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L’evoluzione della libertà religiosa dopo il concilio

Vaticano II
Introduzione: la libertà religiosa e le s de attuali

1. Dopo decenni di disinteresse in Europa, la libertà religiosa sta ritornando ad essere un tema
di estrema attualità. I grandi fenomeni sociali e politici caratterizzanti del nostro secolo (e.g.
immigrazione, politiche dell’identità e terrorismo internazionale) hanno assegnato alla religione un
ruolo crescente di catalizzatore del cambiamento. Proprio in questo contesto la tutela della
libertà religiosa ha iniziato ad emergere come una necessaria garanzia e soglia minima per il
rispetto dell’individuo, svolgendo il ruolo di custode non solo dei valori morali, ma anche delle
tradizioni civili e degli a etti famigliari. La fede nasce e viene trasmessa in famiglia oppure è l’esito
di un percorso di ricerca personale che costruisce la propria identità e il proprio modo di
rappresentarsi al mondo e alle altre persone.

2. Oggigiorno la garanzia di poter esercitare liberamente la propria fede, insieme alla


possibilità di poter vivere coerentemente con essa rientra tra i diritti fondamentali a ermati a
livello internazionale e nelle costituzioni contemporanee, in cui essa costituisce il fondamento
delle libertà a seguire (presidio della sfera di intimità dell’individuo). Essa tutela anche la scelta di
avere o non una propria religione, come anche il cambiamento di quest’ultima (parliamo di libertà
in materia religiosa). Negli anni è diventata sempre più un fondamento imprescindibile per un
clima di convivenza e rispetto reciproco.

3. I tre paesi (Italia,Polonia e Spagna) sono da ritenersi emblematici sotto l’aspetto dell’evoluzione
che la tutela della libertà religiosa ha conosciuto negli ultimi decenni. Il diritto di libertà religiosa
è uno dei pilastri che formano la cornice giuridico-istituzionale necessaria a sostenere e
garantire l’integrazione tra i diversi popoli e culture in un clima caratterizzato da una
convivenza paci ca e rispetto reciproco.

E.g. Oggi appare citata nell’articolo 9 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti
dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) e viene ribadita la sua importanza nella Carta dei
diritti fondamentali dell’Unione Europea. In sostanza è considerato una dei pilastri che formano la
cornice giuridico-istituzionale necessaria s is tenere e garantire l’integrazione tra diversi popoli e
culture in un clima di paci ca convivenza e reciproco rispetto.

4. Dal secondo dopoguerra ai giorni nostri abbiamo assistito a una profonda evoluzione
legata alla libertà religiosa, ampliando la titolarità del diritto (che verrà estesa dai soli cittadini
credenti ai non credenti e a tutti gli uomini, dotati o meno della cittadinanza del paese ospitante).
Questa tendenza espansiva si è sviluppata a seguito dell’esperienza separatista statunitense,
dove troviamo l’a ermazione della libertà religiosa come sfera di protezione o immunità del
credente da interventi dello Stato e/o del legislatore. Per questioni storiche e culturali l’approccio
europeo ai diritti è diverso e vengono concepiti non solo come sfere di autonomia individuale,
ma anche come strumenti fondamentali di partecipazione alla vita sociale.

5. Il diritto di libertà in Europa viene inteso non solo come garanzia da parte dello Stato a non
interferire nelle confessioni religiose e nell’esercizio della libertà religiosa e di coscienza
individuale, ma anche come un sostegno positivo o erto dallo Stato per facilitare l’esercizio
di tale diritto nei vari ambiti della vita sociale, attraverso forme e istituti concordati con le comunità
religiose interessate. Le legislazioni europee assicurano e favoriscono l’esercizio del diritto di
libertà religiosa tramite dei Concordati con la Chiesa cattolica o intese e altre forme di
accordi con le altre confessioni religiose, e si trovano nella posizione di convinzione che tutto
ciò possa contribuire al pieno sviluppo della persona umana e ra orzare i vincoli di solidarietà
all’interno della comunità internazionale. La concezione della libertà religiosa è fondata su un
rapporto di collaborazione reciproca tra la Chiesa e la comunità politica.
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“La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo.
Ma tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale degli
stessi uomini, Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti in maniera tanto più
e cace, quanto più coltiveranno una sana collaborazione tra di loro, secondo modalità adatte alle
circostanze di luogo e di tempo.”

6. La dimensione positiva dei diritti di libertà religiosa possiede una logica diversa dalla
dimensione negativa o di mera garanzia (prestazioni di tipo negativo basate sulla non
ingerenza o interferenza dello Stato in determinati ambiti riservati al cittadino). La
dimensione positiva ha dei destinatari privilegiati (per questo si dice abbia una logica
necessariamente selettiva), cioè coloro che autonomamente non sarebbero in grado, o
potrebbero avere maggiori di coltà, ad accedere a determinati servizi essenziali o di esercitare
determinati diritti fondamentali. In Italia questa logica selettiva si esprime nel sistema Pattizio,
secondo il quale i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose diverse dalla cattolica sono
regolate per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze (art. 8, comma 3.
Costituzione italiana).

7. Il sistema italiano di tutela del diritto di libertà religiosa su piano costituzionale è articolato su 3
livelli:
- Il primo è costituito dagli articoli 19 e 20 della Costituzione. Essi assicurano l’esercizio del
diritto della libertà religiosa e l’accesso al diritto comune degli enti non lucrativi per gli enti
aventi carattere ecclesiastico o ne religioso o di culto, a prescindere dal riconoscimento come
confessione religiosa.
- La secondo è costituito dalla tutela apprestata alle confessioni religiose ai sensi dell’articolo 8,
commi 1-2 della Costituzione. Qui troviamo assicurata a tutte e religioni l’eguale libertà davanti
alla legge, e l’accesso a tale soglia avviene con il riconoscimento dell’organizzazione come
confessione religiosa.
- Il terzo è costituito dal sistema pattizio riservato all confessioni religiose diverse dalla cattolica,
cui si accede mediante la stipulazione di un’intesa con il Governo e la sua successiva
approvazione con legge del Parlamento. La logica che troviamo nel sistema Patrizio è quella di
consentire il riconoscimento delle esigenze o peculiari di ciascun gruppo religioso, sottraendolo
a una uniformità normativa che ne modi cherebbe l’identità originaria, sulla base di una
sostanziale condivisione dei valori di fondo del sistema costituzionale.

8. L’asserita necessità di una legge sulla libertà religiosa è un tema discusso spesso, siccome la
mancanza di quest’ultima condannerebbe il nostro ordinamento ad uno stato di palese
arretratezza in materia. Il nostro ordinamento prevede un’ampia tutela del diritto di libertà
religiosa, espandendosi dal piano individuale a quello collettivo, dalla dimensione negativa alla
positiva. A di erenza di altri stati europei però, in Italia una comunità religiosa può liberamente
operare senza necessità di essere previamente riconosciuta o iscritta in un pubblico registro
(copertura costituzionale degli articoli 3 e 8, comma 1,19 e 20 della Costituzione). Tuttavia
a ermare che la mancata approvazione di una legge organica sulla libertà religiosa priverebbe il
nostro ordinamento di una sua adeguata tutela costituisce non solo una forzatura, ma una vera e
propria distorsione della realtà.

9. I sostenitori di questo progetto a ermano che esso sarebbe il necessario strumento per
colmare la disparità di trattamento tra le confessioni con intesa e quelle prive di intesa, e
mediante l’estensione di quest’ultime di tutte o delle principali agevolazioni previste dal sistema
pattizio, incluso l’accesso ai fondi dell’8x1000. Inoltre la stessa praticabilità di una legge generale
del Parlamento estesa ai vari contenuti della norma pattizia appare sempre più una problematica,
non più solo per le ricorrenti obiezioni di incostituzionalità derivanti dal principio di bilateralità
necessaria, ma anche per un più concreto vizio di parziale incompetenza del legislatore statale.

10. Nel modello di Stato sociale europeo l’accesso alla dimensione positiva dei diritti è sempre
mediato dalla previa accettazione e veri ca di una serie di requisiti che assicurino anche
l’interesse della collettività. Inoltre l’accesso al sistema pattizio, il principale strumento di politica
ecclesiastica e di sviluppo del pluralismo religioso previsto dalla nostra Costituzione, si avvale di
una serie di vantaggi e agevolazioni per le confessioni religiose, richiedendo però un rapporto di
reciproca ducia tra le parti fondato sulla necessaria condivisione, da parte della confessione
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richiedente, di alcuni fondamentali principi costituzionali. Le comunità religiose sono una grande
risorsa per la società, ma esse si possono evolvere in sistemi chiusi, diventando un ostacolo
all’integrazione sociale e culturale delle persone e talora anche un potenziale pericolo per la
sicurezza pubblica. L’accesso al sistema pattizio e alle sue garanzie richiede la maturazione di un
livello avanzato di integrazione della comunità religiosa nella comunità nazionale. L’idea di una
legge generale sulla libertà religiosa rischia di bruciare percorsi di maggiore integrazione sociale e
culturale necessari, forse colmerebbe in parte l’attuale divario tra confessioni con e senza intesa,
ma ne creerebbe un altro tra confessioni registrate e non registrate.

1. La libertà religiosa, paradigma degli altri diritti fondamentali

La libertà religiosa è oggi sotto il triplice attacco dei fondamentalismi, delle strumentalizzazioni
politiche e delle arbitrarie. Essa è ritenuta il cuore dell’insieme dei diritti che ineriscono alla dignità
della persona umana.

Papa Giovanni Paolo II parlava della libertà religiosa come la pietra angolare dei diritti umani, il
Papa emerito Benedetto XVI scriveva che tra i diritti e le libertà fondamentali radicati nella dignità
della persona, la libertà religiosa gode di uno stato speciale in quanto paradigma di tutti gli altri
diritti. Invece dal punto di vista giuridico la libertà religiosa è il termometro circa il livello di
democraticità di un certo ordinamento. Il giurista Francesco Ru ni sosteneva che lo Stato
moderno non dve più riconoscere tolleranza ma solamente libertà, infatti la prima suona come
una graziosa concessione dello Stato al cittadino, mentre la seconda invece è il diritto del
cittadino verso lo Stato.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II, in particolare con la Costituzione pastorale Gaudium et spes e
la dichiarazione Dignitatis humanae congeda la dottrina del cosiddetto “Stato cattolico” e getta le
basi per il riconoscimento della democrazia pluralistica moderna.

2. La dichiarazione Dignitatis Humanae: cenni sui contenuti

La Dignitatis Humanae, promulgata il 7 dicembre 1965 è stato il documento conciliare con


maggiore opposizione. Il gesuita americano John Courtney Murray ha avuto un ruolo chiave nella
stesura di questo documento, infatti molti vescovi europei dell’epoca erano legati all’idea di
cattolicesimo come di “religione di Stato” e per questo si dichiaravano contrari al testo, mentre i
confratelli statunitensi andavano sperimentando il diritto alla libertà religiosa. Ad alimentare
questa discussione è stato il passaggio ritenuto illegittimo del diritto soggettivo della coscienza
rispetto all’ordine obiettivo del diritto.

Un interessante ruolo in questo periodo è stato giocato da Karol Wojtyla (vescovo di Cracovia) per
quanto riguarda i lavori conciliari. Gli storici del Consiglio Vaticano II ricordano uno degli ultimi
interventi del vescovo Wojtyla come estremamente conservatore, infatti contestando uno dei
documenti più progressisti (quello sulla libertà religiosa) non fu apprezzato dalla maggioranza, che
poi successivamente approva il documento in questione.

Wojtyla propone di fondare la libertà religiosa non solo sulla verità e i suoi diritti secondo la visone
tradizionale, ma di radicarli nell’idea di persona umana, attribuendole un fondamento più largo.
Inoltre Wojtyla partecipò anche ala terza sessione conciliare, dove fece il primo intervento sulla
libertà religiosa, mentre la minoranza conservatrice si mostrava sempre più contraria al decreto,
temendo che tutto questo avrebbe portato all’a ermare un “diritto” all’errore. Il punto di
mediazione o erto dall’arcivescovo di Cracovia riguardo questa discrepanza fu quello di
dichiarare che la libertà religiosa sarebbe apparsa meglio nella sua dimensione positiva, solo
dopo essere stata chiarita la sua relazione con la verità. Così facendo da un lato si superava il
concetto di libertà ridotto solo alla tolleranza, e dall’altro la libertà religiosa diventava la massima
espressione della dignità della persona umana, costituendo un diritto che non poteva essere nè
ignorato né tanto meno violato dai poteri pubblici degli Stati. Una volta concluso il Concilio, il
vescovo di Cracovia riplasmò le esperienze e prospettive nel suo ministero episcopale
convocando anche un apposito Sinodo diocesano.
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La Dignitatis Humanae aveva segnato un cambiamento radicale in rapporto alla difesa della
persona umana, o rendo così dei nuovi supporti per far fronte al potere oppressivo del regime
comunista e alla sua aggressione ateistica.

Lo stesso Wojtyla de nì il Concilio come un’indimenticabile esperienza.

I principali temi della Dignitatis Humanae sono:


- Al punto 2 della dichiarazione viene sottolineato come la persona umana ha il diritto alla libertà
religiosa.
- Sempre al punto 2 viene precisata l’immunità dalla coercizione e il suo riconoscimento come
diritto civile nell’ordinamento giuridico della società.
- L’esercizio e la protezione del diritto della libertà religiosa (espressi al punto 7 della
dichiarazione) sono regolati da norme giuridiche osservando il principio morale della
responsabilità personale e sociale ed agendo secondo giustizia ed umanità e in modo
conforme all’ordine morale obiettivo.
- Viene anche citata la norma secondo la quale agli esseri umani va riconosciuta la libertà più
ampia possibile e la loro libertà non deve essere limitata, se non quando e in quanto è
necessario.
- La libertas Ecclesiae (rivendicazione di indipendenza della Chiesa cattolica rispetto al potere
statale) viene ricordata al punto 13 della dichiarazione con aggiunta del riconoscimento della
libertà religiosa come diritto a tutti gli esseri umani e a tutte le comunità e il dovere di essere
sancita nell’ordinamento giuridico delle società civili.
- Al punto 15 troviamo citate le parole della Pacem in terris, sostenendo che la libertà religiosa
nella maggior parte delle costituzioni è già dichiarata diritto civile ed è solennemente
proclamata in documenti internazionali.
- Vengono aggiunti anche quei regimi che, anche se nelle loro costituzioni riconoscono la libertà
al culto religioso, si sforzano di stornare i cittadini dalla professione della religione e di rendere
assai di cile e pericolosa la vita alle comunità religiose.

5. La libertà religiosa: il caso spagnolo

Il caso spagnolo riguardo la libertà religiosa è molto interessante siccome dopo la Costituzione
del 1931 (dove si stabiliva che lo Stato non avesse una religione u ciale), la legge del 1945 ha
previsto una protezione u ciale per la religione cattolica.

Nell’articolo 1 del Concordato del 1953 si ssava la religione cattolica, apostolica, romana, quale
unica religione della Nazione. I cambiamenti interni della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II misero
in discussione la logica confessionalistica.
E.g. Documento della conferenza episcopale elaborato nel 1973 con il titolo “La Iglesia y la
Comunidad Politica” dove viene espressa la necessità di una nuova con gurazione dei rapporti tra
Stato e Chiesa.

La fase per il cambiamento subì un’accelerazione dopo la morte del generale Franco nel 1975 e la
Chiesa si pone a anco della transizione paci ca dal franchismo alla democrazia operata da re
Juan Carlos.
E.g. Stipula del primo accordo con la Santa Sede il 28 luglio 1976 con diversi richiami al Concilio
Vaticano II parlando di mutua indipendenza, sana collaborazione e a ermazione della libertà
religiosa come diritto della persona umana che deve essere riconosciuto nell’ordinamento
giuridico della società. In termini pratici possiamo notare l’autonomia nelle nomine delle gerarchie
ecclesiastiche, la perdita del privilegio del foro per i membri del clero e l’assistenza religiosa alle
forze armate.

Il 3 gennaio 1979 troviamo una serie di accordi su:


- Questioni giuridiche
- Questioni educative-culturali
- Assistenza religiosa alle forze armate e il servizio militare degli ecclesiastici e religiosi (con due
annessi)
- Aspetti economici
Questi accordi vengono rmati tra la Santa Sede e lo Stato spagnolo.
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Nella Costituzione del 1978, all’articolo 102, vien speci cato che le norme relative ai diritti
fondamentali e alla libertà s’interpreteranno in conformità alla Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo e ai Trattati e Accordi internazionali nelle stesse materie rati cate dalla Spagna. Questa
Costituzione rappresenta una soluzione innovativa in particolare dopo il disgrego da parte di
quest’ultima dell’idea tradizionale di concepire la confessionalità o la laicità dello Stato come
estremi opposti della stessa linea. Per questo in Spagna si a erma una laicità positiva ed aperta.

Nella Costituzione spagnola, articolo 16, punto 1, viene espressa la garanzia della libertà
ideologica, religiosa e di culto dei singoli e delle comunità come diritto fondamentale. Il punto
successivo decreta che nessuno potrà essere obbligato a dichiarare la propria ideologia, religione
o convinzioni. In ne al punto 3 si prevede la mancanza di religioni di Stato ed il mantenimento da
parte dei pubblici poteri delle relazioni di cooperazione con la Chiesa Cattolica e le altre
confessioni.

La legge organica sulla libertà religiosa n. 7 del 5 luglio 1980 rinforza e speci ca i principi
dell’articolo 19. In particolare l’articolo 2 della legge pari ca la libertà di non credenza a quella di
religione e prevede il diritto di abbandonare e mutare il proprio culto di appartenenza. L’articolo 5
prevede l’ottenimento della personalità giuridica tramite l’iscrizione in un apposito registro del
ministero della giustizia.

Il 31 ottobre 1982, durante la cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale Barajas di


Madrid per il viaggio apostolico in Spagna, Giovanni Paolo II disse di essere arrivato in Spagna
alla ne del suo quarto anno di ponti cato, esattamente un anno dopo rispettivo a quanto era
stato programmato. Il riferimento è al fallito colpo di stato del tenente colonnello Antonio Tejero
nel febbraio del 1981.

Il 2 novembre 1982 incontrando il Re e le autorità di Spagna, Papa Wojtyla ebbe modo di


esprimere il proprio saluto e rispetto ai legittimi Rappresentanti del popolo spagnolo scelti durante
le elezioni generali dell’ottobre del 1982 (Partido Socialista Obrero de Espana guidato da Felipe
Gonzàlez). Dei governi Gonzàlez vanno ricordate in particolare due leggi:
- Nel 1985 abbiamo la Ley Orgànica regulators del derecho a la educatiòn (LODE) che
regolamentava i centri privati sostenuti con nanziamenti pubblici, con impegno di non
discriminazione per gli iscritti anche per ragioni di carattere religioso.
- Nel 1990 la Ley Orgànica de Ordenaciòn General del Sistema Educativo (LOGSE) concerne
l’inclusione della religione come area o materia nei livelli educativi corrispondenti come
obbligatoria da impartire nei centri scolastici ma basata sulla volontarietà degli studenti.

I due governi di Josè Marìa Aznar Lòpez sono segnati da una collaborazione sincera e leale, la
vittoria del PSOE e i due governi di Josè Luis Rodrìguez Zapatero rappresentano per la Chiesa
cattolica una minaccia non di poco conto.
I temi terreno di scontro sono in particolare:
- Temi etici
- Famiglia (Divorzio consensuale, matrimonio omosessuale…)
- Vita (Aborto, eutanasia…)
- Finanziamenti dell’insegnamento della religione a scuola
Le preoccupazioni sulla di usione di una mentalità ispirata dal laicismo vengono espresse in
modo molto chiaro da Giovanni Paolo II nel discorso si presuli della Conferenza episcopale in
Spagna in visita il 24 gennaio 2005.

Nel contesto attuale le nuove generazioni di spagnoli sono in uenzate dall’indi erentismo
religioso, dall’ignoranza della tradizione cristiana e sono esposte alla tentazione di un
permissivismo morale. La situazione religiosa attuale in Spagna presenta diverse criticità espresse
nel Rapporto 2016 Libertà religiosa nel mondo elaborato dalla fondazione di diritto ponti cio
“Aiuto alla Chiesa che so re”:

“L’elezione dei partiti radicali di sinistra nei governi locali di alcune regioni spagnole ha avuto
importanti conseguenze sulla libertà di religione ed ha in uito sulle istituzioni governative. Ciò si è
manifestato in diversi modi:
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- Privilegi attribuiti alla Chiesa cattolica dal Concordato che regola le relazioni tra Stato e Chiesa
sono stati portati al centro del dibattito.
- Mosse accuse alla Chiesa cattolica in merito alle irregolarità nanziarie in relazione all’esenzione
scale concessa dallo Stato, che è invece del tutto conforme ai requisiti imposti dalla legge.
- Indottrinamento dell’educazione religiosa nelle scuole tramite modi di de-confessionalizzazione
per vietare le espressioni e i simboli religiosi, nonché l’accesso delle autorità religiose, in ogni
spazio pubblico e in tutti gli atti u ciali.
- Separazione delle forze armate e le istituzioni civili da qualsiasi evento religioso.
- Proibizione agli u ciali pubblici di infossare qualsiasi simbolo religioso, nonché eliminare ogni
riferimento religioso dai nomi delle strade, delle scuole e delle strutture pubbliche.
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