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Testimonium

Libri personali di difficile reperibilità

acquisiti con lo scanner e messi a disposizione

per ricerche e studi senza scopo di lucro

Prometeo porge il suo testimone,

il fuoco del Sapere, agli Uomini di Desiderio,

affinchè sappiano tramandarlo nel tempo.

www.renatus.it
IN DICE

I- LA VERA ORIGINE DEI TESTI SACRI.

Le origini della Sacra Scrittura p. 1


• Gli Ofiti. La Gnosi precristiana " 27

La Gnosi dopo il Cristianesimo " 39


II Messia " 54-

II - LA DOTTRINA LUCIFERINÀ.

La Genesi o Sepher Bereshit " 59

L1Albero della Scienza " 65

Le origini del mito adamitico " 7^


Lucifero e Satana " 82

I Simboli di Lucifero " 101

III - LA DOTTRINA ROSACROCIANA.

L'Unità divina e la Trinità " 108


II Ser-oente nel simbolismo ermetico " 128
- 2 -

dorema della Chiesa Cattolicarsin dal suo inizio. Tutto


si è formato a doco a poco,come qualsiasi costruzione
umana. Secondo L'ammissione di uno dei più grandi Padri
della Chiesa,San Gregorio di Nazianzo (si veda di lui il
poema sullo Spirito Santo ed il quinto discorso teologi
co) ci vollero' due secoli per mettere a punto ciascuno
di quegli articoli di fede che Gesù,come ogeri si ritiene,
ci ha insegnato con una parola od una parabola.
La legp:e di questa formazione è stata uguale per tutti.
Tutti si sono uniformati sotto l'azione di due forze con
vergenti:

a) Nella fantasia e nel cuore dei semplici fedeli,l'in


cessante bisogno di ingrandire le tradizioni ed i loro
personaggi sino agli estremi limiti del possibile ed anche
dell'impossibile;

b) Tra i capi che partecipavano a questo travolgiraento,


la necessità,inoltre,di dare una apparenza di rigore ai
dogmi,di provare a mettere d'accordo i testi d'ogni prove

nienza e senza alcun rapporto tra loro,che l'immaginazione

popolare,la mistica primitiva di umili che speravano in un

avvenire migliore,aveva trasformato a poco a poco nella vo

ce stessa di Dio .....

E' importante,dunque,non perdere di vista questa seconda

via e metterla iià luce.

Ci vollero quattrocento anni ai quindici libri che corapon


prono la Bibbia ufficiale,per farsi accettare dalla Chiesa

latine,senza garanzie e senza prove,per solo effetto del

tempo,così come S.Gerolamo dice: "Vetustate et usu ..."


nell'epistola di.:Giuda. L'anzianità e l'uso non hanno mai
giustificato la veracità di una affermazione storica: ancor

meno quando si tratta delle leggi divine.


Così,ancora oggi,gli Ebrei,le Chiese protestanti e la
Chiesa greca respingono l'Antico o il Nuovo Testamento.
In quanto al testo,il numero delle sue varianti supera
- 3 -

immaginazione. Beninteso.il senso offerto alla fidu


ciosa venerazione dei fedeli è sempre lo stesso ... Voglia
rao parlare degli antichi testi ritenuti originali.

Così,il dogma della Divina Trinità ha impiegato oltre


trecento anni per costituirsi nella chiesa latina. Nel sec.
VI era ancora oggetto di discussione nella chiesa greca,
senza omettere che questa discussione non è finita e che le

due chiese non si sono messe dfaccordo,ancora oggi ciascuna


l'intende a modo suo.

Le tradizione relative alla Vergine Maria furono decreta


te solo nel sec.VII. I libri sui quali esse si basavano sono

ritenuti apocrifi dalla Chiesa che considera autentici solo


i capitoli di cui ha bisogno! Per giustificarsi,i teologi
dichiararono che "se i fatti in questione non si sono real.

mente verificati,sono pur sempre possibili,poiché nulla è


impossibile a Dio".

Questa dichiarazione,per quanto sia sbalorditiva per lfin

coscienza o il disprezzo nei riguardi del fedele,non di meno

figura nelle Opere di San Gerolamo (voi.IV) pubblicate con


l'imprimatur della Chiesa.

Il dogma del peccato originale,leggenda derivata da miti

iraniani,assente da certi testi originali,ignorato da alcuni

Padri, da altri inteso in modo diverso,è stato fissato teolo


gicamente nel sec.V alla vigilia dell'invasione dei barbari.

La supremazia del vicario di Roma,respinta da tutte le al.

tre chiese,ancora oggi rifiutata da tutte le chiese orientali,

da quando cominciò a formarsi,ha impiegato cinque secoli per


farsi accettare dall'Occidente cristano così docile e sopraj;
tutto così ingenuo.
Ora,su questa infallibilità,sulla verità privilegiata dei
suoi insegnamenti e dei suoi dogmi,essa ha stabilito il prò
prio presunto diritto alla dominazione spirituale prima,tem

porale dopo.

"Ciò che fa unica la legittimità di un governo e la sua


stabilità è la volontà di Dio,espressa dalla voce della
Chiesa che ordina ai popoli di obbedire a colui che ri
tiene capace di procurare il bene generale. Questi è il
più adatto,non perché sia più intelligente o più forte,
né perché sia un uomo superiore,ma perché è meglio disp<)
sto a seguire i suoi ordini e quindi più atto a condurre
i popoli alla salvezza eterna,il più grande degli inte
ressi umani".

Questa spiegazione sulla fondatezza del potere ecclesia


stico è estratta dal "Corso di Diritto Naturale tenuto
alla Facoltà Cattolica di Lillà,con l1approvazione ed i
consiglinosi come il nec imprimatur dei suoi superiori
ecclesiastici,dal padre Tancrède Rothe".
L'eternità delle pene,negata dai due più celebri Padri
della Chiesa e da Origene,uno dei suoi più grandi dottori,
è stata respinta dai maggiori esegeti dei primi secoli,
impiegando cinque secoli per farsi accettare. Del resto,se

interroghiamo dei luminari ecclesiastici privatamente,ci

confermeranno spesso di non credervi,non solo,ma che l'eter

nità delle pene non è un articolo di fede.


Nella sua "Exposition du Dogme Catholique" il p.Monsabré,
dei Frati Predicatori,ci dice: "Sì,1'inferno esiste.Dobbia
rao crederlo poiché la Chiesa l'insegna. Ma,poiché Dio è in
finitamente buono,forse il peccatore non conoscerà che le
fiamme del purgatorio ..."•
Esprimendo il parere che la repressione post-mortem non

può essere che eterna,S.Tommaso d'Aquino non ha espresso che


il proprio parere. Mai,parlando ex cathedra,sotto l'occulto
impero dello Spirito Santo,nessun Papa ha fatto di questa
semplice ipotesi teologica un atto di fede. E» importante

non trascurare questa distinzione.

o o
La Bibbia è il principale documento su cui si basa il
Cristianesimo.
La storia di questo complesso di documenti si suddivi
de in tre serie di studi:

1°. Studio del numero dei libri che compongono la sacra


raccolta o,come tradizionalmente si dice,il "Canone della
Chiesa". ""
2°. Studio della integrità del testo dei suddetti libri.
3°. Studio della loro autenticità,cioè,da un parte,della
loro origine veramente miracolosa e,dall'altra,delle ragio
ni della Chiesa per far entrare ciascuno di essi nella rac
colta.

Basta aprire una Bibbia per sapere di quali libri è coro


posta: sia nell'Antico,sia nel Nuovo Testamento. Ora,il nu
mero e la scelta dei suddetti libri sono stati fissati de_

finitivamente dal Concilio di Trento nel 1546 con l'espressa


dichiarazione che tutti,nella loro integrità ed in ogni loro
parte "hanno per autore Dio e devono essere accettati con

la stessa pietà,con lo stesso amore,con lo stesso rispetto".


Ciò che subito sorprende è il fatto che il Canone di que_
sto Testamento,secondo la Chiesa,è diverso dal Canone secon
do Gerusalemme,sebbene il Cristianesimo derivi da questol

Ciò che è divino per l'uno non lo è per l'altro!


L'insieme del Canone degli Ebrei è stato vago per molto
tempo ed anche ad esso occorsero parecchi secoli per essere

accettato dal corpo sacerdotale israelita.E' un fatto certo,

ne vedremo le prove più avanti.


I difensori della Chiesa i quali pretesero per tanti secc>
li che questo Canone fosse stato concluso e fissato da Esdra
verso il ^50 a.G.C.,ad eccezione dell'Ecclesiaste e del Li

bro dei Maccabei apparsi più tardi,dovettero rinunciarvi


poiché Esdra,lungi dall'aver terminato l'intero Canone,non
può essere neppure l'autore delle due opere a lui attribuite
(i due libri dei Paralipomeni) dato che i fatti di cui parla
l'uno arrivano sino al 320 a G.C. ed i fatti dell'altro sino
- 6 -

al 130 ... Tutto ciò che possiamo dire,tenendo conto del


prologo dell'Ecclesiaste,circa 200 a G.C. e delle dichia
razioni dello storico ebreo Giuseppe verso il 70 della
nostra èra,è che il Canone degli Ebrei doveva esistere
verso il 300 senza tuttavia essere interamente accettato
da una parte notevole della popolazione israelita,i Saddu
cei i quali riconoscevano solo il Pentateuco,il che tutta
via non li impedì di far nominare uno dei loro al supremo
pontificato.

Secondo Giuseppe,lo storico ebreo in questione,i soli


libri ammessi al tempo del re di Persia Artaserse erano,

secondo il suo trattato "Contra Apionem":

1°. Il Pentateuco di Mosè,ritenuto ispirato direttamente


da Dio;

2°. Tredici libri dei Profeti,come documenti storici di


cui non dice i titoli;

3°. Quattro libri di Cantici e di Precetti morali che

non nomina.
Giuseppe aggiunge che,dopo quell'epoca,apparvero alcune

altre opere,ma che non ebbero la stessa autorità delle pre


cedenti.
Ciò che è incontestabile è il fatto che egli non conobbe
mai né il Libro della Saggezza (di Salomone),né i Maccabei,
Tohia,Giuditta,l'Ecclesiaste mentre la Chiesa latina aramet

te questi cinque libri nel proprio Canone.


Il primo autore che ci ha dato particolari sul Canone
ebraico è Melitone,vescovo di Sardi,verso il 180 della nostra
èra. Cinquant1anni più tardi,a sua volta,Oricene escluderà
da questo Canone,non solo Ester,ma anche il Libro della
Saggezza,i libri di Giuditta,Tobia e l'Ecclesiaste.
Duecento anni più tardi,nel 385 dopo G.C.,S.Gerolamo,l'uomo
più sapiente di quel tempo,rinnovò,con alcune varianti,la
menzione di quelle esclusioni. Nello stesso tempo ci dimostra
che gli Ebrei accordavano diversa autorità alle tre parti di
cui si componeva il loro Canone: il Pentateuco (o la Legge),
- 7 -

i Profeti e gli Agiografi o semplici "buoni testi".


Eerli li suddivide in due parti:
1°. Le opere ritenute ispirate,cioè:il Pentateuco con
il nome di Torah o Legge,i Profeti comprendenti Giosué,
Samuele,Giudici,Re,i due Libri di Esdra e quindici profeti
che la Chiesa oggi ammette,eccetto Daniele e Baruc.
2°. Gli Agiografi (Ketubim,in ebraico) o libri "buoni da
leggere",cioè: Giobbe,i Salmi di Davide,i Proverbi di Sale»
mone^'Ecclesiaste,^ Cantico dei Cantici,Daniele,le Crona
che,Ester (ai quali alcuni aggiungono Rut) e le Lamentazioni
di Geremia.

In quanto al Libro della Saggezza (che Melitone confondeva


con i Proverbi),ali'Ecclesiaste, a Giuditta,a Tobia,ai Macca
bei,S.Gerolamo dichiara che gli Ebrei li consideravano ap^>
crifi.

Come abbiamo visto,la Chiesa latina ha soppresso la diffe


renza fatta dall'Ebraismo tra i libri ritenuti ispirati o

quelli semplicemente consigliati. Poi essa ha aggiunto alla

sua lista quelli che gli Ebrei rifiutavano coTne apocrifi,

ponendosi di conseguenza sullo stesso piano degli altri.


La gradazione di tutti questi Canoni è evidente,la loro
formazione palese. Come i fiumi,essi si ingrossarono a mano

a mano che si allontanarono dalla sorgente. La Legr:e o

Pentateuco o Torah fu lfunica ammessa come ispirata; poi

seguirono i Profeti,dapprima in numero ristretto,poi il lo


ro numero si accrebbe.

In seguito si aggiunsero gli Agiografi e i testi detti ap£


crifi (o "dubbi") completarono la lista quando i mezzi di
controllo vennero meno e l'immaginazione o la mistica ebbero

libero corso.

Quando si stimolano i teologi sul pericoloso sentiero della


storicità e della canonicità dei documenti essi rispondono:
"Poiché la Chiesa è infallibile tramite i suoi dottori,ha il
diritto di fissare i dogmi". Tale è per lo meno la definizio

ne data alla parola Canone dall'abate Bergier nel suo "Dizio

nario di Teo.ipgi.at1!.
- 8 -

Sicché non si tratta più di stabilire la legittimità


della Chiesa latina sulle parole divine,bensì di stabilire
le suddette parole divine sulla credenza che i teologi ac
cordano loro. Non è più Dio che presenta la Chiesa agli
uomini,è la Chiesa che si fa garante della manifestazione
divina.

Si converrà che dal punto di vista storico e strettamente


documentario l'esegeta non può limitarsi a tutto ciò.

o o

II Canone del Nuovo Testamento sta su basi instabili quan


to quelle dell'Antico. Tuttavia si distingue da quest'ultimo
perché vi si discerne una certa successione nelle fasi della
sua formazione,successione non priva di logica.

I teologi volentieri fanno credere (quando non l'impongono


alle pie classi popolari senza possibilità di verifica) che
il testo del Nuovo Testamento è stato fissato assai presto,
alla fine del primo secolo quando fu scritto l'ultimo dei

Vangeli che lo compongono: quello secondo Giovanni,"tutte le

opere che lo compongono sono - ci dicono - così chiaramente


d'origine apostolica e divina che sarebbe impossibile esitare

sul loro conto"•

La verità è che le prove contro questa data sono così pale


si che i politici (come l'abate Freppel nella sua opera "I
Padri Apostolici") ammettono che il Canone non è stato fi£>
sato prima della fine del sec.III e che: "gli uomini verameri
te dotti in materia di esegesi,e soprattutto sinceri ricono

scono che non lo è stato prima della fine del IV secolo"


(Abate Bergier: "Dizionario di Teologia").
I primi secoli della nostra èra sono,per il Nuovo Testa
mento,come i tre precedenti dell'Antico,1'età d'oro dei
falsari e soprattutto dei "pii falsari". Poiché sotto il
manto delle buone intenzioni,d'uno zelo pio,dell'ardente e
- 9 -

sincero desiderio di conversione degli eretici alla


vera fede,purtroppo nacquero e si moltiplicarono te
sti e documenti falsi.

Vangeli,epistole,apocalissi varie,"atti", si accumu


larono mescolandosi a quelli che la Chiesa in ultimo

accettò. Gli autori non sono gli eretici o gli gnosti.


ci cristiani come spesso è stato scritto. Nella sua
opera sui "Padri Apostolici" l'abate Frappel,che non è

un autore sospetto,attribuisce ai cristiani quaranta

vangeli apocrifi! ... In quell'epoca Oricene,nella prima

omelia su San Luca,non distingueva i vangeli autentici o


falsi,bensì in accettati ed in controversi il che non è
la stessa cosa ... Egli stesso ammette di essersi serva,

to indifferentemente degli uni e degli altri,come quelli

di Pietro o di Giacomo oggi rifiutati dalla Chiesa.

Del resto basta esaminare attentamente i testi per e£

seme convinti.

Così il primo versetto del Vangelo di S.Luca ci dice:


"Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione

dei fatti che si sono compiuti tra noi,secondo che ce li

hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimo

ni oculari e che divennero ministri della Parola,anche a

me è parso bene,dopo avere dall'origine tenuto dietro a

ogni cosa accuratamente,di scrivertene con ordine,eccel.


lentissimo Teofilo,affinchè tu riconosca la certezza delle

cose che ti sono state insegnate".

Da questa introduzione potremmo dedurre che l'apostolo

Luca non ha visto nulla e che ci trasmette solo quel che

un altro pii avrebbe insegnato. Il che è inverosimile e


ci porta a concludere che non è lui l'autore del testo
evangelico che porta il suo nome,ma un anonimo scrivano,
molto tempo dopo. Ciò determina l'opinione comune che i
vangeli non risalgono in realtà oltre la fine del IV se^
colo,come ammette l'abate Bergier nel suo "Dizionario
di Teologia".
- 10 -

Si deve convenire che dei testi trasmessi,per via


orale,attraverso le persecuzioni,quattrocento anni più
tardi devono fatalmente risultare deformati,mutilati*
Appare,da approfondito esame,che l'unità dei dogmi
sia stata fatta solo per necessità,al solo scopo di
resistere agli gnostici,quei greci neoconvertiti i qua
li,ribelli alla concezione barbara dell'Antico Testa,
mento ed alla contraddizione che faceva del Salvatore
un essere contemporaneamente uomo e Dio,rifiutavano

l'ispirazione divina dell'Antico Testamento e l'umanità


del Cristo. Era tempo che i cristiani si mettessero
d'accordo» Le dispute esegetiche erano al culmine. Alcu

ni vescovi facevano morire Gesù a trentun anni; altri


a trentatre; altri ancora a cinquanta. La data della

Natività e quella della Resurrezione,fissate secondo gli


uni (per la prima),in febbraio,secondo altri in maggio,
secondo altri ancora alla fine di dicembre o agli inizi

di gennaio,tutto costituiva materia da discutere.


Così,anche con i pochi documenti veramente originali
che ci restano di quell'epoca,ci troviamo in presenza di

sette Canoni diversi: quello di Tertulliano,di Ireneo,


di Clemente di Alessandria,di Oricene,la versione siriaca

detta della Peshittà,il canone detto di Muratori ed il


Codex Claramontanus.

In quell'epoca,l'uniformità delle tradizioni religiose

cristiane non era stata ancora stabilita.

Di questi molteplici vangeli,potremmo dire,con i teolo


gi moderni,che alcuni sono noti,popolari,altri meno dif

fusi.

Eusebio li qualifica chiaramente "controversi,discuti,


bili". Consapevolmente egli usa il termine greco antile

gomena.

Un altro argomento di grandi dispute teologiche è,ancora


og<z;i,la famosa Apocalisse attribuita a S.Giovanni.
Dionipri,vescovo di Alessandria,verso l'anno 250,rifiuta
- 11 -

di, attribuirla all'apostolo,trovando il testo inin


telligibile e d'uno stile diverso da quello dell'a
postolo. Altri si spingono ancora più lontano,rifiu
tandopli qualsiasi rapporto con il Cristianesimo.
Del resto è l'opinione di numerosi ermetisti;sia mo
derni che medievali,i quali vi vedono un trattato
di alchimia,1'Apocalisse,essa stessa non essendo altro
che il misterioso libro che menziona,il libro chiuso
con sette suggelli o sali

Le dispute si riaccenderanno durante il Rinascimento


con l'invenzione della stampa. Respinti nei loro trince

ramenti storici,i difensori del sacro testo abbandonerai],


no l'arena delle controversie. Il R.P.Pigghe della Com

papnia di Gesù scriveva nel 1538: "Chi ci assicura,fuori


della Santa Chiesa,che Matteo e Giovanni,gli evangelisti,

non abbiano mentito? Ogni uomo può ingannarsi o ingannare


gli altri? Ma è la sola Chiesa che ha investito d'autori
tà canonice certi libri ed i più notevoli,i Vangeli,che
non avevano alcuna autorità per se stessi,né da parte
dei loro autori ...".

Il che,dobbiamo convenirne,è irriverente per gli Ap£

stoli.

Nel 15^6 il Concilio di Trento gli diede ragione,così


come ai dottori della Sorbona,rinnovando a questo prop^

sito le decisioni del Concilio di Cartagine,tuttavia con

la differenza che S.Agostino aveva tentato di tener conto


delle discussioni precedenti,accordando agli ultimi libri

una certa inferiorità nei confronti degli altri,che furo


no considerati autentici. Ma i vescovi riuniti in Concilio
di Trento,decisero di porre tutti i libri del Canone sullo

stesso piede di parità,dichiarando che da quel momento d£


vevano essere considerati come se avessero avuto una comu
ne origine divina.
o

o o
- 12 -

Resta il lato puramente materiale della trasmissione


dei testi,cioè: il copista eia sua copia.
Dapprima dobbiamo considerate due fatti.
1°. La vecchia lingua ebraica con cui furono scritti
i più antichi testi di Israele,cessò di essere parlata
durante la cattività babilonese (604-536 a G.C.). Essi
presero l'idioma del paese in cui si trovavano: il cai
deo,1'aramaico,lingua simile ali1ebraico,tuttavia di.

stinta.Fu questa lingua che gli Ebrei portarono a Geru


salemrae.Allora l'antica lingua ebraica divenne lingua

morta,cioè lingua esoterica o sacra,ad uso degli scribi


più eruditi,dei cabalisti e dei maghi.
La cosa si protrasse al punto che cento anni prima
della nostra èra,si dovettere tradurre,a Gerusalemme,
i libri santi in aramaico ad uso del volgo,essendo anda.

to completamente perduto il vecchio ebraico.

2°, Alle difficoltà che,di conseguenza,dovevano sorge^


re da questo fatto,non solo per la comprensione,ma anche

per la pura conservazione dei testi rimaneggiati,si aggiun

sero in seguito quelle della trascrizione vocale.Lfebraico,

infatti,comprende ventidue lettere,che sono contemporanee,

mente ventidue consonanti.Tutto il testo si scriveva sen


za interruzione,senza segni di punteggiatura ed in senso

contrario al nostro,cioè da destra a sinistra. Solo nel


sec.VTII e IX della nostra èra,un po' prima dell'anno 1000,
vediamo gli Ebrei creare dei punti-vocali destinati a com

pletare il loro alfabeto e a facilitarne la pronuncia e


la lettura. Sino ad allora la maniera di leggere l'ebraico,

cioè di separare i membri della frase,di pronunciare i

suoni-vocali assenti,si era trasmessa secondo una tradizione

puramente verbale,un segreto (e lo era veramente,custodito


gelosamente,a causa della potenza magica attribuita dai ca.

balisti alle stesse lettere ed alle loro sonorità vocali)


e che,per ammissione degli stessi ebrei,era diventata incer

ta.
3°• Infine,c'è un fatto che toglie qualsiasi carat
tere miracoloso alle scritture.Fatto confermato dai
Padri della Chiesa,quali S.Ireneo,S.Clemente di Ale^

sandria,Tertulliano (il primo nell'opera: Contra Hae_


reses,il secondo in: Stromata,l'ultimo in: De cultu
Ferainarum) e prima di essi da un libro che la Chiesa
ha tenuto per molto tempo in grande considerazione:

il quarto libro attribuito a Esdra. Questo fatto è che


tutti i libri santi del popolo ebraico andarono compie

tamente distrutti nell'incendio di Gerusalemme da par

te di Nabucodonosor• Lo scrivano Esdra,verso il 460 a.

G.C. li riscrisse tutti a memoria dicono gli uni (?),


sotto ispirazione divina,dicono gli altri.

Alcuni autori pretendono che quella distruzione sia

stata male interpretata nel testo delle cronache.I sud

detti libri non erano stati distruttiva contraffatti,

il loro testo sarebbe stato alterato. Anche in questa


ipotesi,si è indotti a concludere che il testo ritenuto

di Mosè sia stato ritoccato,rifatto o rifuso da Esdra

in modo da non presentare più lo stesso autentico caraj;


tere dell'originale.Salvo una im^bvvisa ispirazione d±
vina di Esdra.

Ma in fatto di storia,una tradizione,per quanto mera

vigliosa e poetica sia,non può avere l'interesse di un

documento materiale.

Ora,questo documento materiale non esiste affatto.Il


"rifacimento" effettuato da Esdra è stato rifatto di
nuovo al tempo dell'adattamento dei punti-vocali,modifi
cazione decisiva ed importante della lingua ebraica.Da

Esdra alla fine del sec.VIII della nostra èra,l'Antico


Testamento passerà attraverso molteplici sfumature.Ogni
traduttore vi mette la sua nota,ogni scrivano copista
interpreta a modo suo. Un giorno arriveranno i punti-
vocali, innovazione che ci darà la traduzione detta dei
Massoreti. In quella epoca la versione ebraica detta
del Pentateuco,in possesso dei Samaritani,differisce

tanto dal testo ebraico quanto questo dal testo greco

dei Settanta. Ciò è il parere dei teologi (in partico


lare dell1abate Bergier nel suo "Dizionario di Teol£

già",alla voce:Settanta).
Fatto ancora più strano,! primi Padri della Chiesa:
Ireneo,Tertulliano,Clemente d1Alessandria,Origene,cita

no passaggi del testo sacro,passaggi che oggi non si

trovano più e che furono ritirati a causa dei pericoli


d1interpretazione esoterica che presentavano.

Ma la chiesa cristiana non si è servita di tutto qu£


sto ammasso di traduzioni e d1interpretazioni. Accusan
do gli Ebrei di avere corrotto o alterato il sacro t£

sto in odio al Cristianesimo mentre gli Ebrei l'accusa

no di avere sistematicamente corrotto i testi che ha

preso ad essi (per la verità l'esegeta vi si perde...)»


essa usa solo la traduzione dei Settanta e la Volgata

che ne deriva.

La traduzione dei Settanta fu fatta ad Alessandria,al

tempo dei Tolo-nei,ad uso di numerosi Ebrei emigrati o


trapiantati in Egitto che avevano dimenticato la lingua

ebraica. Pochi fatti di questo mondo sono stati circon


dati da tante leggende quanto le origini di questa tra

duzione e vi sono poche cose che possono essere istrut^


tive per lo studioso come la genesi di queste leggende.
La prima menzione di questa traduzione figura nel testo

di Aristea,ufficiale di Tolomeo Filadelfo,il quale nel

II secolo della nostra èra,ci dice che il suo maestro,


desideroso di completare la propria biblioteca,fece chi«B
dere al Sommo Sacerdote Eleazaro di inviargli la Torah
(o Legge) con sei uomini di ciascuna delle dodici tribù,
per tradurla. Il Sommo Sacerdote inviò i settantadue
uomini richiesti da cui il nome della traduzione:Settanta.
Qui si commette un primo errore. Nel secondo secolo
della nostra èra,Israele era disperso e le dodici tribù
non esistevano più come comunità.
In capo a settantadue giorni,nella stessa casa in cui

avevano lavorato in comune,i settantadue traduttori con


segnarono a Tolomeo Filalete la famosa traduzione della
Torah.

Osserviamo di sfuggita che non possediamo il documento


nel quale Aristea,cronista di Tolomeo,ci trasmette qu£

sta storia. Ne siamo a conoscenza tramite Giuseppe lo

storico ebreo.

Eccoci al lato miracoloso della famosa traduzione.


Cento anni più tardi,Filone l'ebreo,di Alessandria,ci
segnala il miracolo specificando che: "Tutti gli ebrei

di Alessandria ammirarono la perfetta conformità della


traduzione con il testo ebraico".

Ora,(e qui Filone si avventura troppo . •.) il testo


ebraico era stato giustamente tradotto perché gli Ebrei
d'Alessandria non lo capivano! .... Come potevano,allora,

attestarne l'esattezza?

Così avviata,la leggenda miracolosa prende forma.


Nel secondo secolo della nostra èra, troviamo nelle ope_

re di S.Giustino,che i settantadue si riunirono non nella

stessa casa di lavoro,ma ciascuno in una capanna isolata.

Quando uscirono dalle settantadue capanne,i settantadue

traduttori videro con meraviglia che le loro traduzioni,


con la loro assoluta identità,ne costituivano una sola.

I nostri esegeti conclusero che soltanto la Shekinah


(la divina Saggezze,lo Spirito Santo dei cristiani) aveva
potuto ispirarli e guidarli in maniera tale che il frutto
del loro lavoro fosse uno solo,senza discordanze tra l'uno

e l'altro.

S.Giustino commette un errore. Dichiara che la traduzione


ebbe luogo sotto Tolomeo Sotero,mentre Giuseppe la pone

sotto Tolomeo Filadelfo suo figlio.


- 16 -

II buon Giustino non permette che si dubiti di qu£


sta miracolosa traduzione affermando di aver visto,
con i suoi occhi,nell'isola di Pharos,i resti delle
settantadue capanne.

Egli va oltre,spinto dal proprio zelo di propagan


dista entusiasta. Afferma che i libri sacri erano sta
ti mandati a Tolomeo Sotero da Erode,nato duecento

cinquanta anni dopo Ed aggiunge che Piatone,Pi

tagora,Orfeo avevano conosciuto i libri di Mosè e dei


Profeti nella traduzione greca in mano ai preti del.

l'Egitto

Clemente,Tertulliano e S.Cirillo si guardano bene

dal dubitare dell'avventura raccontata da S.Giustino

e la trasmettono a loro volta.

Così essa Riunge sino a S.Epifane a metà sec.IV.Qui


urta contro lo scetticismo del Santo il quale,turbato

dalle settantadue capanne,ne riduce il numero a trenta_

sei. Così,se errore e'è,sarà meno grave. Poiché vi sono


seniore le settantadue traduzioni da dover collocare,

Epifane,allontanandosi dalla tradizione ufficiale,le

colloco due alla volta in ciascuna delle trentasei ca_

panne dell'isola di Pharos. Il Santo,allora,è costretto


a dover ridurre anche il numero delle traduzioni a treri

tasei anziché settantadue! Il che è imbarazzante per il

nome stesso della versione: Settanta

La persona assennata non comprenderà facilmente il


tornaconto di tutte queste varianti in un racconto,né
quello delle trentasei traduzioni anziché settantadue...
Ma il dubbio è stato seminato! Nel III secolo dell'era
nostra,Oricene ne rileverà le improbabilità. Poi,nel V
secolo,S.Gerolamo dichiarerà francamente che questa st^

ria non è ver8,che le settantadue celle non sono mai


esistite e che i mitici traduttori non hanno tradotto che

il Pentateuco.
- 17 -

Inoltre,poiché S.Gerolamo non è soddisfatto della


agitata traduzione in balìa dell'immaginazione degli
esegeti,decide di farne una lui stesso. E1 quella che

porterà il nome di Volgata,dal latino vulgatus: volga


rizzato. La scriverà in latino,ad uso delle chiese
d'Oriente che parlano solo questa lingua. Si servirà
per far ciò della traduzione dei Settanta,corretta ed
accresciuta e delle altre tre traduzioni greche post£

riori.

Il suo lavoro sarà male accolto. Illustri personaggi,


contrari alle innovazioni,rispettosi delle tradizioni

e delle consuetudini,scaglieranno contro Gerolamo i


fulmini della loro eloquenza. Ma in quel momento,le in

vasioni barbariche dilagano nell'Occidente cristiano,

non è più il tempo delle discussioni teologiche e,c£


stretti a rinviare i certami oratori a più tardi,acce^
tano la Volgata.

S.Gerolamo,del resto,è un abile copista. Egli stesso


riconosce di non preferire i Settanta alla versione

ebraica ed inversamente,ma predilige seguire e adottare

i passaggi dell'uno e dell'altro più conformi alla fede

del suo tempo. Lo dichiara apertamente nelle prefazioni


di Giobbe,dei Paralipomeni,delle Lettere a Domnione e

Rotazione.

Così alla versione ebraica originale del cap.IV di

Esdra che dice: "Una giovane partorirà un figlio...11,


egli preferisce la versione dei Settanta più seducente:

"Una vergine partorirà un figlio ..."•


Nei Proverbi (Vili,22) il greco e lfebraico dicono che
Dio crea la sua saggezza in eterno. Gerolamo dice che
Dio la possiede in eterno. Testo che è più favorevole
all'uguaglianza del Figlio in rapporto al Padre,nel mi
stero della Santa Trinità,dogma in quel tempo oggetto di
numerose discussioni con erli Gnostici.
o

o o

Per quanto riguarda i quattro Vangeli,i soli orto


dossi e trascurando gli altri ritenuti "controversi",
abbiamo purtroppo le stesse incertezze storiche.
Cosi,ad eccezione del Vangelo secondo Matteo,in ori
gine scritto in aramaico o ebraico moderno,ma che ben

presto andò perduto in quella lingua,tutti gli esemplari


originali del Nuovo Testamento sono stati scritti in
greco,sicché gli accostamenti da fare possono avvenire
solo tra gli originali greci e le loro versioni latine.
Il primo a parlarci di Matteo è Papia,vescovo di Gero
poli,il quale,verso il 150 dopo G.C.,ci dichiara che il

testo ebraico di questo Vangelo è stato tradotto in gre


co "come si potè" (sic) il che toglie evidentemente ogni
garanzia d'esattezza alla nostra versione greca di San

Matteo.

I tre altri Vangeli subirono diverse modifiche. Ogni

fedele o pastore che possedeva una traduzione dell'uno la

completava con quel che poteva raccogliere dagli altri

tre. Il fatto ci è confermato da S.Gerolamo nelle "Lette

re al Papa Damaso".

Ivi Gerolamo ci dice che il papa Damaso,avendolo inca

ricato di revisionare (sempre queste eterne modifiche e


rettifiche...) i testi ufficiali,ebbe cura di scegliere
nei vecchi manoscritti greci quelli che meglio si accosta
vano alla traduzione da revisionare e correggendo questa

solo nei punti controversi veri e propri e ciò "allo scjo


pò di non gravare troppo le consuetudini della gente".
Dapprima,come s'è visto,questa traduzione sollevò vic>
lenti proteste.Poi ritornò la calma e la Volgata divenne
legge.

Durante il Rinascimento,la moda del greco ritornato in


auge,riscoprì la versione dei Settanta contemporaneamente
- 19 -

ai lavori dei Padri della Chiesa greca E le djl


scussioni ripresero!

Fu allora che i membri della Compagnia di Gesù S£


stennero la tesi secondo la quale "la Chiesa ha il di.
ritto di scegliere i libri,il diritto di rifiutare ciò
che rifiuta di ammettere...".

Il Concilio di Trento diede loro ragione dichiarando:


"autentica integralmente ed in ogni sua parte la Volgata

dell'Antico e del Nuovo Testamento" ("Libros ipsos inte


gros et in omnibus suis partibus").
Nonostante ciò,la Volgata lasciava ancora a desiderare.
Allora si decretò che sarebbe stata fatta una nuova retti
fica,la migliore possibile,basandosi sulle precedenti.

Cinquanta anni più tardi,il papa Sisto V portava a termine

la revisione.In seguito,Clemente Vili,a sua volta,vi mise

la mano e la nostra Volgata ripassò ancora una volta nelle


mani degli scrivani.
La revisione di Sisto Quinto fu resa pubblica in due tem

pi. Fece rimaneggiare la traduzione primitiva qualche tempo

dopo,minacciando "della collera di Dio e dei santi apostoli

Pietro e Paolo,chiunque avesse osato apportarvi modifiche".

Clemente Vili,suo successore,osò e dopo di lui molti altri


ancora.

Ma tutte queste contraddizioni nei testi delle diverse

Volgate,sono così evidenti che i teologi,riconoscendo che


sono irrimediabili,dichiarano che "non interessando né la
fede,né i costumi,il Dogma non obbliga ad una osservanza

assoluta dei testi".

Tuttavia si risconrano delle differenze suscettibili di

concernere la fede o i costumi. Ecco un esempio..

Il Levitico (XVIII,21) si presenta con tre differenti ver

sioni:
- Versione ebraica:
"Non offrirai i tuoi fie;li in sacrificio al dio Moloc".
- 20 -

- Versione dei Settanta:

"Non farai dei tuoi fisli dei servitori del Re".


- Versione della Volgata:

"Non ti servirai del tuo sperma per consacrare ido


li di Moloc (De semine tuo non dabis ut consecretur
idolo Moloch)".
Ecco alcune varianti concernenti la fede.
La mapierior parte dei passaggi dell'Ecclesiaste con cui
la Chiesa tenta di dimostrare che gli Ebrei credevano al
l'immortalità dell'anima (perlomeno il giudaismo ortodojs
so,non parliamo delle sètte esoteriche),figurano nella
Volgata,ma non nei Settanta.

Il solo passaggio del Nuovo Testamento dove figura la

Trinità,versetto 7 del cap.V della prima epistola di S.


Giovanni,manca nei più antichi manoscritti greci e latini;
è certo che Clemente di Alessandria,Tertulliano,Ireneo e
Origene non lo conoscessero. Appare nei testi solo nel III

secolo in San Cipriano.


Per quanto riguarda i capitoli dell'infanzia di Gesù,
Luca e Matteo non li hanno. Similmente,i primi manoscritti

attribuiti a S.Marco non riportano il racconto della resur

rezione,S.Gerolamo,verso il 4-00,dichiara nelle sue "Questio

nes Hedidiae" che le chiese d'Oriente non accettano quei

versetti perché mancano a troppi manoscritti greci.

Attribuire il Vecchio Testamento a Mosè è aleatorio.


Come,per esempio,Mosè,nel libro dei "Numeri" in cui raccon
ta la battaglia contro gli Araorrei,alla quale guida il pop£
lo di Israele,può aggiungere questa referenza bibliografica

imprevista nella sua conclusione:

"Perciò si dice nel libro delle guerre del Signore: Vaheb

in Sufa e le valli del torrente Arnon e la foce delle valli


del torrente,che si volge verso il sito di Ar e si appoggia

contro il confine di Moab" (Numeri,XXI,14-15).


Partecipò alla guerra contro gli Amorrei oppure la lesse
- 21 -

nel misterioso libro delle Guerre del Signore a cui al


lude? E1 lui che parla o uno scriba?
Mosè che a quanto pare prese moglie a quarantanni ed
ebbe due fie:li,come potè averli ancora a ottantanni; cjd
sì piccoli da dover viaggiare con la loro madre sul dor
so di un solo asino?
In un altro passaggio,come può mettere al di là del
Giordano la riva in cui dichiara di trovarsi?
Nel Deuteronomio,come può raccontarci la sua morte e
la sua sepoltura precisando che: "Nessuno ha conosciuto

fino a questo giorno la sua sepoltura ...".


E pili avanti:

"E i fiorii di Israele piangevano Mosè nelle pianure del


deserto di Moab per trenta giorni . ••"•
La sua tomba è situata a pochi chilometri dal Mare Morto,

sul monte Nebo. Ma la suddetta tomba è stata costruita nel


sec.XIII da Baibarsl ... Vi si costruì un caravanserraglio
per i pellegrini ingannati,ebrei o arabi,che si recavano

colà pietosamente,ogni anno,verso Pasqua ...


Tuttavia il Libro dei Re (IV,22) e le Cronache (II,XXXIV,
14) ci dicono che la Torah (la Legge) era stata scritta da
Mosè:
"Or mentre traevano fuori il denaro che era stato porta

to alla casa del Signore,Ilchia il sacerdote trovò il libro


della legere per mano di Mosè ...".
Questo libro vi sarebbe stato messo dai preti al tempo del.

le persecuzioni o delle intemperanze del popolo ebraico.


Ma il testo precisa che si tratta dell'originale. Come spie*

gare tante inverosomiglianze?


Del resto,numerosi sono i testi sacri dell'Antico Testa

mento riconosciuti dubbi e la cui menzione è seguita generai,


mente da quella,ingiuriosa per chi non ne conosce l'esatto
senso,di apocrifo.
Gli apocrifi sono libri di contenuto storico,apocalittico
- 22 -

o morale,assai analogo a quello degli scritti ortodossi.


dell'Antico Testamento,ma che non sono stati mai rico
nosciuti come canonici. La Chiesa riformata li qualifica
pseudoepigrafici,riservando ai soli libri deuterocanoni
ci l'epiteto di apocrifi. Alcuni di essi,secondo la con
fessione depili esegeti (in particolare Francois Martin,
professore^all'Istituto Cattolico di Parigi,nella sua
traduzione del Libro di Enoc) ammettono che "alcuni,S£
prattutto i più recenti,subirono delle interpolazioni
0 aggiunte d'origine cristiana spesso considerevoli11.
Molti di questi testi sono stati attribuiti falsamente
a personaggi dell'Antico Testamento,tali il Libro di
Enoc,il IV Libro di Esdra ...

Le principali opere sono: La preghiera di Manasse,i

Salmi di Salomone,la Lettera di Aristea,i Libri III e IV


di Esdra,i Libri III e IV dei Maccabei,il Libro di Enoc,

1 Segreti di Enoc,il Libro dei Giubilei o Piccola Genesi,

il Martirio di Isaia,i Libri Sibillini,l'Assunzione di

Mosè, le Apocalissi di Baruc (uno in siriaco ed uno in gre


co),il Testamento dei dodici Patriarchi,il Testamento di
Neftali (in ebraico),la Vita di Adamo ed Èva,la Storia di
Ahikàn.
La loro composizione spazia per circa quattro secoli,dal

II prima sino al II dopo G.C. La maggior parte dei loro au

tori sono Ebrei,ebraicizzanti e Farisei. Essi scrissero

per glorificare Israele e la Legge,soprattutto per lottare

contro le seduzioni della cultura ellenica che faceva una


spietata guerra alla concezione divina della Torah.

Gli Apocrifi dell'Antico Testamento sono,senza alcun

dubbio,la fedele espressione del pensiero ebraico nei tem


pi che precedettero o seguirono la venuta della religione

cristiana. Essi rivelano le credenze dei contemporanei


sull'atteso Messia,sul regno messianico,sull'angelologia,
sulla demonologia ecc. Ma,sottoliniamolo di sfuggita,rive
lano la credenza dell'ebraismo exoterico. In quanto
alla parte esoterica della dottrina,vedremo,più avan
ti,trattarsi di ben altro.

Nonostante tutto dobbiamo ammettere che questi libri


hanno esercitato una palese influenza sulle dottrine

cristane dell'epoca. Il Libro di Enoc,tanto per nomi,

narne uno,è stato chiaramente citato dall'apostolo


Giuda (14-15 dopo G.C.). Questa influenza non è finita
con l'inevitabile ribollimento dell'inizio.Molti padri

l'hanno subita in seguito in larga misura,soprattutto

quella del IV Libro di Esdra.

Per finire precisiamo che questi testi apocrifi ci

sono pervenuti in varie traduzioni (greca,latina,slava,


etiopica,siriaca,araba,armena ecc.) non ci è pervenuto,
però,nessuno degli originali ebraici. Non siamo certi
dell'esattezza delle traduzioni di questi sfortunati
apocrifi ...

o o

In margine alla versione ufficiale della Torah si è

sviluppata una versione esoterica,anima e ragion d'esi

sere delle sètte che studieremo più avanti. L'Antico

Testamento insiste sul fatto che sono le influenze

esteriori,il contatto con gli altri popoli dalle reli


gioni essenzialmente diverse che l'hanno introdotto.
A dir la verità,ciò che esso chiama corruzione,dovrei}
be chiamarsi meglio evoluzione,interpretazione,magari

messa a punto.

La Legge non era soltanto un libro sacro,dove il fe_

dele trovava,con gli elementi della sua religione,delle

prescrizioni religiose,rituali e morali. Essa era in pa


ri tempo un codice civile e penale,dal quale i legisla
tori di Israele estraevano le massime e le leggi che
- 24- -

regolavano i rapporti dei membri della comunità profa


na.

Dopo la cattività di Babilonia,la vita del popolo


ebraico cambia,evolve.Esdrs "rinnova" i sacri testi e
si constata,senza osare confessarlo,che il testo origi.
naie,creato per una vita pastorale,primitiva,non basta

più per amministrare l'intera vita del popolo.


Il carattere peculiare della vita nazionale spinge

Israele ali'isolamento,a ridurre per quanto possibile il


contatto e le relazioni con i popoli stranieri. Israele

è innanzi tutto un popolo orgoglioso e non vuole umiliarsi


a chiedere ai suoi vicini ciò che crede di poter trovare
da solo. Adatta senza dubbio dottrine di origine straniera
e quindi impure agli occhi della Torah,ma si guarda bene

dal riconoscerlo,ed il gioco è fatto.


Stimolati dalla spirito ebraico sottile,cavilioso,i doj;
tori della Legare che cumulano le funzioni di legisti,te£

logi e casisti,se la godono un mondo.

Dalle loro speculazioni metafisiche nascerà prima la


Mishnah,interpretazione comt)lementare della Bibbia-pers£
guita nei minimi particolari. L'insegnamento verrà impar
tito dai Tannaim (maestri,dottori) i quali,dal 150 a C.
sino al 220 dopo C. commenteranno con infaticabile zelo la

Torah e soprattutto il Pentateuco.


La Mishnah fu suddivisa a partire dal III secolo della
nostra èra,quando il bagaglio trasmesso dai Tannaim fu tale
che la sua ampiezza rese necessaria la suddivisione. Il rat)

bino Jehudah,detto Ha Nasi (il Patriarca) compilò in una


specie di manuale gli elementi delle prime raccolte. La
Mishnah di Jehudah allora fu considerata come un "Canone11
al quale si attribuì ben presto più valore che alla stessa
Bibbia. "La Torah è come 1'acqua,diceva il Trattato Sophe
rira,ma la Mishnah è come il vino ...". Quest'ultima parola,
in ebraico yain,in Cabala è l'equivalente della parola sod
che significa mistero,per cui si intende che se la Torah
conteneva la "lettera",la Mishnah possedeva lo "spirito",
la prima era exoterica,la seconda esoterica.

Come la Bibbia era stata commentata G resa comprensibi


le,lo stesso fu per la Mishnah. I successori dei Tannaim,
detti Amoraim o "commentatori",rabbini delle sinagoghe di
Iabné,Sephoris,Lydda,in Palestina,Syra,Nehardea,Pumbeditha,
Uscha in Babilonia,per trecento anni se ne servirono nelle
loro controversie appassionate. La conclusione di questo

certame teologico fu chiamata Gemarà o "complemento", Al_

lora si fece una compilazione più vasta contenente le dje

cisioni degli Amoraim e dei Tannaim e fu chiamata Talmud,

parola ebraica che significa "rituale".

Ci sono due raccolte talmudiche: quella di Gerusalemme,


terminata nel sec.V della nostra èra e quella di Babilc)

nia,terminata agli inizi del sec.XI. Ambedue riproducono

la Mishnah,ma la prima da la Geraarà palestinese e la secon


da la Gemarà babilonese. Quest'ultima è più notevole. Il
Talmud di Gerusalemme comprende un in-folio,mentre il Ta3.

mud di Babilonia dodici spessi in-folio. Quest'ultimo,an

cora ogn:i,è la vera espressione talmudica.


In Babilonia, gli studi talmudici furono a lungo fiorenti,
anche ouando tutta la vita sociale e intellettuale era scom

parsa in Palestina. Sul finire del sec.X si ritrovano in

Spagna organizzazioni teologiche.Nel XII secolo,Sarauel Ibn

Magerdila pubblicò a Granada una notevole introduzione allo


studio del Talmud. Gershom Ben Iehudah pubblicò a Magonza e
a Metz dei commenti su quattordici trattati del Talmud, Salo
mon Iishaki,detto Rashi,scrisse in aramaico dei commenti su
quasi tutti i trattati accompagnati da una Geraarà. Nel sec.
XII il celebre Maimonide compose in arabo un commento alla
Mishnah,celebre ancora ai giorni nostri. Nel seguente seco

lo,rabbini tedeschi e francesi svilupparono,in aramaico,i


commenti di Salomon Iishaki. Sino al sec.XVIII,il Talmud
di Babilonia conservò una autorità superiore a quella della
stessa Bibbia e la maggior parte degli Ebrei conoscevano

questa attraverso le citazioni del suddetto Talmud.


- 26 -

La Ha^oradah del Talmud riconosce, come del resto i Mi


drashim,che il popolo ebraico ha portato da Babilonia
i nomi dei mesi dell'anno e quelli degli angeli ed in
venerale tutta la Cabala.

L'etimologia è appena alterata.Così Mitthron,che gli


Ebrei di Alessandria chiamarono Metatron e che occupa
il rango più alto è una replica di Mithra •..
La Hagpadah del Talmud diede origine alla gnosi ebrai.
ca,sotto l'impulso della curiosità metafisica dei dottori
della Legete. Questa gnosi si basò sopra un commento esote
rico dei racconti biblici. Questo commento,a sua volta,po_g
gerà su una tradizione orale,sorta da una illuminazione
intellettuale particolare,che darà il senso reale dei testi
che la folla ignorante registrerà parola per parola.

Così gli esoteristi ebrei ed in particolare il Targum di


Gerusalemme detto Onqelos ci insegna che per la creazione

del mondo il Dio Supremo si servì di un intermediario,detto


Saggezza,cioè Hochmah in ebraico. Questa Saggezza è l'equi,
valente del Demiurgo dei platonici,il "maestro istruttore"

degli iniziati ... Si' ritroverà più tardi questo intermedia,


rio con il nome di Shekinah. Questa è la prova delle pene_
trazioni metafisiche estranee al popolo ebraico,poiché
ritroviamo questo aprente nell'Anima del mondo tangibile dei

panteisti,il Grande Architetto dei liberi muratori medievali,

l'eterna Natura,naturata e naturante,l'Iside egizia,la Cibele

greco-romana,l'Ishtar babilonese ...

Come per i testi cristiani,è una lunga fermentazione, uff i.


ciale od occulta che,senza posa,rimescolando e rettificando
una sedicente rivelazione miracolosa,porrà alla portata deJL
l'uomo ignorante e profano,delle verità esoteriche sapiente
mente velate,le quali anche se non derivano da una rivelazio
ne materiale,con grande messinscena,non di meno saranno il
frutto di pazienti meditazioni,e,(perché non riconoscerlo)
di una imperfetta,ma sicura percezione delle leggi e delle

verità essenziali del Cosmo.


In quanto alla genesi del filo iniziatico,non dobbia
rao ricercarlo tra il popolo ebraico. A questo riguardo,
testi sumeri,anteriori alla Genesi attribuita a Mosè,
ne sono la prova palese e definitiva.

GLI OFITI

La Gnosi precristiana

Sarebbe vano supporre per un solo istante che la reli


gione ebraica,prima dell'era cristiana,sia stata cara_t
terizzata da un monoteismo assoluto,da una parte,e da

una ortodossia rigorosa della totalità dei suoi fedeli,


dall'altra,parte.

I primi anni del Cristianesimo nascente hanno presentai

to l'aspetto di un incessante brulichio di sètte e di


credenze particolari,considerando che si avevano poche
notizie esatte sulla vita e sugli insegnamenti del Me_s

sia. Con il tempo,la Chiesa,sviluppandosi,codificò i


dogmi e i riti.
Per la nazione ebraica si svolse il fenomeno contrario.

Sin dalla uscita di Egitto,la religione di Iaveh formava

un unico blocco. Poi,con il tempo,con il contatto con i


filosofi stranieri,con lo studio e lo scambio delle idee,
la parte intellettuale o mistica del popolo ebraico si

estende,si fraziona in diversi rami.


Conosciamo di essi i principali: Farisei,Sadducei e

Esseni.

o o

I Farisei (dall'ebraico pharash:separazione,divisione)


erano i membri di una delle più antiche e considerevoli
- 28 -

sette della Giudea.Non si conosce il fondatore della set


ta,ma se ne fa risalire l'origine ai tempi dei Maccabei.
Quando il Sommo Pontefice Ircano (e.135 a.G.C.) abbandonò
la loro setta per quella dei Sadducei,furono fatti segno
ai più crudeli maltrattamenti. La persecuzione continuò
sotto i suoi due figli Aristobulo ed Alessandro Scanneo.
Ma quest'ultimo li reintegrò nei loro onori e beni. Da
allora conservarono il proprio credito sino alla distru
zione di Gerusalemme per opere di Tito (verso il 70 dopo
G.C.). Nel periodo in cui gli esegeti collocano la venuta
di Gesù,era la setta più importante della Giudea.Dominava
in particolare nelle scuole ed aveva numerosi sostenitori

nel Sinedrio.Nelle alti classi della società ebraica,i sad

ducei contavano un gran numero di aderenti.

Oltre ai libri di Mosè,i Farisei accettavano numerose


tradizioni che ritenevano derivassero dal grande legislatore

e che,più tardi,furono raccolte nel Talmud. Consideravano


l'osservanza della legge orale detta Mishnah obbligatoria

come la legp;e scritta,Credevano all'esistenza degli angeli

e dei demoni,ali'immortalità dell'anima,alla predestinazio

ne.Non negavano del tutto il libero arbitrio dell'uomo,ma

10 limitavano in termini assai ristretti.

Alla venuta del Messia che attendevano come tutti gli

Ebrei,le anime dei giusti dovevano riprendere i propri corpi

e ritornare sulla terra per godervi tutti i loro beni.

Quali mezzi per arrivare alla salvezza,raccomandavano

l'amore del Signore e del prossimo,l'umiltà,la preghiera,


11 pentimento e le mortificazioni,una fede irremovibile e
soprattutto l'osservanza scrupolosa del sabato,dei riti e

delle loro numerose cerimonie di cui avevano sovraccarica,

to il culto mosaico.

Non escludevano le donne dalle loro riunioni,la loro pie


tà si manifestava più con pratiche d'una minuzia ostentata

che con un vero amore della virtù.


Secondo le tradizioni evangeliche,furono essi a sol
levare il popolo ebraico contro Gesù facendolo condanna
re a morte sulla croce.

o o

I Sadducei,setta ebraica il cui nome derivava da quel,


lo del suo fondatore Sadoc,erano agli antipodi del fari
seismo,per quanto concerne la spiritualità. Si presume
che questa setta sia nata verso il sec.III prima di G.C.

Essa formò la parte materialista ed anche razionalista


della religione ebraica. I suoi membri negavano l'esisten

za degli angeli e dei demoni,la necessità dei riti,amme_t


tendone solo il carattere simbolico.Negavano anche l'im

mortalità dell'anima,non credevano né alle pene né alle


ricompense dell'altro mondo.

Tuttavia ammettevano il libero arbitrio e la provvidenza,

ma,pur negando la futura immortalità,servivano lave solo


con la speranza di ricompense puramente terrestri.

Non riconoscevano alcun esoterismo,né alcuna spiegazione


simbolica del testo della Bibbia,prendendo tutto in senso

letterale.
o

o o

Gli Esseni costituirono la setta ebraica più famosa.il


loro nome derivava probabilmente dalla parola naasseno,

di cui è l'abbreviazione. Vedremo il motivo di questa ab


breviazione più avanti.

Ufficialmente gli Esseni ammettevano il dogma d'una vita

futura.Insegnavano che le anime dei giusti soggiornano in


un luogo di beatitudine e quelle dei cattivi in un luogo

di tormenti e di rimorsi.

Essi si dividevano in pratici che vivevano in comune (la


maggior parte di queste comunità si trovavano presso il
Mare Morto) e in terapeuti,quelli di Egitto e di Grecia.
Questi ultimi vivevano in solitudine e contemplazione.
Gli Esseni avevano i beni in comune e mangiavano alla
stessa tavola,un po' alla maniera delle comunità cristia
ne. Il pasto era frugale.Indossavano una veste di lino
bianco,come i Pitagorici le cui regole somigliavano alle

loro. Dividevano il giorno tra lavoro manuale,meditazione

e preghiere.

I membri di questa setta studiavano la medicina (da cui


il nome di terapeuti) e la morale. Osserviamo che i testi
manichei cinesi e gli affreschi di Tourfou attribuiscono

ai manichei asiatici la veste bianca,come gli Esseni e i

Pitagorici.

Sintesi del loro insegnamento era l'amore di Dio,della

Virtù morale e del prossimo.

Colui che divenne S.Giovanni Battista era esseno e faceva

parte della categoria dei solitari,dei terapeuti.

La mafTPcior parte degli scrittori laici ha ammesso che

Gesù era stato esseno.

o o

Sarebbe un grande errore ammettere che il Giudaismo non


abbia dato origine che a semplici variazioni teologiche e
che non esistè nessun esoterismo,nessuna eresia.
Nella sua opera sulla formazione del Cristianesimo,Drews
ammette che prima dell'era cristiana,esisteva già tra gli
Ebrei la figurazione del Messia che sarà poi quello del
Cristianesimo. Più tardi,i discepoli di Gesù cercheranno
di rappresentarlo come se avesse riunito in sé tutte le
circostanze descritte abbondantemente dai profeti,allo sco
pò di provare la sua legittimità al compimento della rai£

sione.
Drews,unendosi a B.Sraith,afferma che accanto al Giudai
smo ortodosso esistevano in Israele e lungo i suoi confi

ni,delle sette che avevano realizzato gli elementi essen


ziali della leggenda cristiana attorno ad un Dio che chia
mavano Gesù.Fatto abbastanza significativo!
Ciò che intravvediamo della dottrina di quelle sette,le
mette in relazione con una religione sincretista diffusa
in tutta l'Asia occidentale nei secoli che precedettero
l'èra cristiana e che generò numerosi gruppi religiosi par
ticolari: il Mandeismo o Adonaismo.

Essa si attribuiva una rivelazione,una gnosi (Manda è si.


nonimo di penosi) portata da Ado (l'Adone solare di quelle
contrade);in realtà essa era fatta di parti e di frammenti
(Ado,Ada,Adam,Atem,Atum,Adonai sembrano derivare da una.
unica legenda demiurgica universale).
Queste dottrine,numerose sotto differenti denominazioni,
in realtà avevano un solo asse dottrinale.

Ofiti,Naasseni,Esseni,Ebioniti,Perati, Setiani,Eliogno
stici e tutte le sette pregnostiche,attendono l'essere in

termediario che scenderà dal cielo,disperderà i demoni e


condurrà le anime beate nel divino soggiorno.
Le ricerche storiche ci rivelano che nolti ebrei della

Palestina erano in relazione simpatica con le idee di

quelle sette.

Non lasciamoci sviare,dunque,dalla leggenda del monoteismo


ebraico strettamente fedele,confinato in vaso chiuso,senza

alcuna evoluzione intellettuale e dogmatica.Esistevano sette

mandee a sfondo ebraico le quali - come conferma B.Smith -


diedero il nome di Gesù o Ieshu al Dio salvatore che atten

devano.Iesh in ebraico vuoi dire fuoco.Nello stesso tempo


designa la genealogia,la filiazione. Il loro dio salvatore

sarà perciò un "dio di fuoco".


In un'opera magnificamente documentata e che si intitola
"II problema di Gesù",Charles Guignebert,parlando delle se_t
te dissidenti dell'ebraismo precristiano,ci dice:
"Che la gnosi di tutte queste sette consistette soprat
tutto nella rivelazione di un Salvatore già venuto -ed
era soprattutto la soluzione ebraica - o che doveva venire,
non se ne devono aver dubbi. Esse si svilupparono in paesi
in cui si erano trapiantate da tempo delle religioni che
promettevano la salvezza dei fedeli,con forme diverse,ma
sempre in nome di un intercessore divino: Tammuz e Marduk
in Mesopotaroia, Mithra in Persia,Osiris in Egitto,Adone e
Melkart in Siria,Attis in Frigia.
"Nelle più evolute in eresia,si può presentire il culto
di un dio della Verità SuDrema,opposto al dio organizzatore
della materia,al Demiurgo,assimilato a lave".
Guignebert ha definito il problema perfettamente! Quelle

sette,infatti,veneravano il Dio della Verità,il Serpente


illuminatore del giardino dell'Eden! In quanto al dio sai
vatore,era venuto,manifestato e da venire. La sua prima ma.

nifestazione risaliva all'episodio mitico del giardino de_l

l'Eden!
Iessei,Nazareni,Nazirei,Nazorei apparentati agli Esseni,

tali sono i nomi pervenutici.


Qui apriamo una parentesi per specificare che Gesù Nazare
no non è nato a Nazaret città o piuttosto borgo della Gali,

lea,poiché questa città non esisteva agli inizi della nostra


èra o,per lo meno,nessuna città ha questo nome. Egli era

detto Nazir perché apparteneva alla setta nazarena.Non può


essere confuso con un identico profeta Gesù ben Pandirah
crocefisso un secolo prima. Inoltre,1'espressione nazir s±

gnificava in ebraico "colui che era stato separato dai suoi

fratelli" o colui che era stato "più glorioso di tutti".


Del resto,il mito di Gesù è puramente sincretista.Più
tardi,il messia di questo nome,vi si conformerà strettamente,
stando aprii Evangelisti.
Il Gesù delle sette esoteriche ebraiche è assai complesso,
vi si sente una volontà molto precisa di sintesi religiosa,
- 33 -

di sincretismo.

Si appoggia senz1altro sulla speranza messianica di


Israele,ma deve molto a parecchi miti greci,a quello di
Ermete,il messaggero iniziatore,liberatore e guida delle
anime nel mondo dei morti,a quell'Ermete che gli stoici
assimilavano al Logos immanente del mondo 1 (Ermete ed il
Grande Architetto sono lo stesso simbolo). A quello di
Eracle,uccisore di mostri,vincitore dei demoni.A quello
di Giasone,forma greca del Gesù ebraico,dio solare con
dodici compagni,simboli delle dodici costellazioni. Egli
è debitore di tutti i culti e di tutte le credenze esot£
riche d'Oriente,specialmente di Adone,poiché,come ha Oj3
servato Drews,il Cristianesimo nascente si sviluppò prima
dove il culto di Adone era già stabilito,a Cirene,Anti£

chia,Cipro. Come Adone,la morte di Gesù è pianta dalle


donne.Negli affreschi delle catacombe Gesù verrà rappr£
sentato con un viso imberbe,giovane,quello di un messia

solare.

Nel suo libro "Talismani,Amuleti e Pentacoli" J.Marquès-


Rivière rinorta il disegno di un castone d'anello d'emati.
te,custodito nel museo di Berlino con l'immagine di una

persona crocefissa,nuda,solo con una cintura e i cui li

neamenti non sono indicati. La croce,il cui piede è tenuto


fermo da due perni conficcati nel suolo,è sormontata dalla
mezzaluna.Sopra sette stelle disposte ad arco. Una iscri
zione: ORPHEOS BAKKIKOS precisa che si tratta dell'Orfeo

dei misteri di Bacco,identificato con il dio salvatore.


Fondata in Grecia,sostenuta da Atene,sei secoli prima della
nostra èra,la religione orfica si era arricchita con i con
tributi successivi di elementi frigi,egizi e forse anche

indo-iraniani.Con il suo magico simcretismo essa sarebbe

stata una Gnosi avanti lettera.


Quando e;li Evangelisti,più tardi,g3ri attribuiranno le pai

role: "Io sono l'alfa e l'omega..." non faranno altro che

ri-orendere la denominazione dorica di Adone che era AO o


- 34- -

Aoos il che aveva fatto chiamare Aoa la Cilicia dove era

venerato in modo particolare


I prepostici avevano un inno che la Philosophumena,
attribuita ora a Oricene ora a IpDolito,ci trasmette

(V.IO),e nel quale il loro Gesù è rappresentato come un


essere divino,come il Figlio che intercede presso il Pa

dre,a favore degli uomini,e conduce questi ultimi sulle

vie sacre della Gnosi o Conoscenza (non si tratta di Fede).


Nessuno può negare tutto ciò,qualunque sia la sua opinione
religiosa o filosofica.Epifane riconosce che la setta naza

rena è molto anteriore al Cristianesimo. In quanto alla

città di questo nome,ancora una volta,non ci è pervenuta


nessuna traccia della sua esistenza prima del 240 dopo G.C.
Secondo Eusebio,sarebbe Giuliano l'Africano a farne menzic)

ne. Quando i Vangeli dicono che Gesù ritorna "nella sua pa


tria" (suo luogo di nascita) essi non la nominano
Concludiamo,dunque,che le sette esoteriche di sfondo ebrai.

co venerarono un solo dio salvatore,che chiamarono Gesù e


Signore. Esse lo considerarono nelle funzioni di liberatore,

iniziatore e guaritore.Ce ne da la prova un papiro gnostico


conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi,nel quale

alcune formule di esorcismo sono così concepite: "Ti scongiu


ro per Gesù Nazareno ..." e: "Ti scongiuro per il dio degli
Ebrei Gesù ...". Queste sette furono anteriori al Cristiana

simo.
Con la sua venuta e con il fervore mistico che lo seguirà,
esse si trasformeranno cambiando parzialmente l'orientamento

metafisico.

o o

Che gli Esseni siano stati,come i Naasseni,degli Ofiti,


è provato dai fatti che seguono.
Il termine esseno,come s'è detto,non è altro che la con
trazione di naasseno,contrazione con cui si fa sparire il
prefisso naas che vuoi dire serpente in ebraico.

Sappiamo che il serpente della Genesi o Sepher Bereshith


è il simbolo dell'entità o Elohim avversario del Creatore
Materiale che sveglia l'intelligenza dell'uomo e della
donna ;facendo loro mangiare il frutto dell'Albero della
Scienza.Ecco perché il serpente diventa il simbolo della
Medicina e del Sapere.

I Naasseni adoravano il serpente come un dio benefico


e considerarono Adonai come il Dio malefico e despota.
Lo Zend-Avesta,nell'esporre la dottrina di Zoroastro,ci
descrive Ahriman,dio delle tenebre,simile ad "un vecchio,
dalla lunp;a barba, le gambe secche e magre". Questo vecchio
somiglia molto al dio di Israele,saturniano come lui,barbu
to,vecchio e decrepito per ricordare che la Morte è il suo
Dominio e non la Vita

Per i cristiani,il serpente è il simbolo,l1immagine di

Lucifero.
Questo angelo è chiamato anche Principe dell'Intelligenza.
Principe deriva dal latino princeps che significa principio.

Il che Rii da tutt1altra essenza! ....

Gli si attribuiscono le tentazioni intellettuali e sensua

li e questo termine in latino designava,per il mondo antico,

il pianeta Venere (Vesper come stella della sera e Lucifer


come stella del mattino). Nelle tradizioni esoteriche ha per
attributo il colore verde e per simbolo grafico il pentagram

ma o stella a cinque punte.

Questa stella è detta anche "pentagramma d'armonia" dai

pitagorici e daecli occultisti "stella luciferina".


Nelle tradizioni indù,le potenze che svegliarono l'intelli

genza umana nel corso delle età sarebbero venute da Venere


per incarnarsi sul nostro globo. Questo mito è detto "disce
sa dei Signori della Fiamma". Signore della Fiamma è una
espressione assai vicina a Portaluce (Lucifer in latino).
I nostri Esseni sono ben lontani dal tetro ebraismo
exoterico ed assai vicini alla pura Gnosil

Filone di Alessandria,pitagorico ebreo,nella sua opera


"De vita contemplativa" ci descrive le società dei Terapeu
ti stabilite nelle solitudini del lago Mareotide. Essi ab
bandonavano il monasterion dove vivevano in solitudine,per
festeggiare insieme,nel monastero principale,il settimo ed

il cinquantesimo giorno.Attribuivano alle cifre sette,cin

que e dieci,un ruolo sacro.I Pitagorici facevano lo stesso.

"In Palestina,molto tempo prima della predicazione di Ge_

su Nazareno,esisteva-la confraternità degli Esseni - ci di_


ce M.C.Ghika - detti anche i taciturni la cui sala di riu
nione,attinente al Tempio di Gerusalemme,era chiamata

Hassa•im,sala dei Silenziosi".

Giuseppe nelle "Guerre degli Ebrei" ci dice,parlando di

quelle riunioni: "Nessun grido,nessun rumore disturbava la

casa comune.Ciascuno riceveva la parola ... Essi giuravano

di non svelare nulla agli estranei di ciò che concerneva i


membri della setta".

Giuramento di iniziazione,precetto del silenzio,comunione

dei pasti e della dimora,tirocinei successivi (uno,due anni),


prima di essere ammessi ai pasti in comune ed allo stato di
iniziato completo; vi si riconosce la filiazione,anche se

Giuseppe non precisa,in un'altra sua opera ("Antichità Giudai.


che"): "Coloro che chiamiamo Esseni praticano una vita con

forme ai principi di Pitagora".


Isidore Lévy,nella "Leggenda di Pitagora" ci dice la steis

sa cosa: "La conquista del Giudaismo da parte della dottrina


pitagorica ha avuto inizio molto tempo prima dell'epoca romei
na. Tutte le principali produzioni della letteratura ebraica
di Alessandria romana si ricollegano alla corrente pitagori.
ca .... Il Giudaismo alessandrino,il Fariseismo,1'Essenismo

offrono,paragonati al mosaico biblico,nuovi caratteri,segni


della conquista del mondo ebraico da parte delle concezioni

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