Le cause del forte incremento demografico oltre a quelle dei secoli precedenti (alimentazione, igiene,
ecc.), che hanno continuato a avere un ruolo importantissimo, vanno ricercate principalmente nei
progressi della medicina e della chirurgia. Si sono diffusi nuovi medicinali, si è
diffuso l’uso dei vaccini, ma soprattutto si sono diffusi i trapianti di organi. Le epidemie sono quasi
scomparse.
La Germania venne divisa in due Stati: a ovest la Repubblica Federale Tedesca e a est la
Repubblica Democratica Tedesca
Si estese sull’Europa quella che Churchill chiamò “cortina di ferro”, ed era iniziata la cosiddetta
Guerra fredda fra Stati Uniti e paesi occidentali da una parte e Unione Sovietica e il suo blocco
dall’altra. Berlino fu divisa in quattro zone una controllata dai Sovietici e le altre tre da Francesi
Inglesi e Americani; fu eretto un lungo muro che divideva la parte est dalla parte ovest che rimase
in piedi quasi 30 anni.
A San Francisco nacque nel 1947 l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) con lo scopo di
mantenere la pace e la sicurezza, realizzare cooperazione internazionale in campo economico,
sociale, culturale e umanitario e promuovere il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti
dell’uomo. I paesi aderenti aumentarono progressivamente fino a comprendere tutti gli Stati
indipendenti della Terra. I cinque paesi vincitori della guerra (USA, Unione Sovietica, Gran
Bretagna, Francia e Cina) si riservarono il “diritto di veto”.
-25.3/4 La crisi: la fine del sistema di cambi fassi e gli shock petroliferi
Il periodo di intenso sviluppo economico s’interruppe all’inizio degli anni Settanta per via di una
profonda crisi scaturita da due eventi:
1. Il crollo del sistema monetario internazionale che fu causato da un lato dall’incremento delle
richieste di cambio in oro dei dollari posseduti dai vari paesi, che portò alla diminuzione delle
riserve auree americane; e dall’altro dall’incapacità dei paesi europei di garantire la parità con
l’oro delle proprie monete e quindi del derivante obbligo di svalutarle o rivalutarle nel caso della
Germania. Ciò indusse Richard Nixon nel 1971 a dichiarare l’inconvertibilità del dollaro, ponendo
così fine al nuovo gold exchange standard. Da allora i cambi divennero fluttuanti ossia
determinati in base alla domanda e all’offerta di valute;
2. Lo shock petrolifero del 1973 negli anni Settanta le rivalità fra i Palestinesi e lo Stato di Israele
(nato nel 1948 con l’appoggio dei paesi occidentali) si acuirono scaturirono e portarono allo
scoppio nel 1973 della quarta guerra arabo israeliana. I paesi produttori ed esportatori di petrolio
decisero di penalizzare gli Stati che appoggiavano Israele, ridussero allora la produzione di
petrolio e ne aumentarono il prezzo. I paesi industrializzati subirono uno shock e avviarono una
politica di risparmio energetico. Nel 1979 si verificò un secondo shock petrolifero quando la
produzione iraniana venne a mancare a causa della rivoluzione islamica. L’aumento del prezzo del
petrolio fece crescere i costi di produzione e mise a disposizione dei paesi esportatori di una
grande quantità di petrodollari. Questi furono depositati in banche europee e americane che li
prestarono ai paesi in via di sviluppo (non potendoli investire nelle imprese occidentali in crisi)
formando un loro colossale indebitamento. Il peso per i paesi debitori si fece insopportabile e
risultò impossibile per loro pagare, intervennero allora il Fondo monetario internazionale e la
Banca Mondiale e così il debito contratto con banche private divenne pubblico.
-25.5 Stagflazione e disoccupazione
L’inflazione galoppante che caratterizzò gli anni Settanta e Ottanta ebbe diverse cause:
a) L’aumento del prezzo del petrolio
b) L’aumento dei salari
c) L’aumento della domanda dei beni
Per la prima volta in un lungo periodo inflazionistico si verificò in tempo di pace e
contemporaneamente a una fase negativa del ciclo economico, sicché si coniò il termine
stagflazione, proprio per indicare la coesistenza di stagnazione e inflazione.
La disoccupazione assunse dimensioni simili a quelle dell’immediato dopoguerra. Aumentarono
dappertutto le libertà di assumere e di licenziare dipendenti e la possibilità di stipulare contratti a
tempo determinato.
La tecnologia continuava a realizzare notevoli progressi e l’automazione industriale, fece parlare
alcuni economisti di “jobless growth”.
26 NEOLIBERISMO E GLOBALIZZAZIONE
-26.1 Le politiche neoliberista
Con la svolta degli anni Settanta si modificò il ruolo dello Stato nell’economia. Mentre Keynes ritenne
che l’intervento statale era l’unico modo per rimediare alle carenze del capitalismo e del mercato, e
quindi di assicurare pieno impiego dei fattori produttivi, i liberisti ritenevano che il mercato sarebbe
stato capace di risolvere autonomamente la crisi, e perciò che lo Stato dovesse limitarsi alle sue
funzioni essenziali predisponendo solo un insieme di regole generali e che quindi esso stesso era il
problema, così come affermava Ronald Reagan.
A partire dalla Grande depressione degli anni Trenta le teorie keynesiane presero il sopravvento su
quelle liberiste che non erano più considerati idonei ad affrontare i problemi delle complesse
economie moderne.
Esauritasi la fase espansiva del dopoguerra, i neoliberisti (reaganismo negli Stati Uniti dal nome del
presidente Reagan e thatcherismo in UK dal nome del primo ministro Thatcher) ripresero il
sopravvento con teorie rielaborate e più sofisticate di quelle precedenti. Per risolvere il problema
dell’inflazione essi ritenevano necessario un sostegno della domanda attuando una politica dal lato
dell’offerta. Secondo questa teoria era necessario: attuare una decisa deregolamentazione dei
mercati e anche forti sgravi fiscali.
-26.2 La globalizzazione
Le politiche neoliberiste favorirono la globalizzazione dell’economia, con cui si intende il fenomeno
che ha portato alla formazione di un mercato mondiale dei fattori della produzione, dei prodotti, dei
servizi e dei capitali. Questo fenomeno non fu del tutto nuovo, si può ricordare che già durante la
Belle Epoque si era formato un vasto mercato mondiale di molti beni e servizi, oltre che dei capitali e
della manodopera.
Questa fu caratterizzata dal trionfo delle imprese multinazionali ormai trasformatisi in imprese
transnazionali, nelle quali le unità che svolgono la loro attività all’estero godono di una più ampia
autonomia operativa. La conseguenza fu un’enorme intensificazione degli scambi e degli investimenti
internazionali, causa di una crescente interdipendenza delle diverse economie.
Le classi medie hanno incrementato i loro consumi e crescono a ritmo elevato, esse costituiscono
l’elemento propulsivo dello sviluppo economico e sociale di un paese.
La globalizzazione ha sia ricevuto:
-consensi può condurre un mondo più ricco, più libero e più equo, contribuendo a ridurre la
distanza fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo e uniformando prezzi e salari a livello mondiale;
-critiche farà aumentare l’inquinamento e provocherà un’ulteriore distruzione di risorse naturali.
Di recente la globalizzazione sta assumendo caratteristiche nuove, si stanno formando delle unioni
economiche a carattere continentale in grado di rappresentare interessi più vasti. (es: Unione
Europea).
27 SVILUPPO E SOTTOSVILUPPO
-27.1 Lo sviluppo ineguale
L’eccezionale sviluppo dell’economia mondiale nella seconda metà del Novecento produsse un
ulteriore forte divario fra paesi ricchi e paesi poveri. Solo nell’ultimo ventennio il divario è cominciato
a diminuire, sia in termini assoluti, anche se risulta comunque molto più elevato di quanto fosse
all’inizio del processo di industrializzazione. Nel 2010, difatti, la differenza fra il Pil pro capite
americano e quello africano si era ridotta a meno di nove volte, la differenza con l’Asia a circa cinque
volte, mentre era rimasta immutata quella con l’America Latina.
Negli ultimi tempi il mondo sembra potersi dividere in tre diverse parti: i paesi sviluppati, i paesi in
via di sviluppo e i paesi arretrati.
A partire dagli anni Novanta è stato messo a punto un nuovo indice, l’Indice di sviluppo umano (Hdi).
Esso tende a misurare non solo la ricchezza ma anche il benessere e si basa su parametri che
riguardano tre dimensioni fondamentali dello sviluppo:
-il livello culturale (tasso di alfabetizzazione e accesso all’istruzione)
-la durata della vita (speranza di vita alla nascita)
-la quantità di ricchezza disponibile (Pil pro capite).
Questo può variare tra 0 e 1 e l’Italia con 0,881 occupa il venticinquesimo posto. Le principali
economie del mondo sviluppato continuano ad essere l’Unione europea, gli Stati Uniti e il Giappone.
Per indicare i maggiori cinque stati emergenti è stato coniato l’acronimo Brics (Brasile, Russia, India,
Cina, Sud Africa). I principali ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali delle maggiori
potenze cominciarono a riunirsi periodicamente nel 1975 prima nel G6 e successivamente nel G7, G8
e attualmente G20.
-28.2 La reaganomics
Negli anni Settanta, la fase di stagflazione portò alla vittoria di Ronald Reagan alle elezioni del 1980 e
all’adozione della politica neoliberista che da quel presidente prese il nome di: reaganomics.
Si cercò di incentivare la domanda con la diminuzione delle imposte, specialmente sui redditi medio-
alti, e si sostenne l’offerta mediante misure significative di deregolamentazione per dare maggiore
libertà alle imprese.
La deregolamentazione riguardò soprattutto il sistema bancario, le banche si orientarono verso il tipo
di banca universale, con l’abolizione della distinzione fra banche commerciali e banche
d’investimento.
Le disuguaglianze sociali aumentarono a causa soprattutto della riduzione delle imposte sui redditi
più elevati, sia per i tagli dei fondi per l’assistenza ai disoccupati e agli indigenti.
Le elevate spese per la difesa, ritenute necessarie per contrastare l’Unione Sovietica, ebbero una
funzione propulsiva dell’economia e servirono anche a evitare la sovrapproduzione di beni di
consumo. Queste però non consentirono di diminuire il deficit statale e a partire dagli anni Ottanta
gli Stati Uniti divennero debitori, perché importavano capitali indebitandosi verso l’estero.
Nonostante qualche difficoltà l’economia americana continuò a crescere e nella seconda metà degli
anni Novanta conobbe un lungo ciclo espansivo che fece scomparire il disavanzo del bilancio statale e
ridurre il debito pubblico.
29.L’UNIONE EUROPEA
-29.1 Il Mercato comune
Nel secondo dopoguerra si avviò un processo d’integrazione economica fra i paesi europei che
successivamente portò alla nascita dell’Unione Europea. I paesi che aderirono ai vari organismi via
via costituiti furono chiamati a cedere una parte della loro sovranità.
All’inizio gli sforzi principali furono concentrati sull’ampliamento dei mercati, ritenuti troppo limitati.
Si reputava che solo mercati più ampi e imprese di maggiori dimensioni potessero assicurare
economie di scala e un aumento della produttività.
Il primo passo verso l’integrazione fu compiuto da i paesi che diedero vita al Benelux (Belgio-‐
Olanda-‐Lussemburgo) nata nel 1948 come un unione doganale che decise la libera circolazione di
beni al suo interno.
Nel 1951 fu fondata, con il trattato di Parigi, la Ceca (comunità europea del carbone e dell’acciaio),
alla quale parteciparono oltre ai paesi del Benelux la Francia, la Germania occidentale e l’Italia. Essa
era un’unione doganale per il minerale ferroso, il carbone, il coke e l’acciaio ed esercitava il controllo
sulla loro produzione e vendita.
Nel 1957, con i trattati di Roma, i sei paesi della Ceca diedero vita alla Comunità economica europea
(Cee) o Mercato comune europeo (Mec) e alla Comunità europea per l’energia atomica (Ceea o
Euratom). La prima si prefiggeva la creazione di un mercato comune tramite la libera circolazione
delle merci, dei lavoratori dei capitali e dei servizi; la seconda si proponeva di promuovere lo sviluppo
delle ricerche e la diffusione delle conoscenze in materia nucleare. La crescita economica dei paesi
durante l’età dell’oro fu veramente imponente. La Gran Bretagna non vi aderì perché non voleva
rinunciare al Commonwealth.
Tuttavia, non era contraria a semplici aree di libero scambio e promosse assieme ai paesi scandinava
l’Associazione europea di libero scambio (EFTA, European Free Trade Association). La Gran Bretagna
chiese di essere ammessa al mercato comune uscendo dall’Efta, l’ingresso avvenne solo nel 1973.
La crescita economica dei paesi della comunità durante l’età dell’oro ha dell’incredibile tanto che gli
indicatori economici mostrano un andamento che ha del “miracoloso”.
Una notevole importanza riveste la politica agricola comunitaria (Pac) che si proponeva
d’incrementare la produttività dell’agricoltura e di assicurare un equo tenore di vita ai ceti agricoli.
Così furono sostenuti i redditi degli agricoltori e protetta la produzione dalla concorrenza estera. Con
i paesi del Terzo Mondo, in particolare gli ex possedimenti coloniali, la Comunità europea sviluppò
diverse convenzioni, a partire da quella di Yaoundé nel Camerun che prendeva forme di cooperazione
commerciale, tecnica e finanziaria con diciotto Stati africani, in gran parate ex colonie francesi e
belghe.
Fu creata la Banca Centrale Europea, che ha il compito di definire e attuare la politica monetaria
dell’aria dell’euro (Eurozona) e di detenere e gestire le riserve degli stati membri. Essa si propone
innanzitutto di garantire il potere d’acquisto dell’Euro e la stabilità dei prezzi. Il consiglio direttivo
della BCE è composto dai governatori delle banche degli stati aderenti all’euro.
30.L’ECONOMIA ITALIANA
-30.1 La ricostruzione
Le condizioni dell’Italia, alla fine del secondo conflitto mondiale, erano disastrose. Essa subì ingenti
danni al patrimonio abitativo e dei trasporti, mentre relativamente pochi furono quelli registrati
dall’apparato industriale. Nell’ immediato dopoguerra il Pil procapite crollò nel 1945 al 55% di
quello del 1939.
Negli anni della ricostruzione la nuova classe politica repubblicana dovette affrontare alcuni
immediati problemi come:
La ripresa della produzione fu rapida e possibile grazie agli aiuti americani giunti prima tramite
Unrra e poi con il Piano Marshall che finanziò sia il governo che poi distribuì gli aiuti alle
imprese, sia direttamente le imprese. Il governo italiano vendeva i beni presi dal piano
Marshall sul mercato nazionale e con il ricavato, confluito in un apposito fondo lire,
provvedeva alle spese per la ricostruzione. Le imprese italiane ottennero dagli Stati Uniti
prestiti per l’acquisto di attrezzature, all’incirca due terzi dei prestiti andarono alle tre regioni
del triangolo industriale e solo poco più del 9% al mezzogiorno.
L’inflazione che fu causata dalla scarsità di beni che non riuscendo a soddisfare la domanda
fecero lievitare i prezzi, dalla massiccia emissione di biglietti di banca e di Stato e
dall’introduzione da parte degli americani dell’”amlira” che avendo un valore superiore
rispetto alla lira fece aumentare i prezzi. La lotta all’inflazione fu condotta con la cosiddetta
linea Einaudi, costituita da una serie di misure prese dal ministro del Bilancio, Luigi Einaudi, che
miravano alla riduzione della circolazione monetaria.
Si elevò il tasso ufficiale di sconto rendendo i prestiti più cari, si aumentarono le riserve
obbligatorie delle banche in modo che non potessero investire parte dei depositi raccolti.
La scelta fondamentale del governo, costituito dal partito della Democrazia cristiana, fu di optare
per un’economia aperta fondata sul libero mercato. La scelta era obbligata perché secondo gli
accordi di Yalta il passaggio all’economia aperta era inevitabile per un paese costretto ad importare
materie prime e combustibili. L’Italia aderì al Fondo monetario internazionale (FMI) e alla Banca
Mondiale. Non vi furono nazionalizzazioni dato che in Italia esisteva già un consistente settore, basti
pensare alle numerose imprese controllate dall’Iri. In mano pubblica era pure l’Agip (Azienda
generale italiana petroli) che fu rilanciata da Enrico Mattei. Mattei promosse anche la costituzione
dell’Eni (ente nazionale idrocarburi) che doveva assicurare all’Italia il rifornimento delle fonti di
energia. Le imprese pubbliche operavano sotto forma di società per azioni, possedute dallo Stato.
Perciò fu istituito il Ministero delle partecipazioni statali.
Nel 1950 furono varati due importanti provvedimenti:
La riforma agraria con l’espropriazione di 800 mila ettari di terre ai grandi proprietari, che
vennero indennizzati, e la loro assegnazione a famiglie di braccianti agricoli. Si venne a formare
una piccola proprietà coltivatrice, che per non costituire un ostacolo all’ammodernamento
dell’agricoltura, si organizzò in un vasto movimento cooperativo;
La Cassa per il Mezzogiorno (poi sostituita con una agenzia per il Mezzogiorno soppressa nel
1993) che doveva finanziare opere straordinarie di pubblico interesse nelle regioni meridionali.
Nei primi anni rivolse il sostegno soprattutto all’agricoltura e successivamente alla creazione di
industrie. Grazie a questo si ridusse il divario Nord-Sud.
35.2 Le liberalizzazioni
In seguito alla crisi degli anni Settanta, i governi mutarono la loro politica economica e
attuarono forme di deregolamentazione e di privatizzazione. Gli acquirenti delle imprese messe in
vendita erano sia imprenditori nazionali che imprenditori stranieri. I loro investimenti furono di
natura speculativa ed essi puntarono più su risultati di breve periodo (per rivendere le aziende
acquistate). Negli ultimi decenni è stata abbandonata la politica protezionistica e i paesi
latinoamericani sono entrati prima nel Gatt e poi nella Wto, partecipando al commercio
internazionale. Sul finire del secolo diversi paesi dell’America Latina diedero vita al Mercosur
(Mercato comune del Sud, 1995). L’America Latina è attualmente una economia terziarizzata, con
profondi squilibri fra i diversi paesi e fra i vari ceti sociali. Ciò ha comportato una massiccia
emigrazione verso gli USA. Nell’area si segnalano due economie emergenti, quelle del Messico e del
Brasile, entrambe oggi sono economie terziarizzate, ma nonostante lo sviluppo realizzato i due
paesi presentano ancora un Pil pro capite modesto se confrontato con quello degli Usa.