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Dr.

Gustavo Dominici

Omeopatia
Dalla Malattia alla cura della Persona
Con pronto soccorso medico

Centro di Omeopatia VESCOVIO


Piazza Vescovio 7, Roma
Tel: 06.86211877 Fax: 06.86208145

www.omeopatia-roma.it
info@omeopatia-roma.it
INDICE

L’Autore…………………………………………………………………………..…Pag. 4

I - SALUTE E MALATTIA.........…….................................................................…Pag. 5

- Introduzione
- Il senso della malattia
- La malattia è un grande affare
- Salute? Uguale a creatività
- L’unità della persona
- La profondità della malattia
- Guarire. L’Omeopatia.

II - LA MEDICINA OMEOPATICA ………….............................................….…Pag. 8

OMEOPATIA ED ALLOPATIA

- Che cos’è l’Omeopatia?


- Essere umano e malattia

C.F. SAMUEL HAHNEMANN .................................................................................Pag. 10

- Non sono in grado di guarirvi!


- La Legge dei Simili
- Il farmaco omeopatico
- Le Malattie Croniche
- Una vita difficile

I PRINCIPI DELL’ OMEOPATIA .........................................................…………………Pag. 12

- Vis Medicatrix Naturae


- Legge di Similitudine
- Sperimentazione sull’uomo sano
- Individualità morbosa
- Individualità medicamentosa
- Dinamizzazione
- Energia vitale
- Miasmi o malattie croniche
- La legge di guarigione

LA MEDICINA OMEOPATICA OGGI ..................................................…………………Pag. 18

- E' una medicina alternativa ?


- Esistono più omeopatie ?

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III - LA VISITA OMEOPATICA .………....................................................…...Pag. 20

- Conoscere il paziente
- L’otite di Martina
- L’asma che non guarisce mai
- Una cosa chiamata empatia
- L’alleanza per la guarigione

IV - IL RIMEDIO OMEOPATICO........……….....................................………….Pag. 23

- Conoscere il medicamento
- La Tossicologia
- La Sperimentazione Pura (Proving)
- La riprova clinica
- Eppur funziona!
- Come si presenta. Accortezze
- Metodo plus
- Supporti terapeutici
- Uso concomitante di farmaci tradizionali

LE VACCINAZIONI .........................…..................................................…………..Pag. 28

V - LA CURA OMEOPATICA…………........................................................….…Pag. 30

- L'aggravamento omeopatico
- Sintomi esonerativi
- Ritorno di vecchi sintomi. Guarigione e soppressione
- Potrò veramente guarire ?
- Il caso di Krizia
- Starò subito meglio ?
- Contatti con il proprio medico
- Di quante visite avrò bisogno ? Dovrò curarmi tutta la vita?

EUGENETICA E PEDIATRIA……… ......................................................................…Pag. 33

- Curare i bambini.
- Cura della persona

VI - FARMACOLOGIA OMEOPATICA..........……….....................................…..Pag. 37

VII- PRONTO SOCCORSO DOMESTICO………………………………………………..…Pag. 40

Bibliografia…………………………………………………………………………………………………………………….…Pag. 49

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L’Autore

Mi chiamo Gustavo Dominici. Sono nato in Umbria, nel 1955.


Mi sono laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Perugia nel 1981.
Ero profondamente insodisfatto della pratica medica e così, cercando, ho trovato l’Omeopatia.
Questo metodo terapeutico soddisfaceva pienamente le mie aspettative.
L’ho appreso alla scuola del Prof. Antonio Negro, a Roma, con il quale ho lavorato per 7 anni. Nel
frattempo ho avuto fra i migliori insegnanti al mondo, quali Tomaso Pablo Paschero (Argentina) e
Proceso Sanchez Ortega (Messico). Ho frequentato numerosi corsi qua e là per il mondo.
Da allora mi dedico totalmente alla pratica della Medicina Omeopatica classica, detta anche
unicista o hanemanniana.
Nel 1989 ho fondato il Centro di Omeopatia Vescovio, sempre in Roma, insieme ad altri colleghi.
Nel 1995 ho dato vita alla rivista “Il Medico Omeopata”, periodico quadrimestrale della FIAMO, la
nostra Federazione; tutt’ora ne sono il Direttore.
Insegno in più scuole, sempre a Roma, ed organizzo gruppi di ricerca sperimentale in Omeopatia
per approfondire la conoscenza dei rimedi e per scoprirne di nuovi.
Nella foto sono con Simona, la più grande delle mie due figlie.

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I - Salute e Malattia

Introduzione

Dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia mi capitò di chiedermi cosa non era andato
per il verso giusto, visto che mi ritrovavo insoddisfatto e notevolmente frustrato, nell’applicare un
metodo che non mi appariva convincente e nel costatare che anche le guarigioni non erano tali.
Non servì una prolungata riflessione, bastò astrarsi per poco dal nozionismo che c'era stato
inculcato e dalla visione marcatamente positivistica dell’uomo. Ci avevano insegnato tutto o quasi
su tantissime malattie, alle quali era stata attribuita vita a sé, acerrime nemiche che attaccano
l’uomo, che ne soffre e talvolta soccombe. Ci venivano presentati quadri clinici molto
particolareggiati, che raramente trovavano un preciso riscontro nei pazienti. Per sette anni si era
parlato esclusivamente di malattie e mai, se non incidentalmente, di malati.
Tutto bene, una conoscenza preziosa, ma troppo parziale, anche perché non esiste una malattia
senza un malato!

Il senso della malattia

La malattia ha un senso!
La malattia ha un valore ed un significato profondo per la persona che ne é portatrice. Si
manifesta in un momento preciso della sua esistenza, é vissuta con modalità personali ed originali,
appartiene interamente alla persona che l’ha generata. Noi produciamo le nostre malattie, che
sono così personali creazioni, seppure con esiti dolorosi. Esse esprimono parti di noi nascoste che
protestano perché non viene loro dato ascolto, che si lamentano e gridano per essere state troppo
a lungo ignorate.
Nella sua anomalia la malattia é perfetta, dal semplice raffreddore di naso a malattie croniche
profonde, perché risultante precisa di forze convergenti, ed é dinamica, evolutiva, mai statica.
Possiamo così definirla una disarmonia perfetta.

La malattia è un grande affare

L’argomento salute, purtroppo, ha un gran mercato, pertanto molteplici industrie vi rivolgono le


loro attenzioni. Esiste un pubblicismo esasperato: trasmissioni TV, intere riviste, molteplici rubriche
con eserciti d'esperti pronti a darci consigli, fin quasi al grottesco. Anche qui ci parlano e
c'informano più delle malattie che della salute, In pratica, ancora su come combattere le malattie
piuttosto che su come mantenere e recuperare la salute quale bene principale. C’ inoculano
innumerevoli informazioni che si traducono in innumerevoli paure, con tanto di rimedio vicino,
sicuramente efficace e, soprattutto, facilmente acquistabile.
Ma l’essere umano è sempre più malato!
Nel mondo occidentale è aumentata di molto la durata della vita media, ma si vive sempre più da
malati. Possiamo affermare che sopravviviamo molto di più. In realtà la malattia é dovuta ad una
perdita di salute e ciò, anche se può sembrare ovvio, significa che non si deve combattere proprio
nulla, quanto rimediare ad errori che ci hanno reso malati.

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Salute? Uguale creatività

Lo stato di salute, in pratica, la condizione di normalità per l’essere umano, è purtroppo un raro e
prezioso riscontro, instabile e delicato da mantenere. Possiamo con certezza affermare che una
persona è in salute quando non ha dolori, respira bene, si nutre e, secondo la sua età, cresce o si
mantiene vigorosa. E ancora: dorme, parla e si rapporta agli altri, pensa e ricorda in modo
efficace. Tutto ciò non è sufficiente.
Una persona è in salute quando è creativa!
La creatività è una facoltà innata dell’essere umano ed imprescindibile, essere creativi significa
esprimere se stessi. Se tutti i nostri organi ed apparati funzionassero alla perfezione, se la nostra
mente fosse perfettamente in grado di pensare, ricordare, apprendere, se tutto ciò fosse
assolutamente perfetto, ma la persona non fosse in grado di applicarsi efficacemente e
creativamente ad una qualsiasi attività, non potremmo mai affermare che questa persona è sana.
Possiamo così sinteticamente definire la salute come uno stato adeguato all’espressione della
personalità dell’individuo. La malattia, oltre il suo bagaglio di dolori e sofferenze, sfocia sempre in
una mancata o diminuita espressione di sé.

L’unità della persona

La frammentazione della Malattia in centinaia di migliaia di piccole o grandi malattie hanno


generato ulteriore confusione. Tale immane divisione ha avuto i suoi vantaggi, su tutti, quello di
poter studiare analiticamente gli aspetti anche minori della sofferenza umana, ma ci ha fatto
smarrire la nostra identità di malati, perdendo così la via della guarigione. La malattia è sempre
una manifestazione unitaria, così come l’essere umano, pur con molteplici aspetti. A ben guardare
la sofferenza umana si manifesta sempre sia nella sfera fisica che emotiva ed intellettiva,
prevalendo in uno di questi settori. Magari il fegato può essere il nostro organo più colpito ed i
polmoni o il cuore funzionare bene; la memoria e l’attenzione possono essere menomate, mentre
la capacità di elaborare pensieri rimanere intatta; possiamo sentirci irascibili ed ansiosi, ma non
avere depressione. Tutti gli aspetti della sofferenza, che possiamo anche definire col nome che la
medicina classica ha dato loro (diagnosi), debbono poi essere riportati alla persona per
comprenderne il senso. Insomma, il puzzle deve essere ricomposto, ogni tassello deve essere
sistemato al suo posto, questo lavoro ci restituirà l’immagine vera della persona malata.

La profondità della malattia

Quando la medicina classica si rivolge all’uomo malato, non si rivolge certamente all’uomo intero,
ma all’uomo chimico, individuando la causa fondamentale dell’insorgere e dello svilupparsi della
malattia in un mancato funzionamento di qualche cellula e nella mancanza di una qualche
molecola. Certamente questa è una verità, ma solo una verità parziale. La scienza medica, facendo
propria una filosofia riduzionistica, ha selezionato una parte dell’essere umano e vi ha riposto le
cause della malattia.
Ciò che essa chiama cause sono però ancora conseguenze.
Stabilire che la malattia si manifesta solo nella sfera organica e biochimica è privativa, ci toglie il
senso e la peculiarità della sofferenza facendoci smarrire la via del ritorno alla salute. Si accetta, in
definitiva, una terapia con effetti collaterali ed inevitabilmente sintomatica. La sofferenza
sopravvive dietro la scomparsa del sintomo, anzi, aggrava. Nella pratica quotidiana ciò è
facilmente verificabile.
Il difetto primario che ne é l'origine rimane, ad un livello più sottile.
Non basta rivolgere l’attenzione all’uomo chimico, che logicamente esiste, ma occorre riconoscere
l’uomo elettromagnetico, centro energetico emittente e captante. Allora possiamo considerare la
malattia come una disritmia, un difetto dell’equilibrio energetico dell’uomo, che poi si esplica a

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livello biochimico ed organico, ma che trova il suo primum movens nella sfera più sottile dell’essere
vivente. Per tentare di correggere il difetto e riportare l’armonia nell’essere vivente non possiamo
che intervenire a questo livello.
La scienza attuale, in particolare la Fisica, dispone di tecnologia adeguata a recepire, misurare e
valutare tali livelli energetici, ma la scienza medica è restia ad accettare le conclusioni che ne
derivano, rimanendo bloccata in un concetto materialistico e parziale dell’essere umano, curato
quasi come una macchina.

Guarire. L’Omeopatia

La vita non ha una vera soluzione, così la malattia, che ne è un fattore importante.
La Medicina, in altre parole, la scienza che l’uomo si è dato per guarire dalla Malattia, deve dare
risposte semplici ed efficaci alla richiesta d'aiuto che la persona malata gli rivolge. E soprattutto
non deve dimenticare che il malato è una persona, è un'entità vivente che si trova in una fase di
difficoltà, che vive un conflitto che si manifesta in sofferenze, la più varie. Conservare il senso
squisitamente umano della sofferenza non è un approccio più delicato e più gradevole, è parte
della soluzione
La sofferenza della persona può sempre essere attenuata, talvolta risolta. La cura non deve
rischiare di uccidere il malato, altrimenti avremmo contraddetto la prima regola – “Primum non
nocere” di Ippocrate – né danneggiarlo, ma deve tendere a ristabilire l’equilibrio smarrito. Il
medico è la figura di riferimento, anch’egli un essere umano e non semplicemente un tecnico. Il
medico ed il paziente hanno un obiettivo in comune e debbono perseguirlo con forza e sincerità,
come alleati in una battaglia molto importante.
Oltre quello classico esistono molti altri metodi di cura che rispondono meglio ai requisiti di cui
sopra, che possono complementare la medicina ufficiale e spesso sostituirla, ottenendo risultati
anche migliori senza il rischio di provocare danni.
La Medicina Omeopatica è uno di questi metodi, forse il migliore.

Centro di Omeopatia VESCOVIO


Piazza Vescovio 7, Roma
Tel: 06.86211877 Fax: 06.86208145

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II - La Medicina Omeopatica
Omeopatia ed Allopatia

Che cosa é l'Omeopatia?

Il termine Omeopatia fu introdotto da Samuel Hahnemann, un medico tedesco vissuto a cavallo


fra il ‘700 e 800, che scoprì, applicò e divulgò un nuovo metodo terapeutico al quale diede questo
nome.
Omeopatia è una parola composta d'origine greca (omoios pathos = malattia simile) e significa:
cura attraverso la Legge di Similitudine. Il nome sottolinea l'adesione al principio ippocratico Similia
Similibus Curentur o Legge dei Simili, esprime infatti, il concetto che le varie forme morbose
vanno curate con quei farmaci che, somministrati a persone sane, inducono una
sintomatologia analoga a quella da guarire.
La Medicina tradizionale fu denominata Allopatia (allos pathos = altra malattia) dallo stesso
Hahnemann che ha voluto così distinguerla dall'Omeopatia, intendendo evidenziare che i criteri
terapeutici da essa adottati non cercano riferimenti col sintomo che si vuol curare, né per
similitudine né per opposizione. Noi chiamiamo ancora oggi Allopatia la medicina ufficiale perché,
ora più che mai, è valida l'intuizione hahnemanniana. Infatti essa si avvale talvolta della Legge dei
Contrari (Contraria Contrariis Curentur), quando somministra farmaci capaci di provocare
nell'individuo fenomeni opposti a quelli della malattia che si vuol curare (es.: un anti-infiammatorio
nell'infiammazione; un anti-diarroico nella diarrea; un ansiolitico nell'ansia...); altre volte
somministra farmaci che non hanno alcuna attinenza diretta col sintomo (es.: un antibiotico
nell'infezione, un chemioterapico nel cancro...), ma attaccano di volta in volta quella che viene
giudicata la causa del male, negli esempi un germe o una cellula mutata.
Altre ancora somministra sostanze che l'organismo non è più in grado di produrre o metabolizzare
(ferro in certe anemie, ormoni nelle insufficienze ghiandolari...) praticando così una terapia
sostitutiva.
In definitiva, la medicina ufficiale (Allopatia) non è legata a leggi fisse che ne regolino l'azione, ma
segue il principio non codificato e quindi generico che è opportuno e doveroso utilizzare tutte le
sostanze che, con varie modalità d’azione, hanno dimostrato sperimentalmente e poi nella pratica
clinica la capacità di migliorare o far scomparire i sintomi del malato.

Essere umano e malattia

La diversità fra Omeopatia ed Allopatia è ancora più profonda in quanto i due metodi divergono
per la posizione scientifico-filosofica rispetto al problema della malattia.
L'Omeopatia considera l'essere umano una unità biologica tenuta in vita dall'Energia Vitale che,
quando in equilibrio, quindi nello stato di salute, permette all'uomo "meravigliosa vita armonica di
sensi ed attività " (Organon, § 9). Per il medico vitalista l'essere umano è un insieme, intimamente
connesso ed inscindibile, di una componente organica, una intellettiva ed una emozionale animate
dall’Energia Vitale. Viene riconosciuto, studiato e curato come persona.
L'Allopatia considera l'essere umano come una macchina, composta di più organi ed apparati
coordinati fra loro e sottoposti ad un rigido determinismo di causa ed effetto; perfino l'attività
intellettiva e le emozioni vengono ritenute il prodotto della funzione dei neuroni (cellule nervose),
un po’ come un ormone è il risultato della secrezione di una ghiandola. La salute coincide con il
mantenimento della funzione di tali organi ed apparati che, al bisogno, possono anche essere
sostituiti (trapianti).
La malattia, per l'Omeopatia, inizia come squilibrio energetico che altera l’armonica vibrazione
elettromagnetica dell’individuo, in maniera dapprima inavvertita, per poi manifestarsi sul piano
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psichico ed organico con i sintomi delle malattie che conosciamo. Tali sintomi, col fastidio che
creano, non sono altro che un tentativo spontaneo di guarigione, un prezioso segnale d'allarme.
Per l’Omeopatia i sintomi non sono la malattia, ma solo la manifestazione tangibile di essa, preziosi
perché ne permettono il riconoscimento e la cura.
La terapia, anch'essa sul piano energetico, ha come obiettivo il ristabilimento ed il potenziamento
dell'Energia Vitale alterata ed il recupero della salute "nella sua totalità, nel modo più rapido, più
sicuro ed innocuo " (Organon, § 2). La terapia, che non può che essere soggettiva ed
individualizzata, ha come tramite il farmaco omeopatico (RIMEDIO), che funge da stimolo ed
attivatore per l’organismo vivente.

L'Allopatia considera i sintomi della malattia come la malattia stessa, li interpreta singolarmente
come il cattivo funzionamento di un organo o di un apparato e limita la ricerca della causa ad un
microrganismo (virus o batterio), o ad una disfunzione (immunitaria, neuro endocrina e simili) o in
ogni caso al mancato funzionamento di qualche sistema o apparato. La malattia esiste
prevalentemente, se non esclusivamente, nel settore fisico-chimico dell'organismo e quindi viene
combattuta principalmente con composti chimici (farmaci = droghe). L’uomo ne é un semplice
portatore, quasi passivo. La terapia, essendo diretta verso la malattia e non verso l'individuo, è
inevitabilmente e coerentemente oggettiva e standardizzata.

Riassumendo:
per l'Omeopatia, la malattia è un'alterazione dinamica (squilibrio energetico) riconoscibile
attraverso i sintomi che genera nel corpo e nella psiche. In altre parole le varie affezioni rivelano,
attraverso i sintomi, la "vera" malattia del soggetto, ciò che in lui deve essere curato: manifestano
cioè il terreno costituzionale con le sue vulnerabilità, che è la risultante di fattori ereditari ed
ambientali. Il medico omeopatico, quindi, non si limita alla diagnosi delle varie malattie classiche,
ma completa e perfeziona l'indagine facendo una diagnosi più generale, approfondita ed
individualizzata di Terreno Umano Malato o Costituzione Morbosa; la terapia, pertanto, è diretta a
normalizzare la perturbazione di tale terreno, a rinforzarlo, a determinare una guarigione stabile
con la scomparsa naturale e graduale dei sintomi.

L’Allopatia aggredisce i sintomi della malattia, perché li considera la malattia, il nemico, qualcosa
d'estraneo che viene a perturbare un organismo sano, un vero attacco alla salute. Ingaggia con i
sintomi una vera e propria battaglia e li ricaccia indietro, talvolta anche con un certo accanimento,
scompensando il normale processo di guarigione.
Il medico allopatico si reputa vittorioso quando il paziente smette di tossire dopo un antitussigeno
o di aver febbre dopo un antipiretico ed un antibiotico (SOPPRESSIONE). Tale vittoria è spesso
momentanea, talvolta a scapito della salute stessa del paziente, ora più debole anche a causa degli
effetti collaterali di farmaci mai innocui, e la ricaduta è molto frequente. Si reputa anche
soddisfatto quando guarisce un paziente dall'ipertensione con uno o più· farmaci somministrati
quotidianamente, magari per tutta la vita o anche quando fa regredire un'insonnia con un
sonnifero assunto ogni sera. Dimentica di chiedersi se queste guarigioni possono ritenersi tali e se
la salute complessiva di quell'iperteso e di quell'insonne sia veramente migliorata.
Il medico allopatico spesso sottovaluta gli effetti collaterali dei farmaci che usa, non raramente
causa di vere e proprie malattie, talvolta peggiori di quelle che avrebbero dovuto guarire (EFFETTO
IATROGENO). Le malattie iatrogene, diffusissime, non meno delle malattie naturali - ricordo che
molte persone soffrono di patologie conseguenti ad assunzione di farmaci senza saperlo - essendo
artificiali sono oltretutto difficilissime da curare, rendono il paziente scarsamente ricettivo alle
terapie appropriate. La pratica quotidiana permette di affermare che il giudizio prognostico in un
paziente con patologie naturali anche gravi è senz’altro migliore di quello di un paziente sottoposto
a molteplici terapie. Nel secondo caso l’omeopata deve necessariamente attendersi ricadute e
spesso ottiene successi parziali solo dopo molte fatiche.

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Cristian Frederich Samuel Hahnemann

Samuele Hahnemann, medico tedesco, intuì, sviluppò ed applicò, due secoli or sono, un nuovo
metodo terapeutico al quale assegnò il nome di OMEOPATIA.
Attualmente tutte le sue intuizioni rimangono valide, integrate dalle conoscenze scientifiche che si
sono susseguite fino ad ora, dagli studi e dalle esperienze dei suoi numerosissimi seguaci.
Duecento anni sorprendentemente non hanno scalfito l'edificio omeopatico, che rimane attuale in
tutti i suoi aspetti, magari aggiornato nella terminologia un po’ obsoleta. Addirittura i dati a
disposizione della Scienze Biomediche e della Fisica ultramolecolare sembrano ancora insufficienti a
spiegare l’eresia omeopatica.

“Non sono in grado di guarirvi”

Hahnemann fu uomo di gran cultura, poliglotta, eclettico e rigoroso, aperto e critico, forse anche
un po'... impulsivo.
Dopo 10 anni di stimata e ben pagata professione un normale giorno del 1789 invita i numerosi
pazienti che attendono nel suo studio a tornarsene a casa, dicendo loro che non è in grado di
guarirli. Da quel giorno non avrà più vita facile. Si può ben capire, dalla ricchezza alla povertà, dal
certo all'incerto. Si sospetta poi che la signora Hahnemann non condividesse appieno questa sua
scelta, visti i numerosi figli che la coppia aveva già messo al mondo.

La Legge dei Simili

Comincia a vivere di traduzioni e, all'incirca un anno più tardi, lavorando alla Materia Medica del
Cullen, viene attratto da una curiosa coincidenza: la China, usata nella terapia della Malaria,
generava, in coloro che ne lavoravano la corteccia, gli stessi sintomi che era capace di curare.
Intuisce la portata dell'osservazione e da uomo di scienza assume “per parecchi giorni, due volte il
giorno, quattro dracme di buona China". Sviluppa gradualmente tutti i sintomi dell'intossicazione,
molto simili ai sintomi caratteristici della febbre intermittente (la Malaria), li annota con cura,
smette poi di prendere il rimedio e lentamente ritorna in salute. Ha appurato che una sostanza di
sicura efficacia terapeutica cura gli stessi sintomi che è in grado di produrre nell’uomo sano. Da
questo esperimento il Principio di Similitudine ha definitiva consacrazione. Principio di cui parla già
estesamente Ippocrate, poi Paracelso, poi molti altri ancora, ma mai prima d'ora sperimentato con
metodo scientifico e reso di fatto utilizzabile.

Il medicamento omeopatico

Di lì a poco Hahnemann, insieme ai suoi primi seguaci, comincia a sperimentare molte altre
sostanze e non solo di origine vegetale, raccogliendo con cura i sintomi che le stesse producevano
negli sperimentatori sani, fino a delinearne con precisione la sintomatologia e quindi le capacità
terapeutiche. Questo metodo, denominato Sperimentazione Pura, è la seconda grande intuizione di
Hahnemann. Poi, secondo la Legge dei Simili, inizia ad impiegare tali sostanze sui malati: i risultati
sono buoni, talvolta brillanti, ma i miglioramenti sono accompagnati dalla sgradevole comparsa di
sintomi nuovi determinati dall'azione tossica delle sostanze assunte a dosi ponderali.
Gli viene in aiuto la profonda conoscenza dell'Alchimia: Hahnemann prova a diluire sempre più le
sostanze impiegate e ad ogni passaggio somministra un preciso numero di energiche scosse
(Diluizione e Succussione = DINAMIZZAZIONE). L’aumento graduale della diluizione fino ai limiti
estremi ha come conseguenza una notevole diminuzione degli effetti collaterali, fino alla loro totale
scomparsa. La somministrazione ripetuta delle scosse ad ogni diluizione risveglia nella sostanza un
potere terapeutico insolito ed incredibilmente elevato. Addirittura sostanze che allo stato di materia

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risultano inerti, anche in grosse quantità, preparate con questo metodo (diluizioni estreme
abbinate a scosse energiche e ritmiche) evidenziano proprietà terapeutiche incredibili quanto
insospettate. Nasce così il farmaco omeopatico.

Le malattie croniche

Con un incessante susseguirsi di ipotesi ed esperimenti Hahnemann ricerca costantemente e


freneticamente il perfezionamento del metodo terapeutico appena nato. Studia nuovi medicamenti,
sia sperimentandoli sia attingendo alla tossicologia. Mette a punto tecniche di preparazione sempre
più precise. Usa prevalentemente la scala di diluizione centesimale (CH) perfezionandola
continuamente. Infine, nella 6a edizione dell'Organon, pubblicata postuma, intravede nella scala
cinquantamillesimale (LM) il mezzo migliore per ottenere “la restaurazione rapida, dolce e duratura
della salute, nella sua totalità e nel modo più rapido, sicuro ed innocuo ".
Nel suo costante lavoro di revisione e perfezionamento nota anche che i pazienti che hanno
ottenuto la scomparsa dei sintomi con l’assunzione del giusto rimedio, talvolta tornano a soffrire
della stessa malattia apparentemente debellata, o di un'altra, talvolta perfino più grave della
precedente. Studia a lungo il problema, per dodici anni, annotando puntigliosamente una
moltitudine di dati sui suoi pazienti fino a che, sicuro delle sue asserzioni, pubblica dal 1828 in poi i
cinque volumi delle Malattie Croniche. Qui individua in tre grandi MIASMI la causa profonda di
tutte le sofferenze del genere umano ed indica come combatterli per ottenere vere e durevoli
guarigioni.
“Io temo che l'assoluta novità di gran parte delle mie scoperte farà sì che esse non vengano
esaminate e sperimentate e siano quindi destinate a restare infeconde."
Così scriverà poi, confidando assai poco nella capacità umana di recepire e sviluppare le scoperte
utili all’Umanità stessa. In effetti è un rischio sempre attuale per l’Omeopatia, così avanti nei tempi
da suscitare incredulità e sospetti.

Una vita difficile

Non è mai stato chiarito perché, da sempre, ogni essere umano portatore di novità fondamentali
per l'evoluzione sia costretto a sopportare un numero di sofferenze di molto superiore alla media.
Ed Hahnemann non fece eccezione, tant'è che nei decenni che seguirono la sua decisiva scelta lo
vediamo trasferirsi, quasi scappare da un luogo all'altro, portandosi dietro una scia di successi,
scherni, ammirazione, calunnie, talvolta denunce.
Nel 1800 lo troviamo ad Amburgo, anche qui non per molto, ed infine nel 1804 a Torgau. Qui si
permette o gli permettono una sosta sufficiente a gettare le basi dell'Organon - il testo che
riassume le basi dottrinarie dell’Omeopatia - e ad iniziare le sperimentazioni insieme ad alcuni
seguaci. Nel 1812 è di nuovo a Lipsia dove insegna all'Università, debella un'epidemia di tifo,
guarisce il principe Schwarzenberg, generalissimo austriaco, e di conseguenza comincia ad essere
conosciuto e raccogliere onori e soddisfazioni. A questo punto entra però in azione quella che oggi
definiremo la lobby dei farmacisti, che riesce a trascinarlo in tribunale, preoccupata dei mancati
introiti causati dal successo del metodo omeopatico. Si trasferisce di nuovo a Koeten dove rimane
15 anni, ma dove perderà anche sette dei suoi 11 figli ed in seguito anche sua moglie. Vive lunghi
anni di solitudine ed infine ad 80 anni, provato, ma con la mente lucida e con i sentimenti ancora
vivi, incontra Marie Melanie, bella parigina di trent'anni, che lo "trascina" sposo a Parigi. Gli ultimi
otto anni sono finalmente ricolmi di gloria e di felicità.

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Breve biografia
Christian Friedrich Samuel Hahnemann nasce il 10 Aprile 1755 nella città medievale di Maissen, in Sassonia.
Studia Medicina a Lipsia, frequenta a Vienna il 3° anno e si laurea ad Erlangen il 10 Agosto del 1779. Il 10
Dicembre 1782 sposa Henriette Kuchler, dalla quale avrà ben 11 figli. Medico affermato, nel 1789
abbandona la professione perché insoddisfatto del metodo e dei risultati. Nel 1790 intuisce il principio di
similitudine e ne enuncia il valore universale nel 1796 nel lavoro scientifico: "Studio su di un nuovo principio
per scoprire le proprietà curative delle sostanze medicinali". Nel 1805 pubblica a Lipsia "Frammenti sugli
effetti positivi dei rimedi", con 27 sperimentazioni.Nel 1810 pubblica " L'Organon della medicina razionale"
con i principi della nuova dottrina: nasce l’Omeopatia! Dal 1811 al 1821 pubblica i 6 volumi della Materia
Medica pura. Insegna all'Università di Lipsia. Dal 1828 al 1830 pubblica le Malattie Croniche, in 5 volumi.
Muoiono 7 dei suoi 11 figli e nel 1830 perde sua moglie. L'8 Gennaio del 1835, ad 80 anni, sposa Marie
Melanie D'Ervilly, trentenne parigina . Si trasferiscono a Parigi. Si ammala verso la metà di Aprile del 1843 di
un'ostinata bronchite e muore a Parigi, il 2 Luglio, all'età di 88 anni.

I PRINCIPI DELL’ OMEOPATIA


Il metodo costruito da Hahnemann rende l'Omeopatia unica ed inconfondibile, facilmente
differenziabile da metodiche terapeutiche che applicano solamente la Legge dei Simili o si limitano
alla somministrazione di rimedi a dosi infinitesimali. Praticare la medicina omeopatica significa
applicare tutti i principi di seguito illustrati. La rigorosità dello scienziato Hahnemann non permette
confusione di sorta. La Medicina Omeopatica offre al medico una chiave di lettura del malato, del
medicamento, quanto serve per una prescrizione efficace e per prevedere e seguire il decorso di
guarigione del paziente (prognosi).

I - VIS MEDICATRIX NATURAE


Il medico segue le leggi di Natura

Principio antichissimo, risalente ad Ippocrate, il quale afferma che la Natura è il vero terapeuta ed
il compito del medico è di esserne suo ministro. Ogni essere vivente ha già in sé dei meccanismi di
difesa che tendono a mantenere ed a ristabilire la salute perduta, che si manifestano
peculiarmente in ognuno a seconda della sua costituzione e di molti altri fattori (ambiente, età,
stagione, ecc.). Il medico può agire efficacemente rinforzando tale processo già in atto. In realtà
non esiste né potrà mai esistere farmaco che contenga in sé la guarigione, ma solo rimedi in grado
di aiutare l'organismo a guarire, stimolando e favorendo la Vis Medicatrix Naturae, cioè la forza
terapeutica naturale, detta anche Naturam Morbosum Medicatrix.
La figura del medico ne esce apparentemente ridimensionata, non più colui che ridona la salute,
ma un umile lettore degli eventi naturali fra i quali è inclusa la malattia. Dalla conoscenza ottenuta
con un’attenta osservazione del malato e quindi delle cause prime dell’infermità stessa, il
terapeuta, in sintonia col meccanismo di guarigione già innescato ma troppo debole, prescrive il
rimedio adeguato che, con un’azione precisa e dolce, aiuta il paziente a recuperare la salute. Il
tutto senza produrre alcun danno, rispettando l’altro non meno importante principio ippocratico:
“primum non nocere”. Quindi il terapeuta trova la sua vera essenza all’interno di fenomeni naturali
che deve conoscere e rispettare. Insomma, medici meno superbi, più consapevoli del loro limite
ma anche della loro grande potenzialità di guarigione. Medici che non cercano rimedi per
manipolare i meccanismi naturali, ma concentrano il loro sforzo perché tutto torni a funzionare così
come è stato concepito all’origine.
Potremmo dire, in definitiva, che l’armonia già esiste, al più è oscurata. La finalità del terapeuta è
la sua riconquista e non la creazione un altro equilibrio, artificiale e non durevole.

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II - LEGGE DI SIMILITUDINE
Similia similibus curentur

“Per guarire in maniera radicale le affezioni croniche si devono ricercare dei rimedi che provocano
ordinariamente nell'organismo umano una malattia simile, la più simile possibile".
E' il principio fondamentale dell'Omeopatia. E’ un principio universale, una legge di natura che
esiste da sempre, un po’ come la legge di gravità che in condizioni normali ci lega con
un’attrazione di incredibile potenza alla terra e che, naturalmente, già esisteva e funzionava prima
che il signor Newton ce lo facesse notare. Né tantomeno é possibile che tale principio venga meno
col trascorrere del tempo, per gli stessi motivi. L’Omeopatia poggia quindi su una Legge e non su
teorie, che possono essere modificate o corrette o addirittura passare di moda. Questa é la
migliore garanzia dell’affidabilità del metodo omeopatico.
Ippocrate la evidenziò per primo, differenziandola dalla legge dei contrari. Paracelso, medico ed
alchimista svizzero del ‘500, la utilizzò e tentò anche terapie con piccole dosi di sostanze. Molti altri
medici e ricercatori ne hanno fatto menzione nel corso dei secoli, ma solo Hahnemann la rende
utilizzabile facendone il cardine di un metodo razionale di cura.

III - SPERIMENTAZIONE SULL'UOMO SANO (Proving)


La conoscenza delle capacità terapeutiche delle sostanze

“Dunque, scrupolosamente, assai scrupolosamente le medicine, dalle quali dipende la vita e la


morte, la malattia e la salute degli uomini, devono venire differenziate fra loro ed esaminate su
corpi sani con accurate ed esatte ricerche, nei riguardi della loro potenza e dei loro veri effetti.
Questo per poterle conoscere esattamente e per evitare, nel loro uso nelle malattie, ogni errore,
poiché solo una scelta giusta del medicamento può ridare in breve tempo e durevolmente il
maggiore dei beni terrestri, il benessere del corpo e dello spirito.” (Organon §120)

“La totalità di tutti gli elementi morbosi che un farmaco può sviluppare, sarà ottenuta quasi
completamente solo attraverso molteplici osservazioni di esperimenti eseguiti su molti organismi
adatti e diversi, in persone di ambo i sessi.” (Organon §135)

L'unico mezzo attendibile e riproducibile per conoscere i sintomi che una sostanza produce - e
quindi guarisce nel malato - é quello di somministrarla ripetutamente ad un soggetto sano,
opportunamente diluita e dinamizzata. Cosi facendo si evidenziano sintomi a livello fisico, psichico
e sensoriale che esprimono, oltre la reattività dell'individuo, le proprietà della sostanza impiegata.
La raccolta accurata di tale sintomatologia - considerando intensità, frequenza, ordine cronologico
di comparsa dei sintomi e caratteristiche, le più varie purché evidenti - si definisce PATOGENESI
del medicamento. La raccolta di patogenesi di più medicamenti é la MATERIA MEDICA, il testo di
Farmacologia omeopatica.
Non possono essere accettate, pertanto, sperimentazioni effettuate su persone malate, come
quelle proposte dalla medicina classica, in quanto i sintomi già presenti nel soggetto
sperimentatore, sommati a quelli determinati dal rimedio, renderebbero la patogenesi risultante
confusa e non attendibile. Da ciò si deduce che la Sperimentazione omeopatica non ricerca la
dimostrazione del funzionamento della sostanza in esame nel soggetto sperimentatore (tanto
meno su animali!), ma semplicemente cerca dati (SINTOMI) incontestabili (PURI = sull'uomo sano)
sulla sostanza stessa. Una sostanza dinamizzata può definirsi rimedio omeopatico, e quindi essere
usata in terapia, solo dopo essere stata ripetutamente studiata sull'uomo sano.

Questa incredibile rivelazione di Hahnemann, troppo poco valorizzata persino dagli stessi
omeopati, merita qualche ulteriore riflessione. In pratica qualsiasi sostanza preparata secondo il
metodo omeopatico produce una sintomatologia precisa e dettagliata nello sperimentatore e tale
sintomatologia é caratterizzata da sintomi fisici e mentali, fra cui sintomi caratteriali. Se

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decidessimo per esempio di sperimentare il petalo del fiore che abbiamo sul davanzale della nostra
finestra e lo facessimo con rigorosità e ripetutamente, gradualmente svilupperemmo sintomi a noi
sconoscuiuti, diventeremmo un po’ quel fiore. Scopriremmo così il modo di ammalare, di soffrire, di
percepire la realtà del nostro fiore; ma anche i suoi gusti ed avversioni, i suoi umori e le sensazioni
ricorrenti, il suo temperamento, i suoi sogni e le sue fantasie. Insomma, se fossimo
sufficientemente perseveranti da proseguire a lungo con l’esperimento, ed anche così recettivi ed
attenti a ciò che succede, ci si svelerebbe quella che, senza forzature, possiamo chiamare l’essenza
della sostanza, nel nostro caso il fiore. E ciò, incredibilmente, vale anche per la sperimentazione di
sostanze inerti, inanimate, apparentemente non dotate di vita. In definitiva Hahnemann, col
metodo della sperimentazione pura, ci ha consegnato la possibilità di CONOSCERE l’essenza
profonda di ogni sostanza. Ci ha in definitiva fornito la prova inconfutabile e di facile riscontro che
ogni sostanza é vivente e peculiare nelle sue manifestazioni vitali, sia che viva una vita
macroscopicamente evidenziabile, sia che la sua vita sia nascosta ai nostri sensi.

IV - INDIVIDUALITA' MORBOSA
Ogni individuo, in salute o in malattia, é uguale solo a se stesso

Ogni individuo ammala in una forma che lo contraddistingue e che è l'espressione del suo essere
fisico, psichico e della sua eredità. E’ dunque determinante l'analisi del malato nella sua totalità al
fine di evidenziare la sua peculiarità patologica (individualizzazione del malato). In definitiva si può
affermare che noi esseri umani ci distinguiamo gli uni dagli altri più facilmente da ammalati che da
sani, ognuno di noi si ammala secondo uno stile che gli é proprio.
In effetti si può, si deve affermare che NON ESISTONO MALATTIE MA MALATI. Non esiste il
farmaco per la gastrite, quello per l'influenza o quello per l'artrosi, quanto il farmaco per il
gastritico, l'influenzato, l'artrosico. Se ne deduce che più persone che soffrono della stessa
patologia organica (per esempio di rinite allergica) possono facilmente essere curate da
medicamenti differenti, ponendo attenzione alla sintomatologia globale e non solo ai sintomi locali
(scolo nasale, starnuti, bruciore agli occhi...). Quindi l’attenzione prevalente va rivolta all’essere
umano malato, più che alla malattia, che non può esistere di vita propria all’infuori di esso.
Provate ad osservare più persone malate in una fase di epidemia, per esempio influenzale.
Sappiamo che l’influenza, una malattia acuta stagionale molto diffusa, é data da un virus che,
infettando un individuo, provoca una sintomatologia molto ben definita. Sembrerebbe la
dimostrazione che la malattia è la stessa in tutti, ma provate a guardare con più attenzione. Prima
di tutto noterete che un certo numero di individui non ammalano, pur essendo stati ripetutamente
a contatto con malati; altri ammalano in maniera blanda, altri invece ammalano intensamente. Fra
questi ultimi però certi svilupperanno dei sintomi gastrointestinali quali vomito e diarrea, in altri
invece saranno prevalenti i sintomi dell’apparato locomotore, quali dolori, e così via. Ma non basta,
andiamo oltre, e vedrete che c’è chi vorrà bere molta acqua perché é disidratato e chi no, chi vorrà
la luce spenta e chi no, chi vorrà mangiare magari una minestra calda e chi rifiuterà tutto. Ancora,
chi vorrà essere lasciato in pace in attesa di guarire, chi invocherà la presenza e l’aiuto dei suoi
cari, chi sarà spaventato, chi dormirà, contento di non andare al lavoro e chi non sopporterà di
stare a riposo! Capirete chiaramente come, nonostante la malattia sia causata da un’agente
omogeneo e tenda a dare sintomi omogenei, subisca una sorta di “umanizzazione”, donando
caratteristiche evidenti ad ogni quadro clinico. E’ proprio in base a queste differenze che
l’omeopata trova il medicamento giusto, che quindi può essere diverso da caso a caso.
L’Omeopatia é veramente la medicina dell’essere umano, olistica per definizione.

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V - INDIVIDUALITA' MEDICAMENTOSA
Ogni medicamento ha capacità terapeutiche uniche

“Come certamente ogni specie di pianta é diversa da ogni altra per aspetto esterno, per modo di
vita ed accrescimento, per sapore ed odore, come sicuramente ogni minerale, ogni sale é diverso
dagli altri per le sue qualità esterne, interne, fisiche e chimiche, così certamente tutte queste
sostanze, vegetali e minerali, hanno effetti patogenetici - e quindi anche curativi - diversi e tra loro
differenti. Ognuna di queste sostanze agisce in modo proprio, diverso, ma ben determinato, che
elimina qualunque confusione, e determina alterazioni dello stato di salute e della cenestesi
dell’uomo.” (Organon §119).

E' un principio strettamente connesso al precedente.


Ogni medicamento determina nell'uomo sano un complesso sintomatologico (MALATTIA
ARTIFICIALE) peculiare, caratteristico ed inconfondibile, simile a quello che curerà nel malato
(MALATTIA NATURALE). Così come ogni individuo é unico ed irripetibile, differente da qualsiasi
altro, al quale può al massimo somigliare, l'individuo virtuale che é il medicamento omeopatico non
può che essere uguale solo a se stesso, con tutte le caratteristiche che lo contraddistinguono. Così
come non esistono due malati uguali, pur sofferenti di malattie simili, non esistono due
medicamenti uguali. Inoltre ogni medicamento é in grado di curare malattie apparentemente non
in relazione fra loro ed anche molto dissimili, purché nel malato siano chiaramente riscontrabili le
peculiarità del medicamento.

VI - DINAMIZZAZIONE
Diminuisce la materia ed aumenta l’energia

“Le esperienze più recenti hanno insegnato che le sostanze medicamentose, allo stato greggio,
prese da persone in esperimento, per l’esame dei loro effetti specifici, non manifestano la completa
pienezza delle forze insite come quando esse vengano ingerite potentizzate in alte diluizioni con
conveniente triturazione e succussione. Con questo semplice trattamento le forze nascoste allo
stato greggio e quasi dormienti vengono sviluppate in modo incredibile e risvegliate ad attività.”
(Organon §128)

Tale tecnica consiste nella diluizione (TRITURAZIONE per le sostanze insolubili, DILUIZIONE per le
solubili) delle sostanze fino a dosi cosiddette infinitesimali, contemporanea alla somministrazione
di scosse energiche e costanti (SUCCUSSIONE). Tali procedimenti privano totalmente le sostanze
della loro tossicità e le rendono terapeuticamente più attive ed in grado di agire in profondità. E’ la
metodica che ha permesso a Hahnemann di ottenere medicamenti in grado di agire a livello
dell’energia vitale, evitando totalmente la comparsa di effetti collaterali, sviluppandone solo la
capacità curativa. Hahnemann era un medico probabilmente geniale. Ciò gli permise per primo di
opporre una critica alla medicina del tempo, poi di sviluppare un metodo completamente nuovo
che attinge dall’antichità dei principi basilari e li rende utilizzabili. Ciò spiega la valorizzazione della
Legge dei Simili, già conosciuta, l’importanza data all’individualità del malato, la diluizione del
medicamento fino a limiti estremi. Ma se Hahnemann fosse stato semplicemente un medico molto
colto ed ingegnoso, non sarebbe potuto andare oltre. In realtà, invece, andò ben oltre, varcando la
soglia della materia, diluendo le sostanze fino a molto più in là della loro capacità di aggregarsi in
molecole, fino cioé ad arrivare “all’acqua fresca”, soluzione oramai inerte. L’ingegnoso metodo
della succussione, cioé delle scosse ritmiche da dare alla sostanza ad ogni passaggio, gli permise di
generare e riconoscere un’energia nuova e potente, e di utilizzarla terapeuticamente. Di fatto
Hahnemann raccolse l’antico patrimonio alchemico che si tramandava dalla notte dei tempi. Queste
ovvie conclusioni non debbono andare a scapito dell’Omeopatia, quanto a suo favore, innalzandola
al rango di medicina energetica, che può agire ai livelli più sottili dell’individuo, lì dove veramente
si annida la malattia. Se qualcuno ci considera per questo un po’ stregoni... poco male!

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VII - ENERGIA VITALE
L’energia del cosmo in ogni individuo

“Nello stato di salute dell’uomo la forza vitale, vivificatrice e misteriosa, domina in modo assoluto e
dinamico il corpo materiale e tiene tutte le sue parti in meravigliosa vita armonica di sensi ed
attività, in modo che il nostro intelletto ragionevole si possa servire liberamente di questo
strumento sano e vitale per gli scopi superiori della nostra esistenza.”. ( Organon §9)

E' la forza che da’ vita all'individuo, che permette, regola e dirige ogni processo vitale di ogni
essere vivente, dalla digestione alla respirazione, al pensiero. Che tiene in stretta relazione ogni
cellula, tessuto, organo ed apparato, dando origine ad un'entità unica ed armonica. E’ l’energia
della vita che risiede in noi. L'uomo, quindi, può senz'altro essere considerato un'entità energetica,
un'insieme di forze che, nello stato di salute, sono in coesione armonica e coerente fra di loro. La
malattia, prima ancora di manifestarsi come alterazione della funzione e della struttura degli
organi, nasce come squilibrio energetico e va curata con un'analoga energia e non con sostanze
chimiche. Il medicamento omeopatico non é altro che un'energia specifica che adoperiamo per
agire sull'energia vitale alterata dell'organismo malato.
Di ciò la scienza sa già da molti decenni. Le manifestazioni dirette o indirette di tale energia sono
state riscontrate, misurate, fotografate. Ma la scienza biomedica stenta a prendere atto di questa
realtà che sconvolgerebbe i canoni sui quali é stata costruita. La medicina classica si rivolge ancora
prevalentemente se non totalmente all’UOMO CHIMICO, cioé all’individuo governato da mediatori
chimici, molecole che, agendo a livello di recettori cellulari, rendono possibili le funzioni dei singoli
organi. La salute, in sostanza, sarebbe l’equilibrata presenza di tali molecole nell’organismo, la
malattia uno squilibrio nel senso di carenza o eccesso. La terapia é quindi chimica, utilizzando altre
molecole per controbattere simili squilibri. Ma la causa prima evidentemente non risiede lì, essendo
l’alterazione chimica ancora una conseguenza e non una causa. Le medicine energetiche,
l’Omeopatia, l’Agopuntura ed altre ancora, si rivolgono all’UOMO ELETTROMAGNETICO, cioé
all’uomo invisibile, quello governato da forze in continuo movimento ed evoluzione, sensibili ad
ogni stimolo. Lì, a monte delle reazioni chimiche, a monte della materia, esiste l’armonia o la
disarmonia, quest’ultima diventerà poi malattia oggettivabile. E lì che si deve intervenire con i
mezzi a nostra disposizione, fra i quali il medicamento omeopatico opportuno.
Nella affermazione sopra esposta, tratta dall’Organon, Hahnemann ci dice anche molto di più.
Afferma che la malattia é in definitiva l’allontanamento dell’uomo dallo scopo per il quale é stato
creato. Una perdita di armonia pressoché fatale, anche quando non arriva ad uccidere l’individuo,
perché é la perdita del senso e della finalità. La riconquista della salute, intesa nell’accezione più
vasta e completa, è il recupero della “meravigliosa vita armonica” che restituisce all’uomo la libertà
e la possibiltà di evolvere.

VIII - MIASMI O MALATTIE CRONICHE


Le cause profonde delle malattie

Furono individuati da Hahnemann come la vera causa delle malattie. Sono sostanzialmente le tre
modalità elettive di alterazione dell’energia vitale, potremmo definirli le tre vie della decadenza
dell’uomo. LA PSORA é il miasma principale e comporta uno stato di riduzione della resistenza,
della capacità immunitaria naturale, delle difese cioé dall’ambiente esterno. Quindi ipofunzione,
difetto, carenza, incapacità e di conseguenza facilità ad ammalare. LA SICOSI é il secondo miasma
ed é caratterizzato da un eccesso di reazione, quindi: iperfunzione, iperproduzione, ipertrofia e
malattie conseguenti. LA SIFILIS, il terzo miasma, é caratterizzato da alterazione distruttiva, per
cui disfunzione, perversione, ulcerazione, sono le sue modalità. Tutte le migliaia di malattie che si
conoscono e che rispondono a cause occasionali di varia origine (CONCAUSE, vedi Eugenetica)
possono, in ultima analisi, essere attribuite a queste tre cause fondamentali.

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Questa grande intuizione di Hahnemann, frutto di osservazioni attente e dettagliate, non poteva
essere corroborata da conoscenze scientifiche adeguate, al tempo inesistenti. Attualmente noi
possiamo, con una certa approssimazione, accostare i miasmi ai concetti di COSTITUZIONE, di
DIATESI, di PREDISPOSIZIONE MORBOSA. In sostanza, ognuno di noi nasce con un patrimonio
genetico, che ha ereditato e che tramanda, che lo contraddistingue in tutto il suo essere,
dall'aspetto fisico, al carattere, alla capacità di reagire, alla modalità di ammalare, che é
influenzabile da numerosi fattori (condotta di vita, ambiente, traumi, terapie ...). La vera terapia,
profonda, capace di apportare benefici permanenti, é solo quella che, oltre alla patologia
occasionale del paziente, mira al miglioramento costituzionale dell'individuo, all'attenuazione della
carica miasmatica: si cura così la malattia e soprattutto la capacità di ammalare.
Possiamo dare dei Miasmi anche una lettura psicodinamica (T.P.Paschero). La Psora che, come
affermò Hahnemann, è la base di tutte le malattie, può essere considerata come la conseguenza
del trauma della nascita e dell’impatto col mondo, ostile e pieno di incognite. Ne derivano un’ansia
profonda ed un senso d’abbandono che fanno sentire l’individuo separato, solo ed impaurito. La
Psora, secondo questa ottica, é l’angoscia esistenziale dalla quale nessuno é immune, che rende
l’essere umano fragile ed esposto. Da questa base comune di sofferenza l’individuo può tentare di
difendersi con un’eccessivo desiderio di autoaffermazione, vissuto come l’acquisizione di potenza,
effimera vittoria sull’ansietà, che può diventare esercizio di dominio e sopraffazione: siamo nella
sfera d’azione del miasma sicotico. La ricerca di potere rappresenta quindi l’esplicazione del
miasma sicotico e, in definitiva, un tentativo aberrante di difendersi dall’ansietà psorica. Quando
l’individuo invece si sente impotente a difendersi dal suo abbandono e dalla sua paura di affrontare
il mondo, compare il tentativo di ritornare verso la protezione ancestrale materna, verso il riposo,
la morte. In questo caso l’istinto di morte si fa molto intenso e l’individuo tende a distruggere ciò
che gli impedisce di alleviare il suo abbandono di fronte all’ambiente: si sta manifestando il miasma
sifilitico.

LA LEGGE DI GUARIGIONE

Costantino Hering (1800-1880), insigne medico omeopatico, dopo decenni di pratica clinica
enunciò la seguente legge: "Il processo di guarigione avviene dall'alto verso il basso, dal dentro
all'infuori, da un organo importante a quelli meno importanti, in ordine inverso a quello di
comparsa".
Tale legge si collega e completa il principio ippocratico della Vis Medicatrix Naturae. In sostanza
possiamo osservare che: un'eruzione tende a scomparire prima alla testa, poi al tronco, infine alle
estremità (dall'alto verso il basso). Che la guarigione di molte malattie avviene tramite la
fuoriuscita di catarri o secrezioni varie (dall’interno verso l’esterno). Che il miglioramento di una
malattia cardiaca può manifestarsi attraverso la riacutizzazione di sintomi artritici così come la
scomparsa di una bronchite può far riapparire un’antica dermatite o aggravare una psoriasi (da un
organo importante a quelli meno importanti, cuore-articolazioni, bronchi-cute). Che le malattie più
recenti guariscono prima di quelle più antiche (in ordine inverso a quello di comparsa). Più in
generale possiamo affermare che LA GUARIGIONE Sì REALIZZA SEMPRE IN SENSO CENTRIFUGO,
ESONERATIVO. Guarire é sinonimo di manifestazione, espulsione, disintossicazione. Per estensione
noi ritroviamo tale principio anche a livello psichico. Se il paziente soffre per emozioni non
espresse, il primo segno di miglioramento sarà inequivocabilmente la manifestazione completa e
liberatoria della sua sofferenza, che segnerà l’inizio del processo terapeutico (per esempio: un
lutto, una rabbia per un’ingiustizia, un’antico rimorso).
Il riscontro che il miglioramento del paziente sta avvenendo secondo tali criteri conferma al medico
la validità del suo intervento terapeutico ed é di grande importanza per la formulazione di una
prognosi. Quando il processo di guarigione é iniziato il paziente, pur non essendo ancora libero
dalle sofferenze, comincia a sperimentare un marcato senso di benessere

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LA MEDICINA OMEOPATICA OGGI

Fin dai suoi primi sviluppi l'Omeopatia fu fortemente ostacolata, talvolta anche in modo scorretto,
derisa, tutt'al più tollerata. Oggi la situazione é molto diversa e, nonostante le forti resistenze che
ancora incontra, è sempre maggiore il numero di persone che con essa si curano e che di essa si
interessano. Anche l'atteggiamento di molti medici, operatori sanitari e scientifici, é meno rigido,
tanto che in molte Nazioni la Medicina Omeopatica ha un suo riconoscimento specifico tutelato da
leggi ben precise. In questo campo la situazione é in veloce cambiamento.
Paradossalmente la fama che l’Omeopatia sta incontrando rischia di nuocerle. Troppo spesso si
crede di conoscere l’Omeopatia ed i principi ad essa correlati, o addirittura si é convinti di essere
curati omeopaticamente. Magari si sono assunti medicamenti o sostanze genericamente naturali, o
fitoterapici, o simili, prodotti anche utili, ma che nulla hanno in comune con la Medicina
Omeopatica. La confusione é grande, fra i pazienti e talvolta anche fra i medici.

E' una medicina alternativa?

I principi hahnemanniani sono stati utilizzati per i più disparati esperimenti, raramente nel loro
insieme, molto più spesso separatamente. Per cui sono sorte molte tecniche terapeutiche che
utilizzano sostanze dinamizzate con modalità le più varie, insieme a combinazioni le più varie.
Tutto ciò é logicamente legittimo, sottoposto alla scienza e coscienza del terapeuta. Meno legittimo
é chiamare ciò Omeopatia ed indurre quindi alla confusione il paziente.
L’Omeopatia é stata inoltre inserita, volente o nolente, nel groviglio di metodi, tecniche, approcci e
talvolta semplici espedienti cui é stato dato il nome di Medicina Alternativa, creando di
conseguenza una specie di "medico alternativo" che si occupa di tante cose insieme, decidendo di
volta in volta quale metodica usare o quali abbinare fra loro. Un grande pasticcio! Una confusione
che mescola di tutto: da medicine antiche e prestigiose come l'Agopuntura, a pratiche poco
ortodosse, più adatte a generici guaritori.
Non é corretto affermare che l'Omeopatia é una medicina alternativa, seppure é diversa dalla
medicina ufficiale nella terapeutica e nell'approccio al paziente. L’Omeopatia riconosce e valorizza
appieno tutte le conoscenze scientifiche. Il medico omeopata non dovrebbe conoscere qualcosa in
meno del medico normale, quanto qualcosa in più. Non é possibile che un cattivo medico classico
possa diventare un ottimo omeopata. L’Omeopatia, più che un’alternativa alla medicina ufficiale,
può essere considerata un’evoluzione, una base solida per la medicina del futuro. Non si dimentichi
che la Medicina Omeopatica è, in fondo, una scienza ancora giovane, il cui cammino é stato spesso
ostacolato e che pertanto sta valutando ora i suoi campi di applicazione, i suoi limiti e le sue
potenzialità.

Esistono più Omeopatie?

L'Omeopatia classica, così come concepita ed applicata da Hahnemann, viene attualmente definita
UNICISTA o HAHNEMANNIANA per distinguerla da metodi diversi sviluppatisi in seguito. E’ la
dottrina illustrata in questo opuscolo. Il medico omeopatico unicista affronta il complesso
sintomatologico delle persone malate, ne coglie il legame, il filo conduttore che lo porta a
prescrivere un solo rimedio alla volta, quello che sperimentalmente ha prodotto la sintomatologia
più simile. L’omeopatia unicista é per sua natura una medicina olistica (prima che il termine fosse
coniato!), cioé che studia e cura l’uomo nella sua unità e globalità.
Il METODO PLURALISTA prevede invece l'impiego di uno o più rimedi contemporaneamente: in
breve, si selezionano i sintomi o le patologie più rilevanti e per ciascuno di essi viene prescritto il
rimedio di elezione. Un altro criterio di prescrizione per gli omeopati Pluralisti é quello basato

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sull'ipotesi costituzionale: nei processi morbosi ogni costituzione trarrà giovamento da una rosa di
rimedi ad essa congeniali.
C'é poi il METODO COMPLESSISTA che consiste nella prescrizione di miscele di rimedi chiamati
"complessi", che talvolta vengono somministrati addirittura per via parenterale e non per via
sublinguale. Una variazione elaborata di questo metodo paraomeopatico é l’OMOTOSSICOLOGIA,
dottrina che sta riscotendo molto successo, rappresentando un ponte di facile comprensione per il
medico normale. Troppo spesso i pazienti curati con questi medicamenti credono di essersi
sottoposti a terapia omeopatica.
L’ANTROPOSOFIA, metodo ideato dallo studioso Rudolf Steiner, dell’Omeopatia usa solo qualche
medicamento, mescolato a sostanze di varia origine.

E’ evidente come Pluralismo e Complessismo non rispettano tutti i principi Omeopatici. Le due
metodiche si basano su un approccio terapeutico di tipo allopatico con la sola differenza che ai
farmaci tradizionali vengono sostituiti associazioni di rimedi omeopatici.
Esistono poi numerose metodiche terapeutiche che vengono spesso definite omeopatiche e che
sono invece tutt'altra cosa: la Fitoterapia, la Gemmoterapia, l'Isopatia, la somministrazione di
Oligoelementi. Talvolta l’Omeopata associa sostanze di questo tipo alla cura omeopatica di base,
per raggiungere risultati più veloci, constatandone l’efficacia e l’innocuità.

In sintesi non si può definire medico omeopatico chi semplicemente somministra dei rimedi
dinamizzati, magari in base ad un'analisi più approfondita e completa del paziente, ma solo chi
mette in pratica tutti i principi fondamentali del METODO CLINICO-TERAPEUTICO OMEOPATICO,
unica garanzia di atto medico-scientifico efficace e riproducibile.

Centro di Omeopatia VESCOVIO


Piazza Vescovio 7, Roma
Tel: 06.86211877 Fax: 06.86208145

www.omeopatia-roma.it
info@omeopatia-roma.it

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III - La visita omeopatica
Si può rimanere sorpresi da una visita omeopatica, piacevolmente o meno. Il clima che si crea è un
po' diverso da quello che si instaura durante una comune visita medica: c'è meno distacco, il
medico è meno formale e meno schematico nelle domande, sono possibili divagazioni
apparentemente fuori tema. Inoltre il paziente viene stimolato a parlare, a raccontare di sé, del
presente e del passato, e non solo in relazione ai fastidi che lo assillano da tempo e per i quali è
venuto. Infine non c'è fretta, sembra quasi che il medico abbia tempo da perdere o semplicemente
voglia di chiacchierare.

Conoscere il paziente

In realtà i problemi che l'Omeopata deve affrontare in quei trenta-sessanta minuti sono numerosi
e, di certo, una visita ben condotta è un mirabile esempio di analisi e sintesi.
La visita comprende una parte strettamente medica, finalizzata alla conoscenza del paziente
come "portatore di malattie"; essa implica un'anamnesi patologica remota e prossima (la storia
delle malattie passate e recenti), l'esame dei dati di laboratorio, l'esame fisico ed infine la
formulazione di una o più diagnosi. Tutto quello, insomma, di cui si compone una visita medica
classica.
Nella seconda parte, o più probabilmente in contemporanea, viene accuratamente indagato lo stile
di vita del paziente, il suo temperamento, il suo carattere. In sostanza il medico cerca di conoscere
il paziente come soggetto umano, consapevole che chi è venuto al consulto è una persona in
difficoltà, non un semplice portatore di malattie. E' cioè un individuo con una storia, che vive
vicende spesso difficili, che ha desideri, aspirazioni, che quasi certamente ha subito frustrazioni e
perdite.
Le malattie organiche, adeguatamente considerate, vengono quindi inserite in un contesto più
generale: non avremo a che fare con un'asma o con un'ipertensione, ma con una persona che
soffre di asma o d'ipertensione.
La differenza c'è, ed è notevole!
Non viene presa in considerazione la malattia come se avesse una vita propria, fuori dalla persona,
ma la persona che, tramite un percorso ricostruibile, arriva a generare una malattia.
Ed ancora, non ci si lasci ingannare, la o le malattie in questione possono somigliare a quelle di
un'altra persona, ma, a ben guardare, la similitudine è solo apparente. Il nostro stile di soffrire ci
differenzia gli uni dagli altri in modo molto netto. La malattia racconta molto di noi a chi sa
leggerla, spesso evidenzia parti altrimenti sommerse e ci costringe a manifestarci, come volesse
dire: "Bando agli indugi, non puoi più stare nascosto, potrebbe esserti fatale!"
Da queste affermazioni deriva una visione positiva della malattia, una chiave di lettura differente
ed affascinante, con dei risvolti pratici notevoli.
Non basta, l'omeopata fa molte altre domande.
Per esempio si interessa in modo quasi puntiglioso dei gusti alimentari del paziente, delle sue
reazioni al caldo ed al freddo, ai cambiamenti atmosferici e climatici.
Chiede del sonno, dei sogni, è interessato a tutto ciò che esercita un influsso rilevante sul
paziente, sia nel senso di suscitare un desiderio che un'avversione, purché la sensazione sia
intensa, ripetuta nel tempo, caratteristica.
Queste e molte altre ancora sono le domande rivolte al paziente e tutti i dati raccolti, purché sicuri,
significativi e caratteristici, vengono rigorosamente appuntati: sono i sintomi, materiale prezioso!
Quindi sintomo per l'omeopata non è solo un dolore o una menomazione con le loro
caratteristiche, non sono cioè solamente gli elementi che indicano la presenza e il tipo di malattia
(patognomonici), ma tutti i dati rilevanti del paziente, tutto ciò che lo caratterizza, lo rende
singolare, unico, lo individualizza. Migliore e più profonda è la conoscenza del paziente che il
medico ha ottenuto mediante la sua indagine a tutto campo, migliore sarà la prescrizione

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terapeutica, cioè il rimedio omeopatico più simile e, di conseguenza, il risultato terapeutico. Due
esempi chiariranno un po' i concetti.

L'otite di Martina

Martina ha 11 anni; è una longilinea stenica, capelli ed occhi neri, esuberante, vivace, affettuosa,
permalosa; sempre curata omeopaticamente.
Ha avuto una settimana difficile per problemi familiari; ha trascorso un'intera giornata in disparte e
la notte seguente ha dormito male con molti sogni agitati, ha parlato nel sonno, ha sofferto di mal
di testa, disturbi non abituali.
La notte successiva è stata risvegliata bruscamente da un dolore lancinante all'orecchio destro,
seguito da temperatura crescente; attualmente lamenta febbre a 39,7°C, intenso dolore auricolare
e mastoideo, linfonodi notevolmente ingrossati, fuoriuscita abbondante e costante di pus misto a
sangue, molta sete e labbra secche: un quadro chiaro ed inquietante di otomastoidite purulenta.
Nonostante l'intensa sofferenza la bambina giace immobile senza lamentarsi, risponde appena alle
domande, sembra pervasa da un profondo dispiacere che non spiega e che non riferisce alla
malattia, verso la quale si dimostra rassegnata.
In base al quadro clinico globale, si prescrivono due dosi di Natrum Muriaticum O/6LM, in più
somministrazioni.
Già dopo poche ore l'umore migliora velocemente, la bambina ritorna ad essere vivace e cordiale
come suo solito, nonostante che né la febbre né la secrezione accennino a regredire; dopo 12 ore
bruscamente cessa la sintomatologia auricolare e si evidenzia un'eruzione erpetica alle labbra che
si estende poi a tutto il mento; dopo tre giorni non lamenta più alcun disturbo e, a parte le
vescicole erpetiche, si dichiara in perfetta salute. Non recidive né esiti a distanza.

Si noti come il quadro clinico che prende in considerazione un omeopata non è limitato al disturbo
organico, che non viene certo sottovalutato, ma si estende all'umore, all'atteggiamento, al
momento eziologico scatenante, fino a considerare tutta la costituzione biotipologica del paziente.
L'omeopata può veramente affermare che cura le persone e non combatte le malattie. Si noti
anche come il miglioramento inizia nella sfera psico-emotiva per poi estendersi alla sfera organica,
seguendo la legge di guarigione (vedi) e soprattutto facendo riflettere sulla profondità della
malattia e quindi dell'azione del medicamento.
Se avessimo prescritto un antibiotico, come di norma, la cui somministrazione avrebbe dovuto
essere massiccia e prolungata, probabilmente l'otite sarebbe ugualmente guarita, seppure più
lentamente e con un recupero della membrana timpanica meno perfetto, ma sarebbe migliorato lo
stato d'animo della paziente e lo stato delle energie a sua disposizione? Certamente no, anzi,
entrambi sarebbero peggiorati a causa dell'apporto tossico e debilitante del medicamento.
Una recidiva, altra otite o altra malattia, sarebbe stata probabile.

L'asma che non guarisce mai

La signora M.T. ha 44 anni; E’ una longilinea astenica, cute chiara, occhi chiari, capelli castani.
Viene alla visita, circa tre anni or sono, per una vecchia rinite allergica con episodi bronchitici ed
asmatici recidivanti e persistenti, solo migliorati, in passato, dal vaccino iposensibilizzante.
Riferisce di svegliarsi tutte le notti fra le 3 e le 4 con ansietà e preoccupazioni; si sente inoltre
spossata, tutto le costa un grande sforzo. Alterna diarrea a disturbi respiratori. Ama i dolci.
Durante le bronchiti ha molta sete e preferisce liquidi caldi. Inoltre si evidenzia in una ciclicità
costante, sia nell'umore che nei disturbi organici.
La paziente è stata curata principalmente con Arsenicum Album a vari dosaggi, con la scomparsa
pressoché totale di asma, bronchiti ed insonnia, riduzione di frequenza ed intensità degli episodi di
rinite allergica, miglioramento notevole del tono generale.

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Dall'inizio della cura omeopatica non ha pi· assunto altri farmaci.
Si sottopone tuttora a controlli periodici.

E' questo un caso di malattia cronica che permane da molti anni, al punto che la paziente in
questione si accontenterebbe di un miglioramento e di gestire la sua malattia con farmaci non
dannosi... ma ottiene molto di più! E' chiaro che la terapia in questo caso non durò pochi giorni,
ma si protrasse per circa tre anni, seppure i primi miglioramenti la paziente li avvertì
precocemente. Si dice che l'Omeopatia sia "lenta", ma viene da chiedere: quale metodo
terapeutico poteva fare più, meglio e prima? Si rammenti che la paziente al momento non solo non
soffre più di asma, ma non deve assumere nemmeno medicamenti omeopatici. Guarigione,
appunto.

Da parte del paziente non è necessaria una preparazione specifica per affrontare una visita
omeopatica, che non è un esame, né vuole una sorta di sincerità da confessionale. E' utile un
resoconto delle malattie passate, l'apporto di eventuali cartelle cliniche, esami di laboratorio e
terapie accumulati nel tempo. E' utile infine un minimo di fiducia nel terapeuta al quale ci si sta
rivolgendo.
Il miglior paziente che il medico può trovarsi davanti non è quello entusiasta dell'Omeopatia;
troppo facilmente l'entusiasmo cambia di segno; né, logicamente, lo scettico inguaribile. La
conoscenza del paziente, ottenuta durante la visita medica, lo porta a contatto con la
Malattia Naturale, la sofferenza della persona espressa in sintomi.
La conoscenza della sostanza medicamentosa, che l’Omeopatia chiama RIMEDIO, più
complessa, lo porta a contatto con la Malattia Artificiale, quella che ogni medicamento
conoscenza dei principi dell'Omeopatia può favorire la terapia, ma può anche complicarla: l'uso
nevrotico di queste cognizioni crea problemi di vario tipo.

Una cosa chiamata empatia

L'Omeopata non instaura con i propri pazienti dei rapporti codificati da rigide regole
comportamentali, che sfocherebbero in un colloquio freddo e formale, assai poco utile. Il paziente
deve essere messo a suo agio, ed ogni paziente è diverso dall'altro. C'è chi desidera un approccio
cauto e riservato, fatto di domande precise. Chi ha bisogno di un'atmosfera calda ed accogliente
che stemperi l'ansia. Chi si presenta in attitudine difensiva, quasi aggressiva. Chi è senza un
briciolo di speranza già in partenza, o chi è perfino troppo speranzoso, quasi enfatico. Chi è
intimorito, chi non dice nulla, chi dice troppo, chi dice tutto meno quello che dovrebbe, e così via,
all'infinito.
Ognuno col suo stile, ognuno con la sua chiave d'accesso, spesso nascosta.
Un esame analitico del paziente, fatto anche con molta cura, non limitato alla sfera organica, può
dare al medico molti sintomi, ma può accadere che di tutti questi sintomi non saprà che fare,
perché non gli restituiscono un'immagine vera e sintetica della persona che ha davanti.
L'Omeopata non può accontentarsi di raccogliere solo sintomi superficiali, se il medico vuole curare
in profondità il proprio paziente deve conoscerlo in profondità. Per far ciò deve riuscire a creare
un'atmosfera empatica.
Possiamo definire l'empatia come la risultante di un vero e profondo interesse che il terapeuta
prova verso il paziente. Quando questa atmosfera è presente il paziente si sente come
magicamente a suo agio, desideroso egli stesso di segnalare la sua sofferenza, senza bisogno di
essere troppo stimolato. E' così che, sempre magicamente, il paziente comunica la sua
sintomatologia in modo semplice, chiaro, come se la stesse per la prima volta comunicando a se
stesso, perché l'attenzione e l'interesse del medico risvegliano la sua più profonda consapevolezza.
E' questo il lavoro che un buon omeopata cerca di fare nel tempo a sua disposizione: facilitare
l'apertura del paziente per avere accesso ad una sintomatologia profonda, spesso causale della sua
sofferenza.

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L'alleanza per la guarigione

Sia il medico che il paziente hanno una parte importante da svolgere perché il risultato finale sia il
migliore possibile. Ad entrambi viene richiesto qualcosa: disponibilità ed apertura al paziente,
insieme al desiderio di collaborare per la guarigione (non è scontato!); conoscenza e capacità di
indagine al medico, insieme a sincero interesse per la persona che gli sta chiedendo aiuto. Se tali
presupposti sono presenti, se quindi viene a costituirsi una salda alleanza con l'obiettivo comune
della guarigione, è difficile che non si riesca a comprendere la malattia ed a porvi rimedio,
regalando così al malato una vita migliore.
A questo punto occorre inserire qualche doveroso avvertimento.
La relazione medico/paziente in medicina omeopatica, in particolare nell'omeopatia unicista, è una
relazione delicata, che va gestita con cura dal terapeuta per evitare di cadere, insieme al paziente,
in facili tranelli. Non è certo una relazione così approfondita, ripetuta e frequente come nella
terapia psicoanalitica, ma può diventare di pari intensità e sfociare in fallimenti penosi. Non ne
sottovaluterei i rischi. In parte il terapeuta deve essere istruito ed allenato a gestire relazioni
certamente più coinvolgenti di quelle che comunemente si creano nella medicina classica, e questo
non può chiederlo ai testi di studio comunemente in uso nella facoltà di Medicina, l'argomento non
è ovviamente contemplato. In parte il paziente può essere, e facilmente lo è, portatore di un
numero talvolta incontenibile di aspettative che, trovata una maggiore disponibilità all'ascolto di
quanto si aspettasse, riverserà sull'incauto terapeuta, con sollievo momentaneo (suo!), ma con
future complicazioni.

IV - Il Rimedio omeopatico

MEDICO

BOTANICA
VISITA MINERALOGIA
OMEOPATICA ZOOLOGIA
TOSSICOLOGIA
SPERIMENTAZIONE PURA
RIPROVA CLINICA

PAZIENTE MEDICAMENTO
LEGGE DEI SIMILI

Conoscere il medicamento

Il medico, per poter effettuare un'azione terapeutica, deve possedere una conoscenza globale e
sintetica sia del paziente che delle sostanze medicamentose di cui dispone. La produce in un
individuo sano e che corrisponde, per la legge dei simili, a ciò che può guarire.

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L'incontro tra Malattia Naturale e Malattia Artificiale simile, cioè fra il Paziente ed il Rimedio a lui
più simile (SIMILLIMUM ), attiva e rinforza la Vis Medicatrix Naturae, con il risultato di migliorare o
guarire.
La conoscenza della sostanza/medicamento si ottiene dallo studio della sostanza di origine e del
suo habitat, nonché delle caratteristiche comportamentali (se animale), peculiarità di reazione (se
vegetale), reattività ed utilizzo (se minerale).
Inoltre ci forniscono dati fondamentali: la Tossicologia, la Sperimentazione pura (Proving) e l’uso
clinico della sostanza stessa.

La Tossicologia

Studia gli effetti tossici che una sostanza può provocare a dosi ponderali.
Costituì la prima fonte di conoscenza delle sostanze, potenziali medicamenti. La sperimentazione
che Hahnemann fece per primo su di sé con la China è un esempio di autointossicazione portata a
livelli non pericolosi per la vita, con lo scopo di definire con precisione i sintomi generati da questa.
Hahnemann poi continuò ad attingere dalla letteratura tossicologica, da tutti i casi di
avvelenamento incidentale o volontario, traendone altri dati. Continuò con la sperimentazione di
sostanze nuove, assumendole insieme ai suoi collaboratori, sempre a dosi ponderali, registrando
minuziosamente i sintomi che comparivano.
Erano i primi passi verso una nuova Materia Medica Omeopatica, che è una raccolta di Patogenesi
Medicamentose, cioè dei sintomi prodotti dalle sostanze assunte sperimentalmente, a scopi
autodistruttivi o incidentalmente.

La Sperimentazione Pura (Proving)

Notò che tali sintomi, sviluppati dopo dosi ponderali di sostanza, talvolta massicce, anche
pericolose, erano sempre a brusca comparsa, spesso confusi, grossolani, prevalendo di frequente i
sintomi generici di un'intossicazione dell'organismo su quelli peculiari e caratteristici della sostanza.
Cominciò così a diluire le dosi, sempre di più, fino a che si dimostravano ancora in grado di
generare i sintomi; poi a scuotere le sostanze ad ogni passaggio, ritmicamente ed energicamente.
Il salto di qualità fu semplicemente enorme : questo metodo di preparazione del farmaco
(DINAMIZZAZIONE) ne azzerava letteralmente gli effetti collaterali, liberando energie
insospettate.
Le sperimentazioni effettuate con tali dosi erano, e sono, innocue, davano origine ad una
sintomatologia ricca, ordinata e caratteristica, ma sempre di breve durata.
Hahnemann rese le sue esperienze metodo scientifico codificandole con precisione nell'Organon, in
modo da garantire la totale e costante riproducibilità.
Attualmente il termine " dose infinitesimale " è superato, poiché le diluizioni omeopatiche vanno
oltre il numero di Avogadro e quindi oltre le leggi della chimica molecolare.
Rispetto ad allora si attinge di meno dalla Tossicologia, essendo la Sperimentazione Pura (Proving)
un mezzo elettivo di conoscenza di una sostanza, cioè la somministrazione ad individui
rigorosamente sani di sostanze preparate omeopaticamente allo scopo di provocare i sintomi (
Patogenesi ) che ci permetteranno di conoscerle ed usarle ( Rimedi omeopatici ).

La riprova clinica

E' inoltre d'aiuto al medico, per la conoscenza del farmaco, lo studio dei riscontri clinici (scomparsa
di sintomi nei pazienti, effetti curativi) pubblicati nella vasta letteratura omeopatica, oltreché
rilevati nella sua personale esperienza. Gli oltre 200 anni di vita della Medicina Omeopatica hanno

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arricchito di dati preziosi le nostre Materie Mediche, permettendoci ora di usufruire di conoscenze
adeguate e, grazie alla tecnologia, facilmente utilizzabili nella pratica clinica quotidiana.

Eppur funziona!

Due sono i più abusati luoghi comuni avanzati dalla critica contro l'Omeopatia:

a) si utilizzano sostanze di cui è assolutamente sconosciuto il meccanismo d'azione;


b) le alte diluizioni omeopatiche contengono " acqua pura " in quanto, andando oltre la 12a
diluizione centesimale si arriva, secondo precisi calcoli matematici, ad aver diluito la soluzione
di partenza di un numero di volte che è superiore al numero di Avogadro (che è il numero di
molecole contenuto in una definita quantità in grammi di qualsiasi composto), questo significa
che la soluzione non contiene più materia.

Il primo punto corrisponde a verità, ma, attenzione!


Per quanto stupefacente, l'affermazione si può estendere alla stragrande maggioranza dei farmaci
comunemente usati dalla Medicina Allopatica. Non tutti sanno che, affinché una sostanza possa
essere registrata come medicinale ed entrare a far parte del Prontuario Farmaceutico, deve
possedere, alle comuni dosi impiegate, requisiti di tollerabilità (cioè non essere tossica ) e di
efficacia ( cioè capace di eliminare un sintomo ). La conoscenza del meccanismo d'azione non è un
requisito richiesto!
Ciò appare ovvio perchè, altrimenti sarebbero assai pochi i farmaci ammessi, basti pensare che
l'Aspirina (acido Acetilsalicilico ), utilizzata da quasi un secolo, soltanto da pochi anni ha visto
riconosciuti alcuni possibili meccanismi d'azione.

L'accusa aprioristica di inefficacia dei rimedi omeopatici era, fino a qualche decennio fa, rivolta
anche alle basse diluizioni (4 CH - 5 CH - 6 CH ).
La scoperta che ormoni, enzimi ecc... agiscono nell'organismo in concentrazione di nanogrammi
(10 alla -9 grammi ) o picogrammi ( 10 alla -12 ), cioè diluizioni paragonabili ad una 5 CH ( 10 alla
-10 ) o 6 CH ( 10 alla -12 ) fece cadere tale obiezione tant'è che in paesi europei come la Francia
tali basse diluizioni sono ammesse al rimborso dal Servizio Sanitario Nazionale.
Tutto ciò attesta che l'accrescersi delle conoscenze conferma, anziché smentire, le posizioni
Omeopatiche.

In effetti, è da attribuire alle ancore insufficienti conoscenze della Biologia dei sistemi viventi e dei
loro complessi sistemi di regolazione il non poter avvalorare con certezza le modalità d'azione dei
rimedi omeopatici, la cui efficacia clinica è comprovata da una pratica plurisecolare.
Ciò che stupisce, però, è l'attinenza dei principi fondamentali dell' Omeopatia (legge dei simili
ecc...) con i nuovi modelli biomedici di ricerca che tengono conto non soltanto di aspetti biochimici-
molecolari, ma considerano i fenomeni legati alla salute ed alla malattia come espressioni di
alterazione dell'omeostasi (= stabilità dell'ambiente interno) elettromagnetica dell'organismo.

Il discorso diventa necessariamente complesso ed esula dagli scopi informativi di quest'opuscolo,


ma vale la pena riportare le conclusioni tratte dall'interessante libro " Fondamenti teorici
sperimentali della Medicina Omeopatica " edito nel 1993 e scritto dal Prof. Bellavite, docente di
Patologia Generale dell'Università di Verona e dal Dott. Signorini, Biologo clinico:

" Allo stato attuale delle conoscenze, non è più possibile liquidare il problema Omeopatia come se
si trattasse di un fossile ingombrante della Medicina.
Una gran mole di evidenze sperimentali ... sta mostrando con crescente consistenza che gli antichi
principi dell'Omeopatia convergono con le nuove acquisizioni della Immunologia, della Biologia,

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della Fisica ......... L'Omeopatia, forte di una secolare tradizione empirica e, nello stesso tempo,
campo di ricerca d'avanguardia, avrà certamente un futuro in questo contesto.
Infatti, questo metodo terapeutico pare adeguato a confrontarsi con la complessità delle malattie,
essendo nato ed essendosi sviluppato proprio allo scopo di cercare mezzi terapeutici in virtuale
assenza di certezze "sull'intima natura " delle malattie ..... L' Omeopatia può essere affrontata su
basi razionali, oggettive e sperimentali ..... La ricerca di una spiegazione scientifica dell'Omeopatia
sta dimostrando con sufficiente grado di definizione e di attendibilità la validità sostanziale del
principio di similitudine, mentre altri aspetti relativi alle alte diluizioni, possono solo essere
considerati argomenti di discussione, riflessione e, forse, ipotesi di lavoro.
Come di solito accade nella ricerca scientifica, il chiarimento di alcuni quesiti ne ha sollevati altri di
nuovi, precedentemente neppure pensabili. ". (Op. cit. p.p. 274 -275 ).

Come si presenta

Anche il rimedio omeopatico, così come la visita, sorprende chi per la prima volta si avvicina
all'Omeopatia: piccole palline di zucchero che sembrano essere fin troppo innocue, oppure gocce
da sciogliere in acqua; niente iniezioni, nessun effetto tossico. All'inizio qualche difficoltà con i nomi
e con le sigle, ma in pochi giorni tutto diventa familiare.
La via di somministrazione per eccellenza dei rimedi omeopatici è quella sublinguale: la mucosa
della lingua ha una notevole capacità di assorbimento grazie alla sua ricca vascolarizzazione. Nei
lattanti si può somministrare il rimedio diluito nell'acqua.

GRANULI
Sono piccole sfere di saccarosio e lattosio. Sono presenti in tubi contenenti circa 80 granuli. Sono
disponibili a tutte le diluizioni e si assumono in numero di due, tre, cinque per volta, secondo la
prescrizione del medico.

GLOBULI
Sono sferule dieci volte più piccole dei granuli. Sono preparati in piccole capsule da assumere in
dose unica. Esistono pure in confezioni contenenti capsule numerate, da assumere rispettando
l'ordine numerico: sono dosi uniche di potenza gradualmente crescente.

GOCCE
In preparazione alcolica. Si sciolgono in acqua in numero variabile.

Accortezze

I preparati omeopatici, non contenendo dosi ponderali di sostanza, sono estremamente delicati e
quindi facilmente inquinabili; richiedono pertanto alcune accortezze al fine di preservare intatta la
capacità terapeutica.
Il contatto con sostanze o aromi impregnanti come il tabacco, il caffè, la canfora ne potrebbe
inibire o annullare l'effetto. Per la stessa ragione si raccomanda di assumere il rimedio almeno
un'ora dopo aver ingerito qualsiasi altra sostanza che non sia acqua e, per chi fuma, almeno
mezz'ora dopo una sigaretta.
Evitare di toccare i granuli con le mani è semplice: basterà versarli nel tappino del contenitore e
servirsi dallo stesso per assumerli sotto la lingua o, nel caso di dosi uniche, il contenuto
direttamente in bocca e lasciarlo sciogliere.
I tubetti vanno tenuti ben chiusi e lontani dalla portata dei bambini: l'avvelenamento è impossibile,
ma un'assunzione inadeguata potrebbe produrre sintomatologie varie, comunque fugaci e non
pericolose.

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Metodo Plus

Il medico può talvolta preferire una curiosa assunzione del medicamento che si rivelerà molto
utile, più spesso nei casi acuti.
Si mettono un certo numero di granuli, globuli o gocce del medicamento in circa 200 c.c. di acqua
minerale in un recipiente di vetro (un bicchiere, meglio una bottiglia detersa ripetutamente con
sola acqua, con un tappo di plastica ), si agita con energia 20 volte (o si passa da un bicchiere
all'altro ... ) e si prende un sorso della soluzione in bocca, sempre ad una certa distanza dal pasto (
30 - 60 minuti ), trattenendolo per almeno 20 secondi.
Per la somministrazione successiva si ripete tale dinamizzazione casalinga.
La distanza di ogni somministrazione varia dai 30 minuti a più ore. La soluzione rimane efficace per
24 ore, ma deve essere tenuta al riparo dalla luce; per ottenere soluzioni più stabili occorre
aggiungere alcool puro nella quantità del 20%.
In pratica così facendo si mantiene la diluizione iniziale del medicamento, ma aumenta
gradualmente il numero delle scosse dimodochè ogni dose è energeticamente superiore alla
precedente ciò accresce notevolmente l'efficacia del rimedio.

Fu Hahnemann stesso, dopo numerosi esperimenti, a consigliare tale metodo nell'ultima edizione
del suo Organon.
C'è da dire che numerose case farmaceutiche, dopo averne costatato i vantaggi, hanno
standardizzato il metodo ed immesso sul mercato le cosiddette diluizioni potenziate, in granuli, che
realizzano di fatto tali principi. Comunque talvolta, seppure sempre più raramente, il rimedio
richiesto è difficile da reperire e conoscere un corretto fai da te si può rivelare molto utile.

Supporti Terapeutici

Il medico omeopatico è spesso e diremmo inevitabilmente un naturista, intendendo con ciò un


sostenitore di principi di vita semplici e che contribuiscono a mantenere la salute od a recuperarla.
Siamo dell'opinione che la rigidità in questo campo sia da evitare; buone abitudini e sano buon
senso portano ad ottimi risultati. Per fare un esempio, ci meraviglieremmo se un Omeopata
reputasse irrilevante fumare 40 sigarette al giorno o assumere 5-10 caffé e simili. Come
risulterebbe probabilmente controproducente voler portare velocemente il paziente ad un regime
di vita impeccabile stravolgendo abitudini, dannose o meno, sulle quali ha impostato la propria
esistenza.
L'obiettivo della terapia omeopatica e della strategia terapeutica globale del medico è far
raggiungere al paziente IL MIGLIORE STATO DI SALUTE POSSIBILE, non farlo combaciare ad un
ipotetico uomo sano e perfetto, teorico quanto irraggiungibile.
Per cui è facile che l'Omeopata al quale vi siete rivolti vi consigli di aggiustare un po’ la dieta, di
praticare attività fisica, di abbandonare o ridimensionare qualche abitudine particolarmente nociva.

Numerosi terapeuti aggiungono alla prescrizione omeopatica altre sostanze che potremmo definire
di supporto, quali integratori minerali, vitamine naturali, sostanze vegetali tonificanti, talvolta
prodotti di cosmesi naturale, o anche detergenti, colluttori, pomate. In commercio c'è attualmente
una vasta gamma di questi prodotti, molti dei quali apportano benefici, pur non potendo essere
considerati né farmaci né tantomeno prodotti omeopatici.

Uso concomitante di farmaci tradizionali

Molti si chiedono se sia possibile o utile assumere contemporaneamente o alternare farmaci


omeopatici ed allopatici: le cure omeopatiche ben prescritte non richiedono l'uso di altre medicine,
né ciò si rivela di alcun'utilità.

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Nella pratica quotidiana si rivolgono al medico molti pazienti già da lungo tempo in terapia con i
farmaci tradizionali: il terapeuta valuterà con attenzione lo stato del paziente per decidere se
iniziare subito una terapia omeopatica e con quali tempi e modalità eliminare i farmaci in
questione.
L'obiettivo rimane la guarigione del paziente e la liberazione della schiavitù e dagli effetti collaterali
delle droghe usuali; talvolta arrivare a ciò richiede anni (ed. terapie antipertensive con più farmaci;
pregressi infarti del miocardio; associazioni di psicofarmaci, ecc ... ). Tale altra sin dall'inizio si può
consigliare l'abbandono della terapia tradizionale. E' opportuno ricordare che alcuni farmaci
allopatici riducono in particolar modo l'efficacia delle medicine omeopatiche, tra questi i cortisonici,
gli ormoni in genere, i forti antidepressivi, i chemioterapici.

Molte pazienti al momento della visita omeopatica stanno già assumendo estro-progestinici (pillola
) come anticoncezionali. Che fare?
Non è una situazione favorevole a causa dell'effetto profondo che esercitano tali farmaci, a tutti i
livelli, inclusa la sfera psichica (rischio di sindromi depressive, diminuzione della libido, ecc ... ).
Consapevoli del problema, quando possibile si consigliano altri metodi contraccettivi, altrimenti si
agisce in contemporanea: possiamo affermare che si ottengono comunque benefici dalla terapia
omeopatica.

Le vaccinazioni

Spesso ci viene chiesto di confermare la tesi, erronea, che la vaccinazione sia un procedimento
omeopatico; altre volte i benefici del vaccino vengono portati come argomento per confermare
l'efficacia della terapia omeopatica.
L'equivoco è comprensibile, per cui ci sembra doveroso chiarire qualche punto e far luce sulla
questione:

IL VACCINO NON E' UNA TERAPIA OMEOPATICA.

a) Spesso è costituito dallo stesso agente causale della malattia, inattivato o attenuato,
talvolta dalla sua tossina denaturata (ISOPATIA); raramente viene utilizzato un agente
derivato da una malattia simile (Vaiolo vaccino, attualmente abolito).
b) Un vaccino non può in nessun caso essere considerato rimedio omeopatico in quanto
non viene sottoposto alle tecniche di diluizione e succussione (Dinamizzazione ),
fondamentali per ritenerlo tale.
c) Non viene mai somministrato sulla base della sintomatologia derivata da una
sperimentazione sull'uomo sano (Patogenesi Omeopatica).

Nel caso dei vaccini iposensibilizzanti, nelle sindromi allergiche, l'allergene in questione viene
somministrato a dosi crescenti con il fine di diminuire la di- sreattività dell'organismo: nulla a che
vedere con l'obiettivo terapeutico omeopatico.
C'è da aggiungere che spesso vengono utilizzate per la somministrazione la via intramuscolare ed
intradermica, al contrario dell'Omeopatia che reputa elettiva la via orale.

Danni da vaccino

La Medicina Ufficiale sembra ritenere il vaccino l'ideale terapeutico per eccellenza, confrontando la
confortante diminuzione della malattia in questione con l'esiguità e la rarità degli effetti dannosi.

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Senza ignorare né sminuire l'enorme vantaggio che si è avuto dall'uso di certi vaccini (due per
tutti: vaiolo e polio), ci sono vari aspetti da puntualizzare.

I danni da vaccino sono ben più frequenti e multiformi di quelli riportati dalle scarne casistiche
ufficiali che si limitano a segnalare reazioni di ipersensibilità generali o locali, febbricole, eruzioni
cutanee, nonché casi di gravi encefalopatie, ma molto rari.
Questi potremmo definirli danni diretti, facilmente riscontrabili perchè si manifestano a breve
distanza dalla somministrazione o perchè sono di facile interpretazione.
Ben più ampia sarebbe la casistica e difficilmente delimitabile se si tenessero sotto osservazione a
lungo i soggetti vaccinati e si evidenziassero quindi i danni indiretti, cioè patologie apparentemente
non collegate all'assunzione o di cui non s'intravede il meccanismo patogenetico.
Troppo spesso constatiamo corrispondenze cronologiche fra la comparsa di malattie, le più varie, e
la somministrazione di uno o più vaccini. Qualche esempio:

Francesco è un bambino di 10 anni che viene a visita per bronchite asmatica resistente alle comuni
terapie.
Dopo due cicli di terapia con Lycopodium clavatum, Francesco è praticamente guarito.
La madre lo riporta dopo 10 mesi dall'ultima visita raccontando che il bambino era in perfetta
salute fino a che, consigliata dal suo medico di famiglia, ha somministrato il vaccino contro la
Parotite.
Dal giorno dopo Francesco ha iniziato a " sentire delle voci ".
I genitori, allarmati, hanno avvertito l'Ufficiale Sanitario che, dopo una visita accurata, ha escluso
che il sintomo fosse da attribuire al vaccino somministrato.
Dopo tre settimane il sintomo è spontaneamente scomparso e si è riaffacciato uno stato
bronchitico. Thuja 200 K ha risolto la situazione.

Lorenzo è un bambino nato da una cura eugenetica ; ha 10 mesi, è sano e, potremmo dire, bello.
Fino alla sua prima vaccinazione non era mai ammalato, aveva avuto bisogno di pochi e blandi
interventi terapeutici per lievi coliche gassose, agitazione nervosa da dentizione, una congiuntivite.
Tutto cambia dopo la somministrazione del vaccino bivalente (Tetano + Difterite): poco dopo
Lorenzo manifesta una marcata agitazione seguita, a distanza di 48 ore, da febbre. Si interviene e
prontamente recupera, ma seguono poi inappetenza e diarrea di più difficile risoluzione.
Sembra che tutto sia terminato quando insorge insonnia prolungata con pianto inconsolabile senza
apparente motivo, per giorni, fino a placarsi in concomitanza della comparsa e maturazione di un
favo al gluteo destro: un'attenzione costante e una cura omeopatica appropriata risolvono la
situazione.
La vicenda si protrae ancora. Guarito il favo rispunta una congiuntivite simile a quella già avuta.
Guarita questa il caso è risolto.
Il pediatra, messo poi a conoscenza dell'accaduto, ha escluso con vigore la responsabilità del
vaccino per questo incessante ed inusuale succedersi di manifestazioni patologiche.

Vorremmo quindi precisare :

a) Secondo noi il vaccino stimola specificatamente il sistema immunitario a reagire con


prontezza ed efficacia verso un certo germe, ma in ultima analisi non favorisce la globalità
della risposta immunitaria, unica garanzia di salute, comportando spesso un danno di
difficile valutazione per la salute dell'individuo. Inoltre la Medicina Omeopatica reputa i
comuni esantemi, come il morbillo, utili all'organismo, ritenendoli delle reazioni biologiche
esonerative di primaria importanza e scevre da pericoli se il soggetto è sotto osservazione
ed adeguatamente supportato dalla terapia omeopatica.

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b) Il vaccino non è una panacea! Di fatto si è tacitamente stabilito che vaccino è sinonimo di
guarigione rapida, di benessere assicurato; è questo un atteggiamento superficiale e
pericoloso, che favorisce la cecità di fronte ad una realtà differente. Il vaccino non è privo
di effetti collaterali! Vanno effettuati studi epidemiologici accurati e senza pregiudiziali per
valutare i danni a breve e lungo termine. Vanno selezionati con più cura soggetti a rischio e
quindi non idonei alle vaccinazioni.

c) Le vaccinazioni potrebbero essere utili soprattutto in paesi con sistemi sanitari inesistenti
ed inefficienti, dove i livelli di igiene sono scadenti e non esiste informazione sanitaria ed
una coscienza della salute come bene primario. Nei paesi occidentali sarebbe logico lasciare
libertà di scelta alle persone (i vaccini sono obbligatori solo in pochi paesi, fra cui( l’Italia)
ed evitare perlomeno di privare della patria potestà (più casi!) i genitori che, con coscienza,
rifiutano far vaccinare i propri figli.

d) Tale situazione spesso ci pone di fronte a difficili scelte: in genere facciamo effettuare ai
bambini le classiche vaccinazioni d'obbligo onde evitare seri guai ai genitori; sconsigliamo
decisamente le altre.

e) Ed infine, a costo di essere noiosi e ripetitivi, consigliamo ai pazienti omeopatici di evitare


con cura la vaccinazione antinfluenzale, così premurosamente raccomandata dai mass -
media.

V - La cura omeopatica

Una terapia omeopatica ben condotta implica una conoscenza approfondita, accuratezza, un buon
contatto con il paziente e la prescrizione dei giusti medicamenti alla potenza adeguata ed al
momento più opportuno.
Pochi interventi, mirati ed incisivi, possono regalare una guarigione vera, cioé una qualità di vita
migliore, vissuta al pieno delle proprie possibilità.
Il traguardo della salute riconquistata é il giusto premio al buon funzionamento dell'alleanza
medico-paziente, frutto della collaborazione, della fiducia reciproca e del rispetto dei ruoli.

Negli anni sono fioriti ed hanno messo radici molti luoghi comuni intorno alla cura omeopatica,
tanto tenaci quanto spesso ingiustificati, che hanno ingiustamente allarmato ed allontanato
dall'Omeopatia molte persone.
Una delle grandi paure riguarda l’aggravamento omeopatico.

L'aggravamento omeopatico
Nei giorni seguenti la somministrazione del rimedio talvolta compare - ed é addirittura auspicabile -
un'accentuazione di tutta o parte la sintomatologia del paziente, alla quale é stato dato il nome di
aggravamento omeopatico. Da non confondere l’accentuazione dei propri sintomi con la comparsa
di nuovi disturbi, sinonimo di effetti collaterali o reazioni allergiche, praticamente impossibili in
Omeopatia.
Quando il medico dopo un accurato esame fa la giusta prescrizione ed il paziente assume il
medicamento rispettando le poche cautele richieste, l'energia vitale del soggetto, quella stessa che
sta combattendo inefficacemente contro la malattia, riceve un notevole impulso. Essa può più o
meno velocemente tornare in azione con maggiore efficacia, oppure può, prima di generare una

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reazione curativa, dare luogo al suddetto aggravamento. Quando questo si presenta é di breve
durata - al massimo qualche giorno - riguarda i sintomi più fastidiosi, sia fisici che psichici
(anticipando ciò che con molta probabilità sarebbe accaduto da lì a poco al paziente), precede con
sicurezza un periodo di benessere talvolta molto lungo.
L'aggravamento omeopatico é il risultato dell'incontro fra la malattia del paziente ed il
medicamento portatore di una malattia artificiale simile. I sintomi della malattia spontanea ne
vengono come rinforzati, accentuati appunto. E' questa una fase che precede la risposta curativa
vera e propria. Sarà tanto più lunga quanto più grave e profonda é la malattia e minore la capacità
reattiva. La sua intensità non significa invece maggiore gravità: un aggravamento intenso e veloce
é sinonimo di una buona capacità reattiva, é auspicabile, precede un sicuro e duraturo stato di
benessere.
Lascia quanto meno perplessi l'incongruenza fra la leggerezza con cui vengono assunti
quotidianamente i farmaci classici, sicuramente pericolosi e, per contro, il timore del possibile
aggravamento omeopatico, mai pericoloso né insostenibile, anzi auspicabile per formulare una
buona prognosi. Il medico infatti, aiutato da un paziente attento, dalla presenza, qualità e durata
dell'aggravamento ricava informazioni importanti per il prosieguo della terapia.
Non si fraintenda: un buon aggravamento é auspicabile, ma non indispensabile per una buona
guarigione.

Sintomi esonerativi

L'aggravamento omeopatico può essere accompagnato o seguito da sintomi esonerativi, quali una
veloce foruncolosi, la formazione di un catarro, una breve diarrea ... segni di liberazione tossinica
dell'organismo, sempre contemporanei ad un miglioramento psichico e delle forze. In questa fase il
paziente comincia a "sentirsi meglio", pur non riscontrando un tangibile cambiamento dei suoi
disturbi fisici: sta vivendo un allentamento notevole della tensione data dalla malattia, percepito
più o meno coscientemente come un senso di liberazione.
E' questo l'inizio della reazione terapeutica vera e propria: l'energia del paziente é stata stimolata
con precisione ed adeguatamente, ha dato luogo o meno ad un'accentuazione dei sintomi della
malattia ed ora é iniziato il processo di guarigione con la liberazione attraverso gli emuntori (vie di
eliminazione tossinica: la cute, tramite eruzioni; le mucose, tramite catarri; l’accentuazione dei
normali processi di espulsione quali evacuazione, diuresi, sudorazione, desquamazione, ecc.).

Ritorno di vecchi sintomi. Guarigione e soppressione.

Accade pure frequentemente che nel paziente si riaffaccino brevemente vecchi disturbi, talvolta
dimenticati: dei dolori a varia localizzazione, un eczema di molti anni fa, un'artrite, disturbi che
credeva definitivamente guariti. Questo ritorno di sintomi é ancora una conferma che il processo di
guarigione é attivo ed efficace; non occorre intervenire con ulteriori medicamenti, o solo
blandamente, magari rinforzando la terapia in atto. Un intervento di altro genere per ricacciare
indietro queste manifestazioni liberatorie, sia omeopatico che non, sarebbe oltremodo deleterio.
Una notevole occasione perduta.
Questa evoluzione merita una breve riflessione. Molto spesso, troppo, crediamo di essere guariti
da acciacchi che ci hanno tediato a lungo. Un brutto eczema, durato anni, improvvisamente
scompare. Dei dolori diffusi finalmente cedono ad una terapia “forte, ma efficace”. Bene... ma solo
apparentemente! Talvolta, facendo una cronistoria adeguata, si scopre che da lì a poco il paziente
con l’eczema ammalò di problemi respiratori che vennero considerati senza alcuna relazione con i
guai precedenti; e l’altro, quello pieno di dolori, non si lamentò più, ma divenne, per esempio,
improvvisamente depresso, stanco ed apatico.
Strano? Casualità?

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Non ho mai compreso bene il significato del termine “casualità”, ed inoltre, posso garantire, una
cronistoria dettagliata ed aperta (= senza pregiudizi) evidenzia frequentemente situazioni di tale
natura.
Per cui non ci meraviglieremo del ritorno di un vecchi disturbo, non guarito ma soppresso, perché
sta a significare che stiamo percorrendo a ritroso la via della malattia, per tornare ad una migliore
condizione. In fondo la malattia altro non é che un falso sentiero, percorrendo il quale troviamo
una serie di situazioni dolorose e sempre più difficili, fino alla morte: la guarigione può ben
intendersi come un percorso a ritroso rincontrando, ma solo per un fugace sguardo, gli inciampi di
cui sopra.

Potrò veramente guarire?

La Medicina Omeopatica, nelle mani di un bravo terapeuta, può portare ad un miglioramento dei
disturbi o a guarigione in un lasso di tempo breve, il più breve che le condizioni del paziente
permettano, come forse nessun'altra Medicina può fare.
Quando la guarigione non é realisticamente possibile per l'entità dei disturbi, per l'età, per le
caratteristiche ereditarie, per la carica tossica accumulata in decenni di terapie classiche, per gli
interventi chirurgici soppressivi subiti, l'Omeopatia, sempre se utilizzata con abilità, permette di
vivere una vita accettabile, la migliore possibile. In sostanza l’obiettivo é quello di condurre il
paziente, nel modo più veloce e dolce possibile, alla condizione per lui migliore. E' evidente quindi
che sia la durata della terapia che la prognosi (giudizio sull’andamento della malattia) sono
individuali e legate ai vari fattori prima elencati, che possono aver intaccato l'energia di cui il
paziente disponeva originariamente.
Di quanta energia dispone attualmente il paziente?
Quale risposta é giusto attendersi dalla terapia prescritta?
Qual é, in sintesi, la sua attuale capacità reattiva e di conseguenza quanto tempo occorrerà perché
la sua energia possa essere, per così dire, "risvegliata" e potenziata dalle terapie omeopatiche?
La cura omeopatica é induttiva, va cioé a stimolare una reazione (si é sani quando si é
efficacemente reattivi); l'entità e la velocità dei risultati dipendono, dunque, dalle condizioni del
soggetto, oltre che dalle capacità del terapeuta.
Possiamo senz’altro affermare che la cosa peggiore che può accadere dopo un intervento
omeopatico é... che non accada nulla! Che sta a significare o che il medicamento non ha relazione
col paziente - ed allora il medico dovrà rimboccarsi le maniche e rivedere completamente il caso -
o che il paziente é talmente debilitato da non essere in grado di dare origine ad una risposta
incisiva. In questo secondo caso, non così infrequente come si potrebbe credere, il medico dovrà
valutare la potenza e la somministrazione del medicamento, che magari dovrà essere ripetuto
spesso, ed avvertire il paziente che la terapia si presenta lunga e difficile.

Il caso di Krizia

Possiamo ammirare una stupefacente reazione terapeutica negli animali e nei bambini:
Krizia é una cagnetta di 6 mesi, non di razza pura, di piccola taglia, affettuosa, timorosa, molto
magra ed agile. Vive in una casa di campagna, all’aperto, in un grande bosco con recinzione, in
condizioni che si possono definire ottimali per un cane. E’ ben nutrita, seppure spartanamente,
vive in compagnia di altri due cani. Siccome il proprietario (colui che scrive) non ama gli interventi
che non siano naturali, siccome la cagnetta solo raramente é a contatto con altre persona, le sono
state evitate terapie varie, di supporto o chissà cos’altro, ed i vaccini. Dunque, Krizia é selvaggia e
felice, vive in condizioni ottimali, viene ben nutrita... ma ciò non basta!
Infatti una buona condizione di vita non é sufficiente a garantire ad un essere vivente (animale,
vegetale o umano) l’assenza di malattie. Per cui, per motivi che non conosco, ritrovo la cagnetta
abbattuta, in un angolo, con una vasta porzione superiore del muso gonfia ed infetta, a tal punto

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che il pus scola abbondantemente. Sono di partenza, non ho troppo tempo a disposizione. Un
ascesso in una cagnetta di indole tranquilla, timorosa, potremmo azzardare anche “timida”. Un
ascesso sicuramente formatosi lentamente. Le metto in bocca pochi globuli di Silicea XMK. Torno
dopo sette giorni e Krizia sta sicuramente meglio, ma non é guarita: non più pus, ma gonfiore e
dolore al tocco. Aspetto migliore e molto più vitale. Dopo altri sette giorni la guarigione é totale,
sotto tutti gli aspetti. Pochi globulini di un medicamento sono stati sufficienti. Sarebbe guarita lo
stesso? Ne dubito fortemente, l’ascesso era esteso, la cagnetta malandata; comunque gli omeopati
sono abituati a sentire il ritornello del “sarebbe guarita lo stesso” ogni volta che riusciamo a
risolvere brillantemente una malattia.

Starò subito meglio?

Può capitare che all'inizio l'Omeopata non comprenda appieno il paziente e la sua malattia, per
l'effettiva difficoltà del caso, per carenze sue proprie e per i problemi che alcuni pazienti hanno
nell'esporre i propri sintomi, a causa della timidezza o, magari, per resistenze più o meno coscienti
verso la terapia stessa. In tal caso le prime prescrizioni possono essere solo parzialmente efficaci e
ciò allungherà i tempi di guarigione; tuttavia una sincera ed accresciuta disponibilità di entrambi
risolverà presto il problema.
Tengo a sottolineare che per guarigione si intende un reale stato di benessere, privo di farmaci,
omeopatici compresi, fatta eccezione per i pochi da assumere durante eventuali sindromi stagionali
occasionali. Non giudichiamo "guariti" gli ipertesi che mantengono un accettabile livello pressorio
mediante terapie antipertensive croniche; i depressi che riescono a vivere al prezzo di più
compresse di psicofarmaci quotidiane; gli insonni "guariti" ogni notte dalle gocce del sonnifero.
Anche volendo considerare stabili tali guarigioni, in realtà il problema del paziente non é mai stato
risolto, solo momentaneamente alleviato.

Contatti con il proprio medico

La prima prescrizione avrà durata variabile da pochi a varie decine di giorni. Nel frattempo il
paziente non ha bisogno di cambiare la sua condotta abituale, fatta eccezione per quelle abitudini
di vita giudicate dal medico eccessivamente lesive o in contrasto con il rimedio omeopatico.
Una dieta può o non essere aggiunta; in genere é sufficiente qualche consiglio generale, a parte
casi specifici.
In questo lasso di tempo verrà prestata particolare attenzione ai mutamenti dello stato di salute.
Chi lo desidera potrà appuntarli brevemente; saranno notizie preziose per il medico curante che
disporrà così di un quadro chiaro per valutare la risposta.
Modificazioni rilevanti é bene che siano comunicate, in particolar modo episodi febbrili che vanno
assolutamente curati con rimedi omeopatici. Le iniziative personali in questi casi sono spesso
controproducenti, anche se si hanno cognizioni omeopatiche.
Quando é in atto una terapia costituzionale le modificazioni potrebbero essere momentanee, di
conseguenza molto spesso é sufficiente attendere, altre volte é opportuno intervenire, ma in
sintonia con la cura in atto; solo il proprio medico può deciderlo.
Ci sono pazienti che telefonano ripetutamente, anche per sciocchezze, sono ansiosi e vogliono
costantemente essere rassicurati. L'Omeopatia pur curare l'ansia, ma non si può prescindere da un
minimo di autocontrollo. Altri non chiamano mai, nemmeno quando dovrebbero. C'é poi chi si fa
degli scrupoli eccessivi e chi, invece, pensa che in fondo tutto sia molto semplice e che si possa
fare da soli.
Non é possibile prescindere da un sano buon senso.

Andare a visitare a casa un paziente affetto, per esempio, da una bronchite stagionale, può essere
difficile, soprattutto in una grande città; il telefono é un mezzo prezioso, anche se talvolta di esso

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si abusa. Se si conosce già da tempo il paziente, si sa come ammala ed a quali rimedi é più
sensibile, si prescrive e spesso si ha un buon risultato. Non sempre, però, é così. Una prescrizione
telefonica risente sempre di carenze o distorsione d'informazione, manca un quadro obiettivo
visibile. E' meglio affrontare il traffico della città, in certi casi, e, ad ogni modo, é sciocco pensare
che ci si possa sempre curare per telefono.

Di quante visite avrò bisogno? Dovrò curarmi tutta la vita?

Perlomeno le prime tre visite avranno una scadenza precisa e gli intervalli non saranno troppo
lunghi; per le altre, logicamente, dipende dalla situazione. Più o meno velocemente il paziente
arriverà ad uno stato di benessere, o ad uno stato di salute accettabile. Le visite diraderanno,
anche di molto, pur se con la necessità di mantenere i contatti col medico periodicamente per
brevi aggiornamenti.
Spesso i migliori risultati si hanno una volta smessa la terapia: l'energia é stata ben stimolata, il
rimedio sta lavorando sottilmente, c'é bisogno solo di un po’ di tempo.
Casi più gravi non potranno mai fare a meno del trattamento, ed almeno ogni 60-100 giorni
avranno bisogno di un controllo; eppure anche in situazioni così difficili si hanno spesso piacevoli
sorprese.
Il paziente clinicamente guarito farà bene a rimanere un "paziente omeopatico", a non usare
possibilmente mai i farmaci classici, i quali non sono mai da sottovalutare per la loro potenzialità
tossica. Curarsi omeopaticamente diventa così una scelta di fondo, un approccio differente al
problema salute a cui tutti siamo chiamati a dare una risposta.
Può succedere che dopo mesi o anni, magari per problematiche contingenti, il paziente ricada nei
suoi vecchi problemi: se si interverrà in tempo la ripresa sarà rapida e sicura.

EUGENETICA E PEDIATRIA

Gli esseri viventi non ammalano per fattori esterni. Batteri, virus, allergeni o altro sembrano di
fatto la causa unica della malattia, ne sono in realtà solo la concausa occasionale; essi fanno
ammalare in quanto risvegliano nel soggetto una potenzialità patogena.
Quindi l'essere umano ha già in sé la proria capacità morbosa, seppure allo stato latente. L'ha
ereditata da chi lo ha preceduto, ne è caratterizzato in tutte le sue manifestazioni, la porterà con
sé per tutta la vita contribuendo ad aumentarla o a diminuirla a seconda del tipo di interventi
terapeutici e delle vicende cui andrà incontro.
L'Omeopata chiama MIASMI tali potenzialità morbose, le studia approfonditamente e, con i suoi
rimedi, ne favorisce l'attenuazione, mirando non alla soppressione violenta delle cause esterne, ma
al potenziamento della capacità curativa (Vis Medicatrix) insita nell'uomo stesso (terreno umano
malato).
La guarigione é un processo di liberazione/attenuazione dalla carica miasmatica che porta il malato
a recuperare lo stato di salute; questo viene percepito non solo come assenza di malattie, ma
come desiderio e capacità di esprimere la propria individualità: una persona sana é sempre una
persona vitale, di buon umore, creativa.
E' sempre possibile aumentare lo stato di salute di un paziente - egli é vivo! – in quanto la sua
energia vitale, per quanto scarsa e malridotta, può sempre essere migliorata.
La crescita, lo sviluppo e l'organizzazione dell'individualità diminuiscono le capacità ricettive e
reattive del soggetto nei confronti dello stimolo medicamentoso. Ne consegue che la terapia
omeopatica costituzionale (miasmatica), l'intervento cioé sulle diatesi ereditarie individuali, la vera
cura della malattia all'origine, ha tanto maggior efficacia quanto più precocemente é attuata.

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Curare i bambini prima che nascano ...

L'Eugenetica é la cura del nascituro. Essa consente di occuparsi precocemente ed incisivamente


della salute di questo essere umano sulla base dei sintomi espressi dalla madre. Entrambi
godranno dei benefici della terapia senza correre il minimo rischio.
Al momento non sono disponibili statistiche su larga scala circa i risultati di tali terapie, che di fatto
si svolgono come normali terapie omeopatiche, a causa della scarsa organizzazione di cui patisce il
mondo omeopatico, anche conseguentemente alla mancanza di leggi che diano alla Medicina
Omeopatica la dignità che le spetta nel mondo scientifico.
I risultati sono, comunque, sempre evidenti, chiari e talvolta vanno oltre le aspettative del
terapeuta stesso. Non ci sono, o sono ridotti al minimo, problemi di parto e nascono più
frequentemente bimbi tranquilli, che mangiano e dormono regolarmente, che ammalano
raramente e guariscono con blande terapie.
L'Omeopatia offre al mondo il mezzo per migliorare la specie umana, può rendere il figlio più sano
dei genitori, può fermare il costante declino biologico della razza umana.
Occorre confutare le statistiche parziali ed ingannevoli che affermano che l'uomo vive più a lungo:
senz'altro é vero, come é vero che ammala molto di più e più profondamente di malattie
particolarmente gravi, come le sindromi da immunodeficienza, che testimoniano la perdita totale
delle difese verso l'ambiente esterno; di cancro, di malattie degenerative del sistema nervoso
centrale (sclerosi multipla, atrofia cerebrale, Alzheimer); di depressione. E' questo il risultato
visibile e tristemente tangibile di una terapia totalmente mirata alla distruzione del presunto
aggressore esterno a danno del terreno umano, del tentativo spesso riuscito di eliminare tutti i
sintomi che man mano compaiono.
Si é diminuita la mortalità infantile, si tengono in vita i malati molto a lungo, ma l'indiscutibile
positività di questi risultati non può e non deve ingannarci:
SI AMMALA DI PIU’ E PIU’ IN PROFONDITA’!

... dopo la nascita ...

In genere é più facile curare i bambini rispetto agli adulti; rispondono prontamente e bene. Una
buona terapia in pochi mesi o, al massimo, qualche anno può regalare al mondo un asmatico di
meno. Il piccolo paziente trarrà anche altri benefici dalla terapia, migliorerà altri aspetti non
direttamente relazionati all'asma, quali la crescita e tutte le sue funzioni vitali ed eviterà i danni da
farmaci chimici.
Problemi in genere non ce ne sono.
Qualcuno ne possono dare i genitori, talvolta troppo attenti ai rialzi termici, poiché giudicano la
febbre l'unica malattia; ma non di rado sono essi i migliori alleati del medico, trovandosi anche a
combattere le accuse di irresponsabilità rivolte loro da una parte del parentado.
Certi bambini ammalano spesso, seppure non gravemente; tale frequenza verrà presto corretta,
talvolta fin dalla prima terapia.
Può succedere che solo ogni tanto sarà possibile visitare il piccolo paziente affetto da una
sindrome acuta: un'attenta osservazione del bambino da parte di un familiare che prenda in esame
particolarmente la temperatura, l'aspetto, le evacuazioni, il sudore, la cute, lo stato della lingua,
l'appetito, magari l'aspetto della gola e lo stato generale, darà al medico indicazioni preziose per la
soluzione del caso, anche telefonicamente, sempre che si tratti di bambini ben conosciuti.
Per chi avesse bisogno di prove circa l’efficacia della terapia omeopatica, consiglio di confrontare i
giorni di assenza per malattia di un bambino curato omeopaticamente con continuità con quelli di
un coetaneo curato con la medicina classica: il risultato sarà sbalorditivo.

… e nei casi acuti …

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Nei casi acuti, anche gravi, l'Omeopatia sa essere molto rapida.
Il medico omeopatico non ha motivo di dubitare della potenzialità dei suoi rimedi di risolvere il
caso, semmai la problematica si sposta sulla scelta del farmaco giusto. E' questo un problema
delicato da risolvere, anche per i medici più esperti. Piuttosto che subissare di domande
preoccupate il proprio medico sarebbe più utile informarlo con la maggiore precisione possibile
sulla sintomatologia.
All'omeopata si concede meno tempo rispetto ad un medico classico, tanto più se si tratta di
bambini: se dopo due o tre giorni il problema della febbre o della tosse non é risolto si pensa che
queste medicine non siano efficaci, che in certi casi occorre per forza l'antibiotico, e via di seguito.
La stessa situazione col medico classico verrebbe giudicata come una "bronchite ostinata,
nonostante le migliori cure", "un'influenza particolarmente difficile...". Tali fatti ci fanno spesso
preferire i pazienti esasperati dalla Medicina classica e dai suoi farmaci, hanno una visione più
realistica della situazione, sono di fatto più disponibili.
Nei bambini é possibile curare molto ed in modo definitivo, anche malattie difficili quali l'asma, le
sindromi da malassorbimento, l’eczema atopico, tanto per nominarne alcune, e si può intervenire
positivamente anche nei deficit intellettivi, nel mongolismo ed in sindromi similari.

Ed infine

La Medicina Omeopatica non é contro la Scienza medica classica, ne siamo i suoi figli e non
ingrati. Occorre però chiarire vari punti.

C'é logicamente una pertinenza medica ed una chirurgica che é fuori discussione: un dente marcio
va estratto, un ascesso va svuotato, una colecisti ripiena di calcoli ed infetta va tolta, un arto
traumatizzato va riaggiustato... ma prima di estrarre il dente, l'infezione può essere trattata con
beneficio con rimedi omeopatici; l’ascesso in formazione, curato in tempo, può non dover
richiedere il chirurgo. Molti nostri pazienti vivono con qualche calcolo nella colecisti da anni senza
alcun bisogno di intervento. Gli effetti generali e locali di un trauma, anche grave, migliorano
prontamente con i nostri rimedi: un callo osseo si forma prima e meglio, gli ematomi si riassorbono
più facilmente. Un paziente in terapia omeopatica ha, in realtà, meno bisogno di ricorrere al
chirurgo e, quando deve farlo, l'omeopata può sostenerlo evitandogli numerose complicazioni.
Il medico omeopatico può ritenere opportuno prescrivere esami di laboratorio o visite specialistiche
come un medico "normale".
In effetti prescriviamo meno esami dei nostri colleghi, talvolta troppo smaniosi di ricercare
l'organico anche quando non c'é o di precisare la diagnosi mediante metodiche aggressive,
dannose, che spesso non trovano un proporzionale riscontro terapeutico (biopsia epatica e renale;
uso smodato di raggi X; scintigrafie e mezzi di contrasto...). Spesso ci é molto utile una diagnosi
specialistica (ginecologica, otorino-laringoiatrica, oculistica....); vorremmo non vedere tornare i
nostri pazienti spaventati, talvolta terrorizzati, perché il collega, con scarso tatto e poca cultura
deontologica, ha snocciolato cupe profezie sul loro futuro dopo aver saputo della terapia
omeopatica. Più corretto sarebbe mettersi in contatto per discuterne. Sembra un fenomeno in
declino, patrimonio di coloro che nulla sanno dell'Omeopatia e che sembrano dimenticare che la
nostra cultura medica si é formata sui loro stessi libri di testo.

Cura della persona

L'Omeopatia non rinnega le conoscenze scientifiche accumulate in questi anni; sono un patrimonio
al quale attingiamo quotidianamente, ma é critica verso l'approccio troppo settoriale e
meccanicistico che la Medicina classica riserva all'uomo. Essa adotta criteri che la portano a

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perdere di vista il senso globale della situazione, a disconoscere le vere cause delle malattie insite
nell'uomo, ad attaccare i sintomi isolati con medicamenti sempre più pericolosi per la salute.
Da questi presupposti é difficile vedere la realtà che sta davanti agli occhi, e cioè che l'individuo,
quale terreno umano malato, offre asilo agli agenti eziologici i più vari, generatori di patologie che
altro non sono che tentativi dell'organismo di riacquistare la salute perduta; che la patologia
inguaribile (cancro ...) é la sconfitta finale in una battaglia antica fra l'energia vitale sana e
l'aggressione miasmatica dell'energia alterata. La vera terapia, pertanto, non può che facilitare lo
sforzo curativo naturale già in atto o prolungare al meglio la vita residua.
Da molti anni queste verità sono gridate ai quattro venti. Ora tutti sanno che le malattie possono
essere psicosomatiche, che la Medicina può o dovrebbe essere olistica; tutti vogliono assumere
solo sostanze “naturali”. Molti hanno preso coscienza, molti altri sono nella confusione più totale,
anche generata ad arte perché, non dimentichiamolo, il principale propulsore è pur sempre il
profitto.
Il questo contesto l’Omeopatia e gli Omeopati che la praticano con cognizione continuano a fare il
lavoro di sempre, magari aiutati dalle moderne tecnologie: curare gli esseri umani come
personesenza arrecare loro alcun danno.

VI – Farmacologia omeopatica

Le materie prime di partenza per la preparazione dei rimedi omeopatici sono di origine vegetale,
minerale o animale; vengono selezionate, raccolte e preparate secondo regole ben precise,
codificate nella farmacopea, affinché le qualità rimangano inalterate e non avvengano
contaminazioni di alcun tipo.
Si procede quindi alla preparazione delle Tinture Madri, delle soluzioni o delle Triturazioni, che
sono le preparazioni di base dalle quali si producono i rimedi omeopatici veri e propri.

Tintura Madre (T. M.)

E' una forma farmaceutica liquida che si ottiene da prodotti di partenza vegetali o animali ed alcool
a differenti gradazioni. Di alcune piante viene usato il succo, variamente estratto; altre vengono
lasciate essiccare; i prodotti animali vengono stabilizzati mediante disidratazione. Il risultato di tali
procedimenti viene messo a macerare in soluzione alcolica. La validità è di cinque anni.
La Tintura Madre, non avendo subito il processo di Dinamizzazione, non può ritenersi rimedio
omeopatico.

Soluzione

E' una preparazione liquida ottenuta da sostanze minerali o di sintesi ed acqua distillata o alcool, in
varia percentuale, come prescrive la farmacopea per ogni sostanza. Le sostanze debbono
logicamente essere solubili, cioè capaci di dissolversi nel solvente. Anche la soluzione, come la
Tintura Madre, non è rimedio omeopatico, ma preparazione di base per la successiva produzione
dei rimedi omeopatici.

Triturazione

E' il metodo che permette la produzione di rimedi a partire da sostanze insolubili, solide o liquide,
fresche o secche, vegetali, animali, minerali o di sintesi.

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Si realizza omogeneizzando ripetutamente la sostanza base all'1% o al 10% con lattosio, per
un'ora, in un mortaio speciale. Siccome tale procedimento equivale ad una vera e propria
dinamizzazione, la triturazione non si limita a fornire una preparazione di base per la realizzazione
dei medicamenti, ma anche un vero e proprio rimedio omeopatico in polvere.
Dopo la 3a triturazione centesimale qualsiasi sostanza diventa solubile, per cui si può passare alla
dinamizzazione vera e propria.

Dinamizzazione (Diluizione + Succussione)

Dopo aver preparato la Tintura Madre o la Soluzione o la Triturazione di una sostanza in basa alle
sue caratteristiche di partenza, si passa alla preparazione vera e propria del rimedio omeopatico
che prende il nome di Dinamizzazione e comprende due fasi: la Diluizione e la Succussione.
Esistono vari metodi, alcuni messi a punto proprio da S. Hahnemann, altri suggeriti dall'esperienza
o dall'esigenza di metodiche più economiche, veloci e standardizzabili.

DINAMIZZAZIONE CENTESIMALE HAHNEMANNIANA


O IN FLACONI SEPARATI (CH)

Introdotta da Hahnemann stesso, è stato il primo metodo di preparazione utilizzato.


I rimedi della serie CH sono prodotti in scala di diluizione centesimale (CH = centesimale
hahnemanniana) .
Nel 1° flacone viene messa 1 parte della sostanza preparata come Tintura Madre, Soluzione o
Triturazione insieme a 99 parti di solvente (DILUIZIONE), che nei primi quattro passaggi è alcool al
70% o 80% e nei successivi è acqua distillata; si imprimono poi 100 energiche scosse al flacone
(SUCCUSSIONE, un tempo manuale, oggi più spesso con macchinari specifici). Abbiamo la 1a
diluizione Centesimale Hahnemanniana che indicheremo con la sigla 1 CH dopo il nome del
rimedio, es. : Arnica Montana 1 CH.
Da questo primo flacone si prende 1 parte e si mette in un altro flacone che già contiene 99 parti
di solvente, si scuote ancora 100 volte e si ottiene la 2 CH.
Si ripete il procedimento fino alla potenza desiderata, con la quale si impregneranno
accuratamente dei granuli.

Il limite per tali preparazioni, che possono diventare dispendiose visto che ogni passaggio richiede
un nuovo flacone che non potrà più essere riutilizzato, era la 30 CH. Attualmente alcune Ditte
farmaceutiche producono fino alla 200 CH, alcune addirittura la 1000 CH.

Questo metodo, detto anche dei flaconi separati, fu utilizzato da Costantino Hering di Filadelfia per
preparare la serie DECIMALE. I passaggi ed il numero delle succussioni sono le stesse,
semplicemente varia la diluizione di 10 invece che di 100. Tale serie si identifica con una D o con
una X (es.: Arnica Montana 3D o 3X).

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DINAMIZZAZIONE CENTESIMALE SECONDO KORSAKOFF
O IN FLACONE UNICO (K)

Fu introdotta dall'ufficiale russo Korsakoff nel 1832, spinto dall’urgenza di preparare rimedi
velocemente e con scarsi mezzi per curare i feriti in battaglia.
Si utilizza la scala centesimale, ma è sufficiente un unico flacone, permettendo così una
produzione più semplice ed economica.
Come prima operazione si versa 1 parte della preparazione di base e 99 parti di solvente in un
flacone e si agita 100 volte (1 K, fin qui uguale ad 1 CH); per ottenere la 2 K si rovescia il
contenuto del flacone, si aggiungono 99 parti di solvente e si agita 100 volte. Si ripete il
procedimento fino alla diluizione desiderata, impregnando poi i globuli con la soluzione (es.: Arnica
Montana 2 K ... 200 K ... MK o 1000 K; XMK o 10.000 K, è comune l’uso della numerazione
romana).
Può lasciare perplessi lo svuotamento del flacone e l'aggiunta di volta in volta nel recipiente ormai
vuoto di 99 parti di solvente. In realtà viene utilizzato il liquido adeso alle pareti che studi accurati
hanno dimostrato essere di entità costante.
La farmaceutica omeopatica si avvale attualmente delle più moderne tecnologie che garantiscono
risultati costanti e riproducibili ed anche per la realizzazione dei rimedi della serie K esistono da
tempo apparecchiature molto precise che hanno definitivamente sostituito i passaggi manuali non
standardizzabili.
Le preparazioni Korsakoviane sono molto usate nella pratica clinica con risultati eccellenti.

DILUIZIONE CINQUANTAMILLESIMALE
SECONDO HAHNEMANN (LM)

Questa serie fu introdotta da Hahnemann negli ultimi anni della sua vita.
E' una preparazione più complicata. Si fanno tre triturazioni successive tra la sostanza ed il lattosio.
Dalla terza triturazione si prelevano 0,05 gr. che vengono sciolti in 500 gocce di soluzione
idroalcoolica; se ne preleva 1 goccia che viene messa in un flacone contenente 100 gocce di alcool
a 90°, si agita 100 volte, si prende una goccia e si impregnano 500 globulini di lattosio di misura e
peso particolari: è questa la 1a diluizione cinquantamillesimale che indicheremo con la sigla 1 LM o
0/1 LM, in certi paesi 1 Q. Per ottenere la 2 LM se ne prende 1 globulino impregnato, si scioglie in
una goccia d'acqua, si aggiungono 100 gocce di alcool, si agita 100 volte e se ne impregnano 500
globulini. Così di seguito.
Il nome cinquantamillesimale deriva dalla diluizione 1 : 50.000 che ha subito il prodotto di
partenza. E' una preparazione che si fa apprezzare per l'efficacia e la maneggevolezza d'uso; il
metodo è più elaborato e quindi più costoso.

DILUIZIONE A FLUSSO CONTINUO

E' un metodo scarsamente usato.


Viene utilizzato principalmente per ottenere potenze molto elevate, sempre nell’ordine della scala
centesimale, fino addirittura alla milionesima diluizione.
Si inizia con una 30 CH e si eseguono 970 diluizioni di Korsakoff, la diluizione così ottenuta, una
1.000 K, viene messa in apparecchio detto di Skinner.
Il metodo consiste nel far passare in un tubo di vetro contenente la soluzione prima preparata una
corrente di acqua che diluisce progressivamente il preparato all'interno. Questo metodo semplifica
molto i passaggi con un risparmio di tempo veramente notevole. Da molti però viene giudicato
impreciso e poco affidabile. Questi rimedi si trovano in commercio semplicemente con il nome della
sostanza e la diluizione (es.: Arnica Montana CM o 100.000 ....).

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VII - Pronto soccorso domestico

Cosa devi sapere

L’Omeopatia può aiutarti ad affrontare e spesso risolvere velocemente numerosi problemi acuti. E’
indispensabile che la usi con precisione ed accuratezza. Se riuscirai a mantenere lucidità e calma
sarai in grado di trovare facilmente e velocemente il rimedio giusto.
Se hai un’attitudine eccessivamente ansiosa non ti consiglio di cimentarti in questa facile ma
rigorosa impresa, perlomeno fino a che non riuscirai ad essere più sereno. Se credi nel’Omeopatia
fino a considerarla quasi una religione, ti consiglio di lasciar correre, l’enfasi genera guai;
l’Omeopatia ha basi filosofiche e scientifiche rigorose, ma è semplicemente un metodo terapeutico
per alleviare le sofferenze. Se sei una persona sostanzialmente equilibrata, con i piedi in terra, con
queste poche indicazioni puoi evitare sofferenze a te ed ai tuoi cari, risparmiando loro i risultati di
una Medicina troppo aggressiva e talvolta pericolosa, con semplici azioni che ristabiliscono la salute
in modo semplice e dolce, riattivando le spontanee capacità terapeutiche dell’individuo.
Ricorda che in Omeopatia il risultato è sempre proporzionale alla precisione della prescrizione, cioè
alla similitudine dei sintomi di malattia e del temperamento del malato con il rimedio, che puoi
considerarlo quasi come fosse un individuo vivente.
Ricorda anche che, se in questo momento tutto ti sembra molto facile, quando sarai te ad essere
malato o tuo figlio o un tuo caro avrai una certa dose di ansia che ti complicherà la scelta, con
maggiori probabilità di errore e quindi con risultati scarsi o assenti.

Il rimedio omeopatico non sostituisce il medico, al quale dovrai comunque riferire l’accaduto,
anche se completamente o parzialmente risolto. Comunque, anche nelle situazioni che certamente
richiedono un intervento di altro genere, anche ospedaliero – mi viene in mente un incidente con
fratture – il rimedio omeopatico ben prescritto aiuterà la persona colpita, senza ostacolare
minimamente gli ulteriori interventi. Ci si creda o meno un pronto intervento omeopatico ha
salvato la vita a molte persone.

Questo pronto soccorso ti sarà utile nelle emergenze di ogni tipo e nelle malattie acute, soprattutto
se impossibilitato a contattare il tuo medico o se il malato non è in cura omeopatica. Chi sta già
utilizzando l’Omeopatia per il trattamento di base di malattie croniche farà bene ad attendere, a
meno che la situazione non sia veramente urgente. Siamo tutti sommersi da un’attitudine ad
intervenire in fretta, troppo e male, per spegnere subito ogni sintomo fastidioso. Interventismo,
insofferenza e bisogno di controllare e cancellare ogni manifestazione che si presenta sono
attitudini che esprimono vere e proprie malattie. Un banale raffreddore senza complicazioni, per
quanto fastidioso, va sostenuto come una modalità di pulizia dell’organismo, così come,
ragionevolmente, un mal di testa da stanchezza richiede il riposo più che una medicina.

Questo pronto soccorso, suddiviso per argomenti, è scritto in modo semplice e sintetico perché si
possa leggere e capire facilmente ed in fretta. Puoi leggerlo tutto o consultarlo al bisogno, ma
studia bene il capitolo I rimedi delle emergenze, che certamente ti risulterà utile. In Omeopatia, a
volte, la prescrizione è indipendente dalla malattia e sottostà alle modalità caratteristiche del
malato, così, conoscendo bene pochi rimedi, puoi affrontare molte evenienze. Mantenendo un
livello di calma minimo in pochi minuti riuscirai ad individuare il rimedio. In più situazioni aggiungo
dei semplicissimi consigli – esempio: non dar da bere a chi sta vomitando! – che ti possono
sembrare ovvi, ma l’esperienza mi suggerisce che spesso non lo sono. Così agendo, nella maggior
parte dei casi risolverai brillantemente e velocemente. E’ probabile che ti venga detto che il
problema era banale e si sarebbe comunque risolto da solo; tu sai che questo è falso, ma non
protestare, a te interessa il risultato, non la riconoscenza.

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Rimedi necessari e dosaggi

Di seguito trovi due elenchi di rimedi: il primo comprende quelli più probabili nelle situazioni di
emergenza vera e propria, il secondo completa il precedente aggiugendo rimedi utili in molti casi
acuti. I due elenchi non comprendono tutti i rimedi suggeriti, ma sono sufficienti per un buon
prontuario; dipenderà da te decidere quanta energia investire in questo obiettivo.

Ricorda che i rimedi prescrivibili sono circa 3.000, un numero enorme, anche se se ne usano poche
centinaia; sai già che maggiore è la precisione più veloce e completo il risultato, per cui una buona
disponibilità sarebbe opportuna. Fortunatamente ciò che cerchiamo è la similitudine e non è
richiesta la perfezione, per cui, se anche tutto non combaciasse, non preoccuparti troppo e decidi
per il rimedio più simile fra quelli che hai disponibili, sarà inevitabilmente questa la scelta migliore.
Stai agendo con sostanze prive di tossicità, non corri il rischio di avvelenare nessuno, ma non
insistere mai troppo se, dopo un tempo ragionevole, un rimedio non sta funzionando; forse puoi
tentarne un altro, ma se la situazione rimane immutata devi concludere che va affrontata da altri.

Potenza
Ogni rimedio esiste in varie dinamizzazioni, che vengono chiamate potenze. Nelle situazioni
descritte molto spesso funzionano alla perfezione potenze 5 o 6 CH, ma non sempre; così, per
semplicità, consiglio di acquistare tutti i rimedi alla potenza 30 CH.

Quantità
La quantità dei granuli da somministrare può essere varia, dipende anche dalla qualità del rimedio,
così ho scelto il numero di 3 alla volta. Vanno somministrati a secco, meglio ma non
indispensabilmente sotto la lingua.

Frequenza
La frequenza di somministrazione varia da caso a caso. Nella maggior parte delle situazioni una
somministrazione ogni 4 ore circa va molto bene, puoi scendere a 3 ore se i sintomi sono intensi, se c’è
ad esempio una febbre molto elevata. Nelle emergenze vere e proprie, quando c’è una reale urgenza
come un dolore intollerabile, puoi dare i granuli ogni ora, o anche ogni 30 minuti, ma se dopo circa 4
somministrazioni non c’è nessuna modifica devi concludere che il rimedio scelto non sta agendo. Ti si
richiede precisione, ma non pignoleria; di notte ad esempio, se il malato sta dormendo e nulla fa pensare
che stia aggravando, è preferibile… lasciarlo in pace! Ricorda che agiamo stimolando l’energia vitale a
reagire, non dobbiamo mantenere una concentrazione nel sangue di nessuna sostanza. Man mano che il
malato migliora le somministrazioni verranno distanziate fino a sospendere il rimedio. Calma e fiducia.

Metodo Plus
Per accelerare la reazione terapeutica puoi sciogliere 15 granuli in acqua, agitare prima di ogni
somministrazione ed assumerne una quantità, anche piccola, con la frequenza scelta. Puoi usare
un bicchiere o, meglio, una bottiglia di vetro o plastica, un biberon… purchè ben lavati con
semplice acqua e che non abbiano contenuto sostanze inquinanti come farmaci, detergenti e simili.
Quanta acqua? Può sembrare strano, ma la risposta non è così rilevante: quella che occorre a
diluire i granuli ed a somministrarli. Ricorda che non agiamo per quantità, ma per qualità,
stimoliamo una reazione, per cui il contatto col rimedio risulta più importante del resto. Meglio
agitare la soluzione energicamente prima di ogni somministrazione, facile se avrai usato una bottiglia
tipo succo di frutta, riempita per ¾ del contenuto e con un tappo di plastica. Se cerchi la
perfezione usa anche un cucchiaio di plastica per la somministrazione. Una soluzione di questo
tipo, senza alcool che la stabilizzi, non dura più di 24 ore e va tenuta al buio. Se decidi di cambiare
rimedio non utilizzare lo stesso recipiente, che butterai o manterrai con acqua ed aceto per 24 ore.
Questo viene definito metodo plus.

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Rimedi indispensabili

1. Aconitum napellus 7. Nux vomica


2. Belladonna 8. Arsenicum album
3. Ferrum phosphoricum 9. Pulsatilla pratensis
4. Ipeca 10. Mercurius solubilis
5. Apis mellifica 11. Arnica montana
6. Chamomilla 12. Ignatia amara

Rimedi importanti

13. Causticum 19. Cantharis vescicatoria


14. Gelsemium sempervirens 20. Antimonium crudum
15. Bryonia alba 21. Antimonium tartaricum
16. Eupatorium perfoliatum 22. Hypericum perfoliatum
17. Rhus toxicodendron 23. Hepar sulphur
18. China rubra 24. Staphisagria

Calendula TM (Tintura madre)

I rimedi delle emergenze


I rimedi che seguono vengono descritti uno per uno perché sono i più importanti per affrontare la
emergenze, cioè le situazioni improvvise ed impreviste, dove la scelta deve essere immediata e
precisa. Per avere una conoscenza adeguata dovrai leggere più volte il testo e memorizzare le
caratteristiche più importanti di ogni rimedio descritto, che sono evidenziate in grassetto. Quando
le ritroverai in te o in una persona che vuoi aiutare, non improvvisarti medico, non occorre che tu
faccia una diagnosi precisa, somministra il rimedio giusto. Un esempio per meglio comprendere. Se
un bambino di pochi mesi si sveglia improvvisamente di notte lamentandosi, può essere molto
difficile capire se è per un male all’orecchio, o per un brutto sogno, o per una colica addominale o
altro ancora. In questo caso osserva bene le modalità: se è spaventato darai Aconitum, se urla
come fosse arrabbiato darai Chamomilla, se brucia per la febbre elevata e tende a delirare darai
Belladonna, se piagnucola e ti chiede coccole darai Pulsatilla, e così via. Certamente il mattino
dopo la condizione clinica andrà chiarita meglio, ma la conoscenza di queste poche righe può
alleviare lui e tutta la famiglia, salvando salute e nottata.

1. Aconitum napellus

Inizio improvviso e violento, con agitazione e paura.


E’ una pianta della famiglia delle Ranuncolacee. Aconitum è caratterizzato da un inizio
immediato, brusco e violento, spesso febbrile. Il paziente, adulto o bambino, è agitato,
inquieto, oppure ansioso o spaventato, fino a temere di morire. Non somministrare Aconitum
ad un malato calmo, anche se con febbre elevata, non funzionerà o poco e male. E’ anche
probabile che il paziente Aconitum si ammali di sera o di notte, improvvisamente, dopo un
risveglio brusco. Non è importante di cosa, se con o senza febbre, che può anche essere elevata,
quello che importa è che siano presenti le modalità di paura, agitazione ed allarme. Può essere per
un dolore improvviso – orecchio, testa, petto, addome… - ci possono essere senso di soffocamento
e tosse con dolori al torace, palpitazioni, affanno respiratorio, calore per tutto il corpo, spesso
sete intensa. E’ anche il rimedio dei malanni dopo aver preso freddo secco. In questi casi

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Aconitum certamente migliorerà la situazione: prima il malato si calmerà, poi inizierà ad avere
disturbi meno intensi fino alla scomparsa dei sintomi ed alla guarigione; altre volte arriverà la
febbre e si definirà meglio il problema, che può richiedere un altro rimedio. C’è anche l’eventualità
che il malato urli o pianga per il dolore. Aconitum è il rimedio da somministrare nella fase
iniziale di una malattia acuta purchè, ricorda sempre, ci siano queste caratteristiche.

Puoi somministrare 3 granuli del rimedio alla 30 CH ogni 3 ore, ma se la situazione si presenta
urgente, perfino ogni mezz’ora, meglio in soluzione acquosa, diradando le somministrazioni col
comparire del miglioramento. In questo caso, quando vedi che la situazione sta cambiando in
meglio, non affrettarti troppo a somministrare ancora il rimedio, potresti rallentare una reazione
già bene avviata.

ATTENZIONE!
A volte accade che dopo la somministrazione di un rimedio compaia o aumenti una febbre, insieme
ad un miglioramento del malessere, per esempio dolori di vario genere. In questo caso non devi
considerare la febbre un sintomo negativo, ma una reazione fisiologica dell’individuo, in particolare
se contemporanea ad un miglioramento mentale, dalla paura alla calma, per esempio.
Può anche accadere che il malato, soprattutto se bambino, si addormenti poco dopo aver messo i
granuli in bocca, dopo essersi risvegliato improvvisamente di notte urlando, senza che si riesca a
capire bene perché. E’ questa una reazione terapeutica, come la precedente, soprattutto in
soggetti con un’energia vitale molto elevata e reattiva, come appunto i bambini.

2. Belladonna

Inizio improvviso e violento, con molto calore.


Il nome completo è Atropa Belladonna ed è una pianta della famiglia delle Solanacee, come
Stramonium, Capsicum, la stessa famiglia del comune pomodoro e della patata per intenderci. E’ il
rimedio omeopatico più conosciuto e, insieme ad Arnica, il più abusato. Spesso viene usato quasi
come fosse un’aspirina, un antifebbrifugo, ma fortunatamente non lo è e, se non somministrato
con precisione, si rivela poco o per nulla efficace. Come Aconitum è un rimedio che ha un inizio
improvviso, brusco, violento. La febbre è spesso presente e molto elevata, ma può anche non
esserci. Belladonna è comunque arrossato ed accaldato, fino a manifestare un calore intenso
per tutto il corpo, con o senza sudore, con mani e piedi freddi. Belladonna emana calore,
quasi come una stufa! Il malato è abbattuto più che agitato, stordito, fino al delirio febbrile.
Spesso ha un brutto mal di testa, pulsante, con occhi rossi e lucidi e non sopporta il minimo
rumore, scossa, in particolare non sopporta la luce. Spesso suda ed anche il sudore è caldo. Può
ammalare dopo aver preso freddo, più frequentemente la pioggia fredda, o aver preso freddo in
testa. Belladonna può essere utile per i più svariati problemi, tra cui: faringiti e tonsilliti, cefalee,
coliche, dismenorrea (vedi i rispettivi capitoli), purchè con le caratteristiche sopra dette. Le
modalità di somministrazione sono le medesime che per Aconitum che sono valide anche per gli
altri rimedi.

ATTENZIONE!
Se prescrivi Belladonna per una sintomatologia prevalentemente febbrile, non concludere
frettolosamente che il rimedio è sbagliato se dopo una o due somministrazioni, a distanza di 3 ore
circa, la febbre non è ancora scesa. Belladonna non è acido Acetilsalicilico (Aspirina), né
Paracetamolo (Tachipirina), che fanno scendere velocemente la temperatura, che risale però dopo
poche ore sottoponendo il malato a bruschi sbalzi. Devi osservare la condizione generale: se la
febbre persiste, ma il malato soffre meno, ha meno dolore, ritrova l’appetito o riposa meglio, la
reazione è avviata, devi solo attendere un po’. La febbre è un sintomo troppo temuto e,
soprattutto, non è la malattia, ma solo un sintomo.

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3. Ferrum phosphoricum

Infiammazione, dolore e febbre senza caratteristiche.


E’ un composto minerale derivato dalla combinazione di Ferro e Fosforo che sono rimedi
omeopatici importanti e molto usati. E’ un rimedio molto utile in numerose situazioni. In caso di
febbre puoi immaginarlo come Aconitum, ma senza l’agitazione e la paura; come Belladonna, ma
senza il calore così intenso ed il delirio febbrile. Puoi quindi usarlo nelle situazioni febbrili
improvvise, con temperatura media o anche elevata, quando non riesci ad evidenziare nessun altro
segno specifico: una febbre improvvisa di cui non si comprende la causa e senza
particolari caratteristiche. Il paziente spesso ha sete intensa, più probabilmente di bibite
fredde; può avere palpitazioni più spesso di notte; spesso ha rossore ad entrambe le guancie,
occhi rossi e anche mal di testa. Più facilmente colpisce il lato destro del corpo. Un rimedio che
puoi usare come prima scelta nel sanguinamento dal naso (epistassi). E’ utile nelle otalgie
(dolori alle orecchie) notturne che non hanno le caratteristiche della reazione eccessiva di
Chamomilla (vedi), del lamento piagnucoloso di Pulsatilla (vedi), della paura di Aconitum (vedi).
Più di tutto però, ricorda, se c’è una febbre senza caratteristiche particolari, abbinata a dolori
localizzati (testa, orecchio, gola, petto), a rossori, a sanguinamenti, a tosse secca, Ferrum
phosphoricum migliorerà la situazione molto velocemente.

4. Ipeca (Ipecacuanha)

Nausea, vomito, tosse e malumore.


E’ una pianta della famiglia delle Rubiaceae che vive nel Brasile tropicale. Come tutte le piante
tropicali contiene molte sostanze alcaloidi e, come rimedio omeopatico, si dimostra efficace in
numerose situazioni. Noi omeopati curiamo con Ipeca numerosi malesseri dell’apparato respiratorio
nei bambini: tossi, asma e anche polmoniti. Devi ricordare che i sintomi centrali di Ipeca, quelli che
non possono mancare, sono la nausea e il vomito: è difficile che un malato che ha bisogno
questo rimedio non soffra di nausea o stia vomitando. In questi casi, oltre ad evitare di
somministrare acqua e cibo anche in piccole quantità, dai subito 3 granuli di Ipeca, anche a
distanza ravvicinata, ed il vomito si placherà velocemente. In una febbre improvvisa che si
accompagna a nausea o vomito, preferisci Ipeca ad Aconitum, Belladonna o Ferrum phosphoricum,
hai maggiori probabilità di successo. Se vuoi essere più accurato osserva la lingua del malato, che
in Ipeca è pulita o non così sporca come in Nux vomica, che è intossicato (vedi), o ricoperta da
una spessa patina bianca come in altri rimedi quali Antimonium crudum. Spesso Ipeca è un
bambino con una brutta tosse secca, che quasi gli impedisce di respirare; a volte la tosse è
simile alla pertosse; il bambino può essere pieno di catarro che non riesce ad espettorare. Ipeca
cura anche emorragie (naso, utero…) purchè, ricorda, sia presente il sintomo della nausea o del
vomito. Di base Ipeca non ha un buon carattere, può essere capriccioso, irritabile,
imbronciato, di malumore; il bambino urla ed è difficile da accontentare. In un paziente con
questo carattere puoi somministrare Ipeca anche in raffreddori di naso (riniti) violenti, con
frequenti starnuti e congiuntivite: migliorerà presto la rinite e anche l’umore.

5. Apis mellifica

Caldo, rosso, gonfio, con dolore e bruciore.


E’ un rimedio di origine animale che deriva dalla comune ape. Per imparare a conoscere bene Apis
devi pensare a cosa accade dopo una sua puntura: la parte diventa subito bruciante, si gonfia
velocemente ed arrossa, diventa calda e la persona è allarmata ed agitata. Queste sono per
proprio le caratteristiche del rimedio e, quindi, per la Legge dei Simili (vedi), quello che può curare.
Quindi ogni malattia che è caratterizzata da: gonfiore, arrossamento, bruciore intenso,
dolore bruciante o pungente. I sintomi di Apis si sviluppano molto velocemente, talvolta in

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modo drammatico. Inoltre il paziente Apis non ha sete, non tollera il calore, cerca aria fresca, è
spesso spossato e sonnolento. Di base è un tipo notevolmente indaffarato (le api sono grandi
lavoratrici!), irritabile ed aggressivo, suscettibile e anche geloso; a volte depresso e
piagnucoloso; soggetto a vampe di calore (e di ira!). Lo puoi usare proprio nelle punture di insetti,
quando il gonfiore ed il dolore sono intensi e anche minacciosi; nei foruncoli molto dolorosi, anche
se stanno infettandosi; in molti disturbi degli occhi e palpebre con gonfiore, arrossamento e
dolore; nei problemi di gola come faringiti e tonsilliti; nei problemi vescicali e urinari anche violenti,
notturni; nelle febbri, in particolare se associate ad eruzione cutanea (orticaria, simili a
scarlattina…). Ricorda sempre però che, perché Apis sia efficace, il dolore deve essere intenso,
bruciante o pungente, associato a gonfiore e/o rossore, in un paziente allarmato ed agitato e di
indole suscettibile.

6. Chamomilla

Eccessivo, intrattabile, con urla e strepiti.


Chamomilla deriva dall’omonima conosciutissima pianta della famiglia delle Composite, come
Arnica, Eupatorium, Cina e come la comune margherita di prato, Bellis perennis. E’
tradizionalmente prescritta per soggetti inquieti, con reazioni esasperate, agitati, irascibili,
rumorosi. Si abusa un po’ anche di Chamomilla, visto che nei bambini è spesso efficace, e si
tende a somministrarla a tutti quelli un po’ troppo vivaci e dispettosi ma, come al solito,
funziona solo quando è prescritta con precisione. Chamomilla è insofferente, intollerante verso
tutto, in particolar modo intollerante verso il dolore. Ad un mal di pancia, un male alle orecchie
o qualsiasi altro disturbo, reagirà con rabbia, urla - se bambino e di notte sveglierà il palazzo! - o
estrema irritabilità e malumore se adulto. Il bambino è impossibile da gestire, è capriccioso
chiede una cosa e poi la getta via. Se molto piccolo si calma se lo prendi in braccio e lo
trasporti energicamente: sono i bambini che dormono solo in macchina, cullati dal movimento.
Una causa di malattia può essere la dentizione, che può favorire vari problemi: associarsi a dolori
addominali e diarree, febbri che più spesso vengono al mattino, otalgie notturne, tossi, inspiegabili
dolori agli arti. Una caratteristica che si può riscontrare è la congestione della testa con sudore
caldo, spesso una guancia rossa e l’altra pallida. E’ facile che i disturbi peggiorino o arrivino la
sera e la notte. Chamomilla può migliorare molto velocemente e guarire, purchè il paziente ne
possieda il temperamento caratteristico; prescriverla ad un bambino docile, tranquillo e pauroso e
poi affermare che l’Omeopatia non funziona, significherebbe aver compreso… proprio nulla!

7. Nux vomica

Irritabile, stressato, intossicato.


E’ un rimedio di origine vegetale della famiglia delle Loganiacee; si utilizzano i semi maturi
essiccati, ricchi di molti alcaloidi fra cui la stricnina. Il tipico soggetto Nux vomica è il cosiddetto
stressato, cioè una persona frenetica, nervosa, impaziente, agitata, irritabile. Spesso è un
individuo che lavora troppo, molto dinamico e veloce, poi magari a casa diventa pigro. Nux è un
tipo esuberante, molto facilmente irritato, anche se semplicemente contraddetto, scattoso,
brusco, mai sereno e rilassato, a volte chiaramente collerico. Abusa di sostanze stimolanti e
irritanti, come caffè, alcoolici, tabacco, cibi molto speziati. Insonnia, si risveglia pensando al
lavoro, spesso con testa confusa, ottusa. Nux può essere utile in molte emergenze, in particolare
riguardanti l’apparato digerente: dolori improvvisi allo stomaco, crampi, spasmi, vomito, coliche
con gas con stitichezza o diarrea o stimolo ad evacuare intenso ma inefficace, emorroidi molto
dolenti, in particolare se dopo abusi alimentari o di tossici in genere. E’ certamente il rimedio
del dopo sbronza con tutti i disturbi correlati. Nux ti aiuterà a risolvere molti disturbi, non soltanto
relativi all’apparato digerente, purchè corrispondano le caratteristiche di base; può anche essere
un malato, adulto o bambino, che in genere è una persona tranquilla, ma nella specifica situazione
si presente con le modalità di Nux.

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8. Arsenicum album

Debole, abbattuto e molto ansioso.


L’arsenico bianco è una sostanza del regno minerale estremamente tossica, un veleno vero e
proprio. Il tipico soggetto Arsenicum è ansioso, agitato, spaventato, abbattuto.
Probabilmente ti verrà da pensare subito ad Aconitum, ma Arsenicum è in realtà molto differente.
Immagina Aconitum caldo, arrossato e spaventato, ma energico, eccitato; immagina invece
Arsenicum pallido, con poche energie, abbattuto, magari vivace ma debole. La condizione più
caratteristica di Arsenicum e che ti farà capire meglio, è l’intossicazione da cibo avariato,
carne o altro, ma anche gastroenterite da frutta o dopo cibi ghiacciati. Inizia con vomito, spesso
ripetuto, il malato impallidisce, si spaventa, suda freddo ed ha la sensazione di stare per morire;
poi spesso arriva la diarrea che può essere anche molto violenta e frequente, portando il malato ad
un reale abbattimento: questo è Arsenicum. In questi casi pochi globuli faranno cessare
velocemente vomito e diarrea e comparire una febbre positiva, facendo recuperare le energie
molto velocemente. Arsenicum è assetato e vuole liquidi caldi. E’ utile anche in situazioni
asmatiche o con difficoltà respiratorie di vario grado, con tosse secca, fiato corto, impossibità a
rimanere sdraiati. I dolori di Arsenicum sono brucianti, il bruciore accompagna ogni suo sintomo,
sia che riguardi la pelle, lo stomaco o altri settori. Arsenicum peggiora la notte, a riposo e
migliora col calore. E’ particolarmente utile in persone gravemente malate; è molto utile
negli anziani e anche in soggetti delicati, raffinati, ma fragili e con poca energia.

9. Pulsatilla pratensis

Timido, bisognoso, con le lacrime in tasca.


E’ una pianta della famiglia delle Ranuncolacee, una delicata anemone. Pulsatilla corrisponde a
persone bisognose di affetto e simpatia, titubanti, piagnucolose o semplicemente
lamentose, remissive, altruiste, di umore mutevole, capricciose, ipersensibili. Altre
caratteristiche sono: timidezza, rossori, gelosia, facilità estrema al pianto, piange invece di
litigare. Si è sempre detto che corrisponde a donne di carnagione chiara, capelli biondi o chiari,
occhi azzurri; ciò è vero, ma solo in parte. Qualunque soggetto abbia in sé queste caratteristiche,
di sesso maschile o femminile, chiaro o scuro, adulto o bambino, può beneficiare del rimedio.
Certamente non va somministrato a soggetti dal temperamento dominante, prepotenti, aggressivi,
collerici e impositivi, ciò contrasta con l’intima natura del rimedio. Pulsatilla, e quindi coloro che ne
trarranno beneficio, spesso ammala a causa del freddo, per essersi bagnata, ma desidera
intensamenente aria aperta e stanze ben aereate. Spesso soffre per catarri giallo verdastri,
di qualsiasi origine. Nelle fasi acute non ha né fame né sete particolarmente intense; ha difficoltà
digestive con avversione ai grassi, senzo di pienezza, gusto cattivo in bocca, facile diarrea.
Spesso nelle donne ci sono disturbi venosi agli arti inferiori, varici, e difficoltà circolatorie che
danno origine ai geloni invernali. Dolori reumatici e anche disturbi mestruali di varia natura.
Puoi somministrare Pulsatilla a persone con queste caratteristiche, qualunque sia il disturbo di cui
stanno soffrendo. La persona sofferente chiederà il tuo aiuto, la tua disponibilità, anche
eccessivamente, ti chiederà di essere coccolata, rassicurata. E’ il bambino che si risveglia la notte
con male all’orecchio e si lamenta e piange e lo devi prendere con te e carezzarlo, farlo sentire
tranquillo, sicuro, amato. Non è francamente spaventato come Aconitum; non urla per il dolore
fino a svegliare tutti come Chamomilla; può avere febbre, ma non così violenta e bruciante come
Belladonna; non ha il violento rossore e gonfiore di Apis; non ha l’abbattimento e l’ansia profonda
di Arsenicum; non ha la febbre elevata e senza particolari caratteristiche di Ferrum phosphoricum,
perché di caratteristico ha sempre l’insaziabile richiesta di affetto e coccole, a volte fin quasi a
sfinirti. Ciò vale per pazienti con catarri nasali giallo-verdastri, per tossi catarrali anche profonde,
per vomiti e diarree e per tante altre possibili situazioni.

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10. Mercurius solubilis

Impulsivo, distruttivo, male di notte, con sudore e salivazione.


Mercurius è un rimedio di origine minerale. Per capirne le caratteristiche devi pensare al mercurio
che hai notato quando ti si è rotto un termometro di tipo classico, così comprenderai perché viene
anche chiamato argento vivo, proprio a causa della sua mobilità e difficile afferrabilità. Mercurius è
un tipo frettoloso, agitato, ansioso, impulsivo, violento e anche distruttivo. Tutti i suoi
disturbi aggravano di notte, sia col caldo che col freddo e si accompagnano spesso a
sudorazione profusa e di cattivo odore, appiccicosa. A volte ha tremori e profondo malessere
come ansia, apprensione, paure irrazionali, sogni paurosi. Ogni malattia che necessita di Mercurius
ha le caratteristiche di una certa gravità: la faringo-tonsillite è caratterizzata da placche e pus,
con linfonodi del collo molto gonfi; la diarrea è violenta, con odore di putrefazione, con muco e
forse anche con sangue; l’otite tende a diventare purulenta e anche essa con linfonodi molto gonfi
e dolenti. Spesso Mercurius ha afte in bocca o vere e proprie ulcere, lingua molto sporca o
desquamata, cosiddetta a carta geografica, che conserva le impronte dei denti; spesso ha stomatiti
e gengiviti anche gravi, ascessi ai denti, sempre con una intensa salivazione. Il bambino malato
può comunque mantenersi agitato e senza riposo, pur non avendone l’energia sufficiente.
Mercurius non ha limiti, può andare avanti fino alla distruzione, come se avesse perduto la capacità
di contenersi, di controllare gli impulsi, di riposarsi. Sono bambini che continuano a contraddire o
perseverano in ciò che di dannoso stanno facendo anche se vengono rimproverati aspramente o
picchiati, mantenendo intatto il loro attegiamento di sfida. Usando Mercurius in soggetti con queste
caratteristiche potrai guarire ascessi, stomatiti, gengiviti, faringiti, otiti, diarree e altro.

11. Arnica montana

Traumatizzato, ammaccato, stordito.


E’ una pianta della famiglia delle Compositae, come Chamomilla. E’ un rimedio che dovresti sempre
avere con te. E’ comunque un rimedio molto conosciuto e troppo usato. E’ oramai di moda una
facile Omeopatia, troppo semplicistica, per questo molti credono che Arnica sia indicato per dolori
di qualsiasi tipo, in particolare alle ossa, muscoli, articolazioni. In realtà Arnica va usata quando il
dolore è causato da un trauma e, più in generale, è indicato in tutte le conseguenze di un
trauma, di qualunque origine esso sia. Contusioni, schiacciamenti, distorsioni, ematomi. Ripensa
ad una condizione, in cui certamente ti sarai trovato, dopo una caduta, un incidente, un colpo
ricevuto e comprenderai come si sente Arnica nell’immediato e nei giorni seguenti. Il rimedio può
curare sia il danno fisico che il danno psichico derivato dal trauma, le cui conseguenze spesso
rimangono molto a lungo. Il soggetto Arnica è indolenzito, ammaccato, ha timore di essere
toccato o urtato per paura del dolore che ne deriverebbe, si muove poco e con estrema cautela
per evitare di traumatizzarsi ancora. A letto non trova una posizione ed è costretto a muoversi in
continuazione per cercare sollievo ai dolori. Nei casi più gravi è stordito, sotto shock, assopito
o totalmente incosciente, sopraffatto dall’avvenimento. Ricorda anche che l’intervento
terapeutico con questo rimedio non può sostituire l’accertamento del danno e le eventuali manovre
di ordine chirurgico, ma la sua somministrazione risulta sempre utile, spesso in modo
determinante. Arnica può utilizzarsi anche in numerosi altri accidenti di natura molto grave:
ictus (cioè emorragie o trombosi cerebrali), emorragie di vari organi e strutture come la retina,
l’utero, crisi ipertensive ed altre ancora; in questi casi il risultato sarà un contenimento del danno
ed un recupero della condizione del soggetto colpito, per quanto la situazione lo renda possibile. E’
utile nelle conseguenze di fatiche muscolari, dopo sforzi eccessivi che lasciano indolenziti e
spossati, in questi casi il recupero sarà molto più veloce. Utile sia prima che dopo interventi
chirurgici di qualsiasi tipo ed entità, dalla semplice estrazione dentaria ad interventi molto
impegnativi. Per sintetizzare possiamo dire che ogni situazione che sottoponga il soggetto ad uno
stress che poi lo lascia provato, stordito e dolente, può beneficiare dell’aiuto di Arnica montana.

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12. Ignatia amara

Triste, affranto, mutevole e con un nodo in gola.


E’ una pianta della famiglia delle Loganiaceae. L’ho inserito fra i 12 rimedi che devi conoscere
perché è prezioso nelle conseguenze di traumi di tipo emotivo ed affettivo. Il tipico
soggetto Ignatia è una persona di temperamento eccitabile, ipersensibile, capriccioso, di
umore estremamente mutevole, con tutta la sintomatologia immaginabile riferita a somatizzazioni
di emozioni. Corrisponde più spesso a donne e bambini, ma non sono esclusi maschi adulti. Puoi
curare con Ignatia disturbi causati da tristezza e paura. Ignatia può essere silenziosa e triste,
o piangere convulsamente, o alternare l’uno all’altro; può anche improvvisamente diventare
incredibilmente allegra per poi tornare allo stato precedente. Si dice infatti di Ignatia che ha
sintomi contraddittori, difficilmente comprensibili secondo una logica razionale. Sente di avere
un nodo in gola che non va né su né giù, spesso soffre di mal di testa, può avere spasmi in
ogni parte del corpo, in ogni organo e apparato. E’ facile che abbia tremori che possono arrivare
fino a convulsioni, svenimenti e molti altri sintomi, sempre derivati da emozioni intense. Su tutta
la sintomatologia emerge evidente uno stato di tristezza, più o meno chiaramente espressa.
Ignatia non sa metabolizzare le emozioni e cade malata in forma isterica, difficile da comprendere
e talvolta da accettare. Ti ricordo che l’isterismo è una modalità di sofferenza e non un difetto che
si cura con i rimproveri o l’ironia. Ogni volta che hai a che fare con persone sensibili, che hanno
subito: un lutto, una delusione d’amore, uno spavento, una brutta notizia, comunque
qualcosa che li ha profondamente turbati, non sprecare troppe parole di consolazione che risultano
inutili o anche dannose, con Ignatia puoi rendere la sofferenza della persona colpita meno
dolorosa e più contenibile.

Centro di Omeopatia VESCOVIO


Piazza Vescovio 7, Roma
Tel: 06.86211877 Fax: 06.86208145

www.omeopatia-roma.it
info@omeopatia-roma.it

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BIBLIOGRAFIA
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2 P. Bellavite - A. Signorini IPSA - Palermo, 1992


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3 B. Brigo - E. Masciello Milano, L. Boiron Italia - 1988


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4 E. Candegabe Roma, 1989


Testo del II seminario di studio

5 G. Comencini Ed. Laterza – Bari, 1995


La qualità del tuo medico

6 Autori vari per Farmitalia Carlo Erba Stampa medica - Roma, 1985
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7 C.F.S. Hahnemann Edium - Milano, 1980


Le Malattie Croniche

8 C.F.S. Hahnemann L.U.I.M.O. - Napoli, 1981


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Storia della Omeopatia in Italia

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12 P.S. Ortega Ed. Cemon - Napoli, 1982


Appunti sui miasmi

13 L. Pagliaro - E. Geraci Ed. Medico Scientifiche - Torino, 1991


Terapia nella pratica medica

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Appunti da lezioni L.U.I.M.O.

15 G. Vithoulkas Ed. Cortina, Verona, 1983


La scienza dell’Omeopatia

16 G. Vithoulkas Ed. Cortina, Verona, 1990


Un nuovo modello di salute e malattia

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