposta
per il Mezzogiorno di cui alla legge 208/2015?
C.T. - FRANCAVILLA FONTANA
L
a risposta è negativa. Infatti, nell’agevolazione rientrano
gli investimenti in beni strumentali nuovi rappresentati
da macchinari, impianti e attrezzature varie, facenti par-
te di un progetto di investimento iniziale (non di mera sosti-
tuzione) e destinati a strutture produttive già esistenti o che
vengono impiantate nel territorio. Il richiamo a un progetto
di investimento iniziale va interpretato nel senso che l’inve-
stimento imprenditoriale deve avere carattere strutturale
(creazione di una nuova struttura produttiva, ampliamento
della capacità esistente, diversificazione della produzione per
ottenere prodotti mai fabbricati precedentemente, cambia-
mento fondamentale del processo produttivo), dovendo
escludere dall’agevolazione le singole acquisizioni che, sep-
pur non di mera sostituzione, siano svincolate da una visione
complessiva e strategica dell’investimento. Nel caso di specie,
non sembra possa essere integrato il requisito del progetto
di investimento iniziale. Infatti, per quanto riguarda i banchi
frigo, si ritiene si tratti di un investimento di mera sostituzio-
ne (nonostante la maggiore efficienza dei più recenti macchi-
nari). Per quanto riguarda i frontalini segnaprezzo, se è vero
che l’investimento consente di escludere l’intervento manua-
le del personale, sembra comunque che si sia in presenza di
un cambiamento fondamentale del processo produttivo ov-
vero di un ampliamento/diversificazione della produzione
nel senso richiesto dalla normativa.
[1179][390837]
Start up innovative: fiscalità
con modalità «ordinarie»
Una start up innovativa, costituita sotto forma di
Srl, paga le imposte (Ires e Irap ) nelle stesse
modalità delle altre Srl. Ci sono delle detrazioni o
agevolazioni particolari?
E.C. - REGGIO EMILIA
I
n linea generale, la risposta è positiva. Il regime riservato
alle start up innovative prevede numerose semplificazioni
e deroghe alle discipline del diritto societario e fallimenta-
re, nonché agevolazioni fiscali e contributive per chi vi pre-
sta attività di lavoro. Altre importanti agevolazioni riguar-
dano i soggetti che investono nelle start up innovative (i
quali godono di detrazioni d’imposta, se sono soggetti Irpef,
ovvero deduzioni dal reddito, se sono soggetti Ires). Per
quanto riguarda, invece, la fiscalità delle start up innovative,
questa segue in generale le modalità “ordinarie”, salvo alcu-
ne piccole deroghe settoriali (ad esempio, non sono sogget-
te alla normativa sulle “società di comodo”, che introduce
alcune penalizzazioni fiscali ai soggetti in costante perdita).
A cura di
Marco Zandonà
[1180][390234]
Ecobonus condomìni: credito
cedibile una seconda volta
Una società ha eseguito dei lavori di manutenzione
straordinaria per un condominio. Per questo lavoro è
stato sfruttato l’ecobonus, che prevede la detrazione
fiscale del 70% dell’importo delle opere in dieci anni.
La fattura che è stata emessa per la ristrutturazione è
di 600mila euro, più Iva del 10%, per un totale di
660mila euro. Il pagamento è stato effettuato per il
30% con bonifico bancario e per il 70% con cessione
del credito fiscale (valore di 462mila euro). Nel 2019
l’amministratore del condominio ha dato
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comunicazione telematica all’agenzia delle Entrate
entro i termini previsti e il credito ora si trova nel
cassetto fiscale della società. La società non ha
capienza per portare in detrazione l’intero importo nei
dieci anni: quali altri strumenti si possono utilizzare
per non perdere il credito fiscale?
L.T. - MILANO
S
e l’impresa che è stata pagata con la cessione del credito
non ha capienza per compensare in dieci rate il credito
d’imposta con il debito fiscale e contributivo può rice-
dere il credito (in tutto o in parte) a un soggetto collegato al
lavoro eseguito. In particolare, sono online i crediti corri-
spondenti alle detrazioni fiscali riconosciute a seguito di in-
terventi di riqualificazione energetica (ecobonus) e messa in
sicurezza sismica (sismabonus) eseguiti sulle parti comuni
degli edifici condominiali nel 2018. Per visualizzare questi
crediti le Entrate hanno realizzato infatti una piattaforma
online, a cui è possibile accedere tramite l’area autenticata
del sito dell’Agenzia. Attraverso questa piattaforma, gli utenti
possono visualizzare, accettare o rifiutare, o eventualmente
(ove possibile) ricedere i crediti corrispondenti alle detrazio-
ni da eco e sismabonus, relativi a cessioni comunicate al-
l’agenzia delle Entrate dagli amministratori di condominio.
Per facilitare l’uso della piattaforma, l’Agenzia ha messo a
disposizione una guida alla procedura per la comunicazione
delle cessioni dei crediti.
Si sottolinea che per i soli interventi di riqualificazione ener-
getica che riguardano l’intero condominio, l’articolo 1, com-
ma 2, della legge 232/2016 (Bilancio 2017), ha previsto la pro-
roga della detrazione del 65% fino al 31 dicembre 2021, non-
ché un aumento della percentuale di detrazione in ragione
dell’intervento effettuato (cosiddetto ecobonus condomìni).
La percentuale ordinaria del 65% è stata elevata per i cosid-
detti “interventi incisivi”:
– al 70%, se l’intervento riguarda l’involucro dell’edificio, con
un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente
lorda dell’intero edificio;
– al 75%, se l’intervento è finalizzato a migliorare la prestazio-
ne energetica invernale ed estiva e consegua almeno la quali-
tà media di cui al Dm 26 giugno 2015.
In entrambe le ipotesi, la detrazione si applica su un ammon-
tare delle spese non superiore a 40.000 euro moltiplicato per
il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio
e deve essere ripartita in dieci quote annuali di pari importo.
Per tali lavori viene prevista la possibilità di cedere la detra-
zione spettante sotto forma di credito di imposta a favore
dell’impresa esecutrice dei lavori, che recupera in dieci anni
l’importo compensando il credito con i debiti fiscali e contri-
butivi dovuti mediante il pagamento con l’F24 (provvedi-
mento 165110/2017). Con le due circolari 11/E/2018 e 17/
E/2018, l’agenzia delle Entrate ha precisato che i soggetti che
possono acquistare il credito sono: i fornitori dei beni e servi-
zi necessari alla realizzazione degli interventi agevolabili,
oppure “altri soggetti privati” intendendosi per tali i soggetti
(persone fisiche, esercenti lavoro autonomo o d’impresa,
società ed enti), che, seppur diversi dai fornitori che realizza-
no gli interventi, siano comunque collegati al rapporto che
ha dato origine alla detrazione (ad esempio: subappaltatori,
fornitori di materiali, altri condomini). Altro chiarimento
importante, fornito dall’Agenzia con entrambe le circolari
citate, riguarda il numero di cessioni ammesse. È stato infatti
precisato la cessione del credito corrispondente alla detrazio-
ne deve intendersi limitata a una sola eventuale cessione
successiva a quella originaria, per un totale di due cessioni
complessive. Inoltre, anche la seconda (e ultima) cessione
deve avvenire nei confronti di un “soggetto collegato” al rap-
porto che ha dato origine alle detrazioni, come sopra indivi-
duato. Ecco dunque la soluzione possibile per la società.
DICHIARAZIONE DEI REDDITI DELLE
PERSONE FISICHE
A cura di
Alfredo Calvano
[1181][390823]
Indetraibili gli assegni
di mantenimento dei figli
Non mi sono mai sposato (ma ho convissuto) e da
n. 21 3
l’esperto risponde
circa dieci anni sono “separato” dalla madre di mia
figlia – quest’ultima tuttora minorenne – con la
quale condivido la potestà genitoriale al 50%, con
un accordo scritto (vidimato dal tribunale dei
minori) a tutela degli interessi della bambina. Da
allora verso 400 euro al mese «quota parte, a
esclusivo concorso mantenimento della minore». Il
commercialista non ha mai considerato tale spesa
tra le detrazioni dichiarazione dei redditi, mentre
ha ammesso le spese mediche (ad esempio, il
dentista) al 100% a mio carico. Posso includere i
4800 euro che verso annualmente nelle detrazioni
fiscali? Preciso che, essendo io un libero
professionista, dal 1°gennaio 2019 ho avuto
accesso al regime forfettario.
M.M. - TORINO
È
corretto l’operato del commercialista del lettore
che non attribuisce valenza fiscale, come onere
deducibile, alle somme versate dal contribuente
per il mantenimento della figlia, essendo questa possi-
bilità espressamente esclusa dal comma 1, lettera c,
articolo 10 del Tuir (Dpr 917/1986) e ammessa invece
soltanto per gli assegni periodici corrisposti, in base a
provvedimento dell’autorità giudiziaria, all’ex coniuge.
Restano, in ogni caso, deducibili/detraibili gran parte
delle altre spese previste dagli articoli 10 e 15 del Tuir,
Dpr 917/86, sostenute a favore della figlia, alla sola
condizione che questa non disponga di un reddito su-
periore a 2.840,51 euro (4mila euro, a decorrere dal
2019, per i figli di età fino a 24 anni).
[1182][390819]
Preammortamento, interessi
«scontabili» dal mutuatario
Nel febbraio 2018 ho stipulato un atto di mutuo per
acquisto prima casa con l’Inps. Il rimborso di tale
tipologia di mutuo avviene in rate semestrali
costanti e posticipate. Il pagamento della prima rata
è avvenuto quindi, come previsto, nel mese di
dicembre 2018 (relativa ai mesi da luglio a
dicembre). Inoltre, l’Inps ha trattenuto dal totale
erogato le somme relative alle spese di
amministrazione, agli interessi di
preammortamento (da intendere come interessi
passivi da febbraio a giugno 2018) e all’imposta
sostitutiva. Certo della correttezza dell’indicazione
sulla dichiarazione dei redditi 730/2019
dell’imposta sostituiva e delle spese di
amministrazione quali oneri accessori, permane il
dubbio in merito agli interessi di preammortamento:
trattandosi di interessi passivi, al pari di quelli
sostenuti con la prima rata, dovrebbero essere
indicati. È corretto?
C.G. - RIMINI
I
n via generale, gli interessi da preammortamento,
purché derivanti da mutuo ipotecario, sono da con-
siderare ordinariamente detraibili da parte del mu-
tuatario (fermo restando in ogni caso il limite com-
plessivo annuo di € 4.000), in quanto questa qualifica-
zione deriva da esigenze di procedure bancarie che
nulla sottraggono alla loro valenza fiscale di oneri.
Pertanto, si conferma l’operato anticipato nel quesito
dal contribuente.
[1183][390818]
Iscrizione all’università:
così i rimborsi nel 730 online
Lo scorso anno ho sostenuto delle spese di
iscrizione all’università, che in parte mi sono state
restituite in seguito alla presentazione del modello
Isee. La somma è stata rimborsata a gennaio di
quest’anno. Controllando il modello 730
precompilato ho ritrovato la somma pagata ad
ottobre all’atto dell’iscrizione. Devo lasciare quella
somma oppure decurtarla del rimborso ottenuto?
A.C. - LECCE
I
l contribuente che riscontra nella propria dichiara-
zione precompilata la detrazione/deduzione di una
spesa da egli sostenuta e successivamente (nello spe-
4 n. 21
cifico, nel periodo d’imposta successivo) rimborsatagli
in tutto o in parte, potrà optare per due soluzioni: mo-
dificare fin da subito la dichiarazione precompilata in
corso di presentazione, riportandovi l’ammontare del-
la spesa già al netto dell’avvenuto rimborso; oppure
indicarvi e beneficiare comunque dell’intero importo.
Di conseguenza, nella dichiarazione dell’anno succes-
sivo, relativa al periodo d’imposta in cui è avvenuto il
rimborso (2020 per il 2019), quest’ultimo sarà assog-
gettato a tassazione separata (l’amministrazione fi-
nanziaria rileverà tale evenienza al rigo D7 del
730/2020 precompilato, o al rigo RM 8 del modello
Redditi) se il relativo ammontare è stato detratto/de-
dotto nell’anno precedente; in caso contrario, sarà
escluso a cura del contribuente dalla “preimpostata”
tassazione separata.
[1184][390816]
Sconto sul mutuo pagato
dal genitore separato
Sono un genitore separato consensualmente. Ho
una casa di proprietà acquistata dopo la
separazione, per la quale pago un mutuo di circa
1.000 euro/mese, che è occupata dalla mia ex
moglie e da nostra figlia. Corrispondo 500 euro
mensili per la retta di mia figlia, più spese extra.
La mia ex moglie lavora a tempo indeterminato.
Posso scaricare qualcosa? Da sei mesi ho anche
un’altra figlia.
P.M. - VARESE
L
V
a evidenziato che non assumono alcuna rilevan-
za fiscale come onere gli assegni di manteni-
mento (anche se disposti in sede giudiziaria)
versati a favore dei figli. Tutte le altre spese sostenute
per conto degli stessi, se rientranti in quelle previste
dalla normativa tributaria, sono invece ordinariamen-
te detraibili/deducibili (ad esempio: spese scolastiche,
iscrizione in palestra, farmaci eccetera) . Invece, le de-
trazioni per figli a carico disposte dall’articolo 12 del
Tuir, Dpr 917/86, in caso di separazione coniugale,
restano a favore del genitore affidatario o al 50% di
entrambi i genitori,in caso di affidamento congiunto
o condiviso. Circa gli interessi passivi da mutuo ipote-
cario, è ammessa la loro detrazione in quanto riferiti
nel caso specifico all’abitazione principale di familiari
(figlia o anche il coniuge separato fintanto che non
sopraggiunga il provvedimento di divorzio); a questo
scopo, tuttavia, il genitore interessato non dovrà soste-
nere in relazione alla propria abitazione principale
ulteriori oneri finanziari, poiché in tale evenienza la
detrazione sarà circoscritta esclusivamente a questi
ultimi.
[1185][390812]
Immobili in affitto: tanti
righi quanti i contratti
L
Ho un appartamento che affitto con cedolare secca
per stanze con contratti singoli e per periodi
variabili tra nove mesi e due anni (contratti
transitori). In tale situazione, si accavallano i periodi
di vigenza di uno o più contratti con altri periodi in
cui una o più stanze restano sfitte. Come posso
riportare tali dati nel modello 730? Avevo pensato di
indicare in un solo rigo la somma degli importi di
tutti i contratti singoli e riparametrarli al solo
periodo del 2018 in cui erano attivi (quindi
sommando giorni e quote). Faccio bene oppure devo
inserire tanti righi quanti sono stati nel 2018 i
contratti in essere?
D.D. - ROMA
L
e istruzioni al quadro RB (redditi di fabbricati) del
modello Redditi persone fisiche, nonché la relati-
va modulistica, sono impostate in modo tale da
monitorare le diversificate condizioni giuridiche (ossia
“a disposizione”, “comodato”, “locazione”, eccetera )
in cui versa l’immobile nel corso del medesimo periodo
L
d’imposta. A questo scopo, occorre compilare per lo
stesso immobile tanti righi per quante variazioni esso
ha subito, rapportate anche alla durata in giorni in cui
si sono verificate.
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l’esperto risponde
CONTRIBUENTI MINORI, MINIMI E REGIMI
CONTABILI
A cura di
Paolo Meneghetti
[1186][390865]
Il forfettario non deduce
gli oneri del riscatto di laurea
Sto valutando l’opportunità e la convenienza del
riscatto del periodo di laurea di mia figlia.
L’obiettivo è duplice: superare la soglia dei 20 anni
di iscrizione all’Inps e beneficiare della deducibilità
fiscale degli importi pagati a tale scopo. Il problema
sta nel fatto che mia figlia, architetto libero
professionista, quest’anno ha optato per il regime
fiscale forfettario. Prevede di avere in futuro redditi
modesti, ma sopra la soglia di tassabilità. Fino ad
L
oggi ha maturato 16 anni di iscrizione all’Inps,
essendo stata socia nella mia impresa familiare. Ha
in corso un fondo pensione che alimenta ogni anno
con versamenti volontari.
Essendo nel regime forfettario potrà dedurre i
contributi che verserà per il riscatto della laurea?
L.G. - PIEVE DI SOLIGO
a risposta è negativa. L’articolo 1, comma 64 della
legge 190/14 afferma che sono deducibili dal reddi-
to forfettario «i contributi previdenziali versati in
ottemperanza a disposizioni di legge», cioè i contributi
che obbligatoriamente vanno corrisposti in quanto pre-
visti dalla legge. I contributi versati per il riscatto della
laurea sono invece il frutto di una libera scelta che non
risponde a un obbligo di legge, da cui deriva la deducibi-
lità quale onere ex articolo 10 del Tuir (Dpr 917/1986).
Peraltro, lo stesso articolo 10 appena citato comprende,
tra gli oneri deducibili, sia i contributi obbligatori sia
quelli facoltativi, mentre la medesima citazione, nella
legge 190/14 è limitata al primo caso.
[1187][390824]
Niente sanzioni per chi sfora
il tetto ex minimi l’ultimo anno
Sono titolare di una partita Iva in regime ex–minimi.
Mi trovo all’ultimo anno in quanto dal 2020 passerò
al regime forfettario per una questione di età. Vorrei
sapere se in questo ultimo anno posso superare la
soglia dei 30mila euro, restando sotto i 45mila,
senza avere penali.
C.E. - VERCELLI
a risposta è positiva. Il superamento della soglia di
30mila euro nel 2019 comporta la fuoriuscita dal
regime di vantaggio (che sarebbe comunque avve-
nuta per effetto del superamento della soglia di età ana-
grafica) dal 2020, poiché nel quesito si afferma che il
superamento non oltrepasserà il valore di 45mila euro.
Non vi sono sanzioni o penali poiché si tratta della nor-
male conseguenza prevista dalla legge, a fronte dell’in-
cremento di ricavi o compensi. Dal 2020 si accederà
quindi al regime forfettario ex legge 190/14.
[1188][390820]
Accede al forfait l’ingegnere
che è socio della «Scarl»
Sono un ingegnere lavoratore autonomo, socio di
una società cooperativa a responsabilità limitata
(Scarl) e fatturo esclusivamente alla società. Se non
supero i limiti di fatturato posso aderire alla flat
tax? La cooperativa svolge la mia medesima attività.
A.P. - PORDENONE
a tematica della partecipazione a società cooperati-
ve a responsabilità limitata non è stata affrontata
dalla recente circolare 9 del 10 aprile 2019. Ad ogni
modo, la norma che introduce la causa ostativa cita
Lunedì 3 Giugno 2019 Il Sole 24 Ore
esclusivamente il controllo di società a responsabilità
limitata, il che già permetterebbe di sostenere che non
si pongono problemi per chi partecipa a società coope-
rative. Sebbene la società cooperativa a responsabilità
limitata, dal punto di vista civilistico, si atteggi come
una società a responsabilità limitata, la legge 190/14
individua quale causa ostativa il controllo di Srl, circo-
stanza che non si verifica nel caso citato dal quesito. In
definitiva, si ritiene che sia fruibile il regime forfettario.
[1189][390821]
Non è possibile il passaggio
alla flat tax in corso d’anno
Un piastrellista attualmente nel regime ordinario
vorrebbe aderire al forfettario dal mese di maggio
2019. Ad oggi ha emesso solo fatture in reverse
charge ex articolo 17, lettera a–ter, del Dpr 633/72.
Visto che vale il comportamento concludente è
possibile che continui applicando il regime
forfettario?
P.C. - SERIATE
a risposta è negativa. Il regime forfettario non può
essere scelto in corso di anno, bensì va adottato
dall’inizio del periodo d’imposta. L’aver emesso
fatture in reverse charge attesta la volontà di applicare
l’Iva nei modi ordinari, comportamento questo alterna-
tivo a quello forfettario.
IVA
A cura di
Giorgio Confente
[1190][390867]
Società aerea estera in Italia:
niente corrispettivi telematici
Mi aggancio alla vostra risposta in merito all’obbligo
dei corrispettivi telematici. Avrei bisogno di
un’ulteriore conferma per un nostro cliente che è
una compagnia aerea estera con stabile
organizzazione in Italia. Ogni mese la compagnia
elabora un corrispettivo per 500mila euro, emette
biglietti aerei (senza emettere fattura), e
chiaramente la biglietteria non è dotata di
registratore di cassa. Vorrei sapere se dal 1° luglio
2019 la compagnia è obbligata al nuovo
adempimento. Secondo quanto riportato dal Sole 24
Ore, infatti, il ministero dell’Economia avrebbe
confermato la possibilità di escludere da questo
adempimento alcune categorie di transazioni. E tra
queste ci sarebbe anche la vendita di titoli di
viaggio, ovvero la biglietteria.
S.T. - ROMA
S
i conferma che la compagnia aerea estera, con
stabile organizzazione in Italia, è esonerata dal-
l’obbligo di trasmissione dei corrispettivi, già cer-
tificati dal biglietto. Il ministero dell’Economia e delle
Finanze ha reso noto il testo del Dm 10 maggio 2019, che
individua le ipotesi di esonero dal nuovo obbligo di me-
morizzazione e trasmissione telematica dei corrispetti-
vi. Tra gli esoneri individuati dal decreto vi sono le pre-
stazioni di trasporto pubblico collettivo di persone e di
veicoli e bagagli al seguito, per le quali la funzione di
certificazione fiscale è assolta dai biglietti di trasporto.
[1191][390770]
Soglia d’affari a 400mila euro:
compresi dettaglio e ingrosso
La nostra società supera il limite dei 400mila euro di
volume d’affari complessivo, ma distribuisce
prodotti al dettaglio con una profumeria e
all’ingrosso in uno stabile contiguo. Nel reparto
profumeria vengono emessi scontrini al dettaglio,
all’ingrosso vengono invece emesse fatture. Il
Il Sole 24 Ore Lunedì 3 Giugno 2019
volume d’affari complessivo al dettaglio non supera
i 400mila euro. Quale termine va rispettato per
l’adozione del registratore di cassa telematico: il 1°
luglio 2019 o il 1° gennaio 2020?
R.G. - CASTELLANZA
N
el caso prospettato dal lettore, l’obbligo di tra-
smissione telematica dei corrispettivi decorre dal
1° luglio 2019. L’agenzia delle Entrate ha recente-
mente chiarito che per verificare il superamento della
soglia di 400mila euro – che comporta la trasmissione
telematica con decorrenza dal 1° luglio – si deve far rife-
rimento al volume d’affari complessivo, che comprende
le operazioni al dettaglio che rientrano nel regime dei
corrispettivi e quelle all’ingrosso, soggette a fatturazio-
ne (risoluzione 47/E dell’8 maggio 2019).
I
A cura di
Giampaolo Giuliani
[1192][390796]
Veicoli a motore: detraibilità
ridotta fino a 3.500 kg
In relazione ai limiti di detraibilità Iva sugli
autoveicoli, ho rilevato che molti commercialisti
individuano il limite di detraibilità solo per i veicoli la
cui massa è inferiore ai 35 quintali, con la
conseguenza che, per gli autoveicoli la cui massa
riportata sulla carta di circolazione al punto f.2 sia
3.500 kg, la detraibilità Iva sarebbe del 100 per
cento. Tuttavia, l’articolo 19–bis.1 del Dpr 633/72
riporta la dicitura «(...) la cui massa massima
autorizzata non supera 3.500 kg»: dunque se la
massa matematicamente è inferiore o pari a 3.500
kg. Dunque il limite di detraibilità sarebbe del 40%
quando la massa è 3.500 kg: è corretto?
A.M. - SANT’ANASTASIA
L
a risposta è affermativa. Il lettore ha ragione poiché
l’articolo 19–bis.1, comma 1, lettera i, del Dpr 633/1972
usa l’espressione «non supera i 3.500 kg». Ciò signifi-
ca che il valore di 3.500 kg è compreso nei criteri di detrai-
bilità oggettiva previsti dal citato articolo 19–bis.1.
I
A ogni modo, è il caso di sottolineare che, laddove non
rilevassero le limitazioni oggettive, potrebbero operare
quelle previste in base all’impiego e alla destinazione del
veicolo stabilite dall’articolo 19 del Dpr 633/1972.
A cura di
Albino Leonardi
[1193][390882]
No al registratore di cassa
se si emettono solo e–fatture
Un artigiano (falegname) ha come attività
secondaria quella di commercio al dettaglio di
mobili per la casa (Ateco 47.59.1). Per tale attività
non ha mai emesso più di due o tre scontrini
all’anno, oltre alle numerose fatture per la parte di
artigiano. Può decidere di emettere esclusivamente
fatture per la parte commercio? Evitando quindi i
costi di adeguamento del registratore di cassa per la
trasmissione elettronica dei corrispettivi? Sarà
operativo esclusivamente con le fatture
elettroniche, ma non con i corrispettivi elettronici?
L.S. - BORMIO
L
a risposta è affermativa: il contribuente può aste-
L
nersi dall’installazione del registratore di cassa, e
certificare i corrispettivi mediante fattura. In que-
sto caso, si dovrà emettere la fattura elettronica, che
verrà trasmessa al Sistema di interscambio (Sdi), e an-
che fornire al cliente una copia su carta (o, ad esempio,
un Pdf via email): quest’ultima è perfettamente valida
e non c’è alcun obbligo di acquisire e gestire la fattura
elettronica da parte del cliente.
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A cura di
Stefano Setti
[1194][390918]
Opere di lattoneria: «reverse»
in caso di subappalto edile
Vorrei sapere se le opere di lattoneria (categoria F
codice Istat 43.91), per interventi edili su immobili,
sono assoggettate al meccanismo del reverse
charge (ex articolo 17, comma 6, lettera a, oppure a–
ter, del Dpr 633/72) o sono imponibili Iva.
D.N. - MEDUNA DI LIVENZA
l reverse charge per le opere di lattoneria è applicabi-
le qualora si tratti di subappalto edile ex articolo 17,
comma 6, lettera a, del Dpr 633/1972. Invece, qualora
non si sia in presenza di subappalto edile, l’Iva va appli-
N
cata nei modi ordinari, non potendo applicare la lettera
a–ter del medesimo sesto comma dell’articolo 17 del
Dpr 633/1972, in quanto non si tratta di installazione
di impianti. Sul punto si auspica comunque una con-
ferma ufficiale.
IVA UE–EXTRA UE
A cura di
Giuseppe Barbiero
[1195][390530]
E–fatture del soggetto estero:
niente esterometro
Il fornitore Amazon Eu Sarl, con succursale italiana e
partita Iva italiana e sede in Luxemburgo, emette
fatture elettroniche ad aziende italiane. Ai fini
dell’esterometro queste fatture vanno trasmesse
oppure no, in quanto elettroniche?
P.C. - SERIATE
n base all’articolo 1, comma 3–bis, del Dlgs 127/2015
(comma inserito dall’articolo 1, comma 909, lettera a,
numero 4, della legge 205/2017), i dati delle operazio-
ni effettuate da soggetto non residente, certificate con
fattura elettronica, non sono soggetti alla trasmissione
telematica (esterometro) all’agenzia delle Entrate. Ciò
si verifica quando il soggetto estero si identifica, come
si presume nel caso in esame, al Sistema di interscambio
dell’Agenzia e faccia transitare la fattura tramite Sdi.
A cura di
Stefano Setti
[1196][390725]
Lavori per l’imbottigliamento:
Iva del Paese del committente
Una società italiana, che commercializza
superalcolici, acquista da produttori Ue delle botti
di prodotto. Vorrei sapere il trattamento Iva delle
seguenti operazioni: acquisto botti che rimangono
in distilleria nel Paese di origine per invecchiamento;
lavorazioni di terzi per l’imbottigliamento (sempre
nel Paese di origine).
M.C. - MILANO
e botti che rimangono nella distilleria del Paese di
origine andranno fatturate dal fornitore con Iva del
Paese di cessione. Invece, le lavorazioni di terzi per
l’imbottigliamento, essendo servizi su beni mobili, se-
guono le regole di cui all’articolo 7–ter del Dpr 633/1972:
quindi, sono territorialmente rilevanti ai fini Iva nel
Paese del committente.
Ne consegue che, in quest’ultimo caso, se il fornitore è
n. 21 5
l’esperto risponde
estero, emetterà fattura senza Iva con applicazione di
reverse charge/autofattura da parte del committente
stabilito ai fini Iva in Italia.
[1197][390609]
Forfettario: «fuori campo»
le fatture alla società elvetica
Un professionista in regime forfettario effettua
prestazioni di consulenza e gestione social (cura
pagine Facebook e Instagram) a una società
svizzera. È corretto considerare l’operazione tra
quelle previste dall’articolo 7–ter del Dpr 633/72,
emettendo quindi fattura con la dicitura
“operazione non soggetta”? L’effettuazione di tali
prestazioni estere comporta per il contribuente
forfettario adempimenti ulteriori da porre in essere,
come l’esterometro o altro?
B.P. - PRATO
el caso in esame, si ritiene corretto che il profes-
sionista forfettario emetta nei confronti della
società svizzera fattura fuori campo Iva ex arti-
colo 7–ter del Dpr 633/1972, indicando la dicitura
“operazione non soggetta”. Si ritiene, inoltre, che il
forfettario non sia soggetto all’obbligo di presentazio-
ne dell’esterometro (su tale ultimo punto si attende
una conferma ufficiale).
ACCERTAMENTO/CONTENZIOSO
A cura di
Rosanna Acierno
[1198][390799]
La mancata iscrizione al Vies
è una violazione formale
Vorrei sapere se possa essere definito mediante la
sanatoria della irregolarità formali un atto di
contestazione di sole sanzioni irrogate per mancata
iscrizione al Vies (Vat information exchange
system), per il quale il giudizio di primo grado ha
visto soccombere il contribuente con sentenza
depositata il 28 maggio 2018. Considerando che la
stessa agenzia delle Entrate ritiene che la mancata
iscrizione al Vies rappresenti violazione formale, e
che la sentenza sarebbe divenuta definitiva
successivamente al 19 dicembre 2018. Poiché gli
anni oggetto di contestazione sono tre, è da
ritenere dovuta per ciascuna delle annualità la
somma di 200 euro, o la violazione derivante dalla
mancata iscrizione al Vies è da ritenersi compiuta
una sola volta? È necessario depositare in
commissione tributaria anche il modello per la
definizione delle controversie tributarie pendenti,
mediante l’allegazione del modello F24 quietanzato,
per la definizione delle irregolarità formali?
M.R.C. - TRICASE
C
ome chiarito dall’agenzia delle Entrate e da un con-
solidato orientamento giurisprudenziale, la manca-
ta iscrizione al Vies, non precludendo la possibilità
di beneficiare del regime di non imponibilità Iva nell’ambi-
to delle operazioni intracomunitarie, rappresenta una vio-
lazione formale. Pertanto, se commessa entro il 24 ottobre
2018, la violazione può essere oggetto di definizione age-
volata anche laddove sia stato già notificato un atto di con-
testazione/irrogazione della sanzione, a condizione però
che tale atto di contestazione/irrogazione non sia definiti-
vo al 19 dicembre 2018.
Tutto ciò premesso, nel caso prospettato, la definizione
delle violazioni formali sembra possibile mediante la ri-
mozione della violazione (ossia con l’iscrizione al Vies)
entro il 2 marzo 2020 e il pagamento, entro il 31 maggio
2019, di 200 euro per ciascun anno oggetto di contestazio-
ne.
Se, come nel caso prospettato, la violazione è stata com-
messa in diversi periodi d’imposta, è possibile rateizzare
il pagamento, pagando in due rate gli importi dovuti, ossia
6 n. 21
il 31 maggio 2019 e il 2 marzo 2020. Inoltre, come chiarito
dalle Entrate con la risposta all’interpello n. 101/2019, la
definizione delle liti pendenti prevista dall’articolo 6 del
Dl 119/2018 e la definizione delle violazioni formali previ-
sta dall’articolo del Dl 119/2018 sono alternative tra loro e
ove, come nel caso prospettato, siano presenti i requisiti
per definire la violazione formale, è evidente la convenien-
za rispetto alla definizione della lite. Pertanto, il processo
pendente sull’atto di contestazione della sanzione, esibita
in Ctp la documentazione comprovante la definizione
(modello F24 e iscrizione al Vies), sarà dichiarato estinto
a spese compensate, in base agli articoli 9 del Dl 119/2018
e 46 del Dlgs 546/92.
[1199][390776]
Motivi specifici per appellare
la sentenza del giudice di pace
Nel 2014 ricevo una multa di 100 euro per
un’ordinanza sindacale non rispettata. Pochi giorni
dopo la pago, inserendo nella causale del bollettino
postale esattamente quando prescritto nel verbale
della Polizia stradale. Nel 2018 ricevo un’ingiunzione
di pagamento per non aver saldato quella multa.
Ricorro al giudice di pace dimostrando l’originale del
bollettino pagato. Il giudice sospende l’ingiunzione.
Nel mese di marzo 2019, con la sentenza finale, il
giudice respinge il ricorso perché a suo dire «il
bollettino non fornisce la prova della correlazione del
detto pagamento del verbale elevato per la violazione
dell’ordinanza sindacale». Cosa assurda, perché
persino il Comune aveva accertato che il pagamento
era stato fatto e che la causale era giusta. Per non
subire un’evidente ingiustizia, ci sono le condizioni
per proporre appello? Qualcuno mi ha detto che fino a
mille euro non si può proporre appello
F.M. - FOGGIA
L
S
econdo quanto stabilito dall’articolo 113 del Codi-
ce di procedura civile, il giudice di pace decide
secondo equità le cause il cui valore non eccede
millecento euro. Inoltre, secondo quanto stabilito dal-
l’articolo 339 del Codice di procedura civile, le sentenze
del giudice di pace pronunciate secondo equità sono
appellabili esclusivamente per violazione delle norme
sul procedimento, per violazione di norme costituzio-
nali o comunitarie ovvero dei princìpi regolatori della
materia. Pertanto, nel caso di specie, la sentenza sarà
appellabile soltanto laddove si ritenga che il giudice di
pace abbia commesso una delle citate violazioni.
A cura di
Giorgio Confente
[1200][390740]
Istanza di rimborso archiviata
senza i documenti richiesti
Faccio riferimento all’articolo 52, comma 5, del Dpr
633/72, che stabilisce l’inutilizzabilità in sede
amministrativa e contenziosa dei documenti non
esibiti in risposta agli inviti dell’ufficio. Per l’anno
d’imposta 2018 ho presentato il modello Iva 2019
con richiesta di rimborso. L’agenzia delle Entrate mi
ha notificato la richiesta documenti, da consegnare
entro 15 giorni. Non ho consegnato la
documentazione, e dopo due mesi dalla
presentazione del modello Iva ho mandato una
dichiarazione integrativa nella quale il credito Iva
non veniva più chiesto a rimborso, ma portato in
detrazione/compensazione. Chiedo se, anche in tale
ipotesi, sia applicabile l’articolo 52, comma 5, e se,
non avendo presentato la documentazione, posso
essere oggetto di controllo successivo.
C.C. - NOVARA
S
e non sono presentati i documenti richiesti, l’agen-
zia delle Entrate, di prassi, archivia l’istanza di rim-
borso e ne sospende l’erogazione. La preclusione
prevista dall’articolo 52, comma 5, del Dpr 633/72 si rife-
risce alle richieste effettuate in sede di accesso ispezione
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l’esperto risponde
L
o verifica. Quindi, non dovrebbe trovare applicazione nel
caso prospettato. Non si può escludere una successiva
attività di controllo, sempre possibile entro i termini pre-
visti dall’articolo 57 del Dpr 633/1972.
A cura di
Pasquale Mirto
[1201][390706]
Immobili merce, dichiarazione
per l’esenzione Imu
Una piccola società immobiliare nel 2013 aveva
appartamenti terminati invenduti. Avuto
conoscenza del Dl 102/13, che prevedeva
l’esenzione Imu, sono state chieste informazioni al
Comune. Il funzionario del settore tributi ha
confermato di non pagare il saldo 2013. Gli anni
successivi il Comune, sempre ricontattato, ha
confermato l’esenzione Imu e l’assoggettamento
alla Tasi, come riportato nell’informativa pubblicata
anche sul sito. In nessuna occasione il Comune ha
informato di dover presentare una specifica
dichiarazione, né tale indicazione risultava
nell’informativa. Il 21 dicembre 2018 il liquidatore
della società riceve avvisi di accertamento 2013,
2014, 2015 e 2016 per omesso versamento dell’Imu,
con sanzioni e interessi. Presentato ricorso con
istanza, il Comune ha risposto con proposta di
annullamento delle sole sanzioni e compensazione
dell’Imu/Tasi versata. È opportuno resistere per
comportamento colposo del Comune?
I
E.F. - MILANO
a normativa prevede per gli immobili merce la pre-
sentazione della dichiarazione, a pena di decaden-
za dell’esenzione. In sede contenziosa, risulta dif-
ficile dimostrare che l’omissione della presentazione
è dipesa da errate informazioni ricevute dal Comune –
che peraltro sarebbero da dimostrare con documenta-
zione, posto che il processo tributario è processo docu-
mentale – dato che l’obbligo di presentazione della di-
chiarazione è direttamente previsto dalla legge, la quale
si intende comunque conosciuta dal contribuente.
La disapplicazione delle sanzioni può essere giustifica-
ta dall’articolo 10 dello Statuto dei diritti del contri-
buente (legge 212/2000), che non prevede l’applicazio-
ne delle sanzioni, e anche degli interessi, nel caso in cui
il comportamento del contribuente sia dipeso da errori
dell’amministrazione.
SANZIONI TRIBUTARIE
A cura di
Giorgio Confente
[1202][390801]
Sanzione collegata al tributo
anche se c’è cumulo giuridico
Posto che la definizione delle liti pendenti ex
articolo 6 del Dl 119/2018 non prevede alcun
pagamento per le sanzioni collegate al tributo, si
chiedono chiarimenti sul corretto significato di tale
locuzione con particolare riferimento alla seguente
fattispecie. Una vertenza, attualmente pendente in
Cassazione, riguarda quattro distinti avvisi di
accertamento per Irpef, Irap e Iva relative agli anni
2008–2011. Le sanzioni sono state irrogate con il
meccanismo del cumulo giuridico (le violazioni
coinvolgono più tributi e più periodi d’imposta), in
base ai commi 3, 5, 1 e 2 dell’articolo 12 del Dlgs
472/97. Si chiede se, nel caso prospettato, l’unica
sanzione irrogata possa ritenersi collegata ai tributi
delle singole annualità o vada invece definita con un
ulteriore versamento.
E.P. - SCALEA
Lunedì 3 Giugno 2019 Il Sole 24 Ore
a sanzione si considera collegata al tributo anche nel
caso in cui l’ufficio abbia applicato il cumulo giuridi-
co. In queste ipotesi, la vertenza può essere definita
con esclusivo riferimento alle imposte accertate, senza
alcun pagamento per le sanzioni irrogate. L’agenzia delle
Entrate ha chiarito testualmente che «per sanzioni colle-
gate al tributo devono intendersi quelle previste per le vio-
lazioni che hanno inciso sulla determinazione o sul versa-
mento del tributo» (circolare 6/E/2019, paragrafo 5.1.6).
Sulla base di quanto sinteticamente esposto dal lettore si
intuisce che le sanzioni applicate, con il metodo del cumulo
giuridico, sono riferite a violazioni “sostanziali” che hanno
inciso sulla determinazione o sul versamento dei tributi
(Irpef, Irap e Iva).
[1203][390664]
Pagamento ridotto
con codice tributo 8904
Dopo la presentazione della dichiarazione Iva per
l’anno 2018, ci si è accorti di aver effettuato a un
cliente forniture senza applicazione dell’Iva, superiori
all’importo indicato nella dichiarazione di intento
ricevuta. Abbiamo già provveduto a emettere nota di
addebito al cliente, e ora dovremmo versare l’Iva non
applicata nelle fatture successive allo splafonamento
che riguardano più mensilità. Il codice tributo da
indicare in F24 è quello relativo al mese di riferimento
(ad esempio, 6006, 6007, eccetera)? Il codice tributo
per la sanzione è 8904? La sanzione per
ravvedimento, poiché questo viene fatto entro la
presentazione della dichiarazione dell’anno
successivo, è pari a 1/7 dell’imposta dovuta?
P.I. - BARI
l codice tributo da indicare nel modello F24 per la re-
golarizzazione dell’Iva non applicata in fattura, per la
quota eccedente rispetto all’importo indicato nella
lettera di intento, è quello relativo al mese di riferimento
(ad esempio, 6006, 6007, eccetera). Per il versamento
della sanzione ridotta, si deve utilizzare il codice tributo
8904. Si conferma che la sanzione applicabile, in sede
di ravvedimento operoso, è pari a 1/7 dell’imposta dovu-
ta (articolo 7, comma 3, del Dlgs 471/97 e articolo 13,
comma 1, lettera b–bis, del Dlgs 472/97).
Controversie
legali
A cura di
Daniele Ciuti
[1204][390484]
Il mandato professionale
si prova anche con testimoni
Il credito per le attività professionali svolte a favore del
cliente deve essere necessariamente provato con un
atto scritto di conferimento del relativo incarico
professionale? Oppure è sufficiente qualsiasi altra
prova, compresa quella testimoniale, per superare
l’opposizione del debitore al relativo decreto ingiuntivo
per la liquidazione del compenso professionale?
A.D. - AREZZO
Il Sole 24 Ore Lunedì 3 Giugno 2019
L’
incarico professionale può essere conferito in qualun-
que forma idonea a manifestare inequivocabilmente il
consenso delle parti (Cassazione, provvedimento
1792/2017) e la volontà del cliente di avvalersi dell’attività e
dell’opera del professionista (Corte d’appello di Milano, 19
ottobre 2017), quindi anche verbalmente. In caso di mandato
giudiziale a un avvocato, la prova è rappresentata dalla procu-
ra, rilasciata per atto pubblico oppure a margine o in calce
all’atto introduttivo o alla comparsa di risposta, secondo
quanto disposto dall’articolo 83 del Codice di procedura civile.
Per un incarico legale stragiudiziale, o per altro incarico pro-
fessionale, in mancanza di specifica lettera, la prova, che grava
sull’attore–professionista, può essere fornita con ogni mezzo,
anche per presunzioni (Cassazione 1792/2017), o da testimoni
che possano attestare i fatti a loro noti dai quali è desumibile
l’espletamento dell’attività professionale. La quantificazione
del compenso – se non pattuita o non riportata in un apposito
preventivo scritto – è determinata dal giudice (articolo 2233
del Codice civile), sentito il parere dell’associazione professio-
nale alla quale appartiene il professionista (il parere è necessa-
rio, ma non vincolante). Per la professione forense, dopo
l’abolizione delle tariffe obbligatorie, soccorrono i “parame-
tri” fissati con decreto ministeriale. Il compenso è commisu-
rato all’attività svolta, il cui onere probatorio resta sempre a
carico del professionista (Cassazione, 2342/1981), salvo la
prova di eventuali fatti estintivi della quale è onerato il cliente
convenuto. Nella fattispecie in esame dovrebbe già esserci un
principio di prova documentale, attesa l’emissione del decreto
ingiuntivo. Anche in questo caso la prova è comunque libera
e può essere assunta per testimoni (Cassazione 2319/2016 e
4705/2011), poiché il divieto stabilito dall’articolo 2725 del
Codice civile riguarda esclusivamente il mandato conferito
all’avvocato da una pubblica amministrazione, per il quale è
richiesta la forma scritta a pena di nullità.
In tema, la Cassazione ha ritenuto ammissibile la prova testi-
moniale del patto intervenuto fra avvocato e cliente con il
quale era stato convenuto un compenso diverso da quello
determinabile in base alle tariffe, poiché la nozione di “docu-
mento” alla quale si riferiscono i divieti alla prova testimoniale
stabiliti dagli articoli 2722 e 2723 del Codice civile va intesa nel
senso di atto scritto con un contenuto convenzionale, con il
quale contrasti il patto aggiunto o contrario che si vorrebbe
provare con testimoni (Cassazione, 11597/2015).
[1205][389111]
Per opporre a terzi il diritto
d’uso serve la trascrizione
Un soggetto acquista un appartamento nel 1979.
Nell’atto notarile viene riportato che questi acquista
anche il «diritto al lavatorio e stenditoio» in un
locale sottotetto che, però, è di proprietà esclusiva
di un altro soggetto. Questi vende l’immobile e i
nuovi proprietari contestano il diritto del soggetto a
stendere nel loro sottotetto e sostengono di aver
acquistato l’immobile libero da ogni vincolo o peso.
Il diritto citato esplicitamente nell’atto notarile del
1979 ha ancora valore? Ci si può opporre ai nuovi
proprietari in questo modo?
E.M. - ALESSANDRIA
S
i presuppone che il «diritto al lavatoio e stenditoio»
del locale sottotetto identifichi la concessione all’ac-
quirente di un diritto d’uso (articolo 1021 del Codice
civile), per la costituzione del quale occorre la forma scritta
(l’atto notarile); l’atto deve poi essere trascritto nei registri
immobiliari ex articolo 2643, n. 4, del Codice civile.
In mancanza della preventiva trascrizione, il diritto, seb-
bene regolarmente costituito, non è opponibile all’acqui-
rente, a prescindere dalle formule rituali riportate nell’atto
notarile di compravendita. Infatti la trascrizione garanti-
sce la pubblicità del diritto reale nei confronti dei terzi, che
devono rispettare il vincolo acceso sulla loro porzione im-
mobiliare, conoscibile appunto attraverso la consultazio-
ne dei registri immobiliari.
[1206][388419]
Con vizio visibile, chi compra
non può rivalersi sul venditore
A fine ottobre dello scorso anno ho acquistato un
terreno. Sul documento firmato al rogito c’è scritto
che l’acquisto del terreno viene fatto allo stato di
fatto, con tutto ciò che vi è dentro. A gennaio, però,
Trova questo quotidiano e tutti gli altri molto prima,ed in più riviste,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.red
mi sono reso conto che nel terreno sono presenti
delle traversine ferroviarie che sono considerate
rifiuto pericoloso. Mi posso rivalere per lo
smaltimento ed eventuale bonifica del terreno sui
precedenti proprietari che hanno omesso di
avvisarmi che c’era questo rifiuto (seppure visibile)?
D.F. - GORIZIA
L
a circostanza che le traversine ferroviarie da
smaltire fossero visibili all’interno del terreno e
la sottoscrizione di una specifica dichiarazione
di acquistare il terreno nello stato di fatto (del mo-
mento), «con tutto ciò che vi è dentro», lasciano poco
spazio all’acquirente di invocare la garanzia per vizi
della cosa venduta o, comunque, il risarcimento–rim-
borso per lo smaltimento del rifiuto. Infatti l’articolo
1491 del Codice civile esclude la garanzia se il compra-
tore conosceva il vizio o poteva facilmente accorger-
sene; a meno che non possa dimostrare l’intento dolo-
so del venditore.
A cura di
Alessandro Sartirana
[1207][388785]
De cuius truffato, azione
degli eredi contro le banche
Un anziano pensionato, correntista delle banche x
e y, viene ingannato a domicilio da tre soggetti (a,
b, c) di una galleria d’arte con la proposta di un
falso investimento finanziario in quadri (risultati
privi di valore) e così emette in meno di due mesi
molti assegni di ingente valore a favore di a, b e c,
credendo al patto per cui i tre avrebbero tenuto i
titoli solo a garanzia di futura rivendita, poi li
avrebbero restituiti. Invece a, b e c, dopo la firma
del mandato a vendere, incassano tutti gli assegni,
esaurendo il conto corrente di tizio: questi,
disperato per la situazione, viene indotto dal
direttore della banca x, che preme prospettando le
ulteriori conseguenze negative, a trasferire tutti i
fondi della banca y alla banca x per coprire gli
assegni – nel frattempo alcuni pagati dalla banca x
anche se scoperti. Il soggetto denuncia a, b e c per
truffa e dopo pochi giorni muore. Gli eredi
possono attivare la responsabilità delle due
banche che, agendo diversamente, avrebbero
potuto impedire l’accaduto?
M.B. - BRESCIA
L’
azione di responsabilità da parte degli eredi del
truffato nei confronti dell’istituto bancario po-
trebbe trovare due probabili opposizioni dalla
controparte.
La prima con riferimento alla legittimazione attiva nel
diritto sostanziale, ovvero la capacità effettiva di pro-
muovere l’azione da parte degli eredi per un rapporto
inerente il de cuius e definitosi prima del decesso. La
seconda inerente l’effettiva responsabilità degli istitu-
ti bancari e l’eventuale condotta illecita o non rispetto-
sa dei dettami normativi posta in essere da questi ulti-
mi: il semplice “invito” a trasferire i fondi da una banca
all’altra per coprire gli assegni emessi dal correntista
non pare rivestire alcun profilo di illiceità. Un esame
più approfondito, invece, andrebbe svolto circa la fre-
quenza e l’emissione degli assegni a favore dei truffa-
tori, in particolare se l’entità dei pagamenti avesse
P
intaccato una parte rilevante del patrimonio personale
del correntista: in tal caso una maggior vigilanza da
parte dell’istituto parrebbe doverosa.
[1208][390810]
Chi edifica per primo impone
la distanza minima al vicino
Mio suocero ha un terreno divenuto edificabile.
Avendo deciso di costruire una piccola abitazione,
abbiamo effettuato una verifica degli estratti
mappa scoprendo che la casa del proprietario del
terreno confinante è stata costruita a circa 2,5 metri
n. 21 7
l’esperto risponde
dal confine. Considerando che la costruzione è stata
fatta circa 50 anni fa, e che attualmente il Comune
prevede la distanza edificativa di 5 metri dal confine
(e, comunque, di 10 metri dalla facciata delle case
confinanti), a quale distanza potremmo costruire la
nostra casa? Il vicino ci ha detto che non permetterà
distanze inferiori a 10 metri e questo ci impedirebbe
di costruire alcunché, stante la piccola larghezza del
nostro terreno.
G.P. - CASTIGLIONE OLONA
C
onsiderato che nei terreni contigui colui che co-
struisce per primo impone di fatto le distanze di
edificazione ai vicini, il rispetto della distanza di
5 metri dal confine e – a maggior ragione – quello di 10
metri tra le pareti finestrate degli edifici rende di fatto
impossibile al lettore la costruzione di un immobile nel
terreno in oggetto.
In particolare, la distanza minima di 10 metri tra pareti
finestrate ha natura inderogabile, come disposto dall’ar-
ticolo 9 del Dm 1444/1968 e ripetutamente confermato
dalla giurisprudenza: chi costruisce un immobile ha per-
tanto l’onere di rispettare tale precetto, pena la possibile
richiesta di demolizione da parte del confinante.
Controversie
stradali
A cura di
Maria Laura Barbera
[1209][389976]
Se il pagamento è errato
la multa non è saldata
Ho pagato una multa tramite bollettino postale entro
i cinque giorni dalla notifica, fruendo della riduzione
del 30 per cento. Per un errore del dipendente di
poste italiane, il pagamento è stato inferiore di 0,28
euro rispetto all’importo scontato, che io stesso ho
indicato sia in cifre sia in lettere come da forma sul
bollettino. Quando mi sono reso conto dell’errore
sulla ricevuta di pagamento, la finestra dei cinque
giorni entro i quali è possibile beneficiare
dell’agevolazione era già scaduta. È possibile
rimediare effettuando un secondo pagamento di 28
centesimi per arrivare all’importo scontato oppure
devo raggiungere l’intero ammontare della multa
perdendo la riduzione del 30 per cento?
F.L. - FIRENZE
er le violazioni per le quali il Codice della Strada sta-
bilisce una sanzione amministrativa pecuniaria, il
trasgressore può pagare, entro 60 giorni, una som-
ma pari al minimo fissato dalle singole norme. È possibile
fruire della riduzione del 30% della sanzione amministra-
tiva se si effettua il pagamento entro e non oltre il termine
di cinque giorni dalla notifica della violazione, come pre-
visto dall’articolo 202 del Codice della strada. Lo sconto
del 30% è da calcolare sull’importo della sanzione e non
anche sulle spese della notifica che vanno pagate per inte-
ro. Tale somma, in base all’articolo 202, può essere, tra
l’altro, corrisposta a mezzo di versamento in conto corren-
te postale oppure a mezzo di conto corrente bancario. Il
pagamento della sanzione estingue l’obbligazione. L’arti-
8 n. 21
colo 389 del Regolamento di esecuzione del Codice della
strada, riguardo alla ricevibilità e agli effetti dei pagamen-
ti, stabilisce che il pagamento effettuato in misura inferio-
re rispetto a quanto previsto dal codice, non ha valore
quale pagamento ai fini dell’estinzione dell’obbligazione.
Siccome il Codice della strada stabilisce che i pagamenti
siano quelli fissati dalle singole norme, non ammettendo
deroghe, il lettore dovrebbe rivolgersi all’ufficio dell’orga-
no accertatore per l’esatta quantificazione dell’importo
dovuto per il pagamento in misura ridotta della sanzione,
ad integrazione di quanto già versato, ai fini dell’estinzio-
ne dell’obbligazione entro il termine di sessanta giorni.
[1210][389786]
I rilevatori ai semafori
non vanno segnalati
Le apparecchiature predisposte alla rilevazione
delle infrazioni semaforiche vanno segnalate
tramite apposita segnaletica come gli autovelox
oppure no?
E.M. - PARMA
L
a risposta è negativa. Nessuna norma del Codice
della strada stabilisce, infatti, che debba essere da-
ta informazione con apposito segnale della presen-
za di tali dispositivi, a differenza delle postazioni di
controllo per il rilevamento della velocità per cui l’arti-
colo 142, comma 6–bis, del Codice della strada prevede
espressamente che debbano essere preventivamente
segnalate e ben visibili, ricorrendo all’impiego di cartelli
o di dispositivi di segnalazione luminosi, conforme-
mente alle norme del regolamento di esecuzione.
[1211][388037]
Il cartello danneggiato
non influisce sulle precedenze
Ho ricevuto dalla polizia locale un verbale di
accertamento relativo a un sinistro che afferma sia
mia la colpa per una mancata precedenza a destra,
con semaforo lampeggiante, che ha causato un
incidente.
Nello stesso verbale viene riportato che, essendo
presente un cartello, l’altro conducente avrebbe
dovuto darmi la precedenza, ma tale cartello era
danneggiato. Dunuqe, la legge dice che avrei dovuto
dare io la precedenza. Io percorrevo una strada
principale e il veicolo con cui si è verificato
l’incidente ha urtato il lato anteriore destro del mio
veicolo: secondo voi è possibile un ricorso contro
chi avrebbe dovuto garantire la manutenzione del
cartello stradale?
D.G. - MILANO
A
l fine di accertare eventuali elementi di responsabilità
a carico delle persone coinvolte, la ricostruzione del-
l’evento infortunistico viene effettuata dall’organo
di polizia sulla base dei rilievi planimetrici, altimetrici e fo-
tografici, delle condizioni del manto stradale, degli accerta-
menti tecnici urgenti esperiti sui veicoli coinvolti, delle di-
chiarazioni rese dalle persone informate sui fatti (compresi
i conducenti), delle tracce di scalfittura, frenatura o di scar-
rocciamento riscontrate sull’asfalto, eccetera. I pochi ele-
menti forniti nel quesito consentono solo di rappresentare,
in linea generale, che l’articolo 145 del Codice della strada
stabilisce, per i conducenti che si approssimano a un’inter-
sezione stradale, l’obbligo di usare la massima prudenza al
fine di evitare incidenti, nonché di dare la precedenza a chi
proviene da destra, salvo diversa segnalazione. Inoltre, a
norma dell’articolo 140 del Codice della strada, dal titolo
«principio informatore della circolazione», gli utenti della
strada devono comportarsi in modo da non costituire peri-
colo o intralcio per la circolazione e in modo che sia in ogni
caso salvaguardata la sicurezza stradale. Pertanto, ogni
dubbio interpretativo va risolto alla luce delle citate norme,
in relazione allo specifico contesto ove si è verificato l’evento
infortunistico. Evidentemente, anche se la segnaletica era
danneggiata, tale circostanza – peraltro riportata anche nel
verbale dalla polizia locale che ha proceduto ai rilievi – è
stata ritenuta ininfluente in relazione al mancato obbligo,
il principale, delle regole sulla precedenza, ovvero quello di
usare la massima prudenza nell’approssimarsi all’interse-
zione stradale, al fine di evitare incidenti.
Trova questo quotidiano e tutti gli altri molto prima,ed in più riviste,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.red
l’esperto risponde
Edilizia
e Urbanistica
A cura di
Vincenzo Petrone
[1212][389781]
Distanza minima di 10 metri:
la difformità non è sanabile
Ho ereditato un immobile che presenta una
difformità urbanistica (distanza tra fabbricati minore
di 10 metri). A suo tempo è stata rilasciata l’abitabilità
dal Comune, in seguito a un sopralluogo dell’ufficiale
sanitario e del tecnico comunale, asserendo che non
vi erano violazioni del regolamento municipale di
igiene e sanità (aprile 1975). Attualmente l’ente
comunale mi chiede di demolire l’immobile o di
fiscalizzare l’abuso al valore di 90mila euro. A questo
punto non so quali strade intraprendere, ma
soprattutto se posso vantare dei diritti. Vorrei
vendere l’immobile. L’ente comunale non vuole
assumersi le dovute responsabilità in merito ai titoli
abilitativi rilasciati: sicuramente hanno rilasciato
autorizzazioni non conformi, ma mi chiedo perché
debba essere solo io a pagare. Inoltre, per quel che
riguarda il metodo di calcolo della sanzione
comminata, non vengono applicati i coefficienti
correttivi del costo base di produzione dell’immobile.
M.G. - VICENZA
L
a situazione è alquanto complessa. Per quanto con-
cerne il mancato rispetto della distanza di 10 metri
tra fabbricati, si tratta di una misura imposta dal
Dm 1444/1968, che non risulta derogabile e quindi sana-
bile. L’abitabilità rilasciata nel 1975 non fa riferimento
ad alcun abusivismo, ma si limita ad affermare che “non
vi erano violazioni del regolamento municipale di igiene
e sanità”, ossia per il rilascio di questa autorizzazione
sono stati valutati i soli aspetti igienico–sanitari e non
gli aspetti urbanistici.
Alla luce della non sanabilità del misura di 10 metri,
desta meraviglia il fatto che il Comune quantizzi in
90mila euro la non demolizione. Circa, poi, la valutazio-
ne quantitativa della sanzione, nulla si può dire in meri-
to per mancanza di elementi valutativi. Se si vuol vende-
re il fabbricato occorre tenere presente che gli immobili
abusivi, stante molte sentenze, non hanno mercato.
[1213][389437]
Il Piano casa della Campania
e il cambo di destinazione
N
Un privato chiede di modificare la sua vecchia azienda
in fabbricati per civile abitazione, utilizzando la legge
regionale Campania (Piano casa). Chi dovrà approvare
la convenzione? Il permesso a costruire
convenzionato può essere modificato rispetto alla
convenzione in corso d’opera?
E.C. - SALERNO
L
a natura derogatoria e temporanea delle norme sul
Piano casa implica la necessità di una loro stretta inter-
pretazione. Pertanto il riferimento «ai volumi esistenti
e alla realizzazione di opere interne», di cui all’articolo 4,
Lunedì 3 Giugno 2019 Il Sole 24 Ore
comma 7, della Lr 19/2009, va correlato alle attività esistenti
e autorizzate, ossia a quelle, svolte su edifici non residenzia-
li regolarmente assentiti, aventi natura produttiva, com-
merciale e turistico–ricettiva; il cambio di destinazione
d’uso, a seguito di opere interne, deve ritenersi ammesso
soltanto tra le diverse tipologie di attività richiamate.
Vale a dire che il comma 7 dell’articolo 4 della Lr 19/2009
esclude che il cambio di destinazione d’uso possa interveni-
re da struttura non residenziale a struttura residenziale,
posto che lo stesso deve intervenire solo tra attività com-
merciali, produttive, turistico – ricettive e di servizi. In altre
parole il Piano casa della Regione Campania ammette il
cambio di destinazione d’uso soltanto tra le diverse tipolo-
gie di attività richiamate dalla norma, con l’esclusione quin-
di dell’uso residenziale. E non impone la stipula di alcun
atto convenzionale ai fini dell’ammissibilità del cambio di
destinazione d’uso.
[1214][390732]
Oneri di urbanizzazione:
rimborsi prescritti in 10 anni
Sono proprietario di un lotto edificabile per il quale il
precedente proprietario ha versato oneri di
urbanizzazione primari e secondari nel 1991. Il lotto,
al momento del pagamento (1991), era compreso in
un piano di lottizzazione. Ma ora con il Pgt (Piano di
governo del territorio) è diventato zona B, di
espansione, e a detta del Comune gli oneri pagati
sono decaduti. Devo ripagarli?
E.T. - MILANO
V
a innanzitutto osservato che il contributo per gli
oneri di urbanizzazione è strettamente connesso
all’attività di trasformazione del territorio; ne
consegue che, ove tale circostanza non si verifichi, il
relativo pagamento risulta privo di causa, cosicché l’im-
porto versato va restituito (Tar Lazio, Roma, 12 marzo
2008, n.22). La restituzione delle somme versate soggia-
ce però a termini di prescrizione decennale, che nel caso
specifico sono oltremodo scaduti: di conseguenza, gli
oneri vanno pagati nuovamente.
A cura di
Massimo Sanguini
[1215][389435]
La concessione edilizia
e l’irreperibilità in Comune
Nell’atto pubblico di vendita di un appartamento
(seconda casa), stipulato nel 1983 da parte di una
ditta individuale, è citato il numero della licenza
edilizia rilasciata il 17 luglio 81 dal Comune ai
proprietari dell’area venduta alla ditta che, su tale
area, ha costruito un complesso di dieci appartamenti,
tra cui quello oggetto della compravendita. In seguito
l’appartamento è stato ereditato da due fratelli;
poiché uno dei due intende cedere all’altro la sua
quota, lo studio notarile incaricato ha chiesto, tra i vari
documenti, la concessione edilizia citata nell’atto
originario. Il Comune interpellato non trova traccia
alcuna della concessione, nonché della richiesta di
abitabilità, dichiarata come in corso alla data di stipula
del citato atto pubblico. Devo considerare il
complesso edificato come abusivo?
M.G. - LIVORNO
el caso in cui la concessione edilizia non sia
rinvenibile agli atti del Comune, bisognerebbe
cercare di fornire tutta la documentazione
eventualmente utile (istanze, progetti, risultanze ca-
tastali e, se del caso, perizie basate su tali atti e docu-
menti), al fine di ottenere una certificazione sostituti-
va da parte dell’ente. Nel caso in cui invece – e malgra-
do le risultanze dell’atto di compravendita – la sud-
detta concessione non fosse mai stata richiesta al
Comune, solo allora l’immobile dovrebbe essere sen-
z’altro considerato abusivo, con tutte le conseguenze
sia da un punto di vista sanzionatorio che, eventual-
mente, demolitorio.
Il Sole 24 Ore Lunedì 3 Giugno 2019
Condominio
A cura di
Giuseppe Mantarro
[1216][390720]
Revoca dell’amministratore
a maggioranza dei presenti
Nell’assemblea in seconda convocazione
legalmente costituita per revocare
l’amministratore serve la maggioranza qualificata o
è sufficiente la maggioranza ordinaria di un terzo
dei partecipanti del condominio e un terzo dei
millesimi oppure è valido anche il voto di
maggioranza dei presenti?
S.O. - POMPONESCO
L’
articolo 1136 codice civile («costituzione dell’as-
semblea e validità delle deliberazioni»), al com-
ma 2 stabilisce che «sono valide le deliberazioni
approvate con un numero di voti che rappresenti la
maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del
valore dell’edificio». Il successivo comma 4 prevede
che «le deliberazioni che concernono la nomina e la
revoca dell’amministratore [omissis] devono essere
sempre approvate con la maggioranza stabilita dal
L’
secondo comma del presente articolo». Pertanto, per
la nomina e la revoca dell’amministratore è sem-
pre necessario (in prima quanto in seconda convoca-
zione) il voto favorevole che rappresenti la maggio-
ranza degli intervenuti in assemblea e, altresì, la metà
del valore dell’edificio (ossia dei millesimi).
[1217][390651]
L’acquirente non paga
le vecchie spese di lite
Nel 2016 ho acquistato un appartamento dal
costruttore (società venditrice). Nel 2015 la
società, proprietaria di alcuni appartamenti tra cui
quello ad oggi di mia proprietà, ha fatto ricorso in
merito a una delibera, assunta dal condominio il 23
marzo 2015, relativa all’approvazione del bilancio
preventivo 2015 e del relativo riparto degli oneri
condominiali in capo a tali appartamenti. Il ricorso,
conclusosi nel 2019, ha condannato il condominio
al pagamento delle spese di lite poiché la
ripartizione del preventivo, avvenuta in base a
modifiche al regolamento condominiale non
approvate all’unanimità, è nulla.
Aggiungo che nel rogito è stato inserito che
«rimarranno a carico della società venditrice gli
oneri in essere e/o aventi titolo anteriore alla data
odierna» e che non ho partecipato all’assemblea
condominiale del 6 settembre 2015, che ha
deliberato di risolvere la controversia in sede
giudiziale nominando un avvocato. Dovrei
sostenere queste spese di lite?
G.S. - ROMA
L’
amministratore di condominio, al fine di riscuo-
tere gli oneri condominiali, è tenuto a rivolgersi
a coloro che risultano essere condomini al mo-
Trova questo quotidiano e tutti gli altri molto prima,ed in più riviste,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.red
mento in cui le spese in questione debbono essere pa-
gate. A tal proposito, la Cassazione, con sentenza
10405/2010 ha stabilito che «l’acquirente dell’unità
immobiliare risponde soltanto delle obbligazioni con-
dominiali sorte in epoca successiva al momento in cui,
acquistandola, è divenuto condomino; e se, in virtù del
principio dell’ambulatorietà passiva di tali obbligazio-
ni, sia stato chiamato a rispondere delle obbligazioni
condominiali sorte in epoca anteriore, ha diritto a riva-
lersi nei confronti del suo dante causa (si veda anche
la sentenza 1596/2000)».
Pertanto, poiché l’unità immobiliare è stata acquistata
nel 2016 e nel rogito è stato previsto che «rimarranno
a carico della società venditrice gli oneri in essere e/o
aventi titolo anteriore alla data odierna”, ma soprattut-
to che il lettore non era ancora condomino quando, il
6 settembre 2015, è stata assunta la deliberazione per
«risolvere la controversia in sede giudiziale nominan-
do un avvocato», le spese di lite – per la causa conclu-
L’
sasi nel 2019 – dovranno essere sostenute dal vendito-
re, sicché l’acquirente potrà chiedere bonariamente al
precedente proprietario di effettuare il summenziona-
to pagamento. Qualora il venditore si rifiutasse, l’ac-
quirente dovrà anticipare la predetta somma eserci-
tando, conseguentemente, il diritto di rivalsa nei con-
fronti del precedente proprietario.
[1218][390932]
Convocazione dell’assemblea:
non si può imporre la Pec
L’invio della convocazione per l’assemblea
condominiale ordinaria annuale deve avvenire
necessariamente con raccomandata A/R presso il
domicilio del condomino, oppure anche tramite Pec
o email ordinaria? Inoltre, in caso d’invio tramite
raccomandata postale, i relativi costi devono
essere imputati al condominio quali spese generali
da ripartire per millesimi, o vanno imputati al
singolo condomino che riceve la raccomandata?
L’amministratore può imporre un invio a mezzo Pec,
subordinato a sottoscrizione presso l’ufficio di
presa ricevuta, e in mancanza imporre l’invio con
raccomandata A/R, con spesa imputata al singolo
condomino?
A.D. - AREZZO
articolo 66 delle Disposizioni per l’attuazione
del Codice civile, al comma 3, afferma che
«l’avviso di convocazione, contenente specifi-
ca indicazione dell’ordine del giorno, deve essere
comunicato almeno cinque giorni prima della data
fissata per l’adunanza in prima convocazione, a mez-
zo di posta raccomandata, posta elettronica certifi-
cata, fax o tramite consegna a mano, e deve contene-
re l’indicazione del luogo e dell’ora della riunione».
Tale previsione è ritenuta tassativa e, dunque, esclu-
siva di altre modalità, in quanto si ritiene che il legi-
slatore abbia voluto tipizzare le forme della comuni-
cazione, limitandole a quelle che garantiscano la ef-
fettiva conoscibilità della convocazione stessa.
A tal proposito, è interessante segnalare la sentenza del 3
gennaio 2019 della Corte d’appello di Brescia che, oltre a
ribadire il principio secondo cui «unico strumento equipol-
lente alla raccomandata indicata dalla disposizione di legge
è la comunicazione Pec, posto che solo con tale modalità
perviene al notificante un messaggio di accettazione e con-
segna dell’avviso», afferma anche che «la convocazione tra-
mite e–mail anziché tramite raccomandata a.r. o Pec è legit-
tima qualora sia stato lo stesso condomino a chiedere tale
modalità di convocazione, non potendo poi lamentare que-
I
st’ultimo la mancata prova di ricevimento dell’e–mail».
Per costante giurisprudenza, le spese postali rientrano tra
le spese di gestione e, dunque, anche se relative all’invio
della corrispondenza a singoli condòmini, andranno ripar-
tite tra tutti i condòmini in base alle tabelle millesimali e
non, invece, imputate al singolo condomino.
Pertanto, alla luce di ciò e vista l’equipollenza tra Pec
e raccomandata, è pacifico ritenere che l’ammini-
stratore di condominio non potrà – come scrive il
lettore – “imporre un invio a mezzo Pec, subordinato
a sottoscrizione presso l’ufficio di presa ricevuta”;
e inoltre, in mancanza, non potrà “imporre l’invio
con raccomandata A/R, con spesa imputata al singo-
lo condomino”.
n. 21 9
l’esperto risponde
A cura di
Matteo Rezzonico
[1219][390733]
Ok alla finestra «trasformata»
che affaccia sul passo carraio
Un condomino del mio palazzo che abita al piano
terra vorrebbe modificare la finestra del suo bagno
e farla diventare una porta che affaccia sul passo
carraio di accesso al cortile condominiale. Si
tratterebbe quindi di modificare il progetto
iniziale. Può farlo? Non abbiamo un amministratore
in quanto siamo solo otto condomini.
S.F. - CAGLIARI
articolo 1102 del Codice civile dispone che: «cia-
scun partecipante può servirsi della cosa comu-
ne, purchè non ne alteri la destinazione e non
impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso
secondo il loro diritto. A tal fine può apportare a pro-
prie spese le modificazioni necessarie per il miglior
godimento della cosa». Ciò premesso, la trasformazio-
ne di una finestra in porta che si affaccia sul passo
carraio, in linea di principio, salvo il rispetto del decoro
architettonico e della sicurezza del fabbricato, non
crea pregiudizi agli altri condòmini, con la conseguen-
za che deve ritenersi lecita (articoli 1120, ultimo com-
ma, e 1122 del Codice civile). Ad evitare contestazioni
ed eventuali azioni possessorie, potrebbe essere op-
portuno, ma non indispensabile, convocare preventi-
vamente l’assemblea o sentire gli altri condòmini. Fer-
mo restando che la Cassazione, con la pronuncia
1112/1988, «l’apertura di una porta o di una finestra da
parte di un condomino o la trasformazione di una fine-
stra che prospetta il cortile comune in porta di accesso
al medesimo mediante l’abbattimento del corrispon-
dente tratto di muro perimetrale che delimita la pro-
prietà del singolo appartamento non costituisce di per
sé abuso della cosa comune idoneo a ledere il compos-
sesso del muro comune che fa capo come ius possiden-
di a tutti i condòmini». In senso conforme, si veda an-
che la sentenza della Cassazione 15390/2000.
[1220][390704]
Subentro nell’ascensore,
vantaggi fiscali da decurtare
Subentro nella proprietà e nell’uso di un ascensore
realizzato da alcuni condòmini. La giurisprudenza e la
dottrina, per quantomi risulta, hanno chiarito come
l’importo della quota di subentro deve tenere conto
dei costi di realizzazione e di manutenzione (ritengo
straordinaria) dell’opera, ragguagliati al valore della
moneta al momento del subentro e integrato dagli
interessi legali, applicati ai costi non rivalutati, ma
decurtati a causa del deprezzamento subito dal bene
a seguito della vetustà e della obsolescenza.
Ciò al fine di evitare perdite o indebiti arricchimenti ad
entrambe le parti interessate.
Detto questo, è corretto considerare anche le
agevolazioni fiscali di cui hanno goduto i condòmini
realizzatori, come alcune sentenze di tribunale hanno
previsto? Diversamente, i condòmini si
approprierebbero anche della quota di agevolazioni
spettanti al subentrante.
A.D. - BOLOGNA
l lettore fa riferimento all’articolo 1121, comma 3, del
Codice civile, in tema di innovazioni gravose o volut-
tuarie, per il quale «in presenza di innovazioni, il con-
domino o l’erede e l’avente causa, possono tuttavia, in
qualunque tempo, partecipare ai vantaggi dell’innova-
zione, contribuendo nelle spese di esecuzione e di manu-
tenzione dell’opera». Va da sé che, per l’articolo 1121, il
condomino che chiede la comproprietà dell’impianto
deve versare, pro quota, non solo l’importo capitale, ma
anche le somme spese per la manutenzione straordina-
ria, oltre alla rivalutazione monetaria. Secondo la giuri-
sprudenza, tuttavia, devono essere decurtati, dalla som-
ma da versare, eventuali contributi o benefici goduti da
chi ha installato l’impianto. Si veda, sul tema specifico,
10
la pronuncia del tribunale di Viterbo 984/2017 che fa rife-
rimento al contributo ricevuto per l’eliminazione delle
barriere architettoniche di cui alla legge 13/1989 e, nello
stesso senso, la sentenza del giudice di pace di Bari
5632/2011 che fa riferimento anche alle agevolazioni fi-
scali. Infine, secondo taluna giurisprudenza si deve tene-
re conto del deprezzamento dell’impianto.
A cura di
Cesarina Vittoria Vegni
[1221][390694]
Lastrico solare, non pagano
i condòmini non coperti
L’articolo 1126 del Codice civile regolamenta la
I
ripartizione delle spese nel caso dei lastrici solari.
Lo stesso articolo può essere applicato per le unità
immobiliari che non si trovano sotto la sagoma
principale dell’edificio? Se sotto il lastrico solare si
trovano delle unità immobiliari lontane dalla
copertura principale, questi sono tenuti a
partecipare alla spesa nel caso in cui si renda
necessaria la sistemazione del tetto di questa
porzione?
M.S. - TOLENTINO
L’
articolo 1126 del Codice civile, nel regolamentare la
suddivisione della spesa per riparazioni o ricostru-
zioni dei lastrici solari che siano di proprietà o di
uso esclusivo e quindi non condominiali, ripartisce i costi
fra il proprietario o l’usuario del lastrico solare, per un
terzo e per gli altri due terzi a carico dei condomini alle cui
unità immobiliari il lastrico serve da copertura. Nel caso
descritto in quesito sembrerebbe che vi siano alcune unità
immobiliari ai piani inferiori rispetto al lastrico, ma al di
fuori della proiezione verticale. Se è così, questi condòmi-
ni non sono tenuti al pagamento del contributo di cui
all’articolo 1126 del Codice civile. Infatti la giurisprudenza
ha anche recentemente chiarito che «in tema di condomi-
nio negli edifici, agli effetti dell’art. 1126 c.c., i due terzi
della spesa delle riparazioni o ricostruzioni del lastrico
solare di uso esclusivo sono a carico non di tutti i condo-
mini, in relazione alla proprietà delle parti comuni esi-
stenti nella colonna d’aria sottostante, ma di coloro che
siano proprietari individuali delle singole unità immobi-
liari comprese nella proiezione verticale di detto lastrico,
alle quali, pertanto, esso funge da copertura» (Cassazio-
ne, 11484/2017; tribunale di Salerno 1094/2019).
Locazioni
A cura di
Matteo Rezzonico
[1222][389559]
No alla cedolare per il negozio
se la Sas locataria è la stessa
Nel 2014 la signora Verdi stipulava un classico
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n. 21
l’esperto risponde
contratto di locazione 6+6 a canone libero con la
Sas XXX del signor Rossi per un immobile
commerciale di sua proprietà (categoria C/1,
negozio) di superficie inferiore a 100 metri quadri.
A fine novembre 2018 il signor Bianchi, con atto
pubblico a rogito notarile, formalizza l’acquisto di
tutte le quote di partecipazione al capitale sociale
della Sas XXX (già conduttrice del contratto di
locazione per l’immobile in oggetto), cambiandone
la ragione sociale in «XXX Sas di Bianchi Mario» e
assumendo la qualità di socio accomandatario e
rappresentate legale della società.
È possibile per la signora Verdi (che al 15 ottobre
2018 non aveva alcun rapporto col signor Bianchi),
di comune accordo con lui, nuovo titolare della Sas,
interrompere in anticipo il contratto in essere e
stipularne uno nuovo nel 2019, fruendo così della
cedolare secca?
C.R. - MILANO
l fatto che la società conduttrice abbia cambiato la
ragione sociale e i soci dopo il 15 ottobre 2018, a no-
stro giudizio, non consente l’esercizio dell’opzione
per la cedolare secca ex lege 145/2018.
La cessione di quote e il cambio della ragione sociale
non comportano necessariamente la nascita di una
nuova società, distinta dalla precedente. Dunque,
stante l’esistenza di un precedente contratto di loca-
zione (in base agli articoli 27 e seguenti della legge
392/78), tra i medesimi soggetti giuridici, (“non sca-
duto”), non opera il regime fiscale della cedolare secca.
Infatti, l’articolo 1, comma 59, della legge di Bilancio
2019 (legge 145/2018) dispone che: «Il canone di loca-
zione relativo ai contratti stipulati nell’anno 2019,
aventi ad oggetto unità immobiliari classificate nella
L
categoria catastale C/1, di superficie fino a 600 metri
quadrati, escluse le pertinenze, e le relative pertinenze
locate congiuntamente, può, in alternativa rispetto al
regime ordinario vigente per la tassazione del reddito
fondiario ai fini dell’imposta sul reddito delle persone
fisiche, essere assoggettato al regime della cedolare
secca, di cui all’articolo 3 del Decreto Legislativo 14
marzo 2011, n. 23, con l’aliquota del 21 per cento.
Tale regime non è applicabile ai contratti stipulati nel-
l’anno 2019, qualora alla data del 15 ottobre 2018 risulti
in corso un contratto non scaduto, tra i medesimi sog-
getti e per lo stesso immobile, interrotto anticipata-
mente rispetto alla scadenza maturata».
[1223][390826]
Nessun avviso in Questura
per il (breve) comodato
In riferimento al cosiddetto decreto sicurezza (Dl
113/2018), vorrei sapere come deve comportarsi il
proprietario di una seconda casa che
occasionalmente (specialmente nel periodo estivo)
la destina brevemente (per 7/10 giorni) a ospitare
un parente o un amico di famiglia. Si precisa che si
tratta di un ospite che non effettua alcun
pagamento a titolo di affitto.
È obbligatorio porre in essere un regolare
contratto (anche se per un periodo breve), come se
si trattasse di una vera locazione? È obbligatoria la
comunicazione alla competente Questura, per le
persone ospiti alloggiate?
A.C. - LECCE
S
alvo qualificare il rapporto inter partes come
“ospitalità” (priva di particolari forme), la fattis-
pecie cui si riferisce il lettore può essere inqua-
drata negli articoli 1803 e seguenti del Codice civile in
L’
tema di comodato.
In particolare, per l’articolo 1803 del Codice, il como-
dato è il contratto con il quale una parte consegna
all’altra una cosa mobile o immobile, affinché se ne
serva per un tempo e per un uso determinato, con
l’obbligo di restituire la stessa cosa ricevuta. Il como-
dato è essenzialmente gratuito.
Il contratto di comodato di beni immobili in forma
verbale è soggetto a registrazione solo in caso di uso.
Il contratto di comodato di beni immobili in forma
scritta è invece soggetto a registrazione, nel termine
di venti giorni di cui all’articolo 13 del Dpr 131/1986 (si
vedano le risoluzioni 14/E/2001 e 71/E/2006).
Lunedì 3 Giugno 2019 Il Sole 24 Ore
Il lettore fa però riferimento a durate di 7/10 giorni.
In questo caso, non è necessaria la comunicazione di
cessione del fabbricato di cui al Dl 59/1978 (convertito
nella legge 191/1978), che si applica per durate supe-
riori a un mese.
Nel caso del comodato nei confronti di un parente o
di un amico, non si applicano neanche le disposizioni
di cui all’articolo 109 del Regio decreto 763 del 18 giu-
gno 1931 (oggetto di interpretazione da parte dell’arti-
colo 19–bis del Dl 113/2018), che riguardano la locazio-
ne e la sublocazione (e non il contratto di comodato,
che è gratuito).
A cura di
Luca Stendardi
[1224][390682]
Il contratto agevolato
e la proroga «naturale»
Il 1° gennaio 2014 ho stipulato come locatore un
contratto di locazione abitativa agevolata ex legge
431/98, articolo 2, comma 3. In origine ho convenuto
con l’inquilino, per reciproca utilità, su una durata di
4+2 anni. Dopo il rinnovo automatico del 1° gennaio
2018, saremmo ora d’accordo di prorogare
tacitamente la locazione. Che durata avrà la proroga
(4 anni, 3 anni, 2 anni, 4+2 anni, 3+2 anni)? In caso di
ulteriore mancata disdetta, cosa accadrebbe?
M.S. - VERONA
a Cassazione, con sentenza 16279/2016, ha affer-
mato che il secondo inciso dell’articolo 2, comma
5, della legge 431/1998 si riferisce alla durata del
contratto che si esaurisce alla “prima scadenza” e pre-
vede che, ove le parti non concordino sul rinnovo del
medesimo, il contratto sia prorogato di diritto per due
anni salva la facoltà di disdetta motivata da parte del
locatore. Se non interviene una trattativa per il rinno-
vo, non perfezionato, la locazione si deve intendere
automaticamente cessata alla scadenza “conclusiva”,
senza necessità di disdetta da parte dello stesso con-
duttore, trovando applicazione la disciplina dell’arti-
colo 1596, comma 1, del Codice civile. Un accordo sot-
toscritto tra le parti sarà comunque utile per definire
la vicenda.
[1225][390390]
Lavatrice vecchia: riparazione
a carico del locatore
Nell’appartamento che ho affittato con contratto di
natura transitoria a tre studenti, si è guastata la
lavatrice di 15 anni. Il tecnico con la riparazione ha
risolto il problema (cuscinetti e cinghia),
garantendo una lunga durata dell’elettrodomestico.
Gli studenti non vogliono pagare questa spesa e uno
di loro che ha appena lasciato l’appartamento dopo
un anno di permanenza dice che la spesa non gli
compete. Io ho ancora la caparra per via delle
bollette.
Lo stesso problema si presenta per il pavimento
all’entrata, in cui ho trovato dei veri solchi nel
marmo, probabilmente dovuti a qualche sassolino
incastratosi sotto la porta e non asportato. Vorrei
capire chi paga cosa.
L.M. - CASSANO VALCUVIA
articolo 1576 del Codice civile pone a carico del
locatore tutte le riparazioni necessarie, eccetto
quelle di piccola manutenzione che sono a carico
del conduttore. L’intervento eseguito sulla lavatrice
vecchia di 15 anni è da ritenersi di manutenzione stra-
ordinaria a carico del locatore, stante la vetustà del
macchinario.
Per quanto riguarda i solchi presenti nel marmo del-
l’ingresso, possono essere considerati come addebita-
bili al conduttore che non ha mantenuto la cosa in buo-
no stato, come gli era stata consegnata. Problematico
sarà individuare il soggetto responsabile a cui addebi-
tare il relativo onere risarcitorio.
Il Sole 24 Ore Lunedì 3 Giugno 2019
Previdenza
A cura di
Aldo Forte
[1226][390688]
Assegno familiare: domande
all’Inps dal 1° aprile 2019
Vorrei avere un chiarimento in merito alla richiesta di
assegno familiare. Ho inoltrato la mia richiesta al datore di
lavoro per il periodo dal 1° luglio 2018 al 30 giugno 2019.
Posso fare la mia domanda online già da ora, oppure devo
attendere una comunicazione della mia società?
G.N. - QUARTO
C P
on il messaggio 1777 dell’8 maggio 2019, l’Inps ha preci-
sato che le domande già presentate al datore di lavoro
fino alla data del 31 marzo 2019 con il modello Anf/Dip,
per il periodo compreso tra il 1° luglio 2018 e il 30 giugno 2019,
o a valere sugli anni precedenti, non devono essere reiterate,
ma devono essere gestite dai datori di lavoro.
Invece, a decorrere dal 1° aprile 2019, le domande per la presta-
zione familiare, sinora presentate dai lavoratori interessati ai
propri datori di lavoro utilizzando il modello Anf/Dip (codice
SR16), devono essere presentate direttamente all’Inps, esclu-
sivamente in modalità telematica.
[1227][390463]
L’importo liquidato sospende
la pensione del consulente
Sono un consulente finanziario con mandato unico e
avrei intenzione di andare in pensione con quota 100.
Alla cessazione del mandato, sulla valorizzazione di
portafoglio fotografato alla data dell’uscita, mi verrà
erogato un importo liquidabile entro tre anni. Tale
importo sarà soggetto a tassazione separata.
Dal momento che quota 100 prevede solo il cumulo fra
redditi di pensione e prestazioni occasionali fino a un
massimo di 5mila euro all’anno, l’importo che mi verrà
liquidato potrebbe far decadere il diritto a riscuotere le
rate di pensione in quell’anno?
T.R. - TORINO
S
i ritiene che la pensione del lettore sarà oggetto di
sospensione. Infatti, con la circolare 11/2019,
l’Inps in merito all’incumulabilità, ha precisato
che i redditi derivanti da qualsiasi attività lavorativa
dopo la decorrenza della pensione e fino alla data di
perfezionamento della pensione di vecchiaia, danno
luogo alla sospensione dell’erogazione della pensione
quota 100 nell’anno di produzione di tali redditi. Fra
l’altro, è va ricordato che i titolari della pensione quota
100, devono dare comunicazione all’Inps dei redditi per-
Trova questo quotidiano e tutti gli altri molto prima,ed in più riviste,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.red
n. 21 11
l’esperto risponde
cepiti sia per il lavoro autonomo occasionale, che superi
Istruzioni per l’uso
5mila euro, che per gli altri tipi di reddito qualunque sia
l’importo.
Il sito dell’esperto risponde
www.ilsole24ore.com/espertorisponde
A cura di
Pietro Gremigni  Il servizio di consulenza ai lettori del Sole 24 Ore
continua su internet. Dalla sezione dedicata è
possibile inviare gratuitamente un quesito agli
[1228][390422] esperti (previa registrazione) e cercare la soluzio-
ne al proprio caso nel database delle risposte.
Invalidità, i superstiti orfani
scontano il reddito di mille €
L’articolo 1, comma 249, della legge 232/2016 (legge
di Bilancio 2017) ha previsto che le pensioni
corrisposte ai superstiti orfani di assicurato e
pensionato concorrono alla formazione del reddito
complessivo, di cui all’articolo 8 del Tuir (Dpr
917/1986), per l’importo eccedente i mille euro e,
pertanto, il reddito di lavoro dipendente e
assimilato risultante nel quadro N della
dichiarazione dei redditi risulta inferiore di mille
euro a quanto percepito (ad esempio: la pensione
percepita è pari a 17.800 euro e il reddito dichiarato
è di 16.800 euro).
Per avere diritto alla pensione di invalidità civile gli
interessati devono rispettare determinati limiti
 Il portale dell’esperto risponde è pensato per
valorizzare i punti di forza della rubrica fondata
reddituali. Per l’anno 2019 il limite di reddito annuo nel 1984, integrandoli con i Forum tematici e gli
da rispettare è pari a 16.814,34. I mille euro di approfondimenti pubblicati ogni lunedì sul
esenzione previsti dal comma 249 sopra citato Sole 24 Ore.
concorrono alla determinazione del reddito al fine  Sul sito dell’esperto risponde è possibile cerca-
della verifica del rispetto di tale limite? Quale re la risposta al proprio caso specifico all’interno
reddito va considerato: 16.800 o 17800 euro? di una banca dati che conta oltre 200mila quesiti.
S.B. - SAN CARLO CANAVESE Inoltre, lo stesso motore di ricerca permette di
navigare tra le risposte fornite dagli esperti nei
er quanto l’Inps non abbia fornito chiarimenti uffi- Forum tematici, come quelli sui vari temi fiscali, la
ciali, la risposta è affermativa: il limite di reddito casa, le pensioni, il diritto di famiglia.
per ottenere la pensione di invalidità civile è quello  Dallo stesso sito si può inviare una domanda
ridotto di 1.000 euro perché il rinvio all’articolo 8 del agli oltre 100 esperti del Sole 24 Ore e partecipare
Tuir comporta il riferimento al reddito complessivo così ai Forum di volta in volta attivati su temi d’attuali-
rideterminato a favore dei pensionati orfani superstiti. tà. Internet è l’unico canale attraverso il quale è
La norma sulla pensione agli invalidi civili, facendo rife- possibile l’invio di quesiti.
rimento al reddito complessivo, rinvia all’articolo 8 cita-
to che per gli orfani superstiti va ridotto appunto di
1.000 euro. Per cercare una risposta
A cura di
Fabio Venanzi
[1229][390854]
I redditi che ostacolano
la maggiorazione sociale
Mia mamma ha 80 anni, una pensione minima di 500
euro e un locale commerciale con rendita catastale
di 2000 euro, di cui paga l’Imu, dato in comodato d  È possibile consultare la banca dati delle
uso a un figlio. Può chiedere la maggiorazione risposte con una ricerca per: parola, argomento,
sociale dell’assegno? Mi dicono di no perché il locale fascicolo.
commerciale fa reddito anche se non è affittato. È  Tra i risultati della ricerca appaiono: le risposte
corretto? pubblicate ogni lunedì sull’Esperto risponde; i
G.P. - CASERTA Forum tematici attivati su argomenti di attualità.
L
a maggiorazione sociale spetta ai pensionati con
reddito inferiore al trattamento minimo pari – per Per inviare una domanda
il 2019 – a 6.669,13 euro lordi annuali. L’integrazio-
ne spetta parzialmente, a condizione che il reddito per-
sonale della madre del lettore non superi 8.442,85 euro
lordi all’anno. Nel caso in cui la madre fosse coniugata,
il limite reddituale coniugale è pari a 14.396,72. Pertanto,
sulla base dei dati forniti, nel caso di soggetto non co-
niugato, i limiti appaiono superati.
 Per inviare il quesito bisogna essere registrati
al sito del Sole 24 Ore (la registrazione è gratuita).
 Per inviare una domanda si può scegliere: il
canale “classico” dell’esperto risponde; i Forum
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12 Lunedì 3 Giugno 2019 Il Sole 24 Ore

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