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Ringrazio:
Donatella Pisu, per avermi sostenuta;
Patrizia Congiu, per avermi ascoltata e incoraggiata;
il professor Jan Van Hemert, neurologo,
per avermi avvantaggiato nella ricerca;
la dottoressa Melina Trupo, ipnotista,
per avermi consigliata;
il dottor Stefano Silvestri, psicologo,
per avermi incitato a scrivere;
il dottor Pierluigi Desanctis, omeopata,
per aver dato valore alla mia fantasia
ed alle mie capacità intuitive.
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GABRIELLA MEREU
LA MEDICINA
DELLA CONSAPEVOLEZZA
La terapia verbale
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Prefazione
Dopo anni di collaborazione con la dottoressa Gabriella Mereu, non è
difficile per me, ed è un onore, scrivere la prefazione di questo libro. La
scienza analogica è quella che studia la correlazione tra i fenomeni. E’ la
strada che la scienza moderna sta percorrendo oggigiorno. Non è da
sorprendersi che la percorra anche lei. Già durante gli studi universitari non
amava essere una conformista ma si domandava se era vero ciò che veniva
asserito scientificamente. Istintivamente cercava correlazioni, a lei
soddisfacenti, fra lo svolgersi degli eventi. Divenuta medico ha continuato a
praticare questa forma di ricerca sui suoi pazienti. L’indirizzarsi allo studio
della medicina olistica, alla grafologia ed all’omeopatia fu una conseguenza
logica. Ne derivò l’atteggiamento di approfondire perchè il paziente
adoperasse un vocabolo invece di un altro per descrivere i suoi sintomi.
Basandosi su un’attenta ricerca scoprì che determinati vocaboli, usati da
diversi pazienti, formano un vocabolario archetipico. Non è l’io
consapevole ad esprimere il vocabolo ma il lato inconsapevole del
paziente. Il sintomo così espresso è un segnale dell’inconscio che denuncia
un malfunzionamento, cioè che vi è qualcosa che non va nello stato
affettivo-emozionale del malato. Con le parole il paziente enuncia un
sintomo, la dottorezza Gabriella Mereu, usando i simboli archetipici e
tramite l’analogia, traduce al paziente ciò che l’inconscio desidera
comunicare. L’eccezionale di questo metodo sta nel fatto che la maggior
parte dei sintomi sparisce. L’assenza del sintomo è la guarigione. Questo
avviene contro ogni locica dell’attuale medicina. Lei non considera questa
una novità, infatti l’omeopatia è basata sugli stessi criteri. E’ andata oltre
dichiarando che anche le altre terapie potrebbero funzionare basandosi
sull’analogia. Pensate alla consapevolezza analogica delle case
farmaceutiche nella scelta dei colori, dei nomi e delle confezioni dei
medicinali, alla simbologia del camice bianco dei medici, all’effetto
amozionale-analogico dell’odore dell’ospedale. Le ricerche sul cancro
sono arrivate ad un binario morto come le ricerche sull’Aids dove troppo in
fretta si è detto che la causa è un retrovirus. Un vero ricarcatore è qualcuno
che mette un punto interrogativo dietro le sue affermazioni ed ha un’ostilità
verso la sicurezza. Sicrurezza significa paura. Per un vero ricercatore
l’attitudine alla curiosità è più forte della paura. Quest’innata ostilità verso
la sicurezza ha fatto in modo che la dottoressa Mereu sia al successo e che
incontri la logica diffidenza dei suoi colleghi conservatori, che preferiscono
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la pseudosicurezza alla reale curiosità scientifica. Questo libro è scritto per
il consumatore della sanità, il paziente, che è in grado di giudicare la
validità di una terapia senza bisogno di una tutela da parte delle istituzioni
ufficiali.
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Introduzione
Questo mio volumetto sulla cura delle malattie non ha niente di
“scientifico”; ogni volta che intraprendo una cura non ho nessuna analisi di
laboratorio davanti, non ho nessuna misurazione, sto agendo
nell’imponderabile: la coscienza del paziente. Non ha senso, per me
esporre casistiche perchè i casi clinici sono tra i più disparati e perchè
agisco su un terreno che si manifesta attraverso una risposta dall’inconscio.
Questa varia da persona a persona e, nella stessa persona è variabile nel
tempo (ma il paziente spessissimo viene curato). Agisco proprio al
contrario dell’opinione comune: <<L’intervento è andato scientificamente
bene, ma il paziente è morto>>. Ho cercato di esprimermi in un linguaggio
chiaro e semplice, che è il linguaggio della verità, perchè mi possano
capire tutti. Vorrei trasmettere un importante messaggio: la terapia migliore
è quella che segue tre parametri: agire nel minor tempo possibile, essere
la meno traumatica possibile e la meno dispendiosa possibile. Curano
tutti: i medici con i farmaci, gli omeopati con i rimedi, i chirurghi, gli
agopuntori, gli sciamani, la medicina popolare.
Dietro questo fenomeno vi è un fatto molto semplice: il paziente si cura da
solo.
Questo mio libretto, che descrive una tecnica tratta da anni di ricerche,
vuole dimostrare essenzialmente che la medicina ed il medico sono solo dei
veicoli e che il medico dovrebbe funzionare solo da guida, perchè la
guarigione fisica si attui insieme alla consapevolezza ed alla evoluzione del
paziente.
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La nascita della terapia
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mie capacità terapeutiche attraverso esso.
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Il linguaggio collettivo
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Il pazientese
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Si riferisce al sentimento che uno prova quando viene picchiato.
L'espressione «Ho un dolore che non mi fa girare» (la schiena, il collo)
si riferisce ad un sentimento di impossibilità a ribellarsi.
Dolori come bruciore, punture, fitte, significano rabbia.
Prurito - Si riferisce al fatto che una persona vorrebbe liberarsi di
qualcuno o di una situazione incresciosa che non sopporta. L’espressione
«sento una scossa di corrente» si riferisce alla voce del verbo “correre”
che, secondo il contesto, può significare: «ho paura di essere abbandonato»
oppure «sono stato abbandonato» oppure «vorrei andarmene». Se, invece di
«scossa», sente una «scarica di corrente» significa proprio che vorrebbe
scaricarsi di una situazione che l’opprime. Le affezioni da corrente d’aria o
da vento si riferiscono a questi significati.
Grasso - La comparsa di cisti di grasso sulla pelle, L'intolleranza ai
grassi, i lipomi ecc. si riferiscono alla sensazione di sporco, connesso a
sensi di colpa o a disgusto per essere stati a contatto con persone volgari o
a paura per pensieri lascivi dello stesso soggetto.
Ballare - Questo vocabolo si trova nelle espressioni “Sento che balla”,
riferito per esempio ad un occhio o ai muscoli o ad un dolore con
sensazione “come se ballasse”, come in certi dolori di testa. Si riferisce
spesso a persone che hanno molto il senso del dovere e che, perciò,
avrebbero bisogno di divertirsi per dimenticare questa preoccupazione.
Gonfio - Chi sente un gonfiore, chi si sente gonfio, spesso con sensazione
di calore e peggioramento con il caldo, significa che ha una passione che
può essere di genere sessuale oppure che lo fa arrabbiare.
Scoppiare - E' analogo al precedente e si riferisce al fatto che è, al
massimo, di una sofferenza passionale.
Bloccare - L’espressione “mi sento bloccato” si riferisce a sentimento di
mancanza di libertà. Le espressioni “sbando”, “storto” ecc. si riferiscono
a situazioni in cui si ha paura di perdere il controllo. Le dita storte dei
pazienti con l’artrite reumatoide hanno analogo significato: chi usa queste
espressioni, pretende che “tutto fili dritto”, è pignolo, preciso.
Analogo significato hanno le vertigini.
Questo sintomo si presenta in persone che si controllano molto o che
pretendono di controllare tutto. Le vertigini sono tipiche delle donne che
desiderano avere la casa perfettamente in ordine, situazione difficile da
raggiungere, specie in famiglia.
Strisciare, è un altro vocabolo interessante: rappresenta la paura o la
sensazione di andare in rovina.
Si ritrova, ad esempio, nei paralitici che dicono «mi viene da strisciare
la gamba». L’ho trovata anche in eruzioni cutanee a forma di strisce.
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Vermi, è un vocabolo che riguarda la paura di essere immondi, schifosi,
di non valere, appunto, come i vermi. Si materializza nella verminosi;
riguarda anche la sensazione “sentire vermi che strisciano”.
Fregare - È un vocabolo che si riferisce, a seconda dei contesti, ad un
significato sessuale o alla paura o sensazione di essere imbrogliati.
Accavallare, sovrapporre, schiacciare - Hanno un significato anch’esso
sessuale. L’ho trovato nelle espressioni “sento un muscolo accavallato”,
vedo sovrapposto”, “mi viene questo dolore quando accavallo le gambe”
e altre.
Premere - Può avere anch’esso un significato sessuale oltre che di
insofferenza ad un’autorità. Filo, cucire - Sono espressioni che si
riferiscono a sofferenze dovute ad un attaccamento affettivo.
Per esempio: «ho la sensazione di avere un filo nell'occhio» oppure «ho
questo disturbo quando cucio».
Irritare - Viene da una sentimento di irritazione quindi, quasi di rabbia
per qualcuno; per esempio: «mi sento un occhio irritato» «ho un dolore
come un’irritazione».
Tirare - Si ritrova nella sensazione di sentirsi tirare, per esempio, alla
schiena, alla coscia, ecc.
Si riferisce ad un sentimento di oppressione. Si verifica frequentemente
nelle sciatiche con l’espressione frequente: «sensazione di schiena bloccata
e di sentirsi tirare la gamba»
Piegare - E' un altro vocabolo frequentissimo, si ritrova nell’espressione
«non lo posso piegare» oppure «migliora o peggiora quando lo piego». Si
riferisce ad un dolore articolare; esprime un sentimento di rabbia-paura
perché il paziente è sottopposto ad autorità-obbligo.
Sollevare - Si riferisce ad un dispiacere che il paziente sente senza
possibilità di rimedio. Per esempio: «ho un dolore alla spalla, per cui non
posso sollevare il braccio».
Sentire, è un vocabolo incluso nella mancanza delle sensazioni, per
esempio: tattile, odorosa, gustativa. Indica, in maniera poetica, che la
persona ha perso un importante contatto affettivo con qualcuno, si esprime
così «non sento più». Non riesco a trovare la posizione. Questa
espressione si riferisce ad un dolore articolare, che non permette di trovare
una posizione giusta per attenuarlo. Si riferisce al fatto che la persona non
sa che decisione prendere e come comportarsi in una certa situazione.
Bolla, bollire - Si ritrova nelle espressioni «sento un rumore come una
pentola che bolle», e nelle espressioni «ho un dolore che mi fa sentire
bollente» oppure nelle eruzioni bollose della pelle. Esprime la presenza di
un forte desiderio inesaudito. In cagliaritano il verbo volere, desiderare, si
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esprime col termine “bolliri”.
Il “ pazientese” si esprime anche nelle dita delle inani e dei piedi. Esiste
una versione sarda della filastrocca che si canta ai bambini piccoli ed
incomincia così: «Piazza, mia bella piazza...». E questa: si prende il pollice
e si dice «Custu è su procu», poi l’indice «custu d’a mottu», poi il medio
«custu d’abbruschiau» poi l’anulare «custu si d’a pappau» poi il mignolo «e
a custu chi è pitticheddu non di d’anti lassau» che significa «Questo è il
porco, questo l’ha ucciso, questo l’ha arrostito, questo l’ha mangiato e a
questo, che è piccolino, non gliene hanno lasciato».
Quando vi è qualche affezione al pollice, per la donna, è di solito il
marito o il fidanzato, per l’uomo è la fidanzata o la moglie. Qualche volta è
qualche altro parente. Si riferisce sempre all’affetto più importante. Le altre
dita sono i figli. Le affezioni che colpiscono le dita si riferiscono, spesso,
ad una vicenda familiare come nella filastrocca. Il simbolo, pero, è spesso
sfumato: l’indice può significare il giudizio, la critica. Il medio il sesso;
l’anulare il matrimonio; il mignolo, oltre al figlio più piccolo, che vi è un
sentimento di perdita per qualcosa.
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L'origine della malattia:
l'immaginazione
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La mappa anatomica della malattia
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Il placebo
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gli occhi meravigliati dei parenti a cui disse «Io a quella dottoressa ci
credo». La febbre le calò con una grande sudorazione.
La ricetta l’avevo appena appresa da un libro di “medicina popolare
sarda”. Placebo? Potenza della medicina popolare? Questo episodio
meriterebbe da solo una ricerca.
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Il terreno
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natura, è divino e perciò essendo divino, se il sintomo è causato, come
spesso succede, da una repressione di tipo religioso la verità non sta nella
religione, ma nel sintomo e, pertanto, questo dimostra che la religione e Dio
sono due concetti separati.
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L’aiuto della grafologia
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I soggetti più a rischio di malattia
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Perché acuto, perché cronico
La malattia acuta è quella che dura per poco tempo, quella cronica dura
molti anni o anche tutta la vita. Alla luce di quello che adesso so, e ho
appena detto, potrei già fare un’ipotesi sul perché certe malattie sono acute,
come ad esempio l’influenza, e da acute possono diventare croniche, come
per esempio la bronchite. Altre sono già considerate croniche ad vitam,
come per esempio il diabete. Le malattie acute, secondo l’esame che ho
fatto su certi pazienti, derivano da un’emozione passeggera, per esempio un
mal di gola. Le acute recidivanti, invece, derivano da un'emozione latente
nell’inconscio che si risveglia in seguito ad uno stimolo con un valore
simbolico emozionale o che poggia su una credenza popolare: un mal di
testa da vento, un dolore reumatico da umido un mal di gola da corrente
d’aria, una rinite da pollini. Le malattie croniche sono tali, da quel che ho
visto dai miei studi di comparazione grafologica su scritti dei pazienti,
perché poggiano su un terreno patogeno di tipo psicologico, un terreno
depressivo che sviluppa una malattia cronica. L’origine della cronicità
della malattia in alcuni casi potrebbe però, essere un’altra e la spiegazione
molto più banale della precedente. Questa mi è venuta in mente dopo aver
letto nel bellissimo libro “La mia voce ti accompagnerà” di come lo
psichiatra Erickson era riuscito a guarire un’acne. L’autore narra di un caso
di acne in un adolescente, guarito senza medicinali, solo perché il paziente
non si era guardato allo specchio per due settimane. Mi hanno poi riferito
della guarigione spontanea di malattie croniche come lupus e tumori, solo
perché il malato “non ci aveva più pensato dopo aver cambiato vita”. Mi è
allora venuto da pensare che la convinzione che una determinata malattia
sia inesorabilmente cronica non fa altro che confermare, nell’inconscio
del paziente, la sua cronicità: se il paziente non ci pensasse più
potrebbe anche guarire spontaneamente.
E se le analisi e i controlli a cui sono sottoposti i malati non servissero
ad altro che a confermare in loro, attraverso la paura - sentimento
origine della malattia stessa - la cronicità di essa?”
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La mimica del paziente
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ridere perché hanno una malattia grave penso, al contrario, che hanno una
malattia grave perché non sanno ridere. Certi ridono ma non sanno ridere. Il
loro modo di fare dello spirito non è sentito, non è convincente, non sono in
grado di fare una rappresentazione liberatoria della loro espressione
patologica con una risata. A questo fatto potrebbe essere dovuto il loro
sintomo più comune: il ripetere sempre i soliti gesti e la loro rigidità.
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La rigidità
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La risata
La risposta terapeutica più bella è la risata del paziente dopo che gli
rimando la sua metafora. Quasi sempre so che guarirà. Con il riso mi dice
tante cose: che si è sentito compreso e che ha capito nel profondo del suo
animo la terapia, che ha preso le distanze dall’afflizione che l’ha portato
alla malattia perché la vede come una rappresentazione, che non ha più
paura, ma soprattutto, finalmente, c’è un paziente che si diverte mentre
viene curato.
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Una risposta a chi è andato dallo psicanalista
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L’andamento della terapia
La cura può essere attuata sia con la patologia in atto sia in sua assenza.
Dopo il messaggio verbale i sintomi possono comportarsi in diverso modo:
possono sparire immediatamente e non tornare più, anche se la persona li
aveva da lunghissima data, possono accentuarsi subito e poi sparire,
possono sparire solo dopo un certo tempo, possono sparire per poi tornare
e sparire di nuovo etc... Il decorso dei sintomi dopo questa terapia ricorda
del tutto quello della somministrazione omeopatica solo che in questo caso,
siccome non ho somministrato niente per via orale, è chiaro che il lavoro lo
fa il paziente non il farmaco. Anche in tanti altri casi in cui si somministra
il farmaco il lavoro di guarigione lo fa comunque il paziente, solo che in
quei casi questo non è chiaro mentre nella terapia verbale è
perfettamente evidente. Essendo inoltre eliminato ogni veicolo materiale
di terapia non si può dire che sto somministrando un placebo. L’unico
placebo potrei essere io stessa, se il paziente crede in me.
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Le allergie: una suggestione collettiva
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peccaminoso anch’esso.
E la carne del ragù? Peccaminosa. E il nero di alcuni indumenti?
Allergenico anch’esso perché, come è noto, si dice “nero come il peccato”.
E il polline? E tutte le allergie che si manifestano in primavera? Sono da
peccato perché la primavera è la stagione degli amori. Ma il cibo più
peccaminoso in assoluto è la pizza che, infatti, causa frequentemente
allergie. E' peccaminosissima perché è rossa, è unta, è piccante... ed è
buona. Quindi, è un piacere mangiarla ed il piacere è peccato. Dietro alla
diffusione delle allergie, come delle altre malattie, c’è il nostro vero Dio
che è in noi, ci parla e ci sorride deridendoci; se Lo sappiamo riconoscere
ci perdona e ci guarisce. Oltre al simbolo generale di peccato, molte
sostanze allergiche hanno come causa immaginativa anche una vicenda
personale che li ha portati all’intolleranza. Vi faccio un esempio: due
pazienti diverse, vedove, in cui l’allergia per la polvere si era manifestata
dopo la morte dei mariti. Prima, la definizione di polvere era, oltre quella
generica “che sporcava” anche “nera” come il suo lutto. Nell’altra, “la
polvere è impalpabile eppure c’è”, riferendosi a come sentiva ancora la
presenza del marito, nonostante la sua morte. Non tutti i casi di allergie,
però, sono legati al tema del peccato; ne ho trovato tante altre strane legate,
invece, alla storia immaginativa del paziente: allergia all’acqua, ai
conservanti, agli additivi, ai kiwi, alle zanzare, alla sabbia, al sole, alle
piume, alla lana, ai tessuti sintetici, al latte, ai latticini, alle creme, ai
profumi, ai vari cosmetici ecc. Tutti trascinano con sé un significato
particolare per quel paziente in esame. Nella terapia adopero sempre la
metafora individuale e, se questa non la ricavo dal paziente, uso quella
generica: per esempio il peccato.
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Casi clinici
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principalmente vedeva la madre che, infatti, era una donna “tenera”.
La crosta poi ha la caratteristica di essere attaccata alla pelle come lei è
“attaccata” alla madre. Glielo dissi: le croste guarirono in pochi giorni.
Venne da me una giovane signora che aveva una paralisi incipiente alle
gambe e camminava con difficoltà, aveva anche un dolore alla schiena. Le
chiesi: «Che sensazione ha di dolore?».
Mi rispose che sentiva come qualcosa che premeva: «Chi è che preme?»
«L’ariete” mi rispose.
«Che caratteristiche ha l’ariete?».
«E' cornuto».
«Chi è cornuto?»
«F... un mio amico, mi ha offesa»
«Si metta F...nella schiena». Il mal di schiena le cessò immediatamente.
La paralisi, invece, era dovuta a dei vicini di casa che la criticavano
continuamente. Ne parlammo.
Tornò dopo un mese guarita definitivamente dal mal di schiena e dalla
paralisi. Aveva, nel frattempo, anche cambiato casa.
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verità a lei “brucia il sesso”, perciò peggiora lavandosi nel bidet».
Con i napoletani non ho bisogno di molte spiegazioni, in genere mi
capiscono subito. Il dolore cessò immediatamente e non gli tornò più.
Una mia amica, un giorno, mi invitò a cena e mi fece visitare sua figlia di
sei anni. Aveva un dolore in corrispondenza dell’alluce del piede destro
dove era cresciuta una verruca dura. Quando camminava sentiva dolore
come una puntura, e poi aggiunse «Sento anche come una molla». Capii
subito cosa voleva intendere e le dissi: «Cammina e pensa che ti “mollano”,
cioè che ti senti abbandonata». Il dolore le passò immediatamente, la
verruca andò via nel corso di dieci giorni.
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Sempre nella spiaggia del “Poetto”, una mia collega, dopo che si era
divertita a sentire i miei casi clinici, mi disse: «Allora curami questa cisti
che ho sotto la pianta del piede da circa tre mesi, e che mi fa male quando
cammino».
Toccai la cisti per verificare. Le chiesi se avesse qualche dispiacere o
pensiero che la tormentava. Mi disse: «Ho paura delle malattie».
Le chiesi: «Com’è il tuo dolore?».
«E' un dolore puntorio».
«Hai un “puntore” nella cisti che ti dà un dolore puntorio», le dissi.
Lei rise. In seguito mi disse che la cisti e il dolore scomparvero dopo
due giorni. Per chi non conoscesse il dialetto cagliaritano, “puntore”
significa malattia.
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«Mia madre, mi rispose, ho appena finito di litigare con lei». Mi disse
che, dopo la telefonata con me, le sparì il dolore.
A Milano, visitai una signora che aveva uno strano sintomo: la bocca, in
certe ore del giorno, le si riempiva di saliva acquosa. Parlava molto,
parlava troppo. Ad un certo punto della visita la interruppi e le dissi: «Sa
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perché ha molta acqua in bocca? Perché il sintomo significa “Acqua in
bocca” cioè che deve stare zitta». La signora non si offese, il disturbo
diminuì. Ho ricevuto i suoi auguri questo Natale.
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Mi rispose: «Certe volte mio marito proprio nonlo sopporto».
Allora le dissi: «Quando si sente premere pensi che è il sesso di suo
marito».
La cistite le cessò dopo alcuni giorni.
Venne da me una ragazza che non sentiva più gli odori dopo una rinite.
Le dissi: «Chi non senti più?»
Mi rispose: «Una mia amica, non parla più con me, non mi saluta più».
Pianse; dopo che smise di piangere le feci odorare uno shampoo. Aveva
riaquistato immediatamente l’odorato.
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«Chi si imbizzarrisce dei suoi parenti?».
«Mio figlio».
«Allora cammini pensando che ha il figlio nel piede». Mi guardò stupito,
ma fece quello che gli dissi. Andò, tornò dopo una camminata di mezz’ora
dicendo che non sapeva spiegarlo, ma il dolore gli era passato.
Ricevetti, un giorno, una telefonata da una signora che aveva una cefalea
con sensazione di palpebra pesante ad un occhio. Le dissi: «Sta chiudendo
un occhio per qualcosa che le fa suo marito?».
La cefalea le migliorò immediatamente.
Più tardi, seppi che sospettava un tradimento da parte del coniuge.
Un giorno, ricevetti nel mio studio odontoiatrico, una signora che aveva
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un cordone di gengiva cresciuto dall’interno della guancia che si metteva tra
i molari. Era, pertanto, costretta a masticario e per questo si faceva sempre
più grosso e dolorante. Le feci la solita domanda: «Come va con i
parenti?», mi rispose «Mi criticano malamente ed io devo stare zitta».
Le dissi: «Sa perché ha quel cordone di gengiva? Perché sta “mordendo
il freno”».
Il cordone le andò via nel giro di un mese; l’ho incontrata dopo due anni
per la strada: non gli era più ricresciuto.
Venne da me una signora che si era appena separata dal marito. In seguito
alla separazione aveva sofferto di un’allergia di natura ignota che si
manifestava con una eruzione diffusa al viso. La paziente diceva che, in
seguito a quest’eruzione, sembrava un “koala”. Le chiesi di definirmi un
koala.
Mi rispose: «E' un animale protetto in via d’estinzione».
Le risposi: «È la protezione di suo marito che è in via d’estinzione a
causa della separazione?».
Rise e mi confermò che era così. In seguito, mi disse che l’allergia le
tornò un’altra volta; ma che le passò dopo aver pensato alla nostra
conversazione.
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fosse questo dolore e mi rispose: «E' come se sentissi il dente di sopra più
grosso che batte contro quello di sotto». Indagai. Venni a sapere di un
inquilino della paziente che abitava al piano di sopra e che era suscettibile
e prepotente. Dissi alla signora di proiettare la rabbia per l’inquilino nel
dente dolorante; il dolore diminuì immediatamente.
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permanenza in Sardegna.
Rise e guarì.
Una mia amica, a cui ho raccontato parecchi dei miei casi e che mi ha
sempre ascoltato molto interessata, sta imparando anche lei a cimentarsi
nella cura con amici e parenti. Questi sono i casi risolti da lei.
Suo cognato aveva una cisti di grasso in una palpebra. Lei le chiese:
«Vedi qualcosa di volgare o di sporco?».
Lui rispose: «Sì, un mio collega che fruga nella spazzatura, non lo
sopporto».
La cisti gli andò via. Sua sorella aveva da un mese un mal di gola con
sensazione di grattamento.
Le chiese: «Devi dire qualcosa a qualcuno e non ne hai il coraggio?»
«Sì a quella, “me la devo grattare”» rispose.
Il mal di gola andò via il giorno dopo.
Una sua amica si rivolse a lei perché il suo bambino di nove anni aveva i
vermi nelle feci. Lei le chiese: «Cosa fanno i vermi?».
Lamica rispose: «Succhiano il sangue».
«Chi succhia il sangue?».
«L’amante di mio marito». Senza che il bambino sapesse niente della
conversazione della madre, guarì dai vermi: il giorno della conversazione
la signora li aveva visti vivi nelle feci, il giorno dopo erano tutti morti.
Questo è un altro caso di cura di un bambino attraverso un genitore.
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L'allergia ai farmaci
Una signora era allergica al Tantum Verde, le avevano tolto l’utero e non
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poteva più avere bambini.
Una mia paziente era allergica “alla vitamina”, l'ho detto seguendo la sua
espressione. Le chiesi che problemi aveva con “la vitamina”.
Mi rispose sospirando: «La vita mia!».
Era agli arresti domiciliari per droga.
Un signore era allergico al Broncomunal. Era un fascista.
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La cura dei bambini: curare i genitori
Una volta venne da me una signora con un bambino di quattro anni che
soffriva di un'eczema pruriginoso da due anni; le varie pomate al cortisone
non lo avevano guarito.
Chiesi alla madre: «Quando peggiora il prurito?» Mi rispose: «Quando
tocca la terra».
Dissi alla madre: «Nel simbolismo collettivo la terra equivale alla
madre, quindi, il bambino ha problemi con lei».
La madre pianse e mi disse: «Penso che lei abbia ragione perché
l’eczema si è manifestato da quando ho affidato il bambino a dei parenti
perché io ho incominciato a lavorare».
Telefonai dopo un mese: dal giorno della visita l’eczema aveva
incominciato a diminuire, dopo due mesi era cessato del tutto.
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Risposi: «Quando torna a casa dica a suo marito che la dermatite
nell’alluce di suo figlio è la causa dei suoi bisticci sul lavoro».
La dermatite sparì nel giro di pochi giorni.
Venne da me una giovane signora con una bambina che teneva il collo
piegato a destra in posizione antalgica. Mi disse che la bambina si era
svegliata quella mattina con il collo rigido e dolorante per cui non lo poteva
muovere.
Chiesi alla signora chi la limitava nella libertà, perché il dolore al collo
della bambina era dovuto a questo. La signora fece la benefica risata e
disse: «I miei suoceri».
Dopo dieci minuti la bambina non aveva più niente: poteva girare e
piegare il collo come voleva. Andai a trovare un giorno una mia conoscente
che si era separata da poco dal marito; mi disse che la figlia più giovane,
adolescente, soffriva di frequenti emorragie dal naso.
Le dissi: «Questo succede perché sta perdendo “il suo sangue” che è il
padre». La bambina, da quel giorno, non ebbe più niente.
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I parenti
La causa più frequente delle malattie, per me, non sono i virus, ma i
parenti. E', infatti, sempre da una relazione, da un legame che si sviluppano
i sintomi. Questo fatto è rivelato dalla lettura dei casi clinici che, per me,
come ho già detto, equivale alla lettura della metafora malattia, allo studio
comparato delle grafie dei pazienti coi loro parenti e alle circostanze in cui
le patologie sono incominciate e si mantengono. In ordine di pato- genicità,
la persona più pericolosa come causa di malattie mentali e fisiche, è la
mamma. La suocera e il marito stanno a pari merito, poi ci sono i cognati, il
consorte e, in ultimo, i figli, specialmente quando si fanno più grandi e
quando i genitori invecchiano. La statistica segue proprio quel detto “Più i
parenti sono vicini più fanno male”. Anche i colleghi di lavoro e i vicini di
casa possono causare le malattie qualche volta, ma questi ultimi possono
essere cambiati, i parenti no. Il sentimento più frequentemente causa di
malattia è il sentimento di abbandono. Questo può essere distinto in paura
di abbandono ed effettivo sentimento di abbandono per una separazione o
lutto. Un altro tema frequente è il sentimento di repressione per paura di
contravvenire alle aspettative delle persone vicine e della società in genere.
In questo sentimento rientrano varie paure che poi scatenano le malattie. Le
più frequenti sono: paura di far “una brutta figura” e, quindi, di essere
svalutato agli occhi degli altri, sensi di colpa per aver agito in maniera
lasciva con fatti o con pensieri e, quindi, aver disubbidito alla religione
cristiana, parente stretto di questa paura è il timore di non fare bene il
proprio dovere che può portare a forme ossessive. Da questo deriva la
pignoleria e la mania di controllare e criticare che sono sentimenti patogeni
per chi li porta e per quelli che ne fanno le spese. Il sentimento più
patogeno e padre di tanti altri sentimenti e guai, in genere, è quello
dell’Orgoglio. L’orgoglio porta con sé, l’invidia, il risentimento,
l’attitudine al comando che sono altrettanti sentimenti forieri di malattie.
L’orgoglio, inoltre, è l’ostacolo maggiore alla mia terapia. Il paziente
orgoglioso, quando mi rivolgo a lui nella mia maniera semplice e diretta, mi
guarda dall’alto in basso e non si lascia penetrare dal mio messaggio, anche
a costo di continuare a stare male. Questi sentimenti soffocano il bambino
che è in noi che, poi, ci fa i dispetti con le malattie. Perché lui desidera solo
stare tranquillo, godere dei piaceri e giocare. Nelle mie terapie, spesso, gli
parlo direttamente e lo apostrofo. Mentre al paziente do del “lei”,
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rivolgendomi a lui do del “tu”. Quando il paziente ride significa che ci
siamo intesi e mi sta rispondendo.
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Le malattie da suggestione
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Indicazioni alla terapia verbale
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Le malattie genetiche
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Le emergenze
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Il simbolismo situazionale
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presa di coscienza, di un atteggiamento comportamentale e, quindi, emotivo,
che il vertiginoso altrimenti non adotterebbe mai. Infatti, per l’idea fissa che
ha di controllare e di controllarsi, l’ultima cosa che farebbe il vertiginoso
sarebbe quella di sbattere o di fare un movimento brusco; inoltre, il fatto di
cui ha più paura è un avvenimento inaspettato, un cambiamento improvviso
che, appunto, quelle manovre simboleggiano.
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Vantaggi della terapia verbale
Non intossica.
La si può attuare dappertutto.
Nel caso non sortisse effetto non fa neanche male.
La possono attuare tutti verso tutti.
Ha effetti spesso immediati.
L’ammalato attuando la terapia verbale, impara a capire che il male gli
viene da se stesso.
Se questo concetto viene capito e il sintomo se n’è andato, si risparmiano
le analisi che come si sa, sono spesso lunghe, dispendiose, e traumatiche.
Non dà nessun potere a chi la attua perché come ho già detto, è alla portata
di tutti quelli che hanno fantasia e buon senso e inoltre è messo in atto solo
da un autoguarigione.
Non vi è effetto placebo (pertanto si possono risparmiare l’uccisione
delle cavie in laboratorio). E' spesso divertente.
Esprime un principio: tutte le malattie sono di origine psichica. La sua
attuazione quindi, potrebbe essere estesa a tutte le patologie.
Può essere usato come valido strumento di ricerca per omeopati,
psichiatri, psicologi, grafologi etc. Dimostra, per come viene attuata e per i
suoieffetti spesso immediati, che la guarigione può essere sempre ottenuta
con un autoguarigione. Ma il fatto più importante è che si arriva in maniera
semplice alla consapevolezza del significato del sintomo quindi:
libera dalla paura perché esprime il principio che la malattia viene da
noi stessi.
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Svantaggi della terapia verbale
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Requisiti richiesti nel terapeuta della terapia verbale
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Requisiti richiesti al paziente di terapia verbale
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La mia ricerca
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Bibliografia
P. Moretti, Manuale di grafologia, Tipografìa del messaggero di S.
Antonio.
P. Moretti, Grafologia sui vizi, S. Francesco.
P. Moretti, La Passione Predominante, Tipografìa del messaggero di S.
Antonio.
N. Palaferri, Dizionario Grafologico.
Alfonso Masi Elisalde, Riflessioni omeopatiche, De Ferrari.
Rajan Sankaran, Lo spirito dell’omeopatia, Salus infìrmorum.
Roger Morrison, Manuale Guida, Galeazzi (Manuale omeopatico)
Herbert Roberts, Sensazioni come se, (Manuale omeopatico),
Ipsa Milton H. Erickson, La mia voce ti accompagnerà, Astrolabio.
George Groddeck, Il libro dell’Es, Gli Adelphi.
Ursula Markham, La visualizzazione, Xenia.
Caryle Hirshberg - Marcian Barasch, Guarigioni Straordinarie,
Mondadori
Giorgio Nardone, Psicosoluzioni, BUR.
Peter H. Duesberg, Aids il virus inventato, I Nani, Baldini &Castoldi.
De Marchi, Aids questa truffa, Seam.
Bob Owen, Aids:Roger è guarito, Armenia.
Federico Di Trocchio, Le bugie della scienza, Mondadori.
Patrick Lemoine, Effetto placebo, Red.
Guylane Lanctòt, La mafia della sanità, Armenia.
Daniel Goleman, Intelligenza Emotiva, BUR.
Jean Spinetta, Volto e Personalità, Edizioni Mediterranee.
Thorwald Dethlefsen, Malattia e Destino, Edizioni Mediterranee.
Thorwald Dethlefsen, Il Destino come scelta, Edizioni Mediterranee.
Jacopo Fo, Gesù amava le donne e non era biondo, Edizioni nuovi
mondi.
Sigmund Freud, Il motto di spirito, Boringhieri.
David Gordon, Metafore Terapeutiche, Astrolabio.
Anthony De Mello, Messaggio di un'aquila che si crede un pollo,
Piemme.
Antonio Pinero, L’altro Gesù, Edizioni Dettoniane.
Nando Cossu, Medicina popolare in Sardegna, Delfino.
Barz Kast Nager, Guarigione e Trasformazione, Pegaso.
Cari Gustav Jung, L’uomo e i suoi simboli, Tea.
Richard Bandler - John Grinder, Programmazione Neurolinguistica,
61
Astrolabio.
Richard Bandler - John Grinder, La struttura della Magia, Astrolabio.
Milton H. Erickson - Ernest L. Rossi, Ipnoterapia, Astrolabio.
Piero Pavesi - Giampiero Mosconi, Tecniche e applicazioni della ipnosi
medica, Piccin.
Mambretti, La medicina sottosopra, E se Hamer avesse ragione?,
Armenia.
Dietmar Kramer, Ifiori di Bach, Edizioni Mediterranee.
M. Scheffer, Terapia con i fiori di Bach, Ipsa.
Jean Chevalier, Alain Gheerbrant, Dizionario dei simboli, Rizzoli.
Dizionario dei sinonimi e dei contrari, Garzanti.
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Finito di stampare nel mese di Ottobre 2000 presso le Arti Grafiche
Pisano di Cagliari
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Indice:
Prefazione
Introduzione
La nascita della terapia
Il linguaggio collettivo
Il pazientese
L'origine della malattia:
l'immaginazione
La mappa anatomica della malattia
Il placebo
Il terreno
L’aiuto della grafologia
I soggetti più a rischio di malattia
Perché acuto, perché cronico
La mimica del paziente
La rigidità
La risata
Una risposta a chi è andato dallo psicanalista
L’andamento della terapia
Le allergie: una suggestione collettiva
Casi clinici
L'allergia ai farmaci
La cura dei bambini: curare i genitori
I parenti
Le malattie da suggestione
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Indicazioni alla terapia verbale
Le malattie genetiche
Le emergenze
Il simbolismo situazionale
Vantaggi della terapia verbale
Svantaggi della terapia verbale
Requisiti richiesti nel terapeuta della terapia verbale
Requisiti richiesti al paziente di terapia verbale
La mia ricerca
Bibliografia
65
Table of Contents
Prefazione
Introduzione
La nascita della terapia
Il linguaggio collettivo
Il pazientese
L'origine della malattia:
l'immaginazione
La mappa anatomica della malattia
Il placebo
Il terreno
L’aiuto della grafologia
I soggetti più a rischio di malattia
Perché acuto, perché cronico
La mimica del paziente
La rigidità
La risata
Una risposta a chi è andato dallo psicanalista
L’andamento della terapia
Le allergie: una suggestione collettiva
Casi clinici
L'allergia ai farmaci
La cura dei bambini: curare i genitori
I parenti
Le malattie da suggestione
Indicazioni alla terapia verbale
Le malattie genetiche
Le emergenze
Il simbolismo situazionale
Vantaggi della terapia verbale
Svantaggi della terapia verbale
Requisiti richiesti nel terapeuta della terapia verbale
Requisiti richiesti al paziente di terapia verbale
La mia ricerca
Bibliografia
66
Indice
Prefazione 6
Introduzione 8
La nascita della terapia 9
Il linguaggio collettivo 11
Il pazientese 12
L'origine della malattia: 16
l'immaginazione 16
La mappa anatomica della malattia 17
Il placebo 18
Il terreno 20
L’aiuto della grafologia 22
I soggetti più a rischio di malattia 23
Perché acuto, perché cronico 24
La mimica del paziente 25
La rigidità 27
La risata 28
Una risposta a chi è andato dallo psicanalista 29
L’andamento della terapia 30
Le allergie: una suggestione collettiva 31
Casi clinici 33
L'allergia ai farmaci 44
La cura dei bambini: curare i genitori 46
I parenti 48
Le malattie da suggestione 50
Indicazioni alla terapia verbale 51
Le malattie genetiche 52
Le emergenze 53
67
Il simbolismo situazionale 54
Vantaggi della terapia verbale 56
Svantaggi della terapia verbale 57
Requisiti richiesti nel terapeuta della terapia verbale 58
Requisiti richiesti al paziente di terapia verbale 59
La mia ricerca 60
Bibliografia 61
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