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2) Quella di Rosaura: il suo arrivo in Polonia per riparare il suo onore, le ansie
di Clotaldo allo scoprire che è sua figlia, la vita di questa nella corte e il
ripristino dell'onore.
Questo è un testo che veniva rappresentato nei corrales. Il Corrales è un teatro
all’aperto dove il palcoscenico sta su un lato corto. Gli spettatori stanno sia
seduti che in piedi, a seconda della loro importanza. Sono luoghi in cui
vengono messe in luce le capacità dell’attore. Il teatro del Siglo de Oro è
caratterizzato dalla notevole variabilità di generi e di testi messi in scena, a
seconda del gusto degli spettatori. I testi vengono scritti di getto continuo e
rientrano nel genere della comedia nuova. È un genere teatrale molto ricco
nell’intreccio, ma che possiede comunque dei ruoli in cui gli attori tendono a
specializzarsi (es: dama, gracioso, galan…). I drammi perdevano parte del loro
realismo e usavano un linguaggio più complesso. Si ebbe un’evoluzione verso
il gusto barocco
TEMI
PRINCIPALI:
Rilettura cristiana dell’Edipo Re di Sofocle.
L’inconsistenza, la fallibilità, l’insensatezza della vita umana sono poeticamente descritte in queste parole solenni e rassegnate. Una vita in cui l’uomo non è altro che una marionetta, i cui fili sono mossi dall’alto da un’entità suprema e
imperscrutabile: così come la vita di Sigismondo è controllata dal pavido e impietoso padre. Anche se Sigismondo riuscirà a rientrare nella vita reale liberandosi dalla torre, ha ormai capito che la vita non è altro che un gioco di ruoli. E
se l’uomo è marionetta, cosa è il mondo se non un grande teatro? E chi è Dio, se non il più grande regista di tutti i tempi? Proprio su questo si fonda un’altra disincantata opera teatrale di Calderón, ovvero “El gran teatro del mundo”, in
cui il grande autore spagnolo apre il sipario sul fascino e la dannazione della condizione dell’uomo, attore legato a un palco da cui non può scendere mai, costretto a recitare un copione che non ha scelto. In questo modo "La Vita è
sogno" è un esempio del grande tema del desengaño e aggiunge una profondità filosofica al teatro barocco.
Il dramma di Sigismondo è mosso dal filo conduttore del sogno. Sonno, o sogno: da notare che in spagnolo con la parola “sueño” si possono intendere entrambi. Tradurre La vita è sogno trasporta dunque fin nel titolo la
contrapposizione essenziale che si manifesta nell’opera. L’idea stessa di vita come sogno non è del tutto originale. La citazione “e al mondo, in conclusione, tutti sognano ciò che sono benchè nessuno lo sappia” sembra richiamare la
citazione della Tempesta di William Shakespeare (1564 – 1616), in cui Prospero afferma: “Noi siamo fatti della medesima sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra vita breve è circondata dal sonno”. Un altro esempio che pare in
tutto analogo, sia nella struttura sintattica, sia nel significato apotegmatico, al sintagma che ci interessa: la frase biblica «Militia est vita hominis super terram» (Giobbe, 7:1, versione della Vulgata) che in traduzione sarebbe «La vita
dell’uomo sulla terra è una milizia». Frase atta a significare che la vita è in genere una lotta o che essa va spesa al servizio di un nobile ideale. A proposito della futilità ed effimerità della vita, non si può non menzionare il poeta greco
Pindaro (518 a. C. – 438 a.C.) e la sua famosa citazione: “L’uomo è il sogno di un’ombra. Siamo doppiamente inconsistenti, sia come sogno sia come ombra”. Con questa espressione, il poeta intende sottolineare il fatto che noi esseri
umani siamo impalpabili, illusori e quindi della stessa consistenza di un sogno. Il concetto viene ulteriormente rimarcato ed iperbolicamente estremizzato e drammatizzato attraverso il termine epameroi (esseri della durata di un giorno).
La definizione di ciò che siamo è resa problematica dalla consapevolezza che dopo la morte saremo polvere. Ciò richiama proprio parte del passaggio del monologo di Sigismondo già menzionato in precedenza a proposito della potenza
annichilitrice della morte: “l’applauso che il re riceve la morte converte in cenere”. Ma se volessimo citare un qualcosa di più vicino ai nostri tempi, sarà il caso di ricordare proposito Salvatore Quasimodo, che scelse proprio questo
titolo per una raccolta di sue poesie composte tra il 1946 e il 1948, caratterizzate da una vena di consapevolezza civile e di impegno etico: La vita non è sogno (1949). Il titolo "La vita è un sogno" viene così progressivamente
abbandonato, fino al punto di perdere le sue risonanze “alte”, connesse con la citazione intertestuale del dramma calderoniano. Infine si potrebbe dire che neanche il mondo della cinematografia esula da questo elenco, nel film Matrix
del 1999, il rapporto tra mondo onirico e mondo reale rappresenta uno dei suoi elementi suggestivi e che lo hanno reso celebre. In particolare, nel dialogo tra Morpheus e Neo, il primo spiega al secondo che non vi è alcuna differenza tra
sogno e realtà:
Morfeo : Cos’è il reale? Come definisci il reale? Se tu parli di ciò che provi con i cinque sensi, ciò si tratta semplicemente di segnali elettrici interpretati dal tuo cervello.
Neo : Cosa stai cercando di dirmi? Che posso schivare i proiettili?
Morfeo : No, Neo. Sto solo cercando di dirti che quando sarai pronto non ne avrai bisogno.
Morfeo : Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se non fossi capace di svegliarti da un sogno così? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?.
Questo concetto di vita come sogno è un concetto che ancora oggi ci portiamo dietro. A partire dal dubbio cartesiano: ci possiamo fidare dei sensi? Fino ad arrivare a romanzi come Il piccolo principe o
V per vendetta in cui è sempre presente questo tentativo di riconoscere e distinguere sogno e realtà. Questo perché anche nelle azioni più quotidiane ci ritroviamo quasi avvolti da questo velo di fantasia che non ci permette di vivere
appieno la realtà o averne consapevolezza. Potrebbe essere definito come uno strascico dell’infanzia: i bambini, ad esempio, vivono tutto come fosse un sogno e non si pongono chissà quali domande sulla realtà che li circonda.
Ad inizio pandemia eravamo tutti non coscienti di quella che era effettivamente la situazione, e le brutte notizie che attraverso le reti di comunicazioni ci arrivavano sembravano qualcosa di troppo lontano dalla realtà per essere vere, un
sogno. Da un anno a questa parte forse ci siamo abituati o forse no. Magari siamo ci sentiamo ancora come un Sigismondo che si ritrova per la prima volta ad affrontare la vita sprovvisto degli strumenti che la stessa vita gli ha tolto.
Quella vita che, Calderon de la Barca continua a dircelo, è e rimane sostanzialmente sogno. L’ossimoro degli ossimori. Qualcuno potrebbe dire che se l’autore fosse vissuto oggi avrebbe scritto un testo dal titolo La vita è incubo. Forse è
così. O forse no. Gli orrori non mancavano di certo neanche nella sua epoca, nel mondo che gli è toccato in sorte. Il trucco forse (e la necessità), è continuare a sognare, vedendo e immaginando architetture fisiche e mentali
lussureggianti. Senza scordarci, magari, la responsabilità fondamentalmente umana di provare, nonostante tutto, a trasformare il sogno in realtà.
MARISTELLA GIULIANO
GIANLUCA GIUSTOLISI
DIEGO NASTI
LORENZO SILVIA
FABIO ZITO