Capitolo 1.
“Diritto ecclesiastico” o “diritto e religione”?
1. In quei tempi non si faceva differenza tutti i cives erano fideles e osservavano le regole per la
salvezza ultraterrena dell’anima.
2. Col passare del tempo la progressiva autonomia della sfera civile da quella religiosa ha sottratto
compiti alla chiesa per assorbirli alle competenze pubbliche (competenze civili in materia prima di
pertinenza ecclesiastica):
a. diritto canonico norme interne alla Chiesa cattolica;
b. diritto ecclesiastico norme dell’ordinamento civile relative alle questioni religiose.
Nell’ 800 si parlava di “diritto ecclesiastico civile” per distinguerlo da quello in senso stretto (canonico).
Oggi, l’espressione si riferisce a norme statali (diverso dal canonico e dal diritto delle altre esperienze
religiose). settore contrapposto a quello degli ordinamenti confessionali.
Processo di secolarizzazione.
Lo stato che conosciamo oggi è il risultato di un processo di “secolarizzazione”: si separa dalla religione per
regolare direttamente aspetti in precedenza risultati all’esperienza religiosa.
ES. scuola, assistenza sociale e sanitaria, matrimonio ecc.
Il diritto ecclesiastico segna il confine verso le chiese e per questo ha un’ impronta laica (ha avuto accenti di
anticlericalismo).
Caratteri.
Nasce nell’ Ottocento, contemporaneamente in Italia (cattolici) ed in Germania (protestanti) dove vi era
una forte presenza religiosa cristiana.
Il suo studio affascina perché ci mette di fronte alla polarità fra “diritto ed etica”, fra “legge e coscienza” e
fra “cultura e religione”.
Pone una tensione fra il dovere di obbedire alla propria coscienza e l’obbedienza alla legge civile;
l’imperativi di coscienza possono anche essere opposti a quelli giuridici.
Fino a poco tempo fa la società era culturalmente omogenea e, quindi, le norme erano vicine al sentire
comune (il problema era quello di garantire i diritti alle minoranze).
Le attuali società sono multietniche con diversità culturali e religiose e si è accentuato il senso
dell’individualità personale.
Abbiamo un pluralismo etico e ciò che in coscienza può essere “personalmente” giusto, non lo è per la
legge.
Riassunti Ecclesiastico 2
…conclusione….
Gli individui possono vivere anche da soli, mentre, la persona umana ha bisogno di relazioni.
Ogni persona è sacra (a prescindere dalla sua origine o condizione).
Tale sacertà fa superare la sola dimensione religiosa per aprirsi ad un senso civico che richiama i valori (più
alti) che trascendono gli interessi individuali, allargandosi alla dimensione collettiva.
Tant’è che, l’art 52 cost. italiana, qualifica come sacro il dovere di difesa della patria (difendere non solo se
stessi, ma anche gli altri).
I costituenti avevano presente la questione dell’amore per la patria e non quello della persona umana; se
oggi si tornasse a scrivere la cost., si parlerebbe esplicitamente di dignità umana, seppur non qualificandola
come “sacra”.
Perché? Aggettivo collegato troppo al senso religioso e poco adatto al linguaggio giuridico.
La vita e la dignità umana sono “sacre” per le religioni e gli stati potrebbero accedere al loro senso sacro
come “fonte dei diritti di tutti gli uomini/donne”.
Logica verticale.
L’emanazione di regole statuali intorno al fatto religioso ha seguito (in parte ancora oggi) questa logica
verticale ancora oggi il concordato regola i rapporti fra stato e chiesa cattolica.
Nel passato vi erano materie oggettivamente miste (sottoposte all’impero della legge civile e a quello delle
norme religiose) regolate di comune accordo fra stato e confessioni religiose.
Concordato di Worms del 1121 è il primo concordato e mette fine alla lotta per le investiture;
Sul matrimonio attribuiva importanza sia religiosa che civile.
Molti sono gli esempi, ha avuto ad oggetto materie diverse accomunate dal fatto che lo Stato e la
Chiesa ritenevano di avere l’autorità per definirle giuridicamente.
Con questi accordi di vertice lo stato e le confessioni stabiliscono i limiti alle loro competenze
“concordando” regole.
Nel passato il diritto ecclesiastico veniva fatto coincidere con quello concordatario.
E’ un vero errore. Perché?
1. Accordi che regolano rapporti a livello apicale e non sempre tengono conto delle concrete esigenze
individuali non vi è corrispondenza fra materie miste e quelle trattate nei concordati;
2. Gli stati e le confessioni religiose sono un potere riconosciuto, ma non sempre in grado di esprimere gli
interessi dei cittadini e dei fedeli finiscono per non regolare le materie che interessano le istanze sociali o
personali connesse con il fattore religioso (REGOLANO SOLO I RAPPORTI TRA I VERTICI).
Riassunti Ecclesiastico 4
QUINDI il diritto ecclesiastico non corrisponde alle sole norme bilaterali perché, altrimenti, il sentimento
religioso sarebbe espresso solo considerando il rapporto stato/chiesa.
Merita di essere curato con norme plurali, che insistono sulla relazione fra religione e politica.
2. Il diritto ecclesiastico non coincide con quello dei rapporti stato/confessioni religiose;
3. Superamento impostazione verticale il 1° gennaio 1948 entra in vigore la cost. italiana che sottolinea
il valore della libertà personale e collettiva e della libertà religiosa (lo stato la garantisce a TUTTIIIIIIIIIIIII,
non solo cittadini).
4. Nonostante i concordati coprono ancora molto spazio (prima della cost. esaurivano il D.E. -
*Art 7 cost. tutela in modo speciale i patti lateranensi.*), la cost. supera definitivamente l’ideologia
concordataria dello Stato fascista:
- Aveva strumentalizzato il sentimento religioso della maggioranza cattolica e prodotto una legislazione
lesiva dei diritti delle minoranze.
a. Legge 24 giugno 1929 “Culti ammessi”, ancora in vigore;
b.Leggi razziali del 1938 lede i diritti degli ebrei.
Era minata la libertà religiosa; la logica pattizia era un raccordo privilegiato con la Chiesa cattolica raggiunto
a livello di concordato, ma disattesa nei fatti con l’emanazione di norme unilaterali che minavano tale
libertà (es. soppressione delle associazioni scoutistiche. Es. azione cattolica).
5. Ancora oggi si sente l’impostazione verticale la costituzione estende a tutte le confessioni religiose la
prassi bilaterale N.B: questo non deve far pensare che lo struemnto pattizio sia l’unico in grado di
assicurare la giusta libertà alle confessioni religiose, perché la libertà della Chiesa Cattolica non deriva dal
concordato e quindi nemmeno le altre confessioni religiose sono libere solo se riescono a sottoscrivere
simili accordi con lo stato.
LA COST. GARANTISCE LA LIEBRTA’ RELIGIOSA INDIPENDENTEMENTE DAL CONCORDATO O DALLE INTESE.
La libertà religiosa è elemento della libertà personale della Repubblica (onorata di per sé e non in forza di
accordi bilaterali).
Il diritto ecclesiastico, oggi, tutela e promuove la libertà religiosa (nel rispetto della dignità umana).
In questo senso, perde progressivamente la sua connotazione verticale dall’alto della piramide scende
alla base e incontra varie spiritualità che si sono sviluppate nella vita degli uomini (garantendone la libertà).
6. Libertà religiosa.
- non è solo “facoltà di professare una fede religiosa”
- garantisce un bisogno che abbraccia varie espressioni di spiritualità personale;
- si rapporta alle esigenze che emergono dal rispetto della propria coscienza (pensiero, credenza religiosa);
- vi sono credenze areligiose o irreligiose
Conclusioni:
il diritto ecclesiastico supera la connotazione solo religiosa, abbracciando quella di “libertà di coscienza”.
Esce dai concordati e dai rapporti interordinamentali cerca di valorizzare le libertà personali e la dignità
umana.
Le “MATERIE MISTE” non sono più le contese fra i vertici , non è più faccenda di rapporti tra poteri si
tratta di tutela della libertà delle singole coscienze personali.
Riassunti Ecclesiastico 5
Ciascuno di noi decide per suo conto i principi su cui intende giocare la propria crescita civile e spirituale.
Il credente può delegare alla sua Chiesa il compito di contrattare una norma generale per consentirgli di far
valere i diritti che vanta su aspetti particolari (es. affinché possa riposare il tal giorno festivo per la sua
religione e non per lo Stato).
Però, li può far valere anche direttamente.
QUINDI il parametro della “commistione” delle materie non coincide con una regola concordata,
secondo cui una certa materia è dello stato e un'altra della confessione religiosa, e altre regolate di comune
accordo.
I limiti che separano cosa rileva civilmente e cosa spiritualmente, sono stabiliti in coscienza da ciascuna
persona e non possono essere imposti dallo Stato, né dalle religioni. lasciare le dinamiche verticali per
scendere alla base sembrerebbe mollare le redini con cui i governanti guidano il popolo, spaventa ma non
c’ è niente da fare SE SI DECIDE DI RISPETTARE LA LIBERTA’ DI COSCIENZA PERSONALE (si deve avere fiducia
nelle scelte di ciascuno, su ciò che è bene o ciò che è male per sé).
Le dittature nascono quando qualcuno decide per altri.
Naturalmente, non significa che le legittime autorità non debbano porre regole (necessarie e da rispettare).
L’obbligo di obbedienza ricade solo sulle norme rispettose della libertà di coscienza.
Papa Francesco si esprime a vantaggio della supremazia della coscienza personale (per distinguere il bene e
il male).
Posizione non metabolizzata da una larga parte dei fedeli cattolici.
Capitolo 2.
La costituzione Repubblicana e la religione.
Costituzione di compromesso.
Impostazione programmatica mete che si debbono gradualmente raggiungere.
Molti art. sono compromessi costituzionali.
L’olocausto, le stragi e l’impazzimento collettivo indusse i deputati a scrivere la carca cercando, al di la di
ogni interesse e strategia, un consenso comune.
Fenomeno di formidabile compromesso politico e talvolta fu faticoso realizzare certe convergenze.
E’ stata fissata la sovranità e l’indipendenza della Repubblica nel contesto dell’ordinamento internazionale,
consolidandone la forma democratica con l’affermazione di un impianto di valori sintetizzato in un famoso
ordine del giorno del ’46:
“La sottocommissione, esaminate le possibili impostazioni sistematiche di una dichiarazione dei diritti
dell’uomo;
esclusa quella che si ispiri ad una visione soltanto individualistica;
Riassunti Ecclesiastico 7
esclusa quella che si ispiri ad una visione totalitaria, la quale faccia risalire allo stato l’attribuzione dei diritti
dei singoli e delle comunità fondamentali;
ritiene che la sola impostazione veramente conforme alle esigenze storiche è quella che:
1. Riconosca la precedenza della persona umana rispetto allo stato e la destinazione di questo a servizio di
quella;
2. Riconosca ad un tempo la necessaria socialità di tutte le persone le quali sono destinata a completarsi a
vicenda, con solidarietà economica e spirituale in varie comunità intermedie e nello stato;
3. Affermi l’esistenza di diritti fondamentali delle persone e delle comunità anteriormente ad ogni
concessione da parte dello Stato.”
Fattore religioso.
Il fattore religioso è elemento inseparabile dal tessuto costituzionale perché attinente alla persona umana e
alla sua condizione sociale.
Senza dubbio, la questione religiosa venne tratta in riferimento ai rapporti tra stato e chiesa cattolica.
Ma l’elemento religioso torna ogni qualvolta si afferma la centralità della libertà personale.
Riguarda il modo di essere di ciascuno, la sua spiritualità e i suoi valori; entra in gioco quando si pone il
problema di garantire a chiunque di esprimere i propri convincimenti interiori.
Molte sono le difficoltà perché il modo di essere di ciascuno, si forma in coscienza ed è difficile un controllo
esterno.
La libertà religiosa è la madre di tutte le libertà non si limita a consentire soltanto la libertà di credere,
ma investe tutte le sue opzioni (credere e non credere, cambiare credenza ecc).
Erano guerre non tra religioni diverse, ma si trattava di rivalità interne al cristianesimo hanno fatto
nascere lo stato moderno, basato su una omogeneità nazionale fondata sulla comunanza religiosa (seppur
stabilita dal sovrano e subita dai sudditi).
Le minoranze religiose in alcuni casi osteggiate, ed in altri tollerate.
ES. discriminazione Ebrei, terminata con l’Olocausto.
Riassunti Ecclesiastico 8
Nel passato, coerentemente con lo spirito del diritto ecclesiastico verticale, si tendeva a restringere
l’interesse del diritto ecclesiastico ai soli artt. 7 e 8 scelta non più sostenibile.
Il fattore religioso riguarda l’umanità nella sua interezza e quindi attraversa tutto lo spirito
costituzionale:
Art 2 (diritti inviolabili dell’uomo);
art 3 (dignità di tutti cittadini/uguaglianza sostanziale la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli
che possano frapporsi allo sviluppo della persona; lo farà anche circa quelli che impediscono
l’espressione di una uguale libertà religiosa).
Art 4 non immagina il lavoro solo come funzionale conseguimento di garanzie retributive, ma
anche come strumento di affermazione personale e di partecipazione sociale.
L’art 2 si riferisce al progresso spirituale della società ed il lavoro liberamente scelto è visto nella
logica del dovere di ciascuno di esprimersi per contribuire al progresso sociale.
L’art 4 è l’affermazione del dovere di ogni uomo di essere quello che ciascuno può in proporzione
dei talenti naturali, sicché la massima espansione della comunità popolare si raggiunge quando
ogni uomo realizza (nella pienezza del suo essere) il massimo contributo alla prosperità comune.
quindi:
- DIRITTO;
- DOVERE COLLEGATO ALLA POSSIBILITA’ E ALLA PROPRIA SCELTA non solo per un proprio
tornaconto, ma per il progresso materiale e spirituale della società.
Il principio laburista riguarda la dignità umana e tocca le forme di impegno per superare le
disuguaglianze e costruire una società libera e coesa.
Riguarda anche il volontariato (lavoro gratuito), connesso al senso di responsabilità sociale, alle
dinamiche di partecipazione e cittadinanza attiva (solidarietà sociale come dovere civico e
personale).
L’art 7 e 8 appaiono (soprattutto il 7) fuori contesto nella società odierna ripropone la logica
verticale non più attuale.
La loro importanza torna centrale se tali norme vengono concepite in un contesto in cui si garantisce
la libertà anche delle confessioni religiose (e non solo dei singoli), intese quali formazioni sociali ove
si svolge la personalità dell’uomo.
Ossia, come soggetti che contribuiscono ad assicurare il pieno sviluppo della persona umana
sostenendone la partecipazione alla vita pubblica.
COME LEGGERE IL DISEGNO COST. Garanzia di libertà individuale e collettiva il fattore religioso
deve essere visto come necessità di garantire un bisogno personale e collettivo di libertà.
In genere vengono usati per dichiarare la legittimità cost. di leggi che sembrerebbero contrastare con
principi cost norme di derivazione comunitaria o concordataria sono state dichiarate legittime perché
compatibili a questi principi supremi (pur contrastando principi costituzionali).
La corte gli enuncia, ma poi lascia l’interprete senza una chiava di lettura univoca.
Questo avviene anche col principio di laicità: sfuggono i suoi contenuti, specialmente quelli di carattere
giuridico.
Laicità contrapposta.
Sulla distinzione tra “sacro e profano”, tra “secolo e religione”, le culture europee hanno costruito un
modello di laicità inteso come separazione dall’ambito religioso.
La laicità distingue la sfera politica da quella religiosa (le istituzioni agivano come se dio non ci fosse).
Le regole di diritto si separano da quelle della morale (la legge non viene da Dio, ma dal Sovrano/popolo).
ha avvio il processo di secolarizzazione che ha investito l’occidente (la ragion di Stato è l’uomo e Dio sta
in periferia).
o Termine ambiguo;
o Nel corso del tempo ha sfumature negative:
- sinonimo di anticlericale o antireligioso;
- indifferenza verso la religione;
o Impossibile definire in modo univoco il significato di laico e religioso.
o Laico e religioso prevale la sensazione che si tratti di poli opposti destinati a scontrarsi.
Contrapposizione fra chi resta in una struttura di pensiero vincolante e chi è libero di autodeterminarsi.
LE COSE NON STANNO COSì
Anche un religioso può essere laico, purché accetti di interrogare la propria coscienza di fronte alle
scelte che compie (non affidandosi a verità già pronte) e purché non imponga il proprio modo di vedere
le cose agli altri (sarebbe presuntuoso).
Lo è anche chi contrasta la religione, deridendola in base alla verità della scienza.
o Scienza e religione su piani diversi. La scienza non è né etica e né non etica fa parte dell’umanità;
Come la religione stessa, investe aspetti intimi di chi (in coscienza) desidera vivere questa dimensione
dell’essere;
o Ogni credenza autentica sorge da una propensione laica mi interrogo davanti alla mia coscienza;
o Anche l’atto di fede presuppone un’adesione libera della coscienza;
o Anche chi è religioso è laico la laicità appartiene a tutti lo spirito critico, l’uso della ragione e
l’adesione ai valori delle libertà individuali sono un sostrato comune alla natura umana (almeno per
l’uomo occidentale);
o Laicità e religiosità possono andare d’accordo e non necessariamente in contrapposizione.
Il fatto che la dimensione della laicità non escluda la sfera religiosa, impone al diritto di trovare un equilibrio
fra le possibili condotte che coinvolgono concezioni del mondo plurali, che possono essere divergenti.
Vi sono situazioni che ti portano ad agire in modo conforme alla propria coscienza indipendentemente dalla
legge, oppure situazioni in cui si piega la legge alle esigenze della coscienza (non è necessariamente
indirizzata in senso religioso).
Il tema della laicità riguarda “le scelte personali”.
Non possiamo affrontare la questione della laicità dello stato, secondo la tradizione logica verticale delle
relazioni che questo intesse con le confessioni religiose (non si deve pensare allo stato laico come stato
separato dalle confessioni religiose).
Senza dubbio questo costituisce tuttora un punto centrale della definizione di laicità pubblica, ma lascia da
parte il cuore del problema: espressibilità delle scelte di coscienza nella dimensione pubblica.
Il pensare alla religione in modo verticale era giustificato dalla sovrapposizione di poteri stato laico
contrapposto allo stato confessionale.
Questo è un modo di pensare che appartiene al passato la differenziazione del potere dello stato da
quello delle religioni è un dato acquisito (almeno in Occidente).
La laicità attuale coinvolge aspetti del modo di essere di una persona, non sempre predeterminabili.
Ciò impone allo stato di rispondere alle domande emergenti da una società plurale, superando nella propria
percezione del fenomeno religioso i modello istituzionali tradizionali.
Incompetente in materia di verità religiosa, ma garante della libertà religiosa (come di quella areligiosa
o irreligiosa).
Laicità come capacità di garantire un’uguale libertà delle coscienze.
Rivoluzione francese laicità illuminista prevalenza della ragione sulla religione viene affermata
la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (discendono dalla legge e appartengono al legame
politico che unisce i francesi tuttora distinguono tra nazionalità e cittadinanza).
La religione è confinata nella sfera privata, e la laicità dello stato si presenta come un bastione che lo
difende dall’intromissione della religione nello spazio pubblico.
Si definisce, infatti, laicité de combat ancora oggi sono vietati l’ostentazione dei simboli religiosi
privati nelle scuole pubbliche (divieto di indossare il burqa).
Rivoluzione americana laicità amichevole ha prodotto costituzioni che garantiscono all’uomo il
diritto alla felicità.
Si distingue la sfera religiosa da quella pubblica, in modo più amichevole (rispetto all’esperienza
francese).
La religione è esclusa dalla politica attraverso la nota (not establishment clause).
Il Presidente USA giura fedeltà alla costituzione sulla Bibbia e sul dollaro è impresso il motto (in god we
trust: confidiamo in Dio).
Le sedute cominciano sempre con preghiera.
Ne deriva un favor religionis, che si arresta davanti all’istituzionalizzazione della religione .
Rivoluzione socialista/comunista laicità ostile rivoluzione che vuole fondare un nuovo ordine
mondiale con una diversa relazione fra gli uomini, in cui i lavoratori prevalgono sui capitalisti e
borghesi.
La religione è un fatto privato ed è ostacolata perché si ritiene che distragga l’uomo dalle sue
responsabilità civili.
L’ideologia si sostituisce alla coscienza personale e impone la libertà dalla religione.
L’ateismo è stato considerato come religione di stato (es. Albania e Enver Hoxha si sono dichiarati stati
atei).
o Stati di tradizione cristiano ortodossa nel rispetto del principio della “sinfonia dei poteri” riservano
alla Chiesa un posto speciale;
o Stati europei di tradizione protestante (Norvegia/Danimarca) stessa cosa;
o Regno unito democratico e laico in cui la regione è capo della Chiesa anglicana.
E’ successo che i re abdicano per esercitare la loro libertà di coscienza:
es. 1989 in Belgio, quando re Baldovino si rifiuta di sottoscrivere la legge che ammetteva l’aborto
abdiga per il tempo necessario affinché il reggente firmasse la legge (al posto suo) e poi torna al trono.
Riassunti Ecclesiastico 12
es. 2009 il granduca Henri di Lussemburgo impone una modifica cost. per non essere costretto a
promulgare una legge che ammetteva l’eutanasia.
o Repubblica del Monte Athos appartiene alla Grecia, ma è definita entità teocratica indipendente
abitata da soli monaci ortodossi che si autogestiscono con una federazione fra monasteri.
Si trova in UE ma l’ingresso al monte è riservati ai maschi autorizzati dalle autorità locali.
o Principato di Andorra stato parlamentare governato da coprincipi (presidente della repubblica
francese e il vescovo di La Seu d’Urgell, città spagnola) la cost. del 1993 prevede la libertà religiosa,
ma stabilisce una relazione di speciale collaborazione con la chiesa cattolica in accordo con la tradizione
andorrana.
Inizialmente lo indica come pluralismo culturale e religioso (sentenza n.203 1989 e n.13 1991)
innestandolo sull’idea di neutralità dello stato;
Precisa che la laicità non significa indifferenza religiosa ma parità di trattamento delle confessioni
religiose. (n.195 1993);
La definisce una mera aconfessionalità dello stato (n. 334 1996) custode di una tautologica
distinzione fra ordini distinti;
La ridefinisce come espressione di neutralità religiosa (n. 235 1997);
Lo stato è obbligato a teenre una posizione di equidistanza da tutte le confessioni religiose (n. 508
2000);
Conclusione.
Definizione minimale di laicità, come conseguenza del principio di uguaglianza.
E’ una scelta debole, che riflette l’incapacità dello stato di assumere una posizione propria sulla questione
eticamente sensibile.
Spesso ci troviamo di fronte ad una laicità dichiarata ma non attuata (spesso non praticata dal governo).
Altre volte, elusa dalla giurisprudenza .
La giurisprudenza cost. ha affermato che lo stato deve soddisfare i bisogni religiosi dei cittadini.
L’applicazione del principio di laicità impone allo stato di addossarsi il compito di tutelare e promuovere la
libera espressione di coscienza di ciascuno.
Lo stato è laico quando nel risultato e nel metodo dimostra di saper disciplinare i rapporti giuridici, senza
assecondare un principio guida precostituito e rispettando le diverse etiche individuali.
La libertà religiosa è
Il principio giuridico di laicità dello stato non si risolve nella semplice indicazione del metodo, ma si
sostanzia in una indicazione di valori condivisi la legge si impone a credenti o non credenti (non deve
Riassunti Ecclesiastico 13
Lo stato comunità non risponde a postulati ideologizzati ed astratti di estraneità, ostilità o confusione
dello stato-persona o dei suoi gruppi dirigenti rispetto alla religione o ad un particolare credito;
Lo stato comunità si pone a servizi di concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini.
Nozione di diritto pubblico soggettivo diritto he si può vantare anche nei confronti dello stato il quale,
nell’ambito di questi diritti, non può imporsi ai cittadini, ma li deve lasciare liberi di autodeterminarsi.
Diritto di libertà area protetta entro cui il titolare può esercitare la propria autonomia di scelta capace di
produrre effetti nella sfera giuridica altrui, perché questo diritto rappresenta la legittima pretesa del titolare
di far sorgere doveri in capo ad altri.
l’espressione “diritti di libertà” nasce con l’inizio dei diritti fondamentali: libertà di religione, di pensiero,
personale, di proprietà… che esistono tutti prima dello stato e quindi non possono dipendere dalla legge
statale.
La libertà religiosa è giuridicamente importante perché permette di azionare dei diritti cui corrispondono
dei doveri.
In occidente questa interpretazione si è tradotta in libertà religiosa = libertà ecclesiastica riconosciuta alle
chiese in quanto immagine terrena della volontà divina. La libertà religiosa coincide in occidente con il
diritto delle varie chiese di essere libere da imposizioni statuali.
Sembrerebbe che alla base di questo pensiero ci sia l’idea della preferenza di una opzione religiosa rispetto
ad altre: una sola religione può essere considerata vera. Anche se questa è un’opinione comune, tuttavia
non è proprio così: infatti le 3 grandi religioni monoteistiche si riferiscono al solito Dio e hanno in comune
molti articoli di fede.
Islam fondamentalista libertà religiosa a senso unico: tutti hanno il diritto di diventare musulmani, ma
chi lo è non ha il diritto di ritirarsi, altrimenti si ammetterebbe che l’uomo può sottrarsi alla volontà di Dio.
(l’apostasia è punita anche con la morte).
Dignitatis Humanae 1965 documento del Concilio Vaticano II con cui si prende atto della dignità umana
come fattore esistenziale e fondamentale di ogni essere umani senza distinzioni: nessuno può essere
Riassunti Ecclesiastico 15
trattato da inferiore. Siamo tutti uguali in quanto tutti figli di Dio capaci di scegliere a cosa o in chi credere.
La chiesa cattolica riconosce la libertà religiosa come un diritto fondamentale che si esprime informe anche
diverse dal cristianesimo: nessuno può costringere a credere in modo diverso dal proprio convincimento
personale.
Di fronte a queste affermazioni ci sono state tante opposizioni:
- Sedevacantisti gruppo di cattolici che hanno polemizzato questa impostazione della Chiesa e
hanno cominciato a sostenere che la sede apostolica era vacante da quel momento.
- Lefebvre non riconosce l’autorità del Concilio Vaticano II
Si arriva al primo scisma dell’età contemporanea: c’è chi aspira ad applicare pienamente il Concilio Vaticano
II e chi assume posizioni conservatrici.
Benedetto XVI 2001 indica la libertà religiosa come via per la pace
Papa Francesco si è espresso a favore della libertà di coscienza
La libertà religiosa è espressamente prevista dalla Cost. mentre quella di coscienza no. Tuttavia è evidente
che il fondamento di tutte le facoltà discendenti dalla libertà religiosa è quello attinente alla libertà di
coscienza ovvero l’intimo e libero atteggiamento dell’individuo di fronte al problema dell’essere e
dell’esistere.
Il fatto che la l. di coscienza non sia presente in Cost. comporta che si assegna alla l. religiosa una sostanza
giuridica maggiore, per cui la sola l. di coscienza giuridicamente rilevante sarebbe quella di carattere
religioso. Quindi: siccome affermare l’esistenza della libertà di coscienza fuori dal circuito religioso non
avrebbe conseguenze giuridiche, tanto vale esprimersi utilizzando solo l’espressione l. religiosa (nella quale
rientra però la sola coscienza religiosa).
Piero Bellini si oppone a questa interpretazione: distingue nettamente le due libertà anche se questa
distinzione ha un carattere solo spirituale e non una rilevanza giuridica.
Libertà di coscienza per Bellini: “facoltà morale di formare nella propria coscienza individuale idee e
credenze di qualunque contenuto”:
- in campo civile le leggi dello stato non devono imporre nulla alla coscienza etica: si deve tutelare
la libera formazione della coscienza da condizionamenti esterni garantendo anche l’ateismo.
- In campo religioso questo si traduce nella facoltà di credere o non credere.
Seconda impostazione
il fatto che in Cost. non ci sia un riferimento alla l. di coscienza è dovuto al fatto che essa è un “diritto
Riassunti Ecclesiastico 16
naturale” primordiale ed essenziale nell’area del rispetto dell’opinione di ciascuno di comportarsi secondo il
proprio arbitrio. Questo diritto comunque stà sotto l’impero dello stato che però oggi non è più espressione
di un potere autoritario come in passato.
L’assenza dell’esplicita menzione in Cost. della l. di coscienza è una lacuna che non si armonizza più con le
necessità odierne. È giustificabile solo nella misura in cui la riteniamo richiamata nei diritti inviolabili
dell’uomo.
Libertà di coscienza è una libertà delle persone i generale senza riferimenti religiosi.
Ma quale valore giuridico ha?
La dottrina la confina in uno “spazio pregiuridico”: contrassegna il carattere inviolabile della dimensione
interiore che è intaccabile dal diritto.
Tuttavia la coscienza deve avere la possibilità di esprimersi liberamente: lo stato non può e non ha neanche
strumenti capaci di impedire alla coscienza di formarsi e svilupparsi secondo opzioni intime.
Libertà religiosa e libertà di coscienza costituiscono una libertà fondamentale, inviolabile e insopprimibile.
Il fatto oche le due libertà siano previste a livello internazionale rafforza le garanzie apprestate a livello
interno: infatti se le garanzie costituzionali italiano dovessero venir meno (abrogate, modificate) tali diritti
resterebbero in vigore grazie all’operatività dei vincoli internazionali: il legislatore italiano resterebbe
vincolato in virtù dell’Art. 117 Cost.
1) Consiglio d’Europa scopo di conseguire una unione più stretta discutendo di questioni di comune
interesse in seno all’Assemblea Consultiva (rappresentanti degli stati membri) , ma stabilite dal
Riassunti Ecclesiastico 17
Comitato dei Ministri (ministri competenti per materia di tutti gli stati membri).
Lo scopo era perseguire la creazione di uno spazio democratico e giuridico comune.
Era una vittoria del movimento federalista che voleva superare la sovranità dei singoli stati; ma altri
governi bloccarono le proposte di discussione e per superare questo impasse si decise di sottrarre
agli stati la produzione di carbone e acciaio: nasce la CECA.
2) CECA poi diventata UE 1951: dava vita a un’Assemblea parlamentare e ad un’Alta autorità che
delineava le politiche della Comunità.
L’evoluzione della CECA porta alla creazione dell’UE: attribuendo ad essa sempre maggiori poteri e
ruoli nel coordinamento delle politiche comuni superando la precedente ed esclusiva vocazione
economica.
Euroscettici Polonia e Regno Unito si sono chiamati fuori dal rispetto della Carta dei diritti di Nizza. Gli
euroscettici aumentano perché l’UE di fatto sovrasta l’autorità interna degli stati diventando una chiave
interpretativa delle stesse costituzioni nazionali.
Osce: garante della sicurezza sul piano della dimensione umana, politico-mlitare ed economico-ambientale.
Momenti di tensione:
1)Trattato di Amsterdam 1999 alcune confessioni cristiane chiedono una norma che salvaguardi la
posizione da loro assunta negli ordinamenti nazionali: una posizione di favore, richiamandosi al primato
della salvaguardia delle identità nazionali.
Risultato deludente: viene dichiarato solo che l’Europa rispetta e non pregiudica lo status previsto nelle
legislazioni nazionali per le chiese. Alle confessioni religiose non è quindi stato riconosciuto un ruolo
paritario alle corrispondenti istituzioni civili, e sono state declassate al livello dei gruppi filosofici e non
confessionali.
Art. 17: vengono menzionate le confessioni religiose e si fissa l’impegno a mantenere un dialogo aperto e
trasparente con queste organizzazioni. Si tratta di prospettive di dialogo che accomunano on solo le
confessioni religiose ma anche associazioni e comunità religiose.
Riassunti Ecclesiastico 18
Questo esclude che si possa parlare di accordi di tipo concordatario e quindi la posizione delle confessioni
religiose non è stata “costituzionalizzata”.
Alcuni soggetti religiosi hanno cercato di approfittare di ciò per rivendicare la loro presenza formale e
pretendere di essere ascoltati dall’UE in modo istituzionale, ma la disposizione si limita a specificare che si
tratta di un “dialogo” e quindi il trattato rinuncia a definire positivamente la condizione giuridica delle
confessioni. Impegna solo l’UE a non pregiudicare lo status di cui chiese e associazioni religiose godono
negli stati membri.
Tutela multilivello Questi diritti devono essere tutelati su più livelli: prima su quello costituzionale
interno, poi su quello che deriva dall’adesione dell’UE alla CEDU e infine dall’adesione all’UE stessa.
è un sistema di “vasi comunicanti” che permette di agire a tutela dei diritti fondamentali che permette di
agire di fronte al giudice interno, a quello di Strasburgo e a quello di Lussemburgo.
Corte dell’UE di Lussemburgo simile a un giudice costituzionale adibile in modo più semplice e anche in
via preventiva: il giudice interno può sospendere il proprio giudizio per ricevere l’interpretazione corretta di
una norma dal giudice UE che potrebbe anche andare contro il dettato costituzionale dello stato membro.
Inoltre le decisioni di questa corte stabiliscono un parametro di legittimità comunitaria-costituzionale
applicabile anche nel futuro; mentre la corte di Strasburgo vincola solo le parti in causa.
I giudici nazionali praticamente agiscono come giudici federali.
Art. 3 Cost. nel proclamare pari dignità sociale e l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge
menziona la religione come elemento che non può essere preteso per giustificare eventuali deroghe.
Art. 19 Cost. garanzia più ampia dell’Art. 3: la libertà religiosa qui riguarda tutti e non solo i cittadini.
La Cost. non assume la libertà religiosa in forma rigida ma la mostra nella sua effettiva trasversalità, quale
modo di essere della persona umana. Non la relega al fatto privato, ma la guarda nella dimensione sociale.
Religione nella Cost uno dei modi in cui ciascuno può esprimere pubblicamente la propria spiritualità.
Riassunti Ecclesiastico 19
a)L’Art.19 Cost.
Tratta 3 distinti diritti pubblici soggettivi:
- Positivo dichiarare la propria fede religiosa, portarne i simboli e aderire a una confessione
- Negativo tacere la propria fede, non aderire a nessuna confessione
Per la Cost. la professione di fede non coincide con l’appartenenza confessionale : si può scegliere di
essere religiosi anche senza appartenere a una confessione religiosa.
Irrilevanza giuridica della libertà della professione religiosa non se ne devono far discendere
impedimenti o prerogative civili: lo stato non mostra indifferenza verso il fatto religioso, ma vigila affinché
questo non sia fonte di discriminazioni.
Garanzia di non discriminazione connessa al diritto alla riservatezza: lo stato sarà più imparziale se
ignora le possibili diverse appartenenze religiose o le distinte scelte personali in materia religiosa.
La costituzione guarda alla professione religiosa non intime e interiore (che sarebbe insondabile da
qualsiasi autorità umana), ma alla sua traduzione pratica: alla condotta che ne deriva.
Quindi lo stato non può ammettere comportamenti conformi alla coscienza individuale, ma contro la legge.
Art. 19 Cost. ”diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o
associata”.
La libertà individuale di professione religiosa è tutelata in qualsiasi forma: libertà di aderire a un gruppo, di
recedervi, ma anche libertà di aderire a un gruppo mantenendo tuttavia posizioni autonome da questo.
Garantisce anche il dissenso religioso: diritto di recedere da un gruppo senza soffrire discriminazioni.
Il diritto deve garantire il rispetto della professione di fede.
per questo che si sono individuate norme e procedura particolari per il trattamento di questi dati, ancor
prima della legge sulla privacy.
1.Oggetto della propaganda la propaganda religiosa ha una garanzia aggiuntiva rispetto alle altre forme
di propaganda: perché non copre solo gli aspetti ”altisonanti” della professione religiosa (connessi alla
diffusione della verità in cui ciascuno crede) ma anche elementi semplici come la circolazione di info o
scambio di notizie che riguardano meri aspetti organizzativi (comunicazione orari messe).
In senso positivo, ma anche negativo: è possibile anche affiggere manifesti che propagandino all’ateismo
Corte di Appello Brescia: dichiara giustamente illegittimo il licenziamento di un fattorino che, essendosi
recato per lavoro presso una casa di cura di suore cattoliche, ha lasciato in sala di attesa alcuni opuscoli di
propaganda di Testimoni di Geova.
2:Natura della propaganda può trattarsi sia di diffusione neutrale del proprio credo, sia di forma di
proselitismo religioso. Inizialmente si riteneva che i cittadini non potessero effettuare proselitismo perché
non erano considerati capaci di discutere con la dovuta conoscenza gli argomenti religiosi trattati (Sentenza
Corte Cass del 1967).
Tuttavia alcune religioni attribuiscono al proselitismo un’importanza capitale:
- Avventisti hanno ottenuto che la legislazione pattizia declinasse la figura del “colportore
evangelico” ossia dell’incarnato di vendere libri a scopo di propaganda religiosa; costoro sono
autorizzati come venditori ambulanti a vendere testi anche in deroga a eventuali disposizioni amm.
che disciplinano questo commercio.
- Testimoni di Geova alcuni testimoni offrono la possibilità di discutere di temi biblici in giro.
Opportunità che per loro costituisce occasione per un successivo approfondimento del rapporto
personale.
- Scientology forme di proselitismo non esenti da elementi di carattere commerciale e lucrativo.
Tutte queste libertà sono garantite dall’Art. 19 e prevalgono su eventuali diritti di segno contrario non
altrettanto costituzionalmente fondati.
Inizialmente l’Art. 19 Cost. era visto come norma programmatica: intendimento di buona volontà che non
produceva obblighi né diritti immediati.
Sentenza Corte Cass. 1522/1953: nega il valore programmatico dell’Art. 19 ma lo ritiene ancora di non
Riassunti Ecclesiastico 21
immediata applicazione.
Solo nel 1958 la Corte Cost. dichiara illegittime le norme discriminanti ed equipara la libertà di culto
acattolico a quella di culto cattolico.
Analogia con Art. 17 Cost. l’esercizio di culto in luoghi pubblici (strade, processioni) deve essere
comunicato alle autorità che possono vietarlo solo per comprovati motivi di sicurezza o incolumità
pubblica.
Riunioni in luoghi privati non hanno limiti salvo quello della contrarietà al buon costume.
Questo limite riguarda solo la libertà di culto e non tutte le libertà dell’Art. 19.
Limite analogo si torva nell’Art. 21 Cost. riferito alle pubblicazioni a stampa agli spettacoli e altre
manifestazioni pubbliche; qui quello del buon costume è un limite dai contorni incerti: il buon costume si
ritrova sia nel c.c. che nel c.p. ma nessuno ne dà una definizione.
Dobbiamo affidarci a un’interpretazione tradizionale: “difesa collettiva contro l’oscenità, intendendo con ciò
atti e oggetti che, secondo il comune sentimento, offendono il senso del pudore” (c.d. comune senso del
pudore).
Tesi dottrina autorevole impossibilità di tenere riunioni di culto in luoghi privati destinati ad essere
utilizzati diversamente.
Es. ipotesi delle celebrazioni svolte in capannoni o depositi.
Questa tesi non è ammissibile perché l’odierna normativa non vieta ciò, tuttavia p necessario che i riti non
disturbino la quiete pubblica.
Questa evenienza deve però essere trattata con attenzione onde evitare che sia utilizzata per limitare il
diritto di culto a chi non dispone di luoghi ad hoc: ad es. gli islamici che hanno difficoltà a costruire
moschee.
Infine l’espressione della libertà religiosa incontra i limiti previsti dalle comuni norme penali o imperative:
non si possono imporre atti sessuali a persone dissenzienti e non si possono obbligare a una donazione
forzata di beni/servizi le persone.
Riassunti Ecclesiastico 22
Art. 8 Cost. và letto non come un’isola costituzionale ma come un punto di collegamento con altre
garanzie e diritti costituzionali: Artt. 2-7-10-11-17-18-19-20-21-51
- la Chiesa cattolica gode di un regime concordatario le altre religioni possono solo contrattare
un’intesa
- questa regola è stata applicata in maniera diseguale oggi ci sono alcune religioni che sono
riuscite a stipulare un’intesa e a vedersela riconoscere dal Parlamento: tavola valdese, mormoni,
Chiesa avventista, Assemblee di Dio, Chiesa battista, Chiesa luterana, Chiesa greca-ortodossa,
Chiesa apostolica. Altre confessioni invece hanno sì stipulato unìintesa, ma questa non è stata
approvata ancora con legge: Testimoni di Geova.
Altre confessioni vorrebbero ma non possono stipulare l’intesa: comunità islamiche.
Altre hanno avuto trattative di cui si è persa notizia: istituto buddista italiano Soka Gakkai.
In assenza di intese approvate con legge la norma applicabile è di epoca fascista: legge sui culti
ammessi del 1929 che è palesemente incostituzionale.
Sistema delle intese pensato per equiparare le posizioni delle confessioni religiose al trattamento
preferenziale riservato alla chiesa di maggioranza: sistema poco adatto a rispondere alle esigenze di libertà
religiosa collettiva.
Tutte le confessioni sono sì libere, ma per poter esercitare questa libertà devono essere riconosciute
mediante un’intesa approvata dal Parlamento.
Statuto albertino chiesa cattolica come sola religione di stato: tramite un concordato si era anche
rafforzato la natura di stato confessionale dell’Italia.
Riassunti Ecclesiastico 23
Problema: Anche il solo fatto di enunciare la possibilità di queste religioni di accedere a forme di
collegamento istituzionale con lo stato toglie unicità al trattamento riservato alla chiesa cattolica
rendendolo meno privilegiato. Solo che per esercitare la libertà non è sufficiente enunciarla e la sua
applicabilità si raggiunge con l’intesa; tuttavia se l’intesa viene vista come una “concessione” e non come
un diritto (diritto a entrare in relazione istituzionale con lo stato e non a vedersi approvata l’intesa)
l’obiettivo non si raggiunge.
Il tema delle confessioni religiose viene analizzato dal costituente nella logica del diritto ecclesiastico
verticale: e ancora oggi si fa l’errore di pensare che la definizione di confessione religiosa serva per
l’applicazione del comma 3 dell’Art. 8, ovvero per capire i soggetti che possono stipulare l’intesa.
Ma il punto centrale invece è capire quali sono i soggetti che godono delle libertà e delle garanzie protette
dalla norma.
Un indizio per capire cosa sono ce l’abbiamo: la Chiesa cattolica è una confessione religiosa.
1) diritti di libertà chi gode di uguale libertà? I costituenti quando pensavano alle confessioni
religiose diverse dalla cattolica avevano in mente le minoranze ebree e protestanti italiane.
Non pensavano all’Islam al Buddhismo. Quindi si poteva dire che la credenza in dio era elemento
qualificante di una confessione religiosa. Ma oggi ci sono anche confessioni atee, nuovi fenomeni
religiosi (New Age) che 60 anni fa sarebbero state considerate sette stravaganti.
2) regolazione dei rapporti con lo Stato
il p. di laicità impone che lo stato non definisca i parametri della religiosità, tuttavia questo non impedisce
che l’ordinamento possa sapere se il gruppo che ha di fronte è protetto o meno dalla garanzia di uguale
libertà.
I giudici giustamente cercano di identificare criteri chiari e controllabili per individuare tali soggetti, ma lo
fanno in maniera sbagliata:
- in base a precedenti riconoscimenti pubblici Es. stipulata un’intesa in passato: se c’è l’intesa
allora significa che è una confessione religiosa
- riconoscimento della personalità giuridica concessa ai sensi della legge sui culti ammessi
- se hanno uno statuto che ne esprima chiaramente i caratteri ma quali caratteri? E poi aere uno
statuto è una libertà, non una possibilità.
La nozione di confessione religiosa va ricercata nell’ambito delle libertà costituzionali connesse alla
dimensione religiosa.
Riassunti Ecclesiastico 24
Criterio di autoqualificazione Questa definizione permette allo stato di essere autonomo, perché non si
ingerisce nello spazio religioso e inoltre garantisce l’autonomia a tali soggetti che sono loro stessi a
proclamarsi o meno confessioni religiose. Lo stato non potrebbe dichiarare “confessione religiosa” un
gruppo che non vuole essere tale.
Sono incostituzionali quelle norme che distinguono la disciplina delle confessioni che hanno sottoscritto
intese da tutte le altre.
Sentenza Corte Cost. 195/1993 boccia una legge regionale che operava tale distinzione: l’aver stipulato
l’intesa ex Art. 8 comma 2 non può costituire elemento di discriminazione. Infatti possono esistere
confessioni che non cogliono ricercare un’intesa con lo stato o altre che pur volendola non l’hanno
ottenuta. Tutte devono godere di eguale garanzia di libertà.
La questione Uaar Unione degli atei e agnostici razionalisti ha più volte chiesto delle trattative per
un’intesa. Il CdM ha rigettato l’istanza sulla base del fatto che le intese sono riservate solo a soggetti
religiosamente qualificati.
L’organizzazione ha quindi autodichiarato che riveste oggettivamente tale qualifica. Il rigetto è illegittimo.
Consiglio di Stato: in capo all’Uaar esiste il diritto di avviare la procedura per la stipula dell’intesa, precisa
tuttavia che l’obbligo riguarda solo l’apertura delle trattative e quindi poi l’intesa può essere rifiutata se non
si riscontrano gli elementi necessari per far ricadere l’Uaar nella definizione di confessione religiosa.
Corte Cass. SU 16305/2013 il provvedimento che nega l’inizio delle trattative a causa della non
qualificabilità dell’associazione istante come confessione religiosa è sindacabile perché si configura come
atto proceduralmente disciplinato secondo i canoni dell’attività amm.
Il diritto, nel definire “confessioni religiose”, deve raccogliere indici di senso già presenti nella vita concreta
per introdurli in una categoria giuridica funzionale alla protezione della “uguale libertà”.
Non bisogna chiedere la legislatore o alla p.a. di individuare dei criteri di riferimento idonei a definire
giuridicamente le confessioni religiose, ma bisogna farsi carico delle istanze di libertà sapendole accogliere
e valutare assicurando uguale libertà innanzi tutto ai soggetti che si qualificano come tali.
Es. Ebraismo: ha accettato la qualifica di confessione religiosa ai fini dell’intesa pur percependosi
primariamente come Nazione o popolo.
La posta in gioco è la libertà religiosa di tutti: questo obiettivo non può essere lasciato nelle mani di intese
concordate fra governo e confessioni religiose.
Visione europea
Guarda le organizzazioni religiose come una espressione di una più larga “rappresentazione degli interessi
morali” riferibili tanto alle chiese, associazioni quanto alle organizzazioni filosofiche non confessionali.
L’UE lascia indipendenti gli stati membri nel definire i rapporti con le confessioni, tuttavia propone uno
schema di dialogo aperto tra autorità civili e confessioni seconda la c.d. relazione bottom up fondata sul
dialogo interculturale e interreligioso.
Sembra che l’UE rigetti la logica concordataria a vantaggio di una relazione orizzontale che muove dai
bisogni dell’uomo, collocando sullo sfondo le diverse forme organizzate delle religioni.
Riassunti Ecclesiastico 25
“Carattere ecclesiastico” non sono solo gli enti della chiesa cattolica (anche se i costituenti avevano in
mente solo questi enti cattolici), ma oggi (dopo il concordato del 1984 e le varie intese) vi rientrano i
soggetti di tutte le confessioni religiose.
Riassunti Ecclesiastico 26
L. 222/1985 attribuisce agli enti cattolici che abbiano ottenuto la qualifica di persona giuridica civile la
qualifica di: “enti ecclesiastici civilmente riconosciuti”.
Mentre le altre intese parlano di “enti battisti civilmente riconosciuti, enti ebraici civilmente riconosciuti…”
Quindi l’attributo “ecclesiastico” vale ancora oggi solo per i cattolici, ma si deve ammettere che (nonostante
le diverse denominazioni) la categoria concettuale di “ente ecclesiastico” ricomprende tutti i soggetti
giuridici collettivi accomunati da un collegamento con una confessione religiosa.
Quindi “carattere ecclesiastico” ex Art. 20 significa “confessionale”.
Legge 222/1985
Riguarda gli enti cattolici: la personalità giuridica civile per antico possesso di stato riguarda solo la Santa
Sede e gli enti ecclesiastici che non l’abbiano persa dopo l’eversione dell’800; la Tavola valdese; e i 15
concistori della medesima chiesa.
Sono stati poi riconosciuti con apposita legge alcuni enti istituzionali: comunità ebraiche, conferenza
episcopale italiana, unione cristiana delle chiese avventiste…).
La legge prevede poi un procedimento abbreviato per il riconoscimento della personalità giuridica civile
delle diocesi, parrocchie, seminari cattolici e degli istituti pe ril sostentamento del clero costituiti in forza
della soppressione del sistema beneficale.
per tutti gli altri enti confessionali il riconoscimento della personalità giuridica dovrà avvenire mediante
decreto del Ministro dell’Interno dopo che gli uffici hanno accertato la sussistenza di 3 requisiti:
a) e b) sono requisiti oggettivi e inequivocabili, c) dipende da una scelta discrezionale della p.a. e costituisce
l’ambito più importante perché l’ecclesiasticità in questione non riguarda un attributo confessionale, ma
un’autonoma qualificazione civile.
L’autorità civile attribuisce quindi la qualifica di persona giuridica (che permetterà all’ente di sottostare alla
disciplina civile speciale prevista dalle norme pattizie) solo se è certa che a “ragion d’essere” dell’ente sia
religiosa. Tuttavia è un discrezionalità vincolata: la legge 222 infatti indica i parametri di valutazione
Art. 16 L.222/1985 parametri di valutazione: “sono considerate attività religiose o culto quelle dirette
Riassunti Ecclesiastico 27
all’esercizio del culto e alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla
catechesi e all’educazione cristiana.
Non sono tali invece quelle di assistenza, beneficienza, istruzione, educazione, cultura e
commerciali/lucrative.
La legge, come vediamo, non propone di valutare le finalità vere e proprie dell’ente, ma di valuta l’ente
attraverso il filtro delle attività svolte in concreto.
L’idea di ecclesiasticità dello stato non coincide con quella della chiesa:
- ecclesiasticità per la Chiesa ogni ente che appartiene alla sua struttura, indipendentemente
dall’attività svolta
- ecclesiasticità per lo stato l’ente non solo deve essere ecclesiastico dal punto di vista della
confessione religiosa, ma occorre che persegua finalità che lo stato stesso giudica religiose,
congruenti con questa qualificazione.
La valutazione della p.a. riguarda solo il profilo del riconoscimento dell’ecclesiasticità civile e non il profilo
oggettivo dell’ente dal punto di vista sostanziale: l’ente potrà svolgere anche quelle attività che per la p.a.
non sono ecclesiastiche (beneficienza, misericordia…) tuttavia deve dimostrare che queste attività non sono
il motivo per cui l’ente è sorto…
Se l’ente cambia natura lo stato può revocare il riconoscimento della personalità giuridica; stessa cosa se
vengono a mancare i requisiti necessari per ottenere il riconoscimento.
Gli enti ecclesiastici riconosciuti seguono la stessa imposizione tributaria degli enti non commerciali:
seguono in tutto e per tutto il diritto comune.
Secondo la giurisprudenza possono anche acquisire la qualifica di imprenditore e seguirne le regole.
ICI Imposta comune sugli immobili: un d. lgs del 1992 ne disponeva ”l’esenzione per gli enti
esclusivamente destinati allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche,
ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività ex Art. 26L. 222/1985.”
Si tratta di un’esenzione dovuta alla particolare attività meritevole dal punto di vista sociale.
Non sono soggetti a questa imposta nemmeno gli immobili degli enti confessionali destinati solo ad attività
diverse da religione e culto ma comunque prese inconsiderazione dal d. lgs.
Sono esenti dall’Ici anche gli immobili utilizzati da enti non commerciali se risultano destinati solo ad attività
contemplate nell’esenzione.
Riassunti Ecclesiastico 28
1) oggettivo attività svolta nell’immobile deve essere una di quelle tassativamente elencate dalla
legge
2) soggettivo il soggetto agevolato deve essere un ente non commerciale.
Quindi un ente confessionale che usa l’immobile per scopi diversi da quelli agevolati dovrà pagare l’ici.
L’Ici è stata abolita nel 2008 ma è tornata in vigore nel 2012 sotto il nome di IMU: Imposta municipale unica
che mantiene l’esenzione fatta dal d.lgs. 1992.
L’Imposta unica comunale è formata da 3 distinte imposte:
a) IMU la pagano i proprietari degli immobili e non dovuta per le prime case;
b) TARI Tassa sui rifiuti: dovuta dagli utilizzatori che producono rifiuti
c) TASI tassa annuale sui servizi indivisibili: è dovuta pro quota sia dai proprietari che dagli
utilizzatori
Gli enti ecclesiastici sono esentati dal pagamento di queste imposte solo se negli immobili svolgono una
delle attività esentate altrimenti non hanno privilegi.
CAPITOLO 5
CONTENUTI E LIMITI DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA
1.Divieto di discriminazione, banche dati, riservatezza e diritto all’identità
Il principio di laicità e di garanzia della libertà individuale di religione riguardano sia forme di tutela che
aspetti promozionali: lo stato per rendere effettiva questa libertà non solo deve evitare forme di
discriminazione ma deve anche rimuovere eventuali ostacoli alla sua realizzazione.
Ecco che emerge la relazione inscindibile tra valorizzazione effettiva del principio di uguaglianza e tutela
antidiscriminatoria accordata attraverso la posizione di veri e propri diritti: si tratta della differenza tra
l’ambito concettuale dell’uguaglianza e quello antidiscriminatorio che è formalizzata in vari documenti
sovranazionali:
Art. 20 C. di Nizza uguaglianza davanti alla legge
Art. 21 C. di Nizza non discriminazione
Art. 14 CEDU divieto di discriminazione a chiusura di diversi diritti di libertà
Art. 2 TUE non discriminazione come ineludibile carattere sociale degli stati membri
Art. 3 TUE combattere le discriminazioni in genere
Art. 10 TUE non discriminazione in base al sesso, razza, etnìa, religione, età…
La lotta alla discriminazione è tra gli interventi europei relativi ai diritti umani e connessa con la protezione
della dignità e della libertà della persona.
L’ordinamento in tema di libertà religiosa aveva già previsto norme in grado di evitare discriminazioni,
ancor prima delle attuali regole sulla raccolta dei dati personali:
L. 121/1981 Art. 7 Vietava in ogni caso all’autorità giudiziaria di raccogliere informazioni e dati su
cittadini per il solo fatto della loro razza, fede, opinione politica…nonché per la legittima attività che
svolgono in organizzazioni operanti nei settori sopraindicati.
Statuto dei Lavoratori L.3900/1970:
Art. 8 vieta al datore ai fini dell’assunzione di effettuare indagini sulle opinioni politiche, religiose
e sindacali del lavoratore.
Art. 15 nullità di atti e patti diretti ai fini di discriminazione religiosa.
L.339/1958 sul lavoro domestico il datore deve consentire ai propri dipendenti il tempo libero necessario
per adempiere ai doveri essenziali del loro culto.
D.Lgs. 196/2003 “Protezione dati personali” ha definitivamente consacrato il diritto alla riservatezza
considerandolo un’esigenza peculiare del nostro tempo. Questa tutela non riguarda solo i tradizionale
diritto alla riservatezza (come la precedente L675/1996) ma anche il diritto alla propria identità personale
ad autodeterminarsi sotto il profilo informativo in modo da offrire l’immagine di sé più confacente al
proprio modo di sentire.
Libertà informativa diritto che ciascuno ha di disporre dei dati comunque conoscibili senza sottrarre al
soggetto interessato a disponibilità di verificarne la divulgazione e il trattamento: ciascuno può disporre dei
dati di cui è a conoscenza ma non può farlo senza che il proprietario dei dati lo sappia. Si parla infatti di
autodeterminazione informativa.
La creazione di intelligenze artificiali ha ampliato il problema relativo sia alla sorveglianza di sistemi che
sottraggono informazioni all’individuo sia di utilizzarle con un accesso selettivo o esclusivo.
Questo ha spostato il problema da un’asse essenzialmente privatistica all’asse pubblicistica: garanzia
pubblica di corretto utilizzo delle banche dati.
Nel nostro ordinamento il diritto alla riservatezza non è solo espressione della libertà di essere lasciati in
pace, ma anche i diritto di opporsi alle eccessive pretese della socialità.
Questa impostazione sociale dovrebbe essere sviluppata collegandola ai diritti della personalità ex Art. 2
Cost. in questo modo la riservatezza appare una questione comune più ampia della semplice difesa dei beni
giuridici privati, come emerge invece dal suo ancoramento ai diritti del c.c.: diritto al nome, alla
reputazione… che danno spessore alla tutela dell’ identità personale solo nel senso che la propria
immagine non deve essere proiettata in modo distorto da ciò che l’individuo ha effettivamente manifestato
nella vita di relazione. Il d. all’identità personale dovrebbe essere salvaguardato anche in senso positivo
(non solo negativo): il diritto ad essere ciò che si vuole essere.
Purtroppo per ora siamo ancorati ad una visione minimale del d. all’identità personale che nega oltretutto
che il rispetto della specificità religiosa e culturale attenga a questa sfera.
Nozione di identità personale è una nozione dinamica, un’accezione ampia che guarda alla persona
umana nella sua totalità quale complesso di valori, idee sentimenti e la differenziano da tutti gli altri.
L’identificazione di un soggetto non si può basare solo sugli elementi che si traggono dalla lettura della
carta d’identità, ed è per questo che non c’è una definizione giuridica esaustiva dell’identità personale ;
Riassunti Ecclesiastico 30
tuttavia questo non ha impedito alla Corte Cost. di identificarlo come un diritto garantito dall’Art. 2 Cost.
(sentenza 13/1994)
L. 164/1982 consente di ottenere una rettifica di stato civile nel caso di modifica del sesso in quanto
questo cambiamento incide sulla determinazione della propria identità e sulla conseguente
rappresentazione esterna di sé. Tale diritto scatta solo quando c’è un effettivo cambiamento di genere e
non solo quando ci si voglia rappresentare secondo un’inclinazione sessuale diversa da quella fisicamente
evidente. La legge quindi accetta che vengano cambiati i connotati fisici e poi consente di prenderne atto,
ma non accetta che qualcuno possa essere rappresentato come sente di essere: quindi l’uomo che si
trasforma in donna ha diritto alla propria identità, ma l’uomo che semplicemente si rappresenta come
donna non trova la stessa accoglienza.
Questo meriterebbe approfondimenti ulteriori in quanto si dovrebbe dare piena garanzia all’identità
personale di ciascuno, non solo in termini di effettività esteriore, ma anche secondo la propria
rappresentazione interiore: prestando attenzione adeguata al diritto di essere se stessi.
Concludendo: il diritto alla riservatezza, come abbiamo visto, è inteso non solo come diritto a
rappresentarsi secondo la propria reale identità, ma anche a mantenere nella sfera del riserbo certi fatti
privati.
Ratio: mantenere il diritto di ciascuno a controllare la veridicità delle informazioni che lo riguardano per
evitare che possa essere data una falsa rappresentazione di sé. Il titolare del trattamento è obbligato ad
aggiornare e completare i dati che possiede.
Problema la legge obbliga anche le confessioni religiose a rispettare la normativa in materia di dati
sensibili: impone ai soggetti che effettuano tale trattamento di dotarsi di specifiche regole di garanzia.
questo era percepito come un’intromissione dello Stato nell’organizzazione interna della Chiesa.
La conferenza episcopale italiana si è dotata di un regolamento conformi alla legge italiana e quindi la
Chiesa cattolica oggi tratta e dati religiosi nel rispetto delle regole generali.
Riassunti Ecclesiastico 31
b)Lo “sbattezzo”
Richiesta dei cittadini beh battezzati ma non più cattolici di cancellare il loro nominativo del registro dei
battesimi perché quel dato non è più attuale e la sua conservazione falsa la loro identità.
La richiesta andrebbe accolta ma l’autorità ecclesiastica si è inizialmente opposta in virtù del carattere
indelebile del battesimo ed ha negato la cancellazione del dato.
Il Garante quindi ha precisato che trattandosi di un “dato storico” non andava cancellato bensì aggiornato.
Il parroco quindi deve semplicemente registrare che il battezzato è uscito dalla Chiesa senza cancellare il
dato originario. Questo desta qualche perplessità: la norma infatti letteralmente non si riferisce ai dati
storici ma propende per l’esistenza di un vero e proprio diritto all’oblio.
Alla stessa conclusione si sarebbe dovuto arrivare sulla base del fatto che anche la Chiesa cattolica a un
diritto a conservare traccia del battesimo il quale non è riferibile solo il battezzato ma anche alla
confessione religiosa. Quest’ultima risulterebbe penalizzata nella sua rappresentazione identitaria se
perdesse nota di quanti siano o siano stati i propri fedeli. Eventuali cancellazioni potrebbero creare la falsa
immagine di una confessione priva di fedeli.
2.Matrimonio e famiglia
a)Matrimoni, convivenze e amore:
Non esiste una definizione legale del matrimonio, il codice civile la da per presupposta: viene indicato come
l’atto che dà vita ad una comunione di vita materiale e spirituale tra coniugi.
Art. 143 c.c. Questa comunione si articola in reciproci diritti e doveri: fedeltà, assistenza morale e
materiale, collaborazione nell’interesse della famiglia, coabitazione.
Art. 29 Cost. La famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio.
Tuttavia matrimoni famiglia non si trovano necessariamente in un rapporto di causa-effetto: non tutti
matrimoni si traducono nella costituzione di una famiglia in senso completo che si perfeziona quando
nascono o si adottano i figli.
Ormai l’idea di famiglia non è più univoca: copre una varietà di esperienze e relazioni e ne esclude molte
altre: famiglia di fatto, allargata, ricomposta…
Radice storica inserita nella secolare sovrapposizione dell’istituto religioso su quello civile è andata ormai
persa
Libertà di scelta matrimoniale consiste nel diritto di decidere se sposarsi un meno e nel diritto di
scegliere la forma matrimoniale prevista.
Forme matrimoniali in Italia:
1) Matrimonio civile regolata per intero dal diritto civile, che disciplina sia l’atto sia rapporto
matrimoniale
2) Matrimonio concordatario matrimonio canonico con effetti civili stipulato secondo quanto
previsto dal concordato tra Stato e Chiesa cattolica. L'atto matrimoniale è regolato dal diritto
canonico, mentre il rapporto matrimoniale dal diritto italiano.
3) Matrimonio civile con rito religioso vero e proprio matrimonio civile, ma celebrato davanti a un
minuto ministro di culto che fa le veci dell'ufficiale di stato civile. Non va confuso con il semplice
matrimonio religioso che un matrimonio contratto in tutto e per tutto secondo le norme di una
confessione religiosa che però resta privo di effetti per lo Stato per il quale i coniugi pongono in
essere una mera “convivenza”.
Riassunti Ecclesiastico 32
La famiglia secondo la Costituzione resta fondata sul matrimonio, quindi in senso giuridico la famiglia
non può prescindere dal legame matrimoniale. La genitorialità tuttavia da origine a legami giuridici
indipendenti dal matrimonio e sei genitori convivono con i figli di fatto costituiscono un avere propria
famiglia che il legislatore fa finta di non vedere, ma che esiste.
Problema il diritto guarda al matrimonio e alla famiglia prevalentemente come esperienze pratiche, e
sottovaluta l'elemento che invece è al centro della scelta matrimoniale: l’amore.
Per il diritto il matrimonio una questione essenzialmente giuridica che si radica nella originaria disciplina
romanistica, che insisteva sugli elementi patrimoniali connessi alle dimensione affettiva di una convivenza
che si esprimeva nelle forme dell’affectio maritalis. Nella concezione che non mistica occidentale invece il
matrimonio dipende solo dal consenso giuridico: elemento sufficiente per creare un vincolo matrimoniale
unico e indissolubile che pertanto non ammette il divorzio.
Tuttavia anche la convivenza è tutelata in quanto tale dall’ordinamento come espressione della libera scelta
della persona, indipendentemente dai motivi particolari che ne hanno determinato l’insorgere.
La giurisprudenza infatti su queste basi è già equiparato per molti aspetti il regime delle convivenze di fatto
a quello delle convivenze matrimoniali: ad esempio in tema di impresa familiare di locazione di immobili
urbani.
Anche la legge va in questo senso:
il convivente ha la facoltà di non deporre contro l’imputato proprio come in caso di matrimonio,
il convivente può ottenere la pensione di guerra,
il convivente partecipa al procedimento di valutazione dell’interruzione di gravidanza
il periodo di convivenza viene valutato ai fini dell’adozione (una volta sposati)
i conviventi possono essere affidatari di minori
Ministero degli Interni Italiano hai emanato una circolare nel 2007 che ribadisce la posizione della
giurisprudenza: hai invitato di ufficiale dello stato civile a fare attenzione a non desumere il sesso solo dal
nome delle parti. Infatti il funzionario nel 2009 è caduto nell’equivoco e a trascritto matrimonio celebrato
all’estero tra due maschi scambiando per femminile nome straniero.
La giurisprudenza è oscillante:
Corte Costituzionale :
- Sentenza 138/2010 sancisce da un lato il diritto alla convivenza omosessuale, ma dall’altro non
con lo concretizza nelle forme di una legittima “aspirazione al matrimonio” la cui traduzione pratica
è affidata al legislatore.
- Sentenza 245/2011 osserva che il diritto al matrimonio è un diritto inviolabile della persona
umana e ripropone l’illegittimità di una discriminazione di genere relativo a un diritto di simile
portata. Si pone in contraddizione con le scelte precedenti.
Corte di Cassazione:
- Sentenza 4184/2012 1° sez. civile Nega la trascrivibilità nei registri dello stato civile del
matrimonio contratto all’estero tra due cittadini omosessuali, tuttavia precisa che non è
inesistente, come nel passato si tendeva dire, ma solo in idoneo a produrre effetti giuridici in Italia,
data la legislazione vigente. A ribadito che gli omosessuali conviventi instabile relazione di fatto
sono titolari del diritto alla vita familiare e possono dire i giudici comuni per far valere il diritto ad
un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata.
- Ordinanza 14329/2013 1° sez. civile giudizio di legittimità costituzionale della legge che prevede
l’automatico scioglimento del matrimonio a seguito della sentenza di rettificazione del sesso di un
coniuge: i due sposi avevi volevano proseguire il rapporto coniugale nonostante la modifica degli
attributi sessuali. La corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme coinvolte nella
fattispecie che determina lo scioglimento obbligatorio del matrimonio se i coniugi, dopo la modifica
del sesso, vogliono mantenere in vita il rapporto di coppia.
Tuttavia precisa che questo è possibile solo se c’è un’apposita legge che regola quest’altra forma di
convivenza diversa dal matrimonio. Si tratta di un orientamento un po’ pilatesco.
Alcuni comuni hanno istituito dei registri delle unioni civili in cui annotano le convivenze diverse dal
matrimonio: hanno scarso rilievo giuridico ma un ampio significato politico perché indicano la volontà di
procedere verso il riconoscimento di diritti prerogative alle coppie conviventi e non sposate.
Riassunti Ecclesiastico 34
Poliginia relazione poligamica che si instaura tra un individuo maschio e due o più individui di sesso
femminile.
Poliandria tipo di poligamia che si instaura tra un individuo di sesso femminile e due o più individui di
sesso maschile.
La norma statuale civile che in alcuni stati ammette la poligamia deve essere valutata solo in termini
giuridici, altrimenti sarebbe come leggere il matrimonio civile italiano monogamico sulla base del diritto
della Bibbia.
Norme di diritto internazionale in relazione allo status di coniuge e alla capacità matrimoniale indicano
come criterio di collegamento della cittadinanza di ciascun nubendo al momento del matrimonio.
Quindi sulla base della norma comune lo status matrimoniale deve essere riconosciuto in Italia a chi si è
sposato all’estero contraendo un matrimonio poligamico validamente previsto dalle legislazioni civili di
quello Stato.
Il problema sorge quando si deve attribuire effetti giuridici all'atto di matrimonio poligamico come in Italia
perché si incontra il limite dell’ordine pubblico ex articolo sedici legge 218/1995: questo limite va
considerato in concreto, riferendolo agli effetti che il riconoscimento dell’atto straniero produrrebbe nel
nostro lineamento. Quindi non si può negare efficacia a ogni atto che attiene con il matrimonio poligami
come sono perché questo è vietato dalla legge italiana; bisognerà di volta in volta a valutare se “in
concreto" la sua applicazione contrasti con l'ordine pubblico.
Caso Corte d’Appello di Torino nel 2011 un senegalese residente in Italia ottenuto il ricongiungimento
con la seconda moglie e i loro due figli: la prima moglie già presente in Italia ha denunciato l’accaduto.
Pur essendo vero che la poligamia in Italia è vietata, resta fermo il diritto alla comune vita familiare che
prevale: il diritto dei Figli a vivere con i genitori può dar luogo ad una legittima convivenza poligamica.
Particolarità: il diritto occidentale oggi permette di vivere la poligamia meglio in Francia che in Turchia, vista
la maggiore capacità dei nostri ordinamenti di garantire i diritti della donna trovando forme di compatibilità
con istituti appartenenti ad altre culture.
Riassunti Ecclesiastico 35
Codice civile 1865 introduce il matrimonio civile come unica forma matrimoniale valide per
l’ordinamento statale e quindi i cattolici cittadini dovevano celebrare due distinti matrimoni uno in chiesa e
uno in comune.
Concordato 1929 viene meno il doppio binario: la Chiesa ottiene che fossero riconosciuti effetti civili ai
matrimoni canonici trascritti nei registri di stato civile. La chiesa conquista anche la riserva di giurisdizione
sulle cause di nullità che riguardavano i matrimoni (lo stato trascriveva gli scioglimenti e le nullità dichiarati
dai tribunali cattolici). Particolarità non di poco conto dato che all’epoca i matrimoni civili erano considerati
indissolubili.
Problema: con l’avvento della Cost. emerge la disuguaglianza tra cittadini cattolici e non.
- Età
- Impedimenti interdizione per infermità mentale, già sposati, delitti, affinità in linea retta.
Trascrizione tempestiva: a richiesta del parroco che ha assistito le nozze entro 5 giorni dalla celebrazione. È
l’ufficiale di stato civile deve provvedervi entro 24 ore.
Trascrizione tardiva: In caso contrario la domanda deve essere avanzata dai 2 coniugi o da uno con la
conoscenza dell’altro. La trascrizione tardiva può avvenire anche a distanza di anni purché i coniugi abbiano
ininterrottamente conservato lo stato ibero e senza pregiudizi per terzi.
Diritto internazionale privato dopo il 1984 prevede che l’ufficiale di stato civile di uno stato, per poter
trascrivere atti esteri di nullità del matrimonio, deve solo verificare la non contrarietà di questi ultimi
all’ordine pubblico e se questo contrasto non c’è deve provvedere alla trascrizione.
Inizialmente alcuni sostennero erroneamente che questa riforma avesse travolto il sistema concordatario, e
alcune corti presero a dare efficacia a sentenze di nullità canoniche senza filtrarle per mezzo della Corte
d’appello.
- Art. 2 trattato diritto internazionale privato faceva comunque salvi eventuali trattati previgenti
- Spirito riforma concordataria voleva evitare proprio l’automatismo tra la dichiarazione di nullità
canonica e quella civile.
Il filtro della Corte d’Appello è necessario per impedire che in Italia vengano dichiarati efficaci matrimoni
stipulati sulla base di regole canoniche che contrastano con l’ordine pubblico italiano.
La prassi corretta quindi è quella indicata in fase concordataria nel 1984.
Riassunti Ecclesiastico 36
La corte d’appello deve controllare che la pronuncia di nullità cui deve dare efficacia non sia contraria
all’ordine pubblico, e questo si verifica solo in due ipotesi:
a) la nullità dichiarata è perché il marito era vincolato dall’obbligo del celibato o aveva professato un
voto di castità per l’ordinamento civile questo non ha peso perché insiste su un motivo che
dipende dalla volontà personale: per lo stato un prete può sposarsi.
b) Una parte ha simulato unilateralmente un matrimonio ha formalmente espresso il consenso, ma
in cuor suo ha manifestato una volontà contraria. Per il d. canonico questo rende nullo il
matrimonio mentre per il d. civile no.
La corte di appello non deve solo verificare che le decisioni dei giudici ecclesiastici si basino su
motivi di nullità in sé non contrari all’ordine pubblico, ma deve valutare che tali pronunce non
comportino in concreto situazioni contrarie all’ordine pubblico.
La Cass. Non ritiene valida la nullità basata sulla infedeltà prematrimoniale che invece per i cattolici
lo è.
La Cass. ha anche negato la trascrizione della nullità di un matrimonio per impossibilità di creazione
della prole da parte della moglie. Ha precisato che la prolungata convivenza con questa è
considerata espressiva di una volontà di accettazione del rapporto che ne è seguito.
Lo stato quindi intende salvaguardare la reale volontà religiosa delle parti dando efficacia civile anche alla
sua eventuale nullità, purché non si travolgano situazioni giuridiche civilmente riconosciute: purchè non si
usi questa facoltà in modo pretestuoso.
Es. spesso le richieste delibazione delle sentenze canoniche vengono avanzate quando il matrimonio è già
fallito e i coniugi hanno già ottenuto il divorzio in sede civile. Con questa delibazione si chiede che la nullità
del matrimonio venga riconosciuta anche in sede civile per rendere superflua la decisione già data sul
divorzio ed evitare il pagamento delle provvidenze economiche (alimenti, mantenimento…).
Corte di Cass. 3345/1997 e 4202/2001 Per evitare questa diffusa pratica è previsto che la dichiarazione
di efficacia della sentenza di nullità del matrimonio canonico. Resa dopo che sia passata in giudicato una
precedente sentenza di divorzio non pregiudica gli effetti economici stabiliti da quest’ultima.
In caso contrario il giudizio canonico inciderebbe sulle questioni di natura patrimoniale già decise dal
giudice italiano.
Riassunti Ecclesiastico 37
I genitori non hanno un diritto assoluto di educare i figli come vogliono: devono sopportare l’onere di
provvedere ai figli garantendogli un’educazione in rispettosa delle loro inclinazioni.
I figli anche se minorenni sono talvolta sufficientemente maturi da esprimere le loro opinioni anche
religiose che vanno rispettate.
Art. 315 bis c.c. Il figlio ha il diritto di essere mantenuto, educato, istruito nel rispetto delle sue capacità,
delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni.
I genitori non possono attuare nessuna forma di costrizione religiosa verso i figli.
Legge 281/1986 gli studenti della scuola superiore hanno il diritto di avvalersi o meno dell’insegnamento
della religione cattolica. Questa norma rappresenta un importante precedente in relazione alla capacità di
scelta in materia religiosa per due motivi:
1) si separa la capacità di scelta da un preciso momento anagrafico legato all’età, per collegarla
piuttosto a una concreta esperienza di vita
2) Si sottolinea l’importanza che riveste la personale volontà di coscienza in materia religiosa
Ecco che la professione religiosa dei genitori è giuridicamente indifferente ai fini della definizione di scelte
che il giudice dovesse operare nell’ambito della famiglia.
Il giudice qui deve attenersi al principio di laicità e sono da censurare quelle pronunce che propendono per
una valutazione di maggiore meritevolezza dei genitori credenti rispetto agli atei.
L’educazione religiosa è un valore tutelato dall’ordinamento, ma nel contempo era mento con altri valori,
che possono talvolta fungere da limite: se i genitori non vaccinano i figli o rifiutano di sottoporre il figlio ad
emotrasfusioni L’autorità giudiziaria potrà sostituirsi ai genitori solo se da queste pratiche derivano dei
rischi per la vita del figlio. Bisogna precisare che le terapie emotrasfusionali sono spesso sostituibili, quindi
l’autorità potrà imporle solo se si accerta l’assoluta impossibilità di altre culture.
I casi di sostituzione del genitore da parte dell’autorità giudiziaria riguarda solo ipotesi in cui i figli siano
incapaci di esprimere il consenso al trattamento sanitario che per l’ordinamento italiano è obbligatorio al
fine di essere sottoposti a trattamenti sanitari.
Riassunti Ecclesiastico 38
La giurisprudenza è discordante:
Corte Cassaz. s. 27613/2006 sancisce l'insindacabilità delle decisioni prese dai parroci in materia
di orario di catechismo, dando ragione alla madre che aveva iscritto il figlio al catechismo negli orari
in cui erano fissati gli incontri col padre.
Corte Appello Milano d. 21 febb. 2011 non è ritenuto di dover ascoltare un bambino di nove
anni per sapere se voleva ricevere il battesimo proposto solo dalla madre in disaccordo col padre
separato. La corte ha soltanto ammonito la madre a non assumere unilateralmente decisioni
concernenti scelte educative del figlio. In sostanza la corte non accoglie la richiesta paterna di
sospendere il percorso di catechesi.
3.La scuola
a)L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche
Art. 9.2 concordato la Repubblica italiana assicura l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole
pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado. Questo perché i principi del cattolicesimo fanno parte
del patrimonio storico del popolo italiano.
In precedenza questo insegnamento era obbligatorio con facoltà di esonero; oggi gli allievi hanno il diritto
di scegliere se avvalersi di questo insegnamento.
Problema: gli studenti che non si avvalgono di questo insegnamento cosa avrebbero fatto mentre loro
compagni seguivano il corso di religione cattolica?
Inizialmente il ministero della pubblica istruzione invitava i dirigenti scolastici a organizzare attività di
approfondimento o recupero.
In un secondo momento una circolare del 1986 dispose la frequenza obbligatoria di attività integrative.
Lo studente non poteva più scegliere se frequentare o meno l’insegnamento cattolico, ma se frequentarlo
in alternativa ad altre opzioni trasformando quindi l’insegnamento da facoltativo in opzionale.
Corte Cost. s. 203/1989 (sentenza che stabilisce che quello di laicità come principio supremo
dell’ordinamento): La corte precisa che l’insegnamento in esame a carattere facoltativo e chiede che fai che
sia posta particolare attenzione alla sua collocazione oraria. Tali materie infatti deve restare confinata ai soli
studenti che se nel valgono senza invadere spazi destinati alla a collettività scolastica.
La corte precisa che una volta scelto di avvalersi dell’insegnamento lo studente ha l’obbligo di frequentare
le lezioni, insomma la materia è obbligatoria opzionale. Chi non la sceglie può restare a casa o uscire prima.
Si è consolidata l’erronea idea che la corte abbia prodotto una zona grigia dai corollari impliciti che
coinvolge la cosiddetta “ora alternativa” o “ora del nulla”.
In assenza di leggi la scuola si è mossa a colpi di circolari e moduli prestampati che domandano che non si
avvale di scegliere tra:
Benché di dubbia legittimità costituzionale, le prime due attività hanno posto le scuole nella necessità di
reperire personale in grado di soddisfare tale necessità.
Consiglio di Stato 2749/2010 una volta espressa dallo studente la volontà di avvalersi dell’attività
alternativa le scuole hanno l’obbligo di attivare tali insegnamenti.
Tribunale di Padova 30 luglio 2010 definisce l’insegnamento delle attività alternative un servizio
strutturale obbligatorio.
Conseguenza tali attività formative nella prassi sono scelte dalle singole scuole e si concretizzano in un
frastagliato mosaico poliforme nel quale trovano posto anche insegnamenti di altre religioni.
Questa soluzione però è molto distante dal dato normativo di base:
a) Il Concordato prevede l’insegnamento della religione cattolica come una facoltà dello studente in
modo tale che non dia luogo ad alcuna forma di discriminazione.
b) Il Protocollo addizionale attribuisce a una successiva intesa tra scuole e conferenza episcopale
italiana la definizione delle modalità di organizzazione di tale insegnamento.
c) Tale intesa, DPR 751/1985, stabilisce il diritto di scegliere non deve determinare forme di
discriminazione, che la scelta operata ai setto per tutto l’anno scolastico e per i successivi, fermo
restando il diritto di scegliere ogni anno se avvalersi o meno dell’insegnamento.
Problema: Impedire di modificare durante l’anno scolastico la scelta operata all’atto dell’iscrizione viola il
diritto alla libertà di coscienza e può produrre esiti discriminatori. L’obbligo di frequentare la materia
dovrebbe permanere solo finché perdura la sua volontà di avvalersi.
Intesa valdo-metodista vieta l’insegnamento religioso diffuso: la possibilità di farlo trapelare “nascosto”
all’interno di altre discipline.
Legge 186/2003 Innova la disciplina: gli insegnanti di religione hanno raggiunto uno status giuridico più
stabile fondato su due distinti ruoli regionali articolati su base territoriale corrispondente alle diocesi e su
due diverse consistenze organiche:
Per entrare e permanere nel ruolo dell’insegnante deve essere in possesso del riconoscimento di idoneità
rilasciato dall’ordinario diocesano competente per territorio. In sostanza permane in un regime di
precarietà che ha sempre distinto gli insegnanti di religione cattolica. Tuttavia la legge tutela questi docenti:
l’eventuale revoca dell’idoneità ecclesiastica non provoca il licenziamento e pone il docente in mobilità.
Riassunti Ecclesiastico 40
Può essere inserito nei ruoli di insegnamento di un’altra materia oppure acquistare il titolo per partecipare
le procedure di diversa utilizzazione e di mobilità collettiva.
Anche la giurisprudenza post 2003 non ha brillato quanto al rispetto del principio di laicità ed ha avallato la
prassi di spontanea subordinazione dell’autorità scolastica quella ecclesiastica.
La legge 186/2003 non sembra aver sciolto il nodo dello stato giuridico degli insegnanti di religione
cattolica: la loro posizione non gode ancora delle garanzie connesse alla tutela dei lavoratori e appare
troppo subordinata all'apparato ecclesiastico.
La disciplina presenta profili di incostituzionalità:
scuole statali
scuole paritarie private
scuole degli enti locali
1) Sistema pubblico scuole statali + scuole private che ottengono la parità le quali si distinguono in:
- Scuole paritarie senza scopo di lucro: offrono un servizio di qualità;
- Scuole paritarie con scopo di lucro: offrono servizi di recupero scolastico
Possono anche prevedere insegnamenti extracurriculari che ne caratterizzano la tendenza senza però
renderli obbligatori se presuppongono l’adesione una confessione religiosa o una determinata ideologia.
Problema: la scuola statale è tendenzialmente gratuita mentre quella privata è a pagamento con costi
spesso elevati da impedire un accesso libero. Le regioni quindi sono intervenute con alcuni contributi
indiretti alle famiglie o finanziando le scuole materne e comunali sulla base delle competenze che la
previgente legislazione scolastica attribuiva agli enti locali in tema di istruzione materna ed elementare.
Questo è l’unico modo per agevolare le famiglie perché la Cost. prevede il diritto di istituire scuole private
“senza oneri per lo Stato”. Alcuni hanno sostenuto che, sebbene non vi sia un diritto a ricevere contributi,
questi potrebbero comunque essere concessi. Altri hanno letto questa formula nel senso che la Cost.
impedisce allo Stato di finanziare solo la costituzione di queste scuole, me non il loro successivo
funzionamento. Anzi, siccome l’Art. 33 prosegue dicendo che “la legge deve assicurare alle scuole che
chiedono parità piena libertà e un trattamento equipollente degli alunni a quello degli alunni delle scuole
statali”, lo stato dovrebbe contribuire nei confronti di queste scuole private nello stesso modo in cui
contribuisce alle scuole pubbliche, soprattutto ora che vengono rese paritarie.
Tuttavia la legge 62/2000 rinvia alla legislazione previgente in tema di finanziamenti e non innova.
Problema: scuole islamiche o cattoliche desiderano servirsi di personale insegnante che sappia educare nel
rispetto del credo professato e quindi escludono chi si esprime in modo difforme.
Terzo settore dimensione partecipativa all’insegna della gratuità: questi soggetti danno modo a chi lo
desidera di impegnarsi in attività di solidarietà che acquistano rilievo sociale.
Riassunti Ecclesiastico 42
L.383/2000 Associazioni di promozione sociale: possono avere anche finalità di ricerca etica e spirituale.
Appaiono potenzialmente idonee per rispondere a molte delle attese delle confessioni prive di intesa e alle
problematiche causate dallo sviluppo di nuovi movimenti religiosi, aprendo un canale alternativo al diritto
comune per il riconoscimento giuridico della più recente fenomenologia religiosa.
Le attività del terzo settore sono giuridicamente neutre: assistere un ammalato si traduce in una condotta
oggettiva che può essere animata da diverse ragioni: per dovere (per lavoro), per affetto, ma anche per
motivi religiosi.
Tuttavia è logico che l’ordinamento voglia guardare a queste attività dando rilievo alle ragioni che animano
chi agisce differenziando fra attività svolte in forza di obblighi contrattuali o etici.
Assistenza religiosa riguarda il servizio confessionale garantito dallo Stato o da enti pubblici per chi si
trova nelle strutture obbliganti: carcere, caserme, ospedali. È un’attività garantita dallo Stato che se ne
assume anche gli oneri economici affinché una limitazione della libertà di movimento non pratichi anche
un’indebita limitazione della libertà religiosa.
Essa è prestata assicurando la presenza di personale stabilmente ha detto il culto: i cappellani.
L’origine di queste forme di presenza è connessa al precedente sistema confezionista: infatti tutt’oggi c’è
solo la presenza dei cappellani cattolici.
Questo modo di procedere è giustificato solo dalla ripetizione dello schema verticale che oggi non risponde
più alla esigenza di garantire la libertà religiosa nei luoghi in questione.
Es. Le prigioni sono occupata da una popolazione nemmeno in maggioranza cattolica.
Tuttavia la libertà religiosa nei carceri è identica per tutti detenuti e la direzione deve provvedere a fornire
locali adatti a soddisfare le esigenze religiose (di tutte le religioni).
L. 354/1975 prevede la religione tra gli elementi che concorrono al trattamento del detenuto, insieme al
lavoro, all’istruzione, le attività culturali…
Papa Francesco nel 2014 il nuovo vescovo generale Monsignor Marcianò annuncia la disponibilità alla
rinuncia dei gradi militari e del relativo stipendio. Sembra quindi che sia in atto una evoluzione.
Riassunti Ecclesiastico 43
Art. 38 L. 833/1978 impone alle unità sanitarie locali di provvedere al servizio di assistenza religiosa
cattolica. La presenza di cappellani stabili sta lasciando il posto a figure precari che garantiscono una
presenza ha chiamata retribuita ragione dell’effettivo servizio prestato.
Anche qui siamo di fronte ad un’evoluzione della disciplina dettata dalle necessità di adeguarsi ai
cambiamenti sociali e alle diminuite risorse economiche.
Quindi l’apparato relativo all’assistenza religiosa pubblica anche se è legittimato dal diritto di libertà
religiosa non si concilia con il principio di laicità: se non altro in quei casi in cui è caratterizzata dalla
permanenza di forme di identificazione dello Stato con la confessione praticato un tempo dalla
maggioranza dei cittadini.
In Italia le erogazioni di denaro pubblico hanno ragion d’essere solo se servono a promuovere il
soddisfacimento di bisogni religiosi della popolazione. Se fossero rivolti a sostenere aspetti istituzionali
delle confessioni religiose sarebbero illegittimi. Sono ammissibili solo come espressione della “funzione
sociale” dello Stato.
Anche gli Stati preunitari sostenevano i bisogni religiosi della popolazione non per sostenere la Chiesa
cattolica ma per garantire l’assistenza religiosa della popolazione.
Il sistema di finanziamento pubblico a favore delle esigenze religiose si fonda sul principio di non
discriminazione delle attività e degli scopi religiosi rispetto alle altre attività e agli altri scopi agevolati in
funzione della loro utilità sociale; non si tratta di forme di privilegio perché sono funzionali al sostegno di
necessità pubbliche.
Agevolazioni tributarie si giustificano con la equiparazione delle attività di religione e di culto alle attività
di istruzione beneficenza:
- Si dà la possibilità di dedurre dal reddito di impresa e delle persone fisiche i contributi a favore delle
confessioni religiose fino a una certa misura.
- È esente da imposte l'affissione di stampati a carattere religioso con la produzione di oli per
lampade votive.
Norme in materia di promozione di esigenze religiose della popolazione: agevolano la costruzione di edifici
di culto e la loro manutenzione. Prevede agevolazioni per gli immobili di proprietà della Santa sede e per gli
enti centrali della Chiesa cattolica. Si tratta però di una disciplina speciale basata su radici storiche.
Riassunti Ecclesiastico 44
Cassa ecclesiastica sardo-piemontese, denominata poi Fondo per il culto che amministra le rendite dei
patrimoni sottratti agli enti ecclesiastici e devolve l’eventuale rendita al soddisfacimento di bisogni di culto
della popolazione.
Quota di concorso onere gravante sugli enti ecclesiastici conservati (non indemaniati) che impone loro di
concorrere alle spese sostenute dallo Stato per soddisfare esigenze religiose.
Il Fondo per il culto erogava ai sacerdoti cattolici che non traevano dal reddito del beneficio loro assegnato
un sostentamento adeguato, si trattava del c.d. “supplemento di congrua”. In cambio i sacerdoti dovevano
amministrare diligentemente i beni non acquisiti dallo stato.
Di fatto i sacerdoti erano remunerati dallo Stato per il servizio religioso reso.
Conquista dei territori soggetti al potere temporale del Papa: Presa di Roma 1870
Legge delle guarentige si voleva evitare che la conquista territoriale potesse essere intesa come debellati
della Chiesa cattolica. Quindi lo Stato accorda una serie di garanzie dell’indipendenza della Santa sede.
Vennero stanziate 3.255.000 lire intestandola alla rendita perpetua ed inalienabile al nome della Santa
sede. La chiesa tuttavia contestava fortemente l’unilateralità della legge e non ha mai ritirato questi fondi
soprattutto per paura che le garanzie potessero essere revocate.
Le tensioni tra Stato e Chiesa salirono fino al trattato del Laterano nel 1929 con cui la Santa sede riceve 750
milioni di lire.
La grande guerra segna il definitivo riavvicinamento della Chiesa cattolica allo Stato italiano.
E nei bilanci statali postbellici si trovano nuovi indicatori di spesa di colorito derivanti dal permanere di un
interesse pubblico per la soddisfazione di bisogni religiosi della popolazione, frutto della politica di
riconciliazione.
Anomalia “spese per i servizi di culto nelle nuove province”: 6 milioni di lire.
Questa voce presenta una discrasia tra entrate derivanti da patrimoni già ecclesiastici e spesa pubblica di
culto. Il capitolo in questione conteneva due voci entrambe senza capienza nella quota imputata a titolo di
entrata:
Quindi lo Stato assume costi ricorrendo a trasferimenti non imputabili ai redditi in qualche modo già
ecclesiastici: dalla logica del risarcimento si passa a quella della contribuzione.
Riassunti Ecclesiastico 45
Tavola Valdese gli viene corrisposto un assegno simbolico a titolo di riparazione delle persecuzioni
subite.
Comunità ebraica poteva esigere con l’aiuto dello Stato la tassa ecclesiastica che tutti gli ebrei erano
tenuti a versare la loro comunità.
Ultimo bilancio dello Stato prima della riforma finanziaria – Bilancio del 1986:
- Entrate totali 324 miliardi di lire (solo 1 miliardo derivava da reddito proprio)
- Spesa per le congrue 316 miliardi, spese fronteggiate dal Fondo per il culto attraverso
trasferimenti del tesoro.
- Spese per interventi a sostegno di attività istituzionali di enti diversi per organizzazioni di eventi,
mostre, congressi 1/3 di queste spese sono destinate a enti ecclesiastici (100milioni)
- Spese per il sostegno di attività editoriali le testate di carattere religioso ricevettero un
contributo di 150 milioni.
In totale, escludendo le spese sostenute da regioni e comuni, il prezzo pagato dallo Stato per la religione nel
1986 è pari a 1.000 miliardi e 125 milioni di lire: 2,8 × 1000 del totale della spesa pubblica; il doppio rispetto
al secolo precedente.
L.222/1985 Nuovo sistema: Abolisce il sistema beneficiale: trasferisce le proprietà immobiliari dei
benefici e spinti a istituti per il sostentamento del clero attribuendo il compito di amministrare i beni e con i
frutti di provvedere al pagamento della remunerazione dei sacerdoti.
Se i redditi sono insufficienti gli istituti ricevono quanto necessario da un istituto centrale con sede a Roma,
utilizzando una quota del gettito annuale dell'Irpef trasferita alla conferenza episcopale italiana sulla base
delle scelte dei contribuenti.
2) Si pone un vincolo sull’8x1000 del gettito annuale dell'Irpef che viene bloccato per scopi di
interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e in parte per scopi di carattere
religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica sulla base scelte dei contribuenti in sede di
dichiarazione dei redditi.
La successiva stipula di intesa è reso possibile indicare anche le chiese valdesi, luterana,
pentecostale, avventista, le comunità ebraiche, l'unione evangelica battista, la sacra arcidiocesi
ortodossa di Italia ed esarca per l'Europa meridionale e la Chiesa apostolica in Italia.
Che non sceglie La sua quota viene ripartita in proporzione a quelle espresse.
Finanziamento pubblico perché lo Stato rinuncia all’introito di somme e perché a concorso a stabilire per
legge quali siano le attività concretamente finanziabili e non lascia le confessioni religiose libere di
impegnare come credono quanto ricevuto.
Riassunti Ecclesiastico 47
Il sistema di deduzione delle offerte corrisposte le confessioni religiose si è rivelato un flop: pochissime
contribuente si avvalgono di questa possibilità. Siccome molti offrono senza dedurre, si può supporre che la
deducibilità non costituisca un incentivo a finanziamento delle attività religiose. Lo Stato ci rimette e forse
nessuno ci guadagna.
Dei contribuenti che partecipano al sistema:
Tuttavia la quota destinata alle confessioni religiose è enorme: nel 2007 è stata di oltre 900 milioni di euro e
nel 2013 ha superato il miliardo.
Risultato paradossale l’8x1000 era nato per arginare la spesa pubblica sul versante del pagamento delle
concrete, ma oggi lo Stato versa molto di più che nel passato.
Lo Stato
Dal 2004 sottrae il 40% della quota che dovrebbe essere destinata alle finalità esposte nella legge per
trasferirlo nel bilancio generale (modificando una norma bilaterale con una legge unilaterale). La parte
restante è utilizzata per restaurare luoghi di culto oppure li destina a enti ecclesiastici che svolgono questa
attività (prassi non accettabile perché i contribuenti scelgono lo stato come destinatario finale a discapito
proprio di enti ecclesiastici).
Lo stato mette a concorso la propria disponibilità residua rinunciando alla definizione di obiettivi
soddisfacenti determinando un intervento frammentario che vanifica l’impiego di legge basato sul vincolo
di destinazione delle somme a specifiche e ben delineate finalità.
Nel 2011 il governo ha utilizzato le somme per
Abbiamo quindi una violazione della L. 222/1985 che non mira al finanziamento di generiche esigenze dello
stato, ma delle specifiche finalità ex Artt. 43-48 Cost.
Le confessioni religiose
Destinano le somme per
La legge prevede che il sistema venga monitorato dalla Commissione Governativa che può anche proporre
modifiche. Sarebbe il momento di proporre un’evoluzione per rendere il sistema più efficace e una
modifica se non altro dell’aliquota stabilita.
Non si tratta di mettere in discussione la legittimità del sostegno economico di attività religiose o
umanitarie gestite da enti religiosi, è necessario però mantenere un equilibrio fra il costo pubblico
sostenuto e lo scopo prefissato dalla legge.
Bisogna però garantire che il prezzo pagato dei termini benefici effettivi e non si limiti a giustificare privilegi
o a determinare una fittizia uguaglianza economica fra le confessioni con l’intesa.
Origine della norma: tutela che l’ordinamento apprestava il sentimento religioso della maggioranza dei
cittadini. La sua funzione attuale risiede nella capacità di rendere efficaci manifestazioni di ultima volontà di
contenuto non patrimoniale.
Il riferimento all’anima non è nel senso di un mero rinvio alla sua concezione cattolica, ma è un concetto più
ampio aperto alla dimensione pluralistica del sentimento religioso.
Art. 831 comma 2 c.c. Impone un vincolo di destinazione degli edifici destinati al “culto pubblico
cattolico” anche se di proprietà di privati e pure in caso di alienazione.
La limitazione della fattispecie solo culto pubblico cattolico è un residuo del passato, oggi incostituzionale. L
La norma non riguarda solo i confini degli edifici di culto ma si estende ad una più generale garanzia dei
luoghi pubblici in cui si celebra una presenza religiosa o spirituale.
Il dibattito recente però appare ristretto da una forte vena polemica animata dal dissenso specifico verso la
possibile costruzione di moschee: contrastata perché si teme che la presenza pubblica ed evidente di luoghi
di culto diversi da quelli tradizionalmente presenti nel territorio italiano certifichi la fine dell’omogeneità
culturale e religiosa e apra persino problemi di infiltrazioni terroristiche.
In termini giuridici non ve dubbio che esiste il diritto alla moschea fondato sulla libertà religiosa individuale
collettiva nonché sul dovere dei sindaci di rispondere alle esigenze religiose della popolazione anche
fornendo idonei edifici di culto.
La polemica però affonda le sue radici su un sentimento di chi more verso la presenza islamica e non su basi
giuridiche. Esiste oggi una sola moschea a Roma costruita con fondi degli stati arabi.
Il vincolo dell’articolo 831 opera solo nel caso in cui il culto sia pubblico, sono escluse quindi le cappelle
Palatine o altri edifici di culto esclusivo vantaggio dei privati.
Sarebbe opportuno limitare la richiesta di pagamento dell'ingresso negli edifici di culto a casi davvero
eccezionali e per motivati.
Tavola Valdese era intervenuta affinché l’Italia modificasse la propria prospettiva della tutela penale,
prestando attraverso la protezione dell’esercizio dei diritti di libertà riconosciuti garantiti dalla costituzione
e non mediante la tutela specifica del sentimento religioso.
Art. 4 intesa Valdo-metodista: include questa proposta e formula una “presa d’atto” da parte della
Repubblica della convinzione valdese.
Tuttavia la tutela penale del sentimento religioso è costituzionalmente legittima in quanto conseguenza
della libertà religiosa ex Art. 19 Cost. che non deve necessariamente esprimersi in senso positivo ma può
abbracciare anche scelte religiosamente negative.
Riassunti Ecclesiastico 50
Questo avrebbe dovuto portare la corte costituzionale ad estendere la protezione giuridica riconosciuta ai
beni spirituali anche all’espressione del sentimento spirituale non religioso. Invece abbiamo stabilito una
mera equiparazione fra le confessioni religiosi senza accorgersi della portata negativa della legge 85/2006.
Legge 85/2006 “Salva Bossi” modifica il codice penale in materia di reati d’opinione per evitare che un
senatore fosse condannato per vilipendio avendo insultato la bandiera italiana nel corso di una
manifestazione politica.
Queste modifiche sono intervenute sulla intitolazione della rubrica del capo I: “Dei delitti contro le
confessioni religiose”.
Art. 403 – 404 c.p. prima: “offese alla religione dello stato mediante vilipendio di persone o cose
ora: “offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone o cose.
L'offesa alla confessione si integra mediante vilipendio di chi la professa oppure di un ministro di culto.
Anche attraverso modifiche redazionali apparentemente innocue, quindi, il bene protetto non è più la
libertà religiosa individuale ma più precisamente la libertà religiosa in quanto si realizzi nell’appartenenza a
una confessione religiosa o nell’appartenenza qualificata come ministro di culto.
Queste modifiche hanno irrigidito la connessione fra religione e appartenenza confessionale a svantaggio di
una più laica tutela delle più gravi offese arrecate la libertà religiosa.
b)Blasfemia
Art. 724 c.p. prevedeva una sanzione amministrativa applicata dal prefetto contro chi pubblicamente
bestemmia contro la divinità o compie qualsiasi manifestazione oltraggiosa verso i defunti.
La norma è stata depenalizzata nel 1999, e oggi si prevede solo una sanzione amministrativa, tuttavia viene
criticata da chi vorrebbe la bestemmia come una forma di espressione della libertà di pensiero, di religione
dato che l’art. 19 Cost. protegge pure la libertà religiosa negativa.
Critica alla blasfemia come reato: si trattava di una protezione penale della religione da parte degli
ordinamenti civili, espressione di una connessione tra religione e poteri pubblici non compatibili con i
principi liberali dello stato di diritto.
Es. stati islamici: severissime pene (anche la morte) per i colpevoli di blasfemia.
Blasfemia in Europa la troviamo spesso anche se espressa nella veste di “condanna contro gli insulti
religiosi”: una sorta di protezione della sensibilità pubblica.
Corte Cassaz. l’Art. 724 c.p. Non protegge la religione ma contrasta una “manifestazione pubblica di
volgarità”.
In realtà la norma protegge entrambe le cose: sia la libertà religiosa personale che collettiva, infatti
condanna sia le offese verso i defunti sia quelle contro le divinità.
Condizione necessaria per la punibilità pubblicità della condotta: il fatto oltraggioso deve essere
commesso per mezzo della stampa o con altri strumenti di propaganda, in luogo pubblico e alla presenza di
più persone.
Gli organismi internazionali in Occidente incoraggiano gli Stati hanno un adottare norme contrarie alla
blasfemia:
- Consiglio d’Europa 2007 - Raccomandazione n.1805 la bestemmia è un insulto alla religione non
dovrebbe essere considerata un reato, perché attiene alla sfera privata della coscienza individuale e
dovrebbe restare separata dalla sfera pubblica.
- Commissione di Venezia 2008 organo consultivo del Consiglio d’Europa: esprime un avviso
analogo e precisa l’utilità di norme penali che vietino l’incitamento all’odio religioso.
- Nazioni Unite confermano gli orientamenti precedenti
Caso Theo Van Gogh parlamentare e regista olandese ucciso ad Amsterdam da un musulmano
che l’accusava di aver prodotto un cortometraggio offensivo verso l’Islam.
Nel 2005 un quotidiano danese pubblica vignette satiriche del profeta Maometto con in testa una
bomba al posto del turbante. Sei scatenarono scontri in piazza.
Deputato italiano durante porta a porta apre la camicia e mostra una canotta raffigurante una
caricatura del profeta. A ben casi in Libia la folla assedia l’ambasciata italiana: la polizia sparà
causando 11 morti.
Riassunti Ecclesiastico 52
Questi casi sono accomunati dalla presenza di un fastidioso fanatismo religioso. In alcuni casi si potrebbero
ravvisare gli estremi della provocazione non sempre giustificati dalla vocazione artistica: ad esempio le
manifestazioni oltraggiose consistenti nel portare a passeggio maiali sui luoghi in cui si prevede la
costruzione di moschee.
Tentativo per sedare queste provocazioni nel 2008 in Olanda un vignettista satirico è stato arrestato per
aver incitato all’odio religioso e tecnico in quanto aveva pubblicato disegni offensivi verso islamici e neri.
Non mancano le critiche verso gli artisti che indossano costumi o esprimono versi offensivi contro gli ebrei o
contro la religione in generale.
Giuridicamente il tema dell'espressione antireligiosa rientra nell'ambito del diritto costituzionale della
libertà di espressione ex Art 21 Cost. combinato con gli Art 9 e 33 Cost. volti alla tutela della cultura e
dell'arte quando si tratti di espressioni artistiche: tra cui la satira che intesa come forma artistica destinata a
suscitare il riso e ilarità.
Satira in materia religiosa È giustificata e protetta costituzionalmente solo se costituisce un fatto da
parte e si priva di accenti volte di incitare all’odio religioso. Resta mescolò cose le manifestazioni
irriguardose di carattere giocoso che integrano fattispecie connessi all’insulto religioso e se ne ricorrono le
condizioni punibili in quanto tali.
Tuttavia anche i messaggi artistici se sono offensivi della sensibilità religiosa individuale o collettiva possono
integrare il reato di diffamazione: offesa all’onore e al decoro che supera la dimensione di una critica, di per
sé legittima se contenuta nei limiti del buon costume.
d)Il plagio
Art. 603 c.p. puniva con la reclusione ci sottoponeva una persona al proprio potere in modo da ridurne
in totale stato di soggezione.
Plagio non è solo la riduzione in schiavitù materialmente intesa, ma anche la soggezione psicologica
determinata da un’aggressione psichica che annulla la capacità di decidere di un altro soggetto.
Procura di Roma 1981 accuso un sacerdote cattolico di impadronirsi della volontà di alcuni giovani che
per seguirlo abbandonavano le loro famiglie vivendo in povertà assoluta. Il giudice solleva la questione di
legittimità costituzionale dell’articolo 603.
Corte Cost.: È impossibile per il giudice valutare obiettivamente gli elementi ascrivibili a fattori psicologici
indeterminabili, espunge la norma dal codice penale.
Il problema rimane con riferimento a condizionamenti psicologici noti come “lavaggio del cervello” che
caratterizzano alcune espressioni religiose, si tratta di diffidare di coloro che sembrano approfittarsi della
buona fede degli altri che sono più deboli, ma non incapaci altrimenti si tratterebbe del delitto di
circonvenzione di incapace (espressamente previsto e punito dall’Art. 643 c.p.).
La differenza tra religione e sette rimane per distinguere, in maniera spesso volgare, le forme di religiosità
accettabili da quelle socialmente pericolose.
Il principio di laicità impone di non entrare nel merito delle scelte religiose dei singoli.
Riassunti Ecclesiastico 53
Lo Stato non può prevedere criteri discreti sulla base dei quali condannare alcune scelte religiose rispetto
ad altre. In linea di principio la personale e volontaria sottomissione a determinati precetti religiosi: vita in
clausura, totale povertà, privazione di relazioni sessuali, non può essere non ascritta alla sfera della libertà
personale. Per lo Stato è sufficiente che venga assicurato il diritto di recedere dal gruppo religioso.
Territori grigi ipotesi in cui è possibile supporre l’esistenza di abusi della buona fede. Sono state
effettuate proposte per valutare l’opportunità di norme che richiamano l’attenzione verso possibili forme di
sfruttamento della debolezza psicologica altrui.
Queste proposte si scontrano però con le difficoltà di delimitazione concettuale del fattore religioso in
termini giuridici. Le proposte che mirano a reintrodurre il reato di plagio, seppure in forma mitigata per
tutelare dalle manipolazioni mentali, sono ancora deboli e poco convincenti.
Problema nasce per le confessioni religiose senza intese, o quelle prive di clero come i musulmani e i
buddisti. Il problema si ha anche per le confessioni religiose che attribuiscono a tutti fedeli le funzioni
tradizionalmente assegnate ai ministri di culto: Testimoni di Geova.
La qualifica giuridica di “ministro di culto” appartiene allo Stato il quale non può rinviare agli ordinamenti
delle singole confessioni per sapere chi riveste a quella qualifica da cui discendono specifiche prerogative o
incompatibilità civili.
Le norme bilaterali oggi hanno risolto il problema nei confronti della Chiesa cattolica e delle confessioni
religiose con intesa. Per tutte le altre resta in piedi l’istituto della approvazione governativa di dubbia
legittimità costituzionale.
Consiglio di Stato 1955 e Corte Cost. 1959 affermano la costituzionalità dell’approvazione governativa in
quanto la mancata attribuzione di effetti civili agli atti del ministero compiuti da tali soggetti non limita la
loro libertà pastorale. I ministri di culto non approvati potevano scegliere liberamente la loro attività
religiosa, e in mancanza dell’approvazione governativa questi atti non avrebbero avuto efficacia civile
questo però non limitava il loro ruolo religioso.
Anzi l’istituto dell’approvazione sottolineava la separazione opportuna tre effetti religiosi ed effetti civili
della libera nomina confessionale.
Riassunti Ecclesiastico 54
Questi casi esprimono una funzione pubblicistica dell'approvazione della nomina che attribuisce effetti
giuridici civili ad una serie di ipotesi più larghe rispetto alla sola celebrazione del matrimonio.
Indicano aree di esenzione e prerogative rispetto norme comuni.
Il ricorso all’intesa e ha permesso di sottrarre un numero crescente di confessioni dalla soggezione della
norma del 1929. Tuttavia l’approvazione governativa resta per i ministri di culto a cattolici e viene gestita
dalla pubblica amministrazione secondo la logica del numero chiuso dei culti ammessi e dei loro ministri
approvati. Questo è insostenibile e incostituzionale perché è basato sul presupposto logico della religione di
Stato o meglio del principio che la religione cattolica e l’unica religione dello Stato.
Istruzione ministeriale 1956 disciplina le modalità di approvazione dei ministri di culto senza intesa: è
necessario decretare l’approvazione valutando la sussistenza di una comunità di fedeli qualitativamente e
quantitativamente consistente.
Questo non si armonizza però con un successivo parere del Consiglio di Stato.
Consiglio di Stato – parere 2009 esprime la necessità di non limitare l’approvazione della nomina
determinato territorio provinciale in quanto incongruente con il dettato legislativo e non rispondenti alle
necessità effettive: in questo modo non era più possibile valutare la consistenza numerica della confessione
religiosa che aveva nominato il ministro di culto. Il Consiglio di Stato quindi va alla ricerca del “valore della
soglia quantitativamente minima di fedeli necessari per poter procedere alla nomina di ministri di
confessioni senza intesa”.
Il Consiglio di Stato precisa che la valutazione della consistenza numerica è solo uno dei tanti fattori di cui
Riassunti Ecclesiastico 55
deve tener contro la p.a. e cerca il dato numerico connesso alle confessioni non cattoliche ricorrendo
all’ordinamento canonico: 500 persone (dato che questo è il nr. minimo con cui la Chiesa Cattolica procede
alla nomina di un parroco).
Non si capisce perché per l’approvazione di ministri di altre confessioni si debba scegliere con un parametro
riferito alla Chiesa cattolica. Inoltre l’espressione ministro di culto può avere interpretazioni e funzioni
diverse per ogni religione.
Il problema non è solo quello di cercare criteri per approvare ministri di culto che diano efficacia civile al
matrimonio religioso degli acattolici, quanto quello del superamento dell’istituto stesso dell’approvazione a
vantaggio di un libero esercizio dell’attività di tutti i ministri di culto in virtù della loro libertà religiosa e di
quella della confessione cui appartengono.
Circolare Ministro dell’Interno circolare stravagante: le precedenti approvazione delle nomine dei
ministri di culto induisti e buddhisti seguiranno adesso due distinti processi evolutivi:
Questa facoltà non è però l’obbligo che grava se sacerdoti cattolici di non violare la segretezza della
confessione. Questa facoltà infatti riguarda tutti i ministri di culto che quelli delle confessioni che non
prevedono il sacramento della confessione. Quindi anche sacerdoti cattolici potranno rifiutarsi di
rispondere su cose che hanno conosciuto fuori dalla confessione ma sempre in ragione del ministero che
svolgono: ad es. durante un colloquio spirituale.
Art. 200 c.p.p. “La facoltà è concessa i ministri di confessioni religiose i cui statuti non contrastino con
l’ordinamento giuridico italiano.”
È una formula di difficile interpretazione:
1) Non è agevole determinare quali siano queste confessioni religiose non contrastanti.
2) Norma indeterminata: la norma finisce per non proteggere allo stesso modo tutti cittadini, ma solo
quelli che appartengono alle citate e indeterminate confessioni.
Conseguenza: questa norma quindi non prende in carico l’espressione della libertà religiosa, ma una sua più
limitata espressione istituzionale in quanto è riservata ai ministri delle sole confessioni con uno statuto non
contrastante con l’ordinamento italiano. Questo pregiudica l’affidamento del fedele che potrebbe non
sapere della condizione giuridica della sua confessione religiosa.
Riassunti Ecclesiastico 56
Art. 200 c.p.p. Attenua queste garanzie comuni se l’autorità giudiziaria dubita della fondatezza del
segreto. Questo indebolimento è solo nei confronti dei ministri cattolici, ortodossi, ebrei, luterani ed
apostolici cui il concordato e le intese attribuiscono una più ampia facoltà di non dare alle autorità
informazioni su persone di cui sono venuti a conoscenza in ragione del loro ministero.
Sembra una circostanza ingiustificata perché il rafforzamento di questa garanzia riguarda solo i ministri di
culto di alcune confessioni e si presenta come un privilegio. Il segreto ministeriale va percepito come una
garanzia per il fedele e non per il ministro, non v’è ragione perché l’ordinamento distingua in ordine
all’appartenenza religiosa dei ministri di culto.
Art. 622 c.p. Punisce chiunque avendo notizia di un segreto per ragione del proprio stato, professione o
arte, lo rivela senza giusta causa, o lo utilizzi per proprio profitto se dal fatto può derivare nocumento.
Si protegge le comunicazioni qualificate dalla natura dei soggetti che agiscono.
Oggetto della tutela non è il segreto che si presenta come strumento di protezione di un interesse più
rilevante che potrebbe essere danneggiato a seguito della conoscenza del segreto stesso.
La punibilità si configura solo se la rivelazione del segreto crei un danno e solo su querela della parte offesa.
La voluta azione della sussistenza della giusta causa spetta a chi decide di rivelare il segreto, salvo sapere
che potrà essere eventualmente sottoposto a verifica da parte di un giudice.
c)Gli abusi
Norme che limitano abusi dei ministri di culto:
Art. 61 n. 9 c.p. Prevede l’aggravante per chi commette un reato con violazione dei doveri inerenti alla
qualità di ministro di culto.
Ratio: punire maggiormente chi abusa del ruolo religioso, tuttavia non è chiaro quali sono i parametri
attraverso i quali l’ordinamento civile e laico possa valutare la violazione dei doveri inerenti alla qualità di
ministro di culto.
Tali reati sono più gradi sì a commetterli è un ministro di culto, ma anche se sono commessi contro un
ministro di culto:
I superiori dei ministri colpevoli possono essere chiamati a rispondere civilmente in sede penale per i danni
subiti dalle vittime del reato commesso da un loro sottoposto.
Es. il vescovo diocesano se si tratta di un presbitero che presta servizio a favore della sua diocesi.
Alla autorità ecclesiastica aspetta un dovere giuridico di vigilanza: l'autorità giudiziaria deve dare
comunicazione all'autorità ecclesiastica dei procedimenti penali promossi a carico di ecclesiastici.
Conferenza episcopale italiana emana “Linee guida”: preferisce seguire un’impostazione giuridica
tradizionale volta a contenere la prassi istituzionale della relazione tra vescovo e autorità civile, senza
realizzare collegamenti efficaci tra le due autorità al fine di prevenire proteggere le vittime.
Es. Responsabilità di vigilanza del vescovo rispetto ai chierici: nessuna responsabilità per gli eventuali abusi
sussiste in capo alla Santa sede o alla Conferenza episcopale italiana, il vescovo a conoscenza di presunti
abusi deve procedere in sede canonica ma non ha l’obbligo di avvisare l’autorità civile con cui deve
collaborare solo se questa ha già avviato indagini.
Controsenso: la Conferenza episcopale da un lato ricorda che i vescovi sono esonerati dall’obbligo di
Riassunti Ecclesiastico 57
deporre in merito a quanto conosciuto per ragione del proprio ministero, e dall’altro lato conferma che
eventuali informazioni circa un procedimento giudiziario canonico non possono costituire oggetto di un
ordine di esibizione da parte delle autorità statali.
Queste precauzioni non sembrano opportune dato che in Italia la libertà e l’autonomia della Chiesa
cattolica sono ampiamente salvaguardate. Sarebbe opportuno enfatizzare ogni forma di collaborazione per
salvaguardare il bene comune.
- sindaco
- presidente della provincia
- consigliere comunale, provinciale e circoscrizionale nel territorio in cui esercitano il loro ufficio
Si tratta di una causa di ineleggibilità che si traduce in una causa di incompatibilità nel caso in cui la
funzione di ministro di culto sopraggiungesse successivamente all’elezione.
Ratio storica: lo Stato ha sempre visto con sospetto il possibile accumulo di cariche civili e religiose in capo
alla stessa persona il quale è fedele a direttive ecclesiali in ipotesi difformi da quelle statali.
Si voleva tenere libere le confessioni religiose da impegni di rappresentanza politica.
Queste tesi oggi sono poco attuali: l’ineleggibilità di ecclesiastici e vale solo per le cariche che si dovessero
assumere nello stesso territorio in cui esercitano la loro giurisdizione religiosa. Un parroco quindi potrebbe
spostarsi ed esercitare quelle funzioni altrove aggirando la sostanza della norma la quale risiede nell’idea
che questi soggetti potrebbero far pesare sull’elettorato la loro autorità morale indirizzandone
l’espressione del voto.
Questa preoccupazione è comprensibile ma non è in linea con la vocazione laica dello Stato: i ministri di
culto possono legittimamente esprimere la loro opinione politica e tentare di convincere qualcuno delle
proprie ragioni anche politiche al pari di ogni altro cittadino. È scandaloso che parte della politica approfitti
della notorietà di un ministro di culto per propagandare le proprie idee.
Incompatibilità irragionevoli:
Ufficio di notaro
Dottore commercialista o ragioniere
Professione di avvocato preclusa solo ai ministri aventi giurisdizione o cura d’anime
Funzione di giudice di pace, onorario
Non possono far parte di giurie popolari
Queste incompatibilità sono dettate dalla volontà di evitare che i ministri di culto possono concorrere ad
attività connesse con lo esercizio di funzioni pubbliche: in realtà però ci sono anche professioni ammesse
che implicano comunque l'esercizio di funzioni pubbliche (contraddizione).
Incompatibilità ragionevoli:
Funzionari per i servizi segreti ne va della libertà religiosa individuale e della garanzia di
riservatezza (ma è comunque una preclusione ambigua)
Esenzione dall’obbligo di prestare il servizio di leva oggi è stato sospeso e quindi non è più rilevante.
Due problemi:
che tuttavia rende più difficile alle donne religiose l’accesso all’istruzione universitaria.
Entrambe le leggi sono considerate legittime dalla Corte di Strasburgo.
Italia una ministra per le pari opportunità (soubrette televisiva) propose il divieto di indossare il velo a
scuola per promuovere i diritti delle donne garantendo loro di non essere costretto a indossare un segno
che rivela la loro inferiorità culturale.
Chi ha detto che indossare il velo è un segno di inferiorità femminile? Allora dovremmo vietare le suore
cattoliche di esporsi velate in pubblico perché è un segno di sottomissione a Dio.
Art. 19 Cost. Protegge il diritto di tutti di manifestare la propria professione di fede e di indossare abiti e
simboli che attestino la propria identità religiosa.
La legge consente agli ebrei di prestare i giuramenti previsti dalle leggi dello Stato con il “capo coperto”
secondo la loro tradizione.
Norma ordinamento penitenziario autorizza i detenuti esporre nella loro stanza immagini simboli della
propria religione.
2.Ostentazione dei simboli religiosi proposti dall’autorità amministrativa nei luoghi pubblici
Il problema riguarda la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche e giudiziarie: la presenza non è
obbligatoria. Regolamenti di epoca fascista che indicano gli arredi dei locali in questione oltre l’immagine
del re, gli armadi e le lavagne menzionano anche il crocifisso. Essendo andata in disuso la parte che riguarda
il rene si potrebbe convenire che potrebbe cadere anche quella relativa al crocifisso.
Corte Cassaz. 439/2000 tali norme si basava sul fatto che lo statuto Albertino considerava la Chiesa
cattolica la sola religione dello Stato. Non essendo più così le ragioni che portavano esporre il crocifisso
sembrerebbero venute meno ma la Corte salva il crocifisso che resta saldamente alle pareti non più come
immagine religiosa ma come simbolo della laicità.
Consiglio di Stato 556/2006 fa salvo l’utilizzo del crocifisso nelle scuole, ma lo identifica non più come
simbolo religioso bensì solo culturale.
Corte di Strasburgo Sentenza Lautsi contro Italia 2009 nonostante il crocifisso possa esprimere una
pluralità di significati, quello religioso è il predominante. Accoglie quindi il ricorso della cittadina italiana
Lautsi che lamentava come la presenza del crocifisso nell'aula violasse il suo diritto all'educazione dei figli
senza interferenze religiose.
Per la corte la presenza del crocifisso può essere interpretata dagli scolari come un simbolo religioso e può
provocare imbarazzo agli studenti atei o di altre religioni.
Siccome lo Stato è tenuto alla neutralità confessionale, la corte non ammette che l’esposizione di un singolo
associato al cattolicesimo possa servire al pluralismo educativo essenziale alla cura di una società
democratica.
La decisione è stata accolta con disappunto in Italia e il Parlamento ha segnalato che l’esposizione del
crocifisso non offende nessuno.
Riassunti Ecclesiastico 60
Il Governo ha appellato la Sentenza Lautsi alla Grande Camera (Strasburgo) la quale ribalta il giudizio
precedente pur rimanendo nella medesima logica argomentativa dei giudici di primo grado.
La Grande Camera (sentenza d’appello) osserva che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, ma
non ci sono elementi che attestano l’eventuale influenza sugli alunni.
La percezione personale della ricorrente (esposizione del crocifisso = violazione del suo diritto a garantire
un’educazione priva di influenza religiosa ai figli) non è sufficiente integrare una violazione dell’Art. 2 del
protocollo n. 1.
In questo processo l’Italia è stata sostenuta da un certo numero di stati religiosamente caratterizzati in
senso cattolico che rivendicavano la necessità di proteggere l’identità religiosa nazionale insieme alla sua
sovranità culturale.
Secondo la Corte di Strasburgo quindi gli Stati devono mantenere un certo margine di apprezzamento non
solo in questa materia, ma anche in quelle in cui non sussiste tra gli stati membri un sufficiente consenso.
La corte si annoda attorno al Principio di neutralità religiosa: l’esposizione del crocifisso è di per sé neutrale.
1) Sentenza Corte EDU lo stato deve interpretare una forma di neutralità attiva (laicità)
proponendo una soluzione non esattamente conforme al contenuto giuridico attribuito alla nostra
giurisprudenza al principio di laicità.
2) Sentenza Grande Camera la corte compensa questa mancanza spalancando le porte al diritto
nazionale omettendo però un sufficiente apprezzamento dei principi di carattere costituzionale
espressi dalla Convenzione, che, per la verità, non delegano in modo assoluto la materia religiosa
alla competenza interna.
In ogni caso la tendenza ad assecondare il diritto nazionale in materia di libertà religiosa appare una
costante della giurisprudenza di Strasburgo per assicurare anche le scelte di quegli Stati che in nome del
principio di laicità sanzionano la scelta di indossare abbigliamento religioso all’interno della scuola
comprimendo la libertà di manifestare il credito attraverso il vestiario (Francia, Turchia, Svizzera).
CAPITOLO 6
IL SISTEMA DEI RAPPORTI FRA STATO E CONFESSIONI RELIGIOSE: LA BILATERALITÀ INCOMPIUTA
1.La distinzione degli ordini
Art. 7 Cost. Esemplifica la logica verticale con cui si guarda ai rapporti fra diritto e religione
sostanzialmente identificati come rapporti tra poteri:
“Lo Stato e la Chiesa sono indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai patti lateranensi. Le
modificazioni consensuali dei patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione
costituzionale”.
Principio di separazione degli ordini 1° capoverso Art. 7: la distinzione degli ordini non tocca soltanto i
rapporti formali tra Stato e Chiesa, ma si estende a tutta la materia delle relazioni fra diritto e religione.
In assemblea costituente si confondeva il termine ordine con ordinamento. Alcuni ritenevano che questa
affermazione servisse per confermare la natura giuridica della Chiesa come ordinamento primario, altri
affermavano che la frase in realtà non significa nulla.
In ogni caso manca una definizione chiara di quali siano i rispettivi ordini.
Riassunti Ecclesiastico 61
Stato e Chiesa sono indipendenti e sovrani, non sono ammesse intromissioni de luna nell’ordine dell’altra. I
costituenti volevano realizzare un quadro di separazione tra Stato e Chiesa e lo hanno fatto richiamando
l’esistenza di ordini distinti Tuttavia dovevano anche tener conto della sussistenza di un preveggente
complesso apparato normativo, i patti del 1929, che disciplinava intere materie civilmente rilevante e che
nel suo impianto era affatto confessioni e perciò contrari allo spirito costituzionale.
Ilenia sito della discussione assembleare fu incerto fino all’ultimo, solo il giorno della votazione il capo del
partito comunista Togliatti annunciò in aula il voto favorevole del suo partito convinto che la denuncia dei
patti avrebbe avuto conseguenze sulla pace civile appena raggiunta in Italia, ma anche per non pregiudicare
il processo di legittimazione dei comunisti come forza autenticamente nazionale.
La citazione dei patti nel testo della carta fondamentale non equivale ad una loro costituzionalizzazione.
Oggi possiamo dire che quella di citarli in Cost. è stata una scelta infelice: lo scopo era quello di esentare
temporaneamente i patti dal complessivo processo di rimozione del passato, ma di fatto la posizione della
Chiesa appare il migliore rispetto a quella delle altre confessioni religiose.
Chiesa Cattolica Il Papa di fatto non esercita il governo della sua diocesi (appunto Roma che è guidata da
un cardinale vicario) ma resta assorbito dall’amministrazione della Chiesa universale, per cui è coadiuvato
da una complessa macchina organizzativa che si soggettivizza nella Santa Sede.
Santa Sede indica il Papa con i suoi collaboratori nel governo centrale della Chiesa cattolica universale
sempre gode della personalità giuridica di diritto internazionale ed è equiparata ad uno Stato senza però
esserlo. Partecipa a organizzazioni internazionali riceve invia ambasciatori. È sempre stata a Roma salvo
alcune ipotesi come la cattività avignonese.
Con l’annessione di Roma allo Stato italiano nel 1870 abbiamo una frattura storica: il pontefice si ritirò dal
Quirinale nei Palazzi Vaticani dichiarandosi prigioniero dell’Italia e scomunicando il re che tuttavia spostò la
sua residenza proprio al Quirinale dove tuttora risiede il Capo dello Stato.
Stato Citta del Vaticano Nel 1929 si risolve la cosiddetta “questione romana” creando lo Stato della città
del Vaticano:
- è un ordinamento derivato perché la sua nascita dipende da una decisione dello Stato Italiano e
della Santa sede, è quindi uno stato strumentale.
- È l'unico Stato al mondo senza popolo: la sovranità non appartiene al popolo che non c'è, ma al
Papa che assume le funzioni di un monarca assoluto titolare di pieni poteri.
Ha una sua soggettività internazionale complementare a quella della Santa sede: il Papa talvolta manda
all’estero alcuni suoi rappresentanti in qualità di capo dello Stato Vaticano.
Esistono però cittadini vaticani: coloro che svolgono attività strumentali e funzionamento dello Stato o della
Chiesa, si tratta dei cardinali. La cittadinanza si acquista o si perde in connessione con lo svolgimento di tali
funzioni.
Se il papà decidesse di spostare altro che la Santa sede farebbe cadere quel nesso di strumentalità che
impegna l’Italia ad assicurarne l’indipendenza attraverso riconoscimento dello stato vaticano.
Riassunti Ecclesiastico 62
a) Trattato documento di diritto internazionale con cui la Santa sede negoziale in cui aspetti dei
suoi rapporti “temporali” con lo stato italiano.
b) Concordato strumento di diritto internazionale con cui la Chiesa cattolica regola con gli Stati
singole materie sulle quali entrambi mostrano interesse aggiungere un comune definizione: le
cosiddette “materie miste”.
Il Trattato del Laterano a portata la conciliazione tra Italia e Santa sede fino ad allora in aperto contrasto a
casa della soppressione del potere temporale dei papi realizzata attraverso le guerre risorgimentali italiane.
“Le modifiche dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”
Che vuol dire?
A seguito di varie interpretazioni, la giurisprudenza costituzionale è arrivata dire che i patti godono di una
particolare copertura costituzionale che gli consente di resistere non solo alle leggi ordinarie, ma anche alle
norme e principi costituzionali. Quindi in presenza di eventuali difformità tra i principi concordatari e quelli
costituzionali non sarebbero automaticamente illegittime: l’unico limite invalicabile riguarda i principi
supremi dell’ordinamento costituzionale.
La Corte Costituzionale ha individuato più volte la presenza di norme concordatarie contrarie principi
supremi, questo ha portato alla modificazione del trattato nel 1984: il “Nuovo Concordato”.
Il contenuto del nuovo concordato è molto diverso da quello precedente per due motivi:
Cambia anche il soggetto con cui lo Stato si accorda che non è più la Santa sede ma è la conferenza
episcopale italiana. Quindi il punto di riferimento dei rapporti verticali fra Italia e Chiesa cattolica non è più
il Papa nella Santa sede nel Vaticano, ma la Chiesa italiana, che comincia ad autonomizzarsi dalla Santa
sede. Viene conclamato un nuovo principio di collaborazione tra Stato e Chiesa “per la promozione
dell’uomo e del bene del paese”.
Concordato continuo Il concordato fissa dei principi quadro e rinvia a successive in tese la definizione nel
dettaglio sia delle materie individuate nell’accordo principale sia di altre non precisate sulle quali dovessero
rivelarsi esigenze di collaborazione.
Per alcuni era improprio parlare di modificazioni consensuali, si era di fronte a un vero e proprio nuovo
concordato che non rientrava più sotto la protezione dell’articolo sette riservava ai patti lateranensi.
Tuttavia è comunque prevalse l’idea e l’accordo di villa madama godesse della medesima protezione
concessa al concordato del 29.
Oggi possiamo quindi dire che i patti lateranensi sono formati dal Trattato del Laterano più l’accordo di Villa
Madama dell’84. Questa vicenda ha rafforzato il principio di bilateralità: i rapporti con la Chiesa cattolica
non sono definiti in via unilaterale ma sono concordati con la controparte.
Riassunti Ecclesiastico 63
Resta il problema della determinazione delle materie che costituiscono il contenuto di tali rapporti ovvero
la precisazione dei rispettivi ordini. Il problema però non è giuridico, ma politico: in ogni caso la separazione
degli ordini va tenuta ferma a livello giuridico, ma spetta alla politica verificare se sia opportuno farlo
mantenendo il concordato, abrogandolo, o revisionandolo.
protestanti non erano interessati a questo aspetto e preferirono insistere sulla necessità di
separazione tra Stato e Chiesa
ebrei anche loro erano poco interessati, se concentravano su una richiesta di uguaglianza che si
riduceva ad una mera tolleranza vista la loro storia passata.
Non erano contrari ai patti lateranensi purché non determinassero una posizione di privilegio a
scapito dell’uguaglianza di tutti cittadini di fronte alla legge.
La bilateralità impegna solo la tecnica di produzione normativa: riguarda solo gli atti che regolano i rapporti
con le confessioni religiose al fine di garantire l’autonomia confessionale quale espressione del diritto
collettivo di libertà religiosa. Non tocca quindi tutte le norme che lo Stato ha per suo conto il diritto/dovere
di produrre a garanzia della libertà religiosa individuale e collettiva.
L’Art. 8 comma 3 è quindi una norma sulla produzione normativa: costituisce una riserva di legge rinforzata
perché il rinvio ad una procedura costituzionalmente determinata, la legge in questione infatti deve basarsi
sull’intesa precedentemente raggiunta tra Stato e confessioni.
Intesa vincola le parti che la stipulano ma i suoi effetti giuridici si dispiegano nell’ordinamento italiano
solo con la successiva legge che l’abbia approvata o ratificata.
La volontà di raggiungere un’intesa con lo Stato risiede nella volontà delle singole confessioni religiose di
emanciparsi dalla disciplina del 1929.Tuttavia nella prassi le intense sono state raggiunte per risolvere
problemi di natura amministrativa ed economica evitando i problemi più significativi connessi alla presenza
confessionale e religiosa.
Intesa Valdese prima intesa concessa, in vigore del 1984 (dopo Villa Madama), presenta molte affinità
con il nuovo concordato per alcune diversità rispetto all’intesa e successive che sembrano essere state
scritte copiando e sostituendo qualche parola.
L’intesa valdese è stata raggiunta con una procedura internazionalistica o para concordatario: le due
delegazioni si sono incontrate e hanno raggiunto un accordo sottoscritto dal governo che ha presentato poi
una legge di autorizzazione alla ratifica ed esecuzione dell’intesa. È stata poi votata dal parlamento senza
che potesse proporre modifiche come avviene per tutte le leggi di ratifica dei trattati internazionali.
Intese successive È stata seguita una procedura amministrativa: una commissione presso la presidenza
del consiglio Ha firmato le intense e presentato le relative legge in parlamento giungendo all’emanazione
delle conseguenti leggi di approvazione.
La prassi ha degradato la bilateralità ad un’esperienza burocratica poco rispettosa della reciproca
indipendenza dell’ordine temporale da quello spirituale.
Riassunti Ecclesiastico 64
Per la dottrina si tratta di un sistema troppo rigido: l’intesa non si presenta come una base per l’accordo
parlamentare, perché è un testo immodificabile che legislatore può solo prendere con lasciare. La
costituzione invece rinvia ad una “legge sulla base di intesa” e non mi pretende la conformità con l’intesa.
Il motivo per cui si continua a ritenere necessario il passaggio attraverso una trattativa governativa sta nella
visione verticale dei rapporti Stato-confessioni religiose a sua volta determinata dal precedente concordato
che funziona ancora come punto di riferimento generale.
Dal 1995 al 2012 non ci sono state intese, periodo coincidente con l’immigrazione islamica che ha bloccato
goni possibilità evolutiva.
Nel 2000 il governo ha sottoscritto le intese con l’unione buddhista italiana e testimoni di Geova senza
impegnarsi per dare corso al successivo iter parlamentare.
Il motivo è politico: gli equilibri stavano cambiando a causa della forte presenza di Lega Nord e Forza Italia
che contrastavano le politiche dell’ampliamento dei diritti di libertà. La presenza di comunità religiose
straniere veniva recepito come andranno in molti si opponevano all’approvazione delle intese già siglate.
Nel 2007 il governo Prodi sottoscrive quattro in tese avviate nel 1997 con ortodossi, mormoni, induisti e
Christian e poi storici. Viene anche ripetuta la firma delle intese già sottoscritte nel 2000 nel frattempo
abbandonate. Si tratta però di intese fantasma perché non c'è sforzo politico per raggiungere la piena
efficacia giuridica degli accordi raggiunti attraverso la successiva legge di approvazione.
Si realizza un paradosso Le confessioni religiose che hanno stipulato l’intesa non hanno mezzi per
ottenere la legge parlamentare e non hanno neanche un interlocutore istituzionale in grado di supportare
le loro istanze dato che il governo oppone la propria incompetenza in ordine alla promozione dell’atto
parlamentare che però risulta indispensabile.
Siamo nella stagione del cantiere senza progetto e ci sono quindi religioni di varie classi:
Sono stati poi istituiti il “Comitato per l’Islam italiano” (nel 2010 Maroni) e la “Conferenza permanente
religioni, cultura, integrazione” (promossa da Monti), tuttavia non hanno prodotto risultati significativi, ma
anzi hanno confermato il grave distacco che contrassegna la presenza della classe politica italiana rispetto ai
problemi vissuti dalla gente comune: le religioni senza intesa o anche coloro che l’hanno ottenuta non sono
riuscite a risolvere questioni specifiche e cruciali per il riconoscimento delle loro originalità a casa
dell’appiattimento dei contenuti delle intense nei limiti Fissati dei testi già vigenti.
Si sono inoltre create delle differenze tra le istanze avanzate dalle confessioni istituzionalizzate nel tessuto
sociale Italiano e le domande riferibili al mondo dell’immigrazione e perciò degli stranieri: le prime hanno
ricevuto risposta positiva secondo uno schema bilaterale, mentre le seconde rimangono avvitate in percorsi
controversi, conflittuali e difficilmente si riuscirà a sviluppare esiti positivi.
Il governo Monti ha impugnato la pronuncia davanti alla Corte di Cassazione che conferma il fatto che il
governo sia tenuto ad avviare la trattativa, sebbene non sia obbligato a concluderla.
Riassunti Ecclesiastico 66
L’esame e l’approvazione parlamentare dei testi delle intese si sono svolti in sede di commissione come
avvenuto sin dal 2009, tematicamente ristrette integrative o modificative di quelle già stipulate in
precedenza. Questa procedura più leggera arreso possibile nel 2012 l’approvazione delle intese rimaste
ferme nell’area di parcheggio:
La religione non è solo un fatto pubblico: è un fatto spontaneo che dimostra insofferenza verso le le regole
che il istituzionalizzano e la imbrigliano. La logica verticale del diritto ecclesiastico rimane bloccata nei
meccanismi formali dei brevi riconoscimenti giuridici di una qualificazione sociale che si traduce nella
richiesta di istituzionalizzarsi secondo schemi prestabiliti risalenti a concettualizzazioni anacronistiche e
illegittime.
Es. per accedere alle trattative con lo Stato da parte delle confessioni religiose è necessario il
riconoscimento della personalità giuridica civile.
Questo ha contrastato l’espansione del diritto alla uguale libertà religiosa di tutte le confessioni religiose.
Inoltre questa procedura si configura come un fatto di gravame espressamente vietato dall’art. 20 Cost.
Chi può negare che l’Islam sia una religione titolare della uguale libertà stabilita dalla costituzione e
legittimata a sottoscrivere in tese per regolare i rapporti con lo Stato?
Il trattamento differenziato dell’Islam è determinato dall’errore di non guardarla come espressione di un
insopprimibile dinamica sociale, ma unicamente dal punto di vista del nostro ordinamento.
L’errore sta nel trattare la realtà con strumenti adatti a regolare rapporti istituzionalmente ma non
socialmente significativi: si vuole adottare lo schema bilaterale costruito nel periodo post bellico all’epoca
della globalizzazione.
La soluzione non è solo quella di aggiornare l’interpretazione giuridica al tempo presente, ma bisogna
valutare la raggiunta diversità della natura del fattore religioso nella società attuale che oggi multiculturale,
plurale, secolarizzata. Oggi abbiamo un diverso modo di apprezzare sia il fatto religioso sia la funzione dello
Stato.
Riassunti Ecclesiastico 67
Art. 8 comma 3 Cost. Da questo punto di vista si presenta come una permanenza del passato mi capace
di interpretare le domande di riconoscimento e di libertà che derivano dalla società civile contemporanea
in forme molto più aperte dell’Asti che rispetto al passato individuato nella carta costituzionale (processo
degenerativo del sistema costituzionale).
Soluzione Corte di Cassazione È necessaria una legge sulla libertà religiosa o sulle associazioni religiose,
l'impedimento principale è l'assenza della politica.
Secondo il professore l’attuale classe politica è incapace di formulare risposte adeguate, le proposte di
legge finora presentate non convincono e non offrono soluzioni ma aggravano problemi già esistenti.
Tommaso Mauro nel 1955 aveva scritto un appunto per il direttore generale degli affari dei culti
sottolineando l’immobilismo del legislatore il quale è timido quando sono in gioco tematica di grande
impatto sociale, e incapace di navigare in mare aperto.
Art. 117 Cost. comma 4 Attribuisce le regioni una potestà legislativa generale che abbraccia tutte le
materie non espressamente previste nella legislazione dello Stato.
Problema: Sembrerebbe che i profili ecclesiastici non abbiano subito modifiche infatti i rapporti tra
Repubblica e confessioni religiose rientrano nell’elenco delle materie riservate allo Stato.
Inoltre la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da garantire
su tutto il territorio nazionale resta riservata alla legislazione statuale.
Tuttavia la riserva in questione riguarda solo gli aspetti apicali delle relazioni tra Stato e confessioni
religiose, quindi non tocca tutte le possibili relazioni con la Repubblica che è soggetto diverso dallo Stato
(così come concepito dai costituenti).
Propendere per una totale riserva statuale dei rapporti con le confessioni significa perpetuare lo schema
verticale senza dare spazio a quello orizzontale che invece è quello valorizzato dalla stessa riforma del 2001.
Le regioni manifestano interesse ad occuparsi del fenomeno religioso: si riscontrano contrattazioni
decentrate tra soggetti ecclesiastici e autonomie locali.
Riassunti Ecclesiastico 68
Accentrare i rapporti contraddice anche lo spirito del concordato continua che rinvia a ulteriori accordi con
le competenti autorità dello Stato. Questi diversi accordi sono stati ormai presi dalle regioni contribuendo a
diffondere una dimensione più ravvicinata del rapporto tre istanze sociali e religiose.
Questo serve anche all’applicazione della laicità intesa non solo in senso istituzionale ma anche sociale
(Corte Cost: la laicità ha a che vedere con l’attitudine laica dello Stato-comunità ovvero la Repubblica e non
dello Stato in senso stretto).
Quindi è più plausibile ritenere che la competenza statale
Solo per le forme tradizionali di relazioni apicali tra Stato e Chiesa.
Diritto ecclesiastico regionale materie corride il rilievo ecclesiasticistico non riservate alla competenza
statale. Spesso si tratta di norme emanate per disciplinare altre materie ma che toccano poi anche oggetti
che direttamente o indirettamente hanno elementi di ecclesiastici.
Es. assistenza sanitaria, beneficienza, edilizia di culto, servizi sociali.
È È possibile anche concludere accordi con confessioni religiose di rilievo locale. Potrebbe darsi che lo Stato
non ritenga utile regolare con una legge nazionale aspetti di interesse territorialmente circoscritte.
Il modello federale avvantaggia questa posizione: sembra possibile valorizzare anche esperienza di contatti
sviluppati a livello inferiore rispetto quello regionale.
Es. protocollo siglato tra il Comune di Val d’Elsa e la locale comunità islamica che ha portato alla
costruzione di una moschea.
Soluzione del Prof: emaniamo intanto una legge che abroghi la legge del 1929.
Riassunti Ecclesiastico 69
CAPITOLO 7
DIRITTO E RELIGIONE FRA MULTICULTURALISMO, GLOBALIZZAZIONE E INTERCULTURA
1.Globalizzaizone e società multiculturale
Società globalizzata e multiculturale “Fine della geografia”:
Diminuita vincolatività del territorio come elemento di identificazione delle appartenenze collettive e quindi
anche delle identità culturali e religiose che si disperdono in una società sempre più liquida. Questo è un
bel problema perché il diritto ha bisogno di uno spazio di riferimento.
I processi migratori mettono in crisi l’efficacia di legge pensate per valere su territori abitati da certe
persone che invece cambiano portando con sé i mutamenti di dei mentalità e costumi. Non si tratta solo del
problema degli stranieri, gli stessi italiani sono diventati multireligiosi, multietnici e fanno riferimento etico
e plurale.
La globalizzazione nasce degli adeguamenti che il settore economico pone in essere per mantenere la
propria forza, e per questo innesca meccanismi che coinvolgono direttamente la vita delle persone.
Es. la democrazia che noi occidentali abbiamo pensato per noi non è sempre compresa dalle persone che
abitano nel nostro spazio
In tale contesto il diritto all’onere di stabilire regole che consentano relazioni umane pacifiche rispondendo
a due esigenze:
1) Rispettare l’identità di ogni individuo indipendentemente dal sesso dalla razza dall’etnia
2) Tutelare pratiche forme di vita sostenute da consolidati costumi locali
In Occidente prevale la paura del “meticciato” inteso come un’identità debole, una non identità.
Per Scasare questo pericolo gli occidentali corrono a recuperare le loro radici identitarie, approfondiscono il
loro particolarismi e li contrappongono a quella degli altri che però ormai fanno parte della stessa geografia
umana. Ecco che la logica della sicurezza finisce per prevalere su quella della libertà.
Garantire la sicurezza è importante ma dobbiamo farlo con la consapevolezza che sia garantito il principio
di laicità, la giustizia e i diritti umani.
Il diritto interculturale
il diritto sembra reagire secondo una logica di stampo multiculturalista, mentre occorrerebbe farsi carico di
un’impostazione interculturale.
Concetto di multicultura
Indica uno stato di fatto, una realtà concreta: la società multiculturale. È una condizione che caratterizza la
nostra vita quotidiana.
Mario Ricca: spiega la metamorfosi della quotidianità con il ritornello di una canzone: domenica è sempre
domenica punti è un’ovvietà, la frase evoca abitudini, sensazioni, ricordi ben definiti. Ma la domenica di
oggi è ancora quella di qualche anno fa? Fuori dal contesto culturale di Regine quella frase non è più novità.
Il multiculturalismo è un insieme di tesi che si sono proposte di riconoscere il diritto delle minoranze di
conservare la loro diversità rispetto la maggioranza.
I multiculturalisti praticamente si sono posti il problema della garanzia del diritto delle minoranze di
festeggiare un giorno diverso dalla domenica.
Es. Si riconosce alle comunità ebraiche il riposo sabbatico che va da mezz’ora prima del tramonto di venerdì
fino a un’ora dopo il tramonto di sabato.
Per la Chiesa avventista lo si riconosce dal tramonto del venerdì al tramonto del sabato; facendo salvi i
servizi essenziali previsti dall’ordinamento.
Tuttavia queste differenze hanno una scarsa conseguenza giuridica: i problemi sostanziali restano tutti
aperti. La praticabilità di godere della festività sabbatica in termini civili resta subordinata alle esigenze
espresse dalla maggioranza, è un diritto che possono vantare solo chi appartiene a quella determinata
comunità.
Soluzione multiculturalista = rispetta le minoranze senza creare troppi disagi alla maggioranza.
Concetto di interculturale
Intercultura: possibile alternativa al multiculturalismo. Il termine è stato inizialmente usato negli anni 80
per indicare l’approccio relazionale che le scuole avrebbero dovuto mettere in campo per sostenere
l’integrazione tra alunni immigrati nativi.
L’intercultura custodisce una forte stanza valoriale che supera i confini del campo dell’immigrazione per
abbracciare il disorientamento che coglie ogni esperienza di incontro con la diversità.
Straniero non è solo l’immigrato rispetto al mattino ma anche il futuro sposo che vuole entrare nella
famiglia della fidanzata o il figlio del contadino che vuole entrare in università.
Il tema si apre a tutte le problematiche connesse alle relazioni con la diversità.
Non è più il tempo di definizioni stabili e universali, indivisibile cogenti abbiamo bisogno di
contestualizzazione capaci di proporre un’accezione contemporanea di questi stessi valori compatibili con
le dinamiche di incontro e di relazioni umane.
Il diritto interculturale si riferisce all’intreccio di queste relazioni umane: considera che ogni cultura è in
relazione con le altre come ciascuna persona lo è con la propria cultura. Nessuno è la sua cultura.
1) ripiego identitario comporta relativismo culturale e difficoltà a stabilire basi etiche comuni
2) omologazione culturale porta all’annichilimento di ogni differenza, alla fine dell’uomo quale
essere culturale.
- Reciproca conoscenza colmare l’ignoranza, ma non basta perché una volta conosciute le
differenze culturali e religiose possono essere ugualmente usate come ragione di scontro.
- Dialogo sui limiti che possono essere posti all’accettazione di tali differenze nel contesto
democratico i diritti umani sono concepiti come invalicabili
Dichiarazione universale dei diritti umani 1948 esempio lampante della cultura giuridica e politica del
secondo dopoguerra che tentava di creare un consenso con globale intorno alla definizione di alcuni diritti
fondamentali proposti come progetto universale trasversale alle culture alle religioni dell’intero pianeta.
Non ci si soffermava sulle differenze culturali perché la preoccupazione centrale era proporre alcuni diritti
fondamentali quali limiti alla prepotenza del potere statale. Si voleva evitare che gli Stati utilizzassero la
diversità in chiave discriminatorie. La dichiarazione rappresenta la tecnica più avanzata di difesa della
dignità dell’uomo.
è diffusa l’idea che la dichiarazione rappresenti il testo sacro della religione secolare planetaria ovvero,
costituisca il credo dell’umanità e abbia un fondamento divino-sacrale.
Problema: I diritti umani del 1948 sono di matrice occidentale e non aiutano a comprendere le istanze di
riconoscimento culturale di gruppi che non condividono questa matrice. La logica del riconoscimento
ovviamente è universale ed estesa a tutte le pretese culturalmente orientata. Tuttavia questa impostazione
è un Ostacolo al dialogo interculturale dei diritti umani: perché l’incontro e il dialogo non possono fondarsi
sull’equilibrio del riconoscimento di pretese ma devono partire dalla comune accettazione di una raggiunta
dimensione plurale o due pale dell’umanità.
Esempio: le classiche discussioni tra teorie che fondano il diritto sulla razionalità anziché sulla divinità
svaniscono davanti a chi ha un idea di ragione, di Dio o di natura profondamente diversa da quella del
pensiero occidentale perché le radici del pensiero orientale sono state altre e altri gli sviluppi storici.
La tensione universalista della Dichiarazione del 1948 può essere salvata se ammettiamo la sua specificità
culturale in quanto manifesta in tutte le sue concatenazioni logiche una matrice strettamente occidentale
che difficilmente attiva l’interesse di culture diverse.
Riassunti Ecclesiastico 72
Pratiche di mutilazione clitoridectomia, escissione, infibulazione e altre pratiche che cagionano effetti
dello stesso tipo.
1.Profilo culturale:
La legge individua le misure necessarie per prevenire contrastare il reprimere le pratiche di intervento sugli
organi genitali femminili che vengono intese come violazione dei diritti fondamentali e all’integrità della
persona e alla salute delle donne delle bambine.
Scopo della legge: proteggere una minoranza culturale discriminata due volte: sia per il genere sia per la
cultura di appartenenza.
Problema: il legislatore ha inserito in un unico insieme pratiche diverse tra loro. Rientrano nella nozione di
“mutilazioni genitali femminili” anche alcune pratiche in nacque ma vietate perché inserite tra quelle che
dimostrerebbero la sottomissione di quelle donne che potrebbero anche essere consenzienti.
Inoltre si vieta qualsiasi altra pratica che cagioni effetti dello stesso tipo che non si tratta di effetti di tipo
fisico, ma di tipo culturale. La commissione di quelle mutilazioni era già un reato, in quanto lesioni o atti di
illegittima disposizione del proprio corpo tuttavia la legge vieta adesso anche le pratiche tradizionali che
non costituiscono abuso e non sono mutilanti.
Questo non si armonizza con la legge che ammette la possibilità di cambiare sesso: le persone che vogliono
mutilar si possono farlo fino al punto di decidere di cambiare connotati sesso, ma le donne che volessero
seguire una pratica culturale non mutilante verranno invece punite.
Parere Comitato nazionale per la bioetica 1998 considera la circoncisione maschile pienamente
conforme alla garanzia di libertà religiosa dell’articolo 19 costituzione. Inoltre raccomanda che l’atto
circoncisorio Deve essere praticato solo da personale medico.
Solo una parte dei componenti ritenne accettabile che potesse essere praticata da parte di ministri di culto
su neonati purché dotati di adeguata competenza in materia.
All’unanimità concordarono che chi pratica la circoncisione è responsabile di garantire personalmente la
continuità dell’assistenza eventualmente necessarie dopo l’intervento e di fornire indicazioni esaurienti
perché tale assistenza possa essere efficacemente prestata.
Tribunale Padova 2007 Caso di una nigeriana cattolica immigrata in Italia che ha fatto circoncidere da
un’anziana della sua comunità il figlio neonato, ripetendo un gesto per lei naturale e ovvio ma che in Italia
si qualifica come concorso nell’esercizio abusivo della professione medica e delitto di lesione dolosa perché
Riassunti Ecclesiastico 73
Corte di Appello di Venezia 2009 Conferma la condanna precisando che tale pratica non costituiva un
rito della fede religiosa professata, ma una condotta in uso nella comunità di appartenenza, la scelta
operata doveva essere apprezzata come una mera manifestazione della cultura assunta dall’imputata e non
è invocabile la scriminante dell’esercizio del diritto di professare liberamente la propria fede religiosa.
Corte di Cassazione 2011 ribalta i due verdetti: siamo di fronte a un reato culturalmente orientato dove
non viene in rilievo il conflitto interno dell’agente (l’avvertito disvalore della sua azione rispetto alle regole
della sua formazione culturale), ma il conflitto esterno che si realizza quando la persona avendo recepito
nella sua formazione le norme della cultura e della tradizione di un determinato gruppo etnico migra in
un’altra realtà territoriale dove Le norme non sono presenti.
Il reato commesso in condizione di conflitto esterno è espressione della fedeltà dell’agente alle norme di
condotta del proprio gruppo quindi non si ravvisa l’elemento soggettivo del reato contestato.
La circoncisione maschile:
pratica religiosamente obbligatorie per i maschi ebrei e musulmani.
- Ebrei Per gli ebrei è un dovere del padre e se non è esperto o non vuole si affida al rabbino o al
mohel un esperto del rito della circoncisione.
Spesso i rabbini e i mohel sono anche medici ma dal punto di vista religioso questa condizione non
è necessaria.
- Musulmani La circoncisione non è un obbligo coranico ma una regola sunnica che non
necessariamente è svolta da un medico.
Quindi la definizione di circoncisione come atto medico contraddice una tradizione plurisecolare. Mentre gli
ebrei in Europa possono contare su reti religiose che assicurano la possibilità di praticare il rito, domani
sono costretti a rivolgersi al mercato nero. Non essendo un intervento terapeutico i servizi pubblici non lo
erogano nemmeno a pagamento e molti medici si rifiutano di praticarlo.
Caso Tedesco i genitori sono legittimati a scegliere per la circoncisione del figlio minore? Il medico se
procede con la circoncisione può evitare conseguenze penali? Il giudice ha risposto in senso contrario alla
tradizione religiosa. Il legislatore è intervenuto con una legge spostando l’accento sulle relazioni familiari: la
potestà genitoriale attinenti alla persona del figlio comprende anche il diritto ad acconsentire ad un
intervento di circoncisione quando questo venga condotto secondo le regole dell’arte medica.
Riassunti Ecclesiastico 74
Ciò non vale quando con la circoncisione si mette in pericolo il benessere del fanciullo.
Nei primi sei mesi di vita sono autorizzati circoncidere anche soggetti incaricati da una comunità religiosa
qualora abbiano una particolare esperienza.
Corte di Appello Milano 2005 condannano per truffa il medico i pazienti che si erano fatti circoncidere
presso una struttura sanitaria mascherando l’intervento religioso per un intervento terapeutico.
Corte di Cassazione 2007 conferma l’orientamento di merito rendendo sempre più difficile il
riconoscimento del diritto religioso a praticare la circoncisione. Per questa ragione i medici ebrei e
musulmani hanno stretto un accordo per consentire la circoncisione per i maschi di religione ebraica e
musulmana nell’ambito delle strutture sanitarie pubbliche in regime di attività intramoenia ad un prezzo
concordato è accessibile.
Il perdurante divieto della circoncisione femminile pone un nuovo problema di discriminazione di genere al
contrario: è irrazionale vietare la mutilazione dei genitali delle bambine e metterlo invece per i bambini
salvo considerarmi una diversa matrice culturale.
“Ordinanza anti-kebab” Lucca 2008 la preparazione e vendita di kebab è incompatibile con le esigenze di
tutela e valorizzazione del patrimonio storico ambientale e di qualificazione della zona del centro storico.
Parte della stampa ha accomunato questa ordinanza alla legge della Lombardia del 2009 (definita anch’essa
anti-kebab) la quale invece riguarda condizioni di regolarità fissate per tutte le imprese artigiane che
vendono prodotti destinati al consumo immediato.
Riassunti Ecclesiastico 75
Ordinanze paradossali:
- Voghera vieta di sedersi dopo le 23 in gruppi di oltre tre persone sulle panchine cittadine
- Novara qui è vietato sedersi in gruppi superiori a due persone
- Vicenza È vietato sdraiarsi sulle panchine
- Prato ci sono cartelli che ricordano in cinese che è vietato sputare e sono multati coloro che
espongono insegne solo in cinese.
Attenzione specifica ai conflitti interculturali è stata data anche nel settore della vita condominiale.
La Confedilizia ha predisposto un regolamento condominiale multietnico.
Il Comune di Reggio Emilia a pubblicato in cinque lingue il Vademecum della buona convivenza in
condominio.
Nel 2008 il 27% delle liti condominiali riguarda lamentele dovute alla cucina etnica.
Legge 135/2012 attribuisce ai comuni compiti fondamentali per promuovere efficaci forme di
partecipazione collettiva attraverso le quali supportare iniziative per risolvere questioni di libertà religiosa.
Secondo questa interpretazione anche il linea di principio le religioni ambiscono a coprire un ruolo
universale e transnazionale, di fatto si radicano in esperienze storiche territorialmente caratterizzate:
In questo modo si tende a far coincidere la religione con un’espressione di identità culturale
geograficamente determinata. Tuttavia le religioni sviluppano presenze e trasversali e si espandono nel
pianeta influenzando altre culture: esiste il cristianesimo africano, l’islam europeo, il buddhismo
occidentale che ovviamente mantengono saldi riferimenti con le radici originarie e pure si muovono
secondo modalità specifiche che arricchiscono il panorama del pluralismo culturale e religioso.
Per la cultura occidentale la democrazia è un attributo ineliminabile non solo dello Stato ma della legittimità
di tutte le organizzazioni sociali. Tanto che qualcuno è disposto a combattere guerre Sante per esportare la
democrazia.
Samuel Huntington “la terza ondata di democratizzazione degli anni ’80-’90 non può contagiare gli stati
già comunisti e islamici.” Hungtington profetizza uno scontro previsto per il 2010 delle civiltà che avrebbe
coinvolto l’Occidente democratico, l’Islam e le culture confuciane.
Lo scontro finale sembra essere rimandato.
In ogni caso questa “rivincita di Dio” spaventa le democrazie occidentali perché sono il frutto di
un’esperienza di secolarizzazione in cui il contrasto verso la religione ha avuto una grande importanza: le
democrazie occidentali si sono costruite contro la Chiesa.
Riassunti Ecclesiastico 76
L'obiettivo dichiarato è impedire che un orientamento religioso prevalga sugli altri e che l'orientamento
religioso in generale sia favorito rispetto suo contrario.
Democrazie orientali sono costruite attraverso il processo di liberazione dalla dominazione coloniale
europea. Faticano ad accettare quindi di dover tornare al rispetto di principi che non sentono propri.
Avvertono un problema la separazione tra “Cesare e Dio” dato che sono abituati a identificare Cesare con
Dio.
queste tesi si sono dimostrate sbagliate, e la situazione europea si presenterebbe un’eccezione alla regola,
c’è chi sostiene l’esistenza anche in Occidente di una “rivincita delle religioni”.
1) Ostacolo insormontabile quando le religioni dividono fra chi sarà salvato e chi condannato
sebbene nell’aldilà.
2) Ostacolo sottile quando le religioni contrastano differenze sostanziali tra le persone: come
quelle di casta o di genere.
Le religioni attribuiscono significato ad una democrazia tutt’al più procedurale, ma non sostanziale: nessuna
religione ammette al suo interno espressioni di vere proprie forme di dissenso.
Non ci sono religioni democratiche in senso proprio: ad eccezione di alcune minoranze cristiane di carattere
congregazionalista che non consentono però di affermare che il Cristianesimo sia in sé democratico.
Le religioni preferiscono un modello unionista nelle relazioni col potere civile: accettano la democrazia solo
se ne deriva un vantaggio per loro.
La Chiesa cattolica ha riconosciuto l’importanza della democrazia solo recentemente dopo averlo
contrastato a lungo.
Democrazia religiosa Il richiamo che le religioni fanno alla superiorità delle norme religiose tende a
reclamare un loro assorbimento nella sfera civile e giuridica: è come se fossero buoni e degno di essere
rispettate solo le norme conforme ai dettami religiosi, proponendo l’illegittimità delle leggi ad essi difformi.
Democrazia religiosa in ambito islamico è la razionalità di un sistema politico che tiene conto della
religiosità dei cittadini e rivendica il diritto di essere considerata a pieno titolo “democrazia”; nonostante le
differenze rispetto ai sistemi democratici occidentali.
Democrazie occidentali la relazione tra il polo della legge civile e quello della religiosità a fare ricomposta
con il richiamo al principio di laicità e l’assoluto rispetto della libertà religiosa individuale e collettiva.
Riassunti Ecclesiastico 77
Giappone esistono varie tradizioni religiose tra cui una che secondo la quale l’imperatore è un Dio
vivente e nonostante dopo la seconda guerra mondiale l’imperatore stesso abbia decretato di non dover
rendere culto alla sua persona molti continuano a ritenerlo di origine divina. I valori asiatici pongono
l'accento sulla comunità piuttosto che sull'individuo: privilegiano l'ordine l'armonia e rispetto alle libertà
personale e considerano la religione in elemento insopprimibile della vita pubblica e privata. Enfatizzano il
risparmio, il duro lavoro come necessità morale il rispetto e la leadership politica.
Non si critica la democrazie in quanto tale, ma se vuole salvaguardare una via asiatica alla democrazia. Vale
a dire una democrazia che nasce dallo sviluppo endogeno delle tradizioni culturali asiatiche. La democrazie
asiatica non tocca la forma di Stato o di governo, ma l’armonia con la natura quindi i valori asiatici sono più
attenti all’ordine e alla disciplina che la libertà e diritti.
Indonesia eccezione alla regola della democrazia asiatica: paese musulmano più popoloso al mondo che
si definisce stato teista perché ha 6 religioni ufficiali. La minoranza buddista ha patito forti difficoltà quando
nel 1965 il governo introdusse l’obbligo fi avere una religione teista. Ecco che allora i buddisti dichiararono
di essere seguaci di Abi-Buddha, un Dio creato dalla necessità di rispettare la legge civile.
a)Democrazia e induismo
Induismo individua l'espressione religiosa locale comune alle popolazioni che vivevano intorno al fiume
indo. Era una religione locale che si espanse verso l’Asia sud orientale nel II sec. D.C. fino al XVI sec.
Espansione induista non si trattava di convertire, ma di far limitare gli usi indiani facendo adottare ai
principi di quei paesi la forma di regalità corrispondente all’ideale indù. Non si registrano influssi induisti
verso cedente.
- l’appartenenza a una casta risulta ereditaria ed è connessa alla conservazione della professione
svolta dagli antenati.
- Casta di intoccabili il sistema è formato da una logica di relazioni gerarchiche sia nel rapporto tra
le caste sia all’interno di una stessa casta e dei più piccoli nuclei sociali.
Il sistema delle caste rende impossibile per gli accidentali ravvisare una compatibilità tra induismo e
democrazie.
Riassunti Ecclesiastico 78
- Veridicità rispetto dell’identità tra essere e verità ma anche fedeltà alla parola data.
- Assenza di volontà di nuocere (Ahimsa) non violenza
Tuttavia questi valori non sono sempre condivisi ed esistono correnti anche violente dell’induismo.
L’induismo è molto complesso e si dovrebbe piuttosto parlare di induismi: molti si professano politeisti
(come da tradizione) mentre altri monoteisti.
Ogni uomo cerca di liberarsi quanto prima dei doveri familiari per dedicarsi alla cura spirituale vivendo in
povertà e distaccato dal mondo. Tutti questi principi e tradizioni sembrano incompatibili con la prevalente
cultura occidentale: per noi la vita degli adulti è vissuto in funzione di una vecchiaia più confortevole
possibile. La tradizione induista è legata all’ istituto monarchico: la democrazia occidentale è mal
sopportata a causa della contrastata esperienza coloniale accusata di non aver saputo gestire la convivenza
tra identità religiose diverse e di aver travolto la laicità indiana.
L'India si auto qualifica come la più grande democrazia del mondo: ma non assomiglia alle nostre:
Es. La corte suprema afferma che l'essenza della libertà religiosa consiste nel diritto di restare fedeli alla
propria impressione di origine senza venir turbati o disturbati.
b)Democrazia e buddismo
Buddismo riposa sugli insegnamenti del principe Siddhartha vissuto nel VI sec. a.C. che percepiva la vita
come un’esperienza di dolore causato dalla bramosia, sia verso le cose materiali sia verso il “non essere”.
Questo dolore era superabile esplorando un ottuplice sentiero percorribile secondo due direttrici:
Ci sono molte e diverse scuole buddiste in Asia e ci sono vari modi di vivere la relazione diritto e religione
nei vari stati a maggioranza buddista.
Es. paesi già comunisti: contrastano la presenza religiosa.
- Cambogia: nonostante una parentesi con un regime socialista buddista (principe Sihanouk) la
religione è ancora mal tollerata.
- Laos: il buddhismo è religione di Stato, lo Stato controlla la religione e pretende che i suoi
insegnamenti siano conformi ai principi marxisti. I testi religiosi vengono censurati i monaci
seguono corsi di indottrinamento politico e sono obbligati ad assecondare il divieto di professione
della fede animista seguita da una minoranza della popolazione.
- Myanmar: il buddhismo vive una forte tensione tra il religione sostanzialmente di Stato e
l’esperienza promossa da alcuni esponenti visti impegnati nella lotta per conquistare le libertà civili
Riassunti Ecclesiastico 79
Diritto all’obiezione il fatto che il legislatore abbia disciplinato alcuni casi di obiezione trasforma questa
prassi in un diritto vero e proprio.
La questione si pone in sostanza come un conflitto tra due obbedienze: quella dovuta alla legge talvolta
cede di fronte a quella che impegna incoscienza.
Le disobbedienza degli obiettori non equivalgono a semplici trasgressioni e si presentano come
disobbedienze e obbedienti.
Problema: si deve trovare un equilibrio tra la necessità di assicurare i diritti della coscienza contemperando
lì però con quelli della democrazia . Si devono equilibrare i diritti individuali e quelli che la legge protegge
come un bene collettivo. Questo tocca da vicino la laicità dello Stato: per individuare quanto la coscienza
personale possa prevalere sulla legge occorre che il legislatore valuti la meritevolezza delle coscienze da
proteggere.
Bisogna trovare un modo per risolvere questo problema senza il criterio della interpositio leges, perché in
questo modo non si fa altro che riproporre la subordinazione delle coscienze alla legge e non si tratta di un
avere propria opzione di coscienza libera.
Soluzione: non si deve ragionare solo in termini di riconoscimento di diritti, ma anche di adempimento di
doveri.
a) Relazione individuale che cerca di comporre il conflitto interiore fra obbedienza alla legge e obbedienza
alla coscienza capire in che misura si possa parlare di diritti della coscienza riferendoli ampiamente ad
diritti che la coscienza considera insopprimibili. Dobbiamo lasciare da parte la dimensione verticale, che
privilegia la relazione persona Stato, per assumere quello orizzontale che caratterizza l’appartenenza ad
una comunità sociale che propone l’assunzione di doveri reciproci come fonte della costituzione di diritti.
Democrazia laica ogni coscienza deve avere la possibilità di esprimersi, ma questo non può andare
contro la coesione sociale e contro gli adempimenti dei doveri che nascono dal legame sociale.
“I diritti appartengono solo alle persone altrui” nel volto dei quali vediamo riflessi i nostri doveri: quindi
nessuno è autorizzato a disobbedire per rispetto della sua sulla coscienza, ciascuno dovrebbe sentire il
dovere di disobbedire se si tratta di difendere il diritto altrui.
La coscienza riguarda l’identità personale, coinvolge in una sfera giuridica in quanto esprime il nucleo
interiore di valori e principi che caratterizzano in modo di essere di ciascuna persona.
Nozione di coscienza:
Queste varie definizioni hanno portato a una relativizzazione degli obblighi di coscienza:
La necessità di rispettare la coscienza non è postulata solo dal fronte religiose ma anche da quello laico.
Siccome è difficile controllarla, la coscienza, allora è stata definita all’interno di obblighi di legge: a questo
punto allora è una espressione della coscienza della maggioranza e quindi richiede a sua volta obbedienza.
La coscienza che reclama i suoi diritti si sviluppa in dialogo con l’assunzione di doveri:
La coscienza non si sviluppa in relazione alla legge, ma ne fonda la legittimità: impostare il rapporto
coscienza e legge in termini di riconoscimento delle pretese affinché lo Stato le riconosca significa limitare il
percorso ad un primo tratto e basta. E la coscienza stessa che produce norme giuridicamente rilevanti.
Affinché questo sia adeguatamente riconosciuto occorre che la coscienza si radichi nella dimensione dei
doveri.
Doveri di coscienza non significa riallacciare la coscienza all’obbedienza dei precetti morali che derivano
all’appartenenza confessionale. Il diritto purtroppo effettua un recupero formale della coscienza intesa
come etica della maggioranza in definitiva etica senza coscienza.
L’assenza di dialettica fra coscienza e diritto annulla l’essenza stessa della democrazia e provoca un diritto
incosciente e presuntuoso destinato a fare i conti con disobbedienze coscienti.
Giuridicamente l’origine del riconoscimento delle libertà personali non tocca l’entità astratta della
coscienza, ma il corpo:
- Magna Charta 1215 contratto di riconoscimento di diritti reciproci tra re e baroni: elaborato in
un contesto in cui era inammissibile pensare alla possibilità giuridica di proporre qualcosa di simile
alla libertà di coscienza, dato il rapporto di dominio che contrassegnava i rapporti personali.
- Habeas corpus Act 1679 prima manifestazione giuridica che attesta il diritto di non subire
restrizioni della libertà personale. Appartiene ad un arco temporale in cui la società è molto
cambiata ma non del tutto infatti la pace di west faglia ribadisce il principio non del tutto di piena
libertà: cuius regio eius religio. Inizia il dominio di ciascuno sul proprio corpo ma non ancora sulla
propria coscienza.
a)Coscienza e biodiritto
Art. 32 Cost. comma 2 “nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non
per disposizione di legge. La legge non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”
Ognuno di noi ha la piena disponibilità di due cose:
Norme internazionali:
Convenzione di Oviedo 1997 e Convenzione di New York 2006:
Affermano la libertà di scelta dei trattamenti sanitari e in caso di incapaci questa è dichiarata dal tutore.
Affinché sia una scelta davvero libera il medico deve spiegare la natura dell’intervento Informando sui
benefici e sui rischi. Dopodiché è il soggetto che esprime un consenso che è sempre revocabile.
Principio dell’alleanza terapeutica medico e paziente decidono insieme e si alleano per raggiungere il
risultato che hanno individuato di comune accordo e non l'uno per l’altro.
è il superamento dello schema fondato sulla relazione squilibrata tra medico e paziente in cui questo si
affida al medico che lavora per lui. Il medico non è un mero esecutore della volontà del paziente.
Ottenere questi tre elementi è difficile soprattutto è difficile trovarli in particolare quando si tratta di
trattamenti sanitari urgenti o con pazienti incoscienti e incapaci. In questi casi le scelte sono influenzate
dalla posizione del medico il quale ha l’ultima parola sulla costatazione della sussistenza della capacità di
comprendere ciò che il paziente sta vivendo, perché è l’unico ad avere gli strumenti per esprimere una
valutazione adeguata.
Attribuire al medico la scelta finale contraddice però con la garanzia della libertà di espressione della
coscienza personale: il medico può decidere in nome della sua scienza e coscienza, ma non può assumersi
l'onere della scelta di coscienza di un paziente.
Principio di attualità del consenso Elemento senza appiglio normativo specifico: è assorbito dalla
necessità che il consenso sia informato e libero. Si suppone che un’informazione adeguata possa essere
fornita solo nella contingenza della necessità e che la revocabilità sia un requisito indefettibile.
“Dichiarazioni anticipate di trattamento”: potrebbero non essere basate su una corretta informazione,
impediscono di conoscere quale sarebbe stata la vera volontà della persona quando si fosse trovata nella
necessità di esprimere il consenso non pensandolo come eventualità, ma perché costretta dei fatti.
Qui non si tratta di beni patrimoniali, ma della vita che non è disponibile.
Giurisprudenza discordante:
- Corte Cass. 2007 ammette che si debba dare seguito alla volontà espressa in precedenza: caso in
teatro.
- Corte Cass. 2008 Nega valore alla dichiarazione scritta “niente sangue” che testimone di Geova
portava con sé firmata e controfirmato da testimoni, la corte la considera una dichiarazione “non
attuale”.
Casi in cui si decide con molto buon senso quando il paziente non può esprimersi, il medico ascolta i
parenti, gli amici; tuttavia questi manifestano una decisione conclusiva che nessuno possa sapere se è
davvero conforme alla volontà del malato.
In questi casi la vita decide fuori dagli schemi preordinati dalle regole formali: la coscienza produce diritto.
Casi in cui decide il medico accade quando il medico non può o non vuole ascoltare altri parenti, quando
sceglie in coscienza di discostarsene, quando indirizza altri verso la sua soluzione, raccogliendo di fatto un
consenso solo apparentemente libero e informato.
è una pratica illegittima e la sanzione scatta solo se le conseguenze provocano una richiesta di risarcimento
danni. Se non ci sono danni la coscienza del paziente eventualmente non rispettata rimane senza tutela
giuridica. In pratica la coscienza del medico prevale su quella del malato.
Bisogna tenere conto che anche la coscienza del medico diritto di esprimersi: è autorizzato a non eseguire
prestazioni contro la sua coscienza.
Il medico non può mancare di respiro rispettare i diritti fondamentali del paziente, ma non può nemmeno
essere obbligato a far tacere i suoi diritti fondamentali.
La libertà di scelta del paziente si scontra con la libertà di coscienza del medico.
Su questa relazione conflittuale si innestano alcune questioni:
a) definizione giuridica relativa alla capacità di prestare un valido consenso I criteri legali si basano
solo sulla sussistenza di una piena capacità di agire giuridica.
b) Decisone relativa alla valutazione circa la permanenza del consenso prestato/negato potrebbero
essere cambiate le condizioni cliniche iniziare, potrebbero essere disponibili nuovi farmaci, o esami
diagnostici più accurati.
c) Sfera della coscienza del medico in senso etico e professionale le scelte e previamente
comunicata dal paziente devono prevalere anche se necessitano di un apprezzamento caso per
caso
In tutti questi casi emerge la necessità di non accontentarsi del solo fatto giuridico formale. Quando si parla
di trattamenti che incidono sulla vita oppure sulla perdita dell’integrità fisica entrano in gioco questioni di
coscienza che possono non assumere contorni univoci Sono temi enormi che mettono di fronte alla
necessità di decidere cosa sia una vita degna di essere vissuta e quale sia il senso stesso della vita e della
morte In questi casi nessuno può sostituirsi alla coscienza di un altro: nemmeno quella professionale dei
medici e dei giudici.
Qui il diritto fatica stare al passo, fatica a trovare principi e valori di riferimento univoci validi per tutti, il
diritto è incapace di trovare una risposta adeguata alle esigenze della coscienza di ciascuno.