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Organizzato dallAssociazione culturale Firdaus con il Patronato dellAssociazione culturale CentrArte

Mediterranea, Noto, Palazzo Canicarao, sala Gagliardi, 14 marzo 2009.


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Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro agli occhi di Giacomo
Casanova Cavaliere di Seingalt.
Brevi cenni sulla figura di Casanova libero muratore.




Ringrazio Salvatore e Ninni per linvito che hanno voluto
rivolgermi, e che mi vede qui, oggi, insieme a tutti voi, a tratteggiare la
figura di quelluomo estremamente enigmatico che la storia conosce con il
nome di conte di Cagliostro. Vi porto i saluti dellAssociazione culturale
CentrArte Mediterranea, che ha voluto patrocinare questa iniziativa. E
naturalmente ringrazio Patrizia ed i miei genitori, che sopportano, non
sempre in silenzio, tutte le mie stranezze.

Che Cagliostro fosse stato un libero pensatore ne ebbi conferma un
giorno di circa quindici anni fa, quando una giovane siciliana, avendo
appreso che il nome del gatto di mio padre fosse proprio quello di
Cagliostro, stupita, disse: Ma come, con tutti i nomi che cerano proprio
quello del diavolo gli hai dato?

Ecco, la disinformazione della Chiesa volle per questa giovane
siciliana Cagliostro come il diavolo. Disinformazione che il povero
Cagliostro, ancora oggi, proprio non riesce a scrollarsi di dosso.

Gentili amici, prima di passare alla trattazione della mia relazione,
sento il bisogno di scusarmi con voi. Di scusarmi con tutti coloro che
vedono in Cagliostro una sorta di grande uomo, di taumaturgo, o di mago.
Scusarmi con tutti coloro che considerano Cagliostro un grande iniziato, un
uomo dotato di poteri soprannaturali. Parafrasando lAntonio di
Shakespeare potrei dire che non sono qui oggi a lodare Cagliostro, ma a
seppellirlo.

Vi parler s di Cagliostro, ma del Cagliostro visto dagli occhi di un
grande uomo del Settecento europeo, uno spirito libero che per me
rappresenta il filo rosso che ha unito tutti gli uomini e le donne che hanno
caratterizzato il complesso e contraddittorio Secolo dellet dei Lumi. Vi
dir di Cagliostro visto da Giacomo Casanova, e, vi assicuro, non sar
propriamente un elogio. Luomo Cagliostro, e non il suo mito.

Innanzi tutto doverosa una premessa: delineare la personalit di
Giacomo Girolamo Casanova non cosa semplice. Tuttavia non posso
esimermi da una brevissima parentesi sulla sua ricca vita, se non altro per
dire che non fu solo, come spesso dai pi viene descritto, un libertino, un

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Casanova verso il gentil sesso od un avventuriero. Casanova fu molto di
pi. A cominciare dai suoi nomi.

Fu s Giacomo Casanova, ma fu anche Farussi, a Cesena quando us
questo nome spacciandosi per un mago capace di estrarre un tesoro.

Fu Paralis, questo il suo nome cabalistico. E Paralis era anche il
nome del suo spirito guida che gli permetteva di realizzare la piramide
divinatoria cabalistica di sua invenzione. Persa per moltissimi anni, e solo di
recente ritrovata grazie allo studio di un siciliano, che Salvatore e Ninni
sembrano conoscere.

Fu anche Paralise Galtrinarde, nuovo nome cabalistico che us per
procurare lipostasi alla marchesa dUrf.

Ma fu anche, e soprattutto, il cavaliere di Seingalt. Giacomo
Casanova cavaliere di Seingalt.

Casanova fu un divoratore di libri, un abate, un avvocato, un falso
capitano e il generale di un proprio esercito, fu mago, letterato, filosofo, fu
impresario teatrale, ricchissimo finanziere quando invent la lotteria in
Francia che lo rese un pari del Re. Fu consigliere della zarina di Russia
quando ide il nuovo calendario. Fu un baro al gioco ed una spia
dellinquisizione veneziana. Fu lunico uomo capace di evadere dai Piombi.
Padroneggiava lalchimia, la cabala e le scienze occulte, fu matematico, un
grande ed impenitente amatore, uninstancabile viaggiatore, un impavido
avventuriero. E fu rosacroce e massone.

*** ***

Il contesto storico culturale di riferimento , naturalmente, il Settecento
europeo. Secolo nel quale, in Francia, un marito geloso veniva definito un
nemico dellordine pubblico. Un secolo ancora colmo di discriminazioni
sociali eppur ricco di fermenti egualitari e libertari. Un Secolo ancora
impregnato di oscurantismo, che sbarrava ai pi la conoscenza del sapere
mettendo taluni libri al bando, ed al contempo dava vita allenciclopedia. Un
Secolo di privilegi e di affermazione di diritti. Il secolo di Voltaire e dei
diritti umani, ma anche il secolo della Rivoluzione dellottantanove e di
madame Guillotine.

Un Secolo, infine, estremamente complesso e contraddittorio come
le personalit dei nostri due amici.


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in questo contesto che dobbiamo considerare le figure di
Cagliostro e Casanova. Occorre, dunque, calarsi nello spirito del Settecento
per poterli comprendere senza giudicarli in base alla morale corrente.

I due sono stati per certi aspetti simili. Per tanti altri cos
estremamente differenti.
Casanova figlio illegittimo di un nobile appartenente ad un antico
casato veneziano, che, pur non riconoscendolo mai, non manc di offrirgli
protezione. Cagliostro figlio di un venditore di stoffe palermitano. Persino
geograficamente i due si ritrovano agli antipodi. Estremo italico oriente da
una parte, estremo italico occidente dallaltra.

Fantasioso, allegro e giocoso Casanova; introverso e calcolatore
Cagliostro. Entrambi ambiziosi ed avventurieri, ma in modo assai diverso.
Avventuriere per spirito di vocazione Casanova, avventuriere per necessit
Cagliostro. Il daemone avventuriero di Casanova lo spinge essenzialmente
alla ricerca del sapere per s stesso, quello di Cagliostro ad un sapere da
tradurre in profitto.
Casanova ama la vita, Cagliostro vuole dominarla, vuole anche
limmortalit del corpo.
Lambizione di Casanova ha origine dalla propria autostima, dalla
consapevolezza delle proprie capacit. Quella di Cagliostro ha radici, forse,
nella rivalsa sociale. Non che Casanova non ambisse e sperasse ad aver
riconosciuti i propri titoli e privilegi di nascita, tanto che il duello con un
aristocratico polacco fu per lui una vera e propria rivalsa sociale, ma non
tanto da esserne ossessionato come Cagliostro, che si diede perfino il titolo
di Conte. Casanova, molto pi sommessamente quello di cavaliere.
Cavaliere di Seingalt. Pi avanti se avrete pazienza vi racconter un
episodio su questo nome e del significato esoterico che se ne pu dare.

Amante ed amico delle donne, fino a divenire il suo stesso nome
sinonimo di seduzione Casanova. Monogamo e complice della propria
compagna e sposa, Cagliostro. Single e playboy uno, marito,tutto sommato
fedele rispetto alla morale del tempo, laltro.

Per Casanova la donna era tutto. Un tutto dal quale non doveva avere
legami troppo saldi per. Trattava gli amori come fossero affari, dal
corteggiamento alla fine del rapporto. Eppure le donne ha sempre rispettate
e possiamo dire mai tradite. E non vi fu donna, esclusa la Charpillon, che
non lam. Fece la fortuna di ognuna, e da molte ricevette grandi fortune. La
sua pi importante benefattrice fu la marchesa dUrf, vedremo pi avanti il
loro rapporto. Non volle mai sposarsi, n comprar mai casa, ed invero i suoi
amori finivano sempre allo stesso punto, sempre nello stesso momento.
Quel momento che presto o tardi arriva tra gli innamorati, quel fatidico

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attimo in cui la donna chiede di esser presa in moglie. Ecco, giunti a questo
punto Casanova non si dava alla fuga, ma trattava la separazione come fosse
un vero e proprio affare. Organizzava pranzi e cene, o mondane occasioni,
con illustri e ricchi ospiti e segnava il destino della propria amata dandola in
moglie ad un altro. Solo Henriette avrebbe voluto sposare, ma fu Henriette
che per amore e per aver appreso la reale natura di Giacomo non volle.
Sapeva, Henriette, che nel tempo, il matrimonio, lo avrebbe reso infelice.
Casanova si infiammava e straziava per ogni amore, follie, regali
degni di un re, opere e gesti realizzabili solo un amico delle donne.

Cagliostro, invece, ebbe Lorenza Serafina Feliciani, che spos a
Roma nella chiesa di San Salvatore in Campo, e dalla quale mai si distacc.
Fu la sua miglior alleata, il miglior complice che potesse desiderare, lunica
a conoscenza della sua storia e dei suoi segreti. Salvo un episodio compagni
fedeli per tutto il viaggio della vita. Per quel che sappiamo, non ebbero figli.
Casanova ne ebbe molti.

Furono entrambi massoni, e di questo parleremo in seguito, ma in
modo diverso, molto diverso. Un semplice e forse poco appassionato
associato appare essere stato Casanova, un carrierista Cagliostro. Carrierista
per il fatto che si fece gran copto (gran maestro) di un rito da lui concepito
ed ideato, ed ancor oggi praticato: il cos detto rito egizio.

Sicuramente entrambi riuscirono a penetrare i segreti iniziatici
dellordine, sicuramente entrambi furono degli eccezionali recipiendari in
possesso di una grande magnitudo animae. Pi colto e poliedrico Casanova,
pi mistico e filosofo Cagliostro.

Entrambi alchimisti, entrambi ricevuti con i dovuti onori nelle corti
dEuropa. Pi interessato ai salotti Casanova, pi agli intrighi di palazzo
Cagliostro. Entrambi liberi pensatori, forse troppo per il potere del tempo.
Ed in particolare per quello dellinquisizione, santa o meno che fosse.
Entrambi possedevano la capacit di essere alla pari con le menti pi
brillanti ed in vista dellepoca; con le buone maniere Casanova, con un
alone di mistero Cagliostro.
Di Casanova si temevano i libelli e segreti che custodiva su fatti e
personaggi; di Cagliostro il modo in cui dava forma concreta al suo
pensiero, ovvero la capacit di acquisizione del potere attraverso soprattutto
i riti praticati nelle sue logge. Talento questultimo, che con molta
probabilit, fu la causa principe ed il prezzo pi alto del conto che
linquisizione gli presenter.

La prima volta che Casanova accenna a Cagliostro nelle memorie, lo
fa paragonandolo a un ufficiale dellesercito, tale Don Bepe, alias Giuseppe

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dAffiglio alias Marrati alias Marcati fu uneccezionale figura di
avventuriero. Napoletano dorigine, fece per alcuni anni lattore e recit in
molti teatri italiani e stranieri. Nel 1754 a Vienna compr il grado di
capitano, ma ben presto piant tutto per darsi a quella che era la sua vera
professione, quella di giocatore. Da allora si fece un nome presso tutte le
citt e le corti come brillante avventuriero e spregiudicato giocatore, fino a
che, nel 1778 fu arrestato a Bologna come falsario e imprigionato a Firenze.
Condannato alla galera a vita, mor in prigione nel 1797.
Scrive Casanova: verso sera vennero gli stessi giocatori dellaltra volta e
tutto and come allora. Don Bepe, per, si prese del briccone e ricevette
una bastonata, di cui fece finta di non accorgersi. Era un tipo interessante.
Nove anni dopo lo rividi a Vienna, capitano al servizio dellimperatrice
Maria Teresa, con il nome di Afflisio. Dopo altri dieci anni lo ritrovai
colonnello, poco pi tardi milionario e, infine, tredici o quattordici anni fa,
galeotto. Era un belluomo ma, cosa strana, aveva una faccia patibolare.
Ne ho visti altri del genere: Cagliostro, per esempio, e qualcun altro che
non ancora in galera ma che ci andr perch nolentem trahit.

Dunque Cagliostro, ai primi occhi di Casanova, appare come un tipo
interessante, con una faccia patibolare che presto finir in galera.

Correva lanno 1769, Casanova aveva preso una camera ai Tre
Delfini di Aix-en-Provence. Scrive Casanova: ad Aix, la compagnia alla
tavola comune era eccellente e quindi vi pranzavo e cenavo tutti i giorni.
Un giorno, a pranzo, tutti parlavano di un pellegrino e di una pellegrina
italiani che erano appena arrivati in albergo, ai piedi di san Giacomo di
Galizia: doveva trattarsi di persone di alta condizione, perch arrivando in
citt, avevano distribuito ai poveri molto denaro. La pellegrina, poi, si
diceva che fosse incantevole: una ragazza sui diciotto anni che,
stanchissima, era subito andata a letto. La curiosit di tutti noi che
alloggiavamo nellalbergo era grande e, come italiano, dovetti mettermi
alla testa della compagnia per andare a far visita a quei due che dovevano
essere devoti fanatici o grandi imbroglioni.
La pellegrina era seduta su un seggiolone, con laria di una persona
spossata dalla fatica, ma era indubbiamente un tipo che attirava
lattenzione per la sua giovanissima et, per la sua bellezza che era
accentuata da un velo di mestizia e anche per il crocifisso di metallo giallo,
lungo sei pollici, che reggeva in mano. Appena ci vide entrare, comunque,
la ragazza depose il crocifisso e si alz per accoglierci gentilmente, mentre
il pellegrino, che stava attaccando delle conchiglie su un mantello di tela
cerata nera, non si mosse e, anzi, sembrava suggerirci, guardando di
sfuggita la moglie, di interessarci solo di lei. Piccolo di statura e ben fatto,
luomo, dimostrava cinque o sei anni pi della moglie e a giudicare dal suo
aspetto appariva un tipo piuttosto baldanzoso, sfrontato e impertinente:

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insomma, un vero e proprio delinquente, tutto il contrario delle moglie, che
ostentava nobilt, modestia, ingenuit e pudore. I due riuscivano a stento a
farsi capire in francese e quando mi rivolsi loro in italiano, tirarono un
sospiro di sollievo. La donna mi disse che era romana, ma in verit non
cera bisogno che lo precisasse, giacch il suo accento grazioso lo
dimostrava chiaramente. Quanto a lui, lo giudicai siciliano, bench mi
assicurasse essere napoletano. Il suo passaporto, rilasciato a Roma,
dichiarava che il suo nome era Balsamo, mentre la ragazza si chiamava
Serafina Feliciani, e mentre lei non ha mai cambiato nome, il lettore
ritrover questo Balsamo, tra una decina danni, sotto il nome di
Cagliostro.
La ragazza ci raccont che stava ritornando a Roma insieme a suo
marito, felice del devoto pellegrinaggio che insieme avevano fatto a San
Giacomo di Compostella e a Nostra Signora di Pilar: aveva viaggiato a
piedi sia allandata sia al ritorno ed era sempre vissuta di elemosina,
invano desiderando la miseria per avere ed ottenere maggior merito di
fronte a Dio, che durante la sua vita aveva tanto offeso.
Inutilmente aveva continuato, chiedevo non pi di un soldo: tutti
mi hanno sempre dato oro e argento, e cos, arrivando in citt, ci siamo
visti costretti, per assolvere fedelmente il nostro voto, a distribuire ai poveri
tutto il denaro che ci restava, giacch, se lavessimo tenuto, ci saremmo resi
colpevoli di una mancanza di fiducia nellEterna Provvidenza.
Quindi ci confid che suo marito, che era un uomo vigorosissimo,
non aveva sofferto, mentre lei, invece, aveva patito pene terribili, perch
aveva dovuto camminare sempre a piedi e dormire in letti scomodi, per di
pi quasi sempre vestita, per timore di contrarre malattie della pelle da cui
sarebbe stato difficile guarire.
Sentendole dire queste cose, non potei fare a meno di pensare che ce
ne parlasse per metterci addosso la curiosit di vedere come fosse fatta la
sua pelle in parti diverse dalle braccia e dalle mani, di cui intanto ci
lasciava intravedere gratis la bianchezza e il perfetto lindore. Di fatto, era
molto bella, e aveva un unico difetto: le palpebre un po cispose, che
nocevano alla dolcezza dei sui begli occhi azzurri. Comunque, continuando
nel suo discorso, la ragazza aggiunse che contava di riposarsi tre giorni ad
Aix e di ripartire poi per Roma, previa una sosta a Torino per venerare il
Santissimo Sudario: sapeva che in Europa cerano parecchi Sudari, ma le
avevano assicurato che lunico vero era quello esposto a Torino, che era lo
stesso di cui Santa Veronica si era servita per asciugare il viso grondante di
sangue del nostro Redentore, che vi aveva lasciato limpronta del suo volto
divino.
Alla fine della conversazione uscimmo tutti molto contenti di aver
visto una graziosa pellegrina, ma piuttosto perplessi circa la sua devozione.
Quanto a me, debole comero ancora per la malattia, non feci su di lei
alcun pensiero, ma tutti quelli che erano con me avrebbero volentieri

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cenato con lei, se appena ne avessero avuto loccasione. Comunque,
lindomani il pellegrino scese a domandarmi se volevo salire a pranzare
insieme a sua moglie e a lui, o se preferivo che scendessero loro.
Ovviamente, a quel punto, sarebbe stato scortese rifiutargli una cosa e
laltra, e cos gli risposi che mi avrebbe fatto piacere se fosse sceso a
mangiare.
A tavola luomo, a una mia domanda circa la sua professione, mi
confid di essere disegnatore a penna, specializzato in quello che si
chiamava chiaroscuro. Tutta la sua bravura, insomma, consisteva soltanto
nel ricopiare una stampa, non nel crearla, ma mi assicur che, nella sua
arte, era molto stimato, giacch sapeva copiare qualsiasi stampa cos bene
da sfidare chiunque a scoprire quale differenza ci fosse tra loriginale e la
copia.
Mi compiaccio con lei. Con un talento come il suo, in caso di
bisogno, si guadagner abbondantemente il pane dovunque le venga in
mente di stabilirsi.
Me lo dicono tutti, ma si sbagliano. Talento o non talento, in questo
mestiere si fa la fame, perch in un giorno intero di lavoro, a Roma e a
Napoli, riesco a guadagnare solo mezzo testone, e non basta certo per
vivere.
Dopo avermi fatto questa confidenza, mi mostr alcuni ventagli
disegnati da lui e devo ammettere che erano davvero belli: erano a penna,
ma sembravano stampati. Quindi, per convincermi della sua bravura, mi
fece vedere anche la copia di un Rembrandt che aveva fatto e che era pi
bella, se possibile, delloriginale. Malgrado tanta perizia, egli, che
indubbiamente eccelleva nel suo mestiere, mi giur che questo non gli
bastava per vivere. Personalmente, per, non gli credetti, perci mi parve
uno di quei geni fannulloni che preferiscono la vita vagabonda alla vita
laboriosa. Comunque sia, quando feci per dargli un luigi in cambio di uno
dei suoi ventagli, non volle vendermelo e mi preg di accettarlo gratis e di
fare una questua a tavola per lui, perch aveva intenzione di partire
lindomani stesso. Accettai il regalo e, quanto alla questua, gli raccolsi
cinquanta o sessanta scudi, che la pellegrina venne a ritirare di persona
alla tavola dove eravamo seduti.
Quella giovane donna non aveva assolutamente un aspetto libertino
e anzi, si comportava da persona riservata e per bene. Invitata a segnare il
suo nome su un biglietto della lotteria, si scus dicendo che a Roma non si
insegna a scrivere alle fanciulle che si volevano far crescere oneste e
virtuose. Tutti risero, tranne me, perch mi faceva compassione, e non
volevo vederla avvilita. Ne dedussi, comunque, che doveva essere di origine
contadina.
Il giorno seguente, la ragazza venne nella mia camera a chiedermi
una lettera di raccomandazione per Avignone. Gliene feci subito due, una
per il banchiere Audifred, e laltra per lalbergatore del San Omer, ma la

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sera, dopo cena, lei venne a restituirmi quella per Audifred, dicendomi che
suo marito le aveva detto che non era necessaria, e nel darmela mi invit a
controllare se la lettera che mi restituiva era la stessa che le avevo
consegnato. Dopo aver osservato pi attentamente la lettera, risposi che si
trattava senza dubbio della stessa, ma la ragazza rise e mi fece notare che
mi ingannavo, perch si trattava soltanto di una copia. Protestai che non
era possibile e lei allora fece scendere suo marito, che mi mostr la mia
lettera e mi convinse di quellimitazione prodigiosa, ben pi difficile di una
copia di una semplice stampa. Non nascosi alluomo tutta la mia
ammirazione e gli dissi che poteva indubbiamente trarre grandi vantaggi
dalla sua abilit, ma che, se non fosse stato ben attento, essa avrebbe anche
potuto costargli la vita.
Il giorno successivo, la coppia part. Il lettore, a suo tempo, a dieci
anni cio a partire da questa data, sapr dove e come ho rivisto quelluomo
sotto il nome di conte Pellegrini insieme alla sua buona Serafina, sua
moglie anima dannata. Mentre sto scrivendo, egli si trova in prigione, da
dove non uscir pi, e sua moglie forse vive felice in un convento. Qualcuno
dice addirittura che morto.

Pare evidente, dalla lettura delle memorie, che Casanova fosse assai
pi interessato alla pellegrina che al pellegrino.

Il pi grande dei falsari, ecco come appare Cagliostro agli occhi di
Giacomo Casanova. Non a caso Cagliostro, proprio per le sue doti di
falsario, fu cacciato da Roma, per aver falsificato delle cedole, denunciato
da Ottavio Nicastro e da suo suocero, il padre di Serafina. Poi, per la sua
famigerata passione per i diamanti, sar coinvolto nel caso della Collana
della regina che gli aprir le porte della Bastiglia.

Casanova fu in un certo qual modo profetico con Cagliostro. Aveva
diciottanni pi di lui essendo nato nel 1725. Probabilmente fu proprio la
differenza det che permise a Casanova di intuire la vera natura dei
pellegrini incontrati ad Aix, e di non subire il fascino di Giuseppe Balsamo.

Un altro personaggio disprezzato da Casanova fu il conte di Saint-
Germain, che tent di rubare proprio a Casanova i favori della marchesa
dUrf, nonch le grandi somme che la stessa offriva a Casanova quale
membro dei Rosa+Croce per le sue segretissime missioni in tutta Europa.
Casanova, pur sapendo che il conte di Saint-Germain, fosse un truffatore,
non riusc mai a capire il trucco della fabbricazione delloro che proprio il
conte riusciva a simulare.


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In sostanza n Cagliostro, n Saint-Germain ebbero la stima di
Casanova.. spesso i simili tendono a disprezzarsi, come per una sorta di
antipatia professionale.

Tuttavia non pu essere negato che come Casanova, anche
Cagliostro, e forse con ancor pi forza, non lasciano indifferenti. Non
lasciarono indifferenti i loro contemporanei, continuano a non lasciare
indifferenti noi contemporanei, e continueranno a non lasciare indifferenti i
contemporanei di domani.
Anche se lo spaccato di Cagliostro che ho tratteggiato non
certamente tra i pi a lui favorevoli, non posso che rilevare quanto la sua
figura riesca ad affascinare anche i pi scettici.
Non ritengo fondate le asserite doti taumaturgiche di Cagliostro, la
sua profondit spirituale che, secondo taluni, gli permetteva di viaggiare
nello spazio e nel tempo. Rimango scettico persino rispetto ai suoi scritti.
Perch se vero che, in un certo qual modo, Cagliostro riusc gi nel
Settecento a comprendere quella che due secoli dopo sar da Einstein
concepita come la teoria della relativit, pur vero che il pensiero,
alchemico, ermetico, mistico di Cagliostro era gi stato concepito, elaborato,
sviluppato un secolo prima, da colui che universalmente viene definito il
martire del libero pensiero: Giordano Bruno.
Pertanto le intuizioni di Cagliostro, alle quali comunque deve essere
offerto il giusto riconoscimento in quanto rivoluzionarie rispetto alla fisica
ed alla metafisica di quegli anni, non sono poi cos nuove come taluni
studiosi del Balsamo asseriscono.
Quanto poi al fatto che taluni studiosi, tra cui proprio Pier Carpi,
sostengano che Cagliostro e Balsamo furono due distinti e diversi
personaggi, pu trovarmi daccordo solo nel senso che non furono due
individui, due esseri umani, distinti, diversi, ma la loro diversit risiede nella
naturale elevazione di un percorso di ricerca. fuori dubbio che la
personalit, la cultura, le conoscenze del Balsamo che lascia Palermo sono
radicalmente diverse da quelle del Balsamo, ormai conte di Cagliostro, che
viene portato in trionfo a Parigi. La diversit risiede nellacquisita
consapevolezza, nella capacit di trasformare, plagiare se stessi in una
forma nuova e migliore, pi alta. Nella capacit di carpire taluni aspetti
racchiusi nel segreto della natura universale delle cose. In questo Balsamo e
Cagliostro sono due personaggi diversi. Ma guardando cos le cose,
possiamo dire che perfino Leonardo da Vinci, o Michelangelo Merrisi (il
Caravaggio), solo per fare due esempi, furono pi personaggi di se stessi.
Per fare ancora un esempio, mi viene in mente, e non me ne vogliate,
proprio il santo protettore di Noto: San Corrado. Pensate a quanto diverso
egli era a Piacenza, e quanto nel suo eremo fuori le mura di Noto.


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In conclusione, su Cagliostro non certo possibile sottacere la sua
grande forza mentale e spirituale, le sue geniali doti di avventuriero e di
uomo che seppe cogliere lo spirito del proprio tempo con una grande
conoscenza e consapevolezza del passato ma con lo sguardo e la mente
volte al futuro. Concordo con Montanelli quando afferma che Cagliostro
continua ad essere un grande mistero che divide coloro i quali credono che
sia stato una sorta di santo e quanti lo ritengono solo un impostore.
Aggiungerei, per, che Cagliostro oltre che per noi sar stato un grande
mistero anche per s stesso.

*** ***


Brevi cenni sulla figura di Giacomo Casanova libero muratore.






Fata viam inveniunt
(Virgilio)


Forse era ver, ma non
per credibile a chi
del senso suo fosse signore.
(Orlando Furioso, Ludovico Ariosto)



Delineare la personalit di Giacomo Girolamo Casanova non possibile in poche pagine,
forse neanche in un solo libro. Pertanto, e nella speranza di non rendergli uningiustizia,
prover a tracciarne la figura del libero muratore. E gli dar spesso la parola perch egli,
certamente meglio di me, potr illustrare il suo essere massone.
Tuttavia non posso esimermi da una brevissima parentesi sulla sua ricca vita, se non altro
per dire che non fu solo, come spesso dai pi viene descritto, un libertino, un Casanova
verso il gentil sesso od un avventuriero. Casanova fu molto di pi.

E come non ricordare quel magnifico monologo nelle sue memorie nel quale pacatamente
afferma che ogni uomo ha diritto di scegliersi un nome se quel nome non appartiene gi a
qualcuno. Di quando difese questo nome dalle accuse del borgomastro municipale, innanzi
al quale era stato citato durante la sua permanenza in Germania. Argomentando in latino:
Perch mi disse porta un falso nome?

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Il mio nome non affatto falso. Chieda al banchiere Carli che mi ha pagato
cinquantamila fiorini.
Sono al corrente di questo, ma lei si chiama Casanova e non Seingalt. Perch usa questo
nome?
Assumo questo nome, o piuttosto lho assunto, perch mio. Mi appartiene cos
legittimamente che se qualcuno osasse portarlo glielo contesterei in tutti i modi e con tutti i
mezzi.
E in che modo questo nome le appartiene?
Perch ne sono lautore. Ma ci non mi impedisce di essere anche Casanova.
Signore, o luno o laltro. Non pu avere due nomi ad un tempo.
Gli spagnoli e i portoghesi ne hanno spesso una mezza dozzina.
Ma lei non n portoghese n spagnolo: italiano e, oltre tutto, come si pu essere
lautore di un nome?
la cosa pi semplice del mondo e la pi facile.
Me lo spieghi.
Lalfabeto propriet di tutto il mondo e questo, credo, incontestabile. Orbene, ho
preso otto lettere dellalfabeto e le ho combinate in modo da ottenere la parola Seingalt.
La parola cos formata mi piaciuta e lho adottata come mio appellativo, con la ferma
persuasione che, visto che non lha portato nessuno prima di me, nessuno ha il diritto di
contestarmelo e meno ancora di portarlo senza il mio consenso.
Come idea piuttosto bizzarra e lei lappoggia con un ragionamento pi specioso che
solido. Il suo nome infatti non pu essere che quello di suo padre.
Penso che lei sia in errore, perch il nome che lei stesso porta per diritto deredit non
esistito dalleternit, ma ha dovuto essere costruito da uno dei suoi antenati, il quale non
lha affatto ricevuto da suo padre, quandanche lei si chiamasse Adamo. Ne conviene
signor borgomastro?
Ci sono costretto, ma una novit.
Lerrore proprio qui. Ben lungi dallessere una novit, questa una cosa antichissima.
Mi impegno a portarle domani una sequela di nomi tutti inventati da onestissime persone
che sono vive e vegete e che ne godono in pace senza che a nessuno venga in mente di
citarli al palazzo municipale per rendere conto a qualcuno, a meno che essi non li
sacrifichino a danno della societ.
Ma converr che ci sono delle precise disposizioni di legge contro i falsi nomi!
S, contro i falsi nomi, ma le ripeto che niente pi vero del mio nome. Il suo, che rispetto
senza conoscerlo, non pu essere pi vero del mio, perch possibile che lei non sia figlio
di chi crede suo padre.

Il borgomastro fece un sorriso, si alz e mi accompagn fino alla porta dicendomi che si
sarebbe informato sul mio conto presso Carli.

Alla fine ci riusc Casanova a portare, almeno in Germania, legittimamente il nome di
Seingalt.

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Come gi detto, Casanova fu un divoratore di libri, un abate, un avvocato, un falso capitano
e il generale di un proprio esercito, fu mago, letterato, fu impresario teatrale, ricchissimo
finanziere quando invent la lotteria in Francia che lo rese un pari del Re. Fu consigliere
della zarina di Russia quando ide il nuovo calendario. Fu un baro al gioco ed una spia
dellinquisizione veneziana. Fu lunico uomo capace di evadere dai Piombi. Padroneggiava
lalchimia, la cabala e le scienze occulte, fu matematico, un grande ed impenitente amatore,
uninstancabile viaggiatore, un impavido avventuriero. E fu rosacroce e massone.

Giacomo fu iniziato alla Massoneria allet di 25 anni, nel 1750, in una delle tre logge
esistenti allora a Lione: la Gran Loggia Scozzese, la Loggia Amicizia e quella
chiamata Amici scelti. Anche se non vi sono documenti ufficiali che possano attestarlo,
assai probabile che Giacomo fu iniziato proprio in questultima loggia.
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Un attore francese di nome Balletti, che come la maggior parte degli attori francesi doveva
essere massone, ebbe certamente parte nellammissione di Casanova che fu Apprendista e
dopo pochi mesi Maestro, a Parigi, nella loggia del duca di Clemont, Gran Maestro di tutte
le logge di Francia dal 1743 al 1771. In epoca successiva ma imprecisata, Casanova
divenne Rosa+Croce, come Cagliostro ed il conte di Saint-Germain.
Ma non voglio essere io a parlarvi di Giacomo come massone, preferisco che a farlo sia lui
stesso; gli cedo dunque nuovamente la parola.
Un rispettabile personaggio, che conobbi in casa del sig. Rochebaron, mi procur il
favore dessere accolto nella confraternita di coloro che vedono la luce. Divenni cos
aspirante frammassone. Poi, due mesi dopo, a Parigi, ricevetti il secondo grado e, alcuni
mesi dopo ancora, il terzo, quello di maestro, che il massimo. Tutti gli altri titoli che mi
fecero prendere in seguito sono garbate invenzioni, di valore simbolico, che nulla
aggiungono alla dignit di un maestro.
Nessuno al mondo riesce a conoscer tutto, ma ognuno deve aspirarvi. Ogni giovane che
viaggia, che vuol conoscere il mondo, che non vuol essere inferiore agli altri ed escluso
dalla compagnia dei suoi coetanei, deve farsi iniziare alla massoneria, non fosse altro per
sapere almeno superficialmente cos. Deve tuttavia fare attenzione a scegliere bene la
loggia nella quale entrare, perch, anche se nella loggia i cattivi soggetti non possono far
nulla, possono tuttavia sempre esserci, e laspirante deve guardarsi dalle amicizie
pericolose.
Coloro che entrano nella massoneria solo per carpirne il segreto, possono ritrovarsi
delusi. Pu infatti accader loro di vivere per cinquantanni come maestri massoni senza
riuscire a ottenere quello che si prefiggono. Il mistero della massoneria, di fatto, per sua
natura inviolabile. Il massone lo conosce solo per intuizione, non per averlo appreso, in
quanto lo scopre a forza di frequentare la loggia, di osservare, di ragionare e dedurre.
Quando lo ha appreso, si guarda bene dal far parte della sua scoperta a chicchessia, fosse
anche il suo miglior amico massone, perch se costui non stato capace di penetrare da
solo il segreto non sar nemmeno capace di profittarne se lo apprender da altri. Il
segreto rimarr dunque sempre tale.

1 Roberto Gervaso, Casanova, Rizzoli Editore, Milano, 1974, pag. 99.

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Ci che avviene nella loggia deve rimaner segreto, ma chi cos indiscreto e poco
scrupoloso da rivelarlo non rivela lessenziale. Del resto, come potrebbe farlo, se non lo
conosce? Se poi lo conoscesse, non lo rivelerebbe.

Lo stesso effetto che oggigiorno fa la confraternita massone su molti iniziati, facevano un
tempo i grandi misteri che si celebravano ad Eleusi in onore di Cerere. Questi misteri
interessavano tutti i Greci e i maggiori personaggi del mondo ellenico aspiravano ad
esservi iniziati. Tale iniziazione era molto pi seria di quella della massoneria moderna,
nella quale si ritrovano dei farabutti e dei veri rifiuti dellumanit.

*** ***

In verit dei rapporti tra Casanova e la massoneria non abbiamo che pochi frammenti.
Sappiamo che intorno al 1758-59, durante la sua permanenza ad Amsterdam, Thomas
Hope, durante una cena, lo invit con lui alla loggia dei borgomastri. Si trattava di un
grande onore, perch contro tutte le regole della massoneria, vi erano ammessi soltanto i
ventiquattro membri che componevano la loggia, che erano i pi ricchi della Borsa. Questo
per quanto mi riguarda uno scoop storico: Casanova ci informa del fatto che gi a met
del Settecento esistevano le logge coperte, un vizietto pi antico di quanto si credesse....

In onore di Giacomo i lavori di quella sera furono in francese. Piacque cos tanto a quei
fratelli che per tutto il tempo della sua permanenza ad Amsterdam lo nominarono membro
soprannumerario. Incredibile Casanova! Fu persino invitato a partecipare ai lavori della
Gran Loggia intorno al 27 di dicembre di quellanno, ma una brutta influenza lo costrinse a
letto e mancare allinvito.

Cos come vi erano logge coperte, gi allora alcuni principi della chiesa erano massoni, tra
questi Casanova ricorda un suo caro amico, il cardinale Antonio Branciforte Colonna, gi
nunzio a Venezia, fu cardinale legato a Bologna dal 1770 al 1777. Nelle sue memorie
Casanova accenna che intorno al 1752 col cardinale Branciforte Colonna erano stati
insieme in una loggia massonica e che poi avevano fatto cene squisite in compagnia di
belle ragazze. Casanova definisce il cardinale come un bontempone.

Purtroppo sui rapporti tra Casanova e la Massoneria non abbiamo, almeno ad oggi, altro. In
molti hanno creduto che Giacomo non fosse un semplice libero muratore, ma un vero e
proprio ambasciatore della massoneria, cos spiegherebbero i suoi numerosissimi viaggi in
tutta Europa. Ma tale ragionamento, ad avviso non solo dello scrivente, appare poco
probabile. Nelle sue memorie Giacomo raccontando tanti e tali fatti a lui sfavorevoli d
credibilit a tutti quelli a lui favorevoli. Infatti se crediamo a quelli sfavorevoli, e non
abbiamo alcun motivo per non crederli accaduti, dobbiamo necessariamente e
conseguentemente credere anche a quelli a lui favorevoli. Nelle memorie non fa mistero
che durante il suo viaggio in Olanda fu anche un agente segreto al servizio del Governo
francese. Se Casanova fosse stato un ambasciatore della massoneria, se il suo ruolo fosse

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stato quello di mettere in contatto i fratelli dEuropa divulgando e custodendo preziose
notizie, di certo egli ne avrebbe fatto menzione nelle memorie, fosse solo per vanit.
Liniziato Casanova nelle sue memorie ci offre una descrizione bellissima di un laboratorio
alchemico, e del modo di trattare i metalli. Casanova conosceva gi che vera un metallo
pi prezioso delloro. E non per il fatto che la Borsa ne stimasse un valore superiore,
quanto per le sue propriet. Una vera e propria lezione di alchimia. Sentiamolo a colloquio
con la marchesa dUrf:

Dalla biblioteca passammo nel laboratorio e qui devo dire che rimasi veramente
sbalordito. La signora cominci col farmi vedere una sostanza che teneva sul fuoco da
quindici anni e che doveva restarci per altri quattro o cinque. Era una polvere di
proiezione, atta a trasformare in un minuto qualsiasi metallo in oro. Per alimentare
costantemente il fuoco, aveva fatto costruire un tubo dal quale, per effetto del peso,
scendeva nel fornello la quantit necessaria di carbone, cosicch qualche volta stava
anche tre mesi senza mai entrare nel laboratorio ma non rischiava per ci di trovar spento
il fuoco. Le ceneri di scarto, invece, scendevano da un piccolo condotto che si trovavano
sotto il fornello. Per lei, la calcinazione del mercurio era un gioco da bambini. Me ne
mostr un po calcinato e mi disse che, quando ne avessi avuto voglia, mi avrebbe
insegnato come ottenerlo. Mi mostr poi lalbero di Diana (si tratta del c.d. albero metallico che
gli alchimisti ottenevano mescolando due metalli e un solvente), che la polvere di proiezione
trasforma in oro del famoso Taliamed di cui era scolara. Taliamed, come tutti sanno, era il
dotto Maillet e, secondo lei, non era morto a Marsiglia come aveva fatto credere labate
Le Maserier, ma era ancora vivo: anzi con un lieve sorriso aggiunse che riceveva spesso
sue lettere. Se il Reggente di Francia gli avesse dato retta, secondo lei non sarebbe morto.
In proposito mi raccont che il Reggente era stato il suo primo amico e che era stato lui a
darle il soprannome di Egeria (la ninfa che secondo la legenda dava i suoi consigli al re Numa
Pompilio, nel bosco di Ariccia) e a farla sposare al Marchese dUrf. Possedeva anche un
commento di Raimondo Lullo (mistico, poeta e missionario catalano 1232/1316 autore di
parecchie opere come lArs magna et ultima, che trattano di alchimia) che spiegava ci che aveva
scritto Arnaldo di Villanova dopo Ruggero Bacone e Geber, i quali, sempre secondo lei,
non erano morti. Il prezioso manoscritto stava in un cofano davorio di cui lei custodiva la
chiave, anche se nessuno metteva piede nel laboratorio. Mi mostr quindi un barile pieno
di platino del Pinto (platino estratto dal Pinto, in Giamaica, il Vood che aveva fornito il platino alla
marchesa dUrf, e che fu sempre un mistero per i commentatori di Casanova, stato identificato da J.R.
Childs in Charles Wood, che nel 1741 scopr in Giamaica dei campioni di platino provenienti dal rio Pinto
de Cocho e che per primo lo introdusse in Europa tra il 1741 e il 1743), che poteva tramutare in oro
a piacere. Glielo aveva regalato personalmente, nel 1743, Vood. Mi fece vedere lo stesso
platino in quattro vasi diversi: in tre il platino sera conservato intatto nellacido solforico,
nitrico e sodico; nel quarto, dove la signora aveva usato acqua regia (miscela di acido nitrico
e di acido cloridrico), non aveva resistito. Lo fondeva con lo specchio ustorio e mi spieg che
era il solo metallo che non si potesse sciogliere diversamente, e questo, a suo parere,
dimostrava che era superiore alloro. Me lo fece anche vedere precipitato con sale
ammonico, con il quale non si era mai ottenuta la precipitazione delloro. Aveva un
athanor (un grande forno, fatto di terra e di mattoni e alimentato a carbone) in funzione da quindici

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anni. Il camino era ancora pieno di carboni neri e ne arguii che la signora lo aveva
adoperato un paio di giorni prima.

*** ***

Cosa hanno in comune Mozart, Da Ponte, Caterina II, Cagliostro, Giorgio III
dInglilterra, Farinelli, Federico II di Prussia, Ferdinando IV, Giuseppe II dAustria, Luigi
XV, Montesquieu, il duca dOrlans, la Pompadour, Jean Jacque Rousseau, Saint
Germain, Voltaire, per citarne solo alcuni? Tutti conoscevano e stimavano Casanova, il
quale rappresenta quel sottile filo rosso che collega tutti gli uomini e le donne che con le
loro gesta hanno disegnato e caratterizzato il secolo dei Lumi.

La storia della mia vita senza dubbio la pi bella espressione letteraria del
Settecento, forse lunica leggendo la quale si possa estrarre lessenza stessa di quello
straordinario complesso contraddittorio secolo. Una prosa leggera ed estremamente colta,
piccante ma mai volgare o tale da offendere minimamente il lettore, travolgente. A parer
mio le memorie non hanno tanto il merito di aver tramandato Casanova ai posteri, di averlo
collocato nella storia tra i grandi uomini, quanto quello pi alto di averlo realmente reso
immortale, vivo, complice ed amico del suo lettore che di lui s inconsapevolmente
innamorato. Dopo aver letto le memorie non si pu non provare che un velo di tristezza
ma subito passa perch una parte dello spirito di Casanova entra a far parte della nostra
vita: un piccolo grande raggio di sole che per sempre, sinceramente, segretamente ci
guider nel nostro cammino. In molti hanno dedicato la vita alla ricerca della pietra
filosofale al fine di possedere ricchezze e lelisir di lunga vita, ma in pochi lhanno trovata.
Casanova e tra i pochissimi che lhanno trovata. Lui lha trovata nelle sue memorie.
In conclusione, prendendo a prestito le parole di Indro Montanelli, Giacomo Casanova
rappresenta il vero italiano del Settecento, apolide e cosmopolita, condannato a una vita
corsara dalla mancanza di una patria, di una societ, di una fede e di una morale. Il vero
europeo aggiungerei sommessamente.

















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Appendice documentale.



Ci che segue quanto scriveva Giovanni Battista Manuzzi, confidente dellInquisizione del
Tribunale di Venezia. Tra le tante accusa Casanova di appartenere alla setta dei Rosa+Croce
ed a quella degli Angeli della luce. Venezia, Archivio di Stato, Inquisitori di Stato-Riferte
Manuzzi-B.612.

Ill.mi et Ecc.mi Signori

Essendomi riuscito rilevare da D. Gio. Batta Zini di chiesa de S. Samuel , che Giacomo Casanova in oltre
alle molte amicizie che ha co' nobili Patrizi, con qualcheduno de quali crede se la intendi, e l'introduca dei
forestieri a giuocare, e vincersi i danari, sapendo per voce propeia del Casanova aver esso l'arte del barare,
che il Casanova fa credere che non si mora, ma che soavemente si sia trasportati da fra Bernardo, il quale
viene a levarsi e condursi per la via Latteanella religione degli addetti ove risiede Leggismarco ; e con
queste dannate imposture dei Rosa croce, degli Angeli della luce, ammalia le persone come fece del N.H. sr
Zuanne Bragadin et altro nobili Patrizi per cavarli danari; che professa il detto Casanova le massime de
Picureo; che con le sue imposture e chiacchere inviluppa la gente in un totale libertinaggio ad ogni genere di
piacere; che di nuovo coltiva il N.H. Bragadin sperando, se reddita, di mangiarle il resto; che molti nobili
Patrizi amando il suo talento li vanno a seconda; che stupisce non li sj accaduto niente di sinistro praticando
con tanta confidenza i nobili Patrizi insupandoli di certe massime, ch' un cisma aperto, che se qualche d'uno
d'essi parlassero gramo lui.
Con queste nozioniho ridotto il Casanova a discorrer meco di simili matterie; mi ha confidato di avere
procurato insinuarsi con il Duca Grillo che pratica alla bottega d'acque al Buso; che li fece qualche discorso
del numero con l'idea di ridurlo a poco a poco alla chimica, e lusingarlo di saper comporre la polvere
universale, e persuaderlo poi che non morir, ma che passer dolcemente agli addetti; che dalle risposte
avute dal Grillo in proposito del numero vede l'impresa esser difficile avendoli confutati i principi, che per
altro sarebbe capace farli spendere un tesoro quale entrarebbe quasi tutto in scarsella a lui senza che il
Grillo se ne avedesse; che le riusc incantare dei altri, particolarmente ser Zuanne Bragadin, che stante la
stretta amicizia fra loro passata, saranno sette anni circa, si era divolgato pel paese che tanto il N.H.
Bragadin, quanto lui discorrevano co' spiriti, che sendo stato avisato il Gradin che avevano assoggettata la
matteria a questo gravissimo tribunale, e per non essere retento, o esiliato si absent di Venezia. Si vanta il
detto Casanova franco nel barare, forte di spirito per non creder niente in matteria di religione, di avere
tutta la sveltezza per insinuarsi colle persone e ingannarli, che in passato molte volte gli stato per
precipitare riguardo che non aveva giudizio, ma che in ora egli opera con riserve grandissime, perch questo
un paese che di governo e di religione non si pu parlare senza un grande rischio, protestandosi di nulla
credere della nostra religione, come non credono alcuni nobili Patrizi che lui conosce; che le sue pratiche
sono con ser Zuanne Bragadin, ser Marc' Antonio Zorzi, ser Alvise Grimani, ser Marco Donado, ser
Bernardo Memo, ser Piero Alvise Barbaro et altri moltissimi nobili Patrizi, che lo amano; che da alcuni ei va
alle lor case a pranzo, desiderandolo ogni uno, con altri s'unisce ai caf , alla Malvasia, data da Lissandro
in Frezzaria ove mi dice che qualche volta, ma di rado giocano; che lui ha molto conoscenze co' forestieri, e
con il fior della giovent; che pratica in casa di moltissime figlie, maritate, e donne d'altro genere, che lui
procura divertirsi in ogni guisa, e tenta sempre colpi grandi per mutar fortuna; che per saziare i suoi piaceri
non le mancano danari; che pochi giorni sono a Padova ha perduti pi di sessanta cechini.
Questa perdita la rilevo da Giacomo Canal, e la intesi anche da un tal Cesarino giocator di faraone,
pratica al mondo d'oro; presente il detto Cesarino Luned notte in bottega d'acque al Rinaldo Trionfante il

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Casanova ci lesse un'empia composizione in versi, lingua veneziana, che sta ora facendo. Non so cosa si
possa dare di pi enorme nel suo pensare e nel discorrere di religione, considerando il Casanova assai
deboli di spirito queli che credono in Ges Cristo. A trattare e intrinsecarsi col detto Casanova si vedono
veramente accomunate in lui la miscredenza , l'impostura, la lasivia, ela volutt in modo tale che fa orrore.
Il N.H. ser Benedetto Pisani ha cognizione dell'imposture fatte dal Casanova al N.H. ser Zuanne
Bragadin, e che li fece ccredere che venir le dovesse l'Angelo della luce; che fu il Casanmova la rovina del
detto N.H. Bragadin
Giacomo Canal conoscente anche del N.H. ser Bernardo Memo mi dice che il Casanova una gran testa,
che pratica con somma confidenza Nobili Patrizi, che crede occorrendo li facia il mezzano, che ser Bernardo
Memo abbench sia spesso col Casanova a momenti lo ama, et a momenti lo calpesta.
Da Giacomo Berti rilevo come le disse uno de' giovani della Malvasia in Frezzaria che pratica la sera il
Casanova, e si trattiene a discorrere in un loco interno con ser Bernardo Memo, col Barbaro; e che li hanno
veduti al Casanova ne' scorsi giorni una borsa con molti ori, e che ha sempre danari.

Venezia, li 17 luglio 1755
Um.mo dev.mo osserv.mo Gio.Batta Manuzzi
(A tergo)

1755 - 20 luglio

Manuzzi procuri di avere la composizione in versi,
E la presenti.


Di seguito il Manuzzi rivela allInquisizione veneziana, pur avanzando qualche dubbio per il
fatto che fosse stato lo stesso Casanova a confidarglielo, lappartenenza di Giacomo Casanova
alla setta de Muratori. Venezia-Archivio di Stato, Inquisitori di Stato-Riferte Manuzzi-B.612.

Ill.mi et Ecc.mi Signori
Ricercai a Giacomo Casanova la composizione. Mi ha risposto, finita che l'avr, me la lascier copiare,
con l'impegno per di non dir mai che lui ne sia stato l'autore. Me la lesse di nuovo avendone scritto tre
piccoli fogli, i quali ei tiene in scarsella per comodo di scrivere quando le viene voglia. Essendomi portato
questa mattina alla di lui casa, mi volea far leggere qualche altra cosa che non le riusc di ritrovare avendo
nella sua stanza diverse carte a rifusa sopra di un tavolino, et in un armaro, e avendo ma inutilmente cercato
anche in un baule, mi fece vedere una pelle bianca, che aveva in detto baule in forma di una picciola traversa
da potersi cingere alla vita; le ho dimandato in che se ne servisse; mi rispose che quela si usa quando si v
in un certo luogo dove si adoprano anche dei ferri, et in abito nero; le ricercai dove fossero i ferri e l'abito;
mi disse che si tengono nella Loggia, perch di troppo pericolo sarebbe tenerli in casa. Mi sovenne all'ora
che lo stesso Casanova parlato mi avea ne' giorni passati della setta de' Muratori, raccontandomi i onori, e
vantaggi che si hanno a essere nel numero de confratelli, che vi aveva della inclinazione il N.H. ser Marco
Donado per essere arrolato a detta setta, ma la maniera con cui sono introdotti la prima volta nella Loggia
sembrandoli assai rischiosa non voluto asardarsi, dicendo che si lasciano condurre a occhi bendati. Io non
ho cognizione di tal matteria, non posso per ci distinguere se il Casanova mi abbia detta la verit, o datte
ad intendere bugie; non ostante credo mio dovere di umiliare ci che dallo stesso mi stato deto.
Venezia, li 21 luglio 1755
Um.mo dev.mo osserv.mo Gio.Batta Manuzzi






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PRESUNTO ITINERARIO DI BALSAMO
DA PALERMO (1743) A NAPOLI (1775)



Londra



Aquisgrama

Parigi
Ratisbona
Vienna


Venezia

Aix-en-Provence 1769
Marsiglia


Barcellona
Roma
Madrid Napoli

Lisbona

Palermo Messina



Rodi
Malta


Alessandria

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