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IL CASO DI SPECIE
La disposizione in esame contiene una doppia attribuzione:
A. attribuzione del valore nominale agli eredi
B. attribuzione della differenza tra il valore nominale è il valore reale alla società
In tal modo si limita la libertà testamentaria e la clausola assume i connotati del
patto successorio istitutivo che, ponendosi quale alternativa al negozio
testamentario, è nullo.
CONCLUSIONI
Nel caso di specie, la clausola è impura, ma da ciò non se ne può trarre una automatica
ammissibilità , essendo comunque necessario ponderare anche le peculiarità della
fattispecie. Infatti, il calcolo per la liquidazione della quota si basa sul valore nominale e
non sul valore reale/ patrimoniale. Il valore nominale e il valore patrimoniale possono
essere molto differenti: infatti, patrimonio e capitale coincidono solo al momento della
costituzione della società , mentre successivamente il capitale rimane stabile mentre il
patrimonio varia a seconda di alcuni fattori.
Questa differenza di valore andrebbe ad arricchire il soggetto che procede alla
liquidazione.
In particolare, nel caso di specie la clausola era volta non già ad accentuare il peso
personalistico all’interno della società , quanto più a consentire al de cuius di disporre
delle proprie sostanze patrimoniali, rivelandosi una donazione indiretta con effetti post
mortem, poiché la somma liquidata all’erede è notevolmente inferiore al valore della
quota a favore della società . Per questo la clausola è nulla.
Si evidenzia comunque, nella dottrina in tema, una tendenza ad attenuare la rigidità del
divieto di patti successori, in quanto ciò contrasterebbe con la dinamicità degli istituti
collegati all’attività di impresa.
Patti di famiglia.