Allora prima i iniziare con l’esegese, forse ieri ho fatto un puo di
passagio troppo afretati cualcuno poter’essere rimasto un puo disorientato. Volevo ripresentare un momento alcune questioni principali e soprattutto qual’è lo status quo degli Studi recenti sul Vangelo di Marco. Ora abbiamo visto che il vangelo di Marco presumibilmente, rappresenta la più antica narrazione esistente su Gesù. Perché dopo lettere di Paolo l'abbiamo detto. Ora, quando ieri ho fatto vedere quando si è iniziato a parlare, appunto su Marco, o di Marco, quando a certo punto dopo che finalmente c'è stata la riscoperta di Marco e all'inizio del ventesimo secolo, in modo particolare con William Wrede. William Wrede che e morto nel 1906, nato 1859, ha scritto un'opera Il messianismo, Il segreto messianico di Gesù, esempio Wrede ha sottolineato che, il livello letterario del vangelo di Marco, deve essere distinto dal livello storico degli eventi riportati. Cioè praticamente perché, cosa dice: secondo prevede proprio questo libro, Il segreto messianico dice che c'è una differenza tra l'auto comprensione di Gesù, e la prima confessione Cristiana del suo, del riconoscimento di Gesù come Messia. Wrede dice, Gesù Non si presentò come il Messia, anche se poi dopo mitigo questa opinione, ma era stata la comunità primitiva che lo aveva rivestito, appunto, di messianesimo. E per spiegare questa discrepanza, Wrebe sviluppo la teoria secondo cui Gesù, aveva nascosto consapevolmente il suo stato messianico durante il ministero terreno. Ieri ho parlato abbiamo visto quando Gesù imponi dicendo non dite, non parlate, tacete,eccetera, eccetera. Proprio questo ha sviluppato Wrede, e ha sviluppato una teoria un po' singolare. E Marco, diciamo secondo Wrede, ha trovato questa teoria già presente nel materiale che ha assemblato, e ha messo insieme per fare appunto, questa specie, questa narrazione. È stato un altro autore, Shimidt che ti mostro che Marco, addiritura, non era interessato a rappresentare lo sviluppo effettivo del ministero pubblico di Gesù, ma piuttosto che aveva fatto? Aveva riunito tutte le tradizioni preesistenti, in una narrazione coerente. Naturalmente Shimitdt riprende un po', la visione di alcuni studiosi, che appartenevano alla critica delle forme. Critiche delle forme, voi dovreste già sapere, inaugurata da Dibelius e Bultmann, per cui cerco di focalizzare la sua attenzione come queste Tradizioni che già esistevano, che Marco ha raccolto, le ha puoi adattato al cristianesimo primitivo. Ora ciò che, per esempio, Bultmann e le altri della scuola delle forme li tenevano di Marco, è che aveva posto in evidenza il Gesù del kerygma, per cui il fatto di aver di aver messo insieme tutti questi collegamenti, aver fatto riferimento alla storia, ha fatto nascere quest'idea fondamentale di Marco: che Marco ha un rapporto con la storia. C'è stato il periodo in cui abbiamo detto, Marco era completamente messo da parte, poi dopo, si scopre che come primo vangelo il Vangelo è quello più vicino la storia di Gesù. Con questi interventi di Wrede, Wrede dice: Ecco, nem meno Marco serve per intraciare Gesu storico. Per dirlo in termine molto semplice. Invene negli studi, questi sono studi praticamenti del fine di 800 inizio 900, ci sono stati puoi altri studi molto mportante sulle vangelo di Marco, e cio e praticamente pro e dalla critica narrativa sia arrivati ad un nuovo una nuova comprensione del Vangelo secondo Marco Cioè praticamente proprio partindo della critica leterraria e della critica narrativa, se è arrivate a una nova ricompreensione del vangelo secondo Marco. Cio e praticamente se arte di questi pressuporto, ricordade che io ho detto che esaminaremo i testi secondo il vari metodo, cioe storico, metodi di esegetici, uno di queste punto la narratologia. Che cos'è praticamente a questo punto la narrativa la narratologia applicata al vangelo di Marco? Cioe, che secondo questi autori, la realtà di Gesù può essere raggiunta solo se noi analizziamo le strutture compositive e narrative del Vangelo. Cioè, praticamente si dice proprio questo che le strutture narrative, Cioè praticamente Che cos'è una struttura narrativa.no? Ogni Brano, il Vangelo, ci presenta un suo inizio, il suo svolgimento, ogni episodio ha la sua localizzazione, per esempio, io ieri vi avevo detto questo: per quanto riguarda i nostri brani che esamineremo, l'attività, il viaggio di Gesù verso Gerusalemme 8, 27- 10, 51. Ora mi ha fatto vedere, come parte dal punto più in alto Cisarea di Filippo, e poi arriva a Gerico, vicino a Gerusalemme. Allora, cosa dicono gli autori riguardo la struttura narrativa dei brani? Cioè, praticamente queste raccolte, bisogna che siano comprese in questo spazio narrativo di tempo, bisogna esaminare i personaggi, come sono inpresentati, perché tutti questi aspetti che potrebbero sembrare, diciamo estrane al succo del messaggio evangelico, in realtà questi elementi sono molto importanti. Quindi praticamente, Marco che ha fatto? e qui si scopre anche l'importanza di Marco redattore, come tutti gli altre evangelisti. Non ha semplicemente raccolto il materiale che ha trovato, ma gli ha dato una forma così congeniale, come noi la troviamo oggi. Naturalmente sta a noi poi scoprire, quelle che sono le strutture narrative. Quindi il vangelo di Marco crea Allora il proprio mondo narrativo attraverso la composizione dei diversi episodi. Il lettore viene introdotto in questo mondo, impara i luoghi, i personaggi, così come il narratore ce li vuole presentare. Per esempio all'inizio il Vangelo viene, cioè il lettore, viene informato che Gesù è il figlio di Dio. Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo figlio di Dio. E che Giovanni Battista è annunciato dalle scritture ebraiche. E allora, i lettore intravede, eventi narrativi significativi, che Marco ci presenta: il battesimo, la trasfigurazione, la preghiera al Getsemani e soprattutto focalizza l'attenzione, attraverso questi episodi in cui Gesù è solo. Ci focalizza l'attenzione sulla sua identità. Marco poi per esempio, cosa ha fatto ? Marco da delle spiegazioni relative alle usanze ebraiche, significato di alcuni concetti particolari, cioè, il lettore viene introdotto attraverso la narrazione, ha temi importanti. Un altro aspetto importante, che deriva dalla narrativa è questo: l'autore guarda oltre, la fine del racconto.Rende noto i suoi riassunti, piccoli sintesi in cui fa il punto della situazione. Naturalmente, vedete, questo è un metodo di studio che possiamo definire sincronico o diacronico? Sincronico, perché noi vediamo così come si è sviluppato. Diacronico, la storia delle forme, come sono nate, come sono sviluppato è come la prese, poi la strada della tradizione, cioè, fa vedere come nel tempo si è formato il Vangelo, mentre sin cronos, nello stesso momento, nello stesso tempo, come il testo è giunto a noi. E quindi, è particolarmente importante allora un approccio di tipo sincronico al vangelo di Marco. Ora naturalmente, è indiscutibile poi, che il vangelo di Marco abbia conservato ricordi, di luoghi, di persone, di circostanze, relative all'attività di Gesù, come le sue azioni in Galilea, a Gerusalemme, i nomi, le vocazioni dei discepoli, i gruppi ebraici. È ovvio che Marco si basa anche su tradizioni preesistenti, però vedete, tutto o pure scene di guarigione, di miracolo, tutte queste informazioni, sono inserite in una forma narrativa caratteristica del nostro caro Marco, ed è come la critica recente ha fatto giustizia di questi 16 capito. Quindi, gli ultimi studi, in modo particolare, si soffermano su un approccio narratologico, tengono presente pure varie aspetti della composizione. E quindi questo che cosa è successo? che hanno messo un po' in crisi quello che erano i metodi diacronici, cioè: la storia delle forme, eccetera, eccetera. È vero, noi studiamo, andiamo a trovare quello che erano le forme primitive però, ci interessa fino a un certo punto, perché ci interessa quello che è il contenuto finale del vangelo. E poi non mi dimenticherò mai di dire una cosa, cioè: il vangelo, la scrittura non è semplicemente una specie di repertorio archeologico, dove vado a prendere, capire quello che dice quel momento, ma è qualcosa, è la vita, perché appunto c'è dietro l'azione dello Spirito. Marco allora accurato il suo materiale, L'ho ha organizzato secondo proprio una struttura, che noi ieri abbiamo cominciato a vedere. Quindi, da questo punto, di vista la narrazione è importante per farci capire e ti dà Nuova Luce, sui i personaggi, sulla attività di Gesù. Marco naturalmente non è uno che se fa una bella invenzione e dice vabbè scriviamo questa bella storieta. Marco ha un interesse storico per l la persona di Gesu, perché, il suo tempo, quando scrive, diventa comprensibile al racconto di Gesù. Certo, non può essere visto in maniera positivistica, come una descrizione, tutte le azioni, le cose che Gesù ha fatto, ma ci dà un'interpretazione, è una narrazione che ha un contatto con la storia, ma che ci presenta naturamnente un'interpretazione anche, dello stesso vangelo . Certo, nel passato si pensava di poter ricostruire una storia precisa della vita di Gesù. E quindi, senza dubbio quando Marco scrive ha voluto presentarsi il tempo di Gesù, però vedete dietro questa storia un'interpretazione del Gesù terreno e quindi potremmo dire che la profondimento cristologico, è presente sia in Marco come in tutti gli altri Vangeli. Per esempio, noi lo vedremo, a proposito di 8,27, quando appunto, inizieremo a fare l'esegesi. Ora vedremo i vari Brani. Naturalmente Ieri poi, ho dimenticato di dire un po', quando è stato composto, molti ti dicono: probabilmente a Roma. Vabbè, ci sono varie possibilità. Comunque, sicuramente scritto per dei pagani, dei pagani e vuole Marco accompagnare per la sua vita di ferie, praticamente i fatti venire ha chiamato il Vangelo del catecumeno. Tanto è vero che, per esempio, Marco spiega espressione Aramaiche come: boanerghes- figli del tuono- o pure, Talita kum, che significa:Alzati. Korban- offerta, o pure effata- apreti. questi aramaisme, Marco cerca di spiegarli. Poi, volevo dare una piccola indicazione per quanto riguarda i problemi testuali, vedete, la più antica attestazione testuale del vangelo di Marco e il papiro p45. Ma voi sapete che noi non abbiamo gli originali già detto, ma abbiamo Coppi di coppia. La coppia più antica che abbiamo del vangelo di Marco, e il p45 , un papiro del III secolo che contiene: Marco 4,36. 12 e 28 . E poi sono gli altri papiri , come il codice Vaticano e codice sinaitico, tutti del IV secolo. Quello del terzo secolo,appunto è il p45. Poi immaginate che per Giovanni noi abbiamo un papiro del secondo secolo. ancora più antico, molto vicino, quindi, a quella che fosse stata la redazione finale. È proprio tenendo conto di questi diversi manoscritti, per esempio, la maggior parte dei manoscritti, quelli naturalmente a partire dal quinto secolo, contengono anche la finale più lunga, perché Marco finiva al versetto 8. 9-20 sono state aggiunte dopo. È una finale per esempio, che contiene i rapporti di apparizione Gesù con la Maria Maddalena, i discepoli, gli 11. Poi l'incarico di proclamare il Vangelo, nonché , un piccolo racconto sulla ascensione. Questo per quanto riguarda il nostro testo. Per quanto riguarda poi, l'identità dell'autore. Lo sforzo di identificare l'autore con i giovani in fuga, Marco 14,51 e seguenti. È un'ipotesi che non è dimostrabile. Primo quando stava quello che seguiva Gesù, e poi dopo tu sei di loro e poi lui se ne scappo via, li afferrarono il mantello è quello scapo via nudo. A proposito di questo, è una stata una querella, una ventina di anni fa, io sostenevo appunto, questo: che non è possibile dimostrare che quello era proprio Marco, quello che aveva scritto il Vangelo, e ci fu un gesuita che scrisse un articolo contro, sul libro che avevo scrito la introduzione del nuovo testamento, perche non avevo citato il giovinetto che fuggiva, però poi dopo, il tempo mi ha dato ragione. La storia da certe ragione, certa volte bisogna essere tranquilli. Non bisogna essere subito impetuosi nel agire, ma bisogna stare in silenzio, nela tranquilita, pregare al signore, che poi dopo, la verità viene sempre a galla. Certo ci vogliano altri, perché non tutti riescono a stare calma .Poi dipende poi ovviamente per il po' dalla da casus in questione , Cioè, sei una sciocchezza è ovvio che non c'è vale la pena perderci tempo, e poi dopo sono queste versioni, eccetera Possiamo dire che il compositore del testo appare come un autore implicito, che presenta gli eventi che circondano le azioni di Gesù, in uno stile narrativo tradizionale. Per questo motivo, non ha senso dubitare che il Greco fosse la sua lingua madre. Dei due punti l'autore esce dalla narrazione Per rivolgersi direttamente ai lettori. Prendete 7,2-3. Ci sono alcune anotazioni che alcune volte possono sembrare così strani, per esempio 7, 2-3 dice: Si unirano attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme, avendo visto che alcuni dei suoi discepoli, prendevano cibo con mani impure, Cioè, non lavate, poi c'è questo inciso: i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate ancora talmente le mani. attenendosi alla tradizione degli antiche, e tornato dal mercato non mangiano senza avere fatto l’abluzioni, e osservavano molte altre cose per traduzioni, come: lavari i bicchieri, stoviglie e oggetti di rame e di letti. Questo inciso, certamente non è che l'ha detto Gesù, ha fatto Gesu. È un inciso dall’'autore. Si vede che c'è la mano di qalcuno che l'ha inserito, perché, se io scrivo che oggi siamo in questa condizione perché dobbiamo usare tutti le mascherine, perche è una situazione particolare, eccetera eccetera. A uno che si trova in altro paese dove magari stava tutti belli liberi si incontrano,quello difficilmente riesce a capire, ti devo spiegare perché l perché si deve usare le mascherine, perche bisogna disinfettare, perché altrimenti non capisco. è lo stesso, Marco sta scrivendo per dei lettori che non sono di tradizione giudaica e deve fare capire ciò che sta dincendo, come anche, altri testi che noi troviamo, se prendiamo al versetto XI : se uno dichiara o patre o la madre cio con cui dovrei aiutarti korbàn, cioè - l’offerta a Dio - lo spiegano. Altrimenti non capirebbe il significato di ciò che viene detto. Così come anche, se prendete 13,14. Capitolo 13 è un capitolo un po' particolare e appunto il capitolo escatologico, eccetera, dice: Quando vedrete l'abominio della devastazione presente la dove non è lecito, Chi legge comprenda, allora, quelli che si trovavano nella giudeia fugasse su monte, chi si trova sulla terrazza, non scendere, non entra prendere qualcosa della casa, eccetera, eccetera. Ora vedete, indica che, appunto il significato dell'espressione abominio della Desolazione, poi interpretazione Allora Che vuoI dire? e quindi fare di incerzioni di Marco, per far capire ai suoi lettori alcune tradizioni, alcune se inserebe certo nel tempo in cui Gesù ha vissuto, altrimenti non si capirebbe e questo fa capire che probabilmente scrive per dei Cristiani che provengono dal paganesimo. Ora puoi, anche il rapporto con L'Antico Testamento, vede Marco fa spesso riferimento alle scritture di Israele, conosce il gruppo dei dodici come una istituzione creata da Gesù, e fa riferimento a loro per tutti gli eventi che poi accadranno in seguito, però interessante le azioni che Gesù compie ricevono un orientamento oltre di Israele, quindi c’è una apertura universale, per esempio la attività di Gesù nelle regioni dei Gentili, nella decapoli, nel distretto di Tiro e Sidone, no, vá proprio questa direzione, quindi possiamo ricavare da questi elementi che si tratta ovviamente di un autore che si indirizza appunto hai pagani. Così anche altre cose che poi vedremo avanti con l’esegese. Detto questo, Volevo poi farvi capire come il proprio il versetto iniziale, inizio del Vangelo di Gesù Cristo figlio di Dio, possiamo dire che quel titolo dato è il vero titolo del libro, costituisce una vera e propria sintesi narrativa e teologica e cristologica di tutta l'opera. Pertche punto, Marco inizia con quella parola, inizio – arche, no- Arche significa: Non solo inizio, ma anche sintese, elementi essenziali, e quindi sono dei significatti che nella lingua Greca si compenetra per cui i lettori leggendo il Vangelo, puoi andare all’origine, ma nello stesso tempo compreendere atraverso questa lettura una sorta di sintese. Bene, detto questo ritorniamo al nostro brano di ieri. Volevo fare un puo, un résumé di quello che ho detto ieri, aggiungendo qualcosina, avete capito? avete da fare qualche domanda? Su quello che gli ho detto tutto Chiara benissimo Mi fa piacere oppure tutto scuro. Dicevamo ieri la domanda sull'identità di Gesù 8,27- 30, in questo vostro testo dobbiamo praticamente delimitare il nostro brano. Cioè, come dicevo prima nella narralonogia, ci puo essere dei personaggi, luoghi, eccetera. Secondo il criterio di luogo, persone e tematiche, abbiamo un chiaro cambiamento riguardo a Marco 8, 22-26. Cioè la pericope precedente il brano in cui Gesù si trova A Betsaida, guarisce un cieco che la gente ha condotto a lui, sta andando verso i villaggi della Cesareia di Fillipo è solo con i suoi discepoli, ed li interroga sulla sua identità. È notato, quanto al luogo e alle persone, prendete il testo 8, 22-26, questa situazione dura fino a Marco 9,1. eccezion fatta per il versetto 34 del capitolo 8, dove compare la folla. Vedete che Gesu introduce altre tematiche in 8,31 e 8,34, per cui possiamo dire che in questo testo iniziale abbiamo tre unità. Quale poi sono queste unità? l'Unità 8, 27-30, 8, 31-33 e 8,34-9,1. Abbiamo detto che il testo che noi adesso esamineremo e 8, 27-30 no ci occuperemo di questo testo.Se noi esaminiamo i cambiamenti di luogo, di tempo, di personaggi, in pochi versetti notiamo che abbiamo praticamente tre unità . 8,27-30, questa è la prima, poi abbiamo 8, 31-33 e poi il terzo testo e praticamente 8,34-9,1. Qualle la struttura? prendiamo Innanzitutto, nel testo abbiamo Innanzitutto del versetto 27 se voi notate, abbiamo una indicazione geografica 27. 27b la domanda di Gesù, 28 la risposta di Gesù, 29a la domanda di Gesù , 29b la risposta di Pietro e il versetto 30 l'imposizione del silenzio. Abbiamo detto prima che la situazione dal punto di vista della collocazione dei personaggi delle eventi è indicate in 8,26 e 27 rimane la stessa fino al versetto 9,1. Adesso cerchiamo di fare anche un paragone sinotico, questo nostro testo della domanda di Gesù hai sui discipoli sull'identità la, la troviamo in tutti i tre i vangeli sinottici, in modo particolare, la troviamo in Matteo 16,1719, dobbiamo leggerla per capire come è qualle la differenza, se avessimo avuto una sinossi potevamo già confrontarla. Matteo 16,17-19 ho questi confronti poi i sinotici vanno presentati all'esame, ovviamente. Gesù giunto nella regione di Cesarea di Filippo domando hai suei dissopoli: la gente chi dice che sia il figlio dell'uomo? Dovete Notare le particolarità che ci sono e differenze. Risposero, ad alcuni dicono Giovanni il Battista, altre Elia, altri Geremia o qualcuno dei Profeti. Disse loro, ma voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro, Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente, e Gesù gli disse: Beato sei tu Simone, figlio di Giona, perché né carne né il sangue Te l'hanno rivelato ma il padre mio che è nei cieli . E qui notate la caratteristica : e io a te dico: Tu sei Pietro e su questa Pietra , edificherò la mia chiesa e le potenze degli Inferi non prevarranno su di essa, a te darò le chiavi del regno dei cieli ,e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli , tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli. Allora ordino ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Vede anche in Matteo si sviluppa quello che abbiamo detto, Il segreto messianico. Non è semplicemente una realtà di Marco. Ora, diciamo che la struttura se noi adesso andiamo a leggere Marco 8, 27-30 , vediamo di fare già un primo confronto ad orecchio, e adesso vi farò delle domande, sulla base della lettura di questo testo. Poi Gesù parti con i suoi discepoli verso villaggi intorno a Cesarea di Filippo e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: la gente chi dice che io sia? Ed essi gli risposero: Giovanni il Battista, altri dicono Elia, altri uno dei Profeti . E degli domandava loro: Ma voi chi dite che io sia? Pietro gli rispose: Tu sei il Cristo . E ordino loro severamente di non parlare di lui ad alcuni. Che differenza c'è fra Matteo e Marco? anzitutto c'è una narrazione più sviluppata in Matteo, abbiamo visto che viene presentato il primato di Pietro : Tu sei Pietro e su questa Pietra edifechero la mia chiesa, cosa che invece in Marco no. Quindi, Matteo si distingue dagli altri due sinottici in quanto fa seguire dopo le risposta di Pietro, c'è un'altra orazione diretta di Gesù, con parole rivolte a Pietro. I versetti 17-19 del capitolo 16 .Ora io so che la memoria certe volte non ci accompagnano, però ogni tanto cercate di ricordarvi versetti 16,17- 19 , che è la confessione di Pietro, uguale in Marco 8, 27-30. La situazione viene descritta , questa che abbiamo visto la Matteo, da Marco è da Luca, che menzionano i discepoli in modo esplicito. Marco e Matteo, parlano di Cesarea di Filippo, Luca addirittura non indica questa regione. Per Luca, diciamo non lo indica, perché fino al versetto 9, 51, dove c'è viaggio di Gesù verso Gerusalemme, l'attività di Gesù si svolge prevalentemente in Galilea. Luca ha una caratteristica, ci presenta Gesù in preghiera, e questa vedete è un'altra caratteristica relazionale di Luca. Luca ci presenta Gesù che quando deve compiere qualcosa, prega. Caratteristica della comunità Cristiana della seconda generazione, che è orante, che prega. È importante appunto la preghiera nella vita di fede della comunità. Vedete: Luca 3, 21; 5,16; 6,12, eccetera. Nell'introduzione narrativa di Marco al brano, cosa abbiamo? Ente Odo- lungo la strada - nel cammino, e ripeti il termine: macetai, Che significa macetai? I discepoli, abbiamo visto ieri. Cioè, vedete, Gesù si interessa dell'opinione degli uomini, di quello che dicono, riguardo a che cosa? riguardo al figlio dell’Umono. Se notate la prima risposta che danno è identica ai primi due elementi ,cioè: Giovanni Battista e poi ed Elia, e Marco facendo un confronto con Luca e Matteo, Marco invece invece ce aggiunge uno dei Profeti. Notate, Matteo siccome è un Vangelo orientato a coloro che provengono dal giudaismo, premette un po', quella che è, la storia di Israele . Allora, Matteo fa riferimento proprio dei Profeti. I profeti rappresentano una realtà importante. Poi notate, nell'introduzione narrativa la seconda domanda, Cosa dice Marco? E c'è un parallelismo tra la prima e la seconda domanda. Praticamente abbiamo la formulazione interrogativa identica, nella prima e la seconda domanda. In Marco, abbiamo una narrazione più breve. Si tratta di una affermazione sintetica, sull'identità di Gesù . E per quanto riguarda L’Identitta di Gesù, abbiamo visto: Tu sei il Cristo , il figlio del Dio vivente. Matteo mette in evidenza la relazione di Gesù con Dio, figlio del Dio vivente. Luca invece, Tu sei il Cristo del Signore e fai riferimento all'antico testamento. Marco è il più breve, concentra maggiormente la sua attenzione sull'identità di Gesù, e poi aggiunge l'imposizione del silenzio. Cioè, addirittura c'è un verbo, mentre Matteo dice: e disse loro di non dirlo, in Marco e Luca abbiamo il verbo Epitimao,Epitiman , che significa, imporre severamente. Cioè vi dovete stare zitti. Quindi, è forte l'accentuazione. Notate, che per quanto riguarda Matteo 8,31 poi continua sulla stessa situazione, Luca poi continua un po', diciamo allo stesso modo.
Ciò che a questo punto ci interessa capire, è questo: in Luca la
domanda sull'identità di Gesù segue immediatamente la moltiplicazione dei Pani. Il testo di 9,12-17 è parallelo alla prima moltiplicazione dei pani, in Luca 6,35- 44. Luca non ama molto ripetere. Marco abbiamo due moltiplicazioni dei pani, Luca ce n'è soltanto uno, elimina i doppione. Ora Marco, e quindi l’Identitta di Gesù, si focalizza su alcuni episodi fondamentali della sua vita, invece Marco 8, 27-30 è il punto di arrivo ed è il punto di partenza. Per esempio, in 8, 14-21, Gesù rimprovera, fortemente, l'incomprensione dei discepoli e dice: hanno occhio e non vedete e subito dopo 8, 14-21, abbiamo la guarigione del cieco, 8,22-26. Per far capire, appunto, e non basta avere solo gli occhi materiali, c’è un modo diverso di vedere, e quindi solo attraverso la potenza di Gesù è possibile aprire gli occhi. E quindi, proprio perché ciò che precede, 8,27-30, che è la domanda sull'identità di Gesù, e segue subito dopo la guarigione del cieco, Marco vuoi far vedere, come un evento: del vedere , del comprendere, secondo quelli che sono gli occhi di Dio. Solo se c'è questa relazione con Lui, è possibile vedere lui, e questo è messo proprio in risalto. Questi sono alcuni elementi fondamentali che noi abbiamo, adesso cerchiamo di spiegare il testo. Innanzitutto abbiamo visto, l’identificazione geografica. Questi l’identificazione geografica, che era verso il villaggio di Cesareia di Fillipo, fa riferimento a che cosa? Cioè che Gesù ha una meta , un cammino, sembra che Gesù lasci la Galilea, come aria della sua attività, una zona in cui è ragiunto nel capitolo 1, versetto 14-15. C'è questo movimento: Gesù e suoi discepoli, lasciano la regione di Cesarea di Filippo, stanno attraversando la Galillea. Ma Gesù viaggia quasi in incognito, non vuole più svolgere un'attività pubblica, solo quando giungerà nel territorio della Giudeia, in digiuno, amaestera il popolo. Cioè, praticamente che abbiamo il verbo, che presente nel versetto 8, 27, che la Bibbia dice: parti con i suoi discepoli . Questo partire Excelt. il verbo Excelten, vuoi dire: lasciarano Cioè praticamente c'è un'attività che implica la volontà di andare fuori, cioè praticamente come sei a un certo punto, c'è una svolta nelle azioni di Gesù , e Gesù va con i suoi discepoli. I discipoli, in questo momento, vengono presentati come i veri compagni accanto a Gesù. I discipoli, sono coloro che accompagnano Gesù, Marco sottolinea la presenza dei discepoli, in questo cammino, perché sono proprio i primi destinatari di ciò che seguirà dopo. Dove si trovano? vicino alla città di Cesarea di Filippo. La città di Cesarea di Filippo si trova le sorgenti del Giordano alle pendici delle Hermon. Come tante altre città, ha ricevuto il suo nome khizar Cesare Augusto, cioè, praticamente una città che è sotto la protezione Imperiale, per distinguerla, dall'altra Cesarea sul mare. Cesareia sul Mare e la sede del prefetto Romano per la Giudea, ed è menzionato 15 volte negli atti degli apostoli. Nei pressi di questa città, il cui nome è un segno del influsso e del potere dell'imperatore romano, perché lo fa troppo facile libro ci sarei abbiamo messo la città non fa riferimento a Cesare Augusto. Proprio questa città , che segno del influsso, del potere dell'imperatore romano, Gesù pone la domanda sulla sua identità. La prima domanda che abbiamo, vediamo quall’è l'introduzione narrativa. Ed l”Introduzione narrativa, 27b, è particolarmente lunga, e questo lo evidenzi un paragone con il versetto 29, come abbiamo visto: per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo. Poteva accorciare Marco dicendo, interrogava e chiedeva, invece dicendo: chi dice. Innanzitutto qui emerge l'importanza dei discepoli, dopo che i discepoli sono diventati parte integrante di questo cammino, Marco ribadisce che solo a loro viene rivolta questa domanda. Attenzione, non è un tratto frequente che Gesù interroghi i suoi discepoli. Ci sono state altre domande, però molte volte quando Gesù si è rivolti hai discepoli, è perché li hai rimproverati. Anzi, Gesù per la prima volta interoga in maniera abbastanza chiare univoche i discepoli. I discepoli invece, molto spesso interrogano Gesù. È in genere, quando sorgono delle questioni tra Gesù e i suoi discepoli, quando c'è un quesito, è un quesito che si svolge nell'ambito di questa relazione tra Gesù e i suoi discepoli. In 8,27 si rimarca proprio il verbo interrogare. Cioè gli interroga solamente con essi Gesù parla di questa tematica e poi corrisponderà nel versetto 30 che devono stare zitti, perche solo loro possono essere interrogati a riguardo. Gesù vuol sapere quali opinioni circolino tra gli uomini sulla sua persona, d'accordo cioè praticamente chi sono questi uomini? forse probabilmente alcuni uomini vi vedono una certa opposizione a Dio. Probabilmente qui semplicemente l'espressione è un po' più neutrale, vuol dire semplicemente: coloro che non appartengono al gruppo dei discepoli quindi coloro che non hanno questa relazione con Lui, e qui abbiamo la domanda: Chi è Gesù? Questa domanda è presente sin dall'inizio del Vangelo, Abbiamo letto il capitolo 1 versetto 1, nel versetto 11 del capitolo 1, al capitolo 3 Il versetto 11, al capitolo 4 versetto 41, Capitolo 5 il versetto 7 . Diciamo, Marco ci registra l'opinione di tutti coloro che vedono Gesù nella sua attività. Marco o registra gli uomini che si interrogano sulla sua identità, ma questa è la prima volta che Gesù si interessa su queste opinioni . E quindi , ribadisce proprio nel versetto 28, nel presentare quali sono le risposte, questa è, ciò che gli altri pensano. E che cosa ci indicano queste risposte? indubbiamente manifestano una grande stima della persona di Gesù presso la gente. Perché il fatto di dire: ecco c'è un profeta, un inviato di Dio che comunica la parola di Dio e la volontà. E quindi tutti i tratti, e poi il paragone con Giovanni Battista, tutti i tratti positivi che la gente ha di Gesù. E poi abbiamo la seconda domanda in 8,29. Vedete la seconda domanda a rispetto alla prima domanda, perché sono formulate in maniera parallela è più breve la seconda domanda ha una introduzione più breve. È rivolto direttamente: e voi ? Il fondamento di questa affermazione è data sulla comunione speciale e continua che i discepoli hanno con la persona di Gesù fin dal momento della sua chiamata. Prendete Marco 4,10-12. In 4, 10-12, giusto per indicare qual è la posizione del discepolo nei confronti di Gesù: quando poi furono da soli quelli che erano attorno a lui insieme ai dodici lo interrogavano sulle parabole. Vede che abbiamo visto che Gesu vieni interrogato, ed egli diceva a loro a voi è stato dato il mistero del regno di Dio, per quelli che atano fuori invece tutto aviene in parabole, perché vedono non guardo no, perché guardano ma non vedono, ascoltano ma non comprendono perché così convertono e venga loro perdonato. E quindi c’è una situazione privilegiata e questa situazione privilegiata la sia tutte le volte che Gesù si trove con loro. Puoi, per esempio la preparazione della moltiplicazione dei Pani si svolge tra Gesù e i suoi discepoli, prendete 6,35-44. Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato e Gesù disse loro venite in disparte voi soli in luogo deserto e riposatevi un po' . ecc. Ecc. Vedete cosa vuol dire questo? che Gesù ha sempre cercato un rapporto privilegiato con il suo gruppo. Poi ancora abbiamo visto 6,30 ecc.- La moltiplicazione è dei pani. E poi abbiamo anche in 4,41 un interrogativo che pone la folla, che addirittura si pongono i discepoli. Siamo all'inizio del Vangelo Gesù perché non lo dice all'inizio del Vangelo : chi dite che io sia ? C'è questo percorso graduale, all'inizio anche i discepolo non capisce, prendete il capitolo 4,41. Chi è dunque costui al quale anche il vento e il mare gli obbediscono? naturalmente rimanendo estasiati di quello che Gesù ha potuto fare però, chiamano alla mente Chi è la persona di Gesù? Però vedete, siamo all'inizio. Gesù non rimprovera le incomprensioni. Le incomprensione invece raggiunge l'apice in 8,14-21. In 8,14-21 sono proprio ottusi, non capisco, Ecco perché allora ci sarà la guarigione, in 8 14-21, Gesù dice: non capite ancora. Quando a un certo punto, addirittura utilizza una espressione che è molto dura nella sacra scrittura: avere il cuore undurito . Cioè praticamente utilizza per i suoi amici, i discepoli quelli che stanno vicino, la stessa espressione che utilizza per i suoi avversari i Farisei. Praticamente dice puoi pure stando a stretto contatto si rischia di non comprenderli. Per quanto riguarda naturalmente questo rimprovero, che cosa succede adesso? Abbiamo questa seconda risposta sull'identità di Gesù. Risponde allora Pietro, del versetto 29. Qui troviamo una costruzione un po' particolare, Pietro, il cui nome anteriore era Simone, è stato chiamato per primo da Gesù insieme con suo fratello Andrea, poi ha ricevuto un nome nuovo in 3,16 ed è stato scelto con Giacomo e Giovanni per assistere a che cosa? Al ritorno in vita, della figlia di Giairo, e viene menzionato dopo la confessione messianica spesso in modo particolare. Qui possiamo vedere che in Marco, ci sono questi accenti particolari a Pietro. Tanto è vero che alcune hanno detto che come si parla tropo bene di Pietro. Ci sono questi aceni particulare a Pietro, si pensa che Marco deve essere stato il secretario di Pietro, per cui ha scrito il Vangelo. Questa e una tradizione, antica, puo essere pure, pero abbiamo visto per esempio, Matteo. Matteo proprio c’è il primato Pietrino, sta a indicare apunto, che forse è Matteo é ancora piu ficino a quella che è la realtà importante di Pietro. Qui invece abbiamo simplesmente questo ,riferimento a Pietro, che ripeto, dopo la confessione messianica sarà citato in modo particolare. Ma è anche vero che pure dopo la confessione Messianica Pietro reneguera anche Gesù. Quindi, c’è questa altalera, ma come mai per esempio Pietro che ha confessado a fede in Cristo e poi dopo lo reneguera? e quindi, cioè anche quello che Marco ci vuole presentare, dietro il discepolo si nasconde quello che è il cammino, di ogni persona, di ogni fedeli, di ogni credente, che ha dei momento difficoltà, ha dei momenti di dubbio, ha di momento in cui misconosce colui che l'ha salvato, colui che ha dato una svolta alla propria esistenza. E nel momento in cui renegua questo, è come renegare sé stesse, e qui nasce il pentimento, Il cambiamento. La risposta di Pietro è un'affermazione chiara, tonda, precisa, si riferisce direttamente a Gesù. E qui dice: “Tu sei” e ricorre soltanto in Marco. Questa affermazione Tu sei, non l'abbiamo nemmeno negli altri Vangeli. La confessione del Pietro, si inserisce appunto, in un momento cruciale del vangelo di Marco, riguardo l'identità di Gesù. Ora, sapete che il termine: Christos, viene dall'ebraico. L'ebraico di Christos è mašíakh (ַמִָׁשיח, «unto»), cioè che significa unto. Quindi mašíakh che e ebraico, tradutto in Greco Christós (dal greco Χριστός), poi stranamente questo termine Christòs, che significa unto, quando si è passati al latino, non è stato tradotto con uctus, e invece stato traslitterato rimasto come se fosse stato il nome proprio della persona, Christus – Cristo poi nelle nostre lingue. Christòs è un aggettivo verbale, del verbo creier, che significa d'accordo, e quindi, il titolo riassume la cristologia del vangelo di Marco, che ha espresso, al capitolo primo: Tu sei il Cristo. In 8,29, compare qui, quel titolo che è stato dato all'inizio dell Vangelo : Tu sei il Cristo. Marco vuole fare vedere che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio. E Christos, compare in 8,29, che la fine della prima parte del Vangelo, quindi lì si conclude quel titolo, che ha come sua finalità e raggiungimento della confessione,di Pietro. Cristo come re d'Israele, tanto è vero che poi dopo ci sarà l'iscrizione sulla croce. Quindi il termine ebraico è tradotto nella lingua greca, Chistos, mientre Messia, è un termine grecizzato dall'ebraico, hamashie ()המשיח, Messia. Pietro nella sua confessione riconosce Gesù come il re, che secondo l'attesa messianica viene mandato al popolo di Israele, come il suo ultimo re, definitivo, che conduce il popolo alla salvezza. Questo è il significato di questo titolo, nella confessione Pietro riconosce proprio questo: C'è solo un re messianico. E chiamando Gesù il Cristo, Pietro riconosce la singolarità di Gesù e in questo modo, la sua singolarità che lo pone in una prospettiva completamente diversa rispetto agli altri uomini. Seconda la gente, Gesù è un profeta fra tanti, un inviato di Dio, ne possono seguire altri, secondo Pietro, Gesù ha un compito differente da quello degli altri inviati di Dio, è ed è l'ultimo. Vedete la comprensione dell'identità di Gesù, che si rivela nella confessione di Pietro non sia compieta, si trova sulla via giusta: l'uso del titolo Christòs. Quello che adesso rimane alquanto misterioso, è l'imposizione del silenzio. Perchè Gesù impoe il silenzio? Sull’imposizione del silenzio, abbiamo questa proposizione nel versetto, “ordeno loro severamente” – ordeno, o sia, intimare qualcuno severamente di non parlare di lui ad alcuno, cioè, sembra quasi che intervita rigorosamente ogni comunicazione con qualsiasi interlocutore sulla sua persona. Cioè, ciò che Gesù ha domandato, quanto essi hanno risposto deve rimanere un segreto. Gesù e i suoi discipoli. Ora la razione di questo divieto, si può riconoscere per esempio considerando il passo parallelo più simile, se noi prendiamo 9,9. Il capitolo 9, versetto 9. “Mentre scendevano dal monte ordino loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto se non dopo che il figlio fosse risorto dai Morti”. Ora, in questo versetto 9,9 abbiamo anche qui, l’imposizione del silenzio, dopo che i discepoli hanno assistito alla trasfigurazione. Di non parlarne quanti, fino al momento della Resurrezione. Qui si tratta di un silenzio circoscritto ad una certa data. Quando Gesù avrà percorso l'intero suo cammino, i discepoli potranno parlare della sua trasfigurazione. In un modo simile, essi devono ancora aspettare, la continuazione dell'opera di Gesù, prima di poter parlare. È soprattutto, attraverso questo cammino, potranno comprendere (questo cammino che Gesù fa) fino in fondo, qual è, la vera identità di Gesù. La vera identità di Gesù è dato dagli annunci di passione, come vedremo. Ci sarà la protesta di Pietro, e allora qui, si metterà in evidenza come la messianicità di Gesù, non corrisponde ancora, a quello che è il cammino che il discepolo deve fare, per comprendere. Quindi l'imposizione del silenzio, richiede pazienza, richiede ulteriore apertura, richiede una ulteriore attenzione da parte del discepolo, perchè deve tener conto di tutto quello che è il cammino di Gesù. Gesù rivolge proprio ai discepoli a domanda sulla sua identità. ed evidenzia che cosa che l'oggetto principale della comprensione e la sua persona, che la meta principale della sequela di Gesù, qual è? il riconoscimento della sua identità. Non si accontenta di una specie di compagnoria, vuole non vaghe opinioni, ma richiede dal discepolo, una chiara e precisa posizione nei suoi confronti. In questa domanda si manifestano le intenzioni principali di Gesù. È il fatto che Gesù interroga i suoi discepoli proprio in questa svolta del suo cammino, dove conclude la sua attività pubblica in Galilea, e si orienta verso Gerusalemme, mostra che cosa? Mostra primo, che questo riconoscimento dell'identità di Gesù, è risultato di una esperienza, che discepoli hanno fatto con il Cristo. Come si può riconoscere Cristo? solo se si fa esperienza di Lui. Non puo essere separata la compreenssione della sua identità, senza avere esperimentado chi è veramente Lui. Quindi, possiamo dire che dall'esperienza si passa poi alla affermazione e non viceversa un'affermazione vuota, solo per fare un complimento a qualcuno. Questo riconoscimento costituisce la base, delle esperienze ulteriore dei discepoli con Gesù, in maniera conscia, in maniera risoluta. Il discepolo accetta il suo destino, che finalmente sbocciara dove? Nel riconoscimento del Cristo Crocifisso. l'imposizione del silenzio non è perché Gesù non vuole dire a nessuno che lui era il Messia, non. Voleva che, o meglio, ci fa partecipi di questa realtà, il discepolo deve approfondire, attraverso una relazione profonda con Lui, Chi è Gesù, quel chi è Gesù Non è una domanda, chi sono io ? Ma, quel chi sono io? è un invito ad entrare in piena comunione Lui, a comprenderlo. L”imposizione rimanda ad’ulteriore esperienze, Pietro pronuncia per primo quel titolo, che nella forma: il re dei Giudei , si trova sul’iscrizione che indica il motivo della condena di Gesù. E quindi, nontanto alla sua candida resistenza, Pietro deve imparare ad’accetare e riconoscere questo evento- L’evento della croce. Molti hanno definito il Vangelo di Marco, una catechesi sul mistero della croce. Se Tu riconosce che Gesù è il Cristo il figlio di Dio, non puo non riconoscere il’evento della croce che ha una dimensione salvifica universale. Pero ecco, il silenzio. Io posso dire fino a quel punto, visto Gesù che prendica,ecc. Magnifico, grande personaggio, cio il figlio di Dio, però vorrebbe dire Marco vediamo se alla fine, riesci a fare questa affermazione. Più avanti questi discipoli rinegarano, scaparanno. Chi affermera sotto la croce questo, vedendolo morire in quel modo, Chi è questo è veramente il figlio di Dio. Ecco ritorna alla seconda affermazioe del Vangelo, all’opera di chi? Ad’opera di un pagano. Ecco, perchè vedete, è una stupenda catechese su il mistero della croce, rivolto proprio a coloro che avevano dificulta a comprendere in quel’evento tutta la portata salvifica universale per il mondo e per gli uomini.