Regime patrimoniale primario che sarebbe il regime essenziale che la legge stabilisce per assicurare la
soddisfazione dei bisogni vitali di ordine economico. Il sistema si fonda su un impegno globale quale obbligo
sostanziale di entrambi i coniugi ai quali si affida il compito di individuare determinate scelte. La disciplina
codici assume poi un valore ancor più concreto alla luce degli usi.
Si presti attenzione in particolare all’ articolo 186 lett c. che delinea con chiarezza una serie di obbligazioni
“nell’ interesse della famiglia”. Del resto ci stiamo riferendo ai bisogni della famiglia, che comprende quindi
anche figli come destinatari di diritti e di doveri.
Il regime patrimoniale in senso stretto si trova regolamentato al capo VI del libro uno nel titolo VI dedicato
al matrimonio. Esso regola le spettanze e i poteri dei coniugi o degli uniti civili in realzione agli acquisti e alla
gestione dei beni.
La comunione dei beni non ha lo scopo di fissare un patrimonio comune per la vita familiare ma quello di
assicurare ai coniugi tutti gli incrementi patrimoniali avvenuti durante il matrimonio come frutto di una
cooperazione. Altra cosa è la responsabilità dei singoli coniugi per le obbligazioni contratte in vista del
soddisfacimento dei bisogni familiari : la responsabilità resta del singolo coniuge che agisce all’ esterno. La
responsabilità potrà estendersi all’ altro coniuge solo laddove possano trovare applicazione i principi della
apparenza e si abbia a ritenenere che vi sia stata una procura tacita.
Art 177.
- Lett a è anche un modo di acquaisto di beni e diritti. Il coniuge ne acquista la con titolarità pur
non avendo partecipato all’ atto. L’ultrattività dell’ azione del coniuge si verifica anche se non è
immediata la trascrizione a vantaggio di entrambi. Teniamo presente che l’acquisto non avviene
come atto di liberalità ma quale effetto del regime tra i coniugi.
- Lett d ciò che rileva è la gestione comune sia di aziende comuni sia di aziende individuali come
situazione produttiva di comunione legale. In sostaza l’azienda viene considerata come punto di
riferimento del reddito prodotto.
- Lett c e b riguardano la cd fattispecie di comunione de residuo. In sostanza i proventi del lavoro
non entrano in comunione se non per l’eventuale residuo non consumato allo scogliersi della
comunione. Allo stesso modo per gli utili di azienda. Così le principali fonti dell’economia di una
famiglia non entrano immediatamente in comunione (ricordiamo però l’obbligo di contribuzione
come creterio dominante del menage.)
In comunione vengono attratti gli acquisti dei beni e non le entrate dei coniugi *. Essa non costituisce
una concreta massa patrimoniale per la vita comune ma è un regime di attrazione alla titolarità comune
degli acquisti fatti durante l’unione o il matrimonio e per distribuire equamente gli incrementi che
rimarranno alla fine (comunione de residuo).
*l’articolo 177 let a pone la questione se tra gli acquisti rietrino anche quelli aventi ad oggetto diritti di
credito. All’ orientamento tradizionale della giur. Che nega che i rapporti obbligatori possano cadere in
comunione legale se ne contrappon euno per cui sarebbero suscettibili di cadere in comunione solo quelli
aventi ex se un valore economico.
Ricordiamo anche che dottrina e giurisprudenza si sono anche interrogate sulla compatibilità con il 177
degli acquisti a tiotlo originario. Secondo un orientamento più risalente la lett a del 177 andrebbe
circoscritta ai soli acqusiti a titolo derivativo. L’orentamento maggioritario, a tal proposito, distingue tra
acquisti caratterizzati da un fenomeno di attrazione reale (in forza di un rapporto che lega il bene acquisito
e il bene che lo attrae) e acquisti caratterizzati da un fenomeno di attrazione personale. I primi soltanto
sarebbero esclusi, in quanto l’automatismo che li riguarda sarebbe incompatibile con la ratio e con la
terminologia compiuti.
A proposito della comunione de residuo l’orientamento prevalente ritiene che i beni in comunione de
residuo entrano a far parte della comunione solo se sussistono al momento dello scioglimento . al coniuge
è attribuita la facoltà di consumare frutti e proventi, nonché la piena disponibilità degli stessi. Cioè si
verificherebbe una mera aspettativa di fatto rispetto al residuo non consumato che rientrerebbe nella
comunione de residuo. Allora quali sono gli strumenti di tutela che l’ordinamento riconosce al coniuge non
percettore de suddetti redditi? Azione revocatoria, risarcimento del danno e separazione giudiziale dei
beni.
I beni destinati all’ esercizio dell’ impresa rientrano nella comunione de residuo. La disciplina è nell’ articolo
178.
L’articolo 179 riguarda i beni personali che non costituiscono oggetto di comunione.
Pone delle questioni interessanti la partecipazione all’atto del coniuge o della parte civile non acquirente ex
art 179 comma 1 lett f.
Secondo una prima interpretazione dottrinale, tale dichiarazione avrebbe natura sostanziale, poiché, senza di
essa verrebbe a prodursi, in automatico, la caduta in comunione del bene acquistato, pur sussistendo, in
astratto, la possibilità di un’ulteriore dichiarazione (avente carattere surrogatorio) effettuata dal coniuge sul
riconoscimento della natura personale dell’acquisto, dichiarazione che si discute se possa intervenire solamente
nei casi in cui la prima manchi per ignoranza, errore, etc.
Secondo un’altra interpretazione, la dichiarazione di cui all’art. 179, lettera f), c.c., avrebbe unicamente
efficacia probatoria, liberamente valutabile dal giudice. Tale interpretazione escluderebbe valenza
sostanziale alla dichiarazione, di per sé incapace di determinare con esattezza la natura dell’atto e
dell’acquisto.
Ancora, ci si chiede se tale dichiarazione abbia natura facoltativa o obbligatoria.
A sostegno della prima tesi, parte della giurisprudenza e della dottrina ha ritenuto che la formalità risulti
necessaria solamente ove si presentino dubbi sulla provenienza e la natura dei beni che siano utilizzati dal
coniuge per effettuare l’acquisto.
Art 180, che ex art 210 co 3 è inderogabile. Gli articolo 181,182 e 183 individuano taluni casi inderogabili.
184.
- la tutela del terzo è massima quando si tratta di beni mobili perché anche se l’tto è compiuto in violazione
della congiuntività resta valido ed efficace.
- la cassazione ha configurato il concenso del coniuge come un negozio unilaterale autorizzatorio che
rimuove un limite all’ esercizio del potere dispositivo.
- tra gli atti di straordinaria amministrazione si suole annoverare anche la stipulazione di un contratto
preliminare di vendita o di bene immobile in quanto eccedente la normalità degli atti da valutarsi sotto il
profilo quantitativo e qualitativo. Quindi la sanzione è quanto previsto dall’ articolo 14 e fino a quando
l’azione di annullamento non viene proposta il preliminare è produttivo di effetti (quindi non potrà non
riconoscersi l’operatività del 2932).
Una questione importante è sorta con riferimento alla posizione processuale del coniuge nel giudizio
revocatorio fallimentare avente ad oggetto un immobile acquistato dall’ altro coniuge in regime di
comunione legale. Allora le sezioni uninte hanno affermato che il coniuge rimasto estraneo è litisconsorte
necessario quando si chiede al giudice una decisione che incide immediatamente sul diritto mnetre non lo è
quando si chiede al giudice una decisione sulla opponibilità e sull’ efficacia del contratto.
Vediamo la responsabilità per le obbligazioni contratte nell’ interesse della famiglia. 186 187 189 190 cc.
A proposito del 190 vediamo che esso crea un contrasto anomalo con il 2740. Quindi per ovviare a questa
problematica il 190 deve subire una integrazione . La previsione del 190 andrà interpretata come una
norma volta a tutelare non i coniugi ma il creditore: in deroga al 1372 si consente al creditore di rivalersi
anche nei confronti del coniuge non stipulante.
La dottrina prevalente ha costantemente affermato che qualora il verificarsi di una causa di scoglimento
della comunione non abbia posto fine al regime della con titolarità, sorgerà una comunione ordinaria.
Di regola le convenzioni matrimoniali possiedono i requisiti di struttura e di funzione tipici dei contratti e,
segnatamente rappresentano dei contratti diretti causalemnti a derogare il regime legale dei rapporti
patrimoniali tra i coniugi o tra le parti dell’ unione civile.
In realtà questa qualificazione strutturale è necessariamente parziale, tralasciando il fatto che ben
potrebbero esserci delle convenzioni matrimoniali unilaterali. Ad esempio una convenzione matrimoniale
unilaterale si verifica quando il fondo patrimoniale è istituito da uno solo dei coniugi o da una sola parte
dell’ unione civile. Lo stesso si dica per il fondo patrimoniale istituito per testamento dal terzo.
Il fondo patrimoniale rientra nel novero delle convenzioni patrimoniali. In quanto compresa tra le
convenzioni patrimoniali sottostà al dettato del 162 cc, ivi compreso il terzo comma che condiziona
l’opponibilità ai terzi all’ annotazione a margine, mentre la trascrizione del vincolo per gli immobili ex 2647
resta degradata a mera pubblicità notizia.
Il vincolo di destinazione comporta che i beni conferiti non possano essere oggetto di esecuzione per i
debiti che il creditore sapeva essere stati contratti per bisogni estranei alla famiglia. Questa consapevolezza
deve sussistere al momento del perfezionamento della fonte dell’ obbligazione e deve essere provata da
chi si oppone all’ esecuzione.
Al fine d tutelare gli interessi dei creditori, la prevalente giurisprudenza ha ammesso l’esperibilità dell’
azione revocatoria avverso l’atto di costituzione del fondo patrimoniale . certo è che con l’ istituzione di un
fondo patrimoniale i coniugi o gli uniti civili adempiono ad un obbligo imposto dalla legge, ma l’istituzione
del fondo patrimoniale ha anche una essenza e una finalità ulteriore, cioè quella di vincolare alcuni beni al
soddisfacimento. Occorre allora interrogarsi sulla possibilità di considerare l’atto di costituzione del fondo
come come gratuito o oneroso. La giurispruedenza prevalente lo considera come atto a titolo gratuito.
REGIME DI SEPARAZIONE DEI BENI
Entrambi però hanno l’obbligo di contribuire ai bisogni della famiglia, regime patrimoniale primario.
Con la separazione personale il vincolo matrimoniale resta solido ma si da luogo ad un regime matrimoniale
modificato in quanto viene meno la comunione materiale e spirituale dei coniugi. Ad ogni modo il
cambiamento di status conseguente alla separazione implica mutamenti a livello patrimoniale e giudiziale
ed è frutto di una sentenza di carattere costitutivo.
La separazione può essere consensuale, ma comunque l’accordo tra i coniugi va omologato dal giudice.
Qual è il rapporto esistente tra il decreto di omolgo e l’accordo? Secondo la dottrina maggioritaria l’accordo
è atto essenzialmente negoziale, espressione della capacità dei coniugi di autodeterminarsi
responsabilmente, mentre il decreto di omologa sarebbe condizione sospensiva.
Accordi a latere della separazione. Gli accordi successivi al decreto di omologa trovano il proprio
fondamento nell’ articolo 1322, la separazione risulta omologata e gli accordi acquistano legittimità alla
luce della normatva sui contratti. Ad ogni modo, se le parti entrano in disaccordo e/o non rispettano quanto
convenuto nelle patturizioni aggiuntive dovrà essere fornita la prova che queste pattuizioni abbiano
ecceduto i limiti posti dall’ articolo 160. Gli accordi coevi o precendenti devono essere in un rapporto di
non interferenza con il decreto di omologa.
Entrambi i coniungi possono revocare sia precedentemente che successivamente al decreto di omologa in
ossequio al favor dell’ unità familiare ovvero in applicazione del 157.
Più complicata si configura l’ ipotesi in cui solo uno dei coniugi voglia revocare nel periodo che intercorre
tra la verbalizzazione davavnti al presidente del tribunale e la pronuncia del decreto di omologa. La risposta
dipenderà dalla scelta della natura. Cioè per chi opta per la tesi pubblicistica è possibile la revoca del
consenso in quanto l’ elemtno costitutivo della separazione è l’omologa; per la tesi privatistica non è
ammisibile la revoca unilaterale.
Il coniuge divorziato perde i diritti successori. Tuttavia la legge riconosce numerosi diritti patrimoniali al
coniuge divorziato:
- Assegno divorzile
- Sentenza 18287/2018 cass. In questo recente arresto, la corte di cassazione ha ritenuto di dover
abbandonare il criterio attributivo cristallizzato nella giurisprudenza del 1990, alla luce di una
rilettura dell’art 5 comma 6 l 898/70 più conforme al quadro costituzionale per come emerge dall’
articolo 2, 3 e 29. In particolare, l’intrinseca relatività del criterio di deguadezza dei mezzi e
l’esigenza di pervenire ad un giudizio comparativo desumibile proprio dalla scelta legislativa ha
indotto le sezioni unite al compimento di una esegesi diversa proprio con riferimento all’ articolo 5
comma 6. Si passa quindi ad una valutazione concreta ed effettiva dell’ adeguatezza dei mezzi e
dell’ incapacità di procurareli per ragioni oggettive fondata in primo lugo sulle condizioni
economiche patrimoniali, verifica da collegare causalmente alla valutazione degli altri parametri al
fine di accertare se la disparità economica patrimoniale sia dovute a scelte di vita matrimoniale. La
valorizzazione della auto responsabilità conduce ad una funzione riequilibratrice-perequativa dell’
assegno divorzile; menre il parametro della solidarietà impone che l’accertamento dell’
inadeguatezza dei mezzi sia ancorato alle caratteristiche e alla ripartizione dei ruoli endofamiliari.
In sostanza non deve verificarsi una ultrattività della dinamica matrimoniale, ma deve conferirsi
rilievo alle scelte e ai ruoli in base ai quali è stata impostata la vita familiare.