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L’omeopatia negli allevamenti di bovini da latte

L’ARSIA, Agenzia Regionale per lo L’omeopatia negli allevamenti


Sviluppo e l’Innovazione nel settore di bovini da latte
Agricolo-forestale, istituita con la
Legge Regionale 37/93, è L’ARSIA è intervenuta nella ricerca e nell’innovazione anche nel settore
zootecnico (bovini ed ovini da latte). Per questo scopo si è avvalsa della
l’organismo tecnico operativo della
collaborazione della Scuola Superiore Internazionale di Omeopatia
Regione Toscana per le competenze Veterinaria di Cortona. I risultati della ricerca e delle applicazioni
omeopatiche negli allevamenti di bovini da latte sono stati presentati
nel campo agricolo-forestale e
in un convegno tenutosi a Cortona il 12 giugno 1998 e poi in questo
faunistico/venatorio. volume per una maggiore diffusione.
Le conclusioni corrette che scaturiscono dai lavori presentati eviden-
ziano che è possibile applicare la metodologia omeopatica sui bovini
da latte con “residuo zero” nei prodotti d’origine animale, “impatto
ambientale zero” ed a costi economici contenuti.
L’omeopatia negli allevamenti
di bovini da latte

• Produzioni animali

Agenzia Regionale
per lo Sviluppo 10
e l’Innovazione
nel settore
Agricolo-forestale

Via Pietrapiana, 30
50121 Firenze
Tel. 055 2755243
Fax 055 2755216

L. 20 .000 (i.i.)
ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale
via Pietrapiana, 30 - 50121 Firenze
tel. 055 27551 - fax 055 2755216/2755231
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Cura redazionale, grafica e impaginazione:


Tosca srl, Firenze

Stampa: EFFEEMME LITO srl, Firenze

ISBN 88-8295-005-0
© Copyright 1999 ARSIA • Regione Toscana
L’omeopatia negli allevamenti
di bovini da latte
Risultati produttivi, clinici e profilo immunitario

a cura di

Franco Del Francia


Scuola Superiore Internazionale
di Omeopatia Veterinaria “Rita Zanchi”, Cortona (Arezzo)

ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione


nel settore Agricolo-forestale, Firenze
Sommario

Presentazione Maria Grazia Mammuccini 7

Prefazione Franco Del Francia 9

Etologia e salute degli animali


Lukas Rist, Ingrid Schragel-Langosco, Michael Rist 11

Esperienze di applicazione del metodo omeopatico


in allevamenti biologici in Danimarca
Mette Vaarst 29

Approccio omeopatico veterinario in un


allevamento di bovini da latte di alta qualità
e ad indirizzo biologico
Franco Del Francia, Stefano Freato, Chiara Parenti, Mario Sciarri 39

Trattamento omeopatico e controllo del profilo


immunitario in allevamenti di bovini da latte
in Lombardia
Nicoletta Colombo, Ivonne Archetti, Manuela Fazia,
Giuseppina Brocheler, Franco Del Francia 53

Trattamento omeopatico in buiatria


Maurizio Testadura 61
6 ARSIA

Metodologia omeopatica nella terapia delle cisti


ovariche nelle bovine da latte
Paola Landi 69

Omeopatia e terapia tradizionale a confronto


in allevamenti intensivi di bovini da latte
Paolo Mani, Gianluca Granata, Domenico Cerri,
Franco Pedonese, Francesca Pisseri 79

Risultati parziali del trattamento omeopatico in


allevamenti di bovini da latte in Emilia-Romagna
Andrea Campani, Lorenzo Rossi 89
Presentazione

L’ARSIA, che ha tra i suoi compiti istituzionali quello del tra-


sferimento e del collaudo in campo delle innovazioni tecnologi-
che, si sta già da alcuni anni impegnando sul fronte della medi-
cina veterinaria omeopatica.
Tale scelta è stata dettata da esigenze emergenti quali la cre-
scente richiesta, da parte dei consumatori, di alimenti salubri e
privi di effetti contaminanti, l’interesse manifestato dagli alleva-
tori, in particolare biologici, verso pratiche mediche cosiddette
naturali e, non ultima, l’esistenza della L.R. n. 52/95 sulla zoo-
tecnia biologica, operante nel territorio regionale.
Questa pubblicazione raccoglie le relazioni relative a speri-
mentazioni condotte nell’ambito dell’applicazione dell’omeopa-
tia veterinaria, nonché nel campo della salvaguardia del benes-
sere animale, sia a livello nazionale che europeo, presentate nel
corso del convegno tenutosi a Cortona il 12 giugno 1998 dal tito-
lo “Metodologia omeopatica e benessere animale negli alleva-
menti di bovini da latte”.
Ci auguriamo che questa pubblicazione, alla luce degli inte-
ressanti risultati raggiunti nelle varie esperienze riportate, possa
contribuire ad accrescere l’interesse dei tecnici e dei ricercatori
verso le pratiche omeopatiche in campo veterinario.

Maria Grazia Mammuccini


Amministratore ARSIA
Prefazione

In questo volume, pubblicato a cura dell’ARSIA, vengono pre-


sentate le relazioni del convegno di Cortona del 12 giugno 1998.
Il convegno centrato sul tema “Metodologia omeopatica ne-
gli allevamenti di bovini da latte: risultati produttivi, clinici e
profilo immunitario” ha riferito su esperienze “in campo” effet-
tuate da Medici Veterinari della Scuola Superiore Internazionale
di Omeopatia Veterinaria “Rita Zanchi” di Cortona ed in parte
finanziato dall’ARSIA.
Questo lavoro è rientrato nel programma triennale 1995/97
mediante il quale l’ARSIA ha svolto un’azione di sostegno e coor-
dinamento nella ricerca d’innovazione nel settore zootecnico,
molto significativo, della produzione di latte.
In questo caso era definito in modo chiaro e coerente il que-
sito della ricerca come soluzione di problematiche collegate al
settore lattiero:
a) possibilità di applicazione di metodologie zootecniche e
sanitarie evitando i problemi di “residui” nei prodotti di origine
animale;
b) possibilità di applicazione delle suddette metodologie
evitando l’impatto sull’ambiente come avviene regolarmente
con l’uso di molecole farmacologiche di sintesi chimica;
c) attraverso l’uso corretto di queste metodologie ottenere
risultati produttivi e quindi economici alla pari di quelli ottenu-
ti con i metodi classici o superiori, nel caso migliore;
d) rispettando le tre precedenti premesse, ottenere costi di
trattamento inferiori per il bilancio dell’impresa zootecnica.
Allo scopo di avere dei dati di confronto anche in altre realtà
zootecniche, sono stati invitati esperti svizzeri ed un danese con
relazioni presentate in questo volume. Ad un primo esame non
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c’è dubbio che la scuola omeopatica veterinaria italiana ha dato


e sta dando un notevole impulso alla ricerca “in campo” me-
diante metodologie omeopatiche corrette perché le suddette
sono state applicate in varie condizioni ambientali (Calabria,
Toscana, Emilia Romagna, Trentino), in varie situazioni d’alle-
vamento (conduzione, alimentazione, macro e microclima, ecc.),
e pertanto i risultati riferiti dimostrano un alto livello di affida-
bilità e sicurezza.
Da sottolineare inoltre che uno studio è stato effettuato dalla
Facoltà di Medicina Veterinaria di Pisa (tesi di laurea) a dimo-
strazione che anche il settore della ricerca accademica inizia ad
interessarsi alla metodologia omeopatica veterinaria.
La sperimentazione riferita in questo volume e relativa ad
una ricerca biennale, su gruppi di bovini da latte e relativi grup-
pi di controllo non trattati, come testimoni, ha messo in eviden-
za chiaramente e con test di laboratorio sul sangue che le sostan-
ze omeopatiche possiedono un evidente effetto stimolante sulle
difese immunitarie.
Questo effetto ci sembra oltremodo importante per le se-
guenti ragioni:
• la maggior parte delle malattie degli allevamenti intensivi
sono collegate a fenomeni di depressione immunitaria e ciò è
stato segnalato in tutto il mondo: l’uso costante dei rimedi
omeopatici risolve la maggior parte dei problemi con efficacia,
in tempi brevi ed a costi contenuti;
• questo effetto immunostimolante ci sembra particolar-
mente interessante anche in Patologia comparata con la specie
umana, come per esempio, per il controllo ed il trattamento
delle allergie nei bambini, spesso da latte bovino, con enormi
sofferenze per i piccoli colpiti.

Franco Del Francia


Direttore della Scuola Superiore Internazionale
di Omeopatia Veterinaria “Rita Zanchi” - Cortona (AR)
Etologia e salute degli animali

Lukas Rist, Ingrid Schragel-Langosco, Michael Rist


Accademia Johannes Kreyenbühl, Svizzera

Premessa

Il criterio iniziale di verità nella scienza nei tempi moderni è


stato sempre più sostituito dal criterio di utilità, portando di
conseguenza ad un “isolamento dell’etica” (Teutsch, 1979) e
verso un maggiore interesse personale. Oggi, un’inversione nel-
l’evoluzione dell’etica potrebbe svilupparsi se le etiche rivelati-
ve o convincenti, le quali erano giustificate in passato, si amal-
gamassero alle etiche conoscitive.

Epistemologia, una scienza


della comprensione

L’assunto riguardante la soggettività del pensiero (Kant,


1887) è in contraddizione con l’esperienza degli ingegneri i qua-
li, pensando, capendo e agendo, possono effettivamente in-
fluenzare la sfera inorganica del mondo. Per superare questa
contraddizione, è richiesta una scienza della comprensione che
mostri come l’uomo possa capire il mondo. Questa epistemolo-
gia fu consolidata con successo ed impiegata da Steiner (1921).
Nel tentativo di osservare i processi conoscitivi propri di un sog-
getto, si possono facilmente applicare e modificare gli argomen-
ti di Furrer (1980): “Non è abbastanza per noi pensare, agire e
percepire. Gli esperimenti possono essere portati avanti se la
natura in se stessa è pensabile, trattabile e percepibile. Tuttavia
possiamo scoprire solo attraverso la Sperimentazione se la natu-
ra ha queste qualità”.
Comunque, la qualità essenziale della natura non è la sua
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discutibilità ma la sua concepibilità mentale e la sua funziona-


lità. Si potrebbe anche dire che qualsiasi scienza sia la scienza
del comportamento, cioè etologia, dato che tutte le aspettative
pensabili per ipotesi sul comportamento sono osservate nell’e-
sperimento come reale comportamento della natura.

Il processo conoscitivo può essere seguito da chiunque lo


osservi sforzandosi di comprendere. Questo può essere illustra-
to come mostrato in Fig. 1.
Il mondo fenomenico percepibile e discutibile, che ha biso-
gno di spiegazioni, guida i concetti umani creati attraverso il
pensiero. Gli esperimenti mostrano se le aspettative riguardanti
il comportamento siano più o meno confermate dal comporta-
mento del mondo. Se questo fosse il caso (conferma), il mondo
fenomenico non sarebbe più discutibile; la sua funzionalità e le
sue leggi saranno riconosciute e comprese. In altre parole, il
mondo diviene reale; noi possiamo realizzare il mondo.
Attraverso il collegamento della concezione e della percezione i
nostri concetti, che hanno sempre un carattere generico, diven-

PENSIERO
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PERCEZIONE
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SCIENZA
ETICA CONOSCITIVA
CULTURA

OSSERVAZIONE SPERIMENTAZIONE
Comportamento reale

Comportamento atteso

Fig. 1 - Diagramma del processo e dell’evoluzione delle scienze,


delle etiche conoscitive e della cultura
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tano individualizzati, cioè un concetto generico diventa una


rappresentazione individuale (Witzenmann, 1983). Il concetto
generico di ferita, per esempio, diventa individualizzato dalla
lacerazione di un femore (Fig. 2).
Mettendo in pratica questo processo conoscitivo in tutte le
diverse sfere di concetto, corrispondenti alle diverse sfere del-
l’essere (inorganica, fisiologica, psicologica e spirituale), il gene-
re umano riconosce il mondo e perciò crea le diverse scienze
(fisica, biologia, psicologia e le umanistiche).
Le etiche conoscitive derivano dalle connessioni fra la com-
prensione scientifica del mondo e la natura umana. L’utilizza-
zione di queste etiche, agendo in accordo con la ragione e la
comprensione, portano ad un progresso culturale sotto forma di
una metamorfosi dell’evoluzione naturale.

Etologia degli animali d’allevamento

Con l’applicazione di questo processo conoscitivo al com-


portamento animale, diventa evidente che tale comportamento
non può essere compreso senza il concetto di attività autonoma,
poiché questo comportamento non è semplicemente l’effetto
causale dell’ambiente, ma un’espressione dell’animale che inte-
ragisce con l’ambiente circostante (Sommer ed altri, 1976).
L’animale applica il comportamento tipico della sua specie per
soddisfare le sue necessità ed evitare le sofferenze. Proprio tale
comportamento ha dato origine alla teoria dei “prerequisiti per
soddisfare le necessità degli animali ed evitare la sofferenza”
(Rist ed altri, 1989).
La soddisfazione delle necessità e l’allontanamento della sof-
ferenza portano ad una auto-organizzazione e ad uno sviluppo
dell’istinto di conservazione nell’animale, corrispondente alla
“teoria dei prerequisiti per soddisfare le necessità ed evitare le
ferite” di Tschanz (1987). I sistemi di alloggiamento che non si
attengono ai modelli di comportamento di una specie possono
essere di impedimento o addirittura dannosi al loro comporta-
mento tipico. La Tav. 1 mostrerà come inadeguati sistemi di al-
loggiamento portano ferite nella sfera anatomica; causano ma-
lattie più o meno gravi e dolore nella sfera fisiologica; e, nella
sfera psicologica degli animali, portano sofferenza ed ansietà,
manifestate in stress e riduzione del benessere.
14 ARSIA

COMPORTAMENTO TIPICO DELLA SPECIE


BENESSERE

Nella sfera anatomica Nella sfera fisiologica Nella sfera psicologica


Õ Õ

Õ Õ

Õ Õ
disarmonia disarmonia disarmonia

ferite malattie sofferenza

STRESS
DIMINUZIONE DEL BENESSERE

Tav. 1 - Il danneggiamento o la preclusione del comportamento tipico


delle specie nella sfera anatomica, fisiologica o psicologica possono
portare ferite, malattie e sofferenza

In termini positivi abbiamo:


• assenza di ferite come successo dell’interazione fra anima-
li ed ambiente nella sfera inorganica;
• salute come successo dell’interazione fra animali ed
ambiente nella sfera fisiologica;
• benessere come successo dell’interazione fra animali ed
ambiente nella sfera psicologica.
Dal riconoscimento e dalla comprensione delle inter-relazio-
ni qualitative fra l’animale e l’ambiente, è possibile dedurre
parametri quantitativi e misurabili per la valutazione dei siste-
mi di alloggiamento e di equipaggiamento di quest’ultimo.
Questi possono essere classificati e differenziati in parametri
patologici, fisiologici e comportamentali.

Parametri patologici:
• Ferite, contusioni ed abrasioni dovute ad alloggiamenti inadeguati
• Perdite

La Fig. 2 mostra la localizzazione delle ferite che, secondo


Kammer ed altri (1975), risulta per le mucche da latte dalle stal-
le nei sistemi cosiddetti di stalla semi-libera (loose-housing), ina-
datti alle sequenze dei movimenti che gli animali compiono per
alzarsi e sdraiarsi.
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1
2 Tuber coxae (fianco)
Tuber ischiadicum

Femur (anca)
3

4
Regio tarsalis (garretto)

5
Regio phalangis
mediae (diadenia)

Fig. 2 - Localizzazione delle contusioni, abrasioni e lacerazioni sul corpo


dell’animale nei sistemi di stalle semi-libere (loose-housing) per le muc-
che da latte che hanno stalle inadatte alle loro necessità comportamen-
tali. Contusioni all’1, 2; Abrasioni all’1, 2, 4, 5; Lacerazioni al 3

Parametri fisiologici:
• Variazioni nel ritmo respiratorio e delle pulsazioni
• Variazioni nella pressione sanguigna
• Variazioni nei parametri sanguigni
(emoglobina, livelli ormonali ed enzimatici)
• Deviazioni nei processi digestivi
• Deviazioni nei processi riproduttivi

Dall’analisi contemporanea dello stato di agitazione e dei


livelli ormonali nei giovani tori, Unshelm ed altri (1978) furono
capaci di dimostrare che diversi livelli di agitazione psicologica
influenzano chiaramente i livelli ormonali. Come mostrato nella
Tav. 2, c’è una differenza nei livelli di adrenalina nel sangue di
oltre 10.4 ng/ml fra i tori a riposo e quelli che erano agitati dopo
scontri antagonistici.
Queste ed altre indagini simili hanno confutato il comune
punto di vista materialistico secondo cui l’anatomia determina
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Tav. 2 - Differenti livelli di adrenalina nei prelievi di sangue


di giovani tori in diversi stati di eccitamento o agitazione
(dopo Unshelm ed altri, 1978)

Attività Numero Adrenalina


di osservazioni in ng/ml
sdraiati e ruminando 54 - 2.17
sdraiati 60 - 2.30
in piedi, ruminando e mangiando 25 - 1.44
annusando, pulendosi, guardandosi
intorno, girarsi verso gli altri 21 - 1.44
strofinarsi spingendo, giocare
spingendo la testa 16 + 6.07 **
in attesa, camminando in giro, testa avanti 9 - 1.65
movimento evasivo, inquietudine 10 + 8.10 **
reazione di difesa 2 - 2.08

** molto significativo

la fisiologia la quale, a sua volta, determina la psiche. In realtà è


l’opposto: i processi psicologici sono espressi tramite processi
fisiologici (ad es. il sistema immunitario) e perciò, con il passare
del tempo, le strutture psicologiche ne sono anch’esse influen-
zate. Per cui il benessere psicologico è il fattore determinante
per la salute o la malattia dell’animale.

Parametri comportamentali:
• Deviazioni in sequenza, durata e frequenza del comportamento tipico
delle specie (ad es. il tempo di stare sdraiati, ecc.).
• Reazioni ostili (ad es. mandando via i componenti della mandria dalla zona
delle mangiatoie nei sistemi di stalle semi-libere per le mucche da latte).
• La mancanza di modelli fondamentali di comportamento (ad es. la mancanza
di movimento dovuto a gabbie o a sistemi a ‘cassa’).
• Disordini comportamentali (ad es. il penzolamento della lingua dei vitelli).

I parametri più esaurienti e significativi sono i parametri


comportamentali, poiché mostrano lo squilibrio fra gli animali e
l’ambiente, in molti casi molto prima che si manifesti nella sfera
fisiologica o anatomica.
L’osservazione ripetuta per 24 ore sul comportamento ani-
male, in diversi sistemi di alloggiamento, usando apparecchia-
ture elettroniche per la registrazione della durata e della fre-
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quenza del suddetto (Etho-Piano) è diventato un metodo stan-


dard per la comparazione e la valutazione di diversi sistemi di
alloggiamento e per lo sviluppo di nuove attrezzature per il
ricovero degli animali.

Le priorità per l’allevamento animale

Le limitazioni dei modelli comportamentali tipici delle spe-


cie animali d’allevamento sono state evidenziate negli ultimi
vent’anni, tramite l’etologia, la scienza che studia il comporta-
mento degli animali; è evidente che agli animali bisogna dare un
ambiente in cui possano vivere secondo il loro modello.
Per esempio, è stato mostrato che non è giustificabile per
nessuna specie animale essere tenuta al chiuso per tutto l’anno.
Le mandrie, così come i maiali ed il pollame, hanno bisogno di
spazi adeguati all’interno dei quali potersi muovere. Se il prato
e le aree di pascolo possono essere rese disponibili, la situazio-
ne ideale per le specie-tipo, queste dovrebbero essere fornite
anche ai maiali ed al pollame, così come previsto per le mandrie.

Gli esseri autonomi e la causalità

Da quanto detto fin qui consegue che per gli esseri autono-
mi, compresi gli esseri umani nelle loro conoscenze e modi di
fare, le circostanze esterne non sono le cause di quello che risul-
ta da queste attività, ma sono le condizioni più o meno favore-
voli tra le quali l’essere autonomo produce tali attività. E, vice-
versa, segue che la causalità fisica, l’insieme delle cause esterne
e degli stimoli, presuppone che a livello sperimentale i fattori
presi in considerazione non manifestino attività autonome, cioè
che siano passivi. Tale principio (di causalità) si applica perciò a
cose inanimate (Rist, 1985).
Nella sua introduzione allo scritto scientifico di Goethe
riguardante la distinzione fra i fenomeni di natura organica ed
inorganica Rudolf Steiner commentò così: “Un esempio come il
precedente, in questo caso, è la collisione fra due biglie elastiche.
[…] Noi abbiamo compreso questo fenomeno quando siamo
capaci di stabilire la velocità e la direzione della seconda biglia
sulla base della massa, direzione e velocità della prima e la
18 ARSIA

massa della seconda; quando abbiamo questo, sotto le condizio-


ni date, quel fenomeno deve avvenire come qualcosa di neces-
sario. Ma questo significa solo che quello che si manifesta ai
nostri sensi deve apparire come un risultato necessario di quel-
lo che abbiamo postulato come idea. Se questo è il caso, allora
dobbiamo dire che il concetto ed il fenomeno coincidono. Non
c’è niente nel concetto che non sia anche nel fenomeno, e niente
nel fenomeno che non sia anche nel concetto […]”.
Gli esseri viventi come piante ed animali trovano la loro dif-
ferenziazione in specie, attraverso il loro metabolismo, nel cam-
biamento di forma e di comportamento. È caratteristico che dal
principio della storia dell’evoluzione delle specie gli organismi
siano rimasti gli stessi, e la loro composizione materiale sia cam-
biata costantemente. A causa di questo il genetista moderno è
costretto a parlare di un ‘programma’. Vale a dire egli deve
avere una specie di costante nel cambiamento delle apparenze
che non può essere trovata nella materia.
Rudolf Steiner (1884-1887) la espresse in questo modo: “Ad
esempio, non si può dire delle piante che la dimensione, la
forma, la posizione, ecc. delle radici determina le caratteristiche
percettive sensoriali delle foglie o dei fiori. Un corpo in cui que-
sto fosse possibile non sarebbe un organismo ma una macchina.
Si deve ammettere, piuttosto, che le caratteristiche sensoriali in
un organismo vivente non appaiono come effetti di altre condi-
zioni esterne, percepibili sensorialmente, come nel caso della
natura inorganica. Tutte le qualità sensoriali compaiono piutto-
sto come il risultato di qualcosa che non risulta percepibile ai
sensi. […] Noi dobbiamo andare oltre il mondo dei sensi”.
Quello che è percepito non è più sufficiente; se noi stiamo per
spiegare un fenomeno dobbiamo concettualmente afferrarne
l’unità. Goethe descrisse questo ideale di unità più alta come
‘tipo’, da dove tutte le specie di piante ed animali vengono, o
come la mise Rudolf Steiner (1886): “Il tipo è il vero organismo
primario; o la pianta primaria o l’animale primario secondo la
sua specializzazione ideale. [Il tipo, n.d.T.] non può essere alcu-
na singola entità vivente sensibile.
Questa differenziazione ideale dell’organismo primario è
basata su due fondamentali tendenze: le piante sono organismi
morfologicamente e funzionalmente che, dal seme, al germoglio
e dalla foglia al fiore, si aprono sempre più all’ambiente, ed in
effetti alla fine si perdono come polline in esso. Nella fertilizza-
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zione questo abbandono all’ambiente si inverte, e nei frutti e


nella formazione dei semi si ritorna ancora una volta alla chiu-
sa forma di autonomia. Questa tendenza al controbilanciamen-
to della forma prevale negli organismi animali. Gli animali
incrementano la chiusura verso il mondo esterno tramite la loro
pelle (con pellicce, piume, conchiglie ecc.) enfatizzando così la
loro autonomia (Rist, 1993). Questo dà solo le principali tenden-
ze, la forma ultima dipende da due aspetti:
• come l’ambiente o l’autonomia di particolari specie di
piante od animali con la metamorfosi si specializzano: “il tipo,
la rivelazione del principio nell’organismo, la sua idea, l’anima-
lità nell’animale che, fuori dalla vita che si sviluppa da esso, ha
il potere e l’abilità di sviluppare una molteplicità di forme più
lontane (specie, generi) che vanno oltre le sue potenzialità inna-
te” (Steiner, 1884-1897).
• come si manifestano le condizioni esterne, tra le quali
prende posto l’individualizzazione del tipo.
Non sono solo le condizioni esterne a formare l’organismo,
sebbene queste possano fornire le condizioni più o meno favore-
voli. Quelle che appaiono fisicamente sono solo alcune meta-
morfosi, individualizzazioni di particolari specie che si sviluppa-
no dal tipo. Non possono essere percepite le specie in se stesse,
ma solo le loro rappresentazioni in forma di organismi indivi-
duali, le quali, in particolari condizioni ambientali, non sono esat-
tamente le stesse ma simili, poiché appartenenti alle medesime
specie. “… poiché esso [l’organismo] è qui soggetto non solo ai
suoi propri principi formativi, ma anche alle influenze condi-
zionanti del mondo esterno, per cui esso non è come dovrebbe
essere secondo la natura del Principio di determinazione del
divenire (entelechia), ma anche com’è attraverso l’influenza di
qualcos’altro da cui dipende. Esso [l’organismo] perciò appare
come se non fosse mai in completo accordo con se stesso, come
se non ascoltasse mai la sua intrinseca natura. A questo punto la
ragione umana entra in causa e forma in idea un organismo, non
corrispondente all’influenza del mondo esterno, ma tenendo
solo conto di quel principio” (Steiner, 1884-1897).
Questo vuole mostrare come le specie siano esseri spirituali i
quali, arrivando dal cosmo immateriale, entrano negli eventi
terreni. Che una pianta od una specie animale non sia un con-
cetto astratto, e nemmeno uno schema soggettivo per mettere le
cose in ordine, ma un potenziale spirituale, può essere mostrato
20 ARSIA

con il seguente esempio: noi sappiamo che le condizioni dello


spirito influiscono sulle nostre funzioni corporali, l’arrossire, il
tremito con l’eccitamento o l’innalzamento del livello di adrena-
lina con stimoli più forti. Questo è stato sperimentalmente
dimostrato nei manzi che hanno diversi livelli di adrenalina a
seconda del livello di stimolo psicologico (Unshelm ed altri,
1978). La produzione degli ormoni è un risultato della stimola-
zione e non il contrario. Gli ormoni forniscono le condizioni
affinché il nostro stato spirituale influenzi il nostro corpo.
Per questo li chiamiamo sostanze ‘messaggere’. È interessan-
te come, certi ormoni, possano influenzare i geni ed esercitare
un’influenza che regola processi genetici (Wehner e Gehring,
1990). Così l’informazione non fluisce solo dal DNA verso le pro-
teine, ma anche dall’immateriale potenzialità spirituale della
specie verso gli ormoni e quindi al DNA. Per questo motivo pos-
siamo rispondere alla questione sollevata sul cos’è la vita nella
maniera seguente: la vita è l’autonoma interazione rispettivamente
tra le specie animali e vegetali, o l’essere umano, con le condizioni
ambientali predominanti.

Una prospettiva alternativa ai geni

Un modo di vedere i geni che sia in accordo con lo spirito


non comprende il punto di vista inadeguato secondo cui le
sostanze genetiche costruiscono l’organismo in modo fisico cau-
sale. Piuttosto è la sostanza genetica la condizione sotto cui l’on-
nipotenza della specie si individualizza in una specifica forma
fenomenica simile al suo predecessore, dal quale proviene ap-
punto la sua ’sostanza genetica’. La sostanza genetica è la con-
dizione che permette di avere un vitello frisone dall’accoppia-
mento di una mucca frisone e di un toro frisone. Quello da cui
un organismo del tipo del manzo ha origine non è attribuibile
alla sostanza genetica, ma ‘all’informazione spirituale’ della spe-
cie del manzo.
L’osservazione imparziale dei termini tecnologia del gene o
ingegneria genetica suggerisce che queste definizioni sono inap-
propriate perché da un lato molti esperimenti non sono un ‘suc-
cesso’, ad esempio non portano conferme della teoria materiali-
stica (Goodwin, 1984; Holliday, 1988; Eusser, 1989; Strohman,
1997), o quando hanno ‘successo’, vengono prodotte malforma-
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 21

zioni o risultati inaspettati. È piuttosto un interessante campo di


ricerca scientifica che una questione di ‘tecnologia’ matura. A
questo si potrebbe aggiungere che molti esperimenti che non
hanno avuto successo secondo le previsioni della teoria non
sono stati riportati (Fox, 1991). Se una tecnologia meccanica
avesse avuto un simile incerto risultato, difficilmente qualcuno
metterebbe piede su un aereo o un treno.
La più grande proliferazione di manipolazione genetica è
avvenuta sui batteri. Wirz (1995) spiega come questo sia stato il
risultato del fatto che i batteri possono essere facilmente colti-
vati a milioni, ed i pochi esemplari buoni vengono facilmente
isolati e moltiplicati. È anche importante notare che i batteri
hanno una naturale tendenza a scambiare i geni. Inoltre, essi
permettono l’introduzione di geni da organismi più complessi,
sebbene anche allora il risultato non sia certo, come mostrato ad
es. dal batterio Escherichia coli che ricevuto un gene estraneo per
l’ossidazione della naftalina a silicato, inaspettatamente ha pro-
dotto un colorante indaco (Ensley ed altri, 1983). Ed ancora,
dobbiamo considerare che nei procarioti, (Prokaryotes, organismi
senza nucleo cellulare) i quali includono anche i batteri, è sem-
pre l’intero gene che è espresso, mentre negli eucarioti (organi-
smi con un proprio nucleo cellulare), che includono quasi tutti i
vegetali e gli animali, ne è espressa solo una parte. Qui, anche a
livello molecolare si trova una differenza funzionale fra le spe-
cie più semplici e quelle più evolute.
Può accadere che alcune sequenze del DNA siano codificate
per più di una proteina o che i geni si sovrappongano. At-
traverso la variazione della giunzione (Lewin, 1991) diverse
proteine possono essere ottenute dalla stessa sequenza del
nucleotide. Le specie più altamente evolute sono le meno capa-
ci di adattarsi a diverse condizioni ambientali rispetto agli orga-
nismi ‘universali’, i quali possono comparire in diverse condi-
zioni e quindi dal punto di vista dello sperimentatore essere più
facilmente manipolabili.
Nella transizione dai batteri agli organismi più evoluti è
chiaro che gli esperimenti di ingegneria genetica hanno più suc-
cesso con piante che sono tra di loro più strettamente relaziona-
te (Potrykus, 1991). Perfino qui i confini si trovano ancora una
volta in un esempio vicino, come con il “tomatato” che era un
incrocio fra le specie del pomodoro e della patata. Nonostante
crescesse, risultò immangiabile sia come pomodoro, sia come
22 ARSIA

patata. Entrambe le specie possono ancora influenzare il mate-


riale genetico, ma questo porta ad interferenze corrispondenti
alle tendenze formative proprie della loro specie, in particolar
modo alla loro assimilazione nelle zone corrispondenti al frutto
o alla radice. In aggiunta si dovrebbe notare che nelle piante i
geni estranei alla specie sono presto non più espressi, cioè messi
in evidenza, ma attraverso una reazione molecolare di metila-
zione (methylation) vengono disattivati (Meyer, 1996) e chiamati
così ‘geni silenziosi’: il transgene concernente pone una condi-
zione sfavorevole per la specie della pianta e può essere messo
a tacere da questa.
Un’epressione stabile di questi transgeni è difficile da realiz-
zare, specialmente quando le condizioni ambientali variano
molto. Così in un esperimento all’aria aperta, le petunie conte-
nenti un cosiddetto gene-colore dal mais mostrarono inizial-
mente il colore desiderato. Ma quando arrivò un periodo di
caldo, cioè cambiarono le condizioni ambientali, esse persero di
nuovo la colorazione mostrando come il gene fosse stato disat-
tivato (Linn, 1990). Comparve inoltre il cosiddetto effetto pleio-
tropico, il che significava che altre caratteristiche oltre alla pig-
mentazione erano state influenzate. Le petunie transgeniche
avevano più foglie e germogli per ogni pianta ed erano più resi-
stenti ai funghi patogeni. Infine mostrarono una maggiore vita-
lità ed una più bassa fertilità rispetto alle petunie non manipo-
late (Meyer, 1995). Durante il periodo di caldo la maggiore vita-
lità delle petunie transgeniche fu auto-soppressa, a chiara dimo-
strazione del fatto che la specie della petunia può in misura
maggiore o minore influenzare il suo materiale genetico dipen-
dentemente dalle condizioni ambientali.
La manipolazione genetica evidenzia le più grandi difficoltà
nei confronti dei mammiferi. Nei cosiddetti ‘esperimenti knock
out’ sui topi nei quali i geni sono ‘spenti’ tramite una tecnica
molecolare, approssivatimente su un milione di cellule trattate
si può trovarne solo una con l’effetto desiderato (Capecchi,
1994). Nella ‘produzione’ di animali transgenici non si può non
notare l’enorme ‘consumo di embrioni’. In un grande esperi-
mento sui maiali durato tre anni solo l’8% degli ovuli manipo-
lati hanno fornito delle nascite. Di questo 8%, solo il 7% ha assi-
milato il transgene. Ciò corrisponde ad un tasso di successo solo
dello 0,6% (Pursel ed altri, 1989). Negli animali che effettiva-
mente hanno assimilato il gene estraneo, nella maggior parte dei
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 23

casi l’effetto si è manifestato come deformazioni o disturbi fun-


zionali. Ad esempio, i maiali crescevano più velocemente. Ma a
lungo termine questo andava a detrimento della salute, come i
maiali mostrarono, con una forte tendenza alle ulcere gastriche,
artriti, ingrossamento del cardio, dermatiti e malattie renali.
Attraverso questo intervento le condizioni per la specie porcina
divennero così sfavorevoli che essa potè formare solo imperfet-
tamente il suo organismo. Il gene ‘dell’ormone della crescita’
divenne, nel linguaggio della genetica, un gene artritico. Nei
sopracitati esperimenti “knock out” si spera di ottenere infor-
mazioni sulla funzione del gene cancellato nell’organismo. Per
l’incredulità degli esperti un gran numero di queste cancellazio-
ni erano senza conseguenze visibili per l’organismo, oppure
altre caratteristiche avevano influito in modi diversi da quelli
previsti dalla teoria (Tautz, 1992; Brookfield, 1992). Quando la
specie è capace di formare un organismo completo senza un
gene presupposto come essenziale può solo significare che i
geni non sono la causa dell’esistenza dell’organismo, ma forni-
scono solo le condizioni più o meno favorevoli, ed in alcuni casi,
possono essere completamente assenti.

Conseguenze per l’allevamento

Da questi esempi appare chiaro che la specie, nelle sue poten-


zialità spirituali a-spaziali ed a-temporali, esercita la sua influen-
za sempre ed in tutto l’organismo. E meglio essa le gestisce quan-
to più sono favorevoli le condizioni disponibili (Rist, 1997; Rist,
1998). Possono essere distinte tre categorie di condizioni:
• prime le condizioni terrestri, che includono le influenze
dall’ambiente esterno (ad es. calore, luce, umidità, la composi-
zione della terra per le piante, l’allevamento ed il nutrimento
per gli animali);
• seconde le condizioni cosmiche, che includono la relazione
del sole, della luna, dei pianeti e delle stelle fisse (Steiner, 1924),
come spesso dimostrato sperimentalmente da Spiess (1990),
Zurcher (1992) e Thun (1993);
• terze le condizioni genetiche.
L’ultima parte deriva dai progenitori e stabilisce prerequisiti
innati più o meno favorevoli all’organismo che si sviluppano in
accordo con la sua specie. Gli allevatori fanno del loro meglio per
24 ARSIA

mettere insieme le migliori condizioni esterne con il migliore


materiale ereditario (condizioni innate). Quando le condizioni
esterne sono portate all’ottimizzazione diventa possibile per la
specie, dopo diverse generazioni (Steiner, 1924), formare in
modo ottimale il materiale genetico. Negli allevamenti conven-
zionali sono sempre assicurate insieme alla selezione le condi-
zioni migliori di vita, affinché siano realizzabili gli obiettivi desi-
derati dall’allevamento, sebbene con la giustificazione che quel-
lo che è conservato geneticamente può sempre manifestarsi. È
quindi discutibile se le caratteristiche raggiunte risalgano alle
possibilità di mutazione e/o alle condizioni di vita (per cui la
‘possibilità’ non è una spiegazione scientifica, ma piuttosto una
mancanza di spiegazioni, sulle condizioni o sull’attività interna
che influiscono sulle manifestazioni in questione).
Si può anche accettare che, attraverso gli interventi di mani-
polazione genetica sul materiale ereditario, questo possa essere
migliorato. Ma prima vale la pena di considerare che con l’otti-
mizzazione delle condizioni ambientali la specie non è costretta
a fare niente di particolare, ed è lasciata libera di reagire in accor-
do al suo potenziale. Come la specie ha auto-determinato lo svi-
luppo del suo intero organismo, compreso il suo materiale eredi-
tario, sotto le condizioni terrene e cosmiche appropriate alla spe-
cie, dopo serie di generazioni, il materiale ereditario diviene per
questa sempre più caratteristico. In questo modo, attraverso l’ot-
timizzazione delle condizioni ambientali le condizioni genetiche
migliorano, cioè sempre più si specifica la specie; poiché già in se
stessa essa conosce la migliore composizione genetica, necessaria
per realizzare le sue caratteristiche intrinseche.

Dalla conoscenza ad un’etica


per il mondo vivente

In sintesi le condizioni per l’incarnazione possono essere divi-


se in tre categorie: terrestre, cosmica e genetica. Ne consegue che
le condizioni genetiche dipendono anche dalle condizioni terrestri
e cosmiche, poiché il materiale genetico si è formato e si è stabiliz-
zato solo in quell’organismo che lo contiene e nella sua evoluzio-
ne nelle generazioni. Come alternativa all’ingegneria genetica, ed
al suo relativamente goffo intervento nel materiale ereditario, i
ricercatori che pensano in termini biologici hanno a loro disposi-
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 25

zione l’ottimizzazione delle condizioni terrestri e cosmiche.


Vogliamo dire che per alcuni tipi di attività (ad es. la semina,
la fertilizzazione) si devono scegliere particolari costellazioni.
Il compito dell’uomo non è quello di forzare le specie alle
nostre degenerate intenzioni, ma al miglioramento delle condi-
zioni in cui le specie si possano sviluppare libere da circostanze
sfavorevoli. Questo è l’obiettivo dell’allevamento di animali o
piante che risulta adatto alle specie, come si sta lottando per otte-
nere e praticare nell’allevamento biodinamico. Che con questo
migliori la qualità nutrizionale delle rispettive piante o animali,
è già stato dimostrato dalla sperimentazione (Balzer-Graf, 1995).
Quanto detto in precedenza aiuta ad una comprensione
etica per chiarire qual’è il compito delle persone verso le piante
e gli animali: la creazione delle condizioni ottimali per la loro
concretizzazione. La qualità ottimale di un prodotto, cioè del
latte, delle verdure, del mais e delle erbe medicinali, si eleva in
questo modo ad uno scambio reciproco dalle piante e dagli ani-
mali con il genere umano che se ne prende cura. L’agricoltura
diventa allora l’arte di creare le condizioni di vita ottimali per
piante, animali ed esseri umani.

Scienza ed etica

In etica è troppo spesso trascurato il fatto che il comporta-


mento individuale dell’uomo è largamente determinato dalla
filosofia personale di vita (Tav. 3).
Se i principi costituenti della vita sono coincidenza e neces-
sità (Monod, 1971), l’individuo può solo fatalisticamente sotto-
mettersi a queste coincidenze e necessità. Se, comunque, la lotta
per la sopravvivenza (Darwin, 1884) è il principio di vita adot-
tato, è evidente che l’individuo cercherà di ottenere il controllo,

Tav. 3 - Filosofia di vita e comportamento umano risultante

Possibilità e necessità Obbedienza fatalistica


Lotta per l’esistenza Egoismo individuale e di gruppo
Ecologia Conservazione e protezione dell’ambiente
Natura intrinseca della specie Concordia con la natura
intrinseca della specie
26 ARSIA

per assicurarsi la sopravvivenza, attraverso gli egoismi indivi-


duali o di gruppo. Se l’ecologia è il principio che guida la vita,
allora gli sforzi individuali andranno verso la conservazione e la
protezione dell’ambiente. Tuttavia, se il mondo che viviamo non
è visto solo come un mondo materiale ma anche come mondo
che riflette e rispetta la natura intrinseca di ogni specie, allora è
ragionevole soltanto comportarsi in accordo con questa.

Le ricerche di base e l’etica conoscitiva

Il dovere della scienza, riguardo al comportamento umano,


va molto più lontano di quello generalmente praticato. Così la
ricerca di base significa realmente cercare la relazione fra il
genere umano ed il mondo e trovare quali dei principi prece-
dentemente menzionati o quali altri principi, realmente costi-
tuenti, corrispondano al nostro mondo. Queste due questioni
non possono avere risposta senza una scienza adatta, cioè senza
epistemologia. Di conseguenza questo tipo di ricerche di base
porterebbe ad una etica cognitiva che agirebbe sulle basi della
comprensione amorosa e del vero progresso culturale.
Questa visione non dovrebbe essere semplicemente rifiutata.
Abbiamo già avuto notevoli progressi, nonostante gli ostacoli ed
i ritardi incontrati. I sistemi di alloggiamento per le specie tipo,
i metodi di nutrimento e di accoppiamento, sono le conseguen-
ze di una comprensione che cerca di mostrare gli animali come
collaboratori autonomi, con i desideri ed i bisogni tipici della
loro specie. Perciò gli approcci alternativi presentati in questa
relazione hanno una importante funzione, essendo interventi
preventivi allo sviluppo di malattie a tutti i livelli negli organi-
smi animali (e vegetali).
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 27

Riferimenti bibliografici

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Produkten aus unterschiedlichem Anbau - Ergebnisse bildschaffender Methoden im
DOK-Versuch, Labor Dr. U. Balzer-Graf CH-8623 Wetzichon/ZH.
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10, pp. 553-554.
CAPECCHI M.R., 1994 - Targeted Gene Replacement. Scientific American, march, 34-40.
DARWIN CH., 1984 - Über die Entstehung der Arten durch natürliche Zuchtwahltoder
Erhaltung der begünstigten Rasse im Kampf ums Dasein, E. Schweizerbartsche
Verlagshandlung, Stuttgart.
ENSLEY B.D., 1983 - Expression of Naphtalene Oxidation Genes in Escherichia coli
Results in the Biosynthesis of Indigo, Science, 222, 167-169.
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Piper Verlag, München.
HEUSSER P., 1989 - Das zentrale Dogma von Watson und Crick und seine
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99, pp. 1-14, Basel.
HOLLIDAY R., 1988 - Successes and Limitations of Molecular Biology, J. theor. Biol., n.
132, pp. 253-262.
KÄMMER P., TSCHANZ B., 1975 - Untersuchungenzur tiergerechten Haltung von
Milchkühen in Laufställen, Schweiz. Landw. Forschung, Heft 4, pp. 203-231.
Esperienze di applicazione del metodo
omeopatico in allevamenti biologici
in Danimarca
Mette Vaarst
Dipartimento per la Salute ed il Benessere animale
Istituto Danese di Scienze Agrarie
Centro di Ricerche Foulum - Tjele, Danimarca

Allevamenti biologici in Danimarca:


storia e legislazione

Le prime mandrie biodinamiche in Danimarca sono state


allevate approssimativamente 50 anni fa.
Il moderno movimento biologico crebbe durante gli anni Set-
tanta. Nel 1987, furono emanate dal Governo le prime norme in
ambito legislativo. Il movimento biologico è cresciuto costante-
mente, e sta ancora crescendo e cambiando forma.
L’allevamento biologico è caratterizzato da una serie di rego-
le, come ad esempio il giaciglio di paglia che deve essere prov-
visto per ogni animale, e tutti gli animali devono essere fatti
pascolare per almeno 150 giorni ogni estate. Inoltre, quando le
mandrie biologiche sono trattate con antibiotici, il periodo di
attesa prima di prenderne il latte o la carne è per tre volte quel-
lo delle mandrie convenzionali. Ciò viene fatto in parte per assi-
curarsi che solo una minima quantità di antibiotici raggiunga il
consumatore, ed in parte per stimolare lo sforzo alla prevenzio-
ne della malattia. Queste norme di legge, in una data situazio-
ne, influiscono molto probabilmente in modo diretto sulle scel-
te del trattamento.
Oltre alle norme di legge, sono date una serie di direttive prin-
cipali. L’Associazione Danese per gli Allevamenti Biologici ha
fatto una lista di una serie di obiettivi principali. Tra questi può
essere menzionato che “il continuo sviluppo dell’allevatore come
essere umano è considerato come importante”, e che “tutti gli
organismi dal micro-livello al macro-livello dovrebbero trovare
un livello di armonia ed un modo di lavorare insieme”. Inoltre la
riduzione dei rifiuti ambientali dovrebbe essere messa bene in
30 ARSIA

evidenza. In generale, l’allevamento biologico deve essere finaliz-


zato a vedere l’allevamento e l’allevatore più strettamente legati
alla società circostante su più livelli: è questo il punto di vista di
carattere ‘interamente orientato’ o di carattere ‘olistico’.

La combinazione di omeopatia
e allevamento biologico

L’omeopatia in questi ultimi anni ha guadagnato molto inte-


resse fra gli allevatori biologici così come fra gli allevatori con-
venzionali. Vi sono diverse ragioni per questo. Una di queste è
che nelle mandrie biologiche i trattamenti omeopatici sembrano
più ‘olistici’ e ‘naturali’ di quelli bio-medici di ‘medicina chimi-
ca’. Inoltre, gli allevatori sono relativamente motivati nel tratta-
re le mucche con qualcosa che elimini l’infezione e, allo stesso
tempo, non debba essere seguito da un periodo di attesa. La
maggiore attenzione negli ultimi anni riguardo al rischio del-
l’aumento della capacità di resistenza batterica agli antibiotici,
ha incrementato lo scetticismo verso i trattamenti biomedici.
Una delle idee fondamentali del sistema di allevamento bio-
logico è quella che l’intero sistema di allevamento è un solo
organismo, una unità. Dovrebbe perciò essere ricercato e man-
tenuto un equilibrio per l’intera fattoria. L’equilibrio fra la
superficie dell’intera fattoria ed il numero degli animali in que-
sta, la coscienza del valore del paesaggio (creando bioambienti
all’interno dell’area interessata), ed il contatto diretto fra consu-
matori e fattoria praticato in molti allevamenti biologici, sono
passi importanti verso la ricerca di uno ‘stile di allevamento
interamente-orientato’. Allo stesso modo, l’animale è visto come
un intero organismo, quindi non solo una collezione di mam-
melle, unghie, apparato ruminante, ecc. Questo conduce natu-
ralmente ad un interesse nei metodi di trattamento, che non solo
includono in quella diagnosi gli aspetti dell’intero animale, ma
enfatizzano anche l’importanza delle possibilità di creare un
equilibrio per l’intero animale e l’intera mandria. Per certi versi,
la scelta di diventare un allevatore biologico può naturalmente
condurre verso un interesse nei metodi di trattamento focaliz-
zati sull’intero animale ed il suo equilibrio in senso più vasto,
piuttosto che sull’assenza di specifici sintomi clinici.
Importante l’affermazione di Baars & Ellinger (1997)1 secon-
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 31

do cui “l’allevamento biologico così come l’omeopatia non


avveleneranno la terra, le piante, gli animali o gli esseri umani
con prodotti chimici repressivi”.
Søgaard (1997)2 descrive paralleli fra il punto di vista sull’al-
levamento e quello di salute e malattia. L’Autrice disegna paral-
leli fra l’allevamento biologico ed i sistemi di salute umana e
ipotizza che con l’incremento del complesso della medicina
alternativa, la domanda di cibo prodotto ecologicamente cre-
scerà automaticamente. In altre parole la scelta di un alleva-
mento biologico può non soltanto portare ad una visione più
olistica della salute e della malattia, ma aprirà finalmente ad
una richiesta per una maggiore coscienza verso i problemi
ambientali su un livello locale e globale.

L’omeopatia in Danimarca:
una tradizione limitata

In Danimarca, la tradizione dei trattamenti omeopatici è rela-


tivamente limitata. L’Associazione danese per la Medicina Vete-
rinaria integrata, orientata principalmente verso l’agopuntura,
l’omeopatia e la chiropratica sugli animali, fu fondata nel 1985.
Un’educazione danese per trattamenti omeopatici sull’uomo è
stata messa a disposizione nell’ultimo decennio, ed una istruzio-
ne scandinava per l’omeopatia in veterinaria è in continuo svi-
luppo, anche se è stata strutturata solo negli ultimi anni. Più o
meno durante gli ultimi cinque anni, compagnie private hanno
venduto ‘droghe omeopatiche’ in un approccio di tipo cura-mira-
colo. Rimedi omeopatici possono ottenersi da poche compagnie
di importazione, e normalmente ordinandole per posta.

Un progetto di ricerca: l’applicazione


dell’omeopatia nei sistemi di
allevamento biologico

Scenario
Il progetto iniziò sullo sfondo di forti desideri da parte del
movimento degli allevatori biologici, che espressero interesse
per l’omeopatia nei termini appena esposti. Un progetto era già
iniziato nel 1995, e comprendeva studi di letteratura, visite ad
32 ARSIA

altri paesi europei, e acquisenndo esperienza pratica sulle situa-


zioni degli allevamenti biologici danesi.
La raccolta diretta dei dati di questo studio avvenne nel
periodo dal gennaio 1996 al gennaio 1997. Il gruppo di studio
era costituito da 10 allevatori biologici e dai loro 8 veterinari.
Quattro degli allevatori parteciparono ad uno studio sull’alleva-
mento in un caseificio biologico ed espressero il loro interesse
che, in due casi, si spinse all’applicazione alle proprie mandrie
dell’esperienza acquisita nei trattamenti omeopatici. Gli altri
allevatori biologici ed un veterinario, informati che questo pro-
getto stava per partire, si misero in contatto con i veterinari re-
sponsabili.

Obiettivi del progetto


Gli obiettivi dello studio erano di descrivere la pertinenza, le
motivazioni, gli ostacoli, le possibilità e la praticabilità di appli-
care l’omeopatia nei trattamenti veterinari normalmente usati
nelle mandrie biologiche danesi.

Metodi di ricerca: l’approccio qualitativo


Lo studio fu basato su interviste e visite (da 1-4) alle mandrie
di ogni fattoria, discutendone i problemi pratici ed il punto di
vista degli allevatori sul metodo di trattamento omeopatico. A
tutti gli allevatori ed ai veterinari fu chiesto di scrivere un reso-
conto per tutti i trattamenti su un diario con pagine standardiz-
zate. L’intero gruppo si è incontrato quattro volte durante il
periodo: gennaio, settembre, novembre 1996 e gennaio 1997.
Questo fu fatto per raccogliere informazioni sullo sviluppo
in ciascuna mandria, ed allo stesso tempo per dare ad ogni par-
tecipante la possibilità di essere in contatto con qualcun altro
nella stessa situazione. Due veterinari con una certa esperienza
furono invitati ad ogni meeting per riferire la loro esperienza e i
loro punti di vista. L’intenzione era di dare ai partecipanti alcu-
ne informazioni e di discutere le loro reazioni a quello che veni-
va detto. In altre parole, gli studi includevano alcuni ‘elementi
sperimentali’ e di interazione. Appunti dettagliati furono presi
da tutti gli incontri che furono inclusi nei dati dello studio.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 33

Esperienze da un anno di applicazione


dell’omeopatia negli allevamenti biologici

Due motivazioni principali per volere


i trattamenti omeopatici
Gli allevatori ed i veterinari che mostrarono interesse nel
trattamento omeopatico usarono due argomenti principali. Uno
di questi fu un’attrazione verso il modello di salute e malattia,
che era preminente nel trattamento olistico, ed i metodi di trat-
tamento orientati-verso-il-paziente. L’altra motivazione princi-
pale fu un desiderio di evitare antibiotici a causa dell’aumento
della resistenza dei batteri a questi e del tempo di attesa neces-
sario dopo il trattamento. Sembra più facile definire la salute nei
termini di quello che non è: ‘la libertà dalla malattia…’, ‘l’assen-
za della sofferenza…’, ecc. In altre parole: noi parliamo della
salute e focalizziamo l’attenzione sulla malattia, nonostante
siamo coscienti del fatto che la salute è più che l’assenza della
malattia.
Sembra che definiamo ancora la salute in termini dell’assen-
za di qualcosa di ‘anormale’. Questo deve avere un’influenza
diretta sul nostro punto di vista sull’individuo vivente, e conse-
guentemente anche sulle nostre strategie di gestione, sulle no-
stre azioni ed i nostri sforzi di ‘dare’ salute. Noi dirigiamo i
nostri sforzi verso ‘la prevenzione delle malattie’ invece che ver-
so il ‘prendersi cura’. Il guardare alla salute riporta lo sguardo
verso l’individuo ed il gruppo di individui, mentre una data
‘malattia’ può essere definita anche a prescindere dalla presen-
za di questa in qualsiasi individuo vivente. Quando si parla di
malattia, ‘la malattia’ diventa il soggetto.
Il soggetto quando si parla di ‘salute’ è l’individuo vivente.
Questo obiettivo fornisce una visione più ampia, invece di
restrizioni, sebbene sia più difficile da gestire. Tale argomento fu
discusso regolarmente dagli allevatori e dai veterinari che erano
attratti dal modo in cui l’omeopatia vede la salute.

Lo scetticismo diffuso
Le barriere sull’uso dell’omeopatia furono alzate in modo
particolare dai medici veterinari. In Danimarca, l’educazione
veterinaria è basata su un modello della malattia strettamente bio-
medico, ed uno degli ostacoli per prendere sul serio l’omeopatia
è stata la mancanza di ‘ricerca della causa della malattia’. I vete-
34 ARSIA

rinari messi a confronto, per la prima volta nelle loro carriere


professionali, con l’omeopatia, espressero una generale confu-
sione riguardo al fatto che sono i sintomi del paziente le linee-
guida per la scelta della cura; questo fu erroneamente interpreta-
to in alcune discussioni come ‘trattamento sintomatico’. Fu mol-
to difficile intendersi su questo punto, poiché, in alcune discus-
sioni di gruppo, ci fu una totale mancanza di comprensione e le
persone stavano discutendo su livelli completamente diversi.
Per esempio: la forza vitale non è inclusa per niente nel modello-
della-malattia bio-medico, e la comprensione di come la forza
vitale dirige l’espressione dello squilibrio nei soggetti malati
come è spiegato in omeopatia, era un argomento difficile da trat-
tare. Proprio perché l’esistenza di una ‘forza vitale’ non era una
parte integrata nella comprensione del soggetto vivente.
L’altro ostacolo principale per iniziare l’uso del trattamento
omeopatico fu lo scetticismo contro i rimedi possibili, ed il pen-
siero di lavorare con l’energia invece che con materiale fisico.

“Avendolo provato…”
Nella terra di confine fra l’essere interessati ad un livello teo-
rico e l’essere scettici verso un metodo di trattamento senza
radici nella tradizione della bio-medicina e delle scienze natura-
li, l’esperienza pratica sembrò giocare un ruolo significativo.
L’atteggiamento, quando si erano avute esperienze che fossero
state utili (o provate direttamente o da parenti vicini, o avendo-
le provate sugli animali in una situazione più o meno disperata)
era: “Non posso spiegarlo, ma funziona, e probabilmente un
giorno sapremo perché”. Allo stesso modo, la sensazione di suc-
cesso, mutando un interesse teorico in un fatto e vedendolo fun-
zionare per la prima volta, stava incoraggiando e, fattore più
importante, mantenendo vivo l’interesse.

Condizioni pratiche e “A chi lo posso chiedere?”


La cooperazione fra l’allevatore ed il veterinario fu maggior-
mente focalizzata quando seguirono il metodo di cura. Gli alle-
vatori biologici furono nella maggior parte dei casi le persone
che mantenevano più alto l’interesse e che lavoravano per capi-
re ed applicare l’omeopatia. In un caso, fu stabilita e sviluppata
una cooperazione fra un allevatore biologico (che aveva una for-
mazione come omeopata) ed un veterinario (che aveva seguito
corsi di omeopatia veterinaria).
Due requisiti principali dovevano essere presentati per rea-
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 35

lizzarla: in molti casi l’allevatore poteva trovare da sé un rime-


dio, ma voleva un esame clinico più approfondito del paziente,
ed avrebbe preferito il pagamento del veterinario per ‘aiuto in
cooperazione’ invece che per ‘trattamento’.
L’altro pre-requisito fu la volontà del veterinario di essere un
co-operatore e non un esperto. Nei casi di trattamenti bio-medi-
ci delle malattie, la conoscenza del paziente è di minore interes-
se ed il veterinario è un esperto in malattia. Nel trattamento
omeopatico, l’omeopata potrebbe essere l’esperto in gruppi di
animali, il proprietario diverrebbe un esperto nella conoscenza
del singolo animale. Questa coscienza riguardante i ruoli delle
persone coinvolte e le aspettative degli uni e degli altri fu un
grande argomento di discussione e creò una significativa confu-
sione, dovendo affrontare un nuovo metodo di trattamento fon-
damentalmente differente rispetto alla bio-medicina.
Le condizioni pratiche, come nella prassi della struttura vete-
rinaria in Danimarca dove veterinari diversi possono assistere
lo stesso allevatore (o anche lo stesso paziente) per ragioni pra-
tiche (le distanza e le strade da seguire per ogni veterinario),
non permettono il contatto ravvicinato fra questi due soggetti.
Questo potrebbe essere un ostacolo pratico per una buona coo-
perazione. Un altro fattore importante che avrebbe potuto esse-
re un ostacolo per ulteriori applicazioni era la sensazione di
essere soli con le esperienze, le frustrazioni e le domande, poi-
ché relativamente pochi allevatori e veterinari lavoravano seria-
mente con il metodo di trattamento. Furono fortemente voluti
una rete e/o un partner affidabile, libri in danese e pratiche
linee-guida nell’uso di differenti rimedi (le linee-guida dovreb-
bero essere relativamente semplici all’inizio).

Conclusioni

Importanti motivazioni ed ostacoli a livello teorico e pratico,


basati su interviste dettagliate, osservazioni dirette ed analisi
ravvicinate sulle mandrie in esame, furono identificati e descrit-
ti. Rilevanti motivazioni nell’uso dell’omeopatia erano da ricer-
carsi in un orientamento più olistico ed in un desiderio di elimi-
nare gli antibiotici.
Per contro, ostacolo all’uso dell’omeopatia era lo scetticismo
verso i possibili rimedi e la mancanza di comprensione riguar-
36 ARSIA

do l’approccio al trattamento orientato verso il paziente.


Ulteriore ostacolo all’uso dell’omeopatia, quand’anche vi
fosse interesse, era la mancanza di conoscenza o educazione
“sul campo”, la mancanza di un collegamento o di uno sparring
partner per uno scambio di idee e di esperienze, libri scritti in
lingue straniere e condizioni di difficoltà nella struttura della
pratica quotidiana, sia come veterinario, sia come allevatore.
Importanti motivi per promuovere la continuazione erano le
prime esperienze di successo degli allevatori, avendo provato
essi stessi il trattamento omeopatico e la sensazione di avere
qualcuno intorno con cui discutere, di cominciare a piccoli passi.
I risultati di questo progetto hanno significativamente con-
tribuito alla conoscenza e ad una seria discussione riguardo alla
responsabilità del trattamento nel caso del trattamento veterina-
rio. Le azioni e le interazioni possono essere solo descritte attra-
verso appropriati metodi qualitativi di ricerca. La conoscenza di
questa parte dell’intero sistema di trattamento deve essere sal-
vaguardata come importante in ordine alla comprensione di un
modello comportamentale di guida alle scelte dell’uomo, e delle
motivazioni in situazioni concrete.

Un passo oltre: dalle conclusioni


della ricerca alla pratica

Come dirigere i nostri sforzi? La maggior parte dei progetti di


ricerca hanno come obiettivo sostenere nella pratica il sistema di
allevamento, e così fece questo progetto. Nei prossimi paragrafi
faremo un breve sommario di pratici passi da attuare, alcuni dei
quali sono delle dirette conseguenze delle conclusioni di questo
studio. L’allevamento biologico è ancora in fase di sviluppo, così
come anche l’omeopatia in veterinaria. L’omeopatia è ancora una
parte limitata dell’intero sistema di trattamento veterinario, ma
l’interesse è sempre vivo e crescente, e la sua struttura, sia per
l’allevamento biologico sia per l’omeopatia in veterinaria, si è
sviluppata in modo quasi drastico nell’ultimo decennio.

Educazione, collegamenti e supporto pratico


L’omeopatia in Danimarca è ancora un metodo di trattamen-
to ‘sconosciuto’. La coscienza, comunque, riguardo all’impor-
tanza dell’educazione e dei necessari collegamenti per sollevare
l’interesse dell’individuo nella pratica ha portato alla formazio-
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 37

ne di un gruppo danese di professionisti che lavorano su ani-


mali di grandi dimensioni; un paio di volte durante l’anno si
sono incontrati per discutere gli argomenti più rilevanti, i trat-
tamenti ecc. Inoltre, gli allevatori che volessero entrare in coo-
perazione con i veterinari od usare l’omeopatia nei loro alleva-
menti, dovrebbero anche essere educati sui principi di base, ad
esempio cosa cercare e come comportarsi nei trattamenti mino-
ri. Di conseguenza, dei corsi più brevi per ‘l’inizio’ dei tratta-
menti omeopatici saranno tenuti durante l’autunno-inverno
1998-99. Il primo team di veterinari scandinavi dovrebbe soste-
nere l’esame in omeopatia veterinaria nel settembre 1999.

La combinazione dell’omeopatia
e la cura della salute in generale
Come precedentemente affermato: focalizzare l’attenzione
sulla ‘salute’ anziché sulla ‘malattia/assenza di malattia’ fa una
grande differenza nel nostro modo di gestire l’individuo viven-
te ed agire in situazioni più o meno-critiche. Ma, come agire in
pratica in accordo con questa prospettiva? Come non cadere
dentro la trappola ‘dell’evitare le malattie’ piuttosto che pren-
dersi cura della salute, ad esempio sostenendo il naturale com-
portamento dell’individuo vivente.
Nell’ORGANON, Hahnemann sottolinea l’importanza della
‘rimozione degli ostacoli per la cura’ come una parte integrante
del trattamento. Questo dovrebbe essere preso sul serio: una
generale applicazione dei trattamenti omeopatici dovrebbe
essere combinata con una promozione della cura della salute
nella mandria, includendo un continuo dialogo tra i partners
coinvolti. Alcuni veterinari che esercitano la professione comin-
ceranno a combinare il servizio di consulenza sulla salute con il
trattamento omeopatico a breve termine.

La ricerca nell’omeopatia veterinaria


Sembra esistere un conflitto, rispettivamente, fra gli interessi
della ricerca dell’omeopatia ed i trattamenti della veterinaria
biomedica. Con una certa estensione, è come se ci fosse una scel-
ta da fare dai movimenti di omeopatia veterinaria: su cosa foca-
lizzare ed esplicare l’energia della futura ricerca. Alcuni proget-
ti sono già in fase di sviluppo. Uno di questi è di avviare un
gruppo internazionale di ricercatori, che potrebbe dare consigli
e fare commenti sui piani di ricerca, ed in questo modo assicu-
rare la qualità dei progetti di ricerca. Un obiettivo di questo
38 ARSIA

gruppo potrebbe essere portare potenziali collaboratori in con-


tatto reciproco. Questo fu discusso nel laboratorio: ‘Pertinenza
dell’omeopatia veterinaria nelle mandrie biologiche, applicabi-
lità pratica e prospettive future’ (Rapporto interno n. 90. Istituto
Danese di Scienze Agrarie, pp. 88-89).
Nel panorama letterario di molti studi di omeopatia veteri-
naria, si deve concludere che molti dei progetti di ricerca sono
poveramente spiegati, e quindi è difficile ottenerne una cono-
scenza specifica. Ad esempio una delle affermazioni di molti
autori è che una certa percentuale degli animali soggetti di stu-
dio ‘tornano in salute’ senza definire il concetto di ‘salute’: man-
canza di malattie, assenza di sintomi clinici o …?
Dalle fonti letterarie, si deve anche concludere che è possibi-
le estrapolare progetti di ricerca che sono ’accettabili’ da un
punto di vista omeopatico, ed allo stesso tempo ‘accettabili’ da
un punto di vista biomedico. Molto spesso, ‘il metodo di tratta-
mento omeopatico’ viene provato, permettendo ai ricercatori di
scegliere un rimedio omeopatico per ciascun paziente. In alter-
nativa, è possibile includere o escludere i pazienti in modo da
farli rientrare nel quadro generale dei rimedi.
In conclusione, non può essere rifiutato come impossibile il
mettere in pratica la sperimentazione clinica dei rimedi omeopati-
ci. Deve essere comunque ricordato che la sperimentazione clinica
tradizionale non porta nuova conoscenza all’omeopatia. Tutte le
sperimentazioni, senza compromessi, dovrebbero essere costruite
e sostenute con una informazione omeopaticamente rilevante,
includente osservazioni dettagliate ed annotazioni su ogni anima-
le (ad es. le modalità). Questo modo di operare assicurerà che le
sperimentazioni dei rimedi omeopatici portino comunque cono-
scenza, cosa che risulterà sicuramente interessante e nuova.

Note

1
BAARS T., ELLINGER L. (1997), The relation between organic husbandry and
homoeopathy: the prevention approach, in Veterinary homoeopathy in organic herds.
Relevance, practical applicability and fture perspectives. Internal Report no. 90,
Danish Institute of Agricultural Sciences, 5-11.
2
SØGAARD A.B. (1997), Organic Agriculture and Alternative Medicine: Paraceis
and Paradigms in OLESEN S.G., EIKARD B., GAD P., HØG E., Studies in Alternative
Therapy 4. Lifestyle and Medical Paradigms, INTRAT Odense University Press,
Denmark, 150-163.
Approccio omeopatico veterinario
in un allevamento di bovini da latte
di alta qualità e ad indirizzo biologico
Franco Del Francia, Scuola Superiore Internazionale
di Omeopatia Veterinaria “Rita Zanchi”, Cortona (AR)
Stefano Freato, Azienda Agraria “Meridiana”, Buonconvento (SI)
Chiara Parenti, ARSIA - Regione Toscana
Mario Sciarri, Scuola Superiore Internazionale
di Omeopatia Veterinaria “Rita Zanchi”, Cortona (AR)

Premessa e scopi della ricerca

La sperimentazione “in campo” rappresenta uno scopo


importante, fra gli altri, per cui è nata la Scuola Superiore In-
ternazionale di Omeopatia Veterinaria di Cortona. La sperimen-
tazione infatti rappresenta la prova di conferma di tutti i princi-
pi a suo tempo stabiliti dal “corpus dottrinario” dell’Omeopatia.
Allo stato attuale e nel settore specifico della Zootecnia noi
stiamo vivendo in un contesto che necessita ed avrà sempre più
bisogno di informazione corretta.
Quindi questa relazione ufficiale, in un convegno che vede
riuniti allevatori, veterinari, funzionari di Enti locali e non, poli-
tici, amministratori, fa parte di un quadro d’informazione che
relazionerà sui risultati in situazioni reali dell’applicazione della
metodologia omeopatica corretta. L’informazione inoltre ci darà
una serie di segnali sulla situazione attuale anche in altri paesi
(Germania-Danimarca-Svizzera), completando in tal modo il
quadro generale ed attuale nel settore della Zootecnia biologica.
Riteniamo che le conclusioni di questo convegno debbano esse-
re divulgate e conosciute nella maniera più ampia possibile e di
questo dobbiamo ringraziare gli Enti che vi hanno partecipato
(ARSIA, AIAB, AIA, Provincia di Arezzo e Scuola Superiore di Omeo-
patia Veterinaria di Cortona).
L’ARSIA-Regione Toscana ha concretamente contribuito alla
realizzazione della sperimentazione dal punto di vista finanziario
e con l’apporto della dott.sa Chiara Parenti. La convenzione fra la
Scuola Superiore di Cortona ed ARSIA della durata di tre anni da
rinnovarsi ogni anno in relazione ai risultati ottenuti, ha previsto
un finanziamento per la ricerca in oggetto, in parte diretto al con-
40 ARSIA

trollo della sperimentazione da parte di veterinari omeopatici


della Scuola di Cortona ed in parte destinato alle spese di acquisto
di farmaci e/o premiscele omeopatiche.
Dall’esame dei dati elaborati nel corso della ricerca, appare
chiaramente che i protocolli di sperimentazione hanno avuto
una impronta soprattutto pratica (parametri clinico-terapeutici,
preventivi e produttivi), quindi rivolti alle condizioni reali di
allevamento, senza alcuna pretesa di scientificità.
Secondo noi era importante, tenendo conto dei mezzi a
disposizione, segnalare le reali possibilità di allevamento conse-
guenti all’applicazione dell’Omeopatia Veterinaria e con quali
risultati. Durante questo convegno verranno presentate altre
relazioni in situazioni similari di allevamento ed in altre zone,
con controlli obiettivi di test di laboratorio (profilo immunita-
rio), le quali non potranno che confermare quanto è stato riscon-
trato nella nostra ricerca.
Tutto questo materiale a noi sembra di estremo interesse
anche in Patologia Comparata con la specie umana, poiché
quanto è stato evidenziato per allevamenti animali è assoluta-
mente comparabile con la situazione in campo umano.
L’allevamento di bovine frisone da latte dell’Azienda
Agraria “Meridiana” di Buonconvento (SI) è stato prescelto per
questa ricerca per le seguenti ragioni:
• l’allevamento produce latte di “alta qualità” (controlli APA
di Siena e Centrale del latte di Grosseto);
• l’allevamento è indirizzato al settore della agricoltura bio-
logica;
• significativamente l’azienda, in relazione ai risultati otte-
nuti nel triennio di sperimentazione omeopatica, ha deciso la
riconversione totale al settore biologico;
• l’allevamento di queste dimensioni (150 capi in mungitura
ed altrettanti di rimonta) è in grado di fornire dati particolar-
mente significativi dal punto di vista statistico.
Inoltre ci preme di sottolineare gli scopi principali di questa
sperimentazione per dimostrare quanto segue:
a) verificare se prodotti omeopatici costituzionali di base
siano in grado di influire sullo stato sanitario e sulle performan-
ces produttive (in quantità e/o qualità) di gruppi di bovine da
latte con risultati statisticamente significativi;
b) verificare l’effetto placebo zero (significativo in Patologia
Comparata con la specie umana) dimostrabile con la corretta
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 41

applicazione dell’Omeopatia Veterinaria in condizioni reali di


allevamento e su numeri consistenti di soggetti;
c) verificare l’effetto residuo e/o accumulo zero che si ottiene con
l’applicazione corretta di farmaci omeopatici a dosi minime
(microdosi) ed in ogni modo largamente inferiori al limite stabi-
lito per Legge (1 p.p.m. – art. 1 DL n. 110 del 17 marzo 1995).
Queste sostanze omeopatiche sono applicate ad altissime dilui-
zioni, assolutamente prive delle molecole della sostanza di par-
tenza e quindi sicuramente esenti da effetti secondari;
d) verificare l’effetto impatto ambientale zero collegato a l’uso di
farmaci omeopatici ad alta diluizione. Questo impatto sull’am-
biente, legato alla presenza massiccia di molecole farmacologi-
che di sintesi chimica nei mangimi e nei cicli di terapia veteri-
naria, ha un’azione estremamente subdola e scarsamente verifi-
cabile. L’uso costante di questi principi attivi (terapia e/o profi-
lassi di massa), attraverso i reflui degli allevamenti (feci-urine-
acque di lavaggio), provoca un impatto ambientale di vasta e
profonda portata. Il vero ed obiettivo impatto ambientale zero si
potrà ottenere solo con farmaci omeopatici perché privi di mole-
cole e con azione a differenti livelli organici in modo più globa-
le (azione di informazione e/o di stimolo);
e) verificare l’effetto generale sul benessere animale (Regola-
menti UE 2078/92-2080/72 - Legge n. 623, 14 ottobre 1985) con
ripercussioni in positivo sulla qualità degli alimenti d’origine
animale rispetto alla quantità. Il miglioramento delle condizioni
fisiologiche degli animali (movimento, aereazione, socializza-
zione, trattamenti farmacologici naturali, ecc.) comporta riper-
cussioni positive sui bilanci aziendali e l’applicazione corretta
dell’Omeopatia Veterinaria (prevenzione e terapia) concorre in
modo consistente a questa tendenza, pertanto con scopi socio-
sanitari. Tutto ciò è da attribuire anche in buona parte al muta-
mento delle tendenze alimentari dei consumatori come stanno
dimostrando recenti ricerche di marketing;
f) verificare infine le notevoli difficoltà logistiche e di pro-
grammazione che abbiamo incontrato nella sperimentazione,
nella suddivisione precisa fra il gruppo di bovine trattate con
metodi omeopatici ed il gruppo di controllo, trattato con meto-
di tradizionali. In queste tipologie d’allevamento esistono infat-
ti indispensabili logiche di spostamento da un settore all’altro e
per ogni soggetto in relazione alla sua produzione, allo stato di
asciutta, malattie, parto, ecc. Questi spostamenti comportano
42 ARSIA

assistenza, personale addetto, alimentazione differenziata e


quanto altro necessario. Di conseguenza una ricerca sperimen-
tale con caratteristiche strettamente scientifiche e su numeri sta-
tisticamente significativi di bovini, avrebbe richiesto altre tipo-
logie di protocollo, altre strutture ed altre basi economiche.

Materiali e metodi

L’allevamento di bovini di razza frisona da latte, inscritti al


libro genealogico (controlli mensili APA di Siena, ufficialmente
indenne da TBC-Leucosi-Brucellosi), con il metodo della rando-
mizzazione è stato suddiviso in due gruppi all’incirca uguali
come numero:

Gruppo trattato omeopaticamente


Soggetti allevati con alimentazione unifeed, integrata con pre-
miscela omeopatica denominata OMEOLAT (sequenza di farmaci
omeopatici costituzionali fornita da OMEONATUS srl – Foiano –
Arezzo). Il prodotto è stato somministrato con grammi 20 pro-
capite al giorno per 7 giorni ogni mese e miscelato nel carro uni-
feed. In questo stesso gruppo per qualsiasi tipo di patologia sono
stati adoperati prodotti omeopatici veterinari unitari o comples-
si forniti dalla medesima ditta. Nel terzo anno di sperimenta-
zione il trattamento è stato effettuato, per comodità, per via
parenterale a livello individuale mensile, mantenendo le condi-
zioni generali di allevamento del tutto omogenee.

Gruppo di controllo trattato con metodi tradizionali


Soggetti alimentati con il medesimo unifeed e con nuclei vita-
mino-minerali nel commercio. In caso di comparsa di patologie
sono stati impiegati farmaci tradizionali.
Da segnalare che tutti i soggetti dell’allevamento comprese le
manze di rimonta dal 1994 non sono stati sottoposti a tratta-
mento immunizzante per IBR-BHVD, ecc.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 43

Conclusioni

Dall’esame dei dati del triennio si può dedurre che è possi-


bile ottenere in allevamenti di bovini da latte risultati produtti-
vi e clinici positivi con l’applicazione corretta della metodologia
omeopatica. Tutto questo è possibile farlo in situazioni reali di
allevamento senza causare, in tempi brevi o medi, delle situa-
zioni negative dal punto di vista morboso. È da rilevare inoltre
la maggiore resistenza dal punto di vista organico-immunitario
dimostrata dalla sperimentazione omeopatica.
Da una media dei parametri considerati nel protocollo dei tre
anni di sperimentazione, risulta evidente un effetto positivo del
trattamento omeopatico sul gruppo assegnato, sia a livello di
miglioramento dei parametri produttivi, sia a livello dei para-
metri sanitari. In proposito è da rilevare un aumento dei parti
gemellari nel gruppo omeopatico, con frequenti ritenzioni di
placenta non da infiammazione ma da scarsa tonicità uterina. Se
questo dato verrà confermato in altre sperimentazioni e in altre
situazioni ambientali, potrebbe far indirizzare ad un tipo di sti-
molazione specifica dei prodotti omeopatici costituzionale sul-
l’asse ipotalamo-ovarico.
In conclusione allo stato attuale ci riteniamo in grado di sta-
bilire quanto segue:
a) non esistono ormai ragionevoli dubbi o riserve sulla obiet-
tiva efficacia dei medicinali omeopatici anche nel settore degli
allevamenti di bovini da latte di grandi dimensioni;
b) le strutture tecnologiche moderne di questo tipo di alleva-
menti non sono di ostacolo per una corretta applicazione dei
medicinali omeopatici;
c) in queste condizioni di allevamento la via di somministra-
zione più indicata è sicuramente quella orale, mescolando i pro-
dotti omeopatici nei mangimi oppure attraverso il circolo del-
l’acqua di bevanda. Restiamo dell’opinione però che può essere
tranquillamente usata anche la via parenterale (sottocute-intra-
muscolo ecc.) nonostante il parere contrario del Ministero della
Sanità, in quanto i prodotti omeopatici sono di regola autosteri-
li (alcool a 20-30 volumi);
d) lo stoccaggio dei medicinali omeopatici è semplificato
perché è sufficiente evitare la luce diretta, il contatto con essen-
ze volatili forti, l’umidità e la vicinanza di forti sorgenti di elet-
tromagnetismo;
44 ARSIA

e) l’applicazione corretta e su numeri consistenti di capi ha


stabilito risultati alla pari con le metodologie classiche, ma in
tempi più lunghi sicuramente risultati superiori (rapporto/
costo/beneficio — resa finale qualità dei prodotti animali —
praticità della metodologia – assenza di tempi di sospensione,
recupero economico ecc.).
Occorre segnalare che queste dimostrazioni obbiettive non
sono solo relazionabili alla condizione sanitaria ottimale, ma
evidenziano un aspetto molto importante e favorevole per la
comunità, influenzando in modo positivo il benessere degli ani-
mali trattati.
Sarebbe infine auspicabile che queste sperimentazioni si
possano ripetere in altre condizioni ambientali, con l’applica-
zione di protocolli più completi e con lo scopo di ottenere con-
ferma obbiettiva a livello scientifico corretto.

Estratto

Approccio omeopatico veterinario


in un allevamento di bovini da latte di alta
qualità e ad indirizzo biologico
F. Del Francia, S. Freato, C. Parenti, M. Sciarri

Scopo primario della sperimentazione clinica “in campo” è


quello di ottenere conferme ai principi omeopatici.
La sperimentazione omeopatica descritta in questo lavoro,
ha avuto la durata di tre anni in un allevamento di bovini da
latte di razza frisona (150 capi in produzione): il 50% dei bovini
sono stati trattati con la metodologia omeopatica ed il 50% con
metodi tradizionali.
La sperimentazione è stata realizzata con il contributo del-
l’ARSIA-Regione Toscana, programmata con parametri di proto-
collo soprattutto pratici (parametri clinico-terapeutici, preventi-
vi e produttivi) rivolti a condizioni reali di allevamento senza
pretese di scientificità.
I prodotti omeopatici sono stati somministrati a livello pre-
ventivo con cadenza mensile (sette giorni al mese, gr. 20 pro
capite in polvere di lattosio impregnata di prodotto omeopatico
- OMEOLAT) e nel III ° anno di esperimento per via parenterale
per praticità.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 45

Gli scopi principali dell’esperimento erano diretti alle


seguenti verifiche:
a) uso di prodotti omeopatici costituzionali (mirati per la spe-
cie bovina) in grado di ottenere performances produttive alla pari
dei metodi tradizionali però senza manifestare effetti morbosi
negativi;
b) ottenere l’effetto placebo zero in condizioni reali di grandi
gruppi omogenei di soggetti animali: parametro fra l’altro molto
significativo in Patologia Comparata con la specie umana;
c) ottenere l’effetto residuo e/o accumulo zero con l’uso di micro-
dosi omeopatiche, sempre inferiori ad 1 p.p.m (art. 1, DL n. 110
del 17 marzo 1995);
d) ottenere l’effetto impatto ambientale zero usando prodotti
omeopatici privi di molecole della sostanza di partenza e di con-
seguenza reflui d’allevamento (urine, feci, acque di lavaggio)
senza molecole chimiche di sintesi;
e) ottenere effetti generali positivi sul benessere animale con una
significativa riduzione dei problemi morbosi clinici, conseguen-
te miglioramento delle condizioni fisiologiche e pertanto un
marcato miglioramento delle qualità dei prodotti di origine anima-
le ottenuti in allevamento;
f) evitare l’uso delle vaccinazioni IBR-BHVD, sempre causa di
stress nei soggetti trattati, in quanto i prodotti omeopatici sti-
molano la risposta immunitaria generale.

Conclusioni
Dall’esame dei dati ottenuti con questa sperimentazione, è
possibile dedurre che, in condizioni reali d’allevamento di bovi-
ni da latte, si ottengono risultati produttivi positivi in quantità e
qualità con la corretta applicazione della metodologia omeopa-
tica, senza causare situazioni morbose negative dal punto di
vista clinico in tempi medi o lunghi e senza ricorrere a interven-
ti di profilassi diretta o trattamenti con molecole di sintesi chi-
mica. Evidentemente in tal modo l’applicazione della metodo-
logia omeopatica rispetta i parametri della zootecnia biologica
ed anche quelli della zootecnia tradizionale; contribuisce in tal
senso a migliorare notevolmente il benessere animale, ottenere
prodotti di origine animale (latte e carne) con residuo zero, evi-
tare l’impatto sull’ambiente con i residui di farmaci e in defini-
tiva portare un notevole contributo in positivo in senso socio-
sanitario-economico per la società.
46 ARSIA

Parametri produttivi di allevamento

Gruppo Omeopatico Gruppo di controllo


I anno II anno III anno I anno II anno III anno
Produzione latte (305 gg.) 10201 10403 10466 10020,39 10110 10479
% media di sost. grassa 3,70% 3,59% 3,65% 3,48% 3,56% 3,56%
% media proteine 3,33% 3,27% 3,27% 3,26% 3,29% 3,26%
Periodo interparto (gg.) 404,4 417 412 429,41 417 414
Inseminaz. per gravidanza 2,62 2,81 2,91 3,00 2,89 2,94
Cellule somatiche (x1000) 202 215 216 237 220 222

Gruppo Omeopatico Gruppo di Controllo


10500

10400

10300

10200

10100

10000

9900

9800

9700
I anno II anno III anno

Produzione latte (305 giorni)

Gruppo Omeopatico Gruppo di Controllo


3,70%

3,65%

3,60%

3,55%

3,50%

3,45%

3,40%

3,35%
I anno II anno III anno

Percentuale media sostanza grassa


L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 47

Gruppo Omeopatico Gruppo di Controllo


3,34%

3,32%

3,30%

3,28%

3,26%

3,24%

3,22%
I anno II anno III anno

Percentuale media proteine

Gruppo Omeopatico Gruppo di Controllo


430

425

420

415

410

405

400

395

390
I anno II anno III anno

Periodo interparto (giorni)

Gruppo Omeopatico Gruppo di Controllo


3

2,9

2,8

2,7

2,6

2,5

2,4
I anno II anno III anno

Numero cellule somatiche (x 1.000)


48 ARSIA

Gruppo Omeopatico Gruppo di Controllo


240

230

220

210

200

190

180
I anno II anno III anno

Numero inseminazioni per gravidanza

Incidenza affezioni trattate

Gruppo Omeopatico Gruppo di controllo


I anno II anno III anno I anno II anno III anno
Mastiti 7 2 2 18 10 16
Metriti 6 2 2 10 8 12
Ritenzioni placenta 7 2 1 4 6 7
Sindrome dismetaboliche
(paresi - collassi - infertilità - dislocazioni) 2 1 1 6 5 4

Mastiti Ritenzioni placenta


Metriti Sindromi dismetaboliche
18
Gruppo omeopatico Gruppo di controllo
16

14

12

10

0
I anno II anno III anno I anno II anno III anno

Grafico incidenza affezioni trattate


L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 49

Parametri produttivi di allevamento - Gruppo omeopatico

I anno II anno III anno


Produzione latte (305 gg.) 10201 10403 10466
% media di sost. grassa 3,70% 3,59% 3,65%
% media proteine 3,33% 3,27% 3,27%
Periodo interparto (gg.) 404,4 417 412
Inseminaz. per gravidanza 2,62 2,81 2,91
Cellule somatiche (x1000) 202 215 216

Gruppo omeopatico Gruppo di controllo


10500

10400

10300

10200

10100

10000

9900

9800

9700
I anno II anno III anno I anno II anno III anno

Parametri produttivi di allevamento: Produzione latte (305 gg.)

Gruppo omeopatico Gruppo di controllo


3,70%

3,65%

3,60%

3,55%

3,50%

3,45%

3,40%

3,35%
I anno II anno III anno I anno II anno III anno

Parametri produttivi di allevamento: Percentuale media


di sostanza grassa
50 ARSIA

Bibliografia

1 - ALLEN H.C., Keynotes and caracteristics, 1978, Ed. Thorsons Ltd., GB.
2 - AUBRY-BARDOULAT, Manuel d’Homeopathie veterinaire, 1956, Ed. Baillère, FR.
3 - BEUCCI B., Trattato di Terapia omeopatica, 1979, Ed. Siderea, Roma.
4 - BINET C., L’Homeopathie pratique, 1972, Ed. Dangles, Paris.
5 - BOERICKE W., Materia Medica with Repertory, Ed. Boericke, USA, 1927.
6 - BOERICKE W.M., Compendio principi di Omeopatia, Ed. Scuola Superiore
Internazionale Omeopatia Veterinaria, Cortona (AR), 1995.
7 - CLARKE J.H., Dictionary of pratical Mat. Med., Ed. Jaim Plb, ND.
8 - CLARKE J.H., The Prescriber, 1972, Ed. Health Sc. Press., GB.
9 - DAY C., The homoeopathic treatment of small animals, Ed. Daniel C., 1990, GB.
10 - DEL FRANCIA F., Trattato di Omeopatia Veterinaria, 1979, Ed. Siderea, Roma.
11 - DEL FRANCIA F., Omeopatia Veterinaria, Ed. Red/Studio redaz., Como, 1990.
12 - DEL FRANCIA F., Riflessioni di Omeopatia in Veterinaria, Ed. Scuola Superiore
Internazionale di Omeopatia Veterinaria 1997, Cortona (Ar).
13 - DEL FRANCIA F., Omeopatia Veterinaria e Psicopatologia del cavallo, Ed. Demetra,
Casa Verde, Sommacampagna (Vr), 1990.
14 - BOERIKE W.M., Compedio principi di Omeopatia, Ed. Scuola Super. Internaz.
Omeopatia Veterinaria 1995, Cortona (Ar).
15 - DEL FRANCIA F., BRIZIOLI N., Indagine sul trattamento omeopatico in allevamenti
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L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 51

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Trattamento omeopatico e controllo
del profilo immunitario in allevamenti
di bovini da latte in Lombardia
Nicoletta Colombo, Medico Veterinario, Milano
Ivonne Archetti, Manuela Fazia, Istituto Zooprofilattico
Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia, Brescia
Giuseppina Brocheler, Franco Del Francia
Scuola Superiore Internazionale di Omeopatia Veterinaria
“Rita Zanchi”, Cortona (Arezzo)

Scopo del presente lavoro è stato quello di valutare l’effetto


di un “rimedio omeopatico di specie” in bovine da latte di razza
frisona di allevamenti della Lombardia.
L’utilizzo di tale rimedio è consigliato per ripristinare l’o-
meostasi metabolica del soggetto. A tal fine abbiamo utilizzato
come indicatori obiettivabili dell’effetto del prodotto la valuta-
zione della fertilità e il “profilo immunitario” per accertare
eventuali alterazioni ematologiche di alcuni fattori di immunità
non specifica.

Prova sperimentale
La sperimentazione è stata condotta su 58 bovine di razza
Frisona Italiana appartenenti a sei allevamenti della Lombardia
a stabulazione libera, con buona conduzione, alimentazione
simile e con produzioni medio alte (vedi Tab. A).
Gli animali a circa trenta giorni dal parto sono stati suddivi-
si in animali di primo parto (n. 28) e pluripare (n. 30).

Tabella A

Azienda n. bovine da latte produzione ql. gg. parto/concep. n. f.a./grav.


a) 133 99,70 139 2,2
b) 148 89,71 118 2,1
c) 141 84,55 134 2,3
d) 174 87,78 126 2,2
e) 130 97,29 138 2,1
f) 215 98,66 173 2,9
Valori medi 156 92,95 134 2,3
Tabella B - Parametri ematochimici a sfondo immunitario 54

Test Gruppo controllo Gruppo trattato


n. 1° prelievo 2° prelievo n. 1° prelievo 2° prelievo
Protidemia (g/l) 27 75,9a ± 7,2b 81,3** ± 11,5 20 75,9 ± 7,3 79,7 ± 12
ARSIA

A/G 27 0,56 ± 0,1 0,55 ± 0,1 20 0,56 ± 0,1 0,55 ± 0,1


Albumine (g/l) 27 27,1 ± 3,4 27,8 ± 7,8 20 27,5 ± 3,7 28,5 ± 3,9
Alfa globuline (g/l) 27 11,2 ± 1,7 12,8** ± 2,0 20 11,4 ± 1,5 13,1 ± 2,2
Beta globuline (g/l) 27 8,4 ± 1,3 9,6** ± 1,6 20 8,1 ± 1,4 9,1 ± 1,8
Gamma globuline (g/l) 27 28,9 ± 5,6 29,8 ± 6 20 28,6 ± 4,5 28,6 ± 5,3
Complemento C’ H 50/150µ/l 27 24,7 ± 6,5 27,9 ± 3,8 21 22,0 ± 3,5 28,3** ± 5,6
Lisozima (µg/ml) 27 2,3 ± 2,4 2,3 ± 2,2 21 2 ± 0,6 1,9 ± 0,6
Battericida (%) 27 97,1 ± 2,4 96,8 ± 0,8 21 95 ± 5,6 96,8 ± 1,1
Blastizzazione (cpm) 14 2091 ± 961,2 7741** ± 2083 9 2879 ± 2005 6135** ± 2084
Aptoglobina^ (mg/dl HbBC) 27 8,1 ± 9,9 19,8 ± 35 21 6,4 ± 6,2 19,5 ± 32,3
5 8 2 4
RBC (per 106/µl) 27 7a ± 0,8b 7,7** ± 1 21 6,5 ± 0,6 8* ± 1,4
WBC (per 103/µl) 23 8,5 ± 2,5 8,8 ± 2,1 19 7 ± 1,8 7,9 ± 1,9
Hgb (g/dl) 27 11 ± 0,7 11,6** ± 0,8 21 10,4 ± 0,7 11,9** ± 1,1
Hct (%) 27 34 ± 3,4 32,9 ± 3,8 21 31,9 ± 2,7 34,5 ± 5,8
MCV (fl) 27 49 ± 3,5 43,6** ± 3,5 21 49,2 ± 2,9 42,8** ± 2,8
MCH (pg) 27 15,9 ± 1,5 15,2** ± 1,6 21 16,2 ± 1,4 15** ± 1,7
MCHC (%) 27 32,5 ± 2,3 35,6** ± 2,2 21 32,8 ± 2,1 34,9** ± 3,5
Plt (per 103/µl) 27 548,3 ± 378,4 448,4 ± 158,4 21 482 ± 158,7 435,6 ± 174,9
Linfociti (%) 23 49,6 ± 12,7 54,8 ± 9,6 19 47,6 ± 15 53,3* ± 4,6
Linfociti (per 103/µl) 23 4,3 ± 2,1 4,8 ± 1,2 19 3,2 ± 1 4,2* ± 0,9

a = media; b = deviazione standard; * = p < 0,05 (t di Student per dati appaiati); ** = p < 0,01
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 55

Trattamento
Il prodotto usato (rimedio in sequenza: OMEOLAT-Ditta
OMEONATUS srl, Foiano della Chiana-Arezzo) viene consigliato‚
come integratore ottenuto con prodotti naturali e specifici per
bovine da latte, da somministrare durante la lattazione.
Gli animali sono stati suddivisi in due gruppi: animali trat-
tati (14 primipare + 14 pluripare) e animali di controllo (8 pri-
mipare + 22 pluripare).
Le bovine trattate sono state sottoposte a 4 somministrazioni
a distanza di un mese ciascuna, seguendo le indicazioni della
ditta produttrice.

Prelievi
Sono stati eseguiti due prelievi di sangue (una provetta di
sangue senza anticoagulante e una con K3EDTA) all’inizio della
sperimentazione (giorno zero) e dopo circa due mesi dall’ultima
somministrazione del prodotto.

Esame clinico
Tutte le bovine sono state sottoposte ad una visita clinica al
tempo 0, al fine di valutare le condizioni generali degli animali,
lo stato di involuzione dell’utero e la funzionalità ovarica.
Gli animali sono stati seguiti clinicamente fino al termine
della sperimentazione.

Esami di laboratorio
Sono stati analizzati alcuni parametri chimico-clinici a sfon-
do immunologico: composizione quali/quantitativa delle prin-
cipali proteine seriche mediante elettroforesi in acetato di cellu-
losa ed analisi densitometrica, protidemia totale, lisozima, com-
plemento emolitico totale, attività battericida, blastizzazione
linfocitaria da mitogeni; le metodiche analitiche relative a tali
determinazioni sono già state descritte (Amadori et alii, 1994).
Le indagini ematologiche (10 parametri ) sono state eseguite con
apparecchio semi-automatico ad impedenza (SEAC, Firenze).

Esame statistico
Le differenze quantitative tra i valori di un gruppo fra due
prelievi sono state controllate mediante analisi della varianza e
test “t” sulle coppie.
56 ARSIA

Tab. C - Significatività statistica delle differenze tra i due prelievi

Test Gruppo controllo Gruppo trattato


Protidemia (g/l) ** —
A/G — —
Albumine (g/l) — —
Alfa globuline (g/l) ** —
Beta globuline (g/l) ** —
Gamma globuline (g/l) — —
Complemento C’ H 50/150µ/l * **
Lisozima (µg/ml) — —
Battericida (%) — —
Blastizzazione (cpm) ** **
Aptoglobina^ (mg/dl HbBC) — —
RBC (per 106/µl) ** *
WBC (per 103/µl) — —
Hgb (g/dl) ** **
Hct (%) — —
MCV (fl) ** **
MCH (pg) ** **
MCHC (%) ** **
Plt (per 103/µl) — —
Linfociti (%) — *
Linfociti (per 103/µl) — *

* = p < 0,05; ** = p < 0,01; ^ = test del χ2

Risultati profilo immunitario


Per ognuno dei due prelievi è stata calcolata la media e la
deviazione standard di ogni singolo parametro all’interno dei
due diversi gruppi (vedi Tabb. B e C).
I parametri in cui si è evidenziata una differenza significati-
va, tra il primo prelievo al tempo 0 e il secondo prelievo, dovu-
ta ad un probabile effetto del trattamento sono: protidemia, alfa
e beta globuline, percentuale e numero assoluto di linfociti sul
numero dei leucociti totale. In particolare la percentuale linfoci-
taria è aumentata significativamente nel gruppo dei trattati;
questo potrebbe rappresentare un miglioramento nelle condi-
zioni di benessere generale dell’animale.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 57

Tabella D

Gruppo n. animali n. animali gravidi gg. parto/concep. n. f.a./grav.


Pluripare controllo 22 10a 45% 91,8 2,4
Pluripare trattate 14 11a 78% 83,6 1,8
Primipare controllo 8 2b 25% 65,0 1,0
Primipare trattate 14 12b 85% 94,0 1,4
Controllo 30 12c 40% 87,3 2,1
Trattato 28 23c 82% 89,0 1,6

a = n.s.; b, c = p < 0,05

Risultati esame clinico


I dati delle osservazioni effettuate sono nella Tab. D. Nel
gruppo dei soggetti sopposti al trattamento con il rimedio
omeopatico gli indici di fertilità (le percentuali di gravidanza e
il numero di fecondazioni per gravidanza) hanno dimostrato un
più efficace e veloce recupero della funzionalità utero-ovarica
rispetto al gruppo di controllo.

Profilo immunitario
* Test finalizzati all’accertamento tempestivo di alcuni para-
metri chimico-clinici ed ematologici a sfondo immunologico.
* Tali test possono fornirci preziose indicazioni riguardo alla
ridotta reattività immunitaria dell’ospite.
* Vengono analizzati sia fattori che caratterizzano l’immu-
nità specifica sia parametri relativi alla capacità di risposta adat-
tativa umorale e cellulomediata.

Conclusioni

Dalle osservazioni raccolte nella sperimentazione possiamo


concludere che il rimedio costituzionale utilizzato ha portato ad
un visibile miglioramento degli indici di infertilità degli anima-
li trattati ed ha influenzato in modo favorevole l’andamento di
alcuni parametri del profilo immunitario. Riteniamo vadano
pertanto considerate le possibilità applicative di questo prodot-
to nell’allevamento bovino.
58 ARSIA

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Trattamento omeopatico in buiatria

Maurizio Testadura
Scuola Superiore Internazionale di Omeopatia
Veterinaria “Rita Zanchi”, Cortona (Arezzo)
Responsabile Area “C” dell’ASL n. 4 di Cosenza

La profonda trasformazione che interessa la nostra società è


percepibile sotto molti aspetti; le tensioni sociali, il modificato
assetto politico, la situazione economica, l’evoluzione del pro-
gresso tecnologico sono eventi che investono la società attuale in
modo concreto. Del resto i concetti di “globalizzazione”,
“società post-moderna” nonché il prossimo avvento dell’Europa
Unita sono realtà che coinvolgono e interessano ogni individuo.
Evidentemente questo dinamico cambiamento interessa
ogni articolazione della società civile, che, in ultima analisi si
traduce in nuove attese dei cittadini verso la qualità della vita e
dei servizi. Queste nuove attese, nel settore alimentare, si tra-
ducono in una richiesta di alimenti salubri e con determinate
caratteristiche dietetiche. Pertanto anche il comparto agro-ali-
mentare, nelle sue componenti d’imprenditoria e sanità colle-
gata, pubblica e privata, deve adeguarsi e rispondere a queste
esigenze della collettività.
Il settore pubblico, con il D.Lgs. n. 508/92 e successive modi-
fiche ha già previsto e dato risposte a queste esigenze.
Non a caso, con l’art. 7 del citato decreto, nell’ambito dell’or-
ganizzazione dei servizi medici veterinari, è individuata una
nuova area funzionale, quella dell’igiene degli allevamenti e
delle produzioni zootecniche — più brevemente Area C — con
lo scopo primario di garantire la salubrità delle derrate alimen-
tari sin dal momento di produzione primario.
In tal senso, sono chiaramente illustrative le linee guida in
materia di riorganizzazione della sanità pubblica veterinaria —
G.U. del 9 febbraio 1996 — dove sono analiticamente considera-
te le funzioni della nuova Area.
Ritengo che il salto qualitativo del legislatore sia di notevole
62 ARSIA

importanza pratica ai fini dell’attività istituzionale, poiché è


recuperata la professionalità dei sanitari che devono intervenire
in modo imprenditoriale nella logica di produrre servizi a tute-
la della collettività e dell’impresa.
Infatti, tra le competenze dell’Area C, emergono chiaramen-
te due obiettivi:
• regolarizzazione della produzione, commercializzazione e
somministrazione dei presidi terapeutici ad uso medico veteri-
nario: D.Lgs. n. 118 e 119/92 e succ. integrazioni e modifiche. Di
fatto, è confermato il concetto che la presenza di residui negli
alimenti è accettabile (quindi più realisticamente abbandono
della vecchia nozione d’avere alimenti con residuo zero) purché
si stabilisca e rispetti un limite massimo tollerabile (MRL -
Maximum Residue Limit). Questa nuova impostazione del pro-
blema ha portato ad un complesso protocollo di verifica tossico-
logica dei farmaci la cui risultanza sono gli Allegati definiti dal
Regolamento Europeo “MRL” 2377/90, integrati e modificati dai
successivi Regolamenti, ultimo il 2864/95;
• garantire e promuovere ogni forma tecnologica innovati-
va che garantisca la salubrità delle derrate alimentari d’origine
animale.
Questi dettati normativi, cui devono attenersi i servizi della
medicina veterinaria pubblica, s’integrano alle esigenze dei pro-
duttori e della sanità privata che per adeguarsi alle esigenze del
mercato devono superare una serie di problematiche, quali:
• produrre alimenti salubri sin dalla fase primaria (tecnolo-
gie e metodiche d’allevamento);
• rispetto dell’ambiente nelle fasi di produzione;
• imprese competitive sul mercato nel rispetto dei punti pre-
cedenti.

Qualità e salubrità delle derrate alimentari


d’origine animale

Cercare di definire il concetto di “salubrità” non è semplice,


una definizione corretta può essere quella con cui l’utente nel
consumare un determinato prodotto, oltre alla soggettiva soddi-
sfazione di gradevolezza, è garantito dall’assenza di agenti
patogeni e sostanze nocive. Questo semplice concetto, applicato
alle realtà produttive diventa di notevole complessità, infatti,
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 63

negli alimenti di origine animale la presenza di “residui e con-


taminanti” può provenire dai trattamenti farmacologici degli
animali in produzione; trattamenti impropri e/o fraudolenti o
con l’uso dei componenti alimentari della dieta animale (forag-
gi, concentrati, sottoprodotti, acqua, ecc.) inquinati dai contami-
nanti (Pb, Hg, nitrati, radionuclidi, ecc.) presenti nell’ambiente.
Gli inconvenienti per i consumatori sono sempre presenti,
basta citare:
• intossicazioni dopo ingestione di alimenti contenenti residui
farmacologici. Di interesse attuale sono quelli da clenbuterolo,
molecola usata negli allevamenti come “ripartitori di energia” che
aumentano le masse muscolari a discapito del tessuto adiposo;
• il costante aumento di patologie, particolarmente di quel-
le di natura allergica, che sempre più riconoscono la causa sca-
tenante nella presenza di molecole naturali o di sintesi, anche se
in concentrazione minima;
• la continua segnalazione dell’accumulo di residui chimici,
di molecole farmacologiche e/o loro metaboliti nel tessuto mu-
scolare e/o adiposo che determinano numerose patologie, di
norma degenerative;
• la formazione di ceppi batterici antibiotico-resistenti, re-
sponsabili di severe forme patologiche difficilmente controllabi-
li a causa della resistenza stessa instauratasi dopo l’uso massivo
e improprio degli antibiotici e chemioterapici in zootecnia.
Un esempio in merito, è sempre quello attuale della salmo-
nella, dove l’agente eziologico è diventato insensibile da anni al
CAF, anche a seguito dell’uso indiscriminato di tale principio
attivo negli allevamenti avicoli;
• il sensibile aumento dell’inquinamento e conseguente con-
taminazione ambientale causata dagli scarichi industriali, reflui
di lavorazioni tossiche, dall’uso indiscriminato dei fitofarmaci e
pesticidi in agricoltura, dall’immissione in atmosfera dei gas di
lavorazione e autovetture, piogge acide, radionuclidi, ecc.
In questo settore, di ampia e multispecialistica competenza,
basta ricordare che anche i trattamenti farmacologici degli ani-
mali, attraverso le sostanze organiche, disperdono i residui dei
principi attivi delle molecole utilizzate, che con la loro attività
residuale contaminano la terra e l’acqua, riacquistando così una
sorta di costante cittadinanza nel ciclo biologico (animali, deie-
zioni, suolo, acqua, vegetali, animali, uomo).
Per esemplificare questo concetto ricordo l’esperienza del DES
64 ARSIA

(dietil stilbestrolo), molecola usata come anabolizzante ma anche


come presidio per la terapia delle affezioni della sfera genitale.
Questa molecola, ritirata dal commercio perché oncogena, è
risultata praticamente indistruttibile, rintracciabile nell’ambiente
a distanza di circa venti anni dalla sua esclusione commerciale.
Per le argomentazioni esposte, nelle strategie aziendali degli
allevamenti da reddito s’impone la necessità di pianificare e
progettare obiettivi che raggiungano lo scopo di ottenere pro-
duzioni zootecniche sane, genuine e di qualità.
Per raggiungere tali obiettivi è necessario, preliminarmente:
• effettuare la prevenzione e terapia con farmaci privi di
effetti secondari diretti e indiretti (inquinamento ambientale e
effetti residuali o di accumulo sui prodotti animali come latte,
carne, ecc.);
• effettuare la prevenzione e terapia dei capi presenti in alle-
vamento con farmaci efficaci che agiscano in modo rapido e dolce;
• costo dei protocolli dei punti precedenti compatibili con la
produttività aziendale (in termini monetari di acquisto dei far-
maci e soprattutto per la mancata redditività dovuta ai tempi di
sospensione);
• impiego di componenti della dieta alimentare degli ani-
mali esenti da contaminazioni ambientali.

Tecnologie alternative
di prevenzione e terapia

Al fine di soddisfare i primi tre punti s’impone all’attenzio-


ne dei sanitari la medicina omeopatica veterinaria.
Tale metodologia che rappresenta una terapia “energetica” è
priva degli effetti inquinanti, in quanto sono utilizzate sostanze
diluite e dinamizzate in modo infinitesimale eliminando i resi-
dui sugli animali, tutelando di conseguenza le loro produzioni e
l’ambiente con le deiezioni e secrezioni ottenendo il c.d. impat-
to ambientale zero.
In sintesi va apprezzata e valorizzata una definizione di
Horvilleur “la medicina omeopatica è un metodo terapeutico che
applica clinicamente una legge biologica fondamentale, la legge
della similitudine, unitamente a una tecnica complementare che
utilizza le sostanze medicamentose in dosi infinitesimali, e a tutto
un insieme di principi naturali che danno origine a una concezio-
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 65

ne originale del malato e della malattia”. Infatti, uno dei capisal-


di del pensiero omeopatico è rappresentato dal concetto fonda-
mentale che “la malattia è uno squilibrio della forza vitale del-
l’organismo, di quell’energia che permea nella sua globalità tutto
l’individuo, attraverso le sue componenti neuro-psichiche, fun-
zionali e organiche: in sintesi nella sua totalità di essere vivente”.
Come ricordato questa metodologia si avvale di una legge
biologica fondamentale, cioè la legge della similitudine, che si
basa sui concetti di analogia farmodinamica, cioè sostanze allo
stato puro somministrate a individui sani, danno luogo a deter-
minati sintomi, mentali, funzionali e organici e sono capaci, a
dosi infinitesimali e dinamizzate, di prevenire e curare sintomi
simili in soggetti ammalati e/o a rischio.
Pertanto la tecnica complementare di cui si avvale l’omeopa-
tia riguarda la dose infinitesimale e dinamizzata.

Applicazione pratica della metodologia


omeopatica in un allevamento intensivo
di bovine da latte

Con i presupposti sopra evidenziati si è cercato di verificare


l’attendibilità della metodologia omeopatica e la sua eventuale
applicazione pratica con protocolli operativi standardizzati.

Descrizione allevamento
L’azienda oggetto della sperimentazione è la “Favella spa”
ubicata nella pianura di Sibari in Cantinelle di Corigliano
Calabro (Cosenza). È un’azienda zootecnica a carattere intensi-
vo, specializzata in produzione di latte con bovine di razza fri-
sona, alimentazione unifeed, stabulazione semilibera.
La consistenza di stalla è di circa 1.000 capi di cui 320, come
media giornaliera, in sala di mungitura.
La produzione media capo/anno, doppia mungitura, nel-
l’anno 1997 è stata di q.li 102,66 (dati AIA).

Metodologia
La tecnica omeopatica utilizzata è quella “unicistica” cioè
individuazione e somministrazione di un solo rimedio, normal-
mente ad alta potenza, sia nella prevenzione sia nel contesto del
quadro morboso in atto.
Tabella comparativa - Azienda “Favella” spa - Indicatori di sanità e produttivi 66

1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Dati produttivi
ARSIA

Capi lattazione media anno 409 402 370 345 300 233 243 287 315 273
Produzione q.li anno 78,63 82,09 84 87,90 89,80 91,70 98,40 100,6 107,6 102,6

Dati qualità e sanità mammella


Grasso 3,43 3,29 3,28 3,35 3,50 3,53 3,63 3,72 3,64 3,49
Proteine 3,09 2,92 3,04 3,14 3,19 3,21 3,26 3,34 3,64 3,49
C.B.T x 100 n.d. n.d. n.d. 66 68 58 37 45 30 50
C.C.T x 100 n.d. n.d. n.d. 266 247 173 187 160 86 190
Quarti persi % 2,0 2,3 1,9 2,1 2,8 2,0 1,6 1,5 1,7 1,8

Indicatori sanitari
Mortalità neonatale 5,3 4,2 6,2 4,8 8,0 5,0 6,8 6,5 2,9 9,0
Paresi post-parto 4,2 3,5 2,8 3,2 1,3 1,2 3,0 0,9 3,7 2,7
Ritenzioni placenta % 18 15,8 17,6 14,3 20 13,7 11,8 9,5 12,2 11,5
Parto/Concepimento gg. 117 132 146 143 168 142 135 144 138 160
Inseminazioni % 2,3 2,3 2,1 2,0 2,0 1,6 1,9 2,1 1,9 2,2
Quota di rimonta % 22 22 21 22 24 21 14,5 18 21 23
Latte con inibenti e/o colostro % 3,9 3,8 3,7 3,1 1,8 1,1 0,78 0,26 0,27 0,27
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 67

La motivazione di tale scelta, oltre che di impostazione di


studio personale, rappresenta una necessità in quanto è la meto-
dica che permette di apprezzare il risultato terapeutico in tempi
brevissimi di 24-48 ore, perciò l’eventuale insuccesso non pre-
giudica il successivo trattamento farmacologico.
Non a caso, nel protocollo operativo aziendale è stabilito che
la guarigione e/o il netto miglioramento della sintomatologia in
atto deve avvenire entro le 12-24 ore dall’intervento omeopati-
co; il peggioramento della malattia, dopo tale periodo, impone
il trattamento classico. Tale prerogativa è, evidentemente, det-
tata dalla necessità di tutelare al massimo la sanità degli anima-
li che rappresenta il momento di sintesi produttivo di tutto lo
sforzo del management aziendale. Inoltre è stata privilegiata la
prevenzione con individuazione del rimedio di fondo aziendale
e sua somministrazione a tutti gli effettivi secondo un protocol-
lo che vede precisi momenti e modelli operativi: dalla nascita
dei vitelli fino all’asciutta delle bovine.
È opportuno precisare che dal 1991 sono stati aboliti tutti i
presidi immunizzanti e sostituiti dai protocolli omeopatici.
Per valutare l’efficacia della metodologia omeopatica sono
comparati i dati indicatori di produzione e sanità dal 1988 al
1997, considerando che la tecnica omeopatica inizia ad essere
praticata dal 1990 per essere a regime dal 1991 compreso [vedi
Tabella comparativa].
Anche nella sfera genitale, che rappresenta uno dei problemi
sanitari di maggiore incidenza in buiatria, è stato seguito lo stes-
so principio con trattamenti di fondo di tutti gli effettivi e indi-
vidualizzazione nella patologia in atto a carico delle bovine ri-
mandando alle conclusioni finali le considerazioni specifiche.
Per il trattamento terapeutico, specificatamente della sfera
genitale, seguirà la comunicazione della Dr.ssa Paola Landi
della Associazione Provinciale Allevatori di Trento con un eccel-
lente lavoro documentato da indagini ecografiche.

Considerazioni finali

I dati illustrati, anche se determinati da più variabili, confer-


mano sul campo che l’applicazione della metodologia omeopa-
tica è possibile con efficacia sovrapponibile al trattamento far-
macologico.
68 ARSIA

Inoltre si evidenzia:
• con il trattamento omeopatico la presenza di eventuali
residui rilevabili dai normali test di presenza di inibenti —
adempimenti del DM 185/91; esami sistemici di controllo della
qualità della centrale del latte; autocontrollo aziendale — è stato
sistematicamente negativo;
• risposta terapeutica in tempi brevi;
• drastica riduzione della percentuale di latte non utilizza-
bile per i tempi di sospensione;
• migliore utilizzo e efficacia delle molecole attive quando è
opportuno e necessario l’intervento farmacologico;
• nel caso specifico delle affezioni della sfera genitale si evi-
denzia la difficile sostituzione di alcuni presidi farmacologici
come le prostoglandine e altri ormoni per il trattamento di pre-
parazione per l’embryo e la pianificazione dei parti;
• migliore rapporto uomo/animale imposto anche dalla fi-
losofia omeopatica;
• necessità di notevole padronanza della metodologia
omeopatica. In effetti la non corretta applicazione del metodo
influisce pesantemente sui risultati per questo è doverosa
un’applicazione graduale e mirata;
• necessità di addestrare il personale di stalla che deve esse-
re motivato, in possesso di spirito di osservazione e di profonda
conoscenza degli animali;
• difficoltà di standardizzare i protocolli terapeutici “per
patologia”, in quanto per essere ottimali devono essere azienda-
li — per la prevenzione — e individuali su ogni caso di malattia.

Bibliografia

F. DEL FRANCIA, Omeopatia Veterinaria Principi e Terapia, Ed. Red/Studio


Redazionale, Como 1991-1994.
M. TESTADURA, Comunicazione del 22.10.1994 al Convegno di Dozza Imolese.
M. TESTADURA, A. GIUDICEANDREA, Combattere la mastite con l’omeopatia.
Informatore Zootecnico n. 8/92.
BRANCALION, M. TESTADURA, G.B. LUCCHESE, L. PAVAN, Omeopatia, un’arma in più,
Informatore Zootecnico n. 5/93.
M. TESTADURA, T. BONOFIGLIO, A. GIUDICEANDREA, M.C. DE BELDER, Medicina omeo-
patica veterinaria, quali prospettive, Leader for Chemist n. 2/95.
M. TESTADURA, Residui e contaminanti ambientali, Leader for Chemist n. 6/97.
Metodologia omeopatica nella terapia
delle cisti ovariche nelle bovine da latte
Paola Landi
Medico Veterinario, Associazione Provinciale Allevatori di Trento
Scuola Superiore Internazionale di Omeopatia Veterinaria
“Rita Zanchi”, Cortona (Arezzo)

L’armonioso svolgimento della funzione riproduttiva della


femmina si basa sulla integrità anatomica, istologica bio-chimi-
ca e ormonale delle strutture ovariche, ipotalamiche, ipofisarie e
uterine coinvolte. Questo implica inoltre un sottile dosaggio dei
diversi fattori e ormoni che intervengono nel processo. Uno dei
più stimolanti misteri della fisiologia ovarica è l’identificazione
del fattore che porta un follicolo a rimanere quiesciente, che ne
spinge un altro a svilupparsi fino a subire fenomeni di atresia, e
un altro ancora, meno frequentemente, ad evolversi fino a rag-
giungere l’ovulazione.
Lo studio dei meccanismi della riproduzione e dei problemi
connessi è uno dei capisaldi del miglioramento delle produzio-
ni da una parte e dello stato di benessere e di salute dei nostri
animali dall’altra. Nei mammiferi i due sistemi di regolazione
coinvolti nel processo riproduttivo sono il sistema endocrino e
quello nervoso, entrambi esercitando un ruolo specifico. Le sot-
tili correlazioni fra i due sono essenziali perché avvenga quella
successione di eventi a cascata che portano infine alla nascita e
all’allevamento di una sana progenie. La riproduzione della
femmina è regolata da un sottile gioco calibrato di azioni e rea-
zioni in cui viene coinvolto un gran numero di ormoni.

Cisti ovariche
Le ovaie cistiche sono una patologia abbastanza comune
nella vacca da latte, si riscontrano spesso nelle bovine con alte
produzioni nei primi tre mesi di lattazione. Derivano da follico-
li di Graff che, giunti a maturazione, non si rompono e persisto-
no per almeno 10 giorni: sono formazioni cavitarie, ripiene di
liquido, del diametro superiore a 25 mm. Non sempre la pre-
70 ARSIA

senza di cisti è da considerarsi patologica, nel post-partum


regrediscono spontaneamente, possono trovarsi insieme a corpi
lutei periodici o gravidici.
Le cisti non sono strutture fisse, ma subiscono variazioni
cicliche possono svilupparsi, regredire, ma mai ovulare. Si è ipo-
tizzato che la patogenesi non sia unica ma diversa da un anima-
le all’altro. Può esistere una predisposizione genetica, molti
sono i fattori predisponenti che agiscono singolarmente o in
concomitanza, situazioni stressanti, presenza nella razione di
fitoestrogeni o micotossine, alimenti con elevato tenore di nitra-
ti, razione insufficiente per coprire i fabbisogni, carenze o ecces-
si vitaminici o minerali, steatosi epatica, razioni iperproteiche,
carenza di fibra grezza, deviazione del profilo metabolico.

Cisti follicoliniche
L’attività ormonale è di tipo estrogenico; si rileva una parete
sottile, lucida e trasparente, convenzionalmente di diametro
maggiore a 25 mm: ecograficamente possono essere pluricame-
rate con zone di luteinizzazione, simili ai follicoli, ma più grosse.

Cisti luteiniche
L’attività endocrina prevalente è di tipo luteinico. Derivano
da follicoli di Graff nei quali avviene la luteinizzazione della teca
interna; all’osservazione diretta presentano parete opaca non tra-
sparente e resistente alla rottura: ecograficamente presentano
una cavità centrale ed un tessuto esterno a grana grossa, grigio
più spesso delle precedenti ecogenicamente simile al corpo luteo.

Diagnosi
La diagnosi clinica per via rettale, delle ovaie consente di rile-
vare volume forma consistenza di formazioni riportabili a cisti
ovariche. Più difficile la diagnosi differenziale tra cisti follicolini-
che e luteiniche, identificare il tipo di ciste è utile sia per la pro-
gnosi, sia per la terapia. Con la diagnosi ecografica è facile distin-
guere strutture di dimensioni superiori a 2,5-3 mm che nascon-
dono lo stroma ovarico: si differenziano altresì facilmente le cisti
follicoliniche dalle luteiniche dalla dimensione della parete che
varia da 1-3 mm nelle follicoliniche, mentre nelle luteiniche può
esserci una parete di 0,5-1 cm o più di spessore. L’interno delle
cisti dato che contiene liquido è nero anecogeno, possono essere
distinti alcuni flocculi che sappiamo essere di fibrina.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 71

Metodologia applicativa - Repertorizzazione rubriche


adeguate all’argomento “Cisti ovariche”

Repertorio: Synthesis Repertorium Homoeopathicum syntheticum, Ed. Dr.


Frederik Schroyens, 5 Edition London, Homœopatic book Publishers 1993.
Female genitalia 879 (pag.)
Atony of uterus 880 A
Congestion 881 B - Ovaries
- Uterus
Dropsy 882 B - Ovaries
Enlarged 882 B - Ovaries .right .left
Flatus from vagina 883 B 884 A
Induration 884 B - Ovaries .right .left
- Uterus .cervix
Inflammation 885 B - Ovaries .alternating sides .right .left
- Uterus .cervix
VaginaItching 886 B
Leukorrhea 886 B - acrid
- bloody
- brown
- constant
- copious
- flocculent
- greenish
- purulent
- white
- yellow
Menses 895 A - frequent
- irregular
- protracted
- short
Metrorragia 905 B
Pain 909 B
Prolapsus 921 B - uterus
Swollen 924 A - ovaries
- uterus
- vagina

Metodologia

Questa sperimentazione è stata effettuata sulle patologie


cistiche delle ovaie. Il territorio di mia competenza, dove è stato
svolto questo lavoro è il Trentino-Alto Adige: precisamente le
72 ARSIA

valli di Fiemme e Fassa, Primiero, Valsugana, Val d’Adige e gli


altopiani di Lavarone e Folgaria. La zona è prettamente una
zona di montagna con altitudini che variano dai 300 mt. della
Val d’Adige e della Valsugana, ai 1000 mt. e oltre di Fiemme e
Fassa, Primiero, Folgaria e Lavarone. Il clima è alpino almeno
per le valli più alte, (ciò significa inverni rigidi ed estati brevi).
La zootecnia è diversificata a seconda delle zone: nelle valli più
basse abbiamo le stalle più grandi, con produzioni e problemi
che nulla hanno da invidiare a quelli della Pianura Padana.
Nelle valli più alte le stalle sono più piccole (nella maggioranza)
l’alimentazione è quasi esclusivamente basata su fieno e mangi-
me, anche per rispettare il protocollo del Grana Trentino.
Esistono alcune stalle che producono latte alimentare e uti-
lizzano silos-erba con relativo carro miscelatore. Alcune delle
stalle d’estate ricorrono all’alpeggio totale o parziale, pratica
abbastanza diffusa nella regione. La popolazione zootecnica è
formata dalle razze: bruna, pezzata nera, pezzata rossa e razze
autoctone come la grigia alpina e la rendena.
In questo contesto io lavoro, per l’Associazione Provinciale
Allevatori, come ginecologa bovina: ho sotto controllo 130 azien-
de, da cui ho tratto le patologie riportate in questo lavoro.
La sperimentazione è stata effettuata nelle forme cistiche
delle ovaie. La tecnica omeopatica utilizzata è quella “unicista”,
cioè individualizzazione e somministrazione di un solo rimedio,
ad alta potenza (XM CH) nel contesto del quadro morboso in atto.
Nel protocollo operativo viene stabilito che la guarigione e/o il
netto miglioramento deve avvenire entro 6 giorni dall’interven-
to omeopatico; la persistenza od il peggioramento della patolo-
gia impongono il trattamento classico. Tale prerogativa è, evi-
dentemente, dettata dalla necessità di tenere relativamente bas-
so il periodo parto-concepimento. In questo lavoro si è cercato
di standardizzare il protocollo omeopatico, dato che in gineco-
logia bovina il tempo da dedicare a ciascun animale è limitato; e
l’anamnesi difficile da rilevare. Si sono voluti trovare 4-5 rimedi
di pronto intervento sulla patologia cistica (almeno nella zona di
mia competenza) che la risolvessero in pochi giorni. I rimedi
omeopatici impiegati sono stati molteplici in base alla “similitu-
dine” tra i sintomi manifestatisi ed il quadro patologico del
rimedio.
A titolo esemplificativo ricordo alcuni sintomi chiave di alcu-
ni farmaci omeopatici utilizzati nella sperimentazione.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 73

Apis
• Ingrandimento improvviso ovaia dx sx, iperemia ovaia da
estro soppresso, durezza, ingrandimento ovaia dx, infiamma-
zione ovaia dx, estro assente o irregolare, lochiazioni copiose
dopo aborto o parto; patologie a rapida insorgenza, ipertermia
ed edema infiammatorio. Azione locale sulla pelle, occhi, bocca,
faringe, laringe, intestino. Azione generale su tutte le sierose.
Apis è il rimedio delle infiammazioni acute violente accompa-
gnate da un edema estremamente doloroso. Apis non ha sete
può presentare anuria è migliorato per le applicazioni fredde e
peggiorato con il calore.
D.D. Ars. Kali c. Bry. Canth. Caust. Phos. Sec. Sulph Bell.
Acon. Gels. Hell. Lyc

Lycopodium
• Ingrandimento ovaia dx, l’ovaia si presenta luteinizzata la
patologia è meno inprovvisa della precedente, sintomo eziolo-
gico segnalatore, carenza di energia nella dieta alimentare o per
insufficiente apporto o per grande produzione di latte.
Lycopodium è il rimedio di tutte le patologie del fegato,
quando le funzioni dell’organismo sono rallentate o insufficien-
ti. L’animale si può presentare nervoso, difficile da contenere,
può presentare un aspetto sproporzionato, addome flaccido di
volume esagerato, dando l’impressione di uno sviluppo insuffi-
ciente della cassa toracica.
D.D. Nux.v Carb.v. Lith.c. Berb. Benz.ac. Apis

Lachesis
• Ingrandimento e indurimento ovaia sx, presenta la sinto-
matologia delle cisti luteiniche. L’azione di Lachesis come tutti i
veleni di serpente si manifesta a livello dei tessuti con tendenza
settica e sulla coagulazione del sangue: l’ipereccitabilità, l’ipere-
stesia, l’irritabilità e l’alternanza dei fenomeni di eccitazione e
depressione nervosa sono classici del rimedio.
D.D. Glon. Naya Hhdr.ac. Verat.v. Sepia Sulph. Lil t. Cimic
Bell.Guaj.

Calcarea carbonica
• Ingrandimento ovaia dx. È indicata su soggetti deminera-
lizzati in cui il rapporto dei macro elementi Ca, P, Mg, è alterato
per errori dietetici. Spesso è osservabile in concomitanza della
74 ARSIA

Ecografia I: cisti
ovaia sinistra
bovina (Arlinda)

foto IA

lesione ovarica un interessamento della mucosa uterina con


ingrandimento e leucorrea biancastra. È il grande rimedio delle
turbe d’assimilazione nella crescita o nel lavoro esagerato.
D.D. Bar.c. Sil. Mag.c. Graph. Calc.s.Puls.

Natrum muriaticum
• Rappresenta il rimedio delle instabilità osmotiche, sec-
chezza di tutte le mucose, sete viva e magrezza: ricerca di sale
(possono leccare gli occhi o le urine degli altri animali). Assenza
di estro o, se presente, di lunghezza irregolare, ovaie ingrandite
ed indurite in special modo la sinistra. Presenza di endometrite.
Soggetto facilmente affaticabile che preferisce stare solo.
È il rimedio delle demineralizzazioni e delle cachessie.
D.D. Iod. Phos. Lyc. Rhus t. Thuj. Ant.c.

Ecografia in ginecologia bovina

L’ecografo è uno strumento sempre più utilizzato e sempre


più indispensabile nella pratica buiatra specialmente in gineco-
logia bovina.
Composto da un monitor ad elevata definizione e da una
sonda dotata di cristalli che dopo una stimolazione elettrica
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 75

Ecografia II:
stessa ovaia
dopo 6 giorni di
trattamento
omeopatico
(Calcarea
Carbonica XM,
dose unica)
-FA = gravida
foto IIB

emettono onde sonore ad elevatissima frequenza. Queste onde


hanno una lunghezza d’onda che è inversamente proporzionale
alla frequenza di emissione: ciò si traduce con una riduzione di
profondità di campo ed un aumento della frequenza che miglio-
ra la definizione dell’immagine sul monitor.
Le sonde in uso in ginecologia bovina sono la 3.5-5-7.5 MHz
tanto maggiore è la lunghezza d’onda di emissione della sonda
tanto minore è la profondità di azione e migliore la definizione.
Le sonde possono essere lineari convesse e settoriali.
Le onde sonore procedono secondo una direzione determi-
nata a seconda del tipo di sonda che le ha prodotte: le onde
riflesse ritornano ai cristalli, dando origine ad un voltaggio che
si traduce amplificato in una immagine sul monitor. Ogni tessu-
to ha una sua densità: l’ecoprodotto di un follicolo sarà debole
anecogeno, formazione rotondeggiante nera; l’ecoprodotto di
ossa fetali è forte bianco brillante ecogeno; l’ecoprodotto della
mucosa uterina avrà una densità intermedia. Ovaia e utero ven-
gono visualizzati per via transrettale. I follicoli sono visibili
come zone anecogene con diametro fino a 15-20 mm delimitati
da una parete sottile.
I corpi lutei sono strutture rotondeggianti a grana grossa,
compatti o cavitari di colore grigiastro: sono riconoscibili dopo
3-4 giorni dall’ovulazione, il loro sviluppo all’ottavo-decimo
76 ARSIA

Ecografia I: cisti
ovaia sinistra
bovina (Vera)

foto 1a

giorno è di circa 20 mm.


Cisti follicoliniche ecograficamente simili a dei follicoli si
presentano però più grandi, convenzionalmente il diametro è
maggiore di 25 mm. Le cisti teca follicoliniche hanno una pare-
te sottile sono grandi e possono essere pluricamerate: possono
esserci zone di luteinizzazione (34%).
Non sempre la presenza di cisti è da considerarsi patologica.
Nel post-partum regrediscono spontaneamente nella maggior
parte dei casi; possono trovarsi insieme a corpi lutei periodici o
gravidici. Cisti luteiniche, presentano una cavità centrale e un
tessuto esterno a grana grossa, grigiastra la cui parete è più
spessa delle precedenti ecogenicamente simile al corpo luteo.
La parete uterina in fase diestrale è più ecogena (progestero-
ne) rispetto alla medesima in estro (estrogeni). L’endometrio
normalmente ha uno spessore di 8 mm ed è separato da una
zona anecogena, la tonaca vascolare dal miometro, che ha uno
spessore di 6-7 mm. Nell’utero possiamo trovare liquido in con-
dizioni fisiologiche di gravidanza, estro e puerperio, o patologi-
che, endometrite e piometra.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 77

Ecografia II:
stessa ovaia
dopo 8 giorni di
trattamento
omeopatico
(Lachesia XM,
dose unica)
-FA = gravida

foto 2b

Conclusioni

È importante evidenziare quali possono essere gli svantaggi


riguardanti la metodologia omeopatica rispetto alla pratica gine-
cologica bovina:
• per ottenere i migliori risultati bisogna avere una assoluta
padronanza della metodologia omeopatica, anche a causa dei
tempi ristretti e della poca anamnesi raccoglibile;
• è necessario addestrare e far consapevole l’allevatore, che
deve avere una profonda conoscenza degli animali;
• si possono prospettare difficoltà per sostituire alcune mole-
cole come le prostaglandine.

Per quanto riguarda le considerazioni positive, la terapia omeo-


patica assicura la completa assenza di residui e inibenti: il latte
risulta sempre utilizzabile.
La risposta terapeutica si è avuta in tempi brevi. Dopo trat-
tamento omeopatico abbiamo una maggior efficacia delle mole-
cole quando si passa a trattamento allopatico.
La spesa risulta più contenuta.
Ed infine migliora il rapporto uomo animale: pensando il
tempo che un allevatore passa nella stalla, se il rapporto è mi-
78 ARSIA

gliore, migliorerà di conseguenza il benessere dell’animale, ma


anche dell’uomo.

Risultati
Vengono trattate n. 48 bovine dal 1° novembre 1997 al 23
luglio 1998.
Di queste, 39 — pari all’81,25% — riprendono l’attività cicli-
ca (di cui 24 sono gravide);
7 — pari al 14,59% — passano al trattamento farmacologico
(di cui 3 sono gravide);
2 vengono considerate come “altro”, in quanto una bovina di
18 anni, nonostante non riprenda la funzionalità ovarica, mani-
festa un eclatante miglioramento generale.
Ad un’altra bovina viene successivamente diagnosticato un
tumore ovarico.
Omeopatia e terapia tradizionale
a confronto in allevamenti intensivi
di bovini da latte
Paolo Mani, Domenico Cerri, Franco Pedonese
Dipartimento di Patologia Animale, Profilassi
e Igiene degli Alimenti - Università degli Studi di Pisa
Gianluca Granata, Tesista
Francesca Pisseri, Medico Veterinario

Premessa

A distanza di alcuni anni dal suo utilizzo in un allevamento


di bovine da latte ufficialmente indenne da brucellosi e indenne
da tubercolosi, vengono raccolti e valutati i risultati ottenuti
dalla medicina omeopatica in raffronto a quelli di un alleva-
mento gestito in maniera tradizionale.
A tale scopo abbiamo effettuato un’indagine in due alleva-
menti della provincia di Modena con caratteristiche molto simi-
li per appartenenza al Libro Genealogico Frisona Italiana, nu-
mero di bovine in lattazione, tipo di alimentazione, strutture,
attrezzature di allevamento, ecc., tanto da essere quasi sovrap-
ponibili in tutto ad eccezione della gestione sanitaria: uno degli
allevamenti è gestito da veterinari che utilizzano terapia tradi-
zionale (Allevamento “T”) e l’altro da veterinari che utilizzano
esclusivamente terapia omeopatica (Allevamento “O”).
La nostra indagine ha previsto controlli microbiologici sul
latte e l’analisi dei dati riguardanti: problemi sanitari legati alla
sfera genitale, patologie neonatali, perinatali e mammarie, oltre
che alcuni parametri relativi alle produzioni zootecniche ed alle
caratteristiche chimico-fisiche e batteriologiche del latte.

Materiale e metodi

Campioni di latte: sono stati effettuati nel periodo 6 gennaio


-1° giugno 1998 prelievi sia sul latte di massa che sul latte di
mungitura di un campione significativo di bovine in lattazione,
per un totale di 200 individuali e 15 di massa. Sui campioni indi-
80 ARSIA

viduali sono stati condotti esami batteriologici per l’isolamento


di agenti mastitogeni (quali Streptococcus spp., Staphilococcus spp.,
Escherichia coli, Actynomices pyogenes) e lattobacilli. Sui campioni
di massa è stata determinata la carica batterica totale su Plate
Count Agar, il numero di lattobacilli su Rogosa agar (Oxoid) e di
cocchi lattici su M 17 Agar (Oxoid). Tali esami sono stati effet-
tuati presso il Laboratorio di Batteriologia del Dipartimento di
Patologia Animale, Profilassi e Igiene degli Alimenti del-
l’Università di Pisa.
Per la determinazione numerica delle cellule somatiche e per
il rilevamento delle caratteristiche fisico-chimiche del latte, qua-
li contenuto in proteine, grassi e lattosio, ci siamo serviti dei dati
e dei risultati di analisi effettuati dall’Associazione Allevatori
della provincia di Modena. Si tratta di controlli su campioni di
latte di massa prelevati nei due allevamenti nel periodo settem-
bre 1997-aprile 1998.
Dati di stalla: sono stati analizzati ed elaborati i dati di stalla
raccolti dai due allevamenti considerati, relativamente al perio-
do gennaio 1996-febbraio 1998; tali dati riportavano le principa-
li patologie di stalla, le produzioni zootecniche, gli indici di fer-
tilità e l’incidenza della manodopera sulle produzioni.

Risultati

L’elaborazione dei dati di allevamento permette di rilevare lo


stato sanitario generale delle bovine da latte nei due allevamen-
ti, di confrontare l’incidenza delle diverse patologie e di valuta-
re l’efficacia dei differenti trattamenti terapeutici.
Per quanto riguarda la ricerca microbiologica condotta sul
latte prelevato dalle singole bovine, non abbiamo rilevato alcu-
na differenza significativa di agenti mastitogeni, avendo riscon-
trato streptococchi patogeni in entrambi gli allevamenti:
• nell’allevamento “T” su 100 campioni di latte prelevato
dalle singole bovine abbiamo individuato 2 campioni con posi-
tività a Streptococcus uberis;
• nell’allevamento “O” su 100 campioni di latte prelevato
dalle singole bovine abbiamo rilevato 3 campioni con positività
a Streptococcus uberis.
La carica batterica riscontrata nel latte di massa è risultata
essere sempre inferiore di 300.000 UFC/ml di latte sia nell’alle-
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 81

vamento “T” che nell’allevamento “O”.


Sempre nel latte di massa, come si evince dai Grafici 1 e 2, è
rilevabile un aumento della carica microbica di cocchi lattici in
corrispondenza ad una diminuzione di quella dei lattobacilli in
ambedue gli allevamenti.
L’analisi dei dati di stalla evidenzia che le produzioni annue
nel 1996 e nel 1997 sono state complessivamente leggermente

Allevamento “T” Allevamento “O”


25000

20000

15000

10000

5000

0
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°
prelievi

Grafico 1 - Cocchi lattici

Allevamento “T” Allevamento “O”

4000

3000

2000

1000

0
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°
prelievi

Grafico 2 - Lattobacilli
82 ARSIA

superiori nell’allevamento “O” rispetto all’allevamento “T”


(Grafico 3). Si tratta comunque di produzioni medio-alte rispet-
to agli standard previsti per tale tipo di latte da caseificio per la
produzione di formaggio Parmigiano Reggiano.
Nel Grafico 4 sono riportate le produzioni medie giornaliere
per capo, anche queste sono leggermente superiori nell’alleva-
mento “O”.

Allevamento “T” Allevamento “O”


9000

8500

8000

7500

7000

6500

6000
1996 1997

Grafico 3 - Kg di latte prodotti annualmente per capo

Allevamento “T” Allevamento “O”


30,0

28,0
26,0

24,0
22,0

20,0
1996 1997

Grafico 4 - Kg di latte prodotti giornalmente per capo


L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 83

Considerazioni e conclusioni

L’isolamento di due ceppi di Streptococcus uberis nell’alleva-


mento “T” e di tre nell’allevamento “O” su 200 campioni di latte
individuale, conferma la modesta incidenza delle mastiti nei
due allevamenti. Tale streptococco è da ritenere un contaminan-
te ambientale che risulta spesso presente in quarti di bovine
prossime all’asciutta.
Anche i risultati delle analisi effettuate sul latte di massa con-
fermano una situazione di normalità rispetto agli standard, la
maggior prevalenza di cocchi lattici nel latte di massa dell’alle-
vamento “O” potrebbe trovare spiegazione nel fatto che in que-
sto allevamento non si fa uso di antibiotici e chemioterapici.
Per ciò che riguarda i lattobacilli in entrambi gli allevamenti
si è notata una notevole variabilità che peraltro non risulta
influire negativamente sulla qualità del latte controllato al casei-
ficio, infatti i punti qualità media sono pressoché uguali per i
due allevamenti anche nei periodi nei quali abbiamo riscontra-
to le più alte o le più basse positività. Pertanto potrebbe essere
interessante, più che rilevare il numero totale dei lattobacilli e
dei cocchi lattici, procedere alla loro identificazione per verifica-
re la presenza degli stipiti che possano giocare un importante
ruolo nella caseificazione e maturazione dei formaggi.
La buona qualità del latte di entrambi gli allevamenti è com-
provata anche dai dati raccolti presso l’Associazione Allevatori
della provincia di Modena come riportato dai Grafici 5, 6, 7 e 8.
L’analisi delle patologie riscontrate nei due allevamenti nel
corso del periodo da noi considerato permette di fare alcune
interessanti considerazioni per ciò che riguarda problemi di ipo-

Allevamento “T” Allevamento “O”

2,7
2,6
2,5
2,4

97 Set Ott Nov Dic 98 Gen Feb Mar Apr

Grafico 5 - Percentuale caseina nel latte (il valore della caseina è stato
determinato empiricamente considerando il 70% delle proteine totali)
84 ARSIA

Allevamento “T” Allevamento “O”

3,7
3,6
3,5
3,4
3,3
3,2
3,1
97 Set Ott Nov Dic 98 Gen Feb Mar Apr

Grafico 6 - Percentuale di grasso nel latte

Allevamento “T” Allevamento “O”

3,7
3,6
3,5
3,4
3,3
3,2
3,1
97 Set Ott Nov Dic 98 Gen Feb Mar Apr

Grafico 7 - Acidità al mattino SH/50 [gradi Soxholet-Henkel, ml di NaOH


(0,25 N) necessari per neutralizzare 100 ml di latte]

Allevamento “T” Allevamento “O”

350
300
250
200
150
100
97 Set Ott Nov Dic 98 Gen Feb Mar Apr

Grafico 8 - Cellule somatiche al mattino


L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 85

aborti
ritenzioni placentari
cisti

Grafico 9 - Prevalenza delle patologie della sfera riproduttiva


nell’allevamento “T” (terapia tradizionale)

aborti
ritenzioni placentari
cisti

Grafico 10 - Prevalenza delle patologie della sfera riproduttiva


nell’allevamento “O” (terapia omeopatica)

fertilità e di mastite: aborti, ritenzioni placentari e cisti follicola-


ri influenzano notevolmente in senso negativo la fertilità com-
plessiva di allevamento e di conseguenza anche la produzione
del latte. Come risulta dai Grafici 9 e 10 in ambedue gli alleva-
menti sono presenti queste patologie a livelli abbastanza conte-
nuti, anche se si può rilevare una maggior incidenza complessi-
va nell’allevamento “O” di ritenzioni placentari e di aborti, men-
tre nell’allevamento “T” di cisti follicolari.
Altri indici di fertilità presi in considerazione, vale a dire
periodo di interparto, periodo parto-inseminazione e periodo
parto-concepimento, evidenziano invece in controtendenza che
le bovine dell’allevamento “O”, nonostante la maggior preva-
lenza di dette patologie e il minor numero di trattamenti in
86 ARSIA

Allevamento “T” Allevamento “O”

500 416 400


400
300
135 118
200
77 63
100
0
Interparto Periodo parto Periodo parto
inseminazione concepimento

Grafico 11 - Indici riproduttivi

utero, hanno nel complesso una maggiore fertilità (Grafico 11).


Per quanto riguarda le patologie mammarie si nota che la
prevalenza delle mastiti risulta entro limiti accettabili per alle-
vamenti intensivi di questa consistenza anche se l’andamento
trimestrale evidenzia picchi stagionali più alti nell’allevamento
“O” (Grafico 12).
Questo primo approccio alla valutazione del trattamento
omeopatico nell’allevamento intensivo di bovine da latte sem-
bra indicare che questa “strada” può essere percorsa e non deve
essere esclusa a priori, anche se è azzardato trarre conclusioni
dal momento che solo da pochi anni, cioè dal 1994, si effettua
terapia omeopatica integrale in un allevamento di bovine da
latte e che molto breve è stato il periodo delle nostre osserva-
zioni e limitato il numero di controlli effettuati.
In un’epoca attenta a nuove prospettive produttive che ten-
gono in considerazione il benessere animale anche in settori che
prevedono la macellazione, l’omeopatia veterinaria in alleva-
menti intensivi da reddito può risultare di notevole attualità e
interesse zooeconomico dal momento che elimina i rischi di
impatto e polluzione ambientale e i residui delle molecole uti-
lizzate in terapie e chemioprofilassi negli alimenti di origine ani-
male [1, 2, 3, 4, 5, 6].
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 87

Allevamento “T” Allevamento “O”

15

10

0
96 Gen- Apr-Giu Lug-Set Ott-Dic 97 Gen- Apr-Giu Lug-Set Ott-Dic
Mar Mar

Grafico 12 - Percentuale mastiti su vacche in lattazione

Bibliografia

1) BALLARINI G., Qualità della carne e formaggi, Eurocarni 1994, pp. 89-95.
2) DEL FRANCIA F., Omeopatia Veterinaria per la cura di animali domestici e di alle-
vamento, L’altra medicina Studi/13, 1985.
3) DEL FRANCIA F., BRIZIOLI R., Indagine sul trattamento omeopatico in allevamenti
avicoli intensivi, Rivista di Avicultura 1991, pp. 31-34.
4) POLI G., COCILOVO A., Microbiologia e immunologia veterinaria, UTET, Torino,
1996.
5) ROMAGNOLI A., BIAGI G., CARDINI G., SOLDANI G., Inquinamento ambientale e
popolazioni animali, Nuova Grafica Lucchese, 1989.
6) TESTADURA M., Residui e contaminanti ambientali, Leader for Chemist, n.
6/1997, pp. 24-27.

Si ringraziano sentitamente per la collaborazione il dott. Franco Del Francia, il dott.


Andrea Campani e il dott. Fabio Antonioni.
Risultati parziali del trattamento
omeopatico in allevamenti
di bovini da latte in Emilia Romagna

Andrea Campani, Lorenzo Rossi


Scuola Superiore Internazionale di Omeopatia Veterinaria
“Rita Zanchi”, Cortona (Arezzo)

Da alcuni mesi è iniziata in provincia di Modena una speri-


mentazione sulle mastiti bovine in collaborazione tra l’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia —
Reparto Latte — con sede a Brescia, alcuni veterinari omeopati
della provincia di Modena, tutti liberi professionisti, e la Scuola
Superiore di Omeopatia Veterinaria “Rita Zanchi” di Cortona.
Insieme questi tre soggetti hanno messo a punto un proto-
collo sperimentale con il coinvolgimento attivo come disponibi-
lità di strumenti di laboratorio e interesse dell’Istituto Zoo-
profilattico nelle persone del dott. Varisco e della dott.sa Zanoni.
Ciò è da considerarsi molto positivo, infatti non si può dire
frequente la presenza in una ricerca simile di un soggetto appar-
tenente alle strutture pubbliche, da sempre piuttosto ostili nei
confronti dell’“altra” Medicina.
Questo fiore all’occhiello nella sperimentazione da poco ini-
ziata è anche in parte il proprio limite, in quanto, il protocollo
concordato risente ancora di modelli allopatici i cui ambiti male
si adattano a sperimentazioni omeopatiche. Si confronti a ri-
guardo l’utilizzo dei rimedi in omeopatia legati all’individuo e
non alla malattia, con la sperimentazione farmacologica allopa-
tica sul sintomo patognomonico che prescinde dall’individuo
stesso.
Le due Medicine differiscono nella valutazione complessiva
della guarigione del soggetto, oltre alla guarigione dei sintomi:
nel caso di una mastite bovina, la ricerca batteriologica allopati-
ca sottolinea l’efficacia del prodotto farmaceutico se esso ha avu-
to influenza nella distruzione dell’agente che sostiene l’infezio-
ne, con esami batteriologici prima e dopo l’evento patologico.
Si è cercato quindi un equilibrio tra le due esigenze, nel redi-
90 ARSIA

gere un protocollo che non si applica nel campo della ricerca


scientifica pura, ma si limita a valutare, confrontandoli, alcuni
parametri di riferimento fra aziende che sottopongono gli ani-
mali a trattamento farmacologico tradizionale e aziende che cer-
cano di curare gli animali con rimedi che non presentano peri-
colo di residui nel prodotto finale a tutto vantaggio del consu-
matore e dell’ambiente.
Il titolo del lavoro è: “Valutazione di eventuali variazioni riguar-
danti l’aspetto qualitativo ed igienico-sanitario del latte e lo stato
immunitario di un gruppo di vacche lattifere della zona modenese sot-
toposte a trattamenti con rimedi omeopatici e confrontate con gruppi
di controllo sottoposti a terapia farmacologica tradizionale”.
Scopo della ricerca è quello di valutare sia la produttività
delle aziende interessate e la qualità del latte in esse prodotto
anche in relazione alle trasformazioni casearie (le aziende inte-
ressate producono in massima parte latte per Parmigiano-
Reggiano), sia lo stato di salute degli animali coinvolti.
Lo studio si svolgerà in un arco di tempo di circa due anni,
durante i quali a cadenza trimestrale verranno effettuate delle
valutazioni riguardanti l’andamento del progetto stesso.
L’obiettivo primario è la qualità del latte prodotto dai due
gruppi di animali nelle aziende omeopatiche sottoposte a tratta-
menti unicistici e aziende allopatiche, sottoponendole mensil-
mente a due campioni di latte di massa ad analisi che determi-
nino la percentuale di grasso, proteina, lattosio, numero di cel-
lule somatiche, presenza di sostanze inibenti, conta degli spori-
geni anaerobi, capacità di coagulazione ed acidità.
Secondo obiettivo è il confronto dell’andamento delle pato-
logie mammarie mediante esami batteriologici, eventuali anti-
biogrammi, ricerca di sostanze inibenti e valutazione della per-
centuale di incidenza dei casi di mastite curati, tipologia del
fenomeno, cura e controllo dell’efficacia mediante successivo
campione della singola bovina con gli stessi parametri del latte
di massa.
Terzo obiettivo è la valutazione dello stato immunitario dei
soggetti attraverso un’analisi dei parametri immunochimici.
Il sistema pur congeniato in maniera semplice e gestibile dai
redattori del protocollo comporta oneri pesanti per le aziende
che devono collaborare con i veterinari nella raccolta dei dati,
nella segnalazione delle patologie, nella raccolta e prelievo dei
campioni di latte sia di massa che sterili della singola vacca.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 91

Di fatto, molte aziende che in un primo momento hanno ade-


rito con entusiasmo all’iniziativa, tanto da prevedere un moni-
toraggio su un numero di aziende superiore a quanto concorda-
to nel protocollo (5 aziende omeopatiche e 5 allopatiche di rife-
rimento), si sono arenate di fronte alle prime difficoltà sulla rac-
colta dei dati e dei campioni.
Questo, se da una parte è assolutamente comprensibile e giu-
stificabile per la mancanza di tempo dei professionisti, per l’a-
desione volontaria e gratuita al progetto che comporta spese,
per la difficoltà di trovare nelle aziende personaggi attivi nel
collaborare al protocollo e difficoltà nel recuperare dati produt-
tivi nelle aziende dove questi non sono raccolti di routine, d’al-
tra parte dispiace perché in realtà, da quanto si evince dalla
sommaria analisi dei primi mesi, i dati sembrano incoraggianti
ed un maggior numero di veterinari e di aziende coinvolte a-
vrebbero dato un respiro maggiore alla prova.
La prova comunque continua, anche se il rodaggio iniziale ci
ha fatto meglio comprendere quelli che possono essere obiettivi
meglio definiti e perseguibili oltreché più interessanti come
risultato.
A tal fine ci pare indispensabile un comune riesame del pro-
tocollo fra le parti, peraltro già concordato, per definire meglio i
confini, gli ambiti e gli obiettivi della sperimentazione.
Circa un mese fa si è tenuto il primo summit per fare un’ana-
lisi dei dati raccolti e stabilire bene il modo migliore per riassu-
merli e proporli graficamente.
Anche se le stalle coinvolte non hanno ancora raggiunto il
numero stabilito nei protocolli, la tipologia delle stalle aderenti
al progetto è stata giudicata attendibile e qualificata, se non altro
per l’entità produttiva complessiva (circa 110.000 q.li di latte in
riferimento alle quote assegnate), e per il numero di capi inte-
ressati (circa 1.600 capi in produzione giornalmente di cui circa
750 nelle aziende omeopatiche).
Nel corso della riunione, oltre ad un’analisi sommaria dei
campioni di massa delle singole aziende dove si rileva un buon
andamento generale delle mandrie, sono stati contati nelle 8
aziende in esame 76 prelievi su mastiti che corrispondono a
circa il 40% dei casi di mastite rilevati (nei casi rimanenti non si
è potuto operare il prelievo sterile prima della cura).
Si è inoltre visto in questi primi mesi invernali una sostan-
ziale omogeneità tra i risultati positivi delle cure omeopatiche
92 ARSIA

ed allopatiche; interessante è anche sottolineare come molte


patologie con alterazione sia dei tessuti, sia del secreto, risulta-
no sterili all’esame batteriologico fatto prima della terapia.
Si nota anche come le stalle che nella gestione privilegiano il
benessere animale nella scelta degli alimenti, nella suddivisione
dei capi per evitare sovraffollamento e nella igiene sia sulla let-
tiera che nella fase di mungitura, siano esse allopatiche o omeo-
patiche, oltre ad una minore incidenza di mastiti denotano una
migliore capacità di risposta alle terapie.
Più difficile se non impossibile è stabilire un diverso residuo
di sostanze inibenti tra cura omeopatica e allopatica in quanto il
livello di ricerca nelle mastiti curate allopaticamente non rileva
(rispettando i tempi di carenza) nessun residuo.

Primi risultati parziali ad aprile ’98

Per semplificare l’esposizione e dare un’immagine del lavo-


ro svolto, abbiamo confrontato i dati di due coppie di aziende
che al momento appaiono le più significative.
Il confronto appaiato si addice sia per l’uniformità delle
aziende che per l’omogeneità dell’intervento sanitario essendo
seguite due dal dott. Campani e due dal dott. Rossi.

Risultati nelle Aziende del dott. Campani


Le due stalle seguite dal dott. Campani sono la stalla
“Manzolino” Allopatica con circa 332 capi medi annui in latta-
zione e la stalla “Oppio” Omeopatica con un numero medio di
capi in lattazione di circa 311.
Entrambe le stalle sono a stabulazione libera a cuccette e
sono alimentate con il sistema unifeed; le razioni alimentari, gli
impianti di mungitura, il management aziendale, la destinazio-
ne del latte, essendo aziende appartenenti alla medesima strut-
tura, sono identiche.
Si può dire che l’unica differenza rilevante è appunto il tipo
di intervento veterinario: Allopatico nella stalla “Manzolino”,
Omeopatico nella stalla “Oppio”.
In ognuna delle due aziende opera un tecnico a tempo pieno
che agevola la raccolta dei dati.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 93

Totale casi di mastite nel periodo settembre ’97 - aprile ’98

Az. “Manzolino” Allopatica 67 capi 61 Guarite


6 Ricurate
Az. “Oppio” Omeopatica 87 capi 74 Guarite
4 Eliminate causa mastite
5 Asciugato quarto
4 Ricurate

MASTITI MONITORATE *
Az. “Manzolino” Allopatica 15 22,0% del totale
Az. “Oppio” Omeopatica 21 24.2% del totale

MASTITI MONITORATE * GUARITE


Az. “Manzolino” Allopatica 13 86%
Az. “Oppio” Omeopatica 17 81%

* Per Monitorate intendiamo quelle che hanno avuto il prelievo sterile precedente
l’intervento terapeutico.

TIPOLOGIA DI MASTITE (Rilevate dalle schede di intervento delle sole mastiti monitorate)
Acute 59% di cui il 100% con latte alterato
il 14% presentano alterazioni alla mammella
il 26% con risentimento generale dell’animale).
Croniche 41% (la maggior parte di queste presentano un alto numero di cellule
somatiche ai controlli funzionali mensili APA e vengono trattate).

Manzolino (allopatica) Oppio (omeopatica)


3,7

3,6

3,5

3,4

3,3

3,2

3,1

2,9
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Grasso I.R. % P/P: tutti i dati sono nella norma


94 ARSIA

Manzolino (allopatica) Oppio (omeopatica)


3,7

3,6

3,5

3,4

3,3

3,2

3,1

3,0
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Acidità mattino SH/50: tutti i dati sono nella norma

Manzolino (allopatica) Oppio (omeopatica)


350

300

250
Cellule somatiche

200

150

100

50

0
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Latte qualità conta cellulare (mattino) 1997-1998: tutti i dati, tranne


Oppio novembre ’97, sono nei parametri

Il 41.6% dei prelievi effettuati nelle due aziende prima del-


l’intervento terapeutico non ha isolato alcun germe.
Nessuno dei campioni prelevati nelle due aziende (0%) ha
evidenziato la presenza di infettivi (Es. Aureus).
Nei 5 grafici sono a confronto le quantità e la qualità del latte
prodotto nelle due aziende.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 95

Manzolino (allopatica) Oppio (omeopatica)


30

29,5

29

28,5
Media latte giornaliero

28

27,5

27

26,5

26

25,5

25
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Media produzione latte capo/giorno

Manzolino (allopatica) Oppio (omeopatica)


2,65

2,6

2,55

2,5

2,45

2,4
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Caseina I.R. % P/P: eccellenti entrambe. Per gli altri parametri la coagula-
zione (LDG) è sempre stata di tipo A, per la stalla Oppio, e di tipo A
(tranne 3 controlli AE) per la stalla Manzolino. Sono sempre risultate
negative le ricerche di Coli, Clostr. e inibenti
96 ARSIA

Risultati nelle Aziende del dott. Rossi


Le due stalle seguite dal dott. Rossi sono Az. “Cam-
pogalliano” Allopatica e la Az. “Villanova” Omeopatica.
La Az. “Campogalliano” ha in media 221 vacche in lattazio-
ne con stabulazione libera a cuccette, alimentazione unifeed, sala
di mungitura a spina di pesce. La Az. “Villanova” è invece a sta-
bulazione fissa con autoalimentatori per il mangime e sistema di
mungitura alla posta con trasporto latte.
Nel 53,84% (21 su 39) dei prelievi sterili nelle due aziende
prima dell’intervento terapeutico, non risulta isolato alcun
germe. Si è altresì riscontrata la presenza di germi al secondo
prelievo dopo la cura nel 10% dei casi a “Campogalliano” e nel
20% dei casi a “Villanova” (in alcuni casi l’agente eziologico non
è lo stesso es. vacca 772 “Campogalliano” primo esame Str. feca-
le, secondo esame Escherichia coli). Nei 7 grafici sono a confronto
le quantità e la qualità del latte prodotto nelle due aziende.

Totale casi di mastite nel periodo settembre ’97 - aprile ’98

Az. ”Campogalliano” Allopatica 57 di cui 39 Guarite


11 Ricurate
4 Asciugate con terapia
3 Recidive eliminate
Az.”Villanova” Omeopatica 25 di cui 19 Guarite
4 Ricurate
2 Recidive eliminate

MASTITI MONITORATE *
Az.”Campogalliano” Allopatica 30 52.6% sul totale mastiti del periodo
Az.”Villanova” Omeopatica 9 36% sul totale mastiti del periodo

MASTITI MONITORATE * GUARITE


Az. “Campogalliano” Allopatica 67%
Az. “Villanova” Omeopatica 70%

* Per Monitorate intendiamo quelle che hanno avuto il prelievo sterile precedente
l’intervento terapeutico.

TIPOLOGIA DI MASTITE (Rilevate dalle schede di intervento delle sole mastiti monitorate)
Acute 59% di cui il 100% con latte alterato
7% con mammella alterata
31% con risentimento generale dell’animale
Croniche 3%
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 97

Campogalliano (allopatica) Villanova (omeopatica)


2,65

2,6

2,55

2,5

2,45

2,4

2,35

2,3

2,25

2,2

2,15
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Caseina %: per entrambe le stalle il coagulo è di tipo A; il latte è negativo


per Coli, Clostr. e inibenti

Campogalliano (allopatica) Villanova (omeopatica)


4

3,9

3,8

3,7

3,6

3,5

3,4

3,3

3,2

3,1

2,9
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Grasso
98 ARSIA

Campogalliano (allopatica) Villanova (omeopatica)


3,7

3,6

3,5
Valore acidità

3,4

3,3

3,2

3,1

3
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Acidità SH/50: nella norma

Campogalliano (allopatica) Villanova (omeopatica)


300

250

200
Cellule x 1000

150

100

50

0
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Latte qualità cellule somatiche (x 1000): valori nella norma


L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 99

Campogalliano (allopatica) Villanova (omeopatica)


28,5

28

27,5

27

26,5

26

25,5

25
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Media produzione latte capo/giorno

Campogalliano (allopatica) Villanova (omeopatica)


su 200 vacche in lattazione su 100 vacche in lattazione
6

0
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Mastiti, espresse in percentuale nel mese


100 ARSIA

Campogalliano (allopatica) Villanova (omeopatica)


60

50

40

30

20

10

0
sett. ott. nov. dic. genn. febb. marz. apr.

Percentuale di vacche gravide su interventi

Sintesi

Valutazione di eventuali variazioni riguardanti l’aspetto qualitati-


vo ed igienico-sanitario del latte e lo stato immunitario di un gruppo
di vacche lattifere della zona modenese sottoposte a trattamenti con
rimedi omeopatici e confrontate con gruppi di controllo sottoposti a
terapia farmacologica tradizionale

Presentazione del progetto


Da settembre ’97 è iniziata in provincia di Modena una spe-
rimentazione su due gruppi di aziende con lo scopo di valuta-
re sia la produttività sia la qualità del latte che lo stato di salute
degli animali coinvolti.
I gruppi sono composti da cinque unità ciascuno, nel 1°
gruppo gli animali sono curati secondo i canoni della medicina
tradizionale allopatica, mentre nel secondo gruppo gli animali
sono sottoposti a trattamenti omeopatici di tipo unicistico,
secondo le singole realtà aziendali.
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 101

Soggetti interessati
I soggetti interessati alla stesura del protocollo e alla sua
gestione sono tre.
Il primo è l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lom-
bardia e dell’Emilia — Reparto latte — con sede a Brescia che
nelle persone del dott. Varisco e della dott.sa Zanoni presiedono
e coordinano le attività di analisi di laboratorio sui campioni di
latte prelevati nelle singole aziende.
La seconda è la Scuola Superiore di Omeopatia Veterinaria
“Rita Zanchi” di Cortona (Arezzo) che, oltre ad avere formato i
veterinari omeopati che operano nel progetto, è coinvolta diret-
tamente tramite la dott.sa Pisseri come punto di riferimento,
coordinamento e supporto agli interventi nelle aziende che cura-
no gli animali con la medicina omeopatica.
Il terzo soggetto è il “Gruppo Dinamis” di Modena che asso-
cia medici veterinari omeopati e, nelle persone del dott. Cam-
pani e del dott. Rossi, ha avuto il compito di reperire le aziende
coinvolte nel progetto sciegliendole fra i loro clienti.
Essi seguono le dieci aziende dal punto di vista sanitario,
prelevano i campioni da inviare all’Istituto Zooprofilattico e rac-
colgono mensilmente i dati aziendali ritenuti importanti per il
confronto tra i due gruppi di aziende.

Tempi della sperimentazione


Questo studio si svolge in un arco di tempo di circa due anni,
durante i quali a cadenza trimestrale vengono effettuate delle
valutazioni riguardanti l’andamento del progetto stesso.
Il tempo previsto dal protocollo sperimentale può essere
diluito ove si constatasse che un monitoraggio più lungo delle
aziende coinvolte dia una serie di dati statistici importanti e di
elevato interesse.

Obiettivi della ricerca


Tipo e qualità dei dati raccolti
Modalità di intervento
Questa ricerca ha per scopo tre obiettivi distinti che sono la
qualità e quantità del latte prodotto, il confronto dell’andamen-
to delle patologie mammarie e, per un numero limitato di sog-
getti, l’andamento dello stato immunitario.
102 ARSIA

Quantità e qualità del latte prodotto


Per tenere sotto controllo e successivamente confrontare que-
sti parametri, nei due gruppi di cinque aziende ciascuno, tradi-
zionali e omeopatiche, vengono prelevati mensilmente due ali-
quote di latte di massa che vengono sottoposte ad una serie di
analisi. Queste analisi sono la determinazione della percentuale
di grasso, proteine, lattosio, la conta del numero di cellule soma-
tiche presenti, la conferma attraverso test di laboratorio dell’as-
senza di sostanze inibenti, la numerazione col metodo MPN
degli eventuali sporigeni anaerobi, la determinazione dell’aci-
dità ed infine, visto che tutte le aziende interessate trasformano
il loro prodotto in formaggio Parmigiano Reggiano, la capacità
di coagulazione del latte con il metodo lattodinamografico (LDG).
A fianco di queste analisi vengono raccolti mensilmente in ogni
azienda anche altri dati che si relazionano con la quantità e qua-
lità del latte prodotto e l’andamento della gestione aziendale che
sono, per quanto riguarda la stalla, la media dei capi presenti e
le vacche in lattazione.
Altri parametri raccolti sono: la quantità di latte prodotto, la
quantità di latte venduto, il confronto del punteggio ottenuto
attraverso le analisi del latte, che servono come parametro del
pagamento “latte qualità”, rispetto al punteggio medio del
caseificio di appartenenza, nonché la produzione media capo/
giorno ed i giorni medi di lattazione della mandria.

Confronto dell’andamento
delle patologie mammarie
Questo importante obiettivo riguarda in particolare le masti-
ti, la loro cura (tradizionale o omeopatica) ed i risultati ottenuti
con le cure stesse.
In ogni azienda viene prelevato un campione sterile di latte
prima dell’intervento terapeutico per essere sottoposto ad
esame batteriologico. Al momento dell’intervento sulla mastite
il veterinario compila una scheda della bovina in cui si descrive
il tipo di mastite (acuta, cronica, con latte alterato o meno, con
risentimento generale o meno), si descrive il tipo di terapia, si
sottolineano l’esito della terapia e le date, i risultati del 1° pre-
lievo da sottoporre a esame batteriologico e del 2° prelievo da
effettuarsi circa 20 gg. dopo la fine del trattamento.
Oltre all’intervento specifico sulla patologia mammaria sono
raccolti mensilmente dati relativi all’andamento delle altre prin-
L’ O M E O P A T I A P E R I B O V I N I D A L A T T E 103

cipali patologie per numero e percentuale come: zoppie, aborti,


ritenzioni di placenta, endometriti, problemi apparato digeren-
te, casi di cisti, ecc.
Viene poi eseguita sempre mensilmente una ricognizione sui
dati riproduttivi dell’azienda rilevando il numero dei parti, l’an-
damento dei periodi parto-concepimento, parto 1a fecondazio-
ne, indice di fecondità, numero gravidanze e percentuale.

Stato immunitario
Questa prova, a differenza delle altre, è fatta all’interno di
un’unica azienda formando due gruppi di dieci soggetti ciascu-
no e sottoponendo il primo gruppo di animali ad un trattamen-
to omeopatico di base che dovrebbe servire ad innalzare la resi-
stenza immunitaria degli animali.
Prima d’iniziare la prova e poi a distanze stabilite, sono ese-
guiti prelievi di sangue dei soggetti e analizzati i campioni
dall’Istituto Zooprofilattico di Brescia che fornirà i profili immu-
nitari.
Finito di stampare
nel gennaio 1999
a Firenze
da EFFEEMME LITO srl
per conto di
ARSIA • Regione Toscana

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