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CASO 1

CLASUOLE DI CONSOLIDAMENTO E DIVIETO DI PATTI SUCCESSORI NEGLI


STATUTI DI SOCIETA’ DI PERSONE
Sentenza di tribunale di Torino, sez. 1, 1° luglio 2020
Stiamo parlando di società di persone. Morte del socio riguarda le società di persone.
Vi è il divieto di patti successori. L’articolo definisce come patti successori quei patti con
cui il soggetto definisce la propria successione.
Vantaggio della clausola: evitare ingresso di soci non graditi.
Cosa dispone la clausola dello statuto di società di persone in esame?
La clausola dello statuto di società di persone, la quale dispone che in caso di decesso di
un socio gli eredi hanno diritto alla liquidazione della quota al valore nominale, si risolve
di fatto in un atto dispositivo mortis causa vincolante. Con tale clausola, la differenza tra il
valore nominale ed il valore reale della quota di partecipazione nella società non cade in
successione, ma viene da essa esclusa. Risulta così violata la ratio sottesa al divieto dei
patti successori, nella parte in cui si prefigge lo scopo di garantire al de cuius la libertà di
disporre con atto di volontà fino all’ultimo momento di vita.
Quali sono le parti?
Le parti sono:
LA = attore e figlio del de cuius
LE = de cuius
Società semplice LA PAEA = convenuta che esercita attività di gestione immobiliare di
beni propri. È una società di tipo familiare. In particolare essa risulta intestataria di un
immobile sito in Alassio e dell’autorimessa al medesimo connessa.
CP = legale rappresentante della società , compagna del de cuius.
Cosa succede?
LE e CP erano soci fondatori della società dove il capitale sociale è di 10 329, 00 euro.
Il sig. LE muore e in virtù dell’art. 10 dello statuto allegato all’atto costitutivo la sua quota
non cade in successione ma si consolida nel socio superstite, cioè la sig. CP.
A LA è liquidata una somma pari a 5 164,57 euro cioè l’equivalente del valore nominale
della quota di partecipazione del de cuius. LA ritiene la somma incongrua in quanto non
corrispondente al valore reale della quota paterna, da calcolarsi tenendo conto della
complessiva situazione patrimoniale corrente all’apertura della successione.
Quale vicenda processuale interessante?
La notifica viene fatta tramite PEC. CP non sapeva nemmeno cosa fosse un pc e quindi il
processo inizia e viene fatta dichiarazione di contumacia.
CP poi si accorge della pec, si costituisce in giudizio e chiede la revoca della dichiarazione
di contumacia e come scusa dice che lei non guarda spesso il pc. Il giudice rifiuta la
revoca. La cassazione dice che la notifica tramite pec è valida anche se finisce nello spam.
Cosa fa LA?
LA cita in giudizio la società in persona del suo legale rappresenta, la sig.ra CP, e chiede:
1. Accertamento della nullità parziale ex art. 1419 c.c. dell’art. 10 dello statuto
allegato all’atto costitutivo della società convenuta.
Cosa dice l’art. 10 dello statuto?
In caso di morte di uno dei soci se costui è limitatamente responsabile la sua quota
si trasmette in successione; se è illimitatamente responsabile la sua quota non si
trasmette in successione ma si consolida - per frazioni proporzionali alle quote di
cui sono già titolari – nei soci superstiti, i quali pagano agli eredi nei modi e termini
di legge, una somma di denaro pari al valore nominale della quota stessa.
Quali profili di nullità individua LA?
Individua due profili di nullità :
A. Violazione del divieto di patti successori ex art. 458 c.c. in quanto tale
pattuizione si risolverebbe in una disposizione mortis causa, volta a
disporre di diritti legali ad una successione non ancora aperta
B. La suddetta clausola di consolidazione si porrebbe in contrasto con le
norme imperative di cui agli artt. 2284 c.c. e 2289 c.c., il cui combinato
disposto imporrebbe alla società di liquidare agli eredi la quota del socio
deceduto in base alla situazione patrimoniale corrente alla data in cui si
verifica lo scioglimento e non, in base al suo valore nominale, come invece
previsto dalla pattuizione statutaria.
2. Dichiarazione di inefficacia degli effetti prodotti da tale clausola
3. Accertare e dichiarare il valore del patrimonio societario all’epoca del decesso del
sig. L.E. consistente nell’immobile sito in Alassio, nonché nell’autorimessa al
medesimo connessa ammonta ad euro 900.000
4. Di accertare e dichiarare che il valore effettivo della quota societaria appartenuta
al sig. L.E. pari al 50% del patrimonio societario corrisponde ad euro 450.000
5. Chiede inoltre alla sig.ra C.P. di corrispondere la somma di euro 444.835,43 ovvero
la ulteriore o differente somma da accertare in corso di causa a titolo di
integrazione dalla quota societaria appartenuta al sig. L.E. oltre che gli interessi
maturati fino al saldo.
Cosa fa la società?
Si costituisce in giudizio la società la paea contestando le domande e le allegazioni di
controparte e chiedendo il rigetto delle domande avanzate dall’attore.
La convenuta sostiene la piena validità ed efficacia dell’art. 10:
1) In quanto tale pattuizione sarebbe da ricondurre nell’alveo delle clausole di
consolidazione cd. «impure» riconosciute valide dalla giurisprudenza in quanto
non costituirebbero una convenzione mortis causa, ma un modo di liquidazione di
un asset societario volto ad evitare lo scioglimento della società
2) Quanto al secondo profilo di nullità la convenuta afferma che l’art. 2289 c.c. abbia
in realtà natura dispositiva per cui il corrispettivo della quota potrebbe essere
liberamente determinato dai soci in assenza di una inderogabile disposizione
normativa

DOMANDA A) accertamento e dichiarazione della nullità parziale dell’art. 10 dello


statuto allegato all’atto costitutivo della società.
La domanda appare fondata e meritevole di accoglimento.
Precisazione: l’articolo 10 dello statuto va riportato tra le clausole di consolidazione delle
quote societarie, in particolare nella categoria delle clausole impure (legittime) la cui
ragione d’essere risiede nel fatto che rispondono all’esigenza di valorizzare l’elemento
personalistico all’interno della compagine societaria.
Alla luce delle ragioni illustrate:
 Dichiarata e accertata la nullità parziale dello statuto della società semplice la
società nella parte in cui recita “i soci superstiti pagano agli eredi, nei modi e nei
termini di legge, una somma di denaro pari al valore nominale della quota stessa”
per contrarietà al divieto di patti successori istitutivi.
 Deve quindi riconoscersi in capo all’attore il signor L. A. un diritto di credito
acquistato per effetto della clausola di consolidazione.
 La nullità parziale della clausola di consolidazione non comporta la nullità
dell'intero Statuto Societario.
Cosa viene dichiarata?
PQM viene dichiarata la nullità parziale con effetti ex dunque ex articolo 1419 c. c. punto
della clausola di consolidazione contenuta all'articolo 10 dello statuto della società
semplice “LA PAEA- SOCIETÀ SEMPLICE”.

È giusta questa sentenza da un punto di vista sostanziale?


No per il prof. La sentenza è ineccepibile da un punto di vista del diritto societaria, ma
leggendo la sentenza sembra di essere di essere nel caso in cui il padre vuole diseredare il
figlio. In realtà il de cuius aveva poi dichiarato erede unico l’attore. Il morte fa tutto questo
solo per lasciare alla compagna e al figlio di lei la casa vacanza ad Alassio.
Il figlio è avido e vuole anche il villino di Alassio e quindi fa causa alla matrigna.
L’apoteosi del diritto è anche l’apoteosi dell’ingiustizia. Diritto e giustizia devono andare
sullo stesso canale.
Quando si consiglia qualcuno di organizzare la propria successione bisogna stare molto
attenti e chi gli ha consigliato di fare lo statuto in quel modo dava per scontato che il figlio
poi non andava contro la madre.
CLAUSOLE DI CONSOLIDAZIONE
Cosa sono?
La clausola di consolidazione è un patto fra soci contenuto talvolta negli statuti che
produce accrescimento della quota del socio defunto a favore dei soci superstiti e
l'insorgenza nei confronti di quest'ultimi e a favore degli eredi del socio defunto di un
diritto di credito la cui entità è commisurata ai parametri stabiliti nella clausola stessa.
Quali sono i vantaggi dell’utilizzo di queste clausole?
Sono:
- Evitare l'ingresso di soci non graditi
- Consentire l'insensibilità dell'impresa e del patrimonio alle vicende del singolo
socio
Quale importante distinguo dobbiamo fare?
Dobbiamo distinguere tra:
A. Clausole impure
= consolidazione della quota del socio deceduto a favore dei soci superstiti in
misura proporzionale alle rispettive quote oltre alla liquidazione agli eredi del
solo valore della quota.
 a partire dalla sent. 1434/1975 sono AMMISSIBILI
B. Clausole pure
= stabiliscono semplicemente la quota passa agli altri soci, e agli eredi non si
liquidi nulla
 sono nulle
IL DIVIETO DI PATTO SUCCESSORIO
Il nostro ordinamento riconosce come forme di devoluzione ereditaria esclusivamente la
legge e il testamento da qui il divieto di patti successori sancito all’art 458 c.c.
Quali sono le tipologie?
I patti successori si distinguono in:
- istitutivi: il soggetto dispone contrattualmente della propria successione
- dispositivi: il soggetto dispone dei diritti che gli possono spettare su una
successione non ancora aperta
- rinunciativi: il soggetto rinuncia semplicemente ai diritti che gli possono spettare
su una successione non ancora aperta
Nel caso trattato la clausola statutaria integra un’ipotesi di patto successorio istitutivo.
Il divieto in esame si fonda sulla lesione della libertà del testatore e della revocabilità
delle disposizioni testamentarie che deve permanere fino all’ultimo momento della vita
dello stesso.
La clausola statutaria realizza una vera e propria attribuzione mortis causa al socio
superstite regolando per contratto la sorte di quanto cadrà in successione ed escludendo
del tutto la libertà testamentaria.
Riguardo alla ratio di tale divieto non vi è unanimità di vedute in dottrina:
1) Secondo la tesi tradizionale lo scopo perseguito sarebbe quello di incanalare
l’autonomia privata verso lo strumento testamentario visto come unico mezzo in
grado di garantire la centralità del volere del disponente
2) Secondo altra parte della dottrina l’art. 458 c.c. non sarebbe altro che un corollario
dell’art 457 c.c. avendo le due disposizioni un fondamento comune, cioè quello di
circoscrivere la provenienza della delazione ereditaria alle sole fonti legali e
testamentaria. (tesi condivisibile ma che non spiega il fondamento del divieto)
3) Con il superamento delle tesi tradizionalmente seguite, si è suggerita
un’interpretazione sistematica dell’art 458 c.c. e dell’art 457 c.c. per cui il divieto in
esame avrebbe la funzione di evitare la frammentazione della vicenda successoria
in una pluralità di fasi che potrebbero determinare una vanificazione dei
meccanismi di riequilibro patrimoniale.
IL RAPPORTO TRA CLAUSOLA DI CONSOLIDAZIONE E I PATTI SUCCESSORI
ISTITUTIVI
Vi sono posizioni diverse:
PARTE DELLA DOTTRINA: nega che vi sia un rapporto tra la clausola di
consolidazione e il patto successorio.
La clausola rappresenterebbe solo un patto tontinario
PATTO TONTINARIO  VANTAGGIO TONTINARIO
Questo vantaggio si realizza attraverso la sottrazione agli eredi di quella parte del
patrimonio che rientrerebbe di diritto nella liquidazione della quota e che invece
viene incamerata dai soci sopravvissuti.
ALTRA PARTE DELLA DOTTRINA: ritiene lecite le clausole di consolidazione in
quanto si possono ravvisare nell’articolo 2284 c.c. delle disposizioni di derogative
all'articolo 458 c.c.
Quale difficoltà abbiamo però?
Individuare in concreto il patto successorio.
La giurisprudenza elabora una serie di indici rilevatori della presenza di un patto
successorio:
a) Vinculum iuris: volontà di costituire, modificare, trasmettere o estinguere diritti
relativi ad una successione non ancora aperta
b) Considerazione della cosa o dei diritti formanti oggetto della convenzione come
entità della futura successione
c) Volontà del promettente di provvedere alla propria successione privandosi dello
ius poenitendi (diritto di pentimento)
MA: è una elaborazione che non risolve il problema
I NEGOZI POST MORTEM
Si considerano tali le disposizioni patrimoniali nelle quali l'evento morte costituisce una
modalità accessoria; cioè sono negozi inter vivos nei quali la morte assume rilevanza
come modalità negoziale.
 non vengono considerati patti successori

IL CASO DI SPECIE
La disposizione in esame contiene una doppia attribuzione:
A. attribuzione del valore nominale agli eredi
B. attribuzione della differenza tra il valore nominale è il valore reale alla società
In tal modo si limita la libertà testamentaria e la clausola assume i connotati del
patto successorio istitutivo che, ponendosi quale alternativa al negozio
testamentario, è nullo.

CONCLUSIONI
Nel caso di specie, la clausola è impura, ma da ciò non se ne può trarre una automatica
ammissibilità , essendo comunque necessario ponderare anche le peculiarità della
fattispecie. Infatti, il calcolo per la liquidazione della quota si basa sul valore nominale e
non sul valore reale/ patrimoniale. Il valore nominale e il valore patrimoniale possono
essere molto differenti: infatti, patrimonio e capitale coincidono solo al momento della
costituzione della società , mentre successivamente il capitale rimane stabile mentre il
patrimonio varia a seconda di alcuni fattori.
Questa differenza di valore andrebbe ad arricchire il soggetto che procede alla
liquidazione.
In particolare, nel caso di specie la clausola era volta non già ad accentuare il peso
personalistico all’interno della società , quanto più a consentire al de cuius di disporre
delle proprie sostanze patrimoniali, rivelandosi una donazione indiretta con effetti post
mortem, poiché la somma liquidata all’erede è notevolmente inferiore al valore della
quota a favore della società . Per questo la clausola è nulla.
Si evidenzia comunque, nella dottrina in tema, una tendenza ad attenuare la rigidità del
divieto di patti successori, in quanto ciò contrasterebbe con la dinamicità degli istituti
collegati all’attività di impresa.

Patti di famiglia.

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